Il diritto all`educazione dei bambini e delle bambine nel Sud del

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Il diritto all`educazione dei bambini e delle bambine nel Sud del
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UNA SCUOLA PER TUTTI!
Il diritto all'educazione dei bambini e delle bambine nel Sud del mondo
“Quando riusciremo a realizzare il diritto di ogni bambino nel mondo ad andare a scuola?
Quali sono le strategie e le priorità dell’impegno dell'Italia, e dell
a sua cooperazione allo sviluppo, nel campo
dell’educazione? Quali sono le più recenti best practices condotte da ONG e Agenzie per lo sviluppo per realizzare il
diritto di bambini/e e adolescenti ad andare a scuola?”
Queste sono alcune delle domande alle quali ha cercato di rispondere il Convegno dal titolo “Una scuola per tutti! Il
diritto all’educazione dei bambini e delle bambine nel Sud del mondo” organizzato il 30 Ottobre 2002 a Roma da Alisei
in collaborazione con Unicef Italia, Save the Children ed alcuni organismi non governativi (per informazioni più
dettagliate della giornata rivolgersi alla sede di Roma di Alisei: è in corso la stesura degli Atti del Convegno).
Il tema del diritto dei bambini ad andare a scuola, e conseguentemente dell'import
anza di lavorare intensamente per
realizzare questo diritto basilare, non è certo nuovo ma è ancora assai attuale e urgente.
Già dieci anni fa circa, la Conferenza Mondiale sull’Educazione per Tutti di Jomtien (1990) e il Summit Mondiale
sull'Infanzia chesi svolse a New York lo stesso anno, identificarono obiettivi assai impegnativi, ma al contempo
necessari per ridurre il gap profondo tra Nord e Sud del mondo. In particolare venne fissato l'anno 2000 quale data entro
la quale raggiungere l'accesso univers
ale all'istruzione di base e il completamento della scuola elementare da parte di
almeno l'80% dei bambini in età scolare nel mondo.
A Jomtien venivano inoltre identificate le Education for All/EFA strategies guidate da assunti condivisi: quali la visione
dell’educazione come processo di apprendimento lungo l’intera vita di un individuo, l’importanza di promuovere
l’educazione primaria tanto a scuola che attraverso programmi alternativi, la necessità di combattere la discriminazione
di genere e di affrontare le priorità identificate attraverso la creazione di partnership tra i governi, le ONG e le
organizzazioni della società civile.
“A che punto siamo oggi?”
Le cifre ufficiali fornite dal rapporto di Kofi Annan (End Decade Review), che ha aperto la Sessione Speciale
dell'Assemblea ONU sull'Infanzia, tenutasi 8 al 10 maggio di quest'anno a New York, mostrano come anche nel campo
dell'educazione il decennio della speranza (i mitici Novanta) si sia rivelato invece quello dei molti insuccessi.
Oggi, nonostante nel mondo il tasso netto di iscrizione alla scuola elementare stia aumentando più del tasso di crescita
della popolazione, e sia passato dal 78% del 1990 all'82% del 2000, ancora oltre 100 milioni di bambini, di cui 60
milioni sono femmine, non hanno accesso all'istruzione elementare. Sono principalmente i bambini lavoratori, i bambini
affetti da HIV/AIDS, i bambini che vivono in situazioni di guerra, i disabili, i bambini di famiglie povere o di
minoranze etniche, di zone rurali, delle periferie degradate delle città o di aree remote, e sono soprattutto le bambine.
Inoltre, ben un terzo dei bambini che vanno a scuola non completano il primo ciclo scolastico di 5 anni, che rappresenta
il traguardo dell’alfabetizzazione di base.
Le cause di questo ritardo nel raggiungere gli obiettivi fissati un decennio fa sono note: la povertà cronica che affligge
una percentuale altissima della popolazione mondiale, la progressiva riduzione degli investimenti in campo sociale
operata dai paesi in via di sviluppo sotto il peso del debito estero, etc.
Problemi questi che devono chiaramente essere affrontati pena l’impossibilità di accrescere le opportunità per tutti i
bambini e bambine, e soprattutto per i più poveri e svantaggiati, di andare a scuola. Ma è noto al contempo anche il
ruolo cruciale che proprio l’educazione può giocare nella soluzione degli stessi drammatici problemi che affliggono i
paesi in via di sviluppo: il lavoro minorile, l’HIV/AIDS, la povertà e le disparità, la violenza e i conflitti civili, le
discriminazioni di genere.
La Conferenza di Dakar del 2000, verificando i risultati raggiunti dopo Jomtien, ha sottolineato come esista anche un
problema di qualità dell'educazione che viene offerta a livello mondiale e come le misurazioni del successo nel
raggiungere l’obiettivo dell’Educazione per Tutti abbiano registrato tassi di crescita nell’accesso e nel completamento
del ciclo scolastico primario, ma non siano stati affatto intaccati i processi di esclusione dei più svantaggiati.
Non ha senso, infatti, parlare di diritto all’istruzione se non si tiene conto del contesto, se cioè non si prende in
considerazione il paese del mondo in cui si intende promuoverlo e quindi i problemi, gli ostacoli e le esigenze principali
delle diverse aree geografiche del mondo. L’ampia diffusione dell’HIV anche tra i bambini, l’impossibilità di poter fare
a meno del lavoro dei figli da parte delle famiglie povere, ad esempio, rendono necessari una particolare flessibilità ed
adattamenti specifici a volte anche molto complessi per fare in modo che il diritto all’istruzione non sia circoscritto
solamente a pochi privilegiati, a coloro che già vedono tutelati gli altri diritti (come quelli alla sopravvivenza, alla
salute, allo sviluppo, alla protezione).
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E’ per questi motivi che al centro dell’attenzione deve essere collocata la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, come
punto di partenza per evitare di isolare e separare il diritto all’educazione dalla tutela degli altri diritti. Il bambino deve
infatti essere posto in posizione centrale rispetto all’insieme dei diritti fondamentali, che devono obbligatoriamente
essere considerati e salvaguardati contemporaneamente per poter raggiungere miglioramenti effettivi. In altre parole
non è possibile, in un’area a forte presenza di HIV, pun tare a promuovere il diritto all’educazione costruendo scuole e
formando insegnanti, senza migliorare contemporaneamente le condizioni sanitarie e immaginare strutture scolastiche
adatte e che garantiscano anche ai malati di AIDS di frequentare la scuola.
“Cosa bisognerebbe fare? E cosa soprattutto la comunità internazionale si è già impegnata a fare nel prossimo
futuro?”
Il Piano d'Azione della recente Sessione speciale sull’Infanzia, sottoscritto dai 180 paesi partecipanti, ha identificato,
nella necessità di garantire a tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti nel mondo un'educazione di qualità, uno dei 4
obiettivi prioritari sui quali è necessario che si concentri l'attenzione mondiale. Il Piano ha anche definito le strategie, le
azioni e i passi intermedi attraverso i quali realizzare entro il 2015 l’impegno che a tutti i bambini del mondo sia
consentito l’accesso e il completamento del ciclo di educazione primaria; educazione che deve essere gratuita,
obbligatoria e di qualità.
“Educazione per tutti!”
Ciò è quanto chiedono prioritariamente anche gli stessi bambini e adolescenti in Italia e nel mondo per risolvere i
problemi che affliggono tanti loro coetanei e che risulta chiaramente dell’esito della campagna mondiale Yes For
Children e dal documento del Children Forum di New York. Essi chiedono parità di accesso e di opportunità a una
scuola di qualità, gratuita e obbligatoria, oltre a ambienti scolastici in cui i bambini siano contenti di imparare, e dove
venga fornita un’educazione alla vita, che vada al di là delle materie di studio, e includa l’educazione alla
comprensione, ai diritti umani, alla pace, all’accettazione degli altri e ad una cittadinanza attiva.
Ma come afferma il Piano d'Azione della Sessione speciale sull’Infanzia (edè convinzione di tutti!), per far questo c'è
bisogno di una crescita significativa a livello mondiale nell'allocazione delle risorse finanziarie, al fine di raggiungere
un obiettivo, quello della crescita del capitale umano nei paesi in via di sviluppo, che fa parte anche degli obiettivi
prioritari definiti nella Millennium declaration/Development Goals.
Affinché questi nuovi impegni non restino solo sulla carta è inoltre necessario e imprescindibile, afferma ancora il
Piano, coinvolgere tutti quegli attori che a diverso titolo possono dare un contributo: governi, autorità locali, ONG e
associazioni, agenzie multilaterali, imprese, educatori ed insegnanti, genitori, leader religiosi, e gli stessi bambini e
adolescenti.
Il Convegno organizzato da Alisei a fine Ottobre ha coinvolto i rappresentanti del Parlamento italiano, del Ministero
degli Affari Esteri, ma anche delle ONG, delle Associazioni e del mondo della scuola per discutere, alla luce degli
obiettivi indicati dal Piano d'Azione della Sessione Special
e sull’Infanzia, sugli impegni concreti che l'Italia e l'Europa
intendono mettere al centro di un'accresciuta - auspichiamo noi - cooperazione internazionale nel campo
dell'educazione. Per far sì che l’educazione per tutti diventi un traguardo possibile eraggiungibile.
Documento redatto dalle Associazioni organizzatrici
A conclusione del Convegno tenutosi a Roma il 30 ottobre 2002, le associazioni promotrici hanno unanimamente
convenuto di sollecitare con forza Parlamento e Governo affinché l’impegno assunto anche dall’Italia all’Assemblea
Speciale delle Nazioni Unite sull’Infanzia per l’accesso universale all’istruzione di base, riceva l’impulso necessario a
permettere il passaggio dalle dichiarazioni di intenzione ai fatti concreti.
Fallito una prima volta l’obiettivo delle Nazioni Unite in campo educativo, che prevedeva già per l’anno 2000 il
raggiungimento dell’accesso universale all’istruzione di base, gratuita e di qualità ,si è costretti oggi a costatare che
sono oltre 120 milioni i bambini nel mondo (di cui il 60% bambine) che non frequentano affatto la scuola, mentre nei
paesi poveri ben un bambino su tre non completa il ciclo primario d’istruzione .
Ad essere esclusi sono soprattutto i bambini più marginali: quelli delle zone rurali, i bambini di strada, i portatori di
handicap, i bambini in prigione, quelli appartenenti a minoranze etniche e religiose. Peraltro, centrale resta il
problema dell’esclusione dalla scuola delle bambine, problema la cui entità non è ormai più riconducibile a q uello di
una minoranza, ma a quello della maggioranza della popolazione scolastica potenziale esclusa dall’istruzione.
Il peso del debito estero, i Programmi di Aggiustamento Strutturale e la frequente assenza di volontà politica e di
priorità chiare, inducono molti paesi del Sud del mondo a ridurre le spese nel settore pubblico, compromettendo
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fortemente gli interventi nel campo dell’educazione, sebbene sia ormai ampiamente dimostrato che un sistema
educativo che non funziona o che non sia in grado di incrementare seriamente il livello di istruzione, è un ostacolo
maggiore allo stesso sviluppo socio-economico di un paese.
Dinanzi a questa preoccupante situazione e considerando essenziale il punto 5 della Dichiarazione contenuta nel nuovo
Piano di Azione adottato all’Assemblea Speciale delle Nazioni Unite (secondo cui “ ogni ragazzo e ragazza devono
avere accesso e devono poter completare il ciclo dell’istruzione elementare, costituendo essa l’essenziale fondamento
di una istruzione di base complessiva), si richiama la responsabilità di Parlamento e Governo sulla necessità di dare
un contributo concreto alla sfida di Una Scuola per Tutti , entro la nuova data obiettivo del 2015, attraverso una più
mirata politica di cooperazione internazionale.
Per questo le associazioni promotrici chiedono che :
-
il diritto all’educazione delle bambine e dei bambini del Sud del mondo sia considerato non solo un diritto
soggettivo della persona, ma un investimento centrale per la crescita individuale e lo sviluppo delle popolazioni;
l’istruzione di base debba essere vista come un fondamentale agente di cambiamento e per questo essere
realizzata in uno stretto rapporto con il contesto, la comunità, i bisogni locali dei soggetti cui è rivolta;
la politica di intervento in questo settore non venga di conseguenza confinata in una nicchia marginale, ma diventi
una componente trasversale dei programmi e progetti di cooperazione internazionale dell’Italia;
la relazione previsionale e programmatica sull’att ività di cooperazione allo sviluppo per l’anno 2003 contenga un
ordine di priorità che lasci all’istruzione di base il ruolo portante di cui sopra, riorganizzando i criteri di
ripartizione finanziaria e le modalità di intervento;
questa nuova strategia consenta, nell’ambito della politica bilaterale di sviluppo, una ottimizzazione delle risorse
finanziarie tale da permettere comunque una massa critica di investimenti nel settore dell’educazione;
le organizzazioni non governative siano considerate, nel contesto di una politica finalizzata alla diffusione
dell’istruzione di base , strumenti privilegiati in particolare per quelle attività educative che possano fare da
ponte tra la scuola ufficiale e la cosiddetta non formal education;
così come previsto dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, si affronti di pari passo con i problemi educativi
anche quelli relativi ad altri diritti quali la salute, la sopravvivenza, lo sviluppo, la protezione e la partecipazione
di bambini e ragazzi;
a questo fine si decida la costituzione di un Tavolo a più soggetti (istituzioni, governo,
organismi non
governativi, aziende) che discuta approfonditamente di come rendere operativi l’insieme degli obiettivi
suindicati.
Le organizzazioni promotrici hanno altresì deciso di organizzare a livello nazionale una Giornata di sensibilizzazione e
mobilitazione del grande pubblico sull’ obiettivo di una Scuola per Tutti.Le modalità di questa iniziativa saranno
definite di comune accordo in tempi brevi.
Agesci, Alisei, Cies, Manitese, Save the Children Italia, Terre des
hommes Italia, Unicef Italia, Vis.
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