Scarica - Arezzo e Fotografia
Transcript
Scarica - Arezzo e Fotografia
2014 1 Pubblicazione del progetto fotografico 2014 “Arezzo&Fotografia” a cura dell’Associazione Fotografica Imago di Arezzo Progetto grafico: Nicola Guerri Fotografia di copertina: BETWEEN HEAVEN, Italy, 2014 © FRANK DITIURI 2 3 L’Associazione Fotografica Imago è stata fondata nel 2001 da un collettivo di fotografi con precedenti esperienze in risposta ad un approccio restrittivo al circolo fotografico, allo scopo di promuovere, valorizzare e diffondere la fotografia quale forma artistica di espressione. Dopo 13 anni di attività Imago è attualmente il secondo fotoclub toscano per numero di affiliati e vanta collaborazioni con numerose realtà del territorio aretino. Imago è iscritta alla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), da cui ha recentemente ottenuto il riconoscimento qualitativo del proprio corso annuale di fotografia. 4 Arrivata alla quinta edizione con ampia partecipazione di pubblico e critica Arezzo&Fotografia si consacra come il più importante evento fotografico in città. Nata per volontà dell’Associazione Fotografica Imago con lo scopo di realizzare una sorta di “alfabetizzazione”verso la fotografia intesa come forma di espressione artistica, Arezzo&Fotografia vuol essere un luogo di incontro tra semplici appassionati di fotografia e acclamati artisti nazionali e internazionali. Nella convinzione che lo scambio e l’integrazione tra diverse modalità espressive, culture, tecniche e stili possano comunque arricchire ed aprire nuovi orizzonti personali e artistici e con- sapevoli della fortuna di vivere in una splendida città, Arezzo&Fotografia coinvolge concittadini e turisti in un percorso alla scoperta della storia e delle bellezze artistiche della città, a volte decentrate rispetto ai flussi dei pedoni e di conseguenza, spesso sconosciute agli abitanti stessi. Consci dell’importanza del confronto per la crescita artistica dei fotografi, oltre alle mostre fotografiche di autori nazionali e internazionali Arezzo&Fotografia è arricchita da eventi collaterali tra cui letture portfolio, incontri con autori, conferenze, workshop. 5 LE OPERE E GLI AUTORI DI QUESTA EDIZIONE Collettiva dei fotografi IMAGO .................... pag. 6 Alessandro Barbagli Alessandro Puglisi Antonio Losco Elena Camaiti Giacomo Baldi Gian Carlo Feltri Giovambattista Latorella Giuliana Zeghini Graziano Bardi Ilaria Bertini Leandro Ippolito Lorenzo Marinelli Luca Pichi Marco Galli Marco Tirabosco Michele Berti Nicola Guerri Patrizia Bertini Rossano Faltoni Salvatore Iorio Silvia Pezzola Simona Agostinelli Stefano Del Pianta Stefano Giustini Teresa Ceccherini Valter Pratesi Virginio Paolo Tonveronachi “IDENTITA’: IO SONO”...................................pag. 62 Alessandro Barbagli Antonio Losco Antonio Micillo Elena Camaiti Emma Martini Giacomo Baldi Graziano Brardi Iorio Salvatore Lorenzo Marinelli Luca Pichi Marco Bruni Marco Galli Marco Tirabosco Moreno Purgatori Nicola Guerri Nicola Rialti Paola Giustini Rodolfo Vagnoli Rossano Faltoni 6 Silvia Pezzola Simona Agostinelli Stefano Giustini Teresa Ceccherini Valentina Tinti Valter Pratesi Virginio Paolo Tonveronachi “E vidi correr Giostra”................................ pag. 116 di Alessandro Barbagli “Il valzer di un giorno”.................................pag. 120 di Franco Carlisi “Casolari Toscani”........................................ pag. 126 di Francesco Pagliai “La Gendarmeria del Vaticano” ................ pag. 130 Marco Bruni Antonio Losco Andrea Scartoni Moreno Purgatori “Itinerari 2014 - Edizione speciale per Arezzo e Fotografia”................................................... pag. 136 Collettiva dei fotografi del Gruppo Fotografico La Pieve Andrea Carboni Angelo Mulas Armando Baglioni Anna Pagnotta Fabio Civitelli Francesco Pagliai Franco Mariconda Giuseppe Faralli Massimo Padelli Paolo Gallorini Patrizia Viroli Rossana Ruggiero Simone Padelli Vincenzo Sarno “OBIETTIVI SPECIALI”.................................. pag. 166 Maria Pia Carannante Rossella Dainelli Sergio Pancini Stefania Paglicci 7 “IMMAGINI...” ............................................. pag. 176 Gessica Aristarchi Nicola Canzi Lucio Mammuccini Maria Luisa Bettocchi “Il Bardo” .................................................... pag. 182 di Andrea Bardelli “Reflections” .............................................. pag. 186 di Dimitri Dimitracacos “Il mondo in una scatola” .......................... pag. 192 Foro stenopeico LABORATORIO DIDATTICO DEI CAMPUS ESTIVI FRATERNITA DEI LAICI IN COLLABORAZIONE CON IL FOTOGRAFO ROBERTO LAVINI “Antologia” ................................................ pag. 196 di Franco Fontana “Darkness” ................................................. pag. 200 di Luca Palatresi “In Arezzo” ................................................. pag. 204 Frank Dituri Francesco Niccolai Giulia Riva Laura Chiaroni “Curated LABA” “Silenziosamente” ....................... ............ pag. 214 di Luca Cini “Schiuma d’onda” ..................................... pag. 218 di Marco Mandrici “Olio, Bromolio & Peperoncino” .............. pag. 222 di Roberto Lavini “Sei per Sei” (Six by Six) ............................ pag. 226 Kent Rush Amy Holmes George Robin Dru Germany Ted Kincaid Nic Nicosia Michael T. Ricker Collettiva dei fotografi IMAGO Gli autori: L’Associazione Fotografica Imago Alessandro Barbagli Alessandro Puglisi Antonio Losco Elena Camaiti Giacomo Baldi Gian Carlo Feltri Giovambattista Latorella Giuliana Zeghini Graziano Bardi Ilaria Bertini Leandro Ippolito Lorenzo Marinelli Luca Pichi Marco Galli Marco Tirabosco Michele Berti Nicola Guerri Patrizia Bertini Rossano Faltoni Salvatore Iorio Silvia Pezzola Simona Agostinelli Stefano Del Pianta Stefano Giustini Teresa Ceccherini Valter Pratesi Virginio Paolo Tonveronachi 500 fotoclub affiliati, da cui ha recentemente ottenuto il riconoscimento qualitativo del proprio corso annuale di fotografia. L’associazione Imago, che nel 2011 ha festeggiato il suo decennale con il progetto internazionale To Flow ed è risultata la seconda in Toscana per numero di soci, annovera collaborazioni con numerose realtà del territorio (Sezione Soci Coop Arezzo, Cooperativa Progetto 5, La Feltrinelli, Associazione Pronto Donna, Acli San Leo, Convitto “Santa Caterina – INPDAP”, Vasari Rugby, Quartiere Porta S. Andrea, Quartiere Porta S. Spirito, Fidapa, Soprintendenza Beni Architettonici e per il Paesaggio, per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per la Provincia di Arezzo, solo per citarne alcuni). L’Associazione Fotografica Imago è una associazione senza fini di lucro ed è iscritta all’albo delle associazioni del Comune di Arezzo. In più di un decennio di vita attraverso Imago si sono avvicinate alla fotografia centinaia di persone, per molte della quali l’associazione ha significato l’inizio di una stimolante attività fotoamatoriale e professionale. “Lo scopo dell’associazione è quello di promuovere, valorizzare e diffondere la fotografia quale forma artistica di espressione, contribuendo altresì alla crescita culturale e fotografica dei propri soci”. Su questa frase, inserita nello statuto, si fonda l’idea, il progetto, il fine dell’associazione Imago. L’associazione Fotografica Imago viene fondata nel 2001 da un collettivo di fotografi, con precedenti esperienze presso altri gruppi, in risposta ad un approccio “classico” al circolo fotografico, che si esaurisce in un dibattito prevalentemente interno ed in alcuni momenti finalizzati a presentare l’attività ed ottenere visibilità all’esterno. Se i suddetti aspetti risultano comunque preminenti anche nell’attività di Imago, contemporaneamente essi ne costituiscono solamente una componente: Imago infatti è votata altresì alla diffusione ed all’insegnamento della fotografia, anche attraverso l’interazione ed il coinvolgimento di altre realtà. Fin dalla sua fondazione Imago ha aderito alla Federazione Italiana Associazione Fotografiche (FIAF), la principale federazione italiana di settore, con oltre 8 9 Alessandro Barbagli “Shadows falling “ 10 11 Alessandro Puglisi “Raccolta del sale a Ettore e Infersa” 12 13 Antonio Losco “Fairy tales after ‘the end’ ” 14 15 Elena Camaiti “Quinte e scenari” 16 17 Giacomo Baldi “@giacbal” 18 19 Gian Carlo Feltri “Russia 2013” 20 21 Giovanbattista Latorella “Transilvania: la Chimica” 22 23 Giuliana Zeghini “Legami” 24 25 Graziano Bardi “Il mare: cornice notturna” 26 27 Ilaria Bertini “Il sogno” 28 29 Leandro Ippolito “Paris Metro” 30 31 Lorenzo Marinelli “Black and White oblivion” 32 33 Luca Pichi “Metallo” 34 35 Marco Galli “Ombre libere” 36 37 Marco Tirabosco “Antiche maestranze” 38 39 Michele Berti “Streetscapes. Sogni e visioni di un pendolare” 40 41 Nicola Guerri “Disequilibrio” 42 43 Patrizia Bertini “Volti, sguardi testimoni di una vita (Spalato, mercato rionale)” 44 45 Rossano Faltoni “Interpretazioni” 46 47 Salvatore Iorio “Santino: il biciclettaio di via Isonso” 48 49 Silvia Pezzola “Foggy visions” 50 51 Simona Agostinelli “Libertà vincolata” 52 53 Stefano Del Pianta “Il mondo di Uni - “Wageni wakaribishwa, Zanzibar yetu Hakuna matata” 54 55 Stefano Giustini “Erranze #3. Paesaggi sospesi” 56 57 Teresa Ceccherini “Cina: presente e futuro” 58 59 Valter Pratesi “Microcosmos” 60 61 Virginio Paolo Tonveronachi “Regina di Cuori” 62 63 ”IDENTITÀ : io sono” Questa mostra fotografica è un paradosso, è la dimostrazione di come la fotografia sia un “mezzo” che non può riprodurre la realtà. Invero la fotografia è arte, e cioè l’attribuzione ad una realizzazione di valori aggiunti come la comunicazione, il linguaggio e una necessaria valenza estetica. In un’opera d’arte troviamo l’idea, non la realtà, in queste immagini il vero non c’è se non come incidentale “impurità”. Le opere che compongono questa bellissima mostra non sono altro che una serie di “falsi d’autore”, perché affrontare questo tema presuppone che l’autore conosca la propria vera identità e che questa sia definibile in qualche modo. È possibile affermare che sia anche solo concepibile la definizione di una vera identità che non sia quella registrata all’anagrafe? Io credo di no. Nella migliore delle ipotesi ci troviamo di fronte ad una proiezione e questa per definizione subisce la perdita di alcune dimensioni rispetto all’originale. La vera identità, ammesso che esista e sia definibile, è il risultato di una sorta di somma vettoriale di componenti tra loro così diversi da risultare incommensurabili. Il risultato non può essere univoco, io lo ipotizzo come uno spazio incongruente e disomogeneo fluttuante tra dimensioni diverse come risultante di una infinità di forze in gioco in ambiti diversi. La genetica, il vissuto, il contesto storico e sociale del proprio passato e del presente, l’educazione, il fato, l’età, i rapporti che intercorrono con altri esseri umani, insomma moltissimi fattori che cambiano di continuo influiscono sull’essenza umana. L’identità non è in realtà identificabile, questo ipotetico spazio che abbiamo ottenuto è fluttuante, muta costantemente può addirittura essere sconvolto dalla lettura di un libro o anche dalla visione di una immagine. Prendendo ad ipotesi la possibilità di definire questo spazio nel quale è racchiusa l’identità possiamo immaginare che un uomo possa giungere ad una sua “oggettiva visualizzazione”? O piuttosto è logico supporre che questo sia costretto a convivere e confrontarsi con almeno altri due analoghi spazi che possono avere più o meno sottoinsiemi condivisi? Ci sono in gioco, o forse sarebbe più plausibile dire in guerra, l’identità vera, quella che crediamo di avere e quelle che gli altri ci attribuiscono, è verosimile ritenere che quello che gli artisti ci raccontano con queste immagini sia nelle migliore delle ipotesi un sottoinsieme di questi universi fluttuanti. Siamo ben lontani dalla verità, dalla realtà. Esattamente come è e può esserlo una fotografia. Riportare un’idea su un supporto cartaceo comporta poi quello che viene definito con l’inglesismo “lost in traslation”, ossia una sorta di semplificazione dovuta a molti fattori, dalle caratteristiche del mezzo utilizzato, dalla necessità (insita nell’opera d’arte) di avere una valenza estetica e dal tentativo dell’autore di rendere comprensibile quello che si intende rappresentare. Paradossalmente anche il tentativo di avvicinare gli avventori alla comprensione induce nell’opera una ulteriore distanza dal vero. 64 Quello che c’è di reale in queste fotografie è la comunicazione, gli artisti di Imago si sono messi in gioco per comunicare ai visitatori della mostra alcuni aspetti della loro esistenza, le loro riflessioni. Ogni immagine si svela a chi la osserva secondo la propria sensibilità ed alla propria capacità di leggere i simboli in essa contenuta, per fare un esempio, nella fotografia del pugno che stringe e accartoccia il proprio documento c’è il rifiuto dell’identità oppure un desiderio di manifestare che la vera essenza dell’artista è lontana da quella codificata dalla società? Per quale motivo in molte immagini si rappresenta una dualità dell’autore? Analogamente in molte immagini la figura è suddivisa, sfuocata, rappresentata da geometrie e simboli. Tutto questo sarà reale o illusorio? Non è una mostra da guardare di fretta, ogni immagine va decifrata, anche se può apparire semplice in realtà non lo è mai, è fatta di livelli che si svelano solo dopo un’attenta visione e riflessione. Queste immagini sono delle finestre aperte verso universi contenuti all’interno delle identità. Ma è probabile che mentano. Benvenuti nella fotografia e buona luce! Marco Bruni Presidente dell’Associazione Fotografica Imago 65 “IDENTITA’: IO SONO” Gli autori: Alessandro Barbagli Antonio Losco Antonio Micillo Elena Camaiti Emma Martini Giacomo Baldi Graziano Brardi Iorio Salvatore Lorenzo Marinelli Luca Pichi Marco Bruni Marco Galli Marco Tirabosco Moreno Purgatori Nicola Guerri Nicola Rialti Paola Giustini Rodolfo Vagnoli Rossano Faltoni Silvia Pezzola Simona Agostinelli Stefano Giustini Teresa Ceccherini Valentina Tinti Valter Pratesi Virginio Paolo Tonveronachi Alessandro Barbagli 66 67 Antonio Losco 68 69 Antonio Micillo 70 71 Elena Camaiti 72 73 Emma Martini 74 75 Giacomo Baldi 76 77 Graziano Bardi 78 79 Lorenzo Marinelli 80 81 Luca Pichi 82 83 Marco Bruni 84 85 Marco Galli 86 87 Marco Tirabosco 88 89 Moreno Purgatori 90 91 Nicola Guerri 92 93 Nicola Rialti 94 95 Paola Giustini 96 97 Rodolfo Vagnoli 98 99 Rossano Faltoni 100 101 Salvatore Iorio 102 103 Silvia Pezzola 104 105 Simona Agostinelli 106 107 Stefano Giustini 108 109 Teresa Ceccherini 110 111 Valentina Tinti 112 113 Valter Pratesi 114 115 Virginio Paolo Tonveronachi 116 117 “E vidi correr Giostra” La Giostra del Saracino è una rievocazione storica medievale che si svolge nella città di Arezzo nel mese di giugno e settembre e vi partecipano i quattro quartieri in cui è suddivisa la città. Esiste un profondo legame tra la città e la giostra e non è difficile incontrare fotografi che i sono cimentati nel raccontare l’evento e come loro anche io mi sono messo alla prova. Il mio progetto nasce da una serie di scelte la più importante quella dell’uso del bianco e nero, che vuole distogliere l’osservatore dalla distrazione del colore per focalizzare l’attenzione all’impeto, alla forza e alla “drammaticità “. Le immagini sono state scattate in digitale nelle edizioni della Giostra di settembre dal 2008 al settembre 2012 . Vorrei ringraziare l’Associazione Sbandieratori di Arezzo per il supporto ricevuto . 118 “E vidi correr Giostra” di Alessandro Barbagli 119 120 121 restituisce, direi proprio da narratore, con straordinaria vivezza e intensità. Le foto matrimoniali di solito anelano all’evanescenza, alla leggerezza, alla Oltre cento immagini in bianco e nero raccolte purezza, alla solennità. Invece, attraverso lo sguardo come appunti a margine di una partitura che si ri- di Carlisi, tutto diventa carnale, vissuto forte, reale, pete quasi immutata da secoli, per raccontare con senza mezze tinte”. sguardo a volte austeramente poetico, a volte ironi- Il lavoro più che sulla sacralità del matrimonio si sofco e disincantato, le sorprese emotive di uno dei riti ferma sulla sacralità della vita, al di là e al di sopra di ogni costruzione ideologica . di passaggio fondamentali della nostra società. Il Valzer di un giorno è una spiazzante esplorazione La varietà e la complessità delle fotografie di Carlisi riescono a saldare la registrazione sociologicamenfotografica sul matrimonio siciliano. “L’occhio di Franco Carlisi – scrive Andrea Camille- te puntuale di una sicilianità residuale con una sua ri - coglie continuamente dei “fuori campo” e ce li trascrizione surreale e visionaria. Franco Carlisi Il valzer di un giorno 122 “Il valzer di un giorno” di Franco Carlisi 123 124 125 126 127 FRANCESCO PAGLIAI Sono nato nel 1954 ad Arezzo, città dove tutt’ora vivo e lavoro. Ho ereditato la passione per la fotografia dal mio padre che disponeva in casa di un laboratorio per lo sviluppo e la stampa delle foto in bianco e nero. All’età di 19 anni ho imparato, con il suo aiuto, a sviluppare e stampare il bianco e nero nel laboratorio casalingo che montavamo e smontavamo ad ogni utilizzo, inoltre, all’epoca, ebbi in regalo una Asahi Pentax Spotmatic con l’obiettivo normale da 50 millimetri, apparecchio che mi permise di cominciare a fotografare decisamente meglio. Da queste opportunità è nata quella che oggi è la mia grande passione per la fotografia . Quella prima reflex, ancora perfettamente funzionante, l’ho regalato a mia figlia che la utilizza con soddisfazione. Con il diffondersi del colore ho continuato a fotografare ma ho tralasciato il processo di stampa in proprio affidandomi ai laboratori. In questa fase l’attività fotografica era dedicata prin- cipalmente al immagini ricordo, documentaristiche e quelle che utilizzavo per il mio lavoro di ingegnere. Con l’avvento del digitale e con la possibilità di elaborare e stampare direttamente le mie foto, la mia passione si è risvegliata: ho acquistato mia prima reflex digitale, una Olympus da 2 megapixel nel 1998. Grazie alla visita, nel 2006 , della mostra fotografica ITINERARI, allestita ogni anno dal Gruppo Fotografico “La Pieve” di Arezzo e alla conseguente iscrizione a questo circolo e’ iniziata per me una nuova fase nell’utilizzo del mezzo fotografico come mezzo espressivo. Attualmente dedico molto del mio tempo libero a scattare fotografie, ad elaborarle ed a stamparle utilizzando diverse macchine e obiettivi per la ripresa e diversi software e supporti per le fasi di postproduzione e stampa delle immagini. Sono iscritto e frequento con assiduità due circoli fotografici di Arezzo: Il Gruppo Fotografico “La Pieve” e l’“Eidon” Gruppo Fotografico Digitale. “Casolari Toscani” di Francesco Pagliai Prediligo la fotografia paesaggistica e documentaristica ma non rinuncio a riprendere tutto ciò che mi colpisce sperimentando con interesse e piacere svariati generi fotografici. 128 129 130 131 “La Gendarmeria del Vaticano” All’interno della città di Roma ci sono i varchi che conducono all’interno del più piccolo stato al mondo, lo Stato della Città del Vaticano. Roma è una città mastodontica come le opere d’arte e i monumenti che ospita, è la magnificenza fatta tessuto urbano, il Vaticano condivide con l’Urbe questa maestosità ma è a tutt’oggi un luogo dove si continua a creare la storia dell’umanità. Ogni singolo frammento che compone questo luogo è permeato di storia e di sacralità e rimanda inevitabilmente ad altri “non luoghi” definibili e identificabili solo dalla fede. Il Vaticano è uno Stargate posizionato nel cuore di Roma che eleva lo spirito verso un livello superiore, indipendentemente dalla fede che ognuno di noi possa professare o dal fatto che la si possegga o meno. Il confine tra Roma ed il Vaticano è sottile, a volte praticamente virtuale, a difesa di questo sono chiamati ad operare uomini dalle caratteristiche peculiari e apparentemente di difficile conciliazione, sono degli agenti di polizia bene armati e addestrati e uomini profondamente devoti alla fede cattolica. Sono gli uomini della Gendarmeria del Vaticano, un corpo di polizia piccolo e consapevole della portata del proprio operato, che è oggettivamente diverso da quello delle altre polizie del mondo. Ogni agente che presta servizio in una forza di polizia è chiamato a servire la propria nazione tutelandone le leggi, le istituzioni, i cittadini ed il territorio. Nella consapevolezza di quanto questo sia difficile e impegnativo ci siamo interrogati su quanto potesse essere ancor più gravoso difendere anche il simbolo e i luoghi della fede di milioni di persone. Quando si hanno a disposizione grandi risorse umane e di mezzi non è impossibile difendere adeguatamente un luogo rendendolo impenetrabile, sicuro e inespugnabile. Il Vaticano è un luogo di pellegrinaggio dove ogni anno transitano milioni di devoti e di turisti, quindi la sua difesa è una missione pressoché impossibile che farebbe impazzire chiun que. La grande anomalia è proprio la possibilità di attingere all’aiuto della fede e di una grande dose di consapevolezza della propria missione; i gendarmi non vigilano “solo” sulla incolumità dell’ultimo degli apostoli, devono tutelare anche queste persone che provengono da tutto il mondo. …e da loro tutelarsi… Con Antonio, Moreno e Andrea, durante il lavoro di ricerca fotografica che abbiamo svolto su questi particolari poliziotti, non abbiamo potuto fare a meno di renderci conto di questa loro caratteristica, a tutti i livelli gerarchici ed in qualsiasi impiego, in ogni momento la parola tregua non è contemplata, quando poi si muove il Pontefice si trasformano ulteriormente, assumendo lo sguardo di chi sta maneggiando un ordigno nucleare. L’empatia nei confronti di questi 150 gendarmi è diventata inevitabile, uomini educati ma irremovibili, sempre formali e attenti, anche quando si sono trovati questi quattro fotografi che li assediavano con le macchine fotografiche. Il fotografo ricerca in ogni luogo la luce adatta, le geometrie ed i rapporti cromatici e di masse in gioco per il compimento della propria opera, questo a volte ci ha messo nella condizione di dover chiedere ad alcuni di questi militari di spostarsi di poco dalla loro posizione per rendersi un po’ più “fotogenici”, alla fine abbiamo dovuto rinunciarci perché gli sguardi che seguivano la nostra richiesta erano troppo eloquenti, non è mai stata una questione di disciplina e di consegne, ma di scopo. Quello che ci ha fatto conoscere il corpo della Gendarmeria è stato il legame che ha con la nostra città, il Direttore di questo corpo è un illustre aretino, il Dott. Domenico Giani. Ad Arezzo lo conoscono tutti, e molti di persona, già questo non è un obiettivo facile, ma devo dire che è anche unanimemente amato e stimato, e quando abbiamo raccontato alle persone del nostro progetto fotografico, sempre ci è arrivata la stessa risposta, “Ah! Andate da Domenico?, Che brava persona…” Questo è decisamente singolare, in genere chi ha avuto una carriera del genere non è mai circondato da tanta sincera simpatia. Questo lo si deve solo al suo carattere ed alla sua disponibilità ad aiutare tutti e di mettersi a disposizione di chiunque, e questo è ancora più raro. Conosco il “Comandante Giani” da molti anni, da quando era un Ispettore della Guardia di Finanza, e nel trascorrere di questo lungo periodo non è mai cambiato, oggi come allora vive con frenesia tutta la propria esistenza ed a guardarlo non si capisce come possa riuscire a fare e pensare a tante cose contemporaneamente. …almeno fino a che non sta per muoversi il Papa, allora anche lui si trasforma come gli altri gendarmi… La concezione che questi uomini hanno del proprio lavoro è stata illustrata in maniera eccellente dall’intervento che il Dott. Giani rivolse qualche anno fa a Benedetto XVI: “…sentiamo di servire – ognuno per la propria competenza – come piccoli cirenei, Lei, Santo Padre, che porta sulle spalle il peso dell’umanità per il gravoso servizio che il Signore Le ha affidato quale Supremo Pastore della Chiesa” Nelle nostre giornate trascorse in Vaticano un altro aspetto ci ha colpito veramente, ma non c’è immagine che possa rappresentarlo appieno, è la sensazione che si prova quando ci siamo trovati davanti allo spostamento del Papa. Viene letteralmente fermato il mondo, tutto si congela e gli unici movimenti sono quelli della scorta e del Pontefice. Tutto questo anche se siamo all’interno di uno spazio comunque presidiato e sorvegliato da ogni angolazione da uomini e telecamere. E’ impressionante, ma lo è ancora di più il fatto che questa situazione si ripresenta più volte al giorno, tutti i giorni e nei giorni di festa è anche peggio. Lo dico seriamente e non per piaggeria il “Comandante Giani” e i suoi gendarmi sono persone speciali come il compito che assolvono. Per noi fotografi di Imago è stata una bella esperienza, in un posto meraviglioso e a contatto con gente fantastica, ve la vogliamo raccontare con le nostre immagini e le nostre emozioni. Marco Bruni 132 133 “La Gendarmeria del Vaticano” Gli autori: Marco Bruni Antonio Losco Andrea Scartoni Moreno Purgatori Antonio Losco Marco Bruni 134 135 Andrea Scartoni Moreno Purgatori 136 137 GRUPPO FOTOGRAFICO LA PIEVE All’inizio del 1975, un nucleo di appassionati di Arezzo, diede vita ad una nuova realtà fotografica: Il Gruppo Fotografico “La Pieve. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti, la quasi totalità dei soci è cambiata rispetto al nucleo originario ed anche il tipo di attività svolto, si è andato profondamente modificando nel tempo. Inizialmente il Gruppo Fotografico “La Pieve” organizzò un concorso fotografico nazionale, che, per dieci anni raccolse ampi consensi nell’ambiente fotoamatoriale nazionale, divenendo una delle manifestazioni del genere più importanti d’Italia. Successivamente a questa fase, alcuni soci lasciarono il gruppo mentre nuovi entrarono a farne parte ed il circolo ebbe la sua prima svolta: le risorse impiegate per organizzare il concorso, furono reindirizzate verso la promozione di mostre, composte da opere dei soci stessi. Con la collaborazione degli enti locali, furono sviluppati temi inerenti alle realtà storico culturali di Arezzo e della sua Provincia. …Altri anni, altri cambiamenti… Agli inizi degli anni novanta, il Gruppo Fotografico “La Pieve” aveva assunto quella connotazione culturale che ancora oggi caratterizza la sua attività, fondata sullo studio, la discussione, la pratica della fotografia, l’individuazione e l’approfondimento delle peculiarità del suo linguaggio, attraverso la massima libertà dei soci di praticarla affrontando qualsiasi realtà possa interessarli. Non più quindi attività regolata da tematiche prestabilite, ma insieme di distinte individualità in cui l’unico canone da rispettare, è quello della qualità e della coerenza dei lavori svolti dai soci. Lavoro, verifica, discussione, approfondimento tutto incentrato sull’attività concreta dei membri del gruppo. Ogni anno da ormai un trentennio, i vari lavori vengono esposti al Circolo Artistico, in una mostra, “Itinerari”, che ha la duplice funzione di stimolo e di verifica dell’attività svolta dai soci. L’obiettivo del gruppo, sembra essere stato centrato: i soci sono in grado di esporre un proprio lavoro alla mostra e, la qualità dei medesimi, resta mediamente su un piano elevato, almeno a detta di chi ha occasione di vedere l’esposizione. Tra i soci del gruppo c’è la massima collaborazione, ed anche i nuovi entrati, potendosene avvalere, riescono in breve tempo a raggiungere un buon livello, superando rapidamente quei problemi tecnico formali che all’inizio si possono presentare. Volendo fare un bilancio, possiamo affermare che, se da un lato le esperienze precedenti sono state indubbiamente utilissime per la crescita del Gruppo Fotografico “La Pieve”, l’ultima strada intrapresa sia sicuramente quella più ricca di soddisfazioni e che, prevedibilmente, accompagnerà ancora l’attività del circolo per un lungo periodo. Anche quest’anno Itinerari raddoppia e rientra tra le manifestazioni di “Arezzo & Fotografia”, alla sua quinta edizione. Dopo aver collaborato con gli amici dell’Associazione Fotografica “Imago”, ideatori e instancabili organizzatori della manifestazione, in vari modi nelle precedenti edizioni, abbiamo deciso dal 2012, anche su loro incoraggiamento, di inserirci come gruppo, dando vita a “Itinerari, Edizione Speciale per Arezzo & Fotografia”, manifestazione che è divenuta una costante tra gli eventi futuri di questa splendida iniziativa. 138 “Itinerari 2014 - Edizione speciale per Arezzo e Fotografia” Collettiva dei fotografi del Gruppo Fotografico La Pieve Gli autori: Andrea Carboni Angelo Mulas Armando Baglioni Anna Pagnotta Fabio Civitelli Francesco Pagliai Franco Mariconda Giuseppe Faralli Massimo Padelli Paolo Gallorini Patrizia Viroli Rossana Ruggiero Simone Padelli Vincenzo Sarno 139 Andrea Carboni “Grosseto - Fano: 3h. 52 min” 140 141 Angelo Mulas “Interiors” 142 143 Armando Baglioni “Passeggiare in città” 144 145 Anna Pagnotta “Dittici Urbani/Urban Diptychs” 146 147 Fabio Civitelli “Luoghi Comuni 2013-14” 148 149 Francesco Pagliai “Bancarelle chiuse” 150 151 Franco Mariconda “Senza titolo” 152 153 Giuseppe Faralli “ Fuori rotta” 154 155 Massimo Padelli “Minimalia 2014” 156 157 Paolo Gallorini “Dentro e fuori la città” 158 159 Patrizia Viroli “Autumn in……Camaldoli” 160 161 Rossana Ruggiero “Negli spazi remoti della mente” 162 163 Simone Padelli “lull” 164 165 Vincenzo Sarno “Harley Motor Show” 166 167 HELIOS Helios, è un Centro diurno di Aggregazione Sociale per disabili, creato nel 2002 dalla Cooperativa “L’Agorà d’Italia” e in convenzione parziale con il Comune di Arezzo. HELIOS pianifica e realizza interventi individualizzati a favore di persone con disabilità psico-fisiche volti a mantenere e sviluppare le capacità fisico-cognitive e relazionali così da consentire un miglioramento della qualità della vita ed una maggiore integrazione sociale nel territorio. Da marzo di quest’anno, grazie alla stretta collaborazione avviata con l’Associazione Imago, quattro utenti del Centro Helios sono divenuti protagonisti del progetto fotografico “Obiettivi speciali” ed alcuni volontari dell’Associazione, hanno offerto un prezioso contributo per la realizzazione del loro percorso educativo e formativo. 168 Il progetto “Obiettivi speciali” è nato a marzo di quest'anno con l’intento di sperimentare, insieme ad alcuni utenti del Centro Helios, l’uso dello strumento fotografico come mezzo espressivo-comunicativo. Con il laboratorio della fotografia, noi educatori volevamo offrire ai nostri utenti una possibilità del tutto nuova di manifestare la propria visione del mondo, rappresentandolo dal proprio punto di vista. Intendevamo inoltre, far loro scoprire un modo diverso di raccontare e comunicare emozioni, per renderli maggiormente consapevoli della realtà che li circonda, dei propri modi di essere, delle proprie abilità e potenzialità. E’ iniziato così un percorso in collaborazione con gli amici dell’Associazione Imago che hanno guidato gli utenti nell’apprendimento delle conoscenze di base, agevolando in questi mesi, uno sviluppo di competenze e abilità operative in campo fotografico. Le uscite di gruppo nel territorio hanno consentito, alle persone partecipanti al progetto, di operare nel concreto, sentendosi completamente libere di scattare foto senza regole spaziali da seguire né interferenze esterne. Con lo strumento fotografico in mano, tutti, senza distinzione tra utenti e operatori, hanno agito come fotografi con le stesse capacità di rappresentare il mondo. Vivendo insieme in un clima di spontaneità e naturalezza, nel gruppo di lavoro si è creato un bel rapporto di fiducia, che ha consentito di accrescere il patrimonio di stimoli e risorse a disposizione dei nostri utenti, ottenendo così un rafforzamento emotivo del sé, attraverso l’aumento dell’autostima, lo sviluppo della creatività, la capacità di scelta. Rossella, MariaPia, Sergio e Stefania si sono subito distinti per il proprio stile, per la particolarità e la preferenza dei soggetti ritratti, per le differenti distanze e angolazioni usate, per i diversi punti di vista…. Ognuno di loro ha creato il proprio modo di rappresentare la realtà, unico e inconfondibile, ha scelto un soggetto da ritrarre, che è diventato ponte naturale per comunicare a se stessi e a chi lo osserva sentimenti, emozioni, ricordi. La possibilità di esprimersi liberamente e la forte motivazione personale hanno permesso a ogni utente di seguire il proprio obiettivo speciale e di scoprire la ricchezza di punti di vista diversi, durante la verbalizzazione orale e scritta, che ha concluso ogni esperienza fotografica vissuta. Per noi educatori è stato bello ed emozionante intraprendere insieme ai nostri fotografi un percorso di crescita e scoprire con quali occhi guardano la vita e la realtà intorno a sé. Gli educatori del Centro Helios 169 “OBIETTIVI SPECIALI” Gli autori: Maria Pia Carannante Rossella Dainelli Sergio Pancini Stefania Paglicci “SPECCHI D’ACQUA” Ogni giorno le immagini si riflettono su specchi d’acqua, desiderose di mostrare il lato più nascosto e più vero a chi per un attimo si rivolge a guardarle con animo aperto… Maria Pia Carannante 170 171 “DOLCI NITRITI “ Mi piacciono i suoi dolci nitriti, gli occhi umani e profondi, lo sguardo tenero, l’andatura armoniosa e il suo dorso possente che mi accoglie senza chiedere chi sono.. Rossella Dainelli 172 173 “I GIGANTI BUONI” Alberi giganti, arrivano in alto, toccano il cielo, lassù, dov’è la mamma… Sergio Pancini 174 175 “VITE DI STOFFA” Guardo le bambole colorate e morbide, con le loro vite di stoffa, le mie vecchie compagne di giochi.. chiudo gli occhi e torno ad essere finalmente bambina… Stefania Paglicci 176 177 “IMMAGINI ...” “IMMAGINI...” Gli autori: Gessica Aristarchi Nicola Canzi Lucio Mammuccini Maria Luisa Bettocchi 2005 -2014 immagini di un percorso fotografico 178 179 Gessica Aristarchi “ Allo zoo” Nicola Canzi 180 181 “Aerei” Lucio Mammuccini “Motori” Maria Luisa Bettocchi 182 183 “ Come quando ero piccola” Il Bardo (calendario 2015 narrativo di Arezzo e provincia) Nasce dalla volontà di valorizzare e promuovere l’identità dell’intero territorio provinciale aretino, riaffermando l’unità geografica e umana di un contesto dalle molteplici peculiarità. Il progetto editoriale, intitolato il Bardo in analogia con questa figura errante della tradizione popolare, sintetizza un approccio di tipo fotografico-narrativo al contesto aretino, articolandosi in un calendario di 13 mensilità, cui sono abbinate 13 storie in prima persona. Il calendario (2015): frutto di una sistematica ricerca grafica e fotografica, si compone di 13 scatti per “Il Bardo” di Andrea Bardelli 13 mensilità (3 per ciascuna vallata più 1 riferito ad Arezzo) selezionati sulla base di criteri estetici e storici, con il proposito di unificare in una formula inedita un intero ambito geografico. Le storie: sul retro di ogni fotografia 13 episodi letterari, di cui gli scatti sul calendario costituiscono la scenografia, testimoniano in chiave poetica l’attaccamento al territorio e sottolineano il rapporto tra i luoghi e le genti, stringendo un legame inscindibile tra immagini e parole. Il Bardo è un progetto complessivo, che unisce le persone ai loro luoghi, invitando al viaggio e alla scoperta. 184 185 186 187 DIMITRI DIMITRACACOS Dimitri Dimitracacos è un fotografo di moda di origini italo-greche nato a Milano nel 1974. Sviluppa la sua tecnica e il suo stile negli anni ’90 presso la Condé Nast Italia seguendo grandi fotografi del momento italiani ed internazionali. Contemporaneamente porta avanti un grande lavoro di ricerca sull’uso del medio e grande formato. Nel 2000 inizia come freelance collaborando con diverse testate giornalistiche e per clienti di moda e pubblicità. Dal 2007 vive tra Milano e Parigi dedicandosi alla realizzazione di progetti creativi ed esposizioni. 188 “Reflections” di Dimitri Dimitracacos 189 190 191 192 193 “Il mondo in una scatola” Foro stenopeico LABORATORIO DIDATTICO DEI CAMPUS ESTIVI FRATERNITA DEI LAICI IN COLLABORAZIONE CON IL FOTOGRAFO ROBERTO LAVINI La fotografia per molti ragazzi è semplicemente un’immagine creata con un cellulare o un tablet di nuova generazione: premendo un tasto la foto è pronta per essere guardata e condivisa all’interno di una cornice di un iPhone o di un pc, senza però avere l’emozione di poterla toccare. Questo progetto, nato all’interno di uno dei laboratori dei Campus Estivi della Fraternità dei laici (Sezione Didattica) e con la collaborazione tecnica del fotografo Roberto Lavini, ha l’intento di far capire ai ragazzi cosa c’è dietro un semplice CLICK e far conoscere, attraverso materiali semplici ma ricercati, alcuni aspetti del magico mondo della fotografia. I giovani allievi tramite il concetto del “Fare” hanno appreso alcune fasi del processo fotografico: grazie alla tecnica del “Foro Stenopeico” hanno toccato con mano cosa significa essere fotografi e come si arrivi ad “impressionare” le immagini su un apparente foglio bianco. Ingredienti principali del nostro progetto sono stati delle comuni scatole, una piccola camera oscura, una pellicola fotografica e magnifici scorci della città di Arezzo, senza dimenticare la fantasia e l’entusiasmo dei piccoli fotografi. Nella prima fase abbiamo sperimentato con i ragazzi l’importanza della luce nel processo fotografico attraverso un laboratorio di stampa di “disegni fotogenici” (lumen), in seguito abbiamo costruito, con una semplice scatola, una macchina fotografica artigianale, suscitando curiosità e scetticismo nei piccoli allievi, visto la mancanza di pulsanti, schermi e zoom. L’incredulità iniziale si è trasformata ben presto in voglia di “scattare” per riuscire a trovare il soggetto giusto da rinchiudere nella loro scatola fotografica. La fase successiva è stata quella di allestire una camera oscura spiegando l’utilità di quest’ambiente per il nostro progetto. Abbiamo caricato le nostre scatole al buio e i ragazzi sono diventati fotografi per un giorno. La parte finale è stata la più magica ed emozionante: abbiamo aperto le macchine fotografiche e…….. “Il mondo in una scatola” Foro stenopeico LABORATORIO DIDATTICO DEI CAMPUS ESTIVI FRATERNITA DEI LAICI IN COLLABORAZIONE CON IL FOTOGRAFO ROBERTO LAVINI IL RISULTATO? ……scopritelo voi visitando la mostra. 194 195 196 197 Franco Fontana grandi aziende (Fiat, Volkswagen, Ferrovie dello Stato, Snam, Sony, Volvo, Versace, Canon, Kodak, Robe di Kappa). Ha ottenuto importanti riconoscimenti e premi, in Italia e all’estero. Ha collaborato e collabora con riviste e quotidiani: “Time-Life”, “Vogue Usa”, Franco Fontana è nato nel 1933 a Modena, dove “Vogue France”, “Il Venerdì” (“la Repubblica”), “Sette” vive e lavora. È uno dei protagonisti assoluti della (“Corriere della Sera”), “Panorama”, “Epoca”, “Class”, fotografia italiana del dopoguerra. Considerato un Frankfurten Allgemeinen”, “New York Times”. “maestro del colore”, nel corso della sua lunga car- Ha tenuto workshops e conferenze a New York per riera si è cimentato in diversi generi: il paesaggio, il il Guggenheim Museum, a Tokyo per l’Institute of nudo, il reportage, la fotografia polaroid, ma anche Tecnology, all’Accademia di Bruxelles, all’università la pubblicità, la moda e altri lavori commerciali. di Toronto, a Roma, a Parigi, a Barcellona, a Taipei e Le sue opere sono oggi conservate nei maggiori in molte altre città. È direttore artistico del Toscana musei del mondo tra i quali il MoMA di New York, il Foto Festival. Metropolitan Museum di Tokyo, la George Eastman Nel 2006 ha ricevuto la Laurea Honoris Causa in DeHouse di Rochester, il Ludwig Museum di Colonia, il sign dal Politecnico di Torino. Museum of Modern Art di San Francisco, Museum of Fine Arts di Boston, il Pushkin Museum of Fine Arts di Mosca, l’Australian National Gallery di Melbou- Per Franco Fontana la fotografia è colore, è una rne, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, la GAM di tavolozza cromatica “re-inventata” e “re-interpretaTorino, il Musè e l’Art Moderne di Parigi, il Kunsthaus ta” in chiave espressiva. Quello dei colori è un linMuseum di Zurigo, il Victoria Albert Museum di Lon- guaggio decisamente complesso, influenzato dalle dra. Ha esposto, tra personali e collettive, in tutto il individualità affettive, culturali ed inconsce di ciamondo: tra le sue mostre più recenti, si ricordano le scuno di noi. II colore può suscitare fascino, può antologiche agli Scavi Scaligeri di Verona nel 2000, essere passionale, può infondere gioia. Nelle opequella alla GAM di Torino nel 2001, a Milano a Pa- re di Fontana il colore è un protagonista assoluto. lazzo Reale nel 2004, la partecipazione alle princi- I meccanismi della sua percezione visiva lo portano pali collettive dedicate alla fotografia italiana come a scelte drastiche: “togliere per aggiungere”. Più si quella alla “Maison Europeenne de la Photographie” tolgono elementi di contorno, più si aggiunge signia Parigi, la personale al Museo de Arte di Buonos Ai- ficato all’opera. Per l’autore modenese, l’equilibrio res nel 2006, la mostra retrospettiva all’Istituto Va- compositivo e l’armonia dei colori sono strettamenlenziano d’Arte Moderna (IVAM) nel 2011. Gli sono te connessi con l’essenzialità della forma espressiva. stati dedicati oltre sessanta libri, pubblicati da edito- Così ancora oggi, dopo cinquant’anni di presenza ri italiani, francesi, tedeschi, svizzeri, spagnoli, ame- sulla scena della fotografia creativa, Fontana riesce ricani e giapponesi. Ha firmato molte campagne a sorprenderci per la freschezza e la spontaneità pubblicitarie per enti pubblici, istituzioni culturali e delle sue immagini più recenti 198 “Antologia” di Franco Fontana 199 Chicago 2001 200 Puglia 1978 201 Luca Palatresi (Fucecchio 1978) Fotografo professionista, free-lance. Dal 2002 si dedica a tempo pieno alla fotografia, specializzandosi nel settore moda e advertising. Si afferma rapidamente collaborando con importanti brand italiani ed internazionali e pubblicando sulle riviste più influenti del settore. Parallelamente al settore pubblicitario, segue un percorso artistico di ricerca personale che lo porta ad ottenere importanti riconoscimenti in mostre collettive e personali in Italia e all’estero: come il premio al Lucca Digital Photo Fest e il Premio Arte Laguna di Venezia, la partecipazione al progetto mondiale OCHO con Rojo Magazine a Barcelona o la mostra “I saw the light!” al Museo Piaggio, per citarne alcuni. Nel 2005 crea in Toscana il FOFU Phot’art, festival fotografico internazionale di cui è ancora direttore artistico. Ha curato importanti mostre monografiche tra cui Franco Fontana, Gian Paolo Barbieri, Letizia Battaglia e nel 2011 la più grande esibizione in Italia di Storm Thorgerson. Vive in Toscana e continua il proprio cammino verso la “fotografia perfetta”, osservando senza sosta ogni sfumatura della bellezza umana. Ciò che contraddistingue tenacemente la ricerca tecnica di Palatresi è il suo intimo rapporto con la materia di luce quanto con quella di tenebra. Rapporto che è particolare nella misura in cui egli abbandona la via accademica per addentrarsi in quella della sperimentazione: la luce perde i suoi connotati più pieni per farsi radente, densa, puntuale. Non è leziosità stilistica quella che l’artista richiede bensì estetica formale pura, laddove il dettaglio possa analogamente oscillare tra le zone in luce e quelle in ombra. Questo fermento scultoreo, dove la predominante bronzea è organizzata secondo monotoni di colori caldi, aumenta di sbalzo la percezione delle profondità, assegnando un valore vitale assoluto ai soggetti ritratti. Francesco Mutti 202 “Darkness” di Luca Palatresi 203 204 205 “IN AREZZO” Frank Dituri vive e lavora tra Italia e New York. Dituri è un fotografo che ama trasformare il quotidiano, il rico- noscibile e l’ovvio in immagini al confine col surreale. Le sue opere sono esposte negli USA, in Europa e in Asia. Di notevole importanza in Italia sono le mostre personali alla Biennale di Venezia, MOMA Moscow e al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Ha pubblicato numerosi libri e molte sono state le recensioni in diversi quotidiani e riviste di prestigio quali New York Times, Harpers Magazine, Zoom Magazine, La Repubblica e il Corriere Della Sera. Le sue opere fanno parte di molte collezioni pubbliche e private. E’ stato insegnate artista nel contesto del programma LTA del Guggenheim Museum di NY e attualmente è impegnato nel Dipartimento di Arte alla Libera Accademia di Belle Arti di Firenze. Il suo lavoro è rappresentato da Fran Kaufman Fine Art, New York. Francesco Niccolai è nato nel 1981 a Firenze. Dopo essersi diplomato in studi socio-pedagogici, nel 2003 intraprende un viag- gio studio in Sud America. Grazie a questa esperienza e alla volontà di confrontarsi con altri contesti e culture, nasce il suo interesse per la fotografia. Nel 2004 torna in Argentina e studia fotografia presso la Escuela Argentina de fotografia di Buenos Aires. Continua i suoi studi nel 2006 in Italia e si iscrive alla LABA di Firenze nel corso di fotografia. Nel 2010 lavora come responsabile e fotografo presso l’EX3 Centro per l’arte contemporanea di Firenze dove ha la possibilità di confrontarsi con diversi artisti del panorama contemporaneo italiano e internazionale. Il suo interesse prosegue in altri ambiti oltre a quello di reportage, attualmente fotografo professionista freelance, collabora con alcune compagnie e registi teatrali come fotografo di scena e prosegue i suoi viaggi per approfondire la sua ricerca nel linguaggio fotografico e artistico. “In Arezzo” Giulietta Riva, nata l’8 febbraio 1990 a Abbiategrasso (MI). Ho Iniziato gli studi presso la LABA (Libera Accademia Belle Arti) di Frank Dituri Gli autori: Firenze nel 2010 e laureata presso la stessa nel 2014 con il massimo dei voti. La mia visione fotografica è una ricerca mirata verso l’essenziale delle forme e dei colori, donare una nuova vita a quotidiano. Ricondurre attraverso l’utilizzo della luce tutto a forme, linee e colori. Arrivare all’essenza, alla purezza dell’estetica. “L’arte astratta non esiste. Si deve sempre partire da qualcosa. Si può togliere, dopo, qualsiasi apparenza di realtà, ma l’idea dell’oggetto avrà comunque lasciato il suo segno inconfondibile. Perché è l’oggetto che ha toccato l’artista, ha eccitato le sue idee, ha scosso le sue emozioni. (...) Tutti vogliono capire la pittura. Perché non cercano di capire il canto degli uccelli? Perché amiamo una notte, un fiore, tutto quanto circonda l’uomo senza cercare di capire? Mentre nel caso della pittura la gente vuole capire. Fossero almeno in grado di capire che l’artista lavora per necessità, che l’artista è una minima parte del mondo, che la sua presenza non merita più importanza di tante altre cose della natura il cui fascino rimane per noi privo di spiegazione. Quelli che cercano di spiegarsi un quadro seguono in genere delle strade sbagliate.” P.Picasso Francesco Niccolai Giulia Riva Laura Chiaroni “Curated LABA” Laura Chiaroni (b. 1990) nasce a Prato e attualmente vive e lavora a Firenze. Diplomata in fotografia presso la Libera Accademia di Belle Arti di Firenze, si dedica fin da subito alla fotografia documentaria. Il 2010 è l’anno in cui inizia la collaborazione con il fotografo e giornalista Filippo Bardazzi quando fondano BLITZ!. Sempre nello stesso anno documenta l’intera opera dell’artista Giuliano Tomaino, in occasione della sua nuova statua “Io sono qui”, donata alla città di Prato. Nel 2011 inizia la collaborazione con AFT (Archivio Fotografico Toscano) ad un progetto di conservazione e valorizzazione di fondi fotografici storici. L’anno seguente collabora con la fotografa Silvia Amodio e la fondazione Il Cuore si Scioglie Onlus al multimedia Un’altra Infanzia. I ragazzi del Manthoc, dedicato alla problematica dei bambini lavoratori in Perù. La collaborazione con Filippo Bardazzi fa nascere Standing Still, un progetto di documentazione del West americano, che vincerà l’edizione 2013 del concorso FoFu Phot’Art. Dal 2013 ad oggi il proficuo duo si sta dedicando al documentario fotografico relativo alle estrazioni di gas non convenzionale in Europa, dal titolo The Great Illusion. 206 207 FRANK DITIURI “BETWEEN HEAVEN” - Italy, 2014 © 208 209 Francesco Niccolai “Il sogno di Khabat” Le immagini sono una selezione di un reportage di Francesco Niccolai con la collaborazione di INTERSOS organizzazione non governativa italiana che attualmente svolge un proprio progetto a Erbil, nel Kurdistan Iracheno, a sostegno dei profughi siriani. Un progetto che nasce dalla volontà di raccontare una infinitesima parte di quella che è la realtà dei rifugiati siriani, nel tentativo di evitare il lato drammatico che stanno vivendo, già presente nell’atmosfera delle immagini, per privilegiare la quotidianità con uno sguardo oggettivo che si limita a indagare la volontà collettiva di andare avanti pur essendo un contesto nuovo, estraneo e precario dove la dignità di ogni singolo individuo è messa a dura prova ogni giorno. Le immagini si riferiscono a due campi profughi Basirma e Qushtapa distanti poche decine di chilometri da quella che attualmente è la capitale del Kurdistan Iracheno Erbil. Una relazione con i soggetti che prescinde dal essere solo fotografati, per dare spazio anche a quelle che sono le storie individuali che hanno il piacere di raccontare a chi si dimostra estraneo ai fatti e interessato a comprendere. Dieci giorni in cui un fotografo, per la prima volta in medio oriente, ha affiancato passo per passo l’attività di un’organizzazione non governativa ed è stato grazie alle conoscenze e alle relazione già consolidate di un operatore umanitario che il progetto ha preso forma. Nel rispetto di una cultura estremamente differente da quella occidentale per privilegiare il dialogo all’istinto fotografico di voler catturare ad ogni costo una immagine ad effetto. Dignità individuale che guarda a un futuro possibile che si costruisce giorno per giorno e dignità collettiva, di un popolo, quello siriano, che è costretto a chiedere ospitalità senza dimenticare da dove viene e dove vorrebbe tornare. Le immagini sono state scattate a maggio 2014, poco prima i recenti avvenimenti che hanno determinato un nuovo conflitto armato in Iraq da parte del gruppo jihadista Isil. 210 211 Giulietta Riva “Rivoluzione Visiva” 212 213 Laura Chiaroni “Standing Still “(A Photographic Survey Of The American West) 214 215 “Silenziosamente” Un libro di storie. Un libro di storie comuni e non comuni. Un libro fatto di racconti e fotografie. I racconti di Luca Saracino dialogano con le immagini di Luca Cini. Racconti brevi, scarnificati, essenziali, lapidari, narrano di esistenze ordinarie, dove lo straordinario è proprio dell’ordinario, racchiusi in una cornice di senso e non senso. Foto come lampi di luce e ombra, colori, contorni sfocati, evocazioni e ricordi, dettagli nascosti nell’evanescenza dell’immagine. Racconti come fotografie, fotografie come racconti racchiusi in un quadrato; storie dalle periferie della realtà. Luca Cini e’ nato a Firenze nel 1960. Vive e lavora a Firenze. Ha esposto le sue opere fotografiche in Italia, negli USA, in Russia. Luca Saracino e’ nato a Fiesole nel 1980. Vive e lavora a Firenze. Ha pubblicato nel 2012 la raccolta di racconti “Prima del capolinea”. Dal 2008 scrive sul blog “Siamelli”. “Silenziosamente” “Un’amichevole estiva. Qui in ufficio, non ho voglia di scrivere pratiche: fuori è bel tempo, dentro un magma di emozioni contrastanti mi rallenta i pensieri. In questi momenti vorrei essere immortale, invece ho il sospetto che morirò presto, senza troppi discorsi. Sarebbe meglio se accadesse in un giorno festivo, in cui le cose pesano un po’ meno; magari d’agosto, quando si è in ferie dai dispiaceri e dalle responsabilità. Vorrei che la mia non fosse una morte da campionato ufficiale, ma un’amichevole estiva, senza moviola, il cui risultato dopo due giorni nessuno ricorda.” 216 217 “Silenziosamente” immagini di Luca Cini 218 219 Marco Mandrici vive e lavora a Civitavecchia. Fotografa dalla fine degli anni ’70. Sin dall’inizio si dedica alla fotografia in bianco e nero che pratica con continuità curando personalmente lo sviluppo e la stampa. Muovendosi in direzioni diverse dalle prevalenti tendenze artistiche attuali, oltre che praticare la tradizionale fotografia analogica, si cimenta nella ripresa stenopeica. Tale rivisitazione della fotografia delle origini lo avvicina alla conoscenza ed alla pratica delle tecniche di stampa antiche e alternative. Ha cercato nella semplificazione stenopeica la via espressiva desiderata caratterizzata da un ritorno all’essenziale, ai tempi lunghi di posa e alla previsualizzazione mentale dell’immagine, al gioco sottile dell’incertezza e dell’imprevedibile. Da tali presupposti, la scelta di usare uno strumento elementare e “primordiale” a bassissima tecnologia, ma ad altissima qualità, basato su un fenomeno fisico che consente di “prelevare” tracce del visivo per mezzo di un raggio di luce che attraversa un piccolo foro e che trasforma l’impronta luminosa latente in una immagine, a volte, più surrealista di quanto si possa immaginare. “Schiuma d’onda” Il lavoro è ispirato al brano “Schiuma d’onda” tratto da “Dialoghi con Leucò” di Cesare Pavese. (parlano Saffo e Britomarti) Saffo. E’ monotono qui, Britomarti. Il mare è monotono. Tu che sei qui da tanto tempo, non t’annoi? Britomarti. Preferivi quand’eri mortale, lo so. Diventare un po’ d’onda che schiuma, non vi basta. Eppure cercate la morte, questa morte. Tu perché l’hai cercata? Saffo. Non sapevo che fosse così. Credevo che tutto finisse con l’ultimo salto. Che il desiderio, l’inquietudine, il tumulto sarebbero spenti. Il mare inghiotte, il mare annienta, mi dicevo. “Schiuma d’onda” di Marco Mandrici Britomarti. Tutto muore nel mare, e rivive. Ora lo sai. La lentezza della ripresa stenopeica accanto al nostro sguardo silenzioso ci pone nella condizione di guardare e ascoltare il respiro del mare che si manifesta attraverso il moto cadenzato delle sue onde e il suono cantilenato dei flutti sulla battigia. E’ un fluire incessante di mutamenti interiori del proprio Animo ed esteriori dell’elemento acqua. E’ un invito a scrutare dentro di noi … le onde coprono i nostri pensieri e ne fanno sorgere di nuovi, vivificando in noi nuovi interrogativi sulla vita e sulla morte che è trasformazione rinnovata del nostro esistere … “Tutto muore nel mare, e rivive. Ora lo sai” dice Britomarti a Saffo. 220 221 222 223 Roberto Lavini Roberto Lavini è fotografo professionista presso lo studio Camera Chiara di Arezzo (camerachiara.net). E’ laureato al Dams dell’università di Bologna e sperimenta e pratica diversi procedimenti fotografici storici. Organizza corsi fotografici di base e avanzati ed è relatore in diversi Workshop di Fotografia. 224 “Olio, Bromolio & Peperoncino” di Roberto Lavini 225 “Olio, Bromolio & Peperoncino” 12 stampe all’olio (oleotipie) colorate a mano. In questa presentazione è stata allegata solo un’immagine della mostra. E’ un modo provocatorio per introdurre alcune riflessioni sul rapporto tra “Stampa Fotografica” e l’enorme quantità di fotografie che sono a disposizione di tutti nei dispositivi digitali. E’ una contraddizione enorme. Non ci sono mai state tante fotografie in giro ma si chiedono sempre meno stampe fotografiche e di qualità. Io non sono contro Twitter o Instagram, ma questa disponibilità di immagini ha impigrito il nostro pensiero critico ed estetico. Si chiede sempre meno uno sguardo consapevole, lungo e duraturo. Invito quindi di vedere le fotografie nelle mostre fotografiche e non di “consumarle” nei nostri piccoli o grandi schermi digitali (siano essi tablet, smartphone o monitor), spesso con inverosimili inquadrature, forse non sufficientemente illuminati e imprecise riproduzioni del colore. In questo caso mi piace pensare alle “riproduzioni digitali” non come copie ma piuttosto come documentazione di un originale unico, proprio come le stampe dei dipinti di Van Gogh o la fotografia di una scultura. Verso la fine della sua carriera, Alfred Stieglitz era consapevole di quanto le riproduzioni in offset potessero essere inadeguate, e quindi si rifiutava di permetterne l’esecuzione. Ad una richiesta, Stieglitz rispose: “Le mie fotografie non si prestano alla riproduzione. Le qualità intime che danno loro vita andrebbero completamente perse nella riproduzione. La qualità del tocco nel suo significato più profondo é insito nelle mie fotografie. Quando si perde il senso del tocco, il battito del cuore della fotografia si estingue - muore. Il mio interesse è per la vita. Per questo non posso consentire che le mie fotografie siano riprodotte”. Tratto da “Twice-A-Year”, pag. 110 - Ed. Doroty Norman, 1938. 226 227 “Sei per Sei” (Six by Six), Fotoincisioni di sei fotografi texani visionari Organizzato dal Dr. David A. Lewis, professore di storia dell’arte, alla Stephen F. Austin State University, Nacogdoches, Texas, USA “Sei per Sei” (Six by Six) Gli autori: Kent Rush Amy Holmes George Robin Dru Germany Ted Kincaid Nic Nicosia Michael T. Ricker Questa mostra presenta il lavoro di sei fotografi contemporanei texani le cui opere possono essere descritte come visionarie. Le loro fotografie, infatti, evocano un sentimento di sublimità, suggeriscono qualche presenza invisibile oppure creano un senso di mistero. Mentre tutti i sei fotografi hanno qualche connessione con il Texas per nascita, educazione o residenza, le loro rispettive opere trascendono i confini di qualunque specifica regione geografica. I loro temi sono universali e senza tempo. 228 229 Kent Rush Pur provenendo da un’esperienza in incisione, disegno e pittura, Kent Rush si è impossessato della fotografia come mezzo di immagine da più di 20 anni. Fotografa banali oggetti e superfici (più che altro aggregati di calcestruzzo) sia negli ambienti urbani che nei sobborghi e quindi ripropone queste forme come presenze monumentali. Kent Rush ha conseguito una laurea all’Università del New Mexico e una all’Università del Texas a Austin. Attualmente è professore di arte presso l’Università del Texas a San Antonio. Il suo lavoro è stato ampiamente esposto negli Stati Uniti in mostre personali e collettive di due e tre persone. A livello internazionale, le sue opere sono state esposte a Londra, in Inghilterra, in Brasile, Francia, Messico e Perù. E’ inoltre il destinatario di una borsa di studio Fulbright Senior, un Partner dell’America Grant, ed è stato invitato in qualità di Artista-in-Residence presso l’Istituto di Tamarindo. Nel 1998, è stato onorato con una retrospettiva al McNay Art Museum, San Antonio, Texas. Collezioni Selezionate: Marion Kugler McNay Art Museum e numerose collezioni private. 230 231 Amy Holmes George Lavorando con diversi stili per poi adattarli ad un tema particolare, Amy George Holmes è forse più nota per le fantasie surrealiste che crea attraverso squisiti fotomontaggi . Il suo immaginario spazia da fantasie giocosamente assurde a fantasie ossessionanti —anche simili a trance - intese come visioni tratte dal mondo dei sogni. In altre opere, Amy Holmes George ritrae soggetti banali come muri ricoperti da graffiti. Non si tratta di meri documentari. Temi dell’identità e dell’eredità personale emergono dai resti di questi vecchi manifesti, i graffiti e le iscrizioni sgraffiti di anonimi fautori di marchi testimoniano la dichiarazione universale umana del: “Io sono stato qui.” Amy Holmes George attualmente vive e lavora come fotografa d’arte a Dallas, Texas. Ha insegnato fotografia e mezzi digitali alla Stephen F. Austin State University, dove ha raggiunto il grado di professoressa ordinaria e dove ha fondato la prima scuola d’arte con un programma all’estero, portando gli studenti in Italia, e guadagnandosi riconoscimenti per l’eccellenza del suo insegnamento. Inoltre, ha insegnato fotografia alla University of North Texas e Collin County Community College. Il suo lavoro è stato ampiamente esposto negli Stati Uniti, in Italia, Inghilterra, Francia e Cina. E’ stata presente in oltre 90 mostre Nel 2008, Amy Holmes George ha ricevuto una borsa di studio Fulbright per studiare le opere nell’archivio fotografico Fratelli Alinari in preparazione di un progetto di ri-fotografia, Doppia Visione: la vista di Firenze nel passato e nel presente. Collezioni Selezionate: La J. Paul Getty Museum, la Kinsey Institute (Università dell’Indiana ), Museo Fratelli Alinari . 232 233 Robin Dru Germany Robin Germany focalizza l’attenzione sulla natura e il posto occupato dall’umanità al suo interno, ma generalmente abbandona preconcetti di paesaggio e l’estetica del paesaggio stesso, scattando fotografie da punti di vista altamente insoliti, spesso sommersi o semisommersi nella linea di galleggiamento, dove lo spettatore vede sia sopra che sotto la linea di connessione tra l’acqua e l’aria. Il suo immaginario immerge lo spettatore all’interno di particolari ambienti: mette primi piani di onde schiumose e spumeggianti spiagge al livello degli occhi. Più inquietante, crea anche visioni di regni interiori, dove fili intrecciati di funghi striscianti o il marciume delle radici del sottobosco ci ricordano la nostra mortalità, ma dimostrano anche quanto possa essere bello il ciclo di vita in tutte le sue manifestazioni. Robin Germany ha seguito studi universitari di filosofia all’Università di Tulane, New Orleans, e ha conseguito una laurea in fotografia alla University of North Texas, Denton. Ha esposto in tutti gli Stati Uniti, e il suo lavoro è stato recensito in riviste d’arte e altre pubblicazioni . Attualmente è professoressa associata di fotografia e Media Digitali alla Texas Tech University, Lubbock. Collezioni selezionate: Center for Creative Photography (The University of Arizona, Tuscon), The Boise Art Museum, Texas Tech University Art Museum 234 235 Ted Kincaid Il lavoro di Ted Kincaid nasce dalla premessa che la verità fotografica è relativa e soggetta al dubbio. Come i simbolisti del tardo 1800, la sua ricerca lo porta a creare un luogo dove il vero diventa irreale e l’irreale più reale del reale stesso. Ad esempio, le immagini di crateri, vette e valli sfregiate nella sua serie “Possible Moons” vengono create attraverso un minuzioso assemblaggio di studi fotografici separati delle buche casuali e macchie su di un pavimento di cemento, disposte tutte con un riferimento alla mappa lunare, ma nessuna immagine reale della luna stessa. Ha fatto lo stesso con montagne, alberi, iceberg e immense distese di mare aperto. Al contrario, ha creato una serie di nuvole impossibili da immagini frammentarie di nuvole reali, quindi confermando che una realtà inversa è altrettanto possibile, e che realtà alternative possono essere costruite e viste da un punto di vista fotografico, laddove un tempo potevano solo essere immaginate. Ted Kincaid ha conseguito una laurea in belle arti presso la Texas Tech University, Lubbock e un master presso l’Università del Kentucky, Lexington. E’ rappresentato dalla Talley Dunn Gallery in Dallas, and dalla Galleria Arthur Rogers a New Orleans. Kincaid ha una impressionante storia espositiva, e il suo lavoro è oggetto di più di 100 recensioni e articoli. Le sue fotografie sono state raccolte da musei e si trovano anche in diverse collezioni aziendali, tra cui: American Airlines (Dallas), Canon Corporation, Capital One Corporation (Melville, New York), Fidelity Corporate Art Collection (Boston), Microsoft Art collection (Washington, DC), Nieman Marcus (Dallas), e Pfizer, Inc. (New York). Collezioni pubbliche selezionate: Dallas Museum of Art, Museum of Fine Arts di Houston, San Antonio Museum of Fine Arts, Museum of Texas Tech University; US State Department (Washington, DC). 236 237 Nic Nicosia Un pioniere del movimento della fotografia nella scena, Nic Nicosia è venuto alla ribalta durante i primi anni ottanta. Negli anni ha creato un imponente quantitativo di immagini, che vanno dai ritratti su commissione a quella sua serie che si potrebbe chiamare Realtà Costruite, tra cui, ad esempio, “Storie” (2013), “Io vedo la luce” (2009) e “Spazio tempo luce” (2008-2009). Proponendo l’invenzione e l’artificio come mezzo vitale per sviluppare la fotografia scenica egli va contro la tradizione della fotografia di strada, che normalmente enfatizza l’esperienza diretta della vita nel suo svolgersi davanti all’obiettivo della fotocamera. Nelle scene di Nic Nicosia, il mondo diventa una realtà costruita o una produzione teatrale, che richiede una volontaria sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore. Molte delle opere di Nicosia affrontano anche temi profondamente radicati nel Modernismo; ad esempio, la sua ball and x (2009), si occupa delle tensioni e delle relazioni spaziali in modi che ricordano l’enfasi del Bauhaus sulla progettazione e la preoccupazione minimalista nei confronti delle forze naturali (luce e massa, gravità e tensione). Le fotografie di Nicosia selezionate per questa mostra sono particolarmente degne di nota per la loro chiarezza di forma, per la loro monumentalità e, soprattutto, per la loro evocazione di una presenza misteriosa. Nic Nicosia ha guadagnato molti riconoscimenti, tra cui una sovvenzione dellaLouis Comfort Tiffany e la Guggenheim Fellowship. Attualmente risiede e lavora a Santa Fe, New Mexico. Collezioni selezionate: Dallas Museum of Art, High Museum of Art (Atlanta), Museum of Art di Honolulu, Los Angeles county Museum of Art, Museo d’arte contemporanea (Chicago), Houston Museum of Fine Arts, San Francisco Museum of Modern Art, Solomon R. Guggenheim Museum (New York), Walker Art Center (Minneapolis), Whitney Museum of American Art (New York) 238 239 Michael T. Ricker Michael T. Ricker è un’artista, autore e studioso indipendente con una laurea della Texas A&M University. Approcciandosi a molti temi e stili diversi, Michael Ricker realizza fotografie dal 1976. Le opere di Ricker selezionate per questa mostra ne riflettono il forte senso di una possibile bellezza da ricercare in poco convincenti luoghi familiari. Un apparente miscuglio di graffiti e scarabocchi a caso, gocce di vernice, scritte, segni di inchiostro e altri residui accumulati, nel suo obiettivo, diventano elementi di mondi immaginari: pittografiche evocazioni di uccelli ed orizzonti, pietre e stelle, che a volte evocano intere galassie. Michael T. Ricker ha realizzato mostre personali alla Bishop Gallery, Scottsdale, Arizona; Eastfield College, Mesquite, Texas; Richland College e Richardson, Texas. Il suo lavoro è stato esibito in numerose mostre collettive, includendo: Museo di belle arti di Longview, Longview, Texas; La galleria di Grapevine, Oklahoma City; la Baker Gallery, Kansas City, Kansas; la società per la fotografia contemporanea, Kansas City, Missouri; e il Museo di Rockwell, Corning, New York. Collezioni selezionate: Houston Museum of Fine Arts, The Nelson Atkins Museum (Kansas City, Missouri), The Arizona Bank Collection, Exxon, GTE, and 3M Corporation. Tutte le opere in questa mostra sono state realizzate in fotoincisione per un portfolio dallo stesso titolo. Dr. David A. Lewis, Professor of Art History, Stephen F. Austin State University (SFA) ha selezionato gli artisti e le opere e ha scritto l’introduzione per il portfolio. Neal Cox, SFA Assistant Professor of Printmaking, ha stampato le opere e progettato il portfolio. 240 241 Sponsor dell’Evento Credits Arezzo&Fotografia 2014 Arezzo&Fotografia nasce da un’idea dell’Associazione Fotografica IMAGO con il patrocinio di: Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Arezzo ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI 242 Presidente dell’Associazione Fotografica IMAGO Marco Bruni Arezzo&Fotografia Director Antonio Losco Segreteria Marco Galli Ufficio Stampa e Sponsorizzazioni Simona Agostinelli, Elena Scapecchi, Marco Galli Web Master Moreno Purgatori, Alessandro Puglisi Progetto Grafico Nicola Guerri, Stefano Giustini, Luca Pichi Curatori delle mostre Antonio Losco, Marco Bruni Responsabili Workshop Alessandro Barbagli, Moreno Purgatori Direzione “Fiera del Libro” Federico Cioni, Stefano Giustini Organizzatore lettura portfolio Salvatore Iorio Presentazione video di Arezzo&Fotografia Andrea Scartoni Consulenza legale Dott.ssa Sonia Rosini 243 244 245 www.imagoarezzo.com www.arezzoefotografia.com 246