Scarica - Arezzo e Fotografia

Transcript

Scarica - Arezzo e Fotografia
2014
1
Pubblicazione del progetto fotografico 2014 “Arezzo&Fotografia”
a cura dell’Associazione Fotografica Imago di Arezzo
Progetto grafico: Nicola Guerri
Fotografia di copertina: BETWEEN HEAVEN, Italy, 2014 © FRANK DITIURI
2
3
L’Associazione Fotografica Imago è stata fondata
nel 2001 da un collettivo di fotografi con precedenti
esperienze in risposta ad un approccio restrittivo al
circolo fotografico, allo scopo di promuovere, valorizzare e diffondere la fotografia quale forma artistica di espressione. Dopo 13 anni di attività Imago è
attualmente il secondo fotoclub toscano per numero di affiliati e vanta collaborazioni con numerose
realtà del territorio aretino. Imago è iscritta alla FIAF
(Federazione Italiana Associazioni Fotografiche),
da cui ha recentemente ottenuto il riconoscimento
qualitativo del proprio corso annuale di fotografia.
4
Arrivata alla quinta edizione con ampia partecipazione di pubblico e critica Arezzo&Fotografia si consacra come il più importante evento fotografico in città.
Nata per volontà dell’Associazione Fotografica Imago
con lo scopo di realizzare una sorta di “alfabetizzazione”verso la fotografia intesa come forma di espressione artistica, Arezzo&Fotografia vuol essere un luogo
di incontro tra semplici appassionati di fotografia e
acclamati artisti nazionali e internazionali. Nella convinzione che lo scambio e l’integrazione tra diverse modalità espressive, culture, tecniche e stili possano comunque arricchire ed
aprire nuovi orizzonti personali e artistici e con-
sapevoli della fortuna di vivere in una splendida
città, Arezzo&Fotografia coinvolge concittadini e
turisti in un percorso alla scoperta della storia e
delle bellezze artistiche della città, a volte decentrate rispetto ai flussi dei pedoni e di conseguenza,
spesso sconosciute agli abitanti stessi.
Consci dell’importanza del confronto per la crescita artistica dei fotografi, oltre alle mostre fotografiche di autori nazionali e internazionali
Arezzo&Fotografia è arricchita da eventi collaterali tra cui letture portfolio, incontri con autori,
conferenze, workshop.
5
LE OPERE E GLI AUTORI DI QUESTA EDIZIONE
Collettiva dei fotografi IMAGO .................... pag. 6
Alessandro Barbagli
Alessandro Puglisi
Antonio Losco
Elena Camaiti
Giacomo Baldi
Gian Carlo Feltri
Giovambattista Latorella
Giuliana Zeghini
Graziano Bardi
Ilaria Bertini
Leandro Ippolito
Lorenzo Marinelli
Luca Pichi
Marco Galli
Marco Tirabosco
Michele Berti
Nicola Guerri
Patrizia Bertini
Rossano Faltoni
Salvatore Iorio
Silvia Pezzola
Simona Agostinelli
Stefano Del Pianta
Stefano Giustini
Teresa Ceccherini
Valter Pratesi
Virginio Paolo Tonveronachi
“IDENTITA’: IO SONO”...................................pag. 62
Alessandro Barbagli
Antonio Losco
Antonio Micillo
Elena Camaiti
Emma Martini
Giacomo Baldi
Graziano Brardi
Iorio Salvatore
Lorenzo Marinelli
Luca Pichi
Marco Bruni
Marco Galli
Marco Tirabosco
Moreno Purgatori
Nicola Guerri
Nicola Rialti
Paola Giustini
Rodolfo Vagnoli
Rossano Faltoni
6
Silvia Pezzola
Simona Agostinelli
Stefano Giustini
Teresa Ceccherini
Valentina Tinti
Valter Pratesi
Virginio Paolo Tonveronachi
“E vidi correr Giostra”................................ pag. 116
di Alessandro Barbagli
“Il valzer di un giorno”.................................pag. 120
di Franco Carlisi
“Casolari Toscani”........................................ pag. 126
di Francesco Pagliai
“La Gendarmeria del Vaticano” ................ pag. 130
Marco Bruni
Antonio Losco
Andrea Scartoni
Moreno Purgatori
“Itinerari 2014 - Edizione speciale per Arezzo e
Fotografia”................................................... pag. 136
Collettiva dei fotografi del
Gruppo Fotografico La Pieve
Andrea Carboni
Angelo Mulas
Armando Baglioni
Anna Pagnotta
Fabio Civitelli
Francesco Pagliai
Franco Mariconda
Giuseppe Faralli
Massimo Padelli
Paolo Gallorini
Patrizia Viroli
Rossana Ruggiero
Simone Padelli
Vincenzo Sarno
“OBIETTIVI SPECIALI”.................................. pag. 166
Maria Pia Carannante
Rossella Dainelli
Sergio Pancini
Stefania Paglicci
7
“IMMAGINI...” ............................................. pag. 176
Gessica Aristarchi
Nicola Canzi
Lucio Mammuccini
Maria Luisa Bettocchi
“Il Bardo” .................................................... pag. 182
di Andrea Bardelli
“Reflections” .............................................. pag. 186
di Dimitri Dimitracacos
“Il mondo in una scatola” .......................... pag. 192
Foro stenopeico
LABORATORIO DIDATTICO DEI CAMPUS ESTIVI
FRATERNITA DEI LAICI IN COLLABORAZIONE CON IL
FOTOGRAFO ROBERTO LAVINI
“Antologia” ................................................ pag. 196
di Franco Fontana
“Darkness” ................................................. pag. 200
di Luca Palatresi
“In Arezzo” ................................................. pag. 204
Frank Dituri
Francesco Niccolai
Giulia Riva
Laura Chiaroni
“Curated LABA”
“Silenziosamente” ....................... ............ pag. 214
di Luca Cini
“Schiuma d’onda” ..................................... pag. 218
di Marco Mandrici
“Olio, Bromolio & Peperoncino” .............. pag. 222
di Roberto Lavini
“Sei per Sei” (Six by Six) ............................ pag. 226
Kent Rush
Amy Holmes George
Robin Dru Germany
Ted Kincaid
Nic Nicosia
Michael T. Ricker
Collettiva dei fotografi IMAGO
Gli autori:
L’Associazione Fotografica Imago
Alessandro Barbagli
Alessandro Puglisi
Antonio Losco
Elena Camaiti
Giacomo Baldi
Gian Carlo Feltri
Giovambattista Latorella
Giuliana Zeghini
Graziano Bardi
Ilaria Bertini
Leandro Ippolito
Lorenzo Marinelli
Luca Pichi
Marco Galli
Marco Tirabosco
Michele Berti
Nicola Guerri
Patrizia Bertini
Rossano Faltoni
Salvatore Iorio
Silvia Pezzola
Simona Agostinelli
Stefano Del Pianta
Stefano Giustini
Teresa Ceccherini
Valter Pratesi
Virginio Paolo Tonveronachi
500 fotoclub affiliati, da cui ha recentemente ottenuto il riconoscimento qualitativo del proprio corso
annuale di fotografia. L’associazione Imago, che nel
2011 ha festeggiato il suo decennale con il progetto
internazionale To Flow ed è risultata la seconda in
Toscana per numero di soci, annovera collaborazioni con numerose realtà del territorio (Sezione Soci
Coop Arezzo, Cooperativa Progetto 5, La Feltrinelli,
Associazione Pronto Donna, Acli San Leo, Convitto
“Santa Caterina – INPDAP”, Vasari Rugby, Quartiere
Porta S. Andrea, Quartiere Porta S. Spirito, Fidapa,
Soprintendenza Beni Architettonici e per il Paesaggio, per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per la Provincia di Arezzo, solo per citarne alcuni). L’Associazione Fotografica Imago è una
associazione senza fini di lucro ed è iscritta all’albo
delle associazioni del Comune di Arezzo. In più di un
decennio di vita attraverso Imago si sono avvicinate
alla fotografia centinaia di persone, per molte della
quali l’associazione ha significato l’inizio di una stimolante attività fotoamatoriale e professionale.
“Lo scopo dell’associazione è quello di promuovere, valorizzare e diffondere la fotografia quale
forma artistica di espressione, contribuendo altresì alla crescita culturale e fotografica dei propri
soci”. Su questa frase, inserita nello statuto, si fonda l’idea, il progetto, il fine dell’associazione Imago.
L’associazione Fotografica Imago viene fondata nel
2001 da un collettivo di fotografi, con precedenti esperienze presso altri gruppi, in risposta ad un
approccio “classico” al circolo fotografico, che si
esaurisce in un dibattito prevalentemente interno ed in alcuni momenti finalizzati a presentare
l’attività ed ottenere visibilità all’esterno. Se i suddetti aspetti risultano comunque preminenti anche nell’attività di Imago, contemporaneamente
essi ne costituiscono solamente una componente: Imago infatti è votata altresì alla diffusione ed
all’insegnamento della fotografia, anche attraverso l’interazione ed il coinvolgimento di altre realtà.
Fin dalla sua fondazione Imago ha aderito alla Federazione Italiana Associazione Fotografiche (FIAF), la
principale federazione italiana di settore, con oltre
8
9
Alessandro Barbagli “Shadows falling “
10
11
Alessandro Puglisi “Raccolta del sale a Ettore e Infersa”
12
13
Antonio Losco “Fairy tales after ‘the end’ ”
14
15
Elena Camaiti “Quinte e scenari”
16
17
Giacomo Baldi “@giacbal”
18
19
Gian Carlo Feltri “Russia 2013”
20
21
Giovanbattista Latorella “Transilvania: la Chimica”
22
23
Giuliana Zeghini “Legami”
24
25
Graziano Bardi “Il mare: cornice notturna”
26
27
Ilaria Bertini “Il sogno”
28
29
Leandro Ippolito “Paris Metro”
30
31
Lorenzo Marinelli “Black and White oblivion”
32
33
Luca Pichi “Metallo”
34
35
Marco Galli “Ombre libere”
36
37
Marco Tirabosco “Antiche maestranze”
38
39
Michele Berti “Streetscapes. Sogni e visioni di un pendolare”
40
41
Nicola Guerri “Disequilibrio”
42
43
Patrizia Bertini “Volti, sguardi testimoni di una vita (Spalato, mercato rionale)”
44
45
Rossano Faltoni “Interpretazioni”
46
47
Salvatore Iorio “Santino: il biciclettaio di via Isonso”
48
49
Silvia Pezzola “Foggy visions”
50
51
Simona Agostinelli “Libertà vincolata”
52
53
Stefano Del Pianta “Il mondo di Uni - “Wageni wakaribishwa, Zanzibar yetu Hakuna matata”
54
55
Stefano Giustini “Erranze #3. Paesaggi sospesi”
56
57
Teresa Ceccherini “Cina: presente e futuro”
58
59
Valter Pratesi “Microcosmos”
60
61
Virginio Paolo Tonveronachi “Regina di Cuori”
62
63
”IDENTITÀ : io sono”
Questa mostra fotografica è un paradosso, è la dimostrazione di come la fotografia sia un “mezzo”
che non può riprodurre la realtà.
Invero la fotografia è arte, e cioè l’attribuzione ad
una realizzazione di valori aggiunti come la comunicazione, il linguaggio e una necessaria valenza
estetica.
In un’opera d’arte troviamo l’idea, non la realtà, in
queste immagini il vero non c’è se non come incidentale “impurità”.
Le opere che compongono questa bellissima mostra non sono altro che una serie di “falsi d’autore”,
perché affrontare questo tema presuppone che
l’autore conosca la propria vera identità e che questa sia definibile in qualche modo.
È possibile affermare che sia anche solo concepibile
la definizione di una vera identità che non sia quella
registrata all’anagrafe?
Io credo di no.
Nella migliore delle ipotesi ci troviamo di fronte ad
una proiezione e questa per definizione subisce la
perdita di alcune dimensioni rispetto all’originale.
La vera identità, ammesso che esista e sia definibile, è il risultato di una sorta di somma vettoriale di
componenti tra loro così diversi da risultare incommensurabili.
Il risultato non può essere univoco, io lo ipotizzo
come uno spazio incongruente e disomogeneo
fluttuante tra dimensioni diverse come risultante di
una infinità di forze in gioco in ambiti diversi.
La genetica, il vissuto, il contesto storico e sociale
del proprio passato e del presente, l’educazione, il
fato, l’età, i rapporti che intercorrono con altri esseri
umani, insomma moltissimi fattori che cambiano di
continuo influiscono sull’essenza umana.
L’identità non è in realtà identificabile, questo ipotetico spazio che abbiamo ottenuto è fluttuante,
muta costantemente può addirittura essere sconvolto dalla lettura di un libro o anche dalla visione
di una immagine.
Prendendo ad ipotesi la possibilità di definire questo spazio nel quale è racchiusa l’identità possiamo
immaginare che un uomo possa giungere ad una
sua “oggettiva visualizzazione”?
O piuttosto è logico supporre che questo sia costretto a convivere e confrontarsi con almeno altri
due analoghi spazi che possono avere più o meno
sottoinsiemi condivisi?
Ci sono in gioco, o forse sarebbe più plausibile dire
in guerra, l’identità vera, quella che crediamo di avere e quelle che gli altri ci attribuiscono, è verosimile
ritenere che quello che gli artisti ci raccontano con
queste immagini sia nelle migliore delle ipotesi un
sottoinsieme di questi universi fluttuanti.
Siamo ben lontani dalla verità, dalla realtà.
Esattamente come è e può esserlo una fotografia.
Riportare un’idea su un supporto cartaceo comporta poi quello che viene definito con l’inglesismo
“lost in traslation”, ossia una sorta di semplificazione
dovuta a molti fattori, dalle caratteristiche del mezzo utilizzato, dalla necessità (insita nell’opera d’arte)
di avere una valenza estetica e dal tentativo dell’autore di rendere comprensibile quello che si intende
rappresentare.
Paradossalmente anche il tentativo di avvicinare gli
avventori alla comprensione induce nell’opera una
ulteriore distanza dal vero.
64
Quello che c’è di reale in queste fotografie è la comunicazione, gli artisti
di Imago si sono messi in gioco per comunicare ai
visitatori della mostra alcuni aspetti della loro esistenza, le loro riflessioni. Ogni immagine si svela a
chi la osserva secondo la propria sensibilità ed alla
propria capacità di leggere i simboli in essa contenuta, per fare un esempio, nella fotografia del pugno che stringe e accartoccia il proprio documento
c’è il rifiuto dell’identità oppure un desiderio di manifestare che la vera essenza dell’artista è lontana da
quella codificata dalla società?
Per quale motivo in molte immagini si rappresenta
una dualità dell’autore?
Analogamente in molte immagini la figura è suddivisa, sfuocata, rappresentata da geometrie e simboli.
Tutto questo sarà reale o illusorio?
Non è una mostra da guardare di fretta, ogni immagine va decifrata, anche se può apparire semplice
in realtà non lo è mai, è fatta di livelli che si svelano
solo dopo un’attenta visione e riflessione.
Queste immagini sono delle finestre aperte verso
universi contenuti all’interno delle identità.
Ma è probabile che mentano.
Benvenuti nella fotografia e buona luce!
Marco Bruni
Presidente dell’Associazione Fotografica Imago
65
“IDENTITA’: IO SONO”
Gli autori:
Alessandro Barbagli
Antonio Losco
Antonio Micillo
Elena Camaiti
Emma Martini
Giacomo Baldi
Graziano Brardi
Iorio Salvatore
Lorenzo Marinelli
Luca Pichi
Marco Bruni
Marco Galli
Marco Tirabosco
Moreno Purgatori
Nicola Guerri
Nicola Rialti
Paola Giustini
Rodolfo Vagnoli
Rossano Faltoni
Silvia Pezzola
Simona Agostinelli
Stefano Giustini
Teresa Ceccherini
Valentina Tinti
Valter Pratesi
Virginio Paolo Tonveronachi
Alessandro Barbagli
66
67
Antonio Losco
68
69
Antonio Micillo
70
71
Elena Camaiti
72
73
Emma Martini
74
75
Giacomo Baldi
76
77
Graziano Bardi
78
79
Lorenzo Marinelli
80
81
Luca Pichi
82
83
Marco Bruni
84
85
Marco Galli
86
87
Marco Tirabosco
88
89
Moreno Purgatori
90
91
Nicola Guerri
92
93
Nicola Rialti
94
95
Paola Giustini
96
97
Rodolfo Vagnoli
98
99
Rossano Faltoni
100
101
Salvatore Iorio
102
103
Silvia Pezzola
104
105
Simona Agostinelli
106
107
Stefano Giustini
108
109
Teresa Ceccherini
110
111
Valentina Tinti
112
113
Valter Pratesi
114
115
Virginio Paolo Tonveronachi
116
117
“E vidi correr Giostra”
La Giostra del Saracino è una rievocazione
storica medievale che si svolge nella città di
Arezzo nel mese di giugno e settembre e vi
partecipano i quattro quartieri in cui è suddivisa la città.
Esiste un profondo legame tra la città e la
giostra e non è difficile incontrare fotografi
che i sono cimentati nel raccontare l’evento e come loro anche io mi sono messo alla
prova.
Il mio progetto nasce da una serie di scelte la
più importante quella dell’uso del bianco e
nero, che vuole distogliere l’osservatore dalla distrazione del colore per focalizzare l’attenzione all’impeto, alla forza e alla “drammaticità “.
Le immagini sono state scattate in digitale
nelle edizioni della Giostra di settembre dal
2008 al settembre 2012 .
Vorrei ringraziare l’Associazione Sbandieratori di Arezzo per il supporto ricevuto .
118
“E vidi correr Giostra”
di Alessandro Barbagli
119
120
121
restituisce, direi proprio da narratore, con straordinaria vivezza e intensità. Le foto matrimoniali di
solito anelano all’evanescenza, alla leggerezza, alla
Oltre cento immagini in bianco e nero raccolte purezza, alla solennità. Invece, attraverso lo sguardo
come appunti a margine di una partitura che si ri- di Carlisi, tutto diventa carnale, vissuto forte, reale,
pete quasi immutata da secoli, per raccontare con senza mezze tinte”.
sguardo a volte austeramente poetico, a volte ironi- Il lavoro più che sulla sacralità del matrimonio si sofco e disincantato, le sorprese emotive di uno dei riti ferma sulla sacralità della vita, al di là e al di sopra di
ogni costruzione ideologica .
di passaggio fondamentali della nostra società.
Il Valzer di un giorno è una spiazzante esplorazione La varietà e la complessità delle fotografie di Carlisi
riescono a saldare la registrazione sociologicamenfotografica sul matrimonio siciliano.
“L’occhio di Franco Carlisi – scrive Andrea Camille- te puntuale di una sicilianità residuale con una sua
ri - coglie continuamente dei “fuori campo” e ce li trascrizione surreale e visionaria.
Franco Carlisi
Il valzer di un giorno
122
“Il valzer di un giorno”
di Franco Carlisi
123
124
125
126
127
FRANCESCO PAGLIAI
Sono nato nel 1954 ad Arezzo, città dove tutt’ora
vivo e lavoro.
Ho ereditato la passione per la fotografia dal mio
padre che disponeva in casa di un laboratorio per
lo sviluppo e la stampa delle foto in bianco e nero.
All’età di 19 anni ho imparato, con il suo aiuto, a sviluppare e stampare il bianco e nero nel laboratorio
casalingo che montavamo e smontavamo ad ogni
utilizzo, inoltre, all’epoca, ebbi in regalo una Asahi Pentax Spotmatic con l’obiettivo normale da 50
millimetri, apparecchio che mi permise di cominciare a fotografare decisamente meglio.
Da queste opportunità è nata quella che oggi è la
mia grande passione per la fotografia . Quella prima
reflex, ancora perfettamente funzionante, l’ho regalato a mia figlia che la utilizza con soddisfazione.
Con il diffondersi del colore ho continuato a fotografare ma ho tralasciato il processo di stampa in
proprio affidandomi ai laboratori.
In questa fase l’attività fotografica era dedicata prin-
cipalmente al immagini ricordo, documentaristiche
e quelle che utilizzavo per il mio lavoro di ingegnere. Con l’avvento del digitale e con la possibilità di
elaborare e stampare direttamente le mie foto, la
mia passione si è risvegliata: ho acquistato mia prima reflex digitale, una Olympus da 2 megapixel nel
1998. Grazie alla visita, nel 2006 , della mostra fotografica ITINERARI, allestita ogni anno dal Gruppo
Fotografico “La Pieve” di Arezzo e alla conseguente iscrizione a questo circolo e’ iniziata per me una
nuova fase nell’utilizzo del mezzo fotografico come
mezzo espressivo.
Attualmente dedico molto del mio tempo libero
a scattare fotografie, ad elaborarle ed a stamparle
utilizzando diverse macchine e obiettivi per la ripresa e diversi software e supporti per le fasi di postproduzione e stampa delle immagini.
Sono iscritto e frequento con assiduità due circoli
fotografici di Arezzo: Il Gruppo Fotografico “La Pieve” e l’“Eidon” Gruppo Fotografico Digitale.
“Casolari Toscani”
di Francesco Pagliai
Prediligo la fotografia paesaggistica e documentaristica ma non rinuncio a riprendere tutto ciò che
mi colpisce sperimentando con interesse e piacere
svariati generi fotografici.
128
129
130
131
“La Gendarmeria del Vaticano”
All’interno della città di Roma ci sono i varchi che conducono
all’interno del più piccolo stato al mondo, lo Stato della Città
del Vaticano.
Roma è una città mastodontica come le opere d’arte e i monumenti che ospita, è la magnificenza fatta tessuto urbano, il Vaticano condivide con l’Urbe questa maestosità ma è a tutt’oggi
un luogo dove si continua a creare la storia dell’umanità.
Ogni singolo frammento che compone questo luogo è permeato di storia e di sacralità e rimanda inevitabilmente ad altri
“non luoghi” definibili e identificabili solo dalla fede.
Il Vaticano è uno Stargate posizionato nel cuore di Roma che
eleva lo spirito verso un livello superiore, indipendentemente
dalla fede che ognuno di noi possa professare o dal fatto che
la si possegga o meno.
Il confine tra Roma ed il Vaticano è sottile, a volte praticamente
virtuale, a difesa di questo sono chiamati ad operare uomini
dalle caratteristiche peculiari e apparentemente di difficile
conciliazione, sono degli agenti di polizia bene armati e addestrati e uomini profondamente devoti alla fede cattolica.
Sono gli uomini della Gendarmeria del Vaticano, un corpo di
polizia piccolo e consapevole della portata del proprio operato, che è oggettivamente diverso da quello delle altre polizie
del mondo.
Ogni agente che presta servizio in una forza di polizia è chiamato a servire la propria nazione tutelandone le leggi, le istituzioni, i cittadini ed il territorio. Nella consapevolezza di quanto
questo sia difficile e impegnativo ci siamo interrogati su quanto potesse essere ancor più gravoso difendere anche il simbolo e i luoghi della fede di milioni di persone.
Quando si hanno a disposizione grandi risorse umane e di
mezzi non è impossibile difendere adeguatamente un luogo
rendendolo impenetrabile, sicuro e inespugnabile.
Il Vaticano è un luogo di pellegrinaggio dove ogni anno transitano milioni di devoti e di turisti, quindi la sua difesa è una
missione pressoché impossibile che farebbe impazzire chiun
que. La grande anomalia è proprio la possibilità di attingere
all’aiuto della fede e di una grande dose di consapevolezza
della propria missione; i gendarmi non vigilano “solo” sulla
incolumità dell’ultimo degli apostoli, devono tutelare anche
queste persone che provengono da tutto il mondo.
…e da loro tutelarsi…
Con Antonio, Moreno e Andrea, durante il lavoro di ricerca fotografica che abbiamo svolto su questi particolari poliziotti,
non abbiamo potuto fare a meno di renderci conto di questa
loro caratteristica, a tutti i livelli gerarchici ed in qualsiasi impiego, in ogni momento la parola tregua non è contemplata,
quando poi si muove il Pontefice si trasformano ulteriormente, assumendo lo sguardo di chi sta maneggiando un ordigno
nucleare.
L’empatia nei confronti di questi 150 gendarmi è diventata
inevitabile, uomini educati ma irremovibili, sempre formali e
attenti, anche quando si sono trovati questi quattro fotografi
che li assediavano con le macchine fotografiche.
Il fotografo ricerca in ogni luogo la luce adatta, le geometrie
ed i rapporti cromatici e di masse in gioco per il compimento
della propria opera, questo a volte ci ha messo nella condizione di dover chiedere ad alcuni di questi militari di spostarsi di
poco dalla loro posizione per rendersi un po’ più “fotogenici”,
alla fine abbiamo dovuto rinunciarci perché gli sguardi che seguivano la nostra richiesta erano troppo eloquenti, non è mai
stata una questione di disciplina e di consegne, ma di scopo.
Quello che ci ha fatto conoscere il corpo della Gendarmeria è
stato il legame che ha con la nostra città, il Direttore di questo
corpo è un illustre aretino, il Dott. Domenico Giani.
Ad Arezzo lo conoscono tutti, e molti di persona, già questo
non è un obiettivo facile, ma devo dire che è anche unanimemente amato e stimato, e quando abbiamo raccontato alle
persone del nostro progetto fotografico, sempre ci è arrivata
la stessa risposta, “Ah! Andate da Domenico?, Che brava persona…”
Questo è decisamente singolare, in genere chi ha avuto una
carriera del genere non è mai circondato da tanta sincera
simpatia. Questo lo si deve solo al suo carattere ed alla sua
disponibilità ad aiutare tutti e di mettersi a disposizione di
chiunque, e questo è ancora più raro. Conosco il “Comandante
Giani” da molti anni, da quando era un Ispettore della Guardia
di Finanza, e nel trascorrere di questo lungo periodo non è mai
cambiato, oggi come allora vive con frenesia tutta la propria
esistenza ed a guardarlo non si capisce come possa riuscire a
fare e pensare a tante cose contemporaneamente.
…almeno fino a che non sta per muoversi il Papa, allora anche
lui si trasforma come gli altri gendarmi…
La concezione che questi uomini hanno del proprio lavoro è
stata illustrata in maniera eccellente dall’intervento che il
Dott. Giani rivolse qualche anno fa a Benedetto XVI:
“…sentiamo di servire – ognuno per la propria competenza –
come piccoli cirenei, Lei, Santo Padre, che porta sulle spalle il
peso dell’umanità per il gravoso servizio che il Signore Le ha
affidato quale Supremo Pastore della Chiesa”
Nelle nostre giornate trascorse in Vaticano un altro aspetto ci
ha colpito veramente, ma non c’è immagine che possa rappresentarlo appieno, è la sensazione che si prova quando ci siamo
trovati davanti allo spostamento del Papa. Viene letteralmente
fermato il mondo, tutto si congela e gli unici movimenti sono
quelli della scorta e del Pontefice. Tutto questo anche se siamo
all’interno di uno spazio comunque presidiato e sorvegliato da
ogni angolazione da uomini e telecamere.
E’ impressionante, ma lo è ancora di più il fatto che questa situazione si ripresenta più volte al giorno, tutti i giorni e nei
giorni di festa è anche peggio. Lo dico seriamente e non per
piaggeria il “Comandante Giani” e i suoi gendarmi sono persone speciali come il compito che assolvono. Per noi fotografi di
Imago è stata una bella esperienza, in un posto meraviglioso e
a contatto con gente fantastica, ve la vogliamo raccontare con
le nostre immagini e le nostre emozioni.
Marco Bruni
132
133
“La Gendarmeria del Vaticano”
Gli autori:
Marco Bruni
Antonio Losco
Andrea Scartoni
Moreno Purgatori
Antonio Losco
Marco Bruni
134
135
Andrea Scartoni
Moreno Purgatori
136
137
GRUPPO FOTOGRAFICO LA PIEVE
All’inizio del 1975, un nucleo di appassionati di
Arezzo, diede vita ad una nuova realtà fotografica:
Il Gruppo Fotografico “La Pieve.
Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti, la quasi
totalità dei soci è cambiata rispetto al nucleo originario ed anche il tipo di attività svolto, si è andato
profondamente modificando nel tempo.
Inizialmente il Gruppo Fotografico “La Pieve” organizzò un concorso fotografico nazionale, che, per
dieci anni raccolse ampi consensi nell’ambiente fotoamatoriale nazionale, divenendo una delle manifestazioni del genere più importanti d’Italia.
Successivamente a questa fase, alcuni soci lasciarono il gruppo mentre nuovi entrarono a farne parte
ed il circolo ebbe la sua prima svolta: le risorse impiegate per organizzare il concorso, furono reindirizzate verso la promozione di mostre, composte da
opere dei soci stessi.
Con la collaborazione degli enti locali, furono sviluppati temi inerenti alle realtà storico culturali di
Arezzo e della sua Provincia.
…Altri anni, altri cambiamenti…
Agli inizi degli anni novanta, il Gruppo Fotografico
“La Pieve” aveva assunto quella connotazione culturale che ancora oggi caratterizza la sua attività,
fondata sullo studio, la discussione, la pratica della fotografia, l’individuazione e l’approfondimento
delle peculiarità del suo linguaggio, attraverso la
massima libertà dei soci di praticarla affrontando
qualsiasi realtà possa interessarli.
Non più quindi attività regolata da tematiche prestabilite, ma insieme di distinte individualità in cui
l’unico canone da rispettare, è quello della qualità e
della coerenza dei lavori svolti dai soci.
Lavoro, verifica, discussione, approfondimento tutto incentrato sull’attività concreta dei membri del
gruppo.
Ogni anno da ormai un trentennio, i vari lavori vengono esposti al Circolo Artistico, in una mostra, “Itinerari”, che ha la duplice funzione di stimolo e di
verifica dell’attività svolta dai soci.
L’obiettivo del gruppo, sembra essere stato centrato: i soci sono in grado di esporre un proprio lavoro
alla mostra e, la qualità dei medesimi, resta mediamente su un piano elevato, almeno a detta di chi ha
occasione di vedere l’esposizione.
Tra i soci del gruppo c’è la massima collaborazione,
ed anche i nuovi entrati, potendosene avvalere, riescono in breve tempo a raggiungere un buon livello, superando rapidamente quei problemi tecnico
formali che all’inizio si possono presentare.
Volendo fare un bilancio, possiamo affermare che,
se da un lato le esperienze precedenti sono state indubbiamente utilissime per la crescita del Gruppo
Fotografico “La Pieve”, l’ultima strada intrapresa sia
sicuramente quella più ricca di soddisfazioni e che,
prevedibilmente, accompagnerà ancora l’attività
del circolo per un lungo periodo.
Anche quest’anno Itinerari raddoppia e rientra tra
le manifestazioni di “Arezzo & Fotografia”, alla sua
quinta edizione.
Dopo aver collaborato con gli amici dell’Associazione Fotografica “Imago”, ideatori e instancabili
organizzatori della manifestazione, in vari modi
nelle precedenti edizioni, abbiamo deciso dal 2012,
anche su loro incoraggiamento, di inserirci come
gruppo, dando vita a “Itinerari, Edizione Speciale
per Arezzo & Fotografia”, manifestazione che è divenuta una costante tra gli eventi futuri di questa
splendida iniziativa.
138
“Itinerari 2014 - Edizione speciale per Arezzo e Fotografia”
Collettiva dei fotografi del Gruppo Fotografico La Pieve
Gli autori:
Andrea Carboni
Angelo Mulas
Armando Baglioni
Anna Pagnotta
Fabio Civitelli
Francesco Pagliai
Franco Mariconda
Giuseppe Faralli
Massimo Padelli
Paolo Gallorini
Patrizia Viroli
Rossana Ruggiero
Simone Padelli
Vincenzo Sarno
139
Andrea Carboni “Grosseto - Fano: 3h. 52 min”
140
141
Angelo Mulas “Interiors”
142
143
Armando Baglioni “Passeggiare in città”
144
145
Anna Pagnotta “Dittici Urbani/Urban Diptychs”
146
147
Fabio Civitelli “Luoghi Comuni 2013-14”
148
149
Francesco Pagliai “Bancarelle chiuse”
150
151
Franco Mariconda “Senza titolo”
152
153
Giuseppe Faralli “ Fuori rotta”
154
155
Massimo Padelli “Minimalia 2014”
156
157
Paolo Gallorini “Dentro e fuori la città”
158
159
Patrizia Viroli “Autumn in……Camaldoli”
160
161
Rossana Ruggiero “Negli spazi remoti della mente”
162
163
Simone Padelli “lull”
164
165
Vincenzo Sarno “Harley Motor Show”
166
167
HELIOS
Helios, è un Centro diurno di Aggregazione Sociale per disabili, creato nel 2002 dalla Cooperativa
“L’Agorà d’Italia” e in convenzione parziale con il Comune di Arezzo.
HELIOS pianifica e realizza interventi individualizzati
a favore di persone con disabilità psico-fisiche volti
a mantenere e sviluppare le capacità fisico-cognitive e relazionali così da consentire un miglioramento
della qualità della vita ed una maggiore integrazione sociale nel territorio.
Da marzo di quest’anno, grazie alla stretta collaborazione avviata con l’Associazione Imago, quattro
utenti del Centro Helios sono divenuti protagonisti
del progetto fotografico “Obiettivi speciali” ed alcuni volontari dell’Associazione, hanno offerto un prezioso contributo per la realizzazione del loro percorso educativo e formativo.
168
Il progetto “Obiettivi speciali” è nato a marzo di
quest'anno con l’intento di sperimentare, insieme
ad alcuni utenti del Centro Helios, l’uso dello strumento fotografico come mezzo espressivo-comunicativo.
Con il laboratorio della fotografia, noi educatori
volevamo offrire ai nostri utenti una possibilità del
tutto nuova di manifestare la propria visione del
mondo, rappresentandolo dal proprio punto di vista. Intendevamo inoltre, far loro scoprire un modo
diverso di raccontare e comunicare emozioni, per
renderli maggiormente consapevoli della realtà che
li circonda, dei propri modi di essere, delle proprie
abilità e potenzialità.
E’ iniziato così un percorso in collaborazione con gli
amici dell’Associazione Imago che hanno guidato
gli utenti nell’apprendimento delle conoscenze di
base, agevolando in questi mesi, uno sviluppo di
competenze e abilità operative in campo fotografico. Le uscite di gruppo nel territorio hanno consentito, alle persone partecipanti al progetto, di operare nel concreto, sentendosi completamente libere
di scattare foto senza regole spaziali da seguire né
interferenze esterne. Con lo strumento fotografico
in mano, tutti, senza distinzione tra utenti e operatori, hanno agito come fotografi con le stesse capacità di rappresentare il mondo.
Vivendo insieme in un clima di spontaneità e naturalezza, nel gruppo di lavoro si è creato un bel
rapporto di fiducia, che ha consentito di accrescere il patrimonio di stimoli e risorse a disposizione
dei nostri utenti, ottenendo così un rafforzamento
emotivo del sé, attraverso l’aumento dell’autostima,
lo sviluppo della creatività, la capacità di scelta.
Rossella, MariaPia, Sergio e Stefania si sono subito
distinti per il proprio stile, per la particolarità e la
preferenza dei soggetti ritratti, per le differenti distanze e angolazioni usate, per i diversi punti di vista…. Ognuno di loro ha creato il proprio modo di
rappresentare la realtà, unico e inconfondibile, ha
scelto un soggetto da ritrarre, che è diventato ponte
naturale per comunicare a se stessi e a chi lo osserva
sentimenti, emozioni, ricordi.
La possibilità di esprimersi liberamente e la forte motivazione personale hanno permesso a ogni
utente di seguire il proprio obiettivo speciale e di
scoprire la ricchezza di punti di vista diversi, durante la verbalizzazione orale e scritta, che ha concluso
ogni esperienza fotografica vissuta.
Per noi educatori è stato bello ed emozionante intraprendere insieme ai nostri fotografi un percorso
di crescita e scoprire con quali occhi guardano la
vita e la realtà intorno a sé.
Gli educatori del Centro Helios
169
“OBIETTIVI SPECIALI”
Gli autori:
Maria Pia Carannante
Rossella Dainelli
Sergio Pancini
Stefania Paglicci
“SPECCHI D’ACQUA”
Ogni giorno le immagini si riflettono su specchi d’acqua, desiderose di mostrare il lato più
nascosto e più vero a chi per un attimo si rivolge a guardarle con animo aperto…
Maria Pia Carannante
170
171
“DOLCI NITRITI “
Mi piacciono i suoi dolci nitriti, gli occhi umani e profondi, lo sguardo tenero, l’andatura
armoniosa e il suo dorso possente che mi accoglie senza chiedere chi sono..
Rossella Dainelli
172
173
“I GIGANTI BUONI”
Alberi giganti, arrivano in alto, toccano il cielo, lassù, dov’è la mamma…
Sergio Pancini
174
175
“VITE DI STOFFA”
Guardo le bambole colorate e morbide, con le loro vite di stoffa, le mie vecchie
compagne di giochi.. chiudo gli occhi e torno ad essere finalmente bambina…
Stefania Paglicci
176
177
“IMMAGINI ...”
“IMMAGINI...”
Gli autori:
Gessica Aristarchi
Nicola Canzi
Lucio Mammuccini
Maria Luisa Bettocchi
2005 -2014 immagini di un percorso fotografico
178
179
Gessica Aristarchi
“ Allo zoo”
Nicola Canzi
180
181
“Aerei”
Lucio Mammuccini
“Motori”
Maria Luisa Bettocchi
182
183
“ Come quando ero piccola”
Il Bardo
(calendario 2015 narrativo di Arezzo e provincia)
Nasce dalla volontà di valorizzare e promuovere
l’identità dell’intero territorio provinciale aretino,
riaffermando l’unità geografica e umana di un contesto dalle molteplici peculiarità. Il progetto editoriale, intitolato il Bardo in analogia con questa figura
errante della tradizione popolare, sintetizza un approccio di tipo fotografico-narrativo al contesto aretino, articolandosi in un calendario di 13 mensilità,
cui sono abbinate 13 storie in prima persona.
Il calendario (2015): frutto di una sistematica ricerca
grafica e fotografica, si compone di 13 scatti per
“Il Bardo”
di Andrea Bardelli
13 mensilità (3 per ciascuna vallata più 1 riferito ad
Arezzo) selezionati sulla base di criteri estetici e storici, con il proposito di unificare in una formula inedita un intero ambito geografico. Le storie: sul retro
di ogni fotografia 13 episodi letterari, di cui gli scatti
sul calendario costituiscono la scenografia, testimoniano in chiave poetica l’attaccamento al territorio e
sottolineano il rapporto tra i luoghi e le genti, stringendo un legame inscindibile tra immagini e parole. Il Bardo è un progetto complessivo, che unisce le
persone ai loro luoghi, invitando al viaggio e alla
scoperta.
184
185
186
187
DIMITRI DIMITRACACOS
Dimitri Dimitracacos è un fotografo di moda di origini italo-greche nato a Milano nel 1974.
Sviluppa la sua tecnica e il suo stile negli anni ’90
presso la Condé Nast Italia seguendo grandi fotografi del momento italiani ed internazionali. Contemporaneamente porta avanti un grande lavoro
di ricerca sull’uso del medio e grande formato. Nel
2000 inizia come freelance collaborando con diverse testate giornalistiche e per clienti di moda e pubblicità. Dal 2007 vive tra Milano e Parigi dedicandosi
alla realizzazione di progetti creativi ed esposizioni.
188
“Reflections”
di Dimitri Dimitracacos
189
190
191
192
193
“Il mondo in una scatola”
Foro stenopeico
LABORATORIO DIDATTICO DEI CAMPUS ESTIVI FRATERNITA DEI LAICI IN COLLABORAZIONE CON IL FOTOGRAFO ROBERTO LAVINI
La fotografia per molti ragazzi è semplicemente
un’immagine creata con un cellulare o un tablet di
nuova generazione: premendo un tasto la foto è
pronta per essere guardata e condivisa all’interno
di una cornice di un iPhone o di un pc, senza però
avere l’emozione di poterla toccare.
Questo progetto, nato all’interno di uno dei laboratori dei Campus Estivi della Fraternità dei laici (Sezione Didattica) e con la collaborazione tecnica del
fotografo Roberto Lavini, ha l’intento di far capire ai
ragazzi cosa c’è dietro un semplice CLICK e far conoscere, attraverso materiali semplici ma ricercati,
alcuni aspetti del magico mondo della fotografia.
I giovani allievi tramite il concetto del “Fare” hanno
appreso alcune fasi del processo fotografico: grazie
alla tecnica del “Foro Stenopeico” hanno toccato
con mano cosa significa essere fotografi e come si
arrivi ad “impressionare” le immagini su un apparente foglio bianco.
Ingredienti principali del nostro progetto sono stati delle comuni scatole, una piccola camera oscura,
una pellicola fotografica e magnifici scorci della città di Arezzo, senza dimenticare la fantasia e l’entusiasmo dei piccoli fotografi.
Nella prima fase abbiamo sperimentato con i ragazzi l’importanza della luce nel processo fotografico
attraverso un laboratorio di stampa di “disegni fotogenici” (lumen), in seguito abbiamo costruito,
con una semplice scatola, una macchina fotografica artigianale, suscitando curiosità e scetticismo nei
piccoli allievi, visto la mancanza di pulsanti, schermi
e zoom.
L’incredulità iniziale si è trasformata ben presto in
voglia di “scattare” per riuscire a trovare il soggetto
giusto da rinchiudere nella loro scatola fotografica.
La fase successiva è stata quella di allestire una camera oscura spiegando l’utilità di quest’ambiente
per il nostro progetto.
Abbiamo caricato le nostre scatole al buio e i ragazzi
sono diventati fotografi per un giorno.
La parte finale è stata la più magica ed emozionante:
abbiamo aperto le macchine fotografiche e……..
“Il mondo in una scatola”
Foro stenopeico
LABORATORIO DIDATTICO DEI CAMPUS ESTIVI FRATERNITA DEI LAICI
IN COLLABORAZIONE CON IL FOTOGRAFO ROBERTO LAVINI
IL RISULTATO?
……scopritelo voi visitando la mostra.
194
195
196
197
Franco Fontana
grandi aziende (Fiat, Volkswagen, Ferrovie dello Stato, Snam, Sony, Volvo, Versace, Canon, Kodak, Robe
di Kappa). Ha ottenuto importanti riconoscimenti e
premi, in Italia e all’estero. Ha collaborato e collabora con riviste e quotidiani: “Time-Life”, “Vogue Usa”,
Franco Fontana è nato nel 1933 a Modena, dove “Vogue France”, “Il Venerdì” (“la Repubblica”), “Sette”
vive e lavora. È uno dei protagonisti assoluti della (“Corriere della Sera”), “Panorama”, “Epoca”, “Class”,
fotografia italiana del dopoguerra. Considerato un Frankfurten Allgemeinen”, “New York Times”.
“maestro del colore”, nel corso della sua lunga car- Ha tenuto workshops e conferenze a New York per
riera si è cimentato in diversi generi: il paesaggio, il il Guggenheim Museum, a Tokyo per l’Institute of
nudo, il reportage, la fotografia polaroid, ma anche Tecnology, all’Accademia di Bruxelles, all’università
la pubblicità, la moda e altri lavori commerciali.
di Toronto, a Roma, a Parigi, a Barcellona, a Taipei e
Le sue opere sono oggi conservate nei maggiori in molte altre città. È direttore artistico del Toscana
musei del mondo tra i quali il MoMA di New York, il Foto Festival.
Metropolitan Museum di Tokyo, la George Eastman Nel 2006 ha ricevuto la Laurea Honoris Causa in DeHouse di Rochester, il Ludwig Museum di Colonia, il sign dal Politecnico di Torino.
Museum of Modern Art di San Francisco, Museum of
Fine Arts di Boston, il Pushkin Museum of Fine Arts
di Mosca, l’Australian National Gallery di Melbou- Per Franco Fontana la fotografia è colore, è una
rne, lo Stedelijk Museum di Amsterdam, la GAM di tavolozza cromatica “re-inventata” e “re-interpretaTorino, il Musè e l’Art Moderne di Parigi, il Kunsthaus ta” in chiave espressiva. Quello dei colori è un linMuseum di Zurigo, il Victoria Albert Museum di Lon- guaggio decisamente complesso, influenzato dalle
dra. Ha esposto, tra personali e collettive, in tutto il individualità affettive, culturali ed inconsce di ciamondo: tra le sue mostre più recenti, si ricordano le scuno di noi. II colore può suscitare fascino, può
antologiche agli Scavi Scaligeri di Verona nel 2000, essere passionale, può infondere gioia. Nelle opequella alla GAM di Torino nel 2001, a Milano a Pa- re di Fontana il colore è un protagonista assoluto.
lazzo Reale nel 2004, la partecipazione alle princi- I meccanismi della sua percezione visiva lo portano
pali collettive dedicate alla fotografia italiana come a scelte drastiche: “togliere per aggiungere”. Più si
quella alla “Maison Europeenne de la Photographie” tolgono elementi di contorno, più si aggiunge signia Parigi, la personale al Museo de Arte di Buonos Ai- ficato all’opera. Per l’autore modenese, l’equilibrio
res nel 2006, la mostra retrospettiva all’Istituto Va- compositivo e l’armonia dei colori sono strettamenlenziano d’Arte Moderna (IVAM) nel 2011. Gli sono te connessi con l’essenzialità della forma espressiva.
stati dedicati oltre sessanta libri, pubblicati da edito- Così ancora oggi, dopo cinquant’anni di presenza
ri italiani, francesi, tedeschi, svizzeri, spagnoli, ame- sulla scena della fotografia creativa, Fontana riesce
ricani e giapponesi. Ha firmato molte campagne a sorprenderci per la freschezza e la spontaneità
pubblicitarie per enti pubblici, istituzioni culturali e delle sue immagini più recenti
198
“Antologia”
di Franco Fontana
199
Chicago 2001
200
Puglia 1978
201
Luca Palatresi
(Fucecchio 1978)
Fotografo professionista, free-lance. Dal 2002 si dedica a tempo pieno alla fotografia, specializzandosi
nel settore moda e advertising. Si afferma rapidamente collaborando con importanti brand italiani ed internazionali e pubblicando sulle riviste più
influenti del settore. Parallelamente al settore pubblicitario, segue un percorso artistico di ricerca personale che lo porta ad ottenere importanti riconoscimenti in mostre collettive e personali in Italia e
all’estero: come il premio al Lucca Digital Photo Fest
e il Premio Arte Laguna di Venezia, la partecipazione al progetto mondiale OCHO con Rojo Magazine
a Barcelona o la mostra “I saw the light!” al Museo
Piaggio, per citarne alcuni.
Nel 2005 crea in Toscana il FOFU Phot’art, festival fotografico internazionale di cui è ancora direttore artistico. Ha curato importanti mostre monografiche
tra cui Franco Fontana, Gian Paolo Barbieri, Letizia
Battaglia e nel 2011 la più grande esibizione in Italia
di Storm Thorgerson. Vive in Toscana e continua il
proprio cammino verso la “fotografia perfetta”, osservando senza sosta ogni sfumatura della bellezza
umana.
Ciò che contraddistingue tenacemente la ricerca
tecnica di Palatresi è il suo intimo rapporto con la
materia di luce quanto con quella di tenebra. Rapporto che è particolare nella misura in cui egli abbandona la via accademica per addentrarsi in quella
della sperimentazione: la luce perde i suoi connotati più pieni per farsi radente, densa, puntuale. Non
è leziosità stilistica quella che l’artista richiede bensì estetica formale pura, laddove il dettaglio possa
analogamente oscillare tra le zone in luce e quelle
in ombra. Questo fermento scultoreo, dove la predominante bronzea è organizzata secondo monotoni di colori caldi, aumenta di sbalzo la percezione
delle profondità, assegnando un valore vitale assoluto ai soggetti ritratti.
Francesco Mutti
202
“Darkness”
di Luca Palatresi
203
204
205
“IN AREZZO”
Frank Dituri vive e lavora tra Italia e New York. Dituri è un fotografo che ama trasformare il quotidiano, il rico-
noscibile e l’ovvio in immagini al confine col surreale. Le sue opere sono esposte negli USA, in Europa e in Asia. Di
notevole importanza in Italia sono le mostre personali alla Biennale di Venezia, MOMA Moscow e al Palazzo delle
Esposizioni di Roma. Ha pubblicato numerosi libri e molte sono state le recensioni in diversi quotidiani e riviste di
prestigio quali New York Times, Harpers Magazine, Zoom Magazine, La Repubblica e il Corriere Della Sera. Le sue
opere fanno parte di molte collezioni pubbliche e private. E’ stato insegnate artista nel contesto del programma LTA
del Guggenheim Museum di NY e attualmente è impegnato nel Dipartimento di Arte alla Libera Accademia di Belle
Arti di Firenze. Il suo lavoro è rappresentato da Fran Kaufman Fine Art, New York.
Francesco Niccolai è nato nel 1981 a Firenze. Dopo essersi diplomato in studi socio-pedagogici, nel 2003 intraprende un viag-
gio studio in Sud America. Grazie a questa esperienza e alla volontà di confrontarsi con altri contesti e culture, nasce il suo interesse per la fotografia. Nel 2004 torna in Argentina e studia fotografia presso la Escuela Argentina de fotografia di Buenos Aires.
Continua i suoi studi nel 2006 in Italia e si iscrive alla LABA di Firenze nel corso di fotografia. Nel 2010 lavora come responsabile
e fotografo presso l’EX3 Centro per l’arte contemporanea di Firenze dove ha la possibilità di confrontarsi con diversi artisti del
panorama contemporaneo italiano e internazionale. Il suo interesse prosegue in altri ambiti oltre a quello di reportage, attualmente fotografo professionista freelance, collabora con alcune compagnie e registi teatrali come fotografo di scena e prosegue
i suoi viaggi per approfondire la sua ricerca nel linguaggio fotografico e artistico.
“In Arezzo”
Giulietta Riva, nata l’8 febbraio 1990 a Abbiategrasso (MI). Ho Iniziato gli studi presso la LABA (Libera Accademia Belle Arti) di
Frank Dituri
Gli autori:
Firenze nel 2010 e laureata presso la stessa nel 2014 con il massimo dei voti. La mia visione fotografica è una ricerca mirata verso
l’essenziale delle forme e dei colori, donare una nuova vita a quotidiano. Ricondurre attraverso l’utilizzo della luce tutto a forme,
linee e colori. Arrivare all’essenza, alla purezza dell’estetica.
“L’arte astratta non esiste. Si deve sempre partire da qualcosa. Si può togliere, dopo, qualsiasi apparenza di realtà, ma l’idea dell’oggetto avrà comunque lasciato il suo segno inconfondibile. Perché è l’oggetto che ha toccato l’artista, ha eccitato le sue idee, ha scosso
le sue emozioni. (...) Tutti vogliono capire la pittura. Perché non cercano di capire il canto degli uccelli?
Perché amiamo una notte, un fiore, tutto quanto circonda l’uomo senza cercare di capire? Mentre nel caso della pittura la gente vuole
capire. Fossero almeno in grado di capire che l’artista lavora per necessità, che l’artista è una minima parte del mondo,
che la sua presenza non merita più importanza di tante altre cose della natura il cui fascino rimane per noi privo di spiegazione.
Quelli che cercano di spiegarsi un quadro seguono in genere delle strade sbagliate.”
P.Picasso
Francesco Niccolai
Giulia Riva
Laura Chiaroni
“Curated LABA”
Laura Chiaroni (b. 1990) nasce a Prato e attualmente vive e lavora a Firenze. Diplomata in fotografia presso la Libera Accademia di Belle Arti di Firenze, si dedica fin da subito alla fotografia documentaria. Il 2010 è l’anno in cui inizia la collaborazione con
il fotografo e giornalista Filippo Bardazzi quando fondano BLITZ!. Sempre nello stesso anno documenta l’intera opera dell’artista
Giuliano Tomaino, in occasione della sua nuova statua “Io sono qui”, donata alla città di Prato. Nel 2011 inizia la collaborazione
con AFT (Archivio Fotografico Toscano) ad un progetto di conservazione e valorizzazione di fondi fotografici storici. L’anno
seguente collabora con la fotografa Silvia Amodio e la fondazione Il Cuore si Scioglie Onlus al multimedia Un’altra Infanzia. I
ragazzi del Manthoc, dedicato alla problematica dei bambini lavoratori in Perù. La collaborazione con Filippo Bardazzi fa nascere
Standing Still, un progetto di documentazione del West americano, che vincerà l’edizione 2013 del concorso FoFu Phot’Art.
Dal 2013 ad oggi il proficuo duo si sta dedicando al documentario fotografico relativo alle estrazioni di gas non convenzionale
in Europa, dal titolo The Great Illusion.
206
207
FRANK DITIURI “BETWEEN HEAVEN” - Italy, 2014 ©
208
209
Francesco Niccolai “Il sogno di Khabat”
Le immagini sono una selezione di un reportage di Francesco Niccolai con la collaborazione di INTERSOS organizzazione non
governativa italiana che attualmente svolge un proprio progetto a Erbil, nel Kurdistan Iracheno, a sostegno dei profughi siriani.
Un progetto che nasce dalla volontà di raccontare una infinitesima parte di quella che è la realtà dei rifugiati siriani, nel tentativo
di evitare il lato drammatico che stanno vivendo, già presente nell’atmosfera delle immagini, per privilegiare la quotidianità con
uno sguardo oggettivo che si limita a indagare la volontà collettiva di andare avanti pur essendo un contesto nuovo, estraneo
e precario dove la dignità di ogni singolo individuo è messa a dura prova ogni giorno. Le immagini si riferiscono a due campi
profughi Basirma e Qushtapa distanti poche decine di chilometri da quella che attualmente è la capitale del Kurdistan Iracheno
Erbil. Una relazione con i soggetti che prescinde dal essere solo fotografati, per dare spazio anche a quelle che sono le storie
individuali che hanno il piacere di raccontare a chi si dimostra estraneo ai fatti e interessato a comprendere. Dieci giorni in cui un
fotografo, per la prima volta in medio oriente, ha affiancato passo per passo l’attività di un’organizzazione non governativa ed
è stato grazie alle conoscenze e alle relazione già consolidate di un operatore umanitario che il progetto ha preso forma. Nel
rispetto di una cultura estremamente differente da quella occidentale per privilegiare il dialogo all’istinto fotografico di voler
catturare ad ogni costo una immagine ad effetto. Dignità individuale che guarda a un futuro possibile che si costruisce giorno
per giorno e dignità collettiva, di un popolo, quello siriano, che è costretto a chiedere ospitalità senza dimenticare da dove viene
e dove vorrebbe tornare. Le immagini sono state scattate a maggio 2014, poco prima i recenti avvenimenti che hanno determinato un nuovo conflitto armato in Iraq da parte del gruppo jihadista Isil.
210
211
Giulietta Riva “Rivoluzione Visiva”
212
213
Laura Chiaroni “Standing Still “(A Photographic Survey Of The American West)
214
215
“Silenziosamente”
Un libro di storie. Un libro di storie comuni e non
comuni. Un libro fatto di racconti e fotografie. I racconti di Luca Saracino dialogano con le immagini di
Luca Cini. Racconti brevi, scarnificati, essenziali, lapidari, narrano di esistenze ordinarie, dove lo straordinario è proprio dell’ordinario, racchiusi in una cornice di senso e non senso. Foto come lampi di luce e
ombra, colori, contorni sfocati, evocazioni e ricordi,
dettagli nascosti nell’evanescenza dell’immagine.
Racconti come fotografie, fotografie come racconti
racchiusi in un quadrato; storie dalle periferie della
realtà.
Luca Cini e’ nato a Firenze nel 1960. Vive e lavora a
Firenze. Ha esposto le sue opere fotografiche in Italia, negli USA, in Russia.
Luca Saracino e’ nato a Fiesole nel 1980. Vive e lavora a Firenze. Ha pubblicato nel 2012 la raccolta di
racconti “Prima del capolinea”. Dal 2008 scrive sul
blog “Siamelli”.
“Silenziosamente”
“Un’amichevole estiva. Qui in ufficio, non ho voglia di scrivere pratiche:
fuori è bel tempo, dentro un magma di emozioni contrastanti mi rallenta i
pensieri. In questi momenti vorrei essere immortale, invece ho il
sospetto che morirò presto, senza troppi discorsi. Sarebbe meglio
se accadesse in un giorno festivo, in cui le cose pesano un po’
meno; magari d’agosto, quando si è in ferie dai dispiaceri e dalle
responsabilità. Vorrei che la mia non fosse una morte da
campionato ufficiale, ma un’amichevole estiva, senza moviola, il
cui risultato dopo due giorni nessuno ricorda.”
216
217
“Silenziosamente” immagini di Luca Cini
218
219
Marco Mandrici
vive e lavora a Civitavecchia. Fotografa dalla fine
degli anni ’70. Sin dall’inizio si dedica alla fotografia
in bianco e nero che pratica con continuità curando
personalmente lo sviluppo e la stampa. Muovendosi in direzioni diverse dalle prevalenti tendenze
artistiche attuali, oltre che praticare la tradizionale
fotografia analogica, si cimenta nella ripresa stenopeica. Tale rivisitazione della fotografia delle origini
lo avvicina alla conoscenza ed alla pratica delle tecniche di stampa antiche e alternative.
Ha cercato nella semplificazione stenopeica la via
espressiva desiderata caratterizzata da un ritorno
all’essenziale, ai tempi lunghi di posa e alla previsualizzazione mentale dell’immagine, al gioco sottile
dell’incertezza e dell’imprevedibile. Da tali presupposti, la scelta di usare uno strumento elementare
e “primordiale” a bassissima tecnologia, ma ad altissima qualità, basato su un fenomeno fisico che
consente di “prelevare” tracce del visivo per mezzo
di un raggio di luce che attraversa un piccolo foro
e che trasforma l’impronta luminosa latente in una
immagine, a volte, più surrealista di quanto si possa
immaginare.
“Schiuma d’onda”
Il lavoro è ispirato al brano “Schiuma d’onda” tratto
da “Dialoghi con Leucò” di Cesare Pavese.
(parlano Saffo e Britomarti)
Saffo. E’ monotono qui, Britomarti. Il mare è monotono. Tu che sei qui da tanto tempo, non t’annoi?
Britomarti. Preferivi quand’eri mortale, lo so. Diventare un po’ d’onda che schiuma, non vi basta.
Eppure cercate la morte, questa morte. Tu perché
l’hai cercata?
Saffo. Non sapevo che fosse così. Credevo che
tutto finisse con l’ultimo salto. Che il desiderio,
l’inquietudine, il tumulto sarebbero spenti. Il mare
inghiotte, il mare annienta, mi dicevo.
“Schiuma d’onda”
di Marco Mandrici
Britomarti. Tutto muore nel mare, e rivive. Ora lo
sai.
La lentezza della ripresa stenopeica accanto al nostro sguardo silenzioso ci pone nella condizione di
guardare e ascoltare il respiro del mare che si manifesta attraverso il moto cadenzato delle sue onde
e il suono cantilenato dei flutti sulla battigia. E’ un
fluire incessante di mutamenti interiori del proprio
Animo ed esteriori dell’elemento acqua.
E’ un invito a scrutare dentro di noi … le onde coprono i nostri pensieri e ne fanno sorgere di nuovi,
vivificando in noi nuovi interrogativi sulla vita e sulla morte che è trasformazione rinnovata del nostro
esistere … “Tutto muore nel mare, e rivive. Ora lo
sai” dice Britomarti a Saffo.
220
221
222
223
Roberto Lavini
Roberto Lavini è fotografo professionista presso lo
studio Camera Chiara di Arezzo (camerachiara.net).
E’ laureato al Dams dell’università di Bologna e sperimenta e pratica diversi procedimenti fotografici
storici. Organizza corsi fotografici di base e avanzati
ed è relatore in diversi Workshop di Fotografia.
224
“Olio, Bromolio & Peperoncino”
di Roberto Lavini
225
“Olio, Bromolio & Peperoncino”
12 stampe all’olio (oleotipie) colorate a mano.
In questa presentazione è stata allegata solo un’immagine della mostra. E’ un modo provocatorio per
introdurre alcune riflessioni sul rapporto tra “Stampa Fotografica” e l’enorme quantità di fotografie che
sono a disposizione di tutti nei dispositivi digitali. E’
una contraddizione enorme. Non ci sono mai state tante fotografie in giro ma si chiedono sempre
meno stampe fotografiche e di qualità. Io non sono
contro Twitter o Instagram, ma questa disponibilità
di immagini ha impigrito il nostro pensiero critico
ed estetico. Si chiede sempre meno uno sguardo
consapevole, lungo e duraturo. Invito quindi di vedere le fotografie nelle mostre fotografiche e non
di “consumarle” nei nostri piccoli o grandi schermi
digitali (siano essi tablet, smartphone o monitor),
spesso con inverosimili inquadrature, forse non
sufficientemente illuminati e imprecise riproduzioni del colore. In questo caso mi piace pensare alle
“riproduzioni digitali” non come copie ma piuttosto
come documentazione di un originale unico, proprio come le stampe dei dipinti di Van Gogh o la fotografia di una scultura.
Verso la fine della sua carriera, Alfred Stieglitz era
consapevole di quanto le riproduzioni in offset potessero essere inadeguate, e quindi si rifiutava di
permetterne l’esecuzione. Ad una richiesta, Stieglitz
rispose:
“Le mie fotografie non si prestano alla riproduzione.
Le qualità intime che danno loro vita andrebbero
completamente perse nella riproduzione. La qualità
del tocco nel suo significato più profondo é insito
nelle mie fotografie. Quando si perde il senso del
tocco, il battito del cuore della fotografia si estingue
- muore. Il mio interesse è per la vita. Per questo non
posso consentire che le mie fotografie siano riprodotte”.
Tratto da “Twice-A-Year”, pag. 110 - Ed. Doroty Norman, 1938.
226
227
“Sei per Sei” (Six by Six),
Fotoincisioni di sei fotografi texani visionari
Organizzato dal Dr. David A. Lewis, professore di storia dell’arte,
alla Stephen F. Austin State University, Nacogdoches, Texas, USA
“Sei per Sei” (Six by Six)
Gli autori:
Kent Rush
Amy Holmes George
Robin Dru Germany
Ted Kincaid
Nic Nicosia
Michael T. Ricker
Questa mostra presenta il lavoro di sei fotografi
contemporanei texani le cui opere possono essere
descritte come visionarie. Le loro fotografie, infatti,
evocano un sentimento di sublimità, suggeriscono
qualche presenza invisibile oppure creano un senso
di mistero. Mentre tutti i sei fotografi hanno qualche connessione con il Texas per nascita, educazione o residenza, le loro rispettive opere trascendono
i confini di qualunque specifica regione geografica.
I loro temi sono universali e senza tempo.
228
229
Kent Rush
Pur provenendo da un’esperienza in incisione, disegno e pittura, Kent Rush si è impossessato della fotografia come mezzo di immagine da più di 20 anni. Fotografa banali oggetti e superfici (più che altro aggregati
di calcestruzzo) sia negli ambienti urbani che nei sobborghi e quindi ripropone queste forme come presenze monumentali.
Kent Rush ha conseguito una laurea all’Università del New Mexico e una all’Università del Texas
a Austin. Attualmente è professore di arte presso l’Università del Texas a San Antonio. Il suo lavoro è
stato ampiamente esposto negli Stati Uniti in mostre personali e collettive di due e tre persone. A livello
internazionale, le sue opere sono state esposte a Londra, in Inghilterra, in Brasile, Francia, Messico e Perù.
E’ inoltre il destinatario di una borsa di studio Fulbright Senior, un Partner dell’America Grant, ed è stato
invitato in qualità di Artista-in-Residence presso l’Istituto di Tamarindo. Nel 1998, è stato onorato con una
retrospettiva al McNay Art Museum, San Antonio, Texas.
Collezioni Selezionate: Marion Kugler McNay Art Museum e numerose collezioni private.
230
231
Amy Holmes George
Lavorando con diversi stili per poi adattarli ad un tema particolare, Amy George Holmes è forse più nota
per le fantasie surrealiste che crea attraverso squisiti fotomontaggi . Il suo immaginario spazia da fantasie giocosamente assurde a fantasie ossessionanti —anche simili a trance - intese come visioni tratte dal
mondo dei sogni. In altre opere, Amy Holmes George ritrae soggetti banali come muri ricoperti da graffiti.
Non si tratta di meri documentari. Temi dell’identità e dell’eredità personale emergono dai resti di questi
vecchi manifesti, i graffiti e le iscrizioni sgraffiti di anonimi fautori di marchi testimoniano la dichiarazione
universale umana del: “Io sono stato qui.”
Amy Holmes George attualmente vive e lavora come fotografa d’arte a Dallas, Texas. Ha insegnato
fotografia e mezzi digitali alla Stephen F. Austin State University, dove ha raggiunto il grado di professoressa ordinaria e dove ha fondato la prima scuola d’arte con un programma all’estero, portando gli studenti in
Italia, e guadagnandosi riconoscimenti per l’eccellenza del suo insegnamento. Inoltre, ha insegnato fotografia alla University of North Texas e Collin County Community College. Il suo lavoro è stato ampiamente
esposto negli Stati Uniti, in Italia, Inghilterra, Francia e Cina. E’ stata presente in oltre 90 mostre Nel 2008,
Amy Holmes George ha ricevuto una borsa di studio Fulbright per studiare le opere nell’archivio fotografico Fratelli Alinari in preparazione di un progetto di ri-fotografia, Doppia Visione: la vista di Firenze nel
passato e nel presente.
Collezioni Selezionate: La J. Paul Getty Museum, la Kinsey Institute (Università dell’Indiana ), Museo Fratelli
Alinari .
232
233
Robin Dru Germany
Robin Germany focalizza l’attenzione sulla natura e il posto occupato dall’umanità al suo interno, ma generalmente abbandona preconcetti di paesaggio e l’estetica del paesaggio stesso, scattando fotografie da
punti di vista altamente insoliti, spesso sommersi o semisommersi nella linea di galleggiamento, dove lo
spettatore vede sia sopra che sotto la linea di connessione tra l’acqua e l’aria. Il suo immaginario immerge lo spettatore all’interno di particolari ambienti: mette primi piani di onde schiumose e spumeggianti
spiagge al livello degli occhi. Più inquietante, crea anche visioni di regni interiori, dove fili intrecciati di
funghi striscianti o il marciume delle radici del sottobosco ci ricordano la nostra mortalità, ma dimostrano
anche quanto possa essere bello il ciclo di vita in tutte le sue manifestazioni.
Robin Germany ha seguito studi universitari di filosofia all’Università di Tulane, New Orleans, e ha
conseguito una laurea in fotografia alla University of North Texas, Denton. Ha esposto in tutti gli Stati Uniti,
e il suo lavoro è stato recensito in riviste d’arte e altre pubblicazioni . Attualmente è professoressa associata di fotografia e Media Digitali alla Texas Tech University, Lubbock.
Collezioni selezionate: Center for Creative Photography (The University of Arizona, Tuscon), The Boise Art
Museum, Texas Tech University Art Museum
234
235
Ted Kincaid
Il lavoro di Ted Kincaid nasce dalla premessa che la verità fotografica è relativa e soggetta al dubbio. Come
i simbolisti del tardo 1800, la sua ricerca lo porta a creare un luogo dove il vero diventa irreale e l’irreale
più reale del reale stesso. Ad esempio, le immagini di crateri, vette e valli sfregiate nella sua serie “Possible
Moons” vengono create attraverso un minuzioso assemblaggio di studi fotografici separati delle buche
casuali e macchie su di un pavimento di cemento, disposte tutte con un riferimento alla mappa lunare, ma
nessuna immagine reale della luna stessa. Ha fatto lo stesso con montagne, alberi, iceberg e immense
distese di mare aperto. Al contrario, ha creato una serie di nuvole impossibili da immagini frammentarie
di nuvole reali, quindi confermando che una realtà inversa è altrettanto possibile, e che realtà alternative
possono essere costruite e viste da un punto di vista fotografico, laddove un tempo potevano solo essere
immaginate.
Ted Kincaid ha conseguito una laurea in belle arti presso la Texas Tech University, Lubbock e un
master presso l’Università del Kentucky, Lexington. E’ rappresentato dalla Talley Dunn Gallery in Dallas,
and dalla Galleria Arthur Rogers a New Orleans. Kincaid ha una impressionante storia espositiva, e il suo
lavoro è oggetto di più di 100 recensioni e articoli. Le sue fotografie sono state raccolte da musei e si trovano anche in diverse collezioni aziendali, tra cui: American Airlines (Dallas), Canon Corporation, Capital
One Corporation (Melville, New York), Fidelity Corporate Art Collection (Boston), Microsoft Art collection
(Washington, DC), Nieman Marcus (Dallas), e Pfizer, Inc. (New York).
Collezioni pubbliche selezionate: Dallas Museum of Art, Museum of Fine Arts di Houston, San Antonio Museum of Fine Arts, Museum of Texas Tech University; US State Department (Washington, DC).
236
237
Nic Nicosia
Un pioniere del movimento della fotografia nella scena, Nic Nicosia è venuto alla ribalta durante i primi
anni ottanta. Negli anni ha creato un imponente quantitativo di immagini, che vanno dai ritratti su commissione a quella sua serie che si potrebbe chiamare Realtà Costruite, tra cui, ad esempio, “Storie” (2013),
“Io vedo la luce” (2009) e “Spazio tempo luce” (2008-2009). Proponendo l’invenzione e l’artificio come
mezzo vitale per sviluppare la fotografia scenica egli va contro la tradizione della fotografia di strada, che
normalmente enfatizza l’esperienza diretta della vita nel suo svolgersi davanti all’obiettivo della fotocamera. Nelle scene di Nic Nicosia, il mondo diventa una realtà costruita o una produzione teatrale, che richiede
una volontaria sospensione dell’incredulità da parte dello spettatore. Molte delle opere di Nicosia affrontano anche temi profondamente radicati nel Modernismo; ad esempio, la sua ball and x (2009), si occupa
delle tensioni e delle relazioni spaziali in modi che ricordano l’enfasi del Bauhaus sulla progettazione e la
preoccupazione minimalista nei confronti delle forze naturali (luce e massa, gravità e tensione). Le fotografie di Nicosia selezionate per questa mostra sono particolarmente degne di nota per la loro chiarezza di
forma, per la loro monumentalità e, soprattutto, per la loro evocazione di una presenza misteriosa.
Nic Nicosia ha guadagnato molti riconoscimenti, tra cui una sovvenzione dellaLouis Comfort Tiffany e la Guggenheim Fellowship. Attualmente risiede e lavora a Santa Fe, New Mexico.
Collezioni selezionate: Dallas Museum of Art, High Museum of Art (Atlanta), Museum of Art di Honolulu,
Los Angeles county Museum of Art, Museo d’arte contemporanea (Chicago), Houston Museum of Fine
Arts, San Francisco Museum of Modern Art, Solomon R. Guggenheim Museum (New York), Walker Art Center (Minneapolis), Whitney Museum of American Art (New York)
238
239
Michael T. Ricker
Michael T. Ricker è un’artista, autore e studioso indipendente con una laurea della Texas A&M University.
Approcciandosi a molti temi e stili diversi, Michael Ricker realizza fotografie dal 1976. Le opere di Ricker
selezionate per questa mostra ne riflettono il forte senso di una possibile bellezza da ricercare in poco convincenti luoghi familiari. Un apparente miscuglio di graffiti e scarabocchi a caso, gocce di vernice, scritte,
segni di inchiostro e altri residui accumulati, nel suo obiettivo, diventano elementi di mondi immaginari:
pittografiche evocazioni di uccelli ed orizzonti, pietre e stelle, che a volte evocano intere galassie.
Michael T. Ricker ha realizzato mostre personali alla Bishop Gallery, Scottsdale, Arizona; Eastfield
College, Mesquite, Texas; Richland College e Richardson, Texas. Il suo lavoro è stato esibito in numerose
mostre collettive, includendo: Museo di belle arti di Longview, Longview, Texas; La galleria di Grapevine,
Oklahoma City; la Baker Gallery, Kansas City, Kansas; la società per la fotografia contemporanea, Kansas
City, Missouri; e il Museo di Rockwell, Corning, New York.
Collezioni selezionate: Houston Museum of Fine Arts, The Nelson Atkins Museum (Kansas City, Missouri),
The Arizona Bank Collection, Exxon, GTE, and 3M Corporation.
Tutte le opere in questa mostra sono state realizzate in fotoincisione per un portfolio dallo stesso titolo.
Dr. David A. Lewis, Professor of Art History, Stephen F. Austin State University (SFA) ha selezionato gli artisti
e le opere e ha scritto l’introduzione per il portfolio. Neal Cox, SFA Assistant Professor of Printmaking, ha
stampato le opere e progettato il portfolio.
240
241
Sponsor dell’Evento
Credits Arezzo&Fotografia 2014
Arezzo&Fotografia nasce da un’idea dell’Associazione Fotografica IMAGO
con il patrocinio di:
Camera di Commercio
Industria Artigianato e
Agricoltura di Arezzo
ASSESSORATO ALLE
POLITICHE SOCIALI
242
Presidente dell’Associazione Fotografica IMAGO
Marco Bruni
Arezzo&Fotografia Director
Antonio Losco
Segreteria
Marco Galli
Ufficio Stampa e Sponsorizzazioni
Simona Agostinelli, Elena Scapecchi, Marco Galli
Web Master
Moreno Purgatori, Alessandro Puglisi
Progetto Grafico
Nicola Guerri, Stefano Giustini, Luca Pichi
Curatori delle mostre
Antonio Losco, Marco Bruni
Responsabili Workshop
Alessandro Barbagli, Moreno Purgatori
Direzione “Fiera del Libro”
Federico Cioni, Stefano Giustini
Organizzatore lettura portfolio
Salvatore Iorio
Presentazione video di Arezzo&Fotografia
Andrea Scartoni
Consulenza legale
Dott.ssa Sonia Rosini
243
244
245
www.imagoarezzo.com
www.arezzoefotografia.com
246