brindisi - Asti docg BLOG

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I SIGNORI
DEI BRINDISI
GLI OTTANT’ANNI
DEL CONSORZIO
DELL’ASTI
1932
novecento
astigiani
Stabilimenti Gancia al lavoro con maschere
di protezione contro la rottura delle bottiglie
Arturo Marescalchi futuro presidente del Consorzio
alla fiera del vino di Torino negli Anni ’30
Il 17 dicembre 1932 si firma
l’atto costitutivo in municipio ad Asti
di Enrica Cerrato
chiamare lo spumante in altro modo, ma la scelta soprattutto
degli industriali canellesi, fu di insistere su Asti, non
disdegnando fin dall’Ottocento di aggiungere sulle etichette
al nome della città la parola Champagne. Un richiamo al
famoso spumante francese che risale al 1865 e al riuscito
esperimento di quel Carlo Gancia che, dopo un periodo
di lavoro nelle cantine, proprio dello Champagne, tornò in
Piemonte con l’idea di mettersi in proprio. Prima a Chivasso
nel 1850 e poi a Canelli provò e riprovò a produrre il primo
spumante italiano. Ci riuscì usando l’uva moscato come
base, non senza difficoltà, visto che quel vino dolce faceva
“esplodere” le bottiglie. Lo testimoniano le foto dei reparti
di imbottigliamento con operai e operaie protetti da pesanti
grembiuli in cuoio e maschere tipo quelle da scherma. Erano
coloro che a Canelli e dintorni chiamavano gli “champagnisti”.
B
rindarono, ma forse non si preoccuparono di
immortalare il momento con una fotografia. E così
la nascita del “Consorzio per la difesa dei vini tipici
Moscato d’Asti e Spumante” non ha la sua foto ufficiale,
o perlomeno non è pervenuta ai posteri. Era sabato 17
dicembre 1932. Meno di dieci giorni a Natale e in municipio
ad Asti arrivarono una trentina di esponenti di primo piano
del mondo enologico piemontese. C’erano i rappresentanti
delle grandi Case spumantiere, titolari di aziende più piccole,
proprietari terrieri e agricoltori, da Canelli a Mango, da Trezzo
Tinella a Santo Stefano. Li aspettava l’avvocato Angelo
Conte, regio notaro, pronto a stilare l’atto che avrebbe fatto
nascere il Consorzio. Una curiosità, si erano ritrovati in
municipio in piazza San Secondo e non nello studio notarile
di corso Dante numero 18, (dove dopo qualche anno si
sarebbero aggirati due fratellini Paolo e Giorgio) , perché
il podestà Vincenzo Buronzo voleva dare a quelle firme il
tono di un evento importante per l’intera città. Con la nascita
del sodalizio Asti (“quattro sole lettere facili da ricordare” si
annotava già allora) legava una volta di più il proprio nome
alle sorti del vino spumante ottenuto da uve moscato. Non
senza contrasti. Da Canelli a Strevi, da Santo Stefano
Belbo ad Acqui, già ottant’anni fa, c’era chi avrebbe voluto
Carlo Gancia
e gli altri pionieri dell’800
Grazie agli studi di enologi come Arnaldo Strucchi e
successivamente del casalese Federico Martinotti, si riuscì
nel tempo a stabilizzare lo spumante da uve moscato.
Il successo commerciale fu immediato. Gancia ebbe la
prima commessa all’estero già nel 1866. In pochi anni nella
zona si svilupparono altre imprese di pionieri dell’enologia
49
novecento
L’evoluzione del
marchio del Consorzio
disegnato nel 1932 da
Ottavio Baussano. Il
san Secondo a cavallo
è rimasto al centro pur
nell’ammodernamento
dell’interpretazione grafica
fino ai giorni nostri
Il Consorzio nasce a seguito
della legge sui vini tipici approvata nel 1930
degli spumanti come la fratelli Cora
a Costigliole, la Francesco Cinzano
a Santo Stefano Belbo e Santa
Vittoria d’Alba, la Martini&Rossi che
aprì la prima sede a Montechiaro
d’Asti, lungo la strada per Chivasso e
poi a Pessione, i Beccaro ad Acqui,
Contratto, Bosca ed Alessandro Zoppa
a Canelli, Baldi a Strevi, Pistone, Soria
e Taricco ad Asti, Calissano ad Alba.
Un mondo spumeggiante che
aveva visto crescere produzione
ed esportazioni in maniera persino
tumultuosa, solo frenate dallo
scoppio della Prima Guerra Mondiale
e dal diffondersi della fillossera.
Con il ritorno alla pace e le nuove
vigne innestate su piede di vite
americana resistente alla malattia,
era cresciuta anche la necessità di
tutelare la produzione da imitazioni
e concorrenze sleali, sia esterne che
interne al mondo della spumantistica
piemontese, dove tutte le aziende
avevano in listino vari tipi di vini e
vermouth. Il ministero dell’Agricoltura,
che con l’avvento del Fascismo era
retto dal barone Giacomo Acerbo
ed aveva come sottosegretario il
piemontese Arturo Marescalchi,
elaborò una legge all’avanguardia
per quei tempi per favorire la nascita
di consorzi legati ai vini tipici, definiti
“genuini, pregevoli e speciali” e
soprattutto legati ad un delimitato
territorio di produzione. La legge fu
approvata nel luglio del 1930.
Era composta da 16 articoli, indicava
finalità e nascita dei consorzi in
una visione corporativa favorita dal
Regime.
Il Consorzio dell’Asti fu il primo a
costituirsi due anni dopo; seguirono
nel giro di pochi mesi le costituzioni
di altri consorzi nel Lazio a Marino, il
veronese Valpollicella, il Chianti.
Prima di costituire il Consorzio
astigiano si era discusso sul delimitare
la zona di origine (la legge sulle
doc sarebbe arrivata solo negli
Anni Sessanta). Il primo territorio
individuato comprendeva 45 comuni
50
delle sole di province di Cuneo e
Alessandria (Asti fu riconosciuta
provincia dal 1935) e che costituirono
il nucleo originario. Nel 1967 si sono
aggiunti Rocchetta Palafea, parte del
territorio di Alba, Santa Vittoria d’Alba,
Serralunga d’Alba. Nel 1976 un’altra
aggiunta con Castino, Perletto, San
Giorgio Scarampi. E’ degli ultimi anni
la querelle, che pare essersi risolta, di
comprendere nella zona nel frattempo
divenuta a Docg (denominazione di
origine controllata e garantita) anche il
comune di Asti, passando così da 52 a
53 comuni interessati.
Nel 1932 Asti non aveva significative
vigne di moscato, ma fu comunque
scelta come sede del neonato
Consorzio che, come riferiscono i
giornali dell’epoca, come primo atto
vide l’elezione alla presidenza “per
acclamazione” del podestà Buronzo.
Una scelta di equilibrio considerando
che fin dall’inizio si discusse sui criteri
di pariteticità tra parte industriale e
agricoltori.
novecento
astigiani
Il marchio disegnato da Ottavio Baussano
La prima uscita promozionale fu a Siena nel 1933
Fu Buronzo ad affidare al pittore
astigiano Ottavio Baussano lo studio
e la realizzazione del marchio del
Consorzio che, pur con le successive
elaborazioni grafiche, è rimasto
sostanzialmente lo stesso nei decenni:
un San Secondo a cavallo che porta
in mano la città di Asti. Nella versione
del 1932 lo stile medioevaleggiante
tenendo conto dello spirito del tempo e
della ripresa del Palio che aveva fatto
affrescare a Baussano anche l’androne
e lo scalone del muncipio.
E a proposito di Palio è curioso
scoprire cha la prima uscita –oggi
diremmo promozionale – del Consorzio
è del 1933, esattamente dal 3 al 18
agosto a Siena per la prima Mostra
nazionale dei vini tipici. L’Asti spumante
vi partecipò con un allestimento
affidato allo stesso Baussano: una
grande coppa decorata da striscioni
gialli e azzurri. Durante la fiera
era stata prevista l’”ora dell’Asti”
antesignana dell’anglosassone happy
hour che prevedeva degustazioni
gratuite per i visitatori, offerte dal
Consorzio. Non si è invece più ripetuta
- e meriterebbe di essere ripensata e
ripresa - un’altra iniziativa pubblicitaria
molto particolare: l’autotreno nazionale
del vino. Nel 1934 fu organizzata
una carovana di camion con rimorchi
allestiti a mo’ di enoteca viaggiante
che contenevano bottiglie e spazi di
degustazione dei migliori vini tipici
italiani, compreso l’Asti spumante. Il
tour partì da Padova il 28 ottobre
1934 e toccò tutte le principali città
italiane. Arrivò ad Asti l’8 dicembre e
sostò in piazza Alfieri destando “viva
curiosità e festoso interesse” come
riferì “Il Cittadino”.
Il Consorzio intanto si organizza.
Adirettore el nuovo organismo è
chimato Ercole Garrone, enotecnico
diplomato ad Alba, che coprirà il
ruolo dal 1934 al 1971, superando il
delicato periodo bellico quando come
si immaginerà c’era ben poco da
brindare e i commerci internazionali
erano semiparalizzati.
51
Una delle campagne promozionali
della fine degli anni ’90
novecento
L’autotreno dei vini tipici italiani, un’iniziativa promozionale del 1934
che arrivò ad Asti in dicembre
L’ex campione dei pesi massimi Primo Carnera brinda
con l’Asti Spumante alla Fiera del Levante di Bari
Dal 1966 il Consorzio ha sede
nel palazzo Liberty di piazza Roma
Agli inizi del 1936 gli iscritti al
Consorzio erano 65 e con la nascita
della nuova provincia di Asti si stabilitì
che nel consiglio di amministrazione
ci dovevano essere 5 astigiani, 4
alessandrini e 4 cuneesi.
Il periodo pre bellico vede contrasti sui
sistemi dei controlli con l’istituzione
di una nuova legge a favore dei
“vini protetti”. Nel 1940 diventa
presidente quell’Arturo Marescalchi
che resterà fino al 1956 quando a
guidare il Consorzio con un compito di
rappresentanza anche parlamentare fu
Vittorio Badini Confalonieri, torinese,
liberale che rimase in carica fino al
1972 e divenne proprio in quell’anno
ministro del Turismo con il governo
Andreotti.
Dopo i due mandati alla presidenza
ricoperti dall’ex direttore Ercole
Garrone, nel 1976 fu chiamato
alla guida tecnica del Consorzio
un giovane enologo della Langhe,
produttore di Barolo, ma con una
già vasta esperienza in Sud America
come direttore tecnico di stabilimenti
enologici del gruppo Cinzano: Renato
Ratti.
La sua direzione rilancia con vigore il
ruolo del Consorzio che dal 1977 vede
applicata la regola dell’alternanza al
vertice tra rappresentanti della parte
industriale e agricola.
Sono anni di crescita produttiva, anche
spinta in Italia dai “Caroselli” televisivi
delle più note marche. Si superano
i venti milioni di bottiglie prodotte,
per un decimo esportate. Ma non
mancano le tensioni che fin dagli Anni
’60 contrapposero la componente
industriale ai produttori di uva. Era
nel frattempo arrivato prima il Mec
(Mercato comune eropeo) e poi la Cee
e con la spinta del senatore casalese
Andrea Desana si era giunti alla legge
sulle doc nel 1963.
In quegli anni le tensioni sui prezzi
delle uve sfociarono in quella che fu
definita “la guerra del moscato” con
manifestazioni e blocchi stradali da
parte dei contadini, già in fibrillazione
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per il sostegno al fondo di solidarietà
contro la grandine.
Il Consorzio aveva nel frattempo
cambiato sede lasciando i vecchi uffici
di corso Alfieri per approdare nel
1966 nelle prestigiose sale di palazzo
Gastaldi, in piazza Roma. Si discute di
marchi, difesa del’immagine all’estero
e di una sola bottiglia consortile. Nel
1967 arriva la doc e sul marchio
compare una fascetta rossa con la
scritta “per la tutela”. Le esportazioni
sono raddoppiate ed è la Francia il
primo mercato estero con 1,5 milioni di
bottiglie.
Bisognerà aspettare l’aprile del 1979
per vedere firmare il primo accodo
interprofessionale tra le parti che
garantisce rese per ettaro e prezzo
di base della uve. Una svolta storica
favorita e mediata dall’assessore
regionale Bruno Ferraris, aglianese,
esponente di primo piano del
movimento contadino legato al Pci.
Questa volta le foto furono fatte e
testimoniano il mutamento di un’epoca.
novecento
astigiani
La firma del primo
accordo interprofessionale
tra la parte agricola e le
case spumantiere nel
1979. Si riconoscono da
sinistra l’assessore Bruno
Ferraris, il direttore del
Consorzio Renato Ratti
e gli industriali Ottavio
Riccadonna e Vittorio
Vallarino Gancia
Aprile 1979 la storica firma
del primo accordo interprofessionale
Il prezzo delle uve moscato, con alti
e bassi (come il tonfo del 1982) è
andato in crescita e oggi garantisce ai
produttori un reddito di circa 11 mila
euro ad ettaro. Le produzioni sono
salite nettamente superando negli
ultimi anni i 107 milioni di bottiglie (per
l’85% all’estero) con lo sviluppo anche
del Moscato d’Asti a docg prodotto
soprattutto dai piccoli “moscatisti”.
C’è comunque aperta la questione
del prezzo finale delle bottiglie e
dell’immagine dell’Asti spumante che
negli anni è andata in ribasso.
Per sostenerla sono state avviate
numerose campagne promozionali
con slogan più o meno di successo,
affiancate con l’arrivo nel 1992 del
nuovo direttore Ezio Pelissetti da una
forte azione di sviluppo dei controlli
sulla tracciabilità e dei laboratori di
analisi che porterà anche alla nuova
sede nella piana di Isola d’Asti.
La piramide di cemento a forma di A
come Asti, progettata dall’architetto
Salva Garipoli fece discutere a lungo,
si dimostrò poco funzionale e ha poi
indotto il Consorzio a mantenervi solo
i laboratori e magazzini tornando nel
bel palazzi Liberty di piazza Roma.
A ottant’anni dalla nascita con
i nuovi compiti “erga omnes” previsti
dalla legge, il Consorzio allarga le
competenze a tutta la filiera
e dovrà tutelare e promuovere le
denominazioni Asti docg e Moscato
d’Asti docg anche tra i non associati.
La storia dei “signori dei brindisi”
continua.
Per saperne di più
Storia del Consorzio per la Tutela
dell’Asti - a cura di Giusi Mainardi, 2008
L’Asti, Renato Ratti, 1985
53
Ai vertici
1934-1940 Presidente: Vincenzo Buronzo
vice: Mario Cora - Conte Carlo Vittorio Incisa
1940-1944 Presidente: Arturo Marescalchi
vice: Mario Gora - Conte Carlo Vittorio Incisa
1944-1956 Presidente: Arturo Marescalchi
vice: Lamberto Vallarino Gancia - Conte Carlo
Vittorio Incisa
1956-1967 Presidente: Vittorio Badini
Gonfalonieri; vice: Lamberto Vallarino Gancia Conte Carlo Vittorio Incisa di Santo Stefano
1968-1970 Presidente: Vittorio Badini
Gonfalonieri; vice: Lamberto Vallarino Gancia,
Carlo Reggio
1971-1972 Presidente: Vittorio Badini
Gonfalonieri; vice: Oberto Spinola, Ernesto
Cassinelli
1972-1973 Presidente: Ercole Garrone
vice: Oberto Spinola, Ernesto Cassinelli
1974-1976 Presidente: Ercole Garrone
vice: Oberto Spinola, Carlo Micca
1977-1979 Presidente: Ernesto Cassinelli
vice: Vittorio Vallarino Gancia, Evasio Polidoro
Marabese
1980-1982 Presidente: Pierfìlippo Cugnasco
vice: Vittorio Vallarino Gancia, Evasio Polidoro
Marabese
1983-1985 Presidente: Renzo Balbo
vice: Ottavio Riccadonna, Paolo Ricagno
1986-1988 Pres.: Giuseppe Crestodina
vice: Pierfilippo Cugnasco, Paolo Ricagno
1989-1991 Presidente: Giancarlo Voglino
vice: Pierfilippo Cugnasco, Paolo Ricagno
1992-1994 Presidente: Vittorio Vallarino
Gancia; vice: Pierfilippo Cugnasco, Paolo
Ricagno
1995-1997 Presidente: Livio Manera
vice: Emilio Barbero, Paolo Ricagno
1998-1999 Presidente: Ottorino Liuzzi
vice: Emilio Barbero, Paolo Ricagno
2000-2002 Presidente: Guido Bili
vice: Emilio Barbero, Paolo Ricagno
2003-2005 Presidente: Paolo Ricagno
vice: Lorenzo Barbero, Felice Bianco
2006-2008 Presidente: Emilio Barbero
vice: Paolo Ricagno, Piergiorgio Castagnotti
2009-2011 Presidente: Paolo Ricagno; vice:
Evasio Polidoro Marabese, Gianni Marzagalli
2012-(2014) Presidente: Gianni Marzagalli;
vice: Gianluigi Biestro, Massimo Marasso
Direttori
1932-1971Ercole Garrone
1976-1988 Renato Ratti
1992 - 2008 Ezio Pelissetti
2009-2012 Aldo Squillari
2011(in carica) Giorgio Bosticco