Fuoco sul mondo

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Fuoco sul mondo
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Fotografia
IL GIORNALE DELLA
A cura di Walter Guadagnini
®
Partono dall’Africa, dal Medio Oriente, dall’Asia,
da paesi devastati dalla guerra, dalle epidemie e dalla miseria
per cercare in Europa una vita migliore. Sono questi «nuovi
europei» che Jim Goldberg racconta in «Open See», lavoro
ancora in progress dove il fotoreporter di Magnum combina
immagini, che vanno dal grande formato alla polaroid,
con testi e oggetti. Fino al 17 gennaio è possibile vederlo alla
Photographers’ Gallery di Londra
S’intitola «Caleidoscopio d’Italia: sguardo sulla fotografia, l’arte e il
film d’autore italiano dagli anni Cinquanta ai nostri giorni», la
rassegna presentata in Lussemburgo, al Centre d’Art Dominique
Lang (fino al 5 dicembre). Sono esposte le opere di 32 fotografi
di diverse generazioni per documentare quanto ricca e variegata
sia la produzione fotografica italiana. Si va dal rapporto tra arte e
fotografia al paesaggio come peculiarità italiana, fino alle ricerca
di nuove iconografie per dare visibilità al tempo e allo spazio
Paris Photo
Vækerø
Fuoco sul mondo
La scuola dei ghiacci
Uno dei casi più interessanti
della fotografia contemporanea
in mostra in Norvegia
La più grande fiera fotografica internazionale ospita
alla sua dodicesima edizione i paesi arabi tra passato e futuro
Yto Barrada, «Fille aux tabourets», Casablanca, 2000
nisia, Iran, Libano e Dubai, ci
si attendono naturalmente le
maggiori sorprese e novità, le
scoperte e le riscoperte di una
storia che in Occidente è ancora ben poco nota, se non nei
suoi aspetti più recenti. A
fianco dei nomi ormai già entrati nel circuito internazionale come Walid Raad, Yto Barrada, Lara Baladi, sarà dunque possibile avvicinare una
cultura in costante movimento e per verificare se alla crescita economica dell’area corrisponda un’equivalente cre-
scita qualitativa delle sue manifestazioni artistiche, così
come è accaduto nei decenni
scorsi per le aree del Sud-Est
asiatico e dell’Est europeo.
Secondo quella che è una tradizione consolidata, l’omaggio ai paesi ospiti continua
anche fuori dagli spazi del
Salon, con mostre come «Iran
1979-2009: 30 anni di fotografia documentaria iraniana», che si apre il 6 novembre
alla Monnaie, e come «Palestine, la creazione in tutti i
suoi stati» all’Institut du
Monde Arabe, «150 anni di
fotografia iraniana» al Musée du quai Brainly, che
chiudono proprio nei giorni
della fiera, consentendo a
chi non le avesse ancora viste una vera e propria full
immersion nel presente e nel
passato.
Per ciò che riguarda invece il
settore tradizionale della fiera, Paris Photo conferma la
sua vocazione internazionale, riservando il 75% delle
presenze a gallerie non
francesi (quelle francesi sono 23): 11 tedesche, 10 statunitensi, 7 inglesi, 5 spagnole, 5 giapponesi, 3 italiane e le restanti 25 da altri 16 Stati, a conferma di
quelli che sono i diversi pesi
nel panorama fotografico
mondiale. L’Italia è rappresentata, come nell’edizione
precedente, dalle gallerie
Forma di Milano, Brancolini/Grimaldi di Roma-Firenze e Guido Costa di Torino, quest’ultimo membro
anche del comitato di selezione, insieme tra gli altri a nomi
storici quali gli statunitensi Howard Greenberg e Edwynn
Houk, la tedesca Priska Pasquier e l’inglese Tim Jeffries.
Tra le nuove entrate, da segnalare i nomi prestigiosi di Goodman da Johannesburg, Bernheimer Old Masters e Tanit da Monaco, Photographers’ Gallery
da Londra, Koch da San Francisco, e quelli emergenti di
Kuckei + Kuckei da Berlino e
Pente 10 di Lisbona.
❑ Walter Guadagnini
Anni Leppälä, «Last Autumn», 2008
La cosiddetta «Scuola di Helsinki», il
gruppo di fotografi finlandesi
stabilmente presente nelle
maggiori rassegne internazionali a partire dalla metà
degli anni Novanta, è senza
dubbio un caso di studio degno
di nota. Un paese piccolo, ai
margini dei grandi circuiti artistici sebbene ricco di cultura e
di spazi espositivi, con una tradizione fotografica decorosa
ma nulla più (nemmeno paragonabile, per intendersi, a quelle italiana o spagnola), ha letteralmente imposto alla platea
mondiale un gruppo di giovani
partendo dalla loro formazione
scolastica, creando un centro attorno al quale si sono riunite forze economiche e culturali pubbliche e private, mettendo in
pratica ciò che altrove si teorizza ma non si riesce mai a realizzare. Come ha affermato Timothy Persons della University
of Art and Design di Helsinki
dove il «fenomeno» è nato e cresciuto, la scuola è essenzialmente un modello educativo
che permette a un certo numero di studenti specializzati di
VÆKERØ (NORVEGIA).
Senologia illustrata
FIRENZE. Dal 18 novembre al 10 gennaio al
Museo Nazionale Alinari della Fotografia è
di scena il seno femminile e le suggestioni, estetiche e psicologiche, che suscita
nell’immaginario collettivo. Un percorso, dal titolo «Quell’instabile oggetto
del desiderio», attraverso 118 immagini dei più grandi maestri della fotografia contemporanea: dallo sguardo ironico di Elliott Erwitt e Henri Cartier-Bresson, a quello spregiudicato delle fotografie
di moda di Helmut Newton o a quello impietoso di Joel-Peter Witkin; ma anche la ricerca formale di Bill Brandt, André Kertész e
Jerry Schatzberg oppure i fotomontaggi di intonazione surrealista di Marcel Marien. Il fascino del seno nelle immagini di Robert Doisneau e Suquet, sino all’allusività degli scatti di Suter:
senza dimenticare l’interpretazione delle donne stesse, da Diane
Arbus a Matuschka. E ancora Ferdinando Scianna, Manuel Alvarez Bravo, Ralph Gibson. Curata dal senologo con formazione
umanistica Alfonso Maria Pluchinotta, la mostra riflette anche sul
lato più oscuro della femminilità, quello della malattia. Nel catalogo la forza evocativa delle immagini si affianca a quella di brani
tratti dalla letteratura e dalla saggistica (nella foto Leo Matiz, «Refugiados de Armero, Colombia», 1960). ❑ Laura Lombardi
«misurare e giudicare la propria originalità al di fuori del
normale curriculum di studi,
rendendoli capaci di costruire, editare, presentare e curare il proprio lavoro su di un
piano professionale». Ora, i risultati di questo progetto vincente sono in mostra a Vækerø,
in Norvegia, negli spazi espositivi della StatoilHydro («Photography Matters: The Helsinki
School», fino al primo febbraio
2010, a cura di Wenche Falkenhaug e Joonas Ahlava): una cinquantina di immagini, spesso
di grande e grandissimo formato, di dieci autori, Hannu
Karjalainen, Ola Kolehmainen,
Kalle Kataila, Ilkka Halso, Pertti Kekarainen, Susanna Majuri,
Tiina Itkonen, Aino Kannisto,
Anni Leppälä ed Elina Brotherus, tutte provenienti dalle collezioni dell’azienda. I due grandi filoni di questa scuola sono
facilmente riconoscibili: da un
lato l’indagine sull’interiorità,
dall’altro il rapporto con il paesaggio naturale, entrambi strettamente legati alla vita quotidiana dei luoghi del profondo
Nord. ❑ W.G.
Straordinarietà della banalità
©ALEJANDRA MATIZ
Alla sua dodicesima
edizione, Paris Photo sciorina
i consueti numeri che le garantiscono il primo posto nel
mondo tra le fiere specializzate in fotografia: 89 gallerie
e 13 editori provenienti da
23 paesi, le opere di 500 fotografi che dal 19 al 22 novembre faranno bella mostra di sé al Carrousel du
Louvre, attirando una folla
stimata intorno alle 38mila
presenze. La fiera sarà anche
il momento per fare il punto
sul mercato della fotografia
che, come ogni segmento in
questo periodo, regge con
qualche scricchiolio e saggi
aggiustamenti dei prezzi. Secondo una formula ormai consolidata, il fulcro dell’interesse critico sarà concentrato sul
paese ospite, che quest’anno
è in realtà una grande area
geografica e culturale, i Paesi arabi e l’Iran, attraverso
una selezione compiuta da
Catherine David, già curatrice di un’edizione di Documenta a Kassel. Particolare
curiosità suscita la presentazione, nella sala centrale del
Carrousel, di una selezione di
fotografie storiche provenienti dalla Fondazione
Araba per l’immagine,
un’associazione nata a Beirut
nel 1997 ad opera di critici,
storici, artisti, che si propone
di salvaguardare e diffondere
la fotografia storica e contemporanea dell’area. In questa sezione, e nelle 8 gallerie
della sezione «Statement»,
provenienti da Marocco, Tu-
© YTO BARRADA CORTESIA GALERIE POLARIS, PARIS
PARIGI.
MILANO. Minor Whiteave-
va un dono raro, che è solo
dei grandi artisti: sapeva
trasformare l’ordinario in
straordinario e fare del soggetto delle sue immagini
(spesso ovvio: un muro incrostato, una foglia) un’abbagliante rivelazione (nella
foto «Feet & Tire, Street,
San Francisco», 1952).
Osart Gallery di Milano presenta fino al 13 novembre una scelta
di sue fotografie, stampe vintage che ripercorrono il meglio del suo
lavoro. White, oltreché grandissimo artista era anche una sorta di
«apostolo» della fotografia, impegnato a diffonderla ai più alti livelli: fu infatti a lungo direttore ed editore della rivista «Aperture», fondata nel 1952 con Dorothea Lange e altri grandi fotografi, e fu il primo docente della disciplina al Mit, il Massachusetts
Institute of Technology, che per lui istituì la cattedra. ❑ Ad.M.