Caratteri botanici e utilizzazioni
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Caratteri botanici e utilizzazioni
Star Bene Healthy living di Mirella Giuberti Nutrizionista professoressa presso l’Istituto Alberghiero di Stato “Orio Vergani” di Ferrara Nutritionist Teacher by State Hotel Institute “Orio Vergani” in Ferrara Caratteri botanici e utilizzazioni I caratteri botanici La vaniglia (o vainiglia) è una liana appartenente alla famiglia Orchidaceae che si fissa al suolo con l’aiuto di radici avventizie; i fusti sono cilindrici e flessuosi; i fiori sono disposti a racemo in numero di circa 15 per ogni infiorescenza; i granuli di polline dei fiori, sessili ed ermafroditi, raggiungono la maturazione più velocemente degli ovuli, che a loro volta maturano soltanto sotto lo stimolo del polline. L’insieme dei frutti derivanti dalla fecondazione di un’infiorescenza prende il nome di balai. Il frutto è una capsula trigonale deiscente, comunemente chiamata baccello, che arriva alle dimensioni definitive un mese e mezzo dopo la fecondazione, mentre per giungere a maturazione impiega circa otto mesi. Un baccello maturo è lungo 12-15 cm ed è di forma cilindrica. All’interno del frutto i semi sono diverse migliaia, di colore variabile dal giallastro al bruno al nerastro. Il baccello, alla raccolta, è inodore: rivelerà il suo aroma caratteristico solo dopo la fermentazione, in seguito all’azione enzimatica su alcuni glucosidi, il più importante dei quali, la glucovanillina, darà origine al principale componente aromatico del prodotto, la vanillina. Con lo stesso procedimento vengono elaborati l’aldeide benzoica, l’acido benzoico e l’acido vanillico, a cui è dovuta tutta la pienezza dell’aroma della vaniglia. Tra le numerose specie (ne sono state catalogate oltre un centinaio, molte delle quali coltivate a scopo ornamentale), solo alcune sono produttrici di vanillina naturale, quali Vanilla planifolia Andrews (o Vanilla fragrans), Vanilla Pompona, Vanilla tahitensis. La coltivazione La vaniglia vive in clima tropicale caldo-umido, in zone protette dai venti e con buona piovosità, ad altitudini comprese tra il livello del mare e gli 800 metri circa, dove il terreno è ricco di humus e vi sono alberi ad alto fusto che fungono da sostegno. La pianta fiorisce una volta all’anno e, se ben coltivata, produce circa 200 grappoli di 15-20 fiori ciascuno; in ogni grappolo, però, i fiori che giungono alla fruttificazione sono solo 3-8. La pianta diviene produttiva dopo circa 3 anni; il massimo della produttività viene raggiunto al settimo-ottavo anno, mentre la convenienza economica a coltivare la pianta cessa dopo 10-12 anni. A partire dal quarto anno, si esegue l’impollinazione artificiale, che consiste nel prelevare il polline stringendo il fiore tra le dita e nel deporlo, con l’aiuto di uno strumento appuntito, sullo stimma recettivo. La fecondazione naturale viene effettuata da colibrì o imenotteri aculeati (come le melipone), che possono perforare la membrana che divide il polline dal pistillo. La lavorazione del baccello Baccelli di vaniglia, sulla pianta, essicati singoli ed essicati e divisi in pacchetti Vanilla pots, on the plant, single dryed and divided in packages. 6 I metodi di preparazione sono molto diversi a seconda delle zone, ma tutti caratterizzati dai seguenti passaggi: • arresto della vita vegetativa del baccello, per permettere lo svolgersi delle reazioni enzimatiche; in genere i baccelli vengono immersi per alcuni minuti in acqua calda (65°C), per provocare l’esplosione delle pareti interne delle cellule; si può ricorrere anche ad altre metodiche, che si avvalgono del freddo, dei raggi infrarossi, dell’alcool; • elevazione della temperatura per favorire le reazioni enzimatiche e provocare una prima essiccazione, abbastanza rapida da impedire fermentazioni nocive; • essiccazione più lenta, per ottenere i diversi aromi (qualche volta preceduta da una copertura dei frutti con olio di cacao, per evitarne la screpolatura superficiale); • affinamento del prodotto per la presentazione commerciale ed una buona conservazione. Sotto il profilo merceologico, i baccelli (lunghi 14-15 cm) vengono ritenuti di ottima qualità quando non presentano cicatrici, non sono spezzati e si attorcigliano facilmente attorno ad un dito senza danneggiarsi: forniscono in tal caso la vanille ménagère (vaniglia casalinga). Il prodotto migliore per intensità e delicatezza è tuttavia la vanille givrée (vaniglia brinata), caratterizzata da leggere efflorescenze superficiali date dalla vanillina cristallizzata. Le produzioni meno pregiate sono destinate al mercato alimentare industriale, alla preparazione di estratti (ottenuti macerando i baccelli nell’alcool) o di polveri (ricavate dalla frantumazione dei frutti). Il mercato malgascio utilizza una classificazione commerciale basata sul grado di umidità, il contenuto di vanillina e lo stato di integrità dei baccelli: (tab 1) Botanical characteristics and uses Botanical characteristics Vanilla is a vine belonging to the Orchidaceae family, anchored to the ground by adventitious roots. The stems are cylindrical and supple and the flowers are arranged in racemes with about 15 flowers in each inflorescence. The pollen granules in the sessile hermaphrodite flowers mature before the ovules, which ripen later as a result of stimulation by the pollen. The group of fruits deriving from fertilisation of an inflorescence is known as a balai. The fruit is a trigonal rhombohedral dehiscent capsule, commonly known as pod, reaching full size a month and a half after fertilisation and fully ripening after about eight months. The mature pod is 12-15 cm long and cylindrical. It contains several thousand seeds, varying in colour from yellowish to brown or blackish. When picked, the pod is odourless. The characteristic scent develops only after fermentation as a result of enzyme action on certain glucosides, the most important of which, glucovanillin, is responsible for the product’s principal aromatic component, vanillin. The same procedure also produces the benzoic aldehyde, benzoic acid and vanillic acid which gives the vanilla its full aroma. Among the numerous species (more than 100 are listed, many cultivated for ornamental purposes), only a few produce natural vanillin including Vanilla planifolia Andrews (or Vanilla fragrans), Vanilla Pompona and Vanilla tahitensis. Cultivation Vanilla lives in a hot humid tropical climate, in areas protected from the wind with high rainfall at an altitude of between sea level and about 800 m, where the soil is rich in humus and there are mature trees to act as a support. The plant flowers once a year and, if well cultivated, produces about 200 bunches of 15-20 flowers each. However, only 3-8 flowers in each group develop fruit. The plant becomes productive after about three years and reaches peak productivity in the 7th-8th year. It becomes uneconomical to cultivate after 10-12 years. Artificial pollination is performed from the fourth year. This involves collecting the pollen by pinching the flower between the fingers, then depositing the pollen on the receptor stigma with the help of a pointed instrument. The flowers may also be fertilised naturally by hummingbirds or aculeate Hymenoptera (such as the Meliponidae stingless bees) able to perforate the membrane dividing the pollen from the pistil. Processing the pod There are different ways of preparing the vanilla depending on the area, but all have the following phases in common: • killing of the vegetative tissue of the pod to enable the enzyme reactions to take place. The pod is usually immersed for a few minutes in hot water (65°C), causing the inner walls of the cells to explode. Other methods can, however, be used including cold, infrared rays or alcohol; • raising of the temperature to stimulate the enzyme reactions and start drying the pod rapidly to prevent Tabella 1 Prima e terza nera (vaniglia di bocca o gourmet) First and third black (eating or gourmet vanilla) Terza e quarta rossa (per estrazione) First and third red (for extraction) Corta (per estrazione) Short (for extraction) Ritagli (per estrazione) Pieces (for extraction) vaniglia non spaccata (14-20 cm) umidità > 25% vanillina = 2% vaniglia rossa, spaccata e non (14-20 cm) umidità < 25% vanillina minimo 1.8% vaniglia rossa, spaccata e non (11-14 cm) umidità < 25% vanillina 1.4-1.5 % vaniglia tagliata (2-3 cm) umidità < 20% vanillina minimo 1% Sotto il profilo organolettico, la vaniglia può presentare note più o meno delicate, speziate, fruttate, di anice. La Bourbon (proveniente da Réunion, Madagascar ed Isole Comore) produce lunghi baccelli contenenti anche oltre il 2% di vanillina ed il suo aroma si abbina perfettamente, secondo gli esperti, a cannella, anice, chiodi di garofano, zenzero e cardamomo. La Tahiti, caratterizzata da un baccello di colore marrone scuro, molto spesso e carnoso, ha profumo delicato, caldo, zuccherato e speziato, con una nota fruttata alla prugna. La Tahitensis (proveniente da Papua Nuova Guinea) presenta profumo caldo, speziato, con una nota di anice. La storia La vaniglia è originaria dell’America Tropicale, dove, ancor prima della scoperta del continente, veniva utilizzata per il potere aromatico dei baccelli. Dopo la conquista del Regno Azteco da parte di Cortez, la vaniglia fu conosciuta in Europa ed utilizzata come aromatizzante soprattutto nella manifattura del cioccolato. Per più di tre secoli il Messico conservò il monopolio della coltura, perché i tentativi di acclimatare la pianta in Estremo Oriente non ebbero successo, in quanto la pianta non fruttificava. Dopo la scoperta, nel 1841, da parte di Edmond Albius, di un metodo semplice di impollinazione artificiale dei fiori, la coltura si sviluppò nelle isole dell’Oceano Indiano e Pacifico, alle quali è tuttora limitata la diffusione. Il Madagascar fornisce la maggior parte del prodotto mondiale; gli altri paesi produttori sono Brasile, Zanzibar, Giamaica, Seychelles, Réunion, Giava, Tahiti, Papua Nuova Guinea, Polinesia, Sudan, Uganda, Messico, Isole Tonga, Cina. Nel corso degli ultimi anni l’India ha messo a dimora un elevatissimo numero di piantagioni negli stati del Tamil Nadu e del Kerala (caratterizzati da un ambiente pedoclimatico ottimale), che probabilmente permetteranno, in pochi anni, di aumentare notevolmente la disponibilità del prodotto. La produzione mondiale annuale, circa 2000 tonnellate di bacche essiccate, non ha finora avuto variazioni significative; la costante crescita di domanda ha quindi determinato nel tempo una forte lievitazione del prezzo di mercato, che ha raggiunto valori proibitivi ed ha indirizzato molti potenziali utilizzatori verso la vanillina natural-identica e di sintesi. La composizione La vaniglia contiene zuccheri riducenti, sostanze grasse, azotate e tanniche, alcuni acidi organici (ossalico, tartarico e citrico) e molto manganese; ma la sua importanza con attiene al ruolo nutrizionale di tali ingredienti, bensì alla presenza di numerose sostanze aromatiche, tra cui principalmente la vanillina, numerose altre aldeidi, molti acidi (vanillico, vanillinico, piperonilico), alcoli, terpeni. Distillando i baccelli in corrente di vapore, la maggior parte di questi composti originerà complessi di sostanze comunemente indicate come oli essenziali. (tab 2) Tabella 2 - Composizione della vaniglia (per 100 g di prodotto) Composition of vanilla (per 100 g of product) Sostanze estrattive Acqua Proteine Lipidi Glucidi non azotate Cellulosa Water Proteins Lipids Carbohydrates Non-nitrogenous extracted Cellulose (g) (g) (g) (g) substances (g) (g) 28.0 3.3 5.7 8.1 31.7 17.4 Energia Energy (kcal) 225 Fonte/Source: Merlini, S., Enciclopedia degli alimenti, Calderini, Bologna (1993) L’utilizzazione Nei secoli passati la vaniglia è stata di volta in volta considerata medicinale stimolante, antidoto, afrodisiaco; attualmente viene utilizzata per aromatizzare cibi (gelati, prodotti da forno, creme, ecc.) e bevande, nella manifattura del cioccolato, di cui rafforza ed arricchisce il gusto, nella trasformazione della carne. Trova inoltre impiego nell’industria farmaceutica e cosmetica e per aromatizzare il tabacco. Particolarmente impiegati sono gli estratti liquidi, ovvero soluzioni in alcool etilico dei principi aromatici estraibili dalla vaniglia. unbroken vanilla (14-20 cm) moisture content › 25% vanillin content = 2% unbroken or broken red vanilla (14-20 cm) moisture content › 25% minimum vanillin content 1.8% unbroken or broken red vanilla (11-14 cm) moisture content › 25% vanillin content = 1.4-1.5 cut vanilla (2-3 cm) moisture content › 20% minimum vanillin content 1% harmful fermentation; • slow drying, to obtain the various aromas (sometimes the fruit is covered first with cocoa oil to avoid surface cracking); • refinement of the product for sale and good storage. In commercial terms, the pods (14-15 cm long) are considered of excellent quality when they are free of scars, unbroken and can easily be wrapped around a finger without damage. These are sold as vanille ménagère. The best product for intensity and delicacy is, however, vanille givrée characterised by a light surface efflorescence produced by the crystallised vanillin. Poorer quality products are sold on the industrial food processing market to prepare extracts (obtained by steeping the pods in alcohol) or powders (obtained by crushing the fruit). The Madagascar market uses a classification system based on moisture content, vanillin content and the condition of the pods: (Tab 1) From an organoleptic point of view, vanilla may have more or less delicate, spicy, fruity or aniseed notes. Bourbon vanilla (coming from Réunion, Madagascar and the Comoros islands) has long pods which contain more than 2% vanillin. According to experts, the aroma combines perfectly with cinnamon, aniseed, cloves, ginger and cardamom. Tahiti vanilla has a dark brown, very thick and fleshy pod and a delicate, warm, sugary and spicy aroma with a fruity plum-like note. Tahitensis vanilla (coming from Papua New Guinea) has a warm spicy aroma with a note of aniseed. History Vanilla is a native of tropical America where it was used for the intense aroma of the pods, even before the continent was discovered. After Cortez’s conquest of the Aztec kingdom, vanilla became known in Europe where it was used as a flavouring, particularly to make chocolate. For more than three centuries, Mexico had the monopoly of cultivation. Attempts to acclimatise the plant in the Far East were not successful as the plant did not produce fruit. In 1841, after Edmond Albius discovered a simple method to artificially pollinate the flowers, cultivation spread to the Indian Ocean and Pacific islands where it is still limited today. Madagascar is the world’s largest supplier. Other producer countries include Brazil, Zanzibar, Jamaica, the Seychelles, Réunion, Java, Tahiti, Papua New Guinea, Polynesia, Sudan, Uganda, Mexico, Tonga and China. During recent years, India has planted a large number of plantations in the states of Tamil Nadu and Kerala (with optimum soil and climate) and these should considerably increase availability of the product in a few years time. Until now, annual world production (about 2000 tons of dried pods) has not varied significantly. The constant increase in demand has therefore led to a considerable rise in market price which has now reached prohibitive levels, leading many potential users to look towards synthetic natural-identical vanillin. Composition Vanilla contains reducing sugars, fatty, nitrogenous and tannic substances, a number of organic acids (oxalic, tartaric and citric) and a considerable quantity of manganese. However, its importance does not lie in the nutritional role of these ingredients, but rather in the presence of numerous aromatic substances, principally vanillin and numerous other aldehydes, a number of acids (vanillic, vanillinic, piperonylic), alcohols and terpenes. When the pods are distilled in a flow of steam, the majority of these substances produce compounds of substances commonly known as essential oils. (tab 2) Un’immagine raffigurante momenti di vita quotidiana della civiltà Atzeca. Fiore di vaniglia. The alla vaniglia. A picure representing moment of daily life of aztec civilization. Vanilla flower. Vanilla Tea. 7 In commercio sono disponibili: • stecche di vaniglia (i baccelli) • zucchero vanigliato (zucchero a velo lasciato a lungo a contatto con stecche di vaniglia, di cui assume il profumo) • l’essenza liquida della vaniglia • la vanillina isolata e raffinata, che si presenta in forma di microscopici aghi non solubili in acqua. La componente aromatica Il principale componente aromatico derivante dalla vaniglia è la vanillina, o vainiglina, o aldeide vainiglica (4-idrossi-3-metossi-benzaldeide). Questa sostanza, presente anche in altre piante (quali l’Assa fetida e l’Avena sativa) ed in varie resine e balsami, è un derivato metilico di origine benzoica. Essa concorre, insieme ad oltre duecento diversi componenti, a definire le complesse note aromatiche della vaniglia naturale. Alcuni di tali componenti possono derivare anche da altre matrici, come il legno invecchiato a contatto con alcoli: la lignina, intaccata dagli acidi organici del vino o del distillato, origina dapprima aldeidi fenoliche, successivamente acidi fenolici, ed infine acidi sinapico, siringico, ferulico e vanillico. Questo spiega perché alcuni vini e distillati, posti ad invecchiare in fusti di legno, possano acquisire sentori vanigliati. É d’altra parte nota da tempo la possibilità di produrre l’aroma vanillina dalla resina dell’abete rosso, dall’eugenolo (olio essenziale dei chiodi di garofano), dalla lignina del legname e dagli scarti solforici dell’industria della carta. Esiste inoltre l’aroma di sintesi etilvanillina (4-idrossi-3-etossi-benzaldeide), con caratteristiche aromatiche molto più intense della vanillina, il cui uso è consentito in caramelle e confetti (0.02%), lievito artificiale (0.02% sul prodotto finito), cioccolato, marmellata di castagne, marmellata di cotogne e canditi (0.01%), liquori e vini aromatizzati (0.005%), biscotteria e budini (0.02%), zucchero a velo (0.09%) e gelati (0.005%). Use At various times during past centuries, vanilla has been considered a medicinal stimulant, an antidote and an aphrodisiac. Today it is used to flavour foods (ice cream, baked products, creams, etc.) and drinks, in the production of chocolate whose flavour it reinforces and enhances and in meat processing. It is also used in the pharmaceutical and cosmetics industries and to aromatise tobacco. The most common are liquid extracts, solutions of the principal aromatic compounds extracted from the vanilla in ethyl alcohol. It is available on the market as: • vanilla pods • vanilla sugar (icing sugar left in contact with vanilla pods for a long time until it has absorbed the aroma) • liquid vanilla essence • isolated refined vanillin, present in the form of microscopic needles insoluble in water. The aromatic components The main aromatic component of vanilla is vanillin or vanillin aldehyde (4-hydroxy-3-methoxybenzaldehyde). This substance, also present in other plants (such as Assa fetida and Avena sativa) and various resins and balsams, is a methyl derivative of benzoic origin. Together with more than 200 different components, it helps define the complex aromatic notes of natural vanilla. A number of these components may also be derived from other sources, such as aged wood in contact with alcohol. The lignin, attacked by the organic acids in the wine or distillate, produces first phenol aldehydes, then phenol acids and finally sinapic, syringic, ferulic and vanillic acids. This explains why certain wines and distillates aged in wooden barrels acquire a hint of vanilla. Vanillin can also be produced from Norway spruce resin, eugenol (essential oil of cloves), timber lignin and sulphuric waste from the paper industry. There is also a synthetic flavouring, ethyl vanillin (4hydroxy-3-ethoxybenzaldehyde) with a much more intense aroma than vanilla. Its use is permitted in sweets and comfits (0.02%), synthetic yeast (0.02% of the finished product), chocolate, chestnut jam, quince jam and candied fruit (0.01%), flavoured liqueurs and wines (0.005%), biscuits and puddings (0.02%), icing sugar (0.09%) and ice-cream (0.005%). Italian legislation provides for the following definitions on labels: • Flavourings all synthetic (not existing in nature) chemical aromatic substances and natural-identical aromatic substances (isolated by means of chemical procedures or obtained synthetically, chemically identical to a substance present in nature); • Natural flavourings aromatic substances obtained from products present in nature (plants and animals) by physical, enzyme or microbiological extraction; but there is no obligation to specify the individual components. The sensory profile of foods - taste and smell Abete rosso, chiodi di garofano, baccelli di vaniglia nello zucchero e in preparati per infusi. Red fir, clove nails, Vanilla pots into sugar and in preparated for infusion. Val qui la pena ricordare che la normativa italiana consente di desi• gnare in etichetta come: • Aromi tutte le sostanze chimiche a carattere aromatico di sintesi (non esistenti in natura) e le sostanze aromatiche natural-identiche (isolate con procedimenti chimici od ottenute per sintesi, chimicamente identiche ad una sostanza presente in natura); • Aromi naturali le sostanze aromatiche ottenute da prodotti presenti in natura (vegetali ed animali) mediante processi estrattivi fisici, enzimatici o microbiologici; ma non viene fatto obbligo di specificare quali siano i singoli componenti. Il profilo sensoriale dei prodotti alimentari: il gusto e l’olfatto Avendo preso in esame la vaniglia, cogliamo l’occasione per illustrare alcune delle modalità con le quali riusciamo a definire il profilo sensoriale degli alimenti e delle bevande, poiché nel corso degli ultimi decenni numerosi studi hanno consentito di meglio definire come si generano le sollecitazioni gustative ed olfattive. • La lingua è l’organo della sensibilità gustativa. Gli stimoli gustativi vengono esercitati da molecole sapide, giunte in fase liquida a contatto con gli elementi recettoriali rappresentati da prolungamenti nervosi. Si è a lungo ritenuto che le fasi liquide degli alimenti e delle 8 Having considered vanilla, I would like to take the opportunity to explain some of the ways in which we determine the sensory profile of food and drink, as during recent decades numerous studies have made it possible to define how the stimuli of taste and smell are generated more accurately. • The tongue is the organ of TASTE. Taste stimuli come from flavour molecules in the liquid phase which come into contact with receptors consisting of prolongations of the nerves. For many years it was believed that the liquid phases of food and drink acted on the taste buds like tokens in electric boxes, closing the circuits and transmitting impulses to the brain, which is thus able to make global judgments on the sweet dominant or acid dominant in the taste, etc. There were thought to be four main taste stimuli (sweet, sour, salty and acid), about 3000 taste buds on the tongue and that the top margins of the tongue were more sensitive to an acid taste, the back to a sour taste, the point to a sweet taste and the sides to a salty taste. However, information available today indicates that the tongue can also process a fifth taste, umami, a Japanese word meaning “delicious”. Umami is generated by numerous chemical substances, including monosodium glutamate (MSG), the 5-ribonucleotides inosine 5-monophosphate (IMP) and guanosine 5’-monophosphate (GMP) and a number of peptides (including an octapeptide isolated from beef), numerous •glutamil dipeptides and a number of oligopeptides rich in hydrophilic amino acids. bevande andassero a collocarsi sulle papille come i gettoni entro caselle elettrificate, chiudendo così dei circuiti e trasmettendo gli impulsi al cervello, in grado quindi di formulare un giudizio globale come gusto dominante dolce, dominante acido, ecc.. Si riteneva infatti che gli stimoli gustativi principali fossero 4: dolce, amaro, salato, acido; che sulla lingua vi fossero circa 3000 papille gustative; che i bordi superiori della lingua fossero sensibili all’acido, la parte posteriore all’amaro, la punta al dolce, i bordi laterali al salato. Le informazioni di cui si dispone oggi indicano invece che la lingua è in grado di elaborare anche un quinto gusto, umami, termine giapponese che significa “delizioso”. L’umami è generato da numerose sostanze chimiche, tra le quali il monosodioglutammato (MSG), i 5’-ribonucleotidi 5’-inositato di sodio (5’-IMP), il 5’-guanilato di sodio (5’-GMP), alcuni peptidi (tra cui un octapeptide isolato dalla carne di manzo), numerosi ’-glutamil dipeptidi ed alcuni oligopeptidi acidi ricchi di aminoacidi idrofili. Sappiamo inoltre che la lingua dell’uomo conta circa 10.000 papille gustative sensibili ai 5 gusti e che dolce, amaro e umami utilizzano un segnale attraverso un recettore associato alle proteine G, mentre salato ed acido lavorano con canali ionici. Le proteine G si trovano sulla membrana plasmatica delle cellule gustative e sembrano in grado di condurre alla formazione intracellulare di messaggeri secondari; la fosforilazione del recettore funzionerebbe da interruttore fisiologico del segnale. É interessante notare come alcune sostanze chimiche possano interrompere la fosforilazione del recettore e prolungare la sensazione dolce (saccarina, ciclamati, acesulfame K) o amara (caffeina, chinina, limonina, naringina). I recettori del gusto acido risponderebbero invece agli ioni H+ che si trovano negli alimenti acidi e quelli del gusto salato agli ioni Na+ contenuti nel sale. Studi sono in corso per individuare il recettore proteico per il gusto acido: si è orientati a ritenere che la proteina PKD2LI sia il rilevatore di pH in grado di funzionare come sensore di acidità. Contrariamente a quanto ritenuto in passato, il gusto non viene percepito da parti diverse della lingua, ma, seppure con lievi differenze di sensazione, tutte le papille gustative, costituite da aggregati di 50-100 cellule, possono rispondere a tutti i tipi di sapori. Ancor più recentemente, è stato posto in risalto che la percezione del gusto viene migliorata con l’aumentare della temperatura dei cibi e delle bevande: sono stati infatti individuati, sulle papille gustative, dei canali microscopici, chiamati TRPM5, ritenuti responsabili della diversa percezione del sapore a temperature differenti. La reazione di questi canali sarebbe più intensa man mano che aumenta la temperatura di un alimento o di un fluido, traducendosi nell’invio al cervello di un segnale elettrico più forte, con la conseguente più accentuata percezione del sapore. Il gelato infatti non risulta dolce quando è ghiacciato e diviene addirittura stucchevole se consumato a temperatura ambiente. Analogamente, il sapore amaro della birra e del vino è più percepibile quando le bevande vengono consumate a temperatura superiore a quella ideale. D’altra parte, se si apprezza l’amaro del caffè e del cacao, è preferibile il consumo del prodotto caldo. • Altri neuroni periferici inviano i loro prolungamenti citoplasmatici alla superficie della mucosa che riveste le fosse nasali: questi prolungamenti possono essere eccitati dalle molecole odorose, che presentano alta volatilità, liposolubilità e tendenza a legarsi con le proteine. La mucosa del naso sovrintende all’olfatto e può registrare un numero illimitato di messaggi odoriferi. Nella parte alta delle fosse nasali vi sono, per una superficie di circa 5 cm quadrati, le terminazioni nervose che raccolgono gli stimoli olfattivi; gli odori vengono percepiti direttamente, penetrando attraverso il naso, e indirettamente, attraverso la bocca. Il funzionamento dell’olfatto non è ancora stato ben compreso: la teoria dominante asserisce che le molecole odorose vengono riconosciute sulla base della loro forma, ma vi è chi sostiene un riconoscimento chimico, e chi ritiene che esse vengano distinte secondo le loro differenti vibrazioni. Anche la classificazione delle qualità olfattive è risultata assai ardua; sono stati individuati 50 differenti odori primari, ma il nostro linguaggio non ci permette di descrivere correttamente le sensazioni provate. Il sesso femminile è dotato di un sistema olfattivo significativamente più sensibile rispetto al maschile; con l’avanzare dell’età si verifica una caduta sia della sensibilità che della capacità di discriminazione olfattiva. Utilizzi vari della vaniglia in cucina, nella crema per dolci nella frutta sciroppata, in una bevanda con latte shekerato e cacao Various utilizations of vanilla in cooking, in cream for cakes, in syrup fruit, in a drink with shaken milk and cacao. We also know that the human tongue has about 10,000 taste buds sensitive to five tastes and that sweet, sour and umami use a signal via a receptor associated with G proteins, while salty and acid work through ionic channels. The G proteins are found on the plasma membrane of the taste cells and seem able to lead to the intracellular formation of secondary messengers. The phosphorylation of the receptor is believed to act as a physiological switch for the signal. Interestingly, a number of chemical substances can interrupt phosphorylation of the receptor and prolong the sweet sensation (saccharine, cyclamates, potassium acesulfame) or sour sensation (caffeine, quinine, limonin, naringin). The acid receptors on the other hand are believed to respond to the H+ ions found in acid foods and the salty receptors to the Na+ ions contained in salt. Studies are underway to identify the protein receptor for the acid taste. It is believed that the PKD2LI protein may be the pH detector able to act as an acidity sensor. Unlike what was believed in the past, taste is not perceived by different areas of the tongue, but by all the taste buds (although with slight differences in sensation), made up of groups of 50-100 cells, which can respond to all types of flavour. Even more recently, it has been shown that the taste perception is improved by increasing the temperature of food and drink. Microscopic channels known as TRPM5 have been identified on the taste buds and these are believed to be responsible for the different perception of flavour at different temperatures. The reaction of these channels is thought to be more intense as the temperature of the food or fluid increases, resulting in a stronger electrical signal being sent to the brain and therefore a more accentuated perception of the flavour. In fact, ice cream is not sweet when frozen and becomes sickly if eaten at room temperature. Similarly, the bitter flavour of beer and wine is more perceptible when drunk at temperatures above the ideal. On the other hand, if you appreciate the bitter taste of coffee or cocoa, it is preferable to drink them hot. • Other peripheral neurons send their cytoplasmic prolongations to the surface of the mucosa in the nasal fossae. These prolongations can be excited by liposoluble, highly volatile odorous molecules with a tendency to bond with proteins. The nasal mucosa are responsible for the sense of SMELL and can register an unlimited number of odours. The nerve terminations which receive olfactory stimuli are located in about 5 cm² in the top part of the nasal fossae. Odours are perceived both directly through the nose and indirectly through the mouth. The mechanism of the sense of smell is not yet fully understood. According to the dominant theory, the smell molecules are recognised on the basis of their shape, others believe recognition is chemical or that they are distinguished according to their different vibrations. It is also extremely difficult to classify olfactory qualities. Some 50 different primary odours have been identified, but our language does not enable us to describe the sensations we feel correctly. Women have a significantly more sensitive olfactory system than men. With age, there is a drop in olfactory sensitivity and the ability to discriminate. Sirio frappè Sirman 9