2008 PsR 2007-2013: le novità più importanti Api e
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2008 PsR 2007-2013: le novità più importanti Api e
4 PRoVINCIA AUToNomA DITRENTo 2008 mensiledieconomiaetecnicaperun’agricolturamodernaalserviziodelconsumatoreedell’ambiente www.trentinoagricoltura.net PsR2007-2013: lenovitàpiùimportanti sfogliaturameccanica nelvigneto L’orsobruno inTrentino NAZ/220/2008 numero4aprile2008-annoLIII Apieimpollinazione ASSESSORATO PROVINCIALE ALL’AGRICOLTURA SOMMARIO 3 Primo piano PSR 2007-2013: le novità più importanti 8 DAL FIORE AL FRUTTO Api e impollinazione 15 VITICOLTURA/MACCHINE Macchine per la raccolta dei sarmenti 20 VITICOLTURA/MACCHINE Sfogliatura meccanica nel vigneto 25 NOTE TECNICHE Per una distribuzione responsabile dei prodotti fitosanitari 27 NOTE TECNICHE Diradamento meccanico su melo in prefioritura-fioritura 29 NOTE TECNICHE La preparazione ottimale del terreno da frutteto 30 PIANTE OFFICINALI Prova di coltivazione di Rhodiola rosea 33 AMBIENTE/FAUNA L’orso bruno in Trentino: la situazione a fine 2007 Notizie 36 Notizie da “Europe Direct” 39 Notizie dalla Fondazione E. Mach /IASMA 43 Cibo e salute La carne è indispensabile? 45 Orto e dintorni Il tulipano, un fiore tra i più amati e coltivati Foto di copertina: Tiziano Valcanover CAT TERRA TRENTINA 4/2008 PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO Mensile di economia e tecnica dell’agricoltura Organo dell’Assessorato provinciale all’agricoltura di Trento Reg. Trib. Trento n. 41 del 29.8.1955 Direttore responsabile Gianpaolo Pedrotti Coordinatore tecnico Sergio Ferrari Segreteria di redazione Daniela Poletti Redazione Piazza Dante, 15 38100 TRENTO Tel. 0461 494614 492670 Fax 0461 494615 COMITATO DI DIREZIONE Mauro Fezzi Dipartimento agricoltura e alimentazione Fabrizio Dagostin Servizio aziende agricole e territorio rurale Marta Da Vià Servizio promozione delle attività agricole Alberto Giacomoni Agenzia provinciale per i pagamenti Giovanni De Silvestro Servizio promozione delle attività agricole Giuliano Dorigatti Servizio aziende agricole e territorio rurale Romano Masè Dipartimento risorse forestali e montane Corrado Zanetti Ufficio stampa P.A.T. Marina Monfredini Fondazione E. Mach – IASMA Silvia Ceschini Ufficio stampa Fondazione E. Mach – IASMA Fotocomposizione e stampa ESPERIA Srl Via G. Galilei, 45 - LAVIS (TN) PRIMO PIANO Criteri di selezione, ordine di priorità, documenti da allegare, scadenze Psr 2007-2013: le novità più importanti La Giunta provinciale di Trento in data 4 aprile 2008, con deliberazione n. 874 ha approvato i bandi, i criteri di selezione, le modalità attuative e le condizioni di ammissibilità di tutte le misure del Piano di Sviluppo Rurale 2007-2103 e con lo stesso provvedimento ha approvato il bando per la selezione del Gruppo di Azione Locale (GAL) e del Pro- gramma di Sviluppo Locale (PSL) per l’attuazione degli interventi previsti dall’asse IV- LEADER. Nella medesima seduta di Giunta, con deliberazione n. 873 sono state approvate alcune modifiche non sostanziali al testo del PSR. Tali modifiche sono state approvate sotto condizione, in quanto le stesse dovranno essere notificate alla Commissione Euro- Adriano Pinamonti Servizio Aziende Agricole e Territorio Rurale pea con procedura semplificata, come previsto dalla normativa comunitaria. La loro approvazione da parte della Giunta provinciale consente comunque di dare attuazione ai bandi, mentre per gli effetti finanziari le stesse potranno trovare applicazione solo successivamente all’approvazione definitiva da parte dell’Unione Europea. TERRA TRENTINA Gli investimenti previsti dalle singole aziende agricole (misura 121) e dalle cooperative di trasformazione e commercializzazione (misura 123.1) devono rispondere al requisito relativo al miglioramento del rendimento globale (economico, ambientale, sociale). PRIMO PIANO Misure attivate e scadenze per la raccolta delle domande Per l’anno 2008 sono previste sostanzialmente tre diverse scadenze in funzione delle tipologie di misure attivate: • 15.05.2008: scadenza per le misure a superficie (211 e 214); • 16.06.2008: scadenza per le misure a investimento e per le infrastrutture del settore agricolo; • 31.05.2008: scadenza per le misure forestali. Per gli anni successivi nei singoli bandi sono riportate le rispettive scadenze. Le misure attivate e le rispettive scadenze per l’anno 2008 sono di seguito elencate. Misura 111 112 121 122 123.1 123.2 125.1 125.2 125.3 125.4 211 214 226 227 311 313 321 323.1 323.2 323.3 323.4 323.5 – Formazione professionale, informazione e divulgazione delle conoscenze – Insediamento di giovani agricoltori – Ammodernamento delle aziende agricole – Miglioramento del valore economico delle foreste – Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli – Valore aggiunto dei prodotti forestali – Bonifica – Irrigazione – Viabilità agricola – Infrastrutture per la silvicoltura – Indennità a favore degli agricoltori delle zone montane – Pagamenti agroambientali – Ricostituzione del potenziale forestale e interventi preventivi – Investimenti non produttivi – Diversificazione in attività non agricole – Incentivazione di attività turistiche – Servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale – Redazione dei piani di Gestione Natura e Protezione dei siti Natura 2000 –Riqualificazione degli habitat e sensibilizzazione ambientale nelle aree Natura 2000 e nei siti di grande pregio naturale –Investimenti per la manutenzione straordinaria, il restauro e la riqualificazione delle strutture di malga – Ristrutturazione ed innovazione delle strutture tradizionali degli edifici zootecnici – Ristrutturazione e manutenzione di edifici rurali per uso come rifugi forestali TERRA TRENTINA Criteri di selezione Per ogni misura sono previsti specifici criteri di selezione, che dispongono l’attribuzione di punteggi finalizzati alla definizione dell’ordine di priorità per l’accoglimento delle istanze. I criteri di selezione sono stati predisposti in funzione degli obiettivi e delle strategie definite a livello delle schede di misura del PSR. A titolo esemplificativo si riporta lo schema relativo alla Misura 121 – Ammodernamento delle aziende agricole: Data scadenza domande annualità 2008 16.06.2008 16.06.2008 16.06.2008 31.05.2008 16.06.2008 31.05.2008 16.06.2008 16.06.2008 16.06.2008 31.05.2008 15.05.2008 15.05.2008 31.05.2008 31.05.2008 16.06.2008 31.05.2008 16.06.2008 31.05.2008 31.05.2008 16.06.2008 16.06.2008 31.05.2008 Punteggio massimo attribuibile: 120 Sono previsti 5 criteri per l’attribuzione del punteggio; la sommatoria del punteggio attribuibile ad ogni criterio definisce il punteggio totale. 1. Condizioni dell’imprenditore Punteggio Iniziative presentate da imprese condotte da giovani agricoltori entro 5 anni dal loro insediamento 30 Imprese condotte da donne iscritte all’APIA (Archivio Provinciale Imprese Agricole) in sezione 1ª 10 Imprese condotte da giovani di età inferiore a 40 anni non insediati o insediati da più di 5 anni, iscritti all’APIA (Archivio Provinciale Imprese Agricole) in sezione 1ª. 8 Altre imprese iscritte all’APIA (Archivio Provinciale Imprese Agricole) in sezione 1ª 2 NB: i punteggi relativi alle quattro categorie sopra citate, non sono cumulabili tra loro. 2. Importo della spesa preventivata in domanda Domande con spesa preventivata ≥ 80.000 Euro Domande con spesa preventivata ≥ 30.000 < 80.000 Euro Punteggio 10 5 3. Condizioni di impatto ambientale Punteggio Allevamenti zootecnici Colture minori, frutticoltura, viticoltura e altre colture o allevamenti Rapporto UBA/ettaro ≤ 2 e aziende zootecniche biologiche 15 Rapporto UBA/ettaro > 2 ≤ 2,5 10 Rapporto UBA/ettaro > 2,5 (solo per iniziative relative al miglioramento delle condizioni di igiene e benessere degli animali) 5 Investimenti proposti da aziende condotte con il metodo dell’agricoltura biologica 15 4. Microfiliere produttive Investimenti proposti nei vari settori dell’agricoltura trentina che si identificano nella tipologia “Microfiliere produttive”, di cui al capitolo “Area di intervento e azioni”, lettera D) della Misura 121 del PSR. 5. Settore produttivo e tipologia di investimento Allevamenti zootecnici Punti 25 Piccoli frutti e orticoltura biologica Punti 25 Altre colture ortofrutticole diverse dal melo Punti 15 Punteggio 20 Punteggio Strutture per l’allevamento, lo stoccaggio delle deiezioni e la conservazione dei foraggi e opere di miglioramento fondiario 20 Macchine per la fienagione 15 Strutture per la trasformazione e commercializzazione dei prodotti aziendali e in malga 10 Depositi per macchine e attrezzi agricoli nel rispetto delle dimensioni di cui alla delibera attuativa 5 Attrezzature per alpeggio estivo 5 Macchine per la gestione dell’allevamento 2 Opere di miglioramento fondiario volte a favorire la meccanizzazione delle operazioni colturali ed a migliorare le condizioni di sicurezza degli operatori e la stabilità dei versanti 20 Strutture per la trasformazione e commercializzazione a livello aziendale 15 Coperture, reti antipioggia e antigrandine 15 Bonifiche e impianti di irrigazione 10 Depositi per macchine e attrezzi agricoli nel rispetto delle dimensioni di cui alla delibera attuativa 5 Opere di miglioramento fondiario volte a favorire la meccanizzazione delle operazioni colturali ed a migliorare le condizioni di sicurezza degli operatori e la stabilità dei versanti 15 Bonifiche e impianti di irrigazione 10 Costruzione di serre, tunnel pesanti e altre strutture 10 Macchine legate al cantiere di messa a coltura e raccolta per le aziende orticole 5 Macchine raccoglitrici per il castagno e macchine scuotitrici per l’olivo 5 TERRA TRENTINA Settore produttivo PRIMO PIANO Opere di miglioramento fondiario volte a favorire la meccanizzazione delle operazioni colturali ed a migliorare le condizioni di sicurezza degli operatori e la stabilità dei versanti Frutticoltura Punti 13 Viticoltura Punti 10 Altre opere di miglioramento fondiario (es. impianti di irrigazione) 7 Strutture per la trasformazione e commercializzazione a livello aziendale 7 Acquisto di macchine e attrezzature con particolare riguardo agli aspetti della sostenibilità ambientale, del risparmio energetico e del miglioramento delle condizioni di lavoro degli operatori 2 Depositi per macchine e attrezzi agricoli nel rispetto delle dimensioni di cui alla delibera attuativa 2 Opere di miglioramento fondiario volte a favorire la meccanizzazione delle operazioni colturali ed a migliorare le condizioni di sicurezza degli operatori e la stabilità dei versanti 10 Altre opere di miglioramento fondiario (es. impianti di irrigazione) 5 Strutture per la trasformazione e commercializzazione a livello aziendale 5 Attrezzature per operazioni colturali: sfogliatrici e cimatrici 2 Depositi per macchine e attrezzi agricoli nel rispetto delle dimensioni di cui alla delibera attuativa 2 TERRA TRENTINA Rendimento globale Gli investimenti previsti dalle singole imprese nell’ambito della Misura 121 e dalle cooperative di trasformazione e commercializzazione nell’ambito della misura 123.1 devono rispondere al requisito previsto dal regolamento (CE) 1698/2005 relativo al “miglioramento del rendimento globale”. Tale requisito, di nuova introduzione, deve tenere in considera- 12 zione non solo il miglioramento economico in termini di bilancio aziendale, ma anche le ricadute ambientali e sociali e gli aspetti relativi all’innovazione e alla qualificazione dei prodotti e processi aziendali. Al fine di dimostrare il rispetto del requisito del miglioramento globale i richiedenti devono allegare alla domanda un piano di miglioramento aziendale che descrive la situazione del- l’azienda, gli obiettivi che si intendono conseguire con gli investimenti proposti, un confronto di bilancio prima e postinvestimenti, il programma di investimenti e la descrizione degli effetti previsti sia in termini di reddito e obiettivi, che di ricaduta sugli aspetti ambientali e sociali (condizioni di vita, di lavoro, di sicurezza). Interventi di sostituzione Ai sensi dell’articolo 71 del Regolamento (CE) n. 1698/2005, nel caso degli aiuti agli investimenti, non sono ammissibili gli interventi di sostituzione. Tale limitazione si riferisce ad investimenti finalizzati semplicemente a sostituire macchinari o fabbricati esistenti, o parti degli stessi, con edifici o macchinari nuovi e aggiornati, senza aumentare la capacità di produzione di oltre il 25% o senza modificare sostanzialmente la natura della produzione o della tecnologia utilizzata. Non sono considerati investimenti di sostituzione la demolizione completa dei fab- Nell’ambito dell’acquisto di macchine e attrezzature sono inoltre considerati interventi di sostituzione gli acquisti delle tipologie di attrezzatura che rientrano nella normale dotazione dell’azienda agricola, in particolare le seguenti: - - - - - - trattrici (ad esclusione delle trattrici speciali per la fienagione), rimorchi (ad esclusione delle tipologie attrezzate con dispositivo carica fieno sfuso), atomizzatori (ad esclusione di quelli a basso volume/impatto), muletti o elevatori (in riferimento alle aziende orto-floro-frutti-viticole), attrezzature per il taglio dell’erba, la pacciamatura ed il diserbo (in riferimento alle aziende frutti-viticole). Attrezzature per la lavorazione, la preparazione e la concimazione del terreno (frese, vangatrici ecc.), macchine per la concimazione (in riferimento alle aziende florofrutti-viticole). Nuove regole per l’insediamento dei giovani Il premio di insediamento per i giovani agricoltori è stato fissato in 40.000 Euro per le aziende zootecniche e in 30.000 Euro per le aziende ad altro indirizzo. Per le aziende non zootecniche condotte con metodo biologico il premio è di 35.000 Euro. In linea generale il giovane alla data della domanda non deve risultare ancora insediato. Per insediamento si intende l’assunzione per la prima volta della gestione e della responsabilità civile e fiscale di un’azienda agricola; la data decorre dal giorno di inizio attività come indicato nella dichiarazione di inizio attività presentato all’Agenzia delle entrate ovvero agli uffici provinciali dell’imposta sul valore aggiunto della medesima Agenzia, o sulla modifica societaria nel caso di inserimento del giovane in una società preesistente. In via transitoria, solo per l’anno 2008, sono ammesse le domande presentate da giovani che si sono insediati a decorrere dal 1° gennaio 2007. Per i bandi successivi potranno essere accolte domande presentate non oltre i 4 mesi dalla data di insediamento. Nel caso di società con corresponsabilità civile e fiscale è possibile la concessione di un solo ed unico premio. Al momento della domanda il giovane deve presentare un piano aziendale che deve illustrare l’attività dell’impresa, gli investimenti previsti, l’idea imprenditoriale, le strategie migliorative, il fabbisogno di consulenza, la previsione economico-finanziaria, la sostenibilità finanziaria degli investimenti previsti, gli impegni burocratici da espletare. Si rinvia alla lettura dei singoli bandi l’acquisizione completa dei criteri e delle modalità applicative delle misure del PSR. ERRATACoRRIGE Nel numero 2. di Terra Trentina le misure PSR Asse 2 sono state erroneamente inserite nella scheda relativa all’Asse 3 e le misure dell’Asse 3 sono state erroneamente riportate nell’Asse 2. Ci scusiamo per l’errore. TERRA TRENTINA bricati che abbiano almeno 30 anni di vita e la loro sostituzione con fabbricati moderni, né il recupero completo degli stessi. Il recupero è considerato completo se il suo costo ammonta al 50% almeno del valore del nuovo fabbricato. Ad integrazione di quanto sopra riportato, nel caso della Misura 121 tutti gli investimenti proposti all’interno di una domanda di adesione al PSR di importo complessivo richiesto inferiore a 15.000 Euro, considerato il loro moderato o nullo impatto in relazione all’esigenza di dimostrare un miglioramento del rendimento globale dell’azienda richiedente, sono considerati interventi di sostituzione. 7 DAL FIORE AL FRUTTO Il loro apporto economico al comparto agricolo in Italia è di circa 1.600 milioni di euro Api e impollinazione TERRA TRENTINA LE API, L’AGRICOLTURA E L’AMBIENTE A tutti è noto che le api producono il miele e la cera. Meno noto invece è che le api, attraverso l’impollinazione incrociata, concorrono alla formazione dei semi e dei frutti delle piante. Un moderno autore ha definito le api come “le ali dell’agricoltura” e ci sono moltissimi studi che dimostrano il fondamentale ruolo delle api e di tutti gli in- Le api svolgono un ruolo fondamentale nei processi di impollinazione delle principali specie da frutto coltivate. Per questo è importante rispettarle e creare le migliori condizioni per favorire la loro attività, organizzando al meglio il servizio di impollinazione. L’esempio della Valsugana. Dallacqua Gustavo*, Franchini Sergio*, Minghetti Giovanna*, Taddia Andrea** * Centro per l’assistenza tecnica / Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario S. Michele ** Cooperativa COFAV – Consorzio “La Trentina” setti pronubi nell’impollinazione delle piante coltivate dall’uomo. In Italia è stato calcolato che annualmente l’apporto economico di tale attività al comparto agricolo è di circa 1.600 milioni euro, con un contributo da parte di ogni singolo alveare di circa 1.240 euro (Accorti, 2000). Le api esistono sulla terra da milioni di anni ed hanno giocato da sempre un ruolo biologico fondamentale nell’ecosistema, garantendo, con la loro importante opera di impollinazione, la sopravvivenza di un grande numero di specie vegetali. Esse, assieme agli altri insetti pronubi, sono determinanti per la salvaguardia ambientale attraverso l’impollinazione della flora spontanea, migliorando la biodiversità e ostacolando la scomparsa di specie botaniche in via d’estinzione. Infine le api giocano un ruolo fondamentale come “sentinelle dell’ambiente” in quanto la loro abbondante presenza sta a segnalare una situazione ambientale tranquilla, mentre la loro scomparsa da determinati ecosistemi deve far subito pensare ad una situazione ambientale degradata e a rischio. Si distinguono vari tipi di impollinazione a seconda dell’agente che la determina: generalmente si parla di impollinazione anemofila quando il polline è trasportato dal vento e di impollinazione entomofila quando a trasportare il polline sono gli insetti. Alle nostre latitudini queste due sono le forme di impollinazione prevalente, per quanto riguarda le colture agrarie; in altre realtà possono assumere importanza anche altri agenti di impollinazione come l’acqua, gli uccelli e taluni animali. Per quanto riguarda la maggior parte delle colture frutticole si può dire che i principali e più importanti agenti dell’impollinazione sono gli insetti e tra questi, in primo luogo, le api. IL RUOLO DELLE API IN FRUTTICOLTURA Per il frutticoltore, oggi più che mai, è di fondamentale importanza ottenere produzioni elevate, costanti e di elevata qualità. Questo obiettivo lo si può raggiungere applicando al meglio tutte le tecniche agronomiche più aggiornate, a partire dalla corretta realizzazione degli impianti, alla scelta delle varietà adatte e alla buona gestione di tutte le pratiche colturali (potatura, nutrizione, diradamento, difesa, ecc.). Tra tutte queste cose, non va assolutamente dimenticato il ruolo dell’impollinazione: la sola presenza di fiori sulle piante non significa infatti la garanzia di un buon raccolto e questo i frutticoltori lo sanno molto bene. Il periodo della fioritura è un momento delicatissimo durante il quale si decide in buona parte il risultato economico dell’intera annata e troppe cose possono interferire nel far pendere la bilancia da un lato oppure dall’altro: la scarsità di fioritura, la carenza di varietà impollinanti, le avverse condizioni meteorologiche, una scarsa presenza di insetti pronubi, ecc. Su alcuni di questi fattori non è possibile intervenire, però su altri l’intervento del frutticoltore è fondamentale: dobbiamo garantire che ci sia il polline, in quantità e qualità adeguate, e che ci L’impollinazione è quell’insieme di eventi per mezzo dei quali, partendo dagli stami (organi maschili del fiore) il polline va a depositarsi sullo stigma (organo recettore del fiore femminile). Sotto il nome di fecondazione va invece tutto il processo fisiologico che avviene dall’arrivo del polline sullo stigma fino alla sua germinazione e alla fecondazione dell’ovario (che poi darà origine allo sviluppo dei semi e dei frutti). TERRA TRENTINA IMPOLLINAZIONE E FECONDAZIONE La sola presenza di fiori non è garanzia di buon raccolto DAL FIORE AL FRUTTO TERRA TRENTINA Una famiglia forte è formata da molte api bottinatrici 10 sia chi lo trasporta da un fiore all’altro al momento opportuno. La prima cosa la si può ottenere programmando la presenza nel frutteto, già nella fase di realizzazione dello stesso, di un adeguato numero di piante impollinanti in grado di fornire polline in quantità sufficiente e da diverse varietà. La seconda cosa si realizza portando nei frutteti un numero sufficiente di alveari. Oggi non è più possibile contare, come in passato, sull’opera di una consistente popolazione di insetti pronubi selvatici, questo perchè l’ambiente naturale e agrario si è molto modificato ed ha portato alla rarefazione o addirittura alla scomparsa di una parte di essi. Il ricorso all’ape diventa quindi indispensabile per una serie di interessanti motivi: perchè è un insetto allevato dall’uomo e quindi facilmente gestibile e utilizzabile nell’impollinazione dei frutteti per la facilità di trasporto, di inserimento e di spostamento delle colonie; perchè le famiglie generalmente sono formate da molte bottinatrici, quindi una massa critica di pronubi che con le adatte condizioni di tempo svolge un efficacissimo e rapido lavoro di impollinazione; infine, per la caratteristica delle api di essere tendenzialmente “fedeli” nel bottinare e visitare i fiori di una stessa specie. A questo punto vediamo di illustrare alcuni aspetti pratici nella gestione delle api per l’impollinazione delle principali specie frutticole coltivate in Trentino. Melo Nella maggior parte dei casi, le varietà di melo coltivate risultano auto-incompatibili e necessitano di una adeguata impollinazione incrociata. Un’ottima impollinazione e fecondazione dei fiori, oltre alla garanzia di un buon raccolto in termini quantitativi, porta anche alla formazione di frutti con caratteristiche qualitative elevate: forma regolare, elevata pezzatura, minore sensibilità alla rugginosità e ad altre fisiopatie. Il fiore del melo è mediamente attrattivo per le api. In certe annate i fiori di melo sono più ricchi di nettare e le api li visitano volentieri; altre volte, specialmente in concomitanza con piogge che dilavano i fiori o con brutto tempo, l’attrattività per le api è inferiore. È comunque sempre importante avere nel meleto durante la fioritura un adeguato numero di alveari per garantirsi, anche in caso di brutto tempo, un sufficiente lavoro di impollinazione negli spiragli di bel tempo. Per il melo, si considera sufficiente un numero minimo di due alveari ad ettaro. Le arnie vanno poste nel frutteto possibilmente quando circa un 20% dei fiori si è aperto, questo per permettere alle api di bottinare subito sul melo evitando di insediarsi sulle fioriture di altre specie concorrenti. Ciliegio Il ciliegio è una specie piuttosto delicata per quanto riguarda l’impollinazione e la fecondazione; il suo ovario sviluppa generalmente un solo ovulo adatto alla fecondazione ed il tempo utile per la sua fecondazione è molto breve (circa 48 ore). Inoltre, le varietà di recente introduzione negli impianti specializzati (es. Kordia, Regina), sono auto-incompatibili ed è quindi necessario garantire una buona impollinazione con cultivar impollinanti e con una buona presenza di api. Generalmente il fiore è ben visitato dalle api. Si consiglia di portare le arnie nel ceraseto quando c’è circa un 20% di fiori aperti e in numero di 8-10 per ettaro. Susino La maggior parte delle cultivar coltivate in Trentino sono di tipo europeo e quindi, nella maggior parte dei casi, sono autofertili (tranne alcune come la President). Nonostante ciò, in assenza di pronubi l’impollinazione del susino risulta spesso insufficiente. Per un corretto servizio di impollinazione necessitano almeno 8 colonie di api per ettaro. siderare sufficiente per questa specie per cui bisogna affidarsi a più strategie complementari tra di loro e tra queste l’utilizzo delle api è sicuramente una tecnica importante ma non risolutiva; infatti quasi sempre viene affiancata anche da interventi di impollinazione manuale o meccanica. Per quanto riguarda le api, abbiamo già detto che i fiori dell’actinidia, sia maschili che femminili, sono pochissimo attrattivi perchè non producono nettare. Inoltre l’actinidia subisce spesso la concorrenza della ben più appetita acacia che generalmente fiorisce contemporaneamente. Eventualmente le api visitano i fiori dell’actinidia per procurarsi il polline di cui essi sono particolarmente ricchi. Per quanto riguarda il servizio d’impollinazione è bene applicare alcuni accorgimenti importanti: - apportare nel frutteto almeno 8-10 alveari per ettaro, con famiglie forti e ricche di bottinatrici - introdurre le arnie nel frutteto quando ci sono già un 1030% di fiori aperti - prima di inserire gli alveari è buona cosa privarli del polline (tramite le apposite trappole “piglia polline”) in modo da creare nella famiglia una forte esigenza di polline per la covata, invogliando mag- giormente, in questo modo, le api a visitare i fiori dell’actinidia per procurarselo - le api, dopo 1-2 giorni di permanenza nell’actinidieto, tendono a cercare altre fioriture più attrattive; per questo è importante inserire le arnie scalarmente nel frutteto (metà a inizio fioritura, l’altra metà dopo 4-5 giorni). I SERVIZI DI IMPOLLINAZIONE: L’ESEMPIO DELLA VALSUGANA Dagli anni ’80-’90 si è assistito ad un notevole calo di alveari stanziali dovuto principalmente alla comparsa della varroa, alla recrudescenza della peste americana e alla diminuzione del numero degli apicoltori. Questa situazione ha comportato un peggioramento della produzione soprattutto nelle zone più problematiche per l’allegagione. Nondimeno la specializzazione delle colture ha trascurato l’importanza di un numero adeguato di impollinatori. Infatti, specialmente nel passato, si trovavano spesso interi frutteti di Golden senza alcuna pianta impollinatrice e si pensava di risolvere il problema puntando l’attenzione su fattori secondari come l’apporto di ammendanti particolari o di sostanze ormoniche ritenu- TERRA TRENTINA Actinidia In questa specie una buona impollinazione è di fondamentale importanza nel determinare la pezzatura dei frutti, infatti il peso dei frutti è direttamente correlato al numero di semi che il frutto contiene. L’impollinazione dell’actinidia, però, è piuttosto problematica e complessa per vari motivi: - l’actinidia è una specie dioica, cioè porta i fiori maschili e femminili su piante diverse; da qui la necessità di inserire nel frutteto un adeguato numero di impollinatori - il fiore dell’actinidia è poco attrattivo per gli insetti pronubi - il periodo utile per l’impollinazione dell’actinidia talvolta può essere molto breve, anche di pochi giorni. Da tutto ciò si può capire come il momento dell’impollinazione, in questa specie, rappresenti un passaggio basilare di tutta la filiera produttiva, ma non sia una cosa né semplice né facile; per questo, i frutticoltori più attenti dedicano a questa operazione molte attenzioni e risorse. Nel Kiwi l’impollinazione può avvenire ad opera del vento, degli insetti ed anche per intervento diretto dell’uomo attraverso diversi sistemi (manuali o meccanici). Nessuno di questi metodi d’impollinazione da solo si può con- 11 DAL FIORE AL FRUTTO te alleganti, tralasciando invece il ruolo biologico primario svolto dagli insetti pronubi. Molte sono state le osservazioni di campagna, fatte in loco, per dimostrare come una corretta impollinazione influisce positivamente sulle caratteristiche qualiquantitative della produzione. Miglioramenti quantitativi: rilievi fatti nel perginese in un impianto di Golden al secondo anno e già presentati agli agricoltori in precedenti occasioni, hanno evidenziato come la vicinanza di una fonte pollinica influisce positivamente sulla produzione. Dal “grafico 1” si può notare come la prima fila, molto vicina all’impollinatore (Delicious rosse), ha una produzione in termini quantitativi più abbondante rispetto alla fila più lontana. TERRA TRENTINA Miglioramenti qualitativi: un’adeguata impollinazione au- 12 menta la presenza di semi nei frutti che a loro volta influiscono positivamente sulla pezzatura. Interessante è la prova, fatta nella zona di Caldonazzo ed illustrata nel “grafico 2”, dove si vede che la presenza di 5 semi per frutto determina una pezzatura media di 70 mm, mentre già con 8 semi la pezzatura sale oltre l’80 +. Anche da questi dati emerge l’importanza fondamentale di una buona impollinazione per ottenere produzioni elevate e di qualità e la necessità di garantire le condizioni migliori per l’impollinazione anche attraverso l’organizzazione di un valido servizio d’impollinazione. In Valsugana già da tempo i frutticoltori si sono organizzati per l’utilizzo delle api nell’impollinazione ma quasi sempre si trattava di iniziative singole o di piccoli gruppi di aziende, spesso porta- te avanti con un numero insufficiente di alveari rispetto alle reali esigenze della zona. Dal 2000 si è partiti invece con un progetto di impollinazione su vasta scala e organizzato e coordinato secondo criteri di razionalità gestionale. Si è partiti dapprima con il ciliegio e dopo alcuni anni con il melo, arrivando a distribuire complessivamente circa 1400 arnie in 120 postazioni. Attualmente il servizio d’impollinazione copre 100 ettari di ciliegio e 600 ettari di melo. Ogni postazione è composta da 10-15 arnie e la dislocazione rispetta un preciso reticolo che suddivide le aree interessate in quadri omogenei tali da garantire la presenza delle api in tutto il territorio. Mediamente vengono distribuite 8-10 arnie per ettaro di ciliegio, mentre nel melo si arriva a 2 arnie/ettaro aumentandole se necessario nelle aree più fredde e a rischio allegagione. L’epoca di introduzione degli alveari negli appezzamenti di melo e ciliegio avviene quando circa un 20% dei fiori sono aperti. In questo modo si evita che gli insetti pronubi vadano a bottinare su altre fioriture ostacolando una corretta impollinazione. Almeno una settimana prima del posizionamento delle arnie, gli agricoltori vengono informati tramite televideo, avvisi murali o sms, in modo tale da evitare l’utilizzo di insetticidi nei trattamenti. Le stesse aziende agricole sono attivamente coinvolte nel progetto, aiutando i tecnici e gli apicoltori nella distribuzione delle arnie nei rispettivi appezzamenti. Le cooperative interessate dal servizio di impollinazione sono il Consorzio Frutticoltori Alta Valsugana (Consorzio “La Trentina”), Sant’Orsola S.c.a. e Alpefrutta. Per il ciliegio i costi sono sostenuti dalle singole Cooperative, dall’Associazione Agraria di Pergine e dalla Cassa Rurale di Pergine. Nel melo è la Cooperativa COFAV di Caldonazzo che paga il servizio impollinazione, finanziandolo, in parte, attraverso i piani operativi. La fornitura delle api avviene tramite la stipula di un contratto con apicoltori locali e da fuori regione privilegiando, visti gli importanti numeri, apicoltori professionisti per facilitare gli aspetti logistici e organizzativi del servizio. Il contratto prevede che gli alveari abbiano determinate caratteristiche di vigore tali da garantire famiglie sane e robuste dotate di un elevato numero di api bottinatrici. In questi anni, in cui è operativo il progetto impollinazione, non si sono verificati particolari problemi, in termini di morie o danneggiamento di api, grazie anche alla fattiva e responsabile collaborazione di tutti. bombi, per esempio, volano anche a basse temperature e con la pioggia; le femmine di alcuni apoidei solitari hanno una velocità di bottinamento superiore e trasportano sul loro corpo una quantità di polline maggiore rispetto all’ape mellifica. La ricchezza per numerosità e diversità delle specie pronube è poi un ottimo indicatore dello “stato di salute” dell’ambiente. In uno studio che si è svolto dal 1997 al 2001 nell’ambito del Progetto AMA (Ape Miele Ambiente) e coordinato dall’Istituto Nazionale di Apicoltura di Bologna, sono stati censiti i pronubi selvatici in diverse località dal nord al sud d’Italia. Lo studio ha messo in evidenza il grave depauperamento dei pronubi selvatici: nei 4 anni di indagine è stato individuato solo il 38% delle specie di apoidei che dovrebbero essere presenti in Italia. Inoltre, dalla distribuzione dei ritrovamenti, è stato possibile osservare come la biodiversità dei pronubi censiti è inferiore nelle regioni centrosettentrionali, rispetto alle regioni centro-meridionali e a clima mediterraneo. IL RUOLO DEGLI AGRICOLTORI In questi ultimi anni, molti giornali e riviste di settore hanno lanciato l’allarme sul grave depauperamento che sta colpendo il patrimonio apistico di tutto il mondo. Si parla di Colony Collapse Disease (CCD), cioè di sindrome dello spopolamento degli alveari. Molti sembrano essere i fattori in gioco: dall’insorgenza di nuovi patogeni, alla recrudescenza di vecchie malattie, all’inquinamento ambientale (campi magnetici, uso di agrofarmaci, ecc.). Per quanto ci riguarda, senza entrare nel dettaglio della problematica, è indubbio che molti fitofarmaci oggi utilizzati sono caratterizzati da una minore tossicità acuta nei confronti delle api, rispetto al passato. Alcune molecole richiedono però comunque grande attenzione e cautela di impiego. Infatti, se è vero che non causano una mortalità evidente delle api (come i vecchi principi attivi quando usati impropriamente), è dimostrato che, anche a dosaggi molto bassi, possono interferire sulla capacità di orientamento delle api le quali non Nel caso dell’impollinazione delle specie frutticole, l’attività di altri apoidei selvatici (bombi, osmie, andrene, ecc.) gioca un ruolo complementare a quello dell’ape, soprattutto in condizioni meteorologiche sfavorevoli. I TERRA TRENTINA ALTRI INSETTI PRONUBI: UN PATRIMONIO DA PRESERVARE Il numero di arnie a ettaro varia secondo la specie (melo 2, ciliegio 8-10) 13 DALFIoREALFRUTTo riescono più a tornare all’alveare determinando il conseguente spopolamento della famiglia. CONCRETAMENTE COSA PUÒ FARE L’AGRICOLTORE? L’agricoltore, consapevole dell’utilità e dell’importanza che hanno i pronubi per la sua attività, può fare molto per preservarli e per favorirne l’attività. In estrema sintesi: 1. utilizzare correttamente gli agro farmaci: • non trattare con insetticidi, acaricidi, diserbanti e dissecanti nel periodo della fioritura (come previsto dalla normativa vigente). Va però sottolineata l’importanza di prestare comunque attenzione a tutte le fioriture che si susseguono nei campi vicini durante tutto l’arco dell’anno: per esempio fioriture di peri o meli vicini a ciliegi già sfioriti, fioriture scalari di melo o di piccoli frutti, ma anche la presenza di fioriture di tarassaco o altre piante spontanee. • quando si effettuano trattamenti in fioritura, con i prodotti consentiti (fungicidi, ecc.), il trattamento va comunque effettuato rispettando al massimo gli alveari presenti nei frutteti per l'impollinazione, evitando di indirizzare il getto nella loro direzione ed eseguendo l'operazione fuori dal periodo di massimo volo delle api. • prima di effettuare gli interventi insetticidi post-fiorali accertarsi che siano stati allontanati dalla zona gli alveari impiegati per l'impollinazione. • è fondamentale, anche al di là del periodo della fioritura, non trattare, specialmente quando si impiegano insetticidi e acaricidi, nelle ore centrali della giornata, cioè nelle ore di massimo volo delle api. 2. la pratica dello sfalcio della flora spontanea dei frutteti è molto importante per garantire una buona impollinazione in quanto, in presenza di fioriture (ad esempio il tarassaco) viene eliminata una flora molto appetita dalle api e quindi competitiva rispetto ai fiori della coltura che si desidera impollinare. È però fondamentale il momento in cui viene effettuato lo sfalcio: sfalciare quando i fiori sono già aperti e nelle ore centrali del giorno comporterebbe uno sterminio di api. Lo sfalcio va quindi effettuato prima che i fiori si aprano o, se sono già aperti, alla sera. 3. salvaguardare il più possibile siepi con arbusti e canne per permettere la nidificazione di apoidei selvatici. Brevi TERRA TRENTINA ❍ Nella stagione 2007 in tutto il Trentino sono stati prodotti 40 mila quintali di fragole, 5 mila 500 di lamponi, 4 mila 500 di more, 7 mila 500 di mirtilli, 4 mila 500 di ribes e 250 di fragoline. I dati forniti dall’Ufficio produzioni ortofrutticole dell’Istituto Agrario di S. Michele, riguardano sia aziende associate a cooperative sia aziende che vendono in proprio la produzione. 14 ❍ Le primemeleprovenienti da Paesi dell’emisfero sud sono arrivate in Europa all’inizio di marzo. I carichi viaggiano via mare e approdano nei porti di Rotterdam, Anversa e Amburgo. Il viaggio da Brasile, Argentina e Sud Africa dura in media 3 settimane. Fa eccezione la Nuova Zelanda che è geograficamente più distante dai porti del nord Europa. Le navi compiono il tragitto in 40-45 giorni. ❍ I cinghiali presenti in Val del Chiese hanno iniziato con anticipo di qualche settimana ad arre- care danni al cotico erboso di prati situati sotto i 1000 metri di altitudine. Le prime segnalazioni risalgono al 16 febbraio 2008 e sono partite da Castel Condino. I proprietari dei fondi danneggiati possono presentare domanda di risarcimento all’Ufficio agricolo periferico di Tione solo se l’ammontare del danno supera i 1033 euro. L’indennizzo può essere richiesto una sola volta per lo stesso fondo e non è prevista la sommatoria di danni ripetuti in più anni. Il Comitato Faunistico provinciale ha nel frattempo aumentato da 60 a 110 capi, la soglia minima di abbattimenti annuali nella zona A1 del Chiese. ❍ L’Ufficio fitosanitario della Provincia autonoma di Trento ha iniziato i controlli nei frutteti con piante di melo colpite da mal degli scopazzi che si dovevano estirpare già lo scorso anno o per le quali è stata presentata dichiarazione di estirpazione effettuata sulla base del programma concordato con l’ufficio. Macchine per la raccolta dei sarmenti Il tema dell’energia e le problematiche relative alle fonti di approvvigionamento, ai costi crescenti, alla necessità di ridurre i consumi e di migliorare l’efficienza energetica, sono oggetto di attenzione costante da parte del mondo tecnico-scientifico, dei media e dell’opinione pubblica, e sono al centro di azioni specifiche varate dai governi europei (ma anche extra-europei) per promuovere ed incentivare l’adozione e lo sviluppo di nuove soluzioni. Basti pensare alle decisioni maturate a livello comunitario (cfr. Piano d’azione per la biomassa, COM 2005 n.628), già recepite o in fase di recepimento da parte di tutti gli Stati membri, che hanno dato nuovo impulso ad attività di ricerca e sviluppo di fonti energetiche alternative a quelle fossili, che attualmente coprono più dell’80% del fabbisogno europeo, o agli impegni assunti dall’Italia con l’adesione al protocollo di Kyoto, che motivano una politica Nazionale estremamente favorevole alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Tra le varie fonti di energia rinnovabile (solare, eolica, idroelettrica, geotermica), le biomasse offrono innumerevoli possibilità applicative ed ampi margini di Ciascuna macchina è stata dapprima descritta in ordine a tipologia e caratteristiche tecniche. Successivamente le prove operative hanno permesso di valutare le differenti peculiarità costruttive e funzionanti dei diversi modelli proposti. Andrea Cristoforetti *, Francesco Penner *, Raffaele Spinelli ** * Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario di San Michele all’Adige ** Consiglio Nazionale delle Ricerche - IVALSA Particolare di sarmenti triturati sviluppo, favorite dalla disponibilità di tecnologie di conversione in parte già affidabili e da un generale livello di sottoutilizzo. In particolare le biomasse di provenienza agricola (scarti TERRA TRENTINA Introduzione VITICOLTURA/MACCHINE Dalla giornata dimostrativa che si è svolta il 12 febbraio presso l’azienda viticola Secchi Romano (Brentino Bellunese VR.) 15 VITICOLTURA/MACCHINE TERRA TRENTINA prodotti dalle varie lavorazioni e colture energetiche dedicate) rappresentano una fonte potenziale di energia rinnovabile fino ad oggi certamente poco valorizzata rispetto alle reali disponibilità. In quest’ottica si colloca il progetto di studio attivato dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige in collaborazione con CNR-IVALSA e finanziato dalla Cantina Sociale di Avio, volto ad approfondire le possibilità di recupero e sfruttamento a fini energetici degli scarti di potatura generati dalla coltivazione dei vigneti. Il progetto, attualmente nella sua fase esecutiva, si pone i seguenti obiettivi: - verifica della possibilità di utilizzare i sarmenti di vite quale combustibile con modalità compatibili con la tutela dell’ambiente; - verifica della convenienza per l’agricoltore ad asportare i sarmenti anche attraverso una valutazione agronomica di tale pratica; - studio della effettiva praticabilità della raccolta e del 16 Ranghinatore Abimac-Pisoni riutilizzo dei sarmenti (aspetti organizzativi, economici e bilancio energetico dell’operazione). Si evidenzia come la possibilità di integrare in un’unica esperienza i risultati degli studi energetici, economici, agronomici ed ambientali costituisce un approccio complessivo spesso assente nei lavori finora realizzati su questo tema. Nell’ambito del progetto è stata organizzata una giornata dimostrativa sulle tecnologie disponibili per la raccolta dei sarmenti, intesa come momento di divulgazione e di sensibilizzazione alle tematiche sopra esposte per gli operatori del settore. La giornata dimostrativa Il 12 febbraio scorso presso l’Azienda viticola Secchi Romano (Brentino-Belluno Veronese) sono state presentate le principali attrezzature disponibili sul mercato nazionale per il recupero dei sarmenti. Ciascuna macchina è stata dapprima descritta in ordine a tipologia e caratteristiche tecniche, successivamente le prove operative hanno permesso di valutare le differenti peculiarità costruttive e funzionali dei diversi modelli proposti. Le macchine testate appartengono a 3 categorie principali: Ranghinatori Trincia-raccoglitrici Imballatrici Per ciascuna tipologia si riportano una descrizione del sistema costruttivo ed operativo, le ditte costruttrici e la documentazione fotografica delle prove effettuate. Ranghinatori Derivanti dalle attrezzature impiegate per l’andanatura del foraggio, i ranghinatori per sarmenti e potature sono costituiti da un telaio semiportato dalla trattrice (attacco a 3 punti e ruote pivoettanti) che supporta un rotore munito di denti metallici a molla. In fase operativa la macchina viene trainata lungo l’interfilare e mediante la rotazione dei denti a molla i residui di potatura vengono concentrati al centro dello stesso in andane di larghezza attorno al metro. La macchina testata (Abimac) dispone di un brandeggio laterale (manuale o idraulico) fino a 2 metri dal punto di attacco alla trattrice. L’impiego del ranghinatore consente di ridurre i tempi della successiva raccolta dei sarmenti, realizzabile con un solo passaggio delle macchine per fila in luogo di 2 (o 3) passaggi in presenza di interfila ampi (5-6 m). Trincia-raccoglitrici Rappresentano una evoluzione delle trinciasarmenti tradizionali, modificate con l’obiettivo di recuperare il triturato anziché depositarlo a terra. Trincia-raccoglitrice Berti to della trincia-raccoglitrice dalla presenza di un carro di appoggio. Le ditte Omarv e Peruzzo hanno messo a punto delle trincia-caricatrici dotate di un convogliatore a “collo d’oca” che proietta il materiale in un rimorchio d’appoggio, che nel caso di Omarv è parte integrante della trinciatrice, mentre nel caso di Peruzzo può essere agganciato alla stessa (cantiere in linea) oppure trainato da una seconda trattrice nell’interfilare adiacente a quello di lavoro (cantiere in parallelo).Una caratteristica tecnica comune ad alcune trincia-raccoglitrici (Berti, Peruzzo, Tierre) è la dotazione di un raccoglitore rotativo (pick-up) che preleva i residui di potatura e li invia alla camera di triturazione. Tale dispositivo consente la produzione di un triturato estremamente pulito da impurità (pietre, erba ecc.), aspetto molto importante se la destinazione del prodotto è la combustione. Alcuni costruttori hanno inoltre inserito una griglia a valle del rotore trituratore, allo scopo di indurre una frantumazione più spinta dei sarmenti raccolti. L’organo di triturazione messo a punto varia da macchina a macchina ed accanto ai tradizionali rotori a martelli o mazze oscillanti vengono proposti cilindri rotanti muniti di lame fisse e controcoltelli a pettine. TERRA TRENTINA Allo scopo alcuni costruttori (Berti, Peruzzo, Tierre) hanno dotato le macchine di serbatoi di accumulo del materiale della capacità di 1÷ 2.8 m³ , elevabili idraulicamente per agevolare lo scarico su rimorchi (altezza oltre 2000 mm). Questi modelli sono semiportati e dotati di ruote pivoettanti o fisse.Le ditte Dragone e Omarv realizzano macchine interamente portate munite di serbatoi di dimensioni minori e sprovvisti di innalzamento (scarico a terra). La macchina realizzata da Nobili, semiportata con ruote fisse, consente il recupero del triturato in big bags o in bins, che vengono depositati a terra una volta riempiti, svincolando il funzionamen- Trincia-raccoglitrice Peruzzo in fase di scarico Trincia-raccoglitrice Tierre Trincia-raccoglitrice Nobili (con bin) 17 VITICOLTURA/MACCHINE Trincia-raccoglitrice Nobili (con big bag) Trincia-raccoglitrice Dragone Trincia-raccoglitrice Omarv Particolare dispositivo pick-up (Tierre) TERRA TRENTINA L’azionamento di tutte le macchine avviene per mezzo della presa di potenza della trattrice (PTO) con regime di rotazione 540 o 1000 r.p.m. La potenza richiesta è nell’ordine di 60-65 kW. La velocità di avanzamento è attorno a 2500 – 3000 m/h. 18 Imballatrici Anche nel caso delle imballatrici per sarmenti si può parlare di una evoluzione delle macchine per la raccolta del foraggio. Ovviamente, vista la maggiore resistenza alla torsione e al taglio degli scarti legnosi i costruttori sono intervenuti irrobustendo gli organi meccanici ma il principio di funzionamento è rimasto inva- riato: i sarmenti vengono prelevati dal terreno da un raccoglitore rotativo (pick-up) ed inviati alla camera di imballatura dove vengono condizionati in balle di forma e dimensione variabile a seconda dei modelli, mediante un dispositivo a stantuffo con moto rettilineo alternativo. La potenza assorbita è nettamente inferiore rispetto alle trincia-raccoglitrici ed è compresa fra 15 e 30 kW. La macchina testata, prodotta dalla Caeb, è di tipo semiportato con ruote fisse e confeziona i sarmenti in balle cilindriche (lunghezza 700 mm e diametro 400 mm). Le balle vengono avvolte con una rete in materiale plastico e possono essere accumulate su un carrello dedicato che può ospitare fino a 5 unità. Utili accessori realizzati da Caeb sono le spazzole convogliatrici che evitano il ricorso al ranghinatore. Conclusioni La giornata dimostrativa del 12 febbraio ha confermato la maturità raggiunta dalle tecnologie dedicate alla raccolta dei sarmenti. La maggior parte delle macchine testate ha dimostrato una efficienza operativa molto buona, soprattutto in ordine alla qualità del materiale recuperato. In tal senso ha grande importanza la presenza dei raccoglitori del triturato in bins o big-bags o ancora confezionamento dei sarmenti in balle. Un altro aspetto da sottolineare è la grande partecipazione di agricoltori, tecnici e addetti del settore alla manifestazione, ad evidenziare il notevole interesse che il recupero delle biomasse agricole sta suscitando in diversi comparti. Il progetto di studio sulla valorizzazione dei sarmenti a fini energetici prosegue ora concentrando l’attenzione sugli aspetti economici, ambientali ed agronomici, preso atto che dal punto di vista tecnico le soluzioni idonee per il recupero di queste biomasse certamente non mancano. rotativi (pick-up). Molto è stato fatto anche nell’ottica di migliorare la logistica del cantiere di raccolta, con proposte molto variegate in grado di adattarsi alle diverse esigenze: serbatoi di raccolta capienti con altezze di scarico fino a 2 m, accumulo Ringraziamenti Si ringraziano la Cantina di Avio e l’Azienda Agricola Secchi Romano per la fattiva collaborazione. TERRA TRENTINA Imballatrice Caeb 19 VITICOLTURA/MACCHINE Risultati di prove condotte su pergola e spalliera nel triennio 2005-2007 Sfogliatura meccanica nel vigneto TERRA TRENTINA Introduzione 20 La sfogliatura della vite è una delle operazioni agronomiche che ha maggiore rilevanza nell’ottenimento di elevati standard qualitativi delle uve. Con la sfogliatura i grappoli sono maggiormente esposti alla luce e all’aria e sono facilmente raggiungibili dai trattamenti fitosanitari ottenendo nel complesso una migliore sanità delle uve. Accanto agli indubbi vantaggi agronomici si rivela purtroppo come una delle operazioni più onerose nella gestione del vigneto. Solo per dare dei termini indicativi di tale costo l’esecuzione manuale di questa operazione impegna circa 100 ore per ettaro nella pergola e 60 ore ettaro nella spalliera (tabella 1). Un limite importante consiste nei tempi ristretti entro i quali dovrebbe essere eseguita tale operazione. L’epoca ideale è compresa tra le fasi fenologiche di prefioritura e prechiusura del grappolo. In questo periodo il viticoltore si trova ad occuparsi anche di altre operazioni colturali come la scacchiatura, il diradamento dei germogli e l’esecuzione dei trattamenti fitosanitari. Un aspetto importante da considerare è la riduzione dell’esposizione ai residui dei trattamenti antiparassitari presenti sulla vegetazione da parte dell’operatore. Per citare un esempio su quest’ultimo argomento un’indagi- L’introduzione di queste macchine nella gestione del vigneto riduce il carico di lavoro senza compromettere la qualità dell’uva. Nella scelta del modello il viticoltore deve tenere presenti le necessità della propria azienda e valutare l’effettiva utilità dell’innovazione. Roberto Lucin, Francesco Ribolli, Francesco Penner Centro per l’assistenza tecnica / Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario S. Michele ne del dott. Tomasini dell’ASL di Trento ha evidenziato come la presenza nelle urine di ETU/ grammo di creatinina (metabolita dei ditiocarbammati) in persone che abbiano eseguito per alcuni giorni solo la sfogliatura manuale delle viti è tre volte superiore Tabella 1 rispetto a chi ha eseguito solo i trattamenti antiparassitari (grafico 1). I modelli di macchine sfogliatrici oggi presenti sul mercato sono stati messi a punto principalmente per viti allevate a spalliera dove la zona dei grappoli è ben defi- Grafico 1 Materiali e metodi Nel corso del triennio 2005-2007 sono state fatte diverse osservazioni di campagna rilevando dati agronomici e analitici in alcune esperienze di confronto tra le diverse modalità di sfogliatura, sia manuali che a macchina, in diverse epoche, sia in impianti a pergola che a spalliera. I parametri che si sono scelti per valutare le macchine sfogliatrici sono: l’efficienza e l’efficacia della defogliazione, le interferenze con la qualità dell’uva con particolare attenzione ad eventuali danni ai grappoli. Per dare un indice di efficacia delle macchine si è preso come riferimento la quantità di grappoli esposti alla luce (scoperti) dopo il passaggio della macchina a confronto con delle tesi non defogliate, separando le valutazioni a seconda della forma di allevamento, del gruppo di varietà e dell’epoca di intervento. Per quanto concerne l’efficienza della sfogliatura si è tenuto presente il risparmio in ore di lavoro per ettaro e la possibilità di essere molto tempestivi nell’eseguire questa pratica agronomica. Descrizione delle macchine in osservazione: olmi e binger (vantaggi e svantaggi) Tra le macchine prese in considerazione la prima a essere trattata TERRA TRENTINA nita e separata dalla chioma. Più recenti sono invece le macchine adattate per vigneti allevati a pergola, dove la zona dei grappoli è indistinta rispetto alla chioma. è una defogliatrice pneumatica ad impulsi d’aria commercializzata dalla ditta Olmi (foto 1). Il principio di funzionamento è basato su un intenso flusso intermittente di aria che raggiunge le foglie frantumandole totalmente o in parte. Nell’impiego di questa macchina sono importanti la regolazione degli impulsi e della pressione dell’aria, la velocità d’avanzamento e la distanza dalla parete vegetativa che vanno tarati in funzione del sistema di impianto e delle condizioni della vegetazione (turgidità e bagnatura delle foglie). Questa macchina è impiegabile sia su pergola che su spalliera a partire dalla fase fenologica di fine fioritura. Nelle osservazioni dove è stata utilizzata in questa epoca si nota anche un effetto di diradamento degli acini per cause meccaniche. Nelle varietà a grappolo compatto induce anche una migliore pulizia del grappolo dai residui di fioritura con conseguente facilitazione della difesa dalla botrite. L’altro modello di sfogliatrice preso in esame è prodotto dalla ditta Binger e basa l’attività defogliante sull’aspirazione delle foglie da parte di una ventola Foto 1. Macchina defogliatrice pneumatica Olmi 21 VITICOLTURA/MACCHINE Foto 2: Macchina defogliatrice ad aspirazione Binger che le fa aderire su due rulli controrotanti, uno dei quali è rigato. Le foglie così catturate vengono strappate dal picciolo ed eliminate dalla parte posteriore dell’organo aspirante (foto 2). Con l’osservazione della quantità di grappoli scoperti (esposti alla luce) si è cercato di dare una misura dell’efficacia delle macchine che risulta generalmente buona o ottima. Un primo dato che emerge è la differenza tra le forme di allevamento, la pergola presenta prima della sfogliatura un 40% dei grappoli scoperto contro il 10% circa nei vigneti a spalliera. Per contro l’efficacia delle macchine è maggiore nelle spalliere grazie ad una identificazione chiara della zona dei grappoli ed alla facilità con la quale può essere raggiunta dalle macchine. Dopo il passaggio della macchina almeno il 70% dei grappoli risulta scoperto con punte prossime al 90% sulle varietà rosse dove viene impiegata Olmi pneumati- TERRA TRENTINA Analisi dei dati Nell’analisi delle osservazioni di campo il primo dato che emerge è l’efficienza delle macchine rispetto agli interventi manuali, che può essere quantificata in una riduzione oltre il 50% del tempo totale impiegato per la sfogliatura. L’opportunità di utilizzare macchine sfogliatici consente di ridurre i tempi di lavoro fino a circa 4 ore per ettaro permettendo una migliore programmazione ed esecuzione degli altri lavori aziendali (grafico 2). Grafico 2 22 Grafico 3 Grafico 4 ca (grafico 3). È sempre presente una differenza tra il gruppo delle varietà bianche e quello delle varietà rosse. Ciò è imputabile sia alla diversa struttura delle foglie, di dimensioni minori nei vitigni a bacca bianca, che alla disposizione dei grappoli che nei bianchi rimangono più nascosti nella vegetazione. A seconda dell’epoca e della macchina impiegata sui grappoli possono evidenziarsi differenti tipologie di danno che vanno da un leggera abrasione dell’epidermide dell’acino all’ asportazione parziale di acini o racimoli fino al taglio di parte del grappolo. Dai controlli e dalle stime i danni sono sempre molto contenuti e poco importanti sia economicamente che qualitativamente. Si è valutata l’entità del danno dovuto al taglio dei grappoli e all’asportazione dei racimoli mediante la valutazione del peso medio del grappolo alla raccolta. In effetti la riduzione di taglia può arrivare fino al 15% che però normalmente non influisce sulle rese ad ettaro perché, in genere, la resa dei vigneti viene corretta con un diradamento dei grappoli. L’eventuale riduzione del carico di uva non produce effetti apprezzabili nel miglioramento del grado zuccherino. Una seconda valutazione ha interessato la presenza di acini spaccati o con abrasioni (foto 3) ed è stata espressa come grado di danno rilevato poco dopo il passaggio della macchina. Nelle spalliere la vicinanza continua dei grappoli agli organi lavoranti delle macchine induce una maggior incidenza di danni, sia come abrasioni che come tagli o asportazioni. Una certa importanza è rivestita anche dall’epoca di intervento e dalle condizioni climatiche nel momento del passaggio della macchina. La sfogliatrice Binger ha un maggior rispetto dei grappoli nei vigneti a spalliera e tale differenza si nota maggiormente nelle fasi estive con dimensioni superiori a 4-5 mm (grafico 4). In ogni caso sia le abrasioni che le rotture non Grafico 5 hanno un effetto negativo nei confronti delle malattie fungine, botrite o marciume acido, che non riescono a penetrare dalle ferite perché la loro cicatrizzazione è sempre rapida e molto buona. Bisogna tenere presente l’effetto positivo legato alla realizzazione di migliori condizioni di microclima dei grappoli che portano sicuramente ad una considerevole riduzione dell’incidenza della botrite e dell’oidio. Su questo punto vale la pena sottolineare come Olmi pneumatica riesca ad ottenere un maggiore effetto di contenimento della botrite grazie alla pulizia del grappolo dai residui di fioritura che possono costituire una fonte di inoculo che rimane a contatto con gli acini nelle fasi di crescita e maturazione (grafico 5). Commenti Prima del passaggio delle macchine è bene eseguire sia la scacchiatura che il diradamento dei germogli così da migliorare il lavoro della sfogliatrice. Un secondo passaggio estivo si rende sempre necessario a causa del formarsi di nuove foglie. L’intervento estivo di sfogliatura, se manuale, è chiaramente più oneroso nel caso segua la defogliazione meccanica perché si deve perfezionare il lavoro della defogliatrice che normalmente è meno preciso. Per ulteriori indicazioni operative nella scelta della macchina si deve tenere conto di questi importanti elementi: varietà, forma di allevamento ed epoca di impiego. Per varietà bianche a grappolo compatto allevate a pergola è preferibile un intervento con sfogliatrice pneumatica in epoca precoce, a partire da fine fioritura ed entro la fase di acino della dimensione di 3-4 mm di diametro per sfruttare al meglio l’effetto diradante e di pulizia del grappolo limitando le spaccature degli acini. Per le varietà rosse meno compatte allevate a pergola può essere sufficiente un intervento con una delle due macchine a partire dalla post-fioritura quando gli acini hanno raggiunto le dimensioni di 5-6 mm di diametro. Per i vigneti a spalliera le indicazioni non si discostano di molto. Tuttavia su varietà particolarmente compatte può essere utile un passaggio con Olmi in epoca precoce, ma nelle fasi estive successive all’allegagione fino alla vendemmia Binger fa sempre emergere il suo maggior rispetto per i grappoli. Nelle spalliere la zona dei grap- TERRA TRENTINA Foto 3: Danno da sfogliatrice pneumatica in epoca prechiusura grappolo 23 VITICOLTURA/MACCHINE al non defogliato. L’esperienza è stata ripetuta in Piana Rotaliana ed in Vallagarina e si sono rilevati i danni e la percentuale di grappoli scoperti. Questi primi dati sono molto confortanti, Olmi, se ben regolata, non produce danni al carico produttivo e riduce di circa la metà la quantità di grappoli coperti da vegetazione (graf 6-7). Interventi in questa epoca non sono ancora la prassi e necessitano di osservazioni più approfondite che verranno raccolte nel corso delle prossime stagioni. Conclusioni Analizzando le singole macchine, Binger sicuramente è più efficiente nelle spalliere che sulla pergola e può essere impiegata in un lasso di tempo abbastanza ampio che va da fine fioritura fino all’invaiatura. Rappresenta una soluzione ad un costo contenuto e la sua meccanica semplice permette una facile regolazione della macchina adattandola alle diverse esigenze delle varietà. Olmi presenta una maggior difficoltà nella taratura alle diverse necessità e condizioni di utilizzo. La sua meccanica è più complessa e questo comporta anche una importante differenza nel prezzo di acquisto di questa defogliatrice. Sicuramente ben si adatta alle TERRA TRENTINA poli dopo la defogliazione si riveste solo per l’aumento del volume della chioma sovrastante e per la nascita di qualche femminella. Generalmente non necessita di un secondo intervento e si giunge alla vendemmia con grappoli ben esposti anche se la defogliazione è avvenuta in epoca precoce. Per contro nei vigneti allevati a pergola i grappoli sono posti in un’area della chioma che facilmente si riveste di fogliame spesso senescente che peggiora le condizioni microclimatiche dei grappoli e non ha più una buona efficienza fotosintetica. Un ulteriore passaggio di defogliazione all’invaitura è pertanto inevitabile e attualmente questo viene eseguito manualmente in quanto in questa fase gli acini sono particolarmente sensibili. Dal 2007 sono stati eseguiti i primi rilievi per valutare l’opportunità di intervenire con una sfogliatrice meccanica all’inizio dell’invaiatura tenendo presente la possibilità di produrre dei danni all’uva. Si è scelto di osservare varietà bianche particolarmente sensibili a livello dei danni alla buccia come lo chardonnay e il pinot grigio confrontando un passaggio con defogliatrice pneumatica all’inizio dell’invaiatura rispetto 24 Grafico 4 Grafico 5 pergole e rappresenta la migliore opportunità per una defogliazione a macchina in questa forma di allevamento, ma anche sulle spalliera le sue prestazioni sono positive. Vanno tenuti presenti anche il suo effetto diradante e di pulizia del grappolo quando viene impiegata in epoca postfiorale che per varietà a grappolo compatto rappresentano un valido aiuto nella difesa dalla botrite. Continueranno le osservazioni sulla possibilità di impiegare queste macchine anche in epoche successive all’invaiatura con lo scopo di migliorare le condizioni di esposizione dei grappoli nelle fasi di maturazione e facilitare la vendemmia. I primi dati raccolti consentono di ipotizzare l’impiego tardivo di queste sfogliatrici. Certamente l’introduzione di queste macchine nella gestione del vigneto è apprezzabile perché riduce il carico di lavoro manuale e rende più tempestiva questa pratica colturale senza compromettere la qualità dell’uva. Sul mercato si affacciano ogni anno nuove macchine defogliatrici e nella scelta del modello più adatto alla propria azienda, vanno tenute presenti sia le necessita personali che l’effettiva utilità delle innovazioni offerte. Per una distribuzione responsabile dei prodotti fitosanitari Piergiorgio Ianes Centro per l’assistenza tecnica / Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario S. Michele Foto 1. Una scorretta regolazione dell’irroratrice aumenta le perdite per deriva infatti avere delle perdite di tipo “puntiforme” o localizzato nelle fasi antecedenti o successive al trattamento e di tipo “diffuso” o per deriva durante l’irrorazione stessa (foto 1). Per ridurre il rischio di perdite “puntiformi” è necessario avere un comportamento virtuoso nelle fasi di trasporto dei prodotti in confezione, nello stoccaggio degli stessi, nel momento della preparazione della miscela e nella pulizia interna ed esterna dell’irroratrice attenendosi a quanto previsto dai disciplinari di certificazione ed ai regolamenti comunali. Le perdite per deriva possono essere contenute scegliendo, quando possibile, delle macchine irroratrici dotate di dispositivi TERRA TRENTINA Negli ultimi anni l’attenzione e la sensibilità di tutta l’opinione pubblica verso le problematiche ambientali sono notevolmente e giustamente aumentate. Anche in agricoltura è necessario, sempre più, mettere in atto tutti quegli accorgimenti che consentano di ridurre il ricorso alla chimica. In Trentino, ormai da diversi anni, nei vari settori agricoli, sono stati definiti dei precisi disciplinari che impegnano l’agricoltore a produrre in “armonia” con la natura, a tutela di sé stesso, del consumatore e dell’ambiente. Oggi la protezione delle colture si pone l’obiettivo di ricorrere al trattamento chimico solamente in caso di accertata necessità puntando su una coltivazione senza forzature, su, quando possibile, biotecnologie quali la “confusione sessuale”, sulla salvaguardia degli insetti ed acari utili e sull’uso dei prodotti meno tossici per l’uomo e per l’ambiente. Pur sapendo che i prodotti fitosanitari più pericolosi per l’uomo e per l’ambiente sono stati tolti dal mercato in seguito all’azione di specifiche direttive comunitarie, è importante che l’agricoltore sia cosciente del fatto che vanno comunque impiegati in modo responsabile. Durante il loro utilizzo possiamo NOTE TECNICHE Dalla giornata tecnica di Cles (sintesi) 25 NoTETECNICHE Foto 2. Irroratrice moderna con convogliatore d’aria a “torretta” per il contenimento delle perdite antideriva (foto 2), già presenti oggi sul mercato, ma soprattutto cercando di mantenerle efficienti, utilizzandole correttamente ed intervenendo in condizioni climatiche favorevoli. In particolare va posta attenzione ad utilizzare, in base alla tipologia di piante da trattare, i giusti quantitativi di miscela, dei volumi d’aria che non siano eccessivi e delle pressioni d’esercizio relativamente basse. In definitiva è possibile affermare che, rispetto al passato, molto è già stato fatto per ridurre i consumi di prodotti fitosanitari ma molto è ancora possibile fare soprattutto nel miglioramento della loro distribuzione in pianta. Tecnica flash TERRA TRENTINA ❍ La cantina sociale mori Colli zugna ha affidato ad una società informatica la progettazione di un sistema GIS in grado di produrre, gestire e analizzare in modo georeferenziato i dati raccolti nel distretto di competenza con lo studio di zonazione realizzato nel 2005. Il nuovo strumento informatico, che rappresenta una novità per il Trentino vitivinicolo, consente di sovrapporre alle mappe catastali le tipologie dei terreni, i vitigni coltivati, le forme di allevamento, il grado di insolazione e la produzione di uva ottenuta in successione dalle singole particelle catastali. 26 ❍ I produttori trentini di ciliegie che nel 2007 hanno assicurato il prodotto con polizza multirischio hanno pagato complessivamente 60 mila euro di premio. I danni liquidati a fine stagione provocati da freddo in fioritura e soprattutto da eccessive piogge durante la maturazione dei frutti hanno raggiunto i 680 mila euro. L’elevata sinistrosità ha fatto pertanto lievitare del 15% il costo della polizza per la stagione 2008. ❍ Nella scelta delle barbatelle da mettere a dimora nei nuovi vigneti o rinnovi i viticoltori trentini si sono orientati decisamente anche quest’anno su Pinot grigio e Chardonnay. Lo Chardonnay è in molti casi destinato a vigneti adatti per la produzione di uve base spumante. Richiesto, ma in minore quantità, anche il Traminer. Dei vitigni a frutto rosso l’unico acquistato ma in quantità limitata è il Pinot nero. ❍ Da tre anni la cooperativa AGRI 90 di storo segue con la collaborazione di Mario Bertolini, ricercatore della Stazione sperimentale di maiscoltura di Bergamo, un campo prova nel quale sono coltivati 26 ecotipi di mais Nostrano. Il progetto ha lo scopo di selezionare uno o più tipi di mais Nostrano che più si avvicinano al fenotipo originario. ❍ Il polisolfurodicalcio sarebbe molto efficace per eliminare la cocciniglia di Sant’Iosè che si trova soprattutto su piante di melo e di altri fruttiferi trascurati. Il suo impiego è però frenato da alcuni inconvenienti inevitabili. Sporca ed è corrosivo per le attrezzature usate nella irrorazione e si usa a dosi molto elevate: 25 litri da distribuire in 75 d’acqua. Meglio sostituirlo con olio minerale leggero attivato con insetticida specifico. Diradamento meccanico su melo in prefioritura–fioritura Alberto Dorigoni – Tommaso Pantezzi Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario S. Michele duta petali con amide diventa un momento molto importante per la regolazione della carica. Successivamente, dalle esperienze eseguite in questi ultimi anni, l’applicazione della miscela di NAA e benziladenina ha ottenuto dei risultati abbastanza confortanti come efficacia diradante, e quindi il risultato finale del diradamento potrebbe essere simile a quello conseguito con l’uso del Carbaryl. Per le varietà sulle quali non è possibile utilizzare l’amide per i problemi di comparsa di frutti pigmei o di scarsa efficacia, come Fuji e Red Delicious, il diradamento sembra essere più problematico, in particolare per la prima cultivar. Su queste varietà dalle esperienze di questi anni sembra che si dovrà fare maggiore affidamento sugli interventi diradanti precoci utilizzando dei diradanti fiorali. In particolare l’uso di ammotiosolfato sembra poter dare maggiori garanzie di costanza nell’effetto rispetto al più consolidato utilizzo di Ethephon. È comunque da approfondire l’effetto diradante del polisolfuro, che viene usato da parecchio tempo nei frutteti biologici per la difesa dalla ticchiolatura. Su queste varietà i prodotti diradanti di post-fioritura hanno un’efficacia solitamente ridotta, e rimangono comunque quelli già ricordati della miscela di NAA e benziladenina, eventualmente con ripetizione della benziladenina. Tra le alternative di recente introduzione risulta di maggior interesse il diradamento TERRA TRENTINA La pratica del diradamento dei frutti è una operazione fondamentale per realizzare produzioni di qualità che accanto alla vocazionalità delle zone di produzione permette ai frutticoltori del Trentino di ottenere frutta di elevato pregio. Con la stagione 2008, per motivi tossicologici ed ambientali, cesserà la possibilità di utilizzare i prodotti contenenti il principio attivo Carbaryl per il diradamento dei frutticini del melo e sfortunatamente i risultati migliori si ottengono sempre con strategie che utilizzano prevalentemente questa molecola. La ricerca di principi attivi registrati alternativi a Carbaryl ha dato finora risultati solo parziali. In futuro la tendenza sarà di aumenterà ulteriormente la dipendenza dai fitoregolatori fino a 3-5 trattamenti per ottenere una sufficiente regolazione della carica dei frutti. Per queste ragioni i ricercatori dell’U.O. Frutticoltura ed i Tecnici del CAT dell’Istituto Agrario di San Michele da diverso tempo hanno messo in atto numerose esperienze per testare sia altre molecole attualmente consentite per il diradamento del melo, sia altre tecniche quali il diradamento meccanico. Alcune varietà, come Golden e Gala, con i p.a. disponibili potranno essere diradate abbastanza bene (NAD, BA e NAA) e con risultati comparabili a quelli raggiunti con l’utilizzo del Carbaryl. Su queste varietà l’intervento a ca- NOTE TECNICHE Dalla giornata tecnica di Cles (sintesi) 27 NoTETECNICHE meccanico. Il diradamento meccanico è nato in Germania una quindicina di anni fa. Consiste nell’asportazione “fisica” dei fiori nel periodo di prefioritura-fioritura, mediante un rotore verticale posto anteriormente al trattore (foto nella pagina precedente). Fa seguito anche, come azione indiretta, una cascola maggiore dovuta probabilmente all’induzione di etilene da ferita. Attualmente la tecnica è vista con interesse dal biologico ma potrebbe essere una soluzione anche per la frutticoltura integrata. In Alto Adige esistono delle aziende sia biologiche che convenzionali che lo applicano con successo già da 3-4 anni. In Germania, dove il ritiro del diradante carbaryl è avvenuto da anni, il diradamento meccanico è una realtà abbastanza diffusa nella regione del Bodensee, anche nella frutticoltura convenzionale. Le prime prove di IASMA su Red Delicious spur e su Fuji sono molto incoraggianti nonostante non ci sia stato un preventivo adattamento della forma di allevamento e della potatura a questa tecnica. C’è da precisare che il successo di questa operazione è legato allo spessore dei filari che non deve superare il metro e mezzo per permettere alle “spazzole” di raggiungere l’interno degli alberi. Tra gli aspetti positivi rispetto al mezzo chimico, va ricordato che l’azione è quasi indipendente da cultivar e condizioni meteo, e poco dipendente da condizioni fisiologiche (carica nell’anno precedente, vigoria, ecc.). La precocità di intervento si traduce presumibilmente in una buona messa a fiore. È possibile una successiva integrazione con il diradamento chimico dei frutticini. Impiegabile persino nel biologico, è la tecnica che maggiormente concilia il rispetto per l’ambiente con la necessità di mantenere bassi i tempi di esecuzione e i costi. Fatti/previsioni TERRA TRENTINA ❍ L’Ufficio per le produzioni biologiche della Provincia autonoma di Trento parteciperà al congresso mondiale dell’agricoltura biologica che si svolgerà a Modena dal 16 al 22 giugno 2008. E’ prevista l’illustrazione mediante poster di alcuni progetti dimostrativi realizzati negli anni scorsi in varie zone del Trentino. Al contributo tecnico si vorrebbe aggiungere la presenza di una diecina di aziende biologiche trentine con i rispettivi prodotti. 28 ❍ Il ciclone“Emma” che il 2 e 3 di marzo ha colpito i boschi della Germania, dell’Austria e della Repubblica Ceca ha provocato schianti per 9 milioni di metri cubi di legname. Il fatto ha avuto riflessi negativi anche sul mercato del legname trentino che già nei mesi precedenti aveva fatto registrare un rallentamento della domanda e un abbassamento dei prezzi rispetto al secondo semestre dell’anno precedente. Il direttore dell’ufficio per il sostegno alla gestione forestale e valorizzazione della filiera forestalegno Francesco Dellagiacoma ritiene però che in autunno il mercato possa rientrare nella normalità. ❍ In Trentino si contano 140aziendefloricole. Le persone occupate nel settore sono 500. Il perito agrario Umberto Viola del Centro per l’assistenza tecnica dell’Istituto Agrario di S. Michele ritiene che la professionalità degli addetti sia di molto aumentata. Anche le prospettive di mercato sono buone. Manca però, a detta dell’esperto, un’associazione che coordini l’attività commerciale. ❍ Il crescente valore dell’euro rispetto al dollaro americano preoccupa gli amministratori di alcune grandi cantine sociali del Trentino che esportano negli USA grandi quantitativi di vino sfusooimbottigliato. Il forte divario di valuta rischia infatti di rendere meno competitivo l’acquisto soprattutto di Pinot grigio e Chardonnay. L’effetto negativo può verificarsi anche per partite di vino già vendute. Gli importatori potrebbero infatti chiedere alle cantine trentine una partecipazione nelle spese di promozione di vini che incontrano difficoltà di vendita. ❍ Molti apicoltori trentini sono costretti a sostituire gli alveari rimasti vuoti a causa della sindromedacollasso. La sostituzione si fa acquistando sciami o famiglie di api costituiti rispettivamente da 5 o da 10 favi. Il prezzo va da 90 a 100 euro per uno sciame e arriva a 140-150 euro per una famiglia. La disponibilità è però ridotta perché la sindrome ha colpito seppure in misura non uniforme tutte le regioni d’Italia. La preparazione ottimale del terreno da frutteto Andrea Branz – Mario Springhetti Centro per l’assistenza tecnica / Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario S. Michele Bonifica e spostamento terra con escavatore getto di consistenti movimenti di terreno (bonifiche, livellamenti, riporti, ecc.) nei quali le piante non hanno trovato condizioni di sviluppo ottimali. Le situazioni più gravi si sono rilevate nei terreni pesanti dove più difficile è lo sgrondo dell’acqua e di conseguenza risulta scarsa la presenza di aria che è un fattore indispensabile per la crescita radicale, per consentire l’assorbimento radicale e per permettere l’attività microbiologica. Dove si effettuano grandi movimenti o consistenti riporti di terra, è consigliabile eseguire il riposo del terreno coltivandolo per un anno con essenze erbacee o seminando appositi miscugli da sovescio; questa pratica consente di migliorare la fertilità e la vitalità del terreno e di evidenziare eventuali problemi di ristagno. Nelle situazioni dove si interviene in modo “pesante” con i mezzi meccanici, che provocano il compattamento del terreno, è fondamentale assicurare anche un buona permeabilità del sottosuolo intervenendo con una attrezzatura adeguata (tipo ripuntatori). Al momento del rinnovo del frutteto, per preparare in modo ottimale il terreno, si consiglia di effettuare l’analisi del terreno (almeno nei casi problematici), asportare tutte le radici della coltura precedente, apportare una adeguata quantità di sostanza organica matura, eliminare eventuali ristagni idrici attraverso la realizzazione di drenaggi. TERRA TRENTINA La vita economica di un frutteto moderno è di circa 15 - 20 anni ma la resa produttiva, in particolare negli anni giovanili, è fortemente condizionata dalla preparazione ottimale del terreno. Le piante ben ramificate che sono attualmente messe a dimora, per crescere in modo adeguato e fornire elevate produzioni già nei primi anni, devono essere piantate in terreni preparati con cura. Nel corso delle ultime annate si è verificato spesso che i frutticoltori hanno posto una particolare attenzione alla sistemazione superficiale del terreno (vedi livellamento perfetto, riporti di terra per eliminare avvallamenti, ecc.), ma non hanno riservato altrettanta cura affinché al termine di tali lavori lo strato coltivabile fosse costituito da terra vegetale con buone caratteristiche chimico-fisiche e microbiologiche. Il terreno infatti è una realtà molto complessa che non ha solo funzione meccanica di sostegno delle piante, ma deve contenere in modo equilibrato elementi nutrizionali, acqua, aria, microrganismi, ecc. In diverse situazioni sono stati segnalati giovani frutteti dove le piante, nel periodo primaverile in corrispondenza della fioritura, presentavano evidenti sintomi di sofferenza che in alcuni casi hanno determinato la morte di una percentuale significativa di piante. In quasi tutti i frutteti problematici, si è riscontrato che i terreni erano stati og- NOTE TECNICHE Dalla giornata tecnica di Cles (sintesi) 29 PIANTEoFFICINALI L’influenza della fertirrigazione e del substrato sulla crescita delle piantine TERRA TRENTINA Provadicoltivazione diRhodiolarosea 30 INTRODUZIONE Rhodiola rosea L. (= Sedum rosea Scop.) è una specie dioica perenne, appartenente alla famiglia delle Crassulaceae. La pianta presenta un rizoma ingrossato e fusti lunghi 20-40 cm portanti densi corimbi terminali. I fiori hanno petali giallo-rossastri e la fioritura avviene da giugno ad agosto. Il suo areale comprende le zone artiche dell’Eurasia e Nord America e le alte montagne della fascia temperata. In Italia è comune sui substrati silicei, raramente su quelli calcarei, delle praterie alpine dai 1500 ai 3000 m d’altitudine (Pignatti, 1982). Di questa pianta si utilizzano i rizomi che contengono diversi principi attivi fra cui rosavina, rosina, salidroside, sostanze in grado di aiutare il sistema nervoso a superare gli stress (Brown et al., 2002), e piccole quantità di olio essenziale (Rohloff, 2002). I prodotti fitoterapici a base di rodiola, derivano in larga misura dai rizomi di piante spontanee di età sconosciuta, raccolti soprattutto nella zona siberiana. Se si vuole passare però dalla raccolta spontanea alla coltivazione, occorre utilizzare piante ben sviluppate e di almeno un anno di età e mantenere la coltura per 4-5 anni (Galambosi, 2006). Lo scopo della prova è stato di valutare l’effetto della concimazione minerale (nel nostro caso si è trattato di fertirrigazione) e della composizione del substrato nello sviluppo delle parti aeree e delle radici delle piantine adatte all’impianto. AielloNicola,FusaniPietro,scartezziniFabrizio, VenderCarla CRA – Unità di ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale Piazza Nicolini n. 6 Villazzano – Trento Rhodiola rosea L. è una pianta dioica perenne, con areale artico-alpino, appartenente alla famiglia delle Crassulaceae. I rizomi sono impiegati in farmacia/erboristeria perché contengono sostanze che potenziano la resistenza dell’organismo agli stress (attività adattogena). La prova ha confrontato la fertirrigazione settimanale (concime denominato «Manna» alla dose di 2 g/L per 16 settimane) e tre differenti terricci (30% + 70%; 50% + 50% e 100% in volume di StatoHum I e di sabbia rispettivamente) su piantine di due popolazioni raccolte rispettivamente a Malga Bondolo (Trentino) e Passo Gavia (Lombardia) ed allevate in contenitori alveolati di plastica. I risultati dell’esperimento hanno evidenziato che la fertirrigazione ha svolto un’azione positiva sullo sviluppo della parte aerea delle piantine, in termini di peso fresco e secco, e su quello delle radici, solo sul peso fresco, mentre la composizione del substrato non ha avuto alcuna influenza. Piante spontanee di R. rosea (Malga Bondolo) Piantine di un anno provenienti da Malga Bondolo, concimate Piantine di un anno provenienti da Malga Bondolo, non concimate avvenuta in essiccatoio ventilato a 45°C per 48 ore. I dati raccolti, quelli relativi alle fallanze preventivamente trasformati in valori angolari, sono stati elaborati secondo uno schema fattoriale [1° livello = concimazione; 2° livello = accessione; 3° livello = tipo di terriccio (contenitore singolo) per 3 ripetizioni] e la separazione delle medie mediante il test di Duncan. Risultati e discussione Ad un controllo visivo eseguito il 19 ottobre, nelle tesi concimate circa il 30% delle plantule aveva ancora dei germogli lunghi da 0,5 a 8 cm, mentre in quelle non concimate il 90% delle piantine li aveva già persi e quelli ancora visibili non superavano i 0,5 cm. Al controllo primaverile, nella tesi concimata, le fallanze, pur non risultando statisticamente diverse, sono state mediamente del 41%, mentre in quella non concimata del 25%. Tale risultato è difficilmente spiegabile in quanto non sono state notate né malattie né fenomeni di fitotossicità. Per quanto riguarda gli altri parametri, la fertirrigazione ha fatto raddoppiare il peso fresco e secco della pianta intera ed ha esercitato un effetto positivo sui germogli, che sono aumentati sia in numero (da 2,5 a 3,2), che in lunghezza (da 2,4 a 3,8 cm), che in peso fresco (da 2,8 a 7,8 g) e secco (da 0,4 a 0,9 g). La concimazione adottata non ha invece avuto effetti sulle dimensioni del rizoma che, dopo circa un anno di allevamento, è risultato con un diametro medio di circa 1 cm, mentre ha influito sul suo peso fresco che è quasi raddoppiato (da 4,9 g nelle tesi non concimate a 8,5 g) grazie al maggiore sviluppo del capillizio TERRA TRENTINA Materiali e metodi Le piantine utilizzate sono state ottenute da semi raccolti in due località alpine: Passo Gavia, 2621 m s.l.m. (Brescia) e Malga Bondolo, 1840 m s.l.m. Val del Chiese (Trento). Per ottenere una buona germinazione, i semi di entrambe le accessioni sono stati trattati con acido gibberellico (100 mg/L) e seminati in serra il 25 marzo 2004. Dopo 45 giorni dalla semina, quando le piantine avevano sviluppato una rosetta di 9-10 foglie vere, sono state ripicchettate singolarmente in contenitori di polietilene da 72 alveoli ciascuno (48 ml), riempiti con i tre tipi di substrato. I terricci utilizzati sono stati tre: n. 1 = 30% di torba (1) + 70% sabbia; n. 2 = 50% torba + 50% sabbia; n. 3 = 100% di torba. Ad ogni sacco da 80 L sono stati aggiunti 30 g del p.a. Dicloran, pari a 750 g del prodotto commerciale Allisan 4%, contro i funghi patogeni del terreno. Per quanto riguarda la concimazione è stata presa in considerazione un’unica tesi che prevedeva la distribuzione settimanale di circa 20 L di una soluzione allo 0,2% del concime minerale denominato “Manna” (2), posta a confronto col testimone (solo acqua). Terminato il trapianto, i contenitori sono stati disposti su di un bancale all’aperto. Sia la fertirrigazione che l’adacquamento sono stati ripetuti per 16 settimane a partire dal 10 maggio fino al 7 settembre. Nella primavera successiva (20/04/2005), quando le piantine avevano circa 1 anno ed erano nella fase ideale per il trapianto in campo, sono state rilevate le fallanze per contenitore alveolato. Poi su di un campione di 10 piante/contenitore prelevate lungo due ipotetiche diagonali, sono stati eseguiti i seguenti rilievi: lunghezza, peso fresco e secco dei germogli; lunghezza, diametro, peso fresco e secco della radice. L’essiccazione è 31 PIANTEoFFICINALI Tabella1.Effettiprincipalidellafertirrigazionesullepiantinediunanno Trattamenti fresco Con fertirrigazione Senza fertirrigazione Steli/pianta Peso della pianta intera (g) secco Lunghezza (cm) N. Peso (g) fresco 16,2 a 2,2 a 3,2 A 3,8 a 7,8 a 0,9 A 8,5 a 7,7 b 1,1 b 2,5 B 2,4 b 2,8 b 0,4 B 4,9 b Media 12.0 1.7 2.8 3.1 5.3 0.6 6.7 C.V. (%) 30.1 17.5 14.1 19.3 27.4 27.6 19.4 Tabella2.Differenzefraleprovenienze Tabella3.Differenze fraiterricci Radici/pianta Provenienze Fallanze (%) TERRA TRENTINA Lunghezza (cm) Peso (g) fresco secco Malga Bondolo 27.3 6,9 a 7,4 a 1,1 a Passo Gavia 38.3 6,4 b 6,0 b 0,9 b Media 32.8 6.7 6.7 1.0 C.V. (%) 17.5 5.9 19.4 17.3 radicale. Per quanto riguarda invece il peso secco, la concimazione, pur favorendo un incremento ponderale dei rizomi (da 0,8 a 1,3 g), non ha evidenziato differenze tali da risultare statisticamente significative (Tab. 1). Per quanto concerne le due accessioni, Malga Bondolo, con un maggior numero di piante attecchite ed una radice più pesante e sviluppata, è risultata quella più vigorosa (Tab. 2). L’unica differenza emersa fra la diversa composizione dei terricci impiegati ha riguardato la lunghezza della radice, risultata leggermente più corta (6,3 rispetto a 6,9 cm) in quello privo di sabbia (Tab. 3). 32 secco Radici/pianta (peso fresco) (g) StatoHum I/sabbia (%) Radici/pianta (lunghezza) (cm) 30 -70 6,9 a 50 - 50 6,8 a 100 - 0 6,3 b Media 6.7 C.V. (%) 5.9 CONCLUSIONI I risultati ottenuti concordano in parte con quelli di altri autori (Galambosi, 2006 e Stephenson, 1994), secondo cui la fertirrigazione promuoverebbe la crescita delle piante, in particolare dei germogli, sia in peso fresco che secco, e della radice, ma solo in peso fresco. Al contrario l’aumento della porosità del substrato, mediante l’aggiunta di sabbia, pur favorendo l’allungamento radicale, non ha migliorato la crescita delle piantine. mentari, aRomatiche e Medicinali Alpine: una risorsa da valorizzare (PARMA), coordinato da Carla Vender e finanziato dal Servizio Università e ricerca scientifica della Provincia Autonoma di Trento (9 luglio 2004 n. 1587). (1) StatoHum I – Substrato per cubetti per colture orticole costituito da torba neutra di sfagno [carbonio organico di origine biologica 46%, azoto totale 1%, sostanza organica 80% (% p./s.s.)]. RINGRAZIAMENTI Questo lavoro è stato svolto nell’ambito del progetto “Piante Ali- (2) Composizione (%): 20 N, 5 P2O5, 10 K2O e 2 MgO + microelementi B 0,05, Fe 0,2, CuO 0,01, Mn 0,1, Mo 0,005, Zn 0,01, Co 0,01. Riferimentibibliografici – Brown R.P., Gerbarg P., Ramazanov Z., 2002. Rhodiola rosea A Phytomedicinal Overwiew. Herbalgram N° 56: 40-52. – Galambosi B., 2006. Demand and availability of Rhodiola rosea L. raw material. In: Bogers R.J., Craker L.E. and Lange D. (eds), Medicinal and Aromatic Plants, Springer, Netherlands: 223-236. – Pignatti S., 1982. Flora d’Italia. Edagricole, Bologna (Vol. 1°): 504. – Rohloff J., 2002. Volatiles from rhizomes of Rhodiola rosea L. Phytochemistry 59: 655-661. – Stephenson R., 1994. Sedum: cultivated stonecrops. Timber Press, Inc. Portland, Oregon: 335. L’orso bruno in Trentino: la situazione a fine 2007 A nove anni dal rilascio dei primi fondatori, il quadro della popolazione di orso bruno delle Alpi Centrali è sicuramente positivo, ma non mancano elementi di criticità su cui è necessario mantenere la massima attenzione. Davide Dalpiaz Museo Tridentino di Scienze Naturali – Servizio Foreste e Fauna P.A.T. TERRA TRENTINA La piccola popolazione di orso bruno che ha il suo areale primario nel Trentino occidentale è una delle pochissime rimaste nell’Europa occidentale, dopo la quasi generale scomparsa dovuta alla persecuzione da parte dell’uomo soprattutto negli ultimi duecento anni. Il nucleo discende, come è ben noto, da 10 individui fondatori prelevati in Slovenia e rilasciati in Trentino all’interno di un ambizioso progetto di reintroduzione. Lo status della popolazione ursina viene costantemente tenuto sotto controllo attraverso il monitoraggio genetico, condotto dal Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento con il supporto dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica e del Parco Naturale Adamello Brenta. I dati raccolti mediante questa attività sono di fondamentale importanza per orientare le scelte gestionali, contribuendo così in modo diretto alla conservazione dell’orso sulle nostre montagne e ad alla sua pacifica convivenza con l’uomo e le sue attività. In un rapporto che da quest’anno verrà pubblicato annualmente, il Servizio Foreste e Fauna ha reso noti, fra le altre cose, i dati relativi al monitoraggio per l’anno 2007. Il monitoraggio genetico viene realizzato con due modalità: mediante la raccolta opportunistica di campioni organici (peli ed escrementi), eseguita durante le normali at- AMBIENTE/FAUNA Presentati i dati del monitoraggio genetico Archivio Fotografico Servizio Foreste e Fauna, Provincia Autonoma di Trento 33 AMBIENTE/FAUNA TERRA TRENTINA tività di servizio del personale che opera sul campo, oppure per mezzo del cosiddetto “monitoraggio sistematico”, cioè con l’utilizzo di una rete di trappole per peli regolarmente distribuite sul territorio. Nel 2007 è stata effettuata la raccolta opportunistica, mentre quella sistematica è stata applicata solamente nell’area del Parco Naturale Adamello Brenta. Dal 2006, infatti, si è deciso di eseguire solamente ad anni alterni la raccolta sistematica dei campioni sull’intero areale costantemente frequentato dagli orsi, anche per contenere i costi e le risorse impiegate. Il monitoraggio opportunistico ha comunque prodotto come atteso una notevole quantità di informazioni, che permettono di aggiornare la situazione demografica del nucleo ursino. Nel corso del 2007 sono stati identificati 23 diversi individui (escludendo Jurka che dal 28 giugno 2007 è stata posta in cattività). Si ritiene possibile che alcuni ulteriori esemplari possano essere presenti, anche se non identificati con la genetica; si stima quindi che la popolazione attualmente possa contare 2325 esemplari. Dei 23 orsi trovati (grafico n. 1), 10 sono maschi e 34 Grafico n. 1 12 femmine, mentre di uno di essi non è finora stato possibile determinare il sesso (si tratta di un nuovo nato del 2007). Anche tutti tre i figli di Jurka, nati nel 2006, sono stati confermati nel 2007: i maschi JJ3 e JJ5, localizzati rispettivamente in Svizzera e in Val Camonica e la femmina JJ4, rilevata in Val Genova ad agosto. I nuovi nati che è stato possibile accertare nel 2007 sono tre, in due differenti cucciolate. Dal 2002, anno in cui si è registrato il primo caso di riproduzione dopo il rilascio dei 10 fondatori, sono state registrate in totale almeno 13 cucciolate con 27 piccoli. Per quanto riguarda le classi d’età la popolazione di orsi è così suddivisa: 9 adulti (7 femmine e 2 maschi), 11 giovani (4 femmine e 7 maschi) e 3 cuccioli (1 femmina, 1 maschio, 1 indeterminato). Come ampiamente atteso, con l’aumentare della consistenza, prosegue l’espansione territoriale degli orsi, perlomeno dei giovani maschi, che notoriamente hanno la tendenza ad allontanarsi dal nucleo centrale della popolazione alla ricerca di nuovi spazi: almeno 6 animali (tutti maschi giovani), lasciata la madre, hanno effettuato spostamenti notevoli, frequentando anche territori fuori provincia (JJ3 ha percorso fino a 115 km in linea d’aria raggiungendo la località svizzera di Lenzerheide, nel canton Grigioni - CH). Oltre ai citati JJ3 e JJ5 un ulteriore orso ha frequentato il territorio elvetico, due sono stati segnalati e rilevati in Sudtirolo, nella zona della Val d’Ultimo ai confini con la Val di Non, ed uno si è insediato nell’area del monte Baldo veronese. Si ritiene pertanto che siano 17-18 gli esemplari che si trovano attualmente sul territorio della provincia di Trento. Considerando anche gli spostamenti maggiori effettuati dai giovani maschi nel corso del 2007, la piccola popolazione di orso presente nelle Alpi centrali è distribuita su un’area di oltre 7.000 Km2, anche se l’areale primario (il territorio stabilmente occupato dalle femmine) è decisamente più limitato (1.100 Km2) ed è completamente compreso all’interno del territorio provinciale. Va segnalato che un certo numero di orsi sembra non essere più presente sul territorio. Sono in totale 12 gli animali considerati “mancanti” dal 2002 ad oggi: di questi tre sono morti per cause naturali, uno è stato ucciso (si tratta dell’orso JJ1 soppresso nel 2006 in Germania, nella regione bavarese), uno è in cattività e sette non sono stati rilevati dal monitoraggio genetico per almeno due anni. Non ci sono elementi certi per avanzare ipotesi circa la sorte di questi ultimi. Nel complesso risulta quindi mancante il 33% della popolazione teorica possibile, un dato significativo ma in linea con quelli registrati in altre popolazioni europee di orso e con i dati disponibili in bibliografia. È interessante ancora rilevare Archivio Fotografico Servizio Foreste e Fauna, Provincia Autonoma di Trento stante questo incremento demografico, sia possibile evidenziare dal 2006 al 2007 un calo dei danni provocati dai plantigradi alle attività economiche (zootecnia, apicoltura, agricoltura, altro). Il decremento è stato registrato sia nel numero di eventi che negli importi liquidati a titolo di risarcimento (Grafico n. 2). Con ogni probabilità, questo è da ricondurre anche alla riduzione in cattività di Jurka, che per i due anni precedenti si è resa responsabile di circa il 50% di tutti i danni registrati. Analogamente, anche il finanziamento di opere di prevenzione contro i danni da orso (recinti elettrificati che vengono forniti in comodato gratuito o finanziati per il 90% a fondo perduto) ha subito una marcata riduzione (Grafico n. 3) Il “Rapporto orso 2007” nonché ogni ulteriore informazione sul plantigrado è disponibile (con aggiornamenti mensili) sul sito www.orso.provincia.tn.it. TERRA TRENTINA come nel 2007 si sia registrato un incremento dell’età media della popolazione, dovuto in gran parte all’ottimo tasso di sopravvivenza degli orsi presenti nel 2006, invertendo così il trend degli ultimi anni. In generale è possibile quindi affermare che la popolazione di orso bruno continua la sua lenta crescita, pur essendo ancora lontana dalla definitiva affermazione. È degno di nota come, nono- Grafico n. 2 Grafico n. 3 35 NOTIZIE da “Europa Direct Carrefour Europeo Alpi Fondazione Edmund Mach Istituto Agrario San Michele all’Adige a cura di Silvia Ceschini e Giancarlo Orsingher QUOTE LATTE, AUMENTO DEL 2% nia: 659.295 t.; Finlandia: 2,491 milioni di t.; Francia: 25,091 milioni di t.; Grecia: 836.923 t.; Ungheria: 2,029 milioni di t.; Irlanda: 5,503 milioni di t.; Italia: 10,740 milioni di t.; Lituania: 1,738 milioni di t.; Lettonia: 743.220t.; Lussemburgo: 278.545 t.: Malta: 49.671 t.; Paesi Bassi: 11,465 milioni di t.; Polonia: 9,567 milioni di t.; Portogallo, 1,987 milioni di t.; Repubblica ceca: 2,792 milioni di t.; Romania: 3,118 milioni di t.; Regno Unito: 15,125 milioni di t.; Slovenia: 588.170 t.; Slovacchia: 1,061 milioni di t.; Svezia: 3,419 milioni di t. TERRA TRENTINA AGRICOLTURA E SVILUPPO RURALE, I FONDI PER GLI AGRICOLTORI 36 I ministri dell’agricoltura degli Stati membri dell’UE hanno adottato, a maggioranza qualificata, un regolamento che permette un aumento del 2% delle quote latte per la campagna di commercializzazione 2008/2009, iniziata il primo aprile. L’aumento del 2% delle quote rappresenta un volume di 2,85 milioni di tonnellate di latte supplementari. Il totale delle quote di produzione di latte è di 145,7 milioni di tonnellate. Questo aumento – si legge nel regolamento – deve “agevolare la produzione di quantitativi più importanti di latte all’interno della Comunità e soddisfare le esigenze del mercato per quanto riguarda i prodotti lattieri”. Ecco le cifre per quanto riguarda le quote latte 2008/2009 tenendo conto dell’aumento del 2%: Germania: 28,847 milioni di tonnellate (t.); Austria: 2,847 milioni di t.; Belgio: 3,427 milioni di t.; Bulgaria: 998.580 t.; Cipro: 148.104 t.; Danimarca: 4,612 milioni di t.; Spagna: 6,239 milioni di t.; Esto- In base alle nuove norme adottate dalla Commissione europea, tutti i beneficiari di pagamenti erogati dall’Unione europea nel settore dell’agricoltura e dello sviluppo rurale saranno resi noti in forma dettagliata. Il nome completo, il comune ed eventualmente il codice postale di ciascun beneficiario saranno pubblicati, entro il 30 aprile 2009, in modo chiaro e armonizzato su siti internet gestiti a livello nazionale e provvisti di uno strumento di ricerca che consentirà al pubblico di sapere quanto denaro ha ricevuto ogni persona o impresa. Gli importi saranno distinti tra pagamenti diretti a favore degli agricoltori e altre misure di sostegno. Per la politica di sviluppo rurale, che è cofinanziata dall’UE e dai governi nazionali, vi saranno informazioni sia sui fondi europei che su quelli nazionali. Queste informazioni dovranno restare in rete per due anni a decorrere dalla data di pubblicazione iniziale. “SCHIZZI D’ACQUA” E “UN PIENO DI ENERGIA” sistema facoltativo d’etichettatura, ma non obbligatorio”, ha precisato il portavoce di Mariann Fischer Boel, commissario all’agricoltura. Alcuni giornalisti hanno rimproverato alla Commissione di aver taciuto quest’informazione al momento dell’annuncio, giovedì 28 febbraio, della nuova serie di procedure d’infrazione. LOTTA CONTRO LE SPECIE DANNOSE PER LA BIODIVERSITÀ Dopo l’apertura lo scorso 31 marzo, la mostra “Schizzi d’acqua” con le sue oltre 100 vignette che parlano della necessità di una gestione responsabile della risorsa acqua, sarà visitabile a Trento, nella sala di rappresentanza della Regione, fino a domenica 6 aprile, per poi trasferirsi a Borgo Valsugana, nel chiostro del Municipio, dal 7 al 20 aprile. La terza ed ultima tappa in calendario è il centro scolastico dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, dove la mostra rimarrà dal 21 al 24 aprile. Una quindicina sono già le classi che hanno prenotato la visita guidata che prevede, tra l’altro, il confronto “gustativo” tra l’acqua minerale e quella di rubinetto. In coincidenza con la tappa di Borgo della mostra è in programma anche un incontro di approfondimento che si terrà nella sala riunioni al primo piano del Municipio. “Le Alpi, serbatoio idrico d’Europa: la responsabilità dell’acqua nelle comunità di montagna” è il titolo dell’incontro che vedrà relatore Paolo Negri. Anche in quest’occasione i partecipanti potranno sottoporsi alla prova del gusto, verificando la differenza tra l’acqua “commerciale” e quella di rubinetto. La biodiversità dell’Europa è minacciata dall’intrusione di specie venute d’altrove, come il topo muschiato o l’erba orsina, ma si sa poco sull’estensione del problema. Queste specie allogene invadenti possono perturbare flora e fauna locali, provocare danni notevoli alla natura e nuocere gravemente all’economia. La Commissione europea ha lanciato pertanto una consultazione in linea volta a raccogliere osservazioni sui modi più efficaci di reagire a questo problema al livello dell’UE. La consultazione è aperta fino al 5 maggio 2008 ed i risultati saranno utilizzati per l’elaborazione di un quadro comunitario relativo alle specie allogene invadenti, la cui adozione è prevista a fine anno. L’Europa non dispone attualmente di alcun quadro coerente di lotta contro l’invasione di queste specie e la Commissione teme che le misure frammentarie attualmente applicate non permettano di ridurre significativamente i rischi. La consultazione lanciata intende essere un primo passo verso un’azione europea nella lotta contro questa piaga. Per partecipare alla consultazione: http: //ec.europa. eu/yourvoice/ipm/forms/dispatch?form=Invasive. La Commissione europea ha confermato di aver avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia a proposito dell’etichettatura dell’olio d’oliva. A questo paese è stata inviata una lettera di ingiunzione, poiché una legge italiana obbliga gli operatori a menzionare l’origine dell’olio d’oliva sui prodotti destinati al mercato italiano. “Secondo noi, queste disposizioni non sono conformi alla normativa comunitaria, che autorizza un I servizi di Mariann Fischer Boel, Commissario all’Agricoltura e allo Sviluppo rurale, hanno predisposto una prima versione delle proposte legislative sul “bilancio di salute” della Politica agraria comune (PAC) che la Commissione europea dovrà adottare il 20 maggio. Le proposte, sui cui dovranno esprimersi i servizi della Commissione, il Parlamento europeo e il Consiglio agricoltura, consistono in un contributo ai futuri sviluppi della PAC. Resta il fatto che la Commissione prevede importanti cambiamenti delle regole attuali, come la separazione integrale (rottura del legame tra il sostegno e il volume prodotto) degli aiuti alle colture arabili (attualmente, gli Stati membri hanno il diritto di conservare in questo settore fino a 25% degli aiuti diretti all’ettaro), un aumento di 2% l’anno del tasso di modulazione obbligatoria (riduzione degli aiuti per alimentare i programmi di sviluppo rurale) associato a un TERRA TRENTINA BILANCIO DI SALUTE DELLA PAC OLIO DI OLIVA, PROCEDURA DI INFRAZIONE CONTRO L’ITALIA 37 NoTIzIE sistema decrescente dei premi (diminuzione dei sostegni concessi in funzione della dimensione delle aziende), un aumento di 1% l’anno delle quote lettiere (prima della loro soppressione nel 2015) e un meccanismo d’interevento ridotto al minimo (“rete di sicurezza”). sETTImANAALPINA2008 “Innovare (nel)le Alpi” è il titolo del convegno internazionale che si svolgerà all’Argentière- La-Bessée (Francia, Hautes Alpes) dal 11 al 14 giugno 2008 nell’ambito della “Settimana alpina 2008”. Organizzata da ISCAR, CIPRA, “Alleanza nelle Alpi”, ALPARC e Club Arc Alpin, fa seguito ad una prima esperienza tenutasi a Kranjska Gora nel e si colloca nello spirito della Convenzione delle Alpi, con l’obiettivo di condividere le innovazioni che fioriscono qua e là sulle Alpi. L’incontro riunirà scienziati, amministratori locali, gestori di aree protette, operatori della montagna e semplici cittadini, venuti dagli otto paesi dell’arco alpino. Nella stessa sede, martedì 10 giugno è in programma un dibattito, aperto a tutti, sulle prospettive della collaborazione inter-alpina sul turismo escursionistico Ai gestori di aree protette è invece rivolto il seminario dell’11 giugno “Mobilità e aree protette alpine”, mentre il 12 giugno è previsto il “Forum degli operatori alpini dell’innovazione”, un’esposizione dove associazioni, istituzioni, imprese, reti di cooperazione potranno presentare i propri progetti o le attività innovative da svolgere all’interno e a favore delle Alpi. CoRTEDIGIUsTIzIA,soLoAI“DoP” LADICITURAPARmIGIANoREGGIANo Secondo una sentenza della Corte di giustizia del 26 febbraio solo i formaggi con denominazione di origine protetta Parmigiano reggiano possono essere venduti con la denominazione “parmigiano”. Nella causa “C 132 05” la Corte ha dato ragione ai produttori di parmigiano reggiano che con la sentenza potranno porre fine alle contraffazioni e all’uso abusivo del termine parmigiano. La Commissione il 9 luglio 2004 aveva citato la Germania in Corte di giustizia per mancato rispetto della legislazione UE sulle AOP e le indicazioni geografiche protette, IGP. La Commissione l’accusava di tollerare l’uso dell’AOP parmigiano per formaggi prodotti in Germania mentre il termine traduce la denominazione protetta Parmigiano reggiano riservata solo al 1996 ai produttori di una precisa area geografica italiana. Si tratta di un importante precedente non solo per i produttori di parmigiano reggiano ma anche per quelli di prodotti con IGP nell’UE che spesso sono imitati in tutto il mondo – come ha sottolineato Bertozzi, direttore del consorzio parmigiano reggiano. Il settore comprende 20 mila operatori con un fatturato di 1,5 miliardi di euro. TERRA TRENTINA Scadenze 38 ❍ Le 6 prove dimostrative riguardanti altrettanti aspetti dell’agricoltura biologica approvate dal Servizio promozione delle attività agricole della Provincia autonoma di Trento sono state ammesse al contributo previsto dalla legge provinciale n. 4 del 2003. Esse potranno però essere avviate solo dopo il via libera della Commissione europea. ❍ La Federazioneprovincialeallevatori di Trento terrà l’assembleageneraleannuale il 10 mag- gio. L’evento sarà affiancato da una due giorni di festa programmati per il 10 e 11 maggio presso la sede di via delle Bettine a Trento nord. Il programma comprende iniziative rivolte agli allevatori, ma anche alla cittadinanza di tutte le età: mostra del cavallo avelignese, esposizione di animali di tutte le specie e razze allevate in Trentino, degustazione di carni e formaggi, passeggiate a cavallo per i bambini. ❍ Se un agricoltore o allevatore trentino decide di avviare nella propria azienda una produzione biologica, deve darne notifica all’Ufficio produzioni biologiche dell’Assessorato provinciale all’agricoltura di Trento e scegliere l’organismo di controllo. Dal momento della iscrizione nell’elenco dei produttori biologici inizia il periodo di conversione che dura 3 anni per le colture arboree, 2 anni per le erbacee e 6 mesi per l’allevamento. Il conduttore dell’azienda deve applicare da subito le regole di coltivazione o allevamento previste dalle norme vigenti. IstitutoAgrariodis.micheleall’Adige NoTIzIE Notiziedalla FondazioneEdmundmach acuradisilviaCeschini A SAN MIChELE IL CONGRESSO DELLE SCUOLE ENOLOGIChE EUROPEE Dal 13 al 16 maggio l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige ospiterà il 9° convegno della Rete delle scuole enologiche europee. All’appuntamento, che succede a “Bordeaux 2006” e “Balatonfuered 2004”, parteciperanno 41 istituti provenenti da Austria, Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lussemburgo, Portogallo, Regno Unito, Romania, Slovenia, Spagna, Svizzera, Ungheria. La macchina organizzativa messa a punto da Walter Eccli, responsabile delle Relazione esterne, è in moto ormai già da diversi mesi. Intenso il programma della tre giorni, che chiamerà a raccolta oltre 200 persone tra presidi, docenti e studenti da tutta Europa. La Rete delle scuole enologiche europee, fondata a Beaune (Francia) nel 1990 su iniziativa di alcuni presidi e operatori scolastici del settore viticolo-enologico, si propone di collaborare in diversi settori, scambiare esperienze fra docenti e studenti, supportarsi nel reperire tirocini pratici in ogni parte d’Europa. E proprio al fine di garantire un alto livello di operatività, ogni due anni viene organizzato un congresso quale occasione per fare il punto della situazione e per programmare l’attività futura a cui partecipano rappresentanze di studenti, insegnanti e dirigenti scolastici provenienti dalle varie scuole associate. Fulcro della manifestazione sarà il convegno dedicato alla viticoltura e all’enologia. BORGOGNA, TECNICI IASMA “A SCUOLA” DI PINOT NERO E ChARDONNAY Per aggiornare i viticoltori sulle moderne tecniche di allevamento e di vinificazione di alcuni vitigni coltivati in Trentino e informarli dei progressi francesi nella lotta alle malattie che colpiscono la vite, un gruppo di tecnici dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige si è recato, nelle scorse settimane, in Borgogna. Nella celebre regione francese, regno indiscusso del Pinot nero e dello Chardonnay, due varietà che rivestono una grande importanza anche nel paronama enologico trentino, i consulenti del Centro per l’Assistenza Tecnica hanno visitato vigneti, prestigiose cantine e centri tecnici. Il viaggio di studio si inserisce all’interno di un programma di formazione permanente che si realizza tramite il Centro scolastico e stages di formazione in Italia ed all’estero, viaggi di studio ed istruzione, seminari interni. Il viaggio ha interessato la zona viticola della Còte d’Or, patria dei famosissimi Grands Crus, ma anche lo Chablis e il Màconnais, due importanti realtà della Borgogna che producono vini ottenuti solo con uve Chardonnay e che stanno vivendo un momento di grande dinamismo sugli stessi mercati dove è molto presente anche il Trentino: Stati Uniti e Gran Bretagna. Le visite hanno riguardato anche alcune aziende, dove i motivi di preoccupazione sono da ricercarsi nella diffusione delle malattie del legno, in particolare il mal dell’esca che falcidia i vecchi vigneti, ma anche nel cambiamento climatico che potrà comportare una mutazione delle caratteristiche dei loro consolidati terroir. Il viaggio di studio ha fatto tappa anche presso gli enti istituzionali che si occupano di viticoltura, in particolare il Servizio di protezione dei vegetali di Beaune, dove i tecnici di San Michele hanno appreso i progressi di questa regione francese nella lotta alla peronospora e all’oidio. TERRA TRENTINA Ufficio Stampa 39 NOTIZIE TERRA TRENTINA 40 “BRETT IL LIEVITO CHE PUZZA... E ALTRE BRUTTE SORPRESE IN CANTINA” C’erano enologi trentini, marchigiani, lombardi, toscani. Qualcuno è arrivato appositamente dalla Sicilia per partecipare al corso di formazione organizzato dalla Società italiana di viticoltura ed enologia che si è svolto, nei giorni scorsi, all’Istituto Agrario. La SIVE è un’associazione senza fini di lucro con centinaia di associati tra tecnici enologi, ricercatori e produttori, e si propone di sviluppare il settore vitivinicolo nazionale. L’Istituto Agrario di San Michele all’Adige è una delle tappe del ciclo di incontri formativi scelta fra le principali realtà della ricerca enologica italiana. Al corso di formazione intitolato “Brett… e altre brutte sorprese in cantina” si è parlato appunto di “Brett”, il lievito contaminante presente nelle botti e conosciuto per il suo pessimo odore, che può moltiplicarsi se non viene controllato e sono stati indicati i rimedi per evitare la sua propagazione. L’argomento è stato affrontato dal punto di vista microbiologico, tecnologico, chimico-analitico e sensoriale attraverso lezioni teoriche mattutine e pomeridiane dimostrazioni di laboratorio. Docenti del corso sono stati Agostino Cavazza, Lorenza Conterno, Roberto Larcher, Giorgio Nicolini, Daniela Bertoldi e Tiziana Nardin dell’Istituto Agrario che nell’occasione hanno presentato anche i risultati delle loro più recenti attività di ricerca sul tema. Il corso ha suscitato notevole interesse in tutt’Italia tanto che le iscrizioni si sono dovute chiudere con 15 giorni di anticipo per raggiunto numero massimo di iscritti. Alla luce del successo avuto e del gradimento manifestato dai partecipanti, la SIVE ha avanzato la richiesta di poter ripetere l’iniziativa in un prossimo futuro. GOLDTRAMINER, L’AROMATICO TRENTINO DALLE POTENZIALITÀ MONDIALI Quest’anno compie 61 anni, ma “ufficialmente” è nato nel 2002 con Decreto legislativo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. L’anno scorso la Provincia autonoma di Trento ne ha chiesto l’iscrizione nell’elenco dei vitigni autorizzati alla produzione di vini IGT ed oggi, con il contributo tecnico-scientifico dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige e il coinvolgimento diretto dei produttori, si punta a valorizzarlo e diffonderlo nel panorama viti-enologico trentino, italiano e mondiale. Il Goldtraminer, uno dei protagonisti della 14esima Mostra dei vini che si è svolta a Castel Toblino, è stato ottenuto per incrocio nel 1947 all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige dal ricercatore Rebo Rigotti e prende il nome dall’inconfondibile color giallo oro dell’acino e dal tipico gusto aromatico da Traminer dell’uva e del vino. “Il vitigno è stato ottenuto – spiega il ricercatore Umberto Malossini – incrociando il Trebbiano toscano (utilizzato come pianta portaseme) con il Gewürztraminer (donatore di polline). Di buona vigoria e ottima produzione, resiste bene alla botrite. Inoltre per le straordinarie caratteristiche organolettiche sono molti i produttori trentini che lo stanno introducendo, sia in campo che in cantina, per migliorare e differenziare la tipologia dei vini ad aroma Traminer”. Anche l’amministrazione regionale del Veneto sembra interessata a promuo- vere e valorizzare questa varietà, mentre diverse aree viticole italiane iniziano ad utilizzarlo come vitigno “miglioratore” assieme alle varietà tradizionalmente impiegate. L’Istituto Agrario di San Michele all’Adige è da anni impegnato nella valorizzazione e diffusione di altri Grappolo di Goldtraminer STUDENTI A “LEZIONE” NELLE AZIENDE AGROALIMENTARI TRENTINE Alcuni studenti hanno seguito le fasi di lavorazione e trasformazione della carne, ma c’è anche si è occupato di trote, lavorazione del miele, produzione di mozzarelle e commercializzazione di grappe. Quindici aziende agroalimentari della provincia di Trento hanno ospitato i tirocini degli studenti della classe quarta dell’Istituto Tecnico Agrario di San Michele all’Adige: dalla Sav di Rovereto al Trentingrana Concast, da Astro a Trentofrutta, passando per la Federazione Allevatori e alcune cantine del territorio. I futuri periti agroindustriali si sono cimentati in diverse attività pratiche, lavorando dal lunedì al venerdì per due settimane. Nelle varie aziende hanno seguito il processo di produzione, partecipando alle fasi fondamentali relative alla trasformazione agroalimentare, alla certificazione della qualità, alla gestione ed organizzazione del lavoro seguendo i punti critici di una filiera di trasformazione. “Il mio compito – spiega Irene Castellan di Lavis, studentessa che ha svolto il tirocinio presso il Concast-Trentingrana – consisteva nell’analizzare il latte ed i formaggi che arrivano in azienda la mattina. Si trattava prevalentemente di analisi microbiologiche per identificare eventuali batteri presenti. Per tutto il tirocinio sono stata affiancata dai tecnici di laboratorio e i miei strumenti di lavoro erano il microscopio, pipette, capsule e vari kit. È stata un’esperienza molto utile, un’opportunità stimolante di crescita soprattutto per chi, come me, cerca di farsi un’idea sulla scelta universitaria o lavorativa”. RING DELLE SCUOLE AGRARIE, STUDENTI DI SAN MICHELE SULLE NEVI DEL TIROLO Diciassette studenti dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige hanno partecipato in questi giorni, a St. Johann, in Tirolo, al “ring delle scuole agrarie e di economia domestica della Regione Europea del Tirolo”. il “Goldtraminer” sarà oggetto di una comunicazione scientifica da parte dell’Istituto Agrario al prossimo Congresso Mondiale della Vite e del Vino, che si svolgerà a Verona, dal 15 al 20 giugno. Gli studenti tirocinanti La proposta di attivare il tirocinio pratico nasce dalla necessità di consolidare nello studente le nozioni scolastiche teoriche ed affinare le abilità operative. “Nella classe quarta – spiega il coordinatore della sezione istruzione secondaria tecnica del Centro Scolastico Iasma, Alberto Bianchini –, si cominciano a delineare gli aspetti professionalizzanti delle varie materie d’insegnamento e si evidenzia la necessità di una reale verifica fra teoria e pratica”. Insomma un’esperienza che consente di affinare e consolidare sia le nozioni scolastiche teoriche che le abilità operative, amplieranno la loro conoscenza della realtà regionale. L’insegnante che ha seguito il tirocinio è Alessandro Paris e gli studenti coinvolti (foto) sono: Castellan Irene, Chilovi Alessandro, Chizzola Alberto, Dallabetta Michele, Dalpiaz Maurizio, Dematte’ Stefano, Eccher Carlo, Fischer Elena, Gatti Nicola, Giori Mariele, Lucchi Silvia, Marcolla Elena, Menolli Tommaso, Sighel Alessandro, Sighel Luca, Wegher Massimiliano. Wintersporttag 2008, il campionato degli sport invernali ospitato lo scorso anno sulle nevi di Fai della Paganella e Andalo, ha coinvolto trecento “atleti” tra studenti ed insegnanti di 13 scuole provenienti dalla provincia di Bolzano, del Nordest Tirolo e del Trentino, che si sono cimentati in cinque discipline sportive: slalom gigante, snowboard, sci nordico e slittino. TERRA TRENTINA due “nuovi” incroci degli anni ’40 e ’50, il Sennen e il Gosen, e di un altro vitigno del Rigotti ben più conosciuto, il “Rebo”, pure attraverso la selezione clonale e sanitaria dei materiali di moltiplicazione. Proprio 41 NoTIzIE Gli studenti sono stati accompagnati dagli insegnanti Alberto Bianchini, Simonetta Dellantonio, Luca Russo e dal responsabile delle Relazioni Esterne, Walter Eccli. I risultati più significativi sono i seguenti: Chiara Frizzera 1a Classificata Slalom Gigante Femminile; Martina Biesuz 16a Classificata Slalom Gigante Femminile, Raffaello Longo 7° Classificato Slalom IASMA E ROThOLZ, UN GEMELLAGGIO… D’ARGENTO “Nozze d’argento” tra la scuola di agricoltura di Rotholz e l’Istituto Agrario. A San Michele all’Adige è stato celebrato l’anniversario del gemellaggio tra i due istituti che collaborano da 25 anni nel settore didattico e formativo. Ad accogliere la delegazione tedesca, composta da 60 partecipanti tra studenti e insegnanti e guidata dal direttore Josef Norz, sono stati il direttore generale dell’Istituto Agrario, Alessandro Dini, il dirigente del Centro scolastico, Marco Dal Rì con i coordinatori di sezione, ed il responsabile delle relazioni esterne, Walter Eccli, che cura i molteplici rapporti di collaborazione con gli istituti italiani e stranieri. Tra le iniziative della giornata, la visita alla sala di conferimento e di lavorazione delle mele di Mondomelinda, la partita di calcetto, la premiazione dell’attività sportiva e i discorsi ufficiali per il 25° anniversario del gemellaggio tra le due scuole. Il momento clou dell’evento si è svolto nel frutteto dell’Istituto Agrario: per ricordare l’avvenimento sono state piantate alcune vecchie varietà di melo, al fine di creare, nel corso degli anni, una collezione frutticola didattica. Gigante Maschile, Giacomo Gironimi 13° classificato Slalom Gigante Maschile; Sara Vicenzi 6a Classificata Snowboard Femminile; Marco Daldoss 8° Classificato Snowboard Maschile; Sebastian Pederiva 11° Classificato Snowboard Maschile; Silvia Baitella 6a Classificata Fondo Femminile; Mirco Debiasi 3° Classificato Fondo Maschile; Andrea Debiasi 4° Classificato Fondo Maschile. I dirigenti delle due scuole, Marco Dal Rì e Josef Nortz, intenti ad inaugurare la nuova collezione frutticola didattica L’importanza dell’evento è dettata anche da motivazioni storiche. Rotholz (1879), San Michele (1874) e Parenzo (1875), fondate sul modello dell’Istituto Klosterneuburg (1860), sono i tre grandi centri per la didattica e la ricerca in agricoltura dell’impero austroungarico. In particolare l’istituto tedesco del nord Tirolo rappresenta un tipico e consolidato esempio di formazione professionale rivolta al mondo giovanile. FREsCoDIsTAmPA Tecnichediallevamentoetrasformazionedellatrota TERRA TRENTINA A cura di Giovanni Baruchelli (San Michele all’Adige – TN) Istituto Agrario di San Michele all’Adige, 2007 – 590 p.: ill., tab.; 26 cm. ISBN 978-88-7843-021-1. 42 Questo libro è un documento molto ricco di contenuti ed interessante scientificamente per la sua completezza. Vengono approfondite le tematiche relative all’allevamento della trota, alla qualità dell’acqua, all’alimentazione, all’impiantistica, all’igiene e profilassi in troticoltura, alla patologia, alla vaccinazione, all’economia e gestione in acquacoltura, al miglioramento genetico ed alla qualità dei salmonidi. Gli argomenti trattati consentono di conoscere l’intera filiera del prodotto, dalla tecnica di allevamento fino alla trasformazione della trota. I testi sono stati redatti dai migliori esperti, nelle diverse materie, a livello nazionale. Questa pubblicazione, per la qualità e specificità dei suoi contenuti, ha una valenza, oltre che per la troticoltura trentina, anche per quella italiana. Il libro è rivolto ai troticoltori, addetti e operatori del settore, cultori della materia e studenti. Il volume può essere richiesto tramite un versamento di € 32,00, su bollettino di c.c.p. n° 87753695, intestato a Fondazione Edmund Mach; causale: Tecniche di allevamento della trota. La carne è indispensabile? ti in allevamenti intensivi, specie vitelli, polli e suini nutriti con mangimi che contengono proteine, carboidrati, vitamine e sali. È stato calcolato che per avere 1 kg di carne di manzo sono necessarie grandi quantità di proteine vegetali, che potrebbero essere utilizzate direttamente per l’alimentazione umana. Prof. Carmelo Bruno Insegnante di chimica (ITI Buonarroti – Trento) Che cosa è la carne sul piano nutritivo? Le carni contengono quantità medio-alte di proteine (dal 10 al 22%). Esse contengono più proteine di uova e latte. Tutti gli amminoacidi essenziali sono presenti nelle carni in grandi quantità. Il ferro nella carne è presente in una forma molto assimilabile. Sono inoltre notevolmente presenti le vitamine del gruppo B, tra cui la preziosa vitamina B12 (di cui possono essere carenti i vegetariani), che, assieme al ferro, costituiscono i veri grandi vantaggi della carne. La carne è ben dotata di fosforo, mentre è carente di calcio, quindi i grandi mangiatori di carne, specialmente se si nutrono all’americana con aggiunta di bibite industriali ricche di acido fosforico, potrebbero essere soggetti a decalcificazione. Che dire dei grassi della carne? Sono molto abbondanti negli animali da ingrasso (20-30%), mentre sono presenti in modeste quantità negli allevamenti selezionati per dare carne magra (vitellone magro 3.1%, maiale magro 6.8%). Qual è la qualità di questi grassi? Sono certamente grassi saturi: sono di difficile digestione e affaticano il fegato, possono creare rischi di ma- TERRA TRENTINA Nell’arco di una generazione la carne è diventata il piatto “principe” della nostra tavola. Per la gran maggioranza della popolazione la carne è sempre stata nei secoli passati “il piatto della festività”, mentre oggi è diventato il cibo comune di tutti i giorni. In genere le carni di cui ci nutriamo sono quelle di animali cresciu- CIBO E SALUTE Gli studiosi sono concordi nel consigliarne un consumo limitato 43 CIBoEsALUTE lattie degenerative (dall’eccesso di colesterolo all’infarto al miocardio al cancro). È stato dimostrato che l’eccessivo consumo di carne è correlato con l’aumento del tasso di colesterolo nel sangue. TERRA TRENTINA Esiste una correlazione tra consumo eccessivo di carni e grassi e mortalita per cancro? Certamente passano parecchi giorni, se non settimane, dal momento dell’uccisione dell’animale fino al consumo. Durante tale periodo, soprattutto se la carne non è tenuta a bassa temperatura, si sviluppa un composto pericoloso: l’aldeide malonica (MDA), potenzialmente cancerogena per lo stomaco e l’intestino. Si può spiegare cosi la frequenza del cancro intestinale nei forti divoratori di carne. Il fenomeno è ridotto da una corretta refrigerazione, ma si ripresenta nel momento in cui la carne viene cotta o arrostita. È possibile rimediare? Si, consumando nel pasto agrumi, cavoli e pomodori che hanno la capacità di neutralizzare tale sostanza tossica. Uno studio condotto nell’Italia settentrionale e pubblicato su International Journal of Cancer arriva alla conclusione che chi consumava carne rossa tutti i giorni, paragonato a chi ne consumava al massimo tre volte alla settimana, aveva un aumento significativo del rischio di tumore dello stomaco, del colon, del retto, del pancreas, della vescica. 44 Diete ricche di carne, ma povere di fibre, favoriscono la lunga permanenza delle feci nel colon e quindi le putrefazioni batteriche e il conseguente rischio di cancro. Il National Research Council, una delle massime autorità scientifiche degli USA, inserisce la riduzione del consumo di carni, soprattutto quelle grasse, tra le raccomandazioni dietetiche per prevenire il cancro. Mai eccedere con la carne... ma i salumi uguali sono! Un altro studio condotto da ricercatori dell’Università di Losanna e dell’Istituto “M. Negri” di Milano ha rilevato che chi consumava insaccati più di tre volte alla settimana ha manifestato un aumento del rischio di cancro alla cavità orale, alla faringe e all’esofago maggiore di cinque volte, alla laringe maggiore di tre volte e mezzo e al colon maggiore di due volte e mezzo rispetto a un gruppo di controllo che non consumava insaccati. Interessante è anche la classifica di pericolosità dei diversi tipi di insaccati: i salumi e le salsicce sono risultati più pericolosi del prosciutto. L’osteoporosi può derivare da un eccesso di carne? L’Harvard Institute of Public Health ha messo in luce il collegamento tra osteoporosi e forte consumo di carne. Le perdite di calcio per via urinaria aumentano a causa di un’alimentazione troppo ricca di carne, con rischio crescente di osteoporosi e calcoli renali. Le categorie che devono fare un uso “molto moderato” della carne, sono coloro che soffrono di artrite, di gotta, di reumatismi, di ipertensione, di affezioni renali oppure hanno un tasso di colesterolo alto. Se non si mangia carne non c’è il rischio di carenze nutrizionali? Alcuni studiosi sostengono che senza carne c’è il rischio di carenze di ferro e vitamina B12. Bisogna dire che il ferro contenuto nella carne non è in quantità eccessiva (2.3 mg per 100 g di manzo magro), ma, in compenso è molto assimilabile (circa il 20%). Chi ha un’alimentazione di tipo vegetariano deve stare attento al fatto che gli alimenti vegetali integrali hanno tanto ferro, ma è poco assimilabile (circa il 5%). Per quanto riguarda la vitamina B12 essa non si trova solo nella carne, ma anche nei formaggi e nelle uova. Quindi i rischi sono reali solo se non si ha un’alimentazione varia ed equilibrata sul piano nutrizionale. Le linee guida alimentari proposte negli anni ’90 ponevano la carne assieme al pesce, al pollame, ai legumi e ai derivati del latte, nella parte centrale della piramide alimentare (corrispondenti quindi, a un consumo medio). L’aggiornamento fatto nel 2004 dalla Harvard School of Public Health sposta le carni rosse in cima alla piramide, assieme ai grassi animali e ai cereali non integrali (per cui è opportuno un consumo piuttosto contenuto). Produrrecarnesignificaaveremenocerealipersfamarechiviveneipaesiinvia disviluppo: – 800 milioni di persone potrebbero essere sfamate col grano usato ogni anno negli allevamenti USA. – 157 milioni di tonnellate di cereali, legumi e ortaggi sono impiegate negli USA ogni anno per produrre 28 milioni di tonnellate di proteine animali. Il tulipano, un fiore fra i più amati e coltivati ORTO E DINTORNI Un fiore per ogni mese Iris Fontanari Note botaniche Il tulipano appartiene al genere Tulipa, che comprende circa 100 specie originarie dell’Asia occidentale, e alla grande famiglia delle Gigliacee (o Liliaceee), una delle più importanti dal punto di vista ornamentale. Il bulbo è perlopiù ovale con un apice appuntito ed è ricoperto da uno o più strati di tunica biancastra e coriacea. I giovani bulbi producono un’unica grande foglia, mentre le piante adulte hanno due o più foglie solitamente carnose, ellittiche, scanalate, lunghe fino a 25 cm. I fiori sono eretti, grandi e vistosi ed hanno sei petali (tepali) di vario colore: predominanti sono il rosso e il giallo, ma si trovano pure il rosa, il bianco e il viola e numerose varietà screziate, ottenute per ibridazione. La parte interna di ogni tepalo possiede spesso una macchia scura alla base. Gli stami sono sei, opposti ai petali; l’ovario ha forma ellissoidale, con o senza un corto pistillo con lo stimma trilobato. Le varietà Tutti noi oggi possiamo coltivare i tulipani, se lo desideriamo, perché i bulbi non hanno sul mercato un prezzo eccessivo. Ma nel 1600, quando questi fiori erano ancora molto rari, si racconta che un solo bulbo di una varietà particolarmente pregiata fosse venduto per l’equivalente di oltre due milioni di lire! TERRA TRENTINA È difficile immaginare la primavera senza la visione delle sgargianti bordure di tulipani nei nostri giardini o nelle aiuole di paesi e città. Scoperti dagli Olandesi nel XVI secolo, questi bellissimi fiori hanno davvero conquistato il mondo e, quando sbocciano in distese mozzafiato, offrono uno spettacolo davvero incomparabile. Ogni anno, con la loro esplosione di colori, oltre a rendere “preziosi” i nostri parchi, annunciano anche la fine dei mesi più rigidi e grigi dell’inverno. Le varietà e gli ibridi di tulipano disponibili sono ormai così numerosi da consentire la loro utilizzazione anche in ogni angolo dell’orto o del terrazzo e nei climi più vari. Sono infatti adatti a creare aiuole o macchie di colore sia in mezzo ai prati e lungo i sentieri dei giardini, sia sui balconi, magari associati ad altri fiori primaverili, o anche in casa, coltivati in vaso o come componenti raffinati di stupende composizioni floreali. I tulipani, inoltre, si possono associare anche alle perenni o alle bulbose che fioriscono alla fine dell’inverno; bellissimi effetti si ottengono, ad esempio, accostando tulipani rosa a viole bianche oppure tulipani gialli a “non ti scordar di me” azzurri oppure tulipani rossi a viole gialle. 45 ORTO E DINTORNI TERRA TRENTINA 46 Negli ultimi decenni la passione per questo fiore si è manifestata nella ricerca di varietà sempre nuove, diverse per colore, forma e screziatura. Le varietà ottenute sono frutto di incroci eseguiti da vivaisti ed ibridatori mediante particolari tecniche. La maggior parte dei moderni tulipani da giardino deriva da Tulipa gesneriana, una specie spontanea originaria dell’Asia Minore, che fu alla base dei primi incroci per creare forme sempre più smaglianti e sorprendenti; tuttavia, nella continua ricerca di nuove varietà, sono state utilizzate anche altre specie, quali T. kaufmanniana (proveniente dal Turkestan, dal colore variabile fra il bianco-crema e il giallo), T. fosteriana, (Uzbekistan, color rosso scarlatto) e T. greigii (Turkestan, rosso vivo con base gialla). Secondo l’Associazione reale dei coltivatori di bulbi olandesi, l’intero patrimonio di varietà ottenute dal lavoro umano è attualmente classificabile in 15 classi e 4 partizioni: tulipani precoci (come “semplici precoci”, “doppi precoci”, “trionfo” ecc.), tulipani medio-precoci (“Darwin ibridi”, “semplici tardivi”, “a fiore di giglio”, “frangiati” ecc.) tulipani tardivi (“viridiflora”, “Rembrandt”, “pappagallo” ecc.) e tulipani botanici. Mentre i primi tre gruppi si riferiscono all’epoca di fioritura (fra marzo e maggio), il quarto gruppo, detto delle Specie, comprende varietà derivate dai diversi e numerosi tulipani spontanei presenti in natura. A quest’ultimo gruppo appartengono esemplari che, anche se furono classificati come “specie botaniche”, sono in realtà degli ibridi che mantengono molte proprietà delle specie originali. I tulipani botanici hanno un grosso vantaggio rispetto agli altri: una volta lasciati sul terreno, tendono a naturalizzarsi ed a creare macchie di colore estremamente naturali. Al momento dell’impianto, andranno pertanto presi a quattro o cinque per volta in una sola mano e buttati, così come capita, sui prati o nei giardini di tipo rustico; andranno quindi interrati nel punto della caduta (vicinissimi o anche molto lontani tra loro). Contrariamente a quanto accade con gli altri gruppi di tulipani, quelli botanici non si tolgono mai dalla terra e, una volta piantati, possono rimanere nello stesso luogo per molti anni. Solo lasciandoli indisturbati, questi bulbi potranno moltiplicarsi ed allargarsi secondo il proprio... gusto, regalandoci lo spettacolo di cui già s’è accennato. La coltivazione La coltivazione dei tulipani è facilissima, anche per chi è alle prime esperienze, perché queste piante non sono esigenti in fatto di terreno; prosperano, infatti, in qualsiasi terra normale, purché ben drenata, meglio se mista a torba e concimata moderatamente con fertilizzante organico. I bulbi si piantano in autunno (da noi, a fine ottobre), dopo aver preparato il terreno (scelto in posizione soleggiata o sotto alberi, mai in piena ombra) con una buona lavorazione, un ottimo drenaggio e l’aggiunta di un buon fertilizzante da bulbose. Al momento della piantagione, si vanga il terreno alla profondità di 20-30 cm, quindi si pongono i bulbi in piccole buche profonde di 8-12 cm; infine, si pressa e si bagna per aiutare la terra ad avvolgere il bulbo eliminando gli spazi d’aria. Durante l’inverno i bulbi non necessitano di particolari prote- zioni, avendo in sé tutte le sostanze nutritive di cui necessitano anche sotto terra; solo nelle località in cui si registrano forti gelate è bene proteggerli con una pacciamatura di foglie secche (da togliere a fine inverno). Dopo la fioritura è indispensabile eliminare le corolle per evitare il formarsi dei semi e provocare quindi l’indebolimento dei bulbi; si recideranno poi gli steli a una quindicina di cm dal suolo, salvando però le foglie che forniranno il nutrimento al bulbo, perché sia in grado di rifiorire nel ciclo successivo. Quando le foglie saranno secche, si potranno prelevare anche i bulbi che andranno posti, privi del tutto dello stelo e ben ripuliti, in cassette o scatole e conservati, in luogo fresco e completamente privo di umidità, fino all’autunno. La coltura in vaso Chi non possiede un orto o un giardino, potrà coltivare i tulipani sul terrazzo o sui balconi utilizzando vasi di terracotta oppure cassette a forma rettangolare. I bulbi andranno collocati un po’ più in superficie rispetto alla coltura in piena terra; per coprirli saranno perciò sufficienti 2-4 cm di terriccio. Le annaffiature saranno abbastanza frequenti perché le radici non debbano subire danni molto gravi a causa della secchezza del terreno. Per la coltura in casa si può ricorrere alla cosiddetta “forzatura”: in autunno, invece che nel giardino, si pianteranno i bulbi in vasi che verranno portati all’aperto - dove si lasceranno per circa tre mesi - quando la temperatura avrà raggiunto valori inferiori ai 9 gradi. Si dovrà però prima coprirli di terra fino al bordo e proteggerli con uno strato di foglie secche. Il tulipano