Un nuovo frammento di Aristofane? (Com. adesp. fr. *480 K.-A.)

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Un nuovo frammento di Aristofane? (Com. adesp. fr. *480 K.-A.)
«EIKASMOS» XVI (2005)
Un nuovo frammento di Aristofane?
(Com. adesp. fr. *480 K.-A.)
In questo stesso numero di «Eikasmós», Mario Telò interpreta, mettendone in
luce le implicazioni intertestuali, Philostr. Iun. Imag. 13 (Soph. test. 174 R.2) p. 34,1
Sch.-Reisch, dove, a 8s., si legge h\ pouv ti" kai; ajnafqevgxetai mikro;n u{steron ejpi;
soi; ‘Mousw'n eujkovlwn ajnqrhvnion’ levgwn ktl.1
Da ultimo, Kassel e Austin accolgono dubitanter, a differenza dei più ottimisti
predecessori Meineke, Kock, Edmonds2, l’evidente sequenza giambica
Mousw'n eujkovlwn ajnqrhvnion
tra i frammenti comici adespoti o, secondo la loro formula editoriale, tra i fragmenta
(adespota) apud scriptores servata, per distinguerli da quelli di tradizione papiracea3.
Telò indaga sull’eijkwvn ‘melittomorfica’ – qui topicamente, e pittorescamente,
dedicata a Sofocle (cf. 5 oJra'/" ga;r kai; ta;" melivtta", wJ" uJperpevtontaiv sou ktl.)
– peraltro rifiutando, con nuovi argomenti, il vecchio tentativo di Jacobs di inglobare nella citazione le successive parole di Filostrato, opportunamente accomodate
al fine di ottenere ben tre trimetri giambici – ma già Meineke obiettava che «ea mihi
ludentis sophistae acumine quam veteris comoediae ingenio digniora videntur»4. E
proprio da Meineke converrà ripartire, e dal suo commento anche in questo caso
imprescindibile, poiché nulla di notevole si apprezza in séguito, tranne la cautela
(di principio?) dei due più recenti e aggiornati editori.
Meineke, asteriscando il frammento per indicarne l’appartenenza all’ajrcaiva5,
ricorda che, quanto a Frinico e Sofocle, «utrosque apis nomine celebratos esse constat»
1
Cf. pp. 265-276, dove la testimonianza e l’argomentazione ecfrastica sono riportate da
Telò più estesamente a implicare Eupoli e Platone (sulla diffusa assimilazione di Sofocle alla
mevlissa, cf. n. 5). La nostra indagine punta invece, e unicamente, a evidenziare la pregnanza,
almeno qui, dell’aggettivo eu[kolo". Per l’intero testo dell’immagine filostratea e per l’ipotetica
attribuzione della tabula a Polignoto, cf. Radt 1977, 90.
2
Cf. Meineke 1841, 655, fr. 209; Kock 1888, 402, fr. 22; Edmonds 1957, 959, fr. 22.
3
Cf. Kassel-Austin 1995, 143, fr. *480.
4
Così Meineke 1841, 655 (ricordato dallo stesso Telò).
5
Questo il valore assegnato al semplice asterisco ed esplicitato in nota da Meineke 1841,
599: mentre i due asterischi «mediam vel novam comoediam indicant; quibus nihil additum est,
eorum incerta aetas est». A un autore dell’ajrcaiva pensano anche i citati (vd. supra n. 2) Kock
e Edmonds.
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(nel nostro caso è comunque Sofocle il prescelto dal testimone Filostrato); rinvia
quindi alla propria Historia critica (p. 157), dov’è citato Ar. Av. 748-751 e[nqen
wJsperei; mevlitta / Fruvnico" ajmbrosivwn melevwn ajpebovsketo karpo;n ajeiv / fevrwn
glukei'an wj/davn (cui potremmo aggiungere il sesquipedale ajrcaiomelisidwnofrunichvrata di Vesp. 220), nonché il fr. inc. fab. 2 (ora 598 K.-A.) dello stesso Aristofane
Sofoklevou" tou' mevliti kecrismevnou / ... to; stovma, mentre, ancor più chiaramente,
lo schol. Ar. Vesp. 460 divulga che oJ Sofoklh'" ga;r hJduv", dio; kai; mevlitta ejkalei'to,
e l’interessato schol. Soph. OC 17 annota che ejkravthse (scil. oJ Sofoklh'") megavlw"
th'/ fravsei, w{ste mevlissan aujto;n ejkavlesan oiJ kwmikoiv. «Con rovesciamento della
metafora» Frinico aveva insomma proposto, secondo l’Aristofane degli Uccelli (vd.
supra), «l’arte stessa […] come pastura ad altri poeti, cioè ad altre api che sapranno
stillarne miele»6. Chi più e meglio di Sofocle, mevlitta per eccellenza?
Meineke, come s’è visto, non manca di citare almeno le parole di lode a Sofocle
contenute nel fr. inc. fab. 598 K.-A. di Aristofane,
oJ d` au\ Sofoklevou" tou' mevliti kecrimevnou
w{sper kadivskou perievleice to; stovma,
tramandato da Dio Chr. Or. 35,17 Arn. (Soph. test. 123 R. 2), dove alla riconosciuta
grandezza di Euripide si affianca decisamente quella sofoclea, decantata da Aristofane
per interposta vittima comica: «immo ridetur vir quilibet qui in theatro Sophocleae
musae dulcedines acerrimo studio haurire soleat», ipotizza, ad esempio, H. Fränkel7.
È comunque normale, pur a prescindere dalle Rane (vd. infra), che Aristofane sia
un tradizionale fan di Sofocle, mentre le non meno tradizionali «Sophocleae musae
dulcedines» ci riportano (credo felicemente) al punto di partenza.
Ritornando al nostro – detto di Sofocle – Mousw'n eujkovlwn ajnqrhvnion, vorrei
spezzare una lancia in favore della sua non banale entità e identità autoriale, nella
fattispecie comica.
Gli studiosi si sono soprattutto interessati a ajnqrhvnion, termine non a caso
glossematico, sia che indichi il vespaio, sia invece il favo o l’alveare delle api, cf.
innanzitutto Ar. Vesp. 1080 ejxelei'n hJmw'n menoinw'n pro;" bivan tajnqrhvnia, «bramando
[sogg. il barbaro incendiario] di distruggere i nostri vespai» (trad. Mastromarco),
dove lo scolio spiega: nu'n ta; tw'n sfhkw'n khriva ... ajnqrhvna" de; oiJ me;n ta;"
6
Così Zanetto 1997, 243. Per una ricca documentazione sulla topica dolcezza di Sofocle,
cf. Telò, o.c. 265 n. 4.
7
Cf. Kassel-Austin 1984, 319, al cui commento qui si rinvia per le varie altre ipotesi (di
Dindorf, Kaibel, Bergk, etc.). Quanto al fr. 679 khro;" d` ejpekaqevzeto, che Vit. Soph. 22 (test.
1,93 R.2) attribuisce ad Aristofane, gli stessi Kassel e Austin annotano (p. 349) le perplessità di
Dindorf: «non sunt Aristophanis, sed parodia nescio ab quo facta notissimi versus Eupolidis [fr.
94,5 K.] peiqwv ti" ejpekavqizen ejpi; toi'" ceivlesin». C’è da ricordare che Meineke 1840, 1176
osservava laconicamente che il frammento in questione «Eupolidis est, qui de Pericle id dixit in
Dhvmoi" Fr. VI», ora fr. 102 K.-A., sui cui vv. 5-7 si sofferma appunto Telò.
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melivssa", oiJ de; e{teron zw'/on khropoio;n paraplhvsion sfhkiv. A conferma della
glossematicità di ajnqrhvnion e della sua famiglia semantica, cf. almeno Hesych. a
5156 e 5157 L.
aj n q r hv n h: ei\do" melivssh". `Aristofavnh" (Nub. 947) par` w|/ kai; ajnqrhvnia
ta; melissei'a (Vesp. 1080).
aj n q r hv n i o n: to; tw'n melissw'n plavsma8.
Insomma, come già attestano gli interpretamenta esichiani, concedendo al termine
ajnqrhvnion tutto l’interesse zoologico e lessicografico che gli compete, i loci letterari di riferimento – a dispetto della ‘dolce’ citazione filostratea – risultano specialmente i pungenti versi delle Vespe (1080, cf. 1107), ma anche delle Nuvole
(947), dove il Discorso Ingiusto minaccia di infilzare con paroline e concetti nuovi
l’avversario, punzecchiato così in faccia e negli occhi w{sper uJp` ajnqrhnw'n9.
Appunto a proposito di Aristofane, sorprende che gli stessi studiosi non abbiano dedicato almeno pari attenzione all’epiteto delle Muse sofoclee, invocate in
quanto eu[koloi da Filostrato e già dall’ignoto comico dell’ajrcaiva, come volevano
gli editori prima dei prudentissimi Kassel e Austin. Non è stato notato, infatti, che
l’aggettivo eu[kolo" compare per la prima volta in poesia proprio con Aristofane10,
e proprio in esclusivo riferimento a Sofocle, cf. Ran. 82
oJ d` eu[kolo" me;n ejnqavd` eu[kolo" d` ejkei',
cioè aJploi>ko;" kai; ejleuqevrio": toiou'to" de; oJ Sofoklh'" (schol. ad l.), lui «era
tranquillo in questo mondo, e tranquillo resta anche là» (trad. Del Corno). E, grazie
al «rapporto di interrelazione fra la dimensione poetica e quella etico-politica»,
certamente «di grande rilevanza nel giudizio dei due tragici [scil. Eschilo ed Euripide]»,
Aristofane – dopo aver connotato il tragedo così «good-natured» (LSJ9 718), anche
laggiù nell’Ade, da rinunciare sùbito al trono in favore di Eschilo (cf. vv. 787-789)
8
Non 5155 e 5156, come scrivono in calce Kassel e Austin 1995, 143, ai quali è comunque
indispensabile rinviare per le ulteriori testimonianze a proposito di ajnqrhvnion. Quanto alla prima
glossa esichiana, Latte 1953, 178 rinvia opportunamente, oltre a Vesp. 1080 (da noi già citate
assieme allo schol. ad l.), a Nub. 947, per cui vd. infra. Fairbanks 1931, 353 n. 3 si esprimeva,
sia pur dubitanter, in favore dell’attribuzione del nostro frammento a un autore dell’ajrcaiva
oppure allo stesso Aristofane: forse proprio in base all’uso aristofaneo di ajnqrhvnion et sim.,
chiosato in àmbito non solo scoliastico ma anche, e ripetutamente, lessicografico.
9
Che qui si tratti di aggressivi calabroni (così, e.g., intende Mastromarco 1983, 403) suggerisce in sostanza lo stesso schol. ad l.: oiJ poihtai; ta;" melivssa" ou{tw sunecw'" levgousi: oJ de;
`Aristotevlh" (HA 628b 32) suggenh' th'/ melivssh/ th;n ajnqrhvnhn fhsiv (koinovteron de; ejpi; tw'n
melissw'n ta;" ajnqrhvna" levgousi. e[sti de; ei\do" melivssh" o{moion sfhxiv).
10
Appartiene al commento e non al testo l’e]u[kolon di Ibyc. PMGF S220,10, trasmesso
(come i seguenti S221-S227) da P. Oxy. 2637, cf. Davies 1991, 264, nonché il commento di
Cavallini 1997, 123s.
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– estende, a chi dovrebbe comportarsi come tale verso i cittadini (v. 359), l’epiteto
eu[kolo" che «qualifica Sofocle, al v. 82, come incapace per indole di fomentare
sedizioni nell’uno e nell’altro mondo»11.
L’aggettivo avrà una grande fortuna soprattutto prosastica, in senso etico e
comportamentale, ad esempio già con Platone (Resp. 330a eu[kolo" eJautw'/, vale a
dire chi è in pace con se stesso) e Aristotele (Rhet. 1381a 31 eu[koloi, kai; mh;
ejlegktikoi; tw'n aJmartanomevnwn, kai; mh; filovneikoi ktl., tutto il contrario di chi
è pronto a censurare, ad attaccar briga, etc.)12.
L’individuo eu[kolo", l’esatto opposto del duvskolo", è dotato di buon carattere, dunque affabile e dolce. Le metonimiche Mou'sai di un poihth;" eu[kolo" –
definibile «Musarum placidarum favus» (trad. Bothe) – sono di per sé glukei'ai,
glukeraiv, hJduevpeiai, hJdumelei'", meilivciai13, ma si fregiano, nel caso di Sofocle
hJdu;" kai; mevlitta kalouvmeno", di un particolare epiteto – in sostanza sinonimico –
che il poeta comico aveva riservato al poeta tragico nelle Rane, un dra'ma capace
di (far) riflettere sul teatro quale specie letteraria non meno che performativa.
A ben vedere, anche per il Sofocle delle Rane vale la teorizzazione di Agatone,
già collaudata nelle Tesmoforiazuse, a proposito del kalo;" Fruvnico" (partner
ideale di Sofocle nell’estetica aristofanea) destinato a comporre kala; dravmata,
poiché o{moia ga;r poiei'n ajnavgkh th'/ fuvsei (vv. 164-167)14: concetto che anche il
11
Così commenta Del Corno 1985, 176 (cf. 160); si veda anche l’esatta annotazione di
Dover 1993, 82: «The word [scil. eu[kolo", qui, come al v. 359, con il senso di relaxed, easygoing] occurs in no other play of Aristophanes». Tale unicità è significativa proprio ai nostri fini,
ma la questione delle occorrenze di eu[kolo" è tanto più complessa quanto più confortante,
sempre ai nostri fini (cf. supra n. 10 e infra n. 12). Sul carattere di Sofocle, elogiato da Ione di
Chio, e non solo, cf. ancora Dover, l.c.
12
Tra i valori semantici – e sinonimici – di eu[kolo", reperibili in ogni dizionario, vorremmo ricordare in àmbito poetico (insignificante per noi l’eujkovlw" di Anaxandr. fr. 54 K.-A.)
almeno l’epigrammista Leonida (AP V 206,2) tai; Mousevwn eu[koloi ejrgavtide". Si tratta di
Mhlw; kai; Satuvrh, due strumentiste musicali, ma non elucubrerei troppo su eventuali e ‘variate’
reminiscenze del nostro testo giunto in forma di frammento (testo pur autorevole come alla fine
proveremo a suggerire): comunque l’eu[kolo" ejrgasiva (cf. AP XII 203,2), qui la nozione emergente, di per sé non è connotata ‘esteticamente’. Per la connessione paretimologica con kovlo"
«enseigné par les Anciens» di eu[kolo" e eujkoliva, «ces mots s’appliquent au régime, à la
digestion», per la verità in età tarda (cf. Plut., etc.), cf. Chantraine, DELG 385. Non riesco a
intravvedere – con Mauduit 2001, 30s. – alcun ossimorico e dunque parodico accostamento, ai
danni di Sofocle, tra Mousw'n eujkovlwn e ajnqrhvnion. Pur nella solitamente confusa terminologia
zoologica, una è l’ajnqrhvnh, mentre l’ajnqrhvnion è riferito dai lessicografi anche alle mevlissai
(vd. supra). Più sfumata la posizione di Conti Bizzarro 2001, 324-327, cui si deve una accurata
disamina delle testimonianze.
13
Cf. Bruchmann 1893, 174-178 (s.v. Mou'sa, Mou'sai).
14
I tragici Frinico e Sofocle, dolci ‘per natura’, non hanno bisogno di alcun surrogato
‘mimetico’: sulla teorizzazione in merito (non solo) di Agatone – tra sorriso aristofanesco e
serietà intrinseca al dibattuto problema – cf. Mureddu 1982/1983. La stessa teoria era stata
abbozzata da Diceopoli (Ach. 410-413) a proposito di Euripide.
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Parente di Euripide è in grado d’intendere confermando come oJ Filoklevh" aijscro;"
w]n aijscrw'" poiei' ed applicando la facile equazione anche al kako;" Xenoklevh" e
allo yucro;" Qevogni" (vv. 168-170).
Per concludere, non soltanto credo sia consigliabile privare dell’asterisco il fr.
*480 K.-A. e restituirlo, con sicurezza, alla serie dei frammenti comici adespoti già
individuata e raccolta da Meineke, ma, se dovessimo identificarne il possibile autore, non potremmo che pensare ad Aristofane, oppure, in seconda istanza, a un suo
collega intenzionato a condividerne, oltre all’ammirazione per Sofocle, il lessico
alquanto particolare e di ‘plateale’ pertinenza sofoclea.
Roma
MARIA GRAZIA BONANNO
Abbreviazioni bibliografiche
Bruchmann 1893 = C.F.H. B., Epitheta Deorum quae apud Poetas Graecos leguntur, Lipsiae
1893 (= W.H. Roscher, ALGRM VII suppl. 1-4).
Cavallini 1997 = E. C., Ibico. Nel giardino delle vergini, Lecce 1997.
Conti Bizzarro 2001 = F. C. B., Due testimonianze su Sofocle nella commedia attica, «RAAN»
LXX (2001) 319-327.
Davies 1991 = M. D., Poetarum Melicorum Graecorum Fragmenta, I, Oxonii 1991.
Del Corno 1985 = D. D.C., Aristofane. Le Rane, Milano 1985.
Dover 1993 = K. D., Aristophanes. Frogs, Oxford 1993.
Edmonds 1957 = J.M. E., The Fragments of Attic Comedy, I, Leiden 1957.
Fairbanks 1931 = A. F., Philostratus. Imagines. Callistratus. Descriptiones, Cambridge,
Mass.-London 1931.
Kassel-Austin = R. K.-C. A., Poetae Comici Graeci, III/2, VIII, Berolini-Novi Eboraci
1984, 1995.
Kock 1888 = T. K., Comicorum Atticorum Fragmenta, III, Lipsiae 1888.
Latte 1953 = K. L., Hesychii Alexandrini Lexicon, I, Hauniae 1953.
Mastromarco 1983 = G. M., Commedie di Aristofane, I, Torino 1983.
Mauduit 2001 = C. M., Sophocle, l’abeille et le miel, in Lectures antiques de la tragédie
grecque, éd. par A. Billault et C. M., Paris 2001, 27-41.
Meineke = A. M., Fragmenta Comicorum Graecorum, I, II, IV, Berolini 1839, 1840, 1841.
Mureddu 1982/1983 = P. M., Il poeta drammatico da didaskalos a mimetés: su alcuni
aspetti della critica letteraria in Aristofane, «AION(filol)» IV/V (1982/1983) 75-98.
Radt 1977 = S. R., Tragicorum Graecorum Fragmenta, IV, Göttingen 1977.
Zanetto 1997 = G. Z., Aristofane. Uccelli, a c. di G. Z., introd. e trad. di D. Del Corno,
Milano 1997 4.