olivier assayas - Guidi Locurcio

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olivier assayas - Guidi Locurcio
presenta
CARLOS
un film di
OLIVIER ASSAYAS
con
Edgar Ramírez
Alexander Scheer
Nora Von Waldstatten
Ufficio stampa:
Valentina Guidi tel. 335.6887778
Mario Locurcio tel. 335.8383364
[email protected] - www.guidilocurcio.it
CARLOS
CAST ARTISTICO
Ilich RamIrez Sanchez “Carlos“
Johanes WeinricH
Magdalena Kop
Wadie Hadad
Hans-Joachim Klein “Angie”
Anis Nacache “Khalid”
Gabriele KrOcher-Tiedeman “Nada”
”Joseph”
”Yousef”
EDGAR RAMÍREZ
ALEXANDER SCHEER
NORA VON WALDSTATTEN
AHMAD KAABOUR
CHRISTOPH BACH
RODNEY EL-HADDAD
JULIA HUMMER
RAMI FARAH
ZEID HAMDAN
CAST TECNICO
Regia
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Scenografie
Costumi
Musiche
Produttore
Co-produttore
Una produzione
Una coproduzione
con
Vendite internazionali
Distributore Italiano
OLIVIER ASSAYAS
OLIVIER ASSAYAS
DAN FRANCK
YORICK LE SAUX
DENIS LENOIR
LUC BARNIER
MARION MONNIER
FRANÇOIS-RENAUD LABARTHE
JURGEN DOERING
NA
DANIEL LECONTE
JENS MEURER
FILM EN STOCK
EGOLI TOSSELL FILM
STUDIOCANAL
CINÉCINÉMA
TV5 Monde
BeTV
CNC
PROCIREP ANGOA
STUDIOCANAL
PACO PICTURES
I materiali stampa sono disponibili sul sito www.guidilocurcio.it
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CARLOS
SINOSSI BREVE
Carlos racconta la storia di Ilich Ramírez Sánchez, che per due decenni è stato uno dei terroristi
più ricercati del pianeta. Tra il 1974, in cui ha cercato di assassinare un uomo d'affari inglese a
Londra, e il 1994, quando è stato arrestato a Khartoum, ha condotto diverse vite con vari
pseudonimi, facendosi strada nella complessa politica internazionale dell'epoca. Chi era Carlos?
Come si combinavano insieme le sue sfaccettate identità? Chi era prima di dedicarsi anima e
corpo a una lotta infinita? La trama del film è stata costruita grazie a questi aspetti.
SINOSSI LUNGA
Ilich Ramírez Sánchez, un attivista di origini venezuelane che ha combattuto assieme ai
palestinesi in Giordania, porta avanti una serie di attacchi a Londra. In seguito, si trasferisce a
Parigi, dove il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP) lo mette a capo della
fazione europea, sotto il comando di un militante libanese, Michel Moukharbal, conosciuto come
“André”. Qui coordina diverse operazioni, in particolare la presa degli ostaggi nell'Ambasciata
Francese a L’Aia, per mezzo di militanti dell'Armata rossa giapponese.
Quando André viene arrestato, agenti francesi dei servizi segreti vogliono saperne di più su Ilich,
che in quel momento aveva adottato il nome di battaglia di Carlos. Per evitare l'arresto, Carlos
spara a tre poliziotti, per poi unirsi al capo del PFLP, Wadie Haddad, nello Yemen meridionale.
Haddad gli affida una missione pericolosa: prendere in ostaggio i ministri del petrolio della nazioni
dell'OPEC durante la loro conferenza a Vienna.
A capo di un gruppo di sei militanti, membri delle Cellule rivoluzionarie tedesche di sinistra e
militanti palestinesi, tra cui Anis Naccache, Carlos si fa strada negli uffici dell'OPEC, prendendo in
ostaggio i ministri e i delegati accompagnatori. In quel momento, la sua notorietà mediatica
raggiunge l'apice. Tuttavia, quando deve rilasciare i ministri all'aeroporto di Algeri in cambio di un
imponente riscatto, non porta a termine la missione che Haddad gli ha affidato e questo segna la
fine dei rapporti tra i due uomini.
Da quel momento, Carlos diventa un mercenario, pronto a lavorare per la nazione che offre di più,
prima l'Iraq e poi la Siria. Lui conduce le operazioni da dietro la Cortina di Ferro, spostandosi tra
Budapest e Berlino Est, sotto la protezione della Stasi e lavorando con quello che rimane delle
Cellule rivoluzionarie, in particolare Johannes Weinrich e la moglie Magdalena Kopp, che in breve
tempo lascia il marito per Carlos.
La squadra di Carlos, che risiede a Budapest ed è protetta dalla Siria, mantiene dei contatti con
vari clienti interessati ai loro servizi, tra i quali la Romania di Ceausescu e la Libia. Questa intensa
attività di destabilizzazione geopolitica, orchestrata da Carlos mentre porta avanti un traffico di
armi, gestisce enormi somme di denaro e conduce una vita da Padrino del terrorismo europeo, è
destinata a terminare in breve tempo. Ovviamente, il suo declino è strettamente legato al
cambiamento nell'ordine mondiale. Con la caduta del Muro di Berlino, perde diversi sostenitori e
vede drasticamente ridotto il suo spazio d'azione.
L'ultimo luogo che gli offre protezione è il Sudan. Carlos diventa così un terrorista in pensione,
seguito dai servizi segreti di diverse nazioni, abbandonato dai suoi alleati più stretti e ben distante
dai riflettori della politica internazionale. Il suo ruolo di prim’attore è terminato e deve limitarsi a
osservare i cambiamenti del potere globale. Con la complicità delle autorità sudanesi, viene
catturato e riportato a Parigi, dove deve affrontare un processo per dei crimini che in Francia non
sono mai stati dimenticati.
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CARLOS
NOTE DI PRODUZIONE
Una vita diventata leggenda, Carlos rappresenta una figura centrale nella storia del terrorismo
internazionale negli anni settanta e ottanta, dall'attivismo a favore della Palestina all'Armata Rossa
giapponese. E' stato un membro dell'estrema sinistra, ma anche un mercenario al soldo dei potenti
servizi segreti mediorientali. Ha formato la sua organizzazione, che si nascondeva dietro la Cortina
di Ferro, ed era ancora attivo durante gli ultimi anni della Guerra Fredda.
Questo film racconta le vicende di un rivoluzionario internazionalista, allo stesso tempo
manipolatore e manipolato, trascinato dagli eventi della storia contemporanea e dalla sua follia. Lo
seguiamo fino alla conclusione del suo percorso, quando si rifugia in Sudan, dove la dittatura
islamica, dopo averlo protetto, lo consegna alle autorità francesi. Un personaggio contraddittorio,
violento come l'epoca che incarna perfettamente, Carlos è un enigma che abbiamo cercato di
decifrare per quanto era possibile.
Il film Carlos è stato realizzato basandosi su ricerche storiche e giornalistiche. Nonostante questo,
la vita di Carlos comprende importanti periodi non documentati e che sono oggetto di discussioni.
Questa pellicola quindi è soprattutto una fiction, che affronta due decenni nella vita di uno dei più
celebri terroristi internazionali della nostra epoca.
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CARLOS
NOTE DI REGIA “Sulle orme di Carlos”
Quando Daniel Leconte mi ha contattato, chiedendomi di leggere una sinossi di alcune pagine che
aveva scritto sull'arresto di Carlos in Sudan e la caccia nei suoi confronti condotta dal Generale
Rondot, ho immediatamente provato la sensazione che potesse rappresentare la base di un
soggetto affascinante e originale per un film ed è proprio quello che gli ho detto. La storia di Carlos
è quella del terrorismo moderno vista dall'interno. Ho suggerito di raccontare proprio questa storia,
basandoci sulle ricerche storiche condotte da Stephen Smith, nonostante in quel momento
comprendessero ancora molte zone d'ombra, ambiguità e contraddizioni, che io volevo
assolutamente spiegare lavorando a stretto contatto con Stephen. Non si trattava di un compito
semplice.
Parlando con Dan Franck, che in quel momento analizzava accuratamente il mio lavoro, abbiamo
dato vita alla struttura della storia, che poi ho costruito e scritto. Raccogliendo informazioni e
controllando accuratamente tutto, i pezzi del puzzle iniziavano ad andare al loro posto, cosa che ci
ha permesso di proseguire nel nostro percorso.
Voglio rendere merito a Fabrice de la Patellière che ci ha incoraggiato quando io, Daniel Leconte e
Raphaël Cohen abbiamo incominciato a capire quanto questo progetto fosse straordinario,
stravagante e impossibile. Quando siamo andati a dirgli che un film non sarebbe stato sufficiente e
che avremmo dovuto farne due, per poi renderci conto che c'era da aggiungerne un terzo, ha
continuato ad avere fiducia in noi. Ha creduto in questo progetto con una forza che io ho cercato di
trasmettere sullo schermo, in bianco e nero, cosa che indubbiamente, contro ogni logica e nei
numerosi momenti di disperazione, mi ha portato a pensare che valesse la pena proseguire in
questa avventura.
A essere onesti, non pensavo che avrei avuto mano libera per realizzare il film che fin dall'inizio
avevo chiaro nella mia mente. Nonostante il supporto assoluto e la fiducia dei miei produttori,
temevo che, prima o poi, avrebbero tarpato le ali al Carlos che volevo realizzare e che, alla fine, il
progetto non sarebbe andato avanti perché non avremmo concordato sui principi fondamentali,
che io consideravo non negoziabili. Tra questi, c'era la lunghezza, l'unico modo di ricostruire la
complessità di quell'epoca e mostrare quello che c'era in ballo; il fatto che i protagonisti parlassero
nella loro lingua, una condizione essenziale per far comprendere i percorsi tortuosi del terrorismo
internazionale di quel periodo; e la necessità di non utilizzare delle star. In effetti, quale attore
francese avrebbe potuto interpretare Carlos? Sarebbe stato assurdo.
Ho anche insistito per avere un cast cosmopolita, perché era importante che dei sudamericani
interpretassero i sudamericani, dei libanesi i libanesi, dei tedeschi i tedeschi e dei siriani i siriani,
anche se questo significava lanciare il processo di casting nello stesso momento a Parigi, Berlino,
Beirut, Madrid, Damasco, Amman e Khartoum. Inoltre, volevo utilizzare il formato Cinemascope,
per lanciare sia una serie televisiva che un'uscita in sala, lavorando con una troupe
cinematografica quando possibile, ovviamente quella con cui collaboro normalmente. La cosa
incredibile è stato superare tutti gli ostacoli e le difficoltà apparentemente insormontabili, forse
perché la nostra energia era contagiosa.
Ho scritto la versione definitiva della sceneggiatura piuttosto rapidamente, come se fossi colto da
un raptus, passandola costantemente a Dan Franck per dei controlli e per ricevere dei commenti.
Ho scritto sugli aerei, nei treni e negli alberghi, una cosa mai fatta prima d'ora, per poi riprendere le
ricerche, chiedendo a Stephen Smith di far luce su vari punti e tornare nuovamente a scrivere. La
versione pressoché definitiva era pronta dopo poco tempo e l'abbiamo modificata raramente,
soprattutto per aggiornare la storia con le nuove informazioni, che non smettevamo mai di
raccogliere durante tutta la fase di preparazione del film e anche alla vigilia delle riprese.
Fin all'inizio, una delle questioni fondamentali era la separazione tra realtà e finzione, nel momento
in cui utilizzavamo dei mezzi cinematografici per affrontare degli eventi reali, mentre intanto
mantenevamo la liberta creativa necessaria. Abbiamo cercato di affrontare questo problema al
meglio, passo dopo passo. Gli eventi e i meccanismi della “carriera” di Carlos sono il più possibile
accurati rispetto alle attuali informazioni e le nostre ricerche sono state molto attente e complesse.
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CARLOS
Tuttavia, sono state utilizzare per scopi drammaturgici, che comportano dei limiti e delle
semplificazioni, necessarie per un racconto pieno di complessità e di zone d'ombra, in una storia
che si estende per oltre 20 anni.
Il ritratto che emerge cerca di essere il più possibile credibile, basandosi su informazioni reali e non
fantasie giornalistiche, ma la verità è che mi sarebbe piaciuto chiamare il film "Carlos, un
romanzo", perché anche se si ispira a eventi reali, la narrazione, le scelte, il ritmo e l'approccio
esplorativo, così come gli aspetti privati del suo personaggio, sono una fiction, nata partendo
dall'enigma che lo circonda. Carlos rappresenta un mito contemporaneo, visibile e invisibile,
comprensibile o enigmatico, conosciuto o sconosciuto. Quando una verità sembra emergere,
inevitabilmente viene contraddetta da una verità opposta, che all'inizio sembrava nascosta.
Il fascino di Carlos risiede nel suo mistero, che potrebbe senza dubbio dar vita a tante altre storie e
pellicole, magari molto diverse dalla nostra. Questo Carlos non è altro che la mia interpretazione
soggettiva del suo mito, che sicuramente non esclude altre possibilità di lettura. Il mio Carlos era
un militante politico come tanti altri giovani della sua generazione, affascinato dalle lotte per la
libertà nel mondo. All'epoca, c'erano delle vere guerre, in Cile, Vietnam, nel Medio Oriente e anche
in Europa, con delle semplici variazioni dello scontro tra i due blocchi durante la Guerra fredda. Ma
Carlos in breve tempo passò dall'essere un militante a un cinico mercenario, prosperando in
un'era, quella degli anni "Anni di piombo", in cui le sue azioni potevano essere ammantate di un
vago discorso politico, confuso e intollerabile.
Era un uomo violento e un assassino, affascinato dalle armi e dalla sua virilità. Ma anche un
avventuriero tipico della sua epoca, che spesso si spingeva al limite, che poi è stata la strada tipica
della sua generazione. Esaminando il percorso che ha intrapreso, fatto di tante svolte e
cambiamenti, bisognava esplorare la componente umana, anche nei momenti più difficili. Questa
verità spiega chi è e quello che ha fatto. E' da questo punto fermo che dobbiamo affrontare il modo
in cui ha incarnato la versione contorta dell'immaginario della Sinistra europea, quella generazione
che, alla vigilia del maggio del 1968, riteneva che la rivoluzione fosse imminente e che sarebbe
avvenuta per mezzo di lotte violente.
Carlos era un soldato impegnato in quella guerra e per inserire le sue azioni nel giusto contesto,
bisogna descriverle come parte integrante dell'epoca.
Per capire la situazione, bisogna tener conto delle tensioni geopolitiche di un'era non così diversa
dalla nostra, in cui i confini tra diplomazia e legge comune erano quantomeno confusi. La
sceneggiatura, che ho iniziato a scrivere nel 2007, è stata interrotta per le riprese del mio film
L'heure d'été, tanto che solo nell'estate del 2008 abbiamo terminato la versione completa dello
script. Questo significava poterci imbarcare nella fase preparatoria, iniziata in autunno, che si è
rivelata difficile e caotica, un campo minato di limitazioni economiche, soci che abbandonavano il
progetto, incertezze per quanto riguarda lo sviluppo e le problematiche geografiche, considerando
il nostro piano di lavoro, che ci vedeva impegnati in una decina di nazioni diverse e in tantissime
location, senza dimenticare 120 attori che parlavano lingue differenti. Nessuno di noi aveva mai
affrontato un compito così complesso.
Alla fine, una partnership con i tedeschi ha sistemato tutto. Tuttavia, anche in quel momento,
c'erano comunque degli alti e bassi. Un giorno, dovevamo girare in una zona, così siamo andati lì
e abbiamo preparato tutto, solo per scoprire il mattino successivo che dovevamo spostarci in un
altro luogo. Dopo aver iniziato a Parigi, ci siamo recati nell'ex Germania occidentale, dividendo le
nostre location in base a sottili equilibri diplomatici tra Leipzig, Halle e Naumburg. Sono dei luoghi
strani, privi di una vera popolazione. In particolare, a Halle abbiamo girato in un'ex stazione di
polizia inquietante, con le celle che in precedenza erano state utilizzate dalla Stasi e ancor prima
dai nazisti.
In uno spazio destinato alle fiere, abbiamo improvvisato uno studio, dove sono stati ricostruiti gli
uffici dell'OPEC, cosa che ha comportato grandi spostamenti per i nostri attori e per le comparse,
arrivate da tutto il mondo per incarnare i delegati alla conferenza dei ministri del petrolio. Dopo
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CARLOS
delle ricerche estese in Marocco per trovare le location giuste, abbiamo scelto il Libano per girare
le sequenze ambientate nel Medio Oriente. Dovevamo ricreare Beirut, Damasco, Tripoli, Bagdad e
anche degli interni ad Aden e Khartoum. Il vantaggio del Libano sul Marocco è che si trova in
un'area geografica in cui Carlos era attivo, cosa che ha reso più semplice trovare dei set e degli
oggetti di scena, così come degli attori libanesi, siriani, giordani, iracheni, yemeniti, iraniani,
algerini libici, sudanesi e così via.
Lo svantaggio era la mancanza di infrastrutture, pochi film vengono girati in Libano e sicuramente
non delle pellicole d'epoca, quindi abbiamo sempre dovuto improvvisare. Ci siamo riusciti grazie
all'aiuto prezioso dei nostri soci libanesi, che spesso erano sopraffatti dal lavoro, ma che non ci
hanno mai abbandonato, anche quando mettevamo a dura prova la loro pazienza. L'aeroporto di
Beirut ci ha offerto le sue piste e, per un caso fortuito, uno degli ultimi DC-9 a disposizione (lo
stesso modello utilizzato in occasione della cattura degli ostaggi dell'OPEC a Vienna) volava
ancora sulla pericolosa rotta tra Kiev e Beirut, mentre noi abbiamo potuto utilizzarlo durante le
soste tra un viaggio e l'altro. Il vantaggio è che sarebbe stato difficile trovare lo stesso modello
altrove, mentre lo svantaggio è che ogni 48 ore l'aereo prendeva il volo e noi dovevamo
interrompere le riprese per una settimana, anche se le scene erano incomplete. E' andata avanti
così per un mese. Alla fine delle riprese, pensavamo che non avremmo avuto problemi a trovare le
location necessarie in Yemen e Sudan.
Dopo delle lunghe discussioni con l'Ambasciata yemenita e altre ancora più complicate con le
autorità dello stesso Paese, siamo miracolosamente riusciti a ottenere quello che nessun film
occidentale aveva ricevuto dai tempi di Il fiore delle mille e una notte di Pasolini negli anni settanta,
ossia il permesso di girare ad Aden e anche a Sanaa. Ma una settimana prima della nostra
partenza, abbiamo saputo dal Ministero francese degli affari esteri e dall'ambasciata francese che
non potevamo spostarci. Quindi, in meno di una settimana, abbiamo dovuto trovare tutte le nostre
location yemenite in Libano, cosa che ha richiesto l'utilizzo di un gran numero di trucchi
cinematografici da parte mia.
Il nostro periodo sfortunato è proseguito quando i sudanesi, nel momento in cui il loro Presidente
Omar Al-Bachir veniva accusato dal Tribunale Criminale internazionale per le atrocità in Darfur, si
è rivelato poco disponibile a offrire i suoi servizi a una produzione francese. Così, alla fine abbiamo
dovuto ricreare in Africa anche Beirut.
Ancora peggio, dopo il casting effettuato a Damasco, uno dei nostri attori siriani si è spaventato
per la natura politica del film e ha rilasciato alla stampa di Damasco un'intervista, in cui annunciava
l'abbandono delle riprese di Carlos e rinunciava al riconoscimento internazionale che il film gli
avrebbe regalato, perché non voleva essere collegato a un progetto antisiriano. Questo ha messo
in grave pericolo gli altri attori a Damasco. Un interprete sudanese che abbiamo incontrato in Siria
ha espresso gli stessi sentimenti a Khartoum, per cui il contingente sudanese ha abbandonato.
Quelli che avevano il coraggio di portare a termine il loro impegno si sono trovati su una lista nera
e non potevano lasciare il Paese. Come risultato, alla vigilia delle riprese di quelle scene, non
avevamo più attori sudanesi. Eriq Ebouaney (Hassan Al-Turabi), che abbiamo contattato a Parigi
la notte prima, ha fatto appena in tempo a salire su un aereo per raggiungerci.
Per quanto riguarda gli altri ruoli, abbiamo dovuto scegliere le nostre comparse pescando dalla
comunità sudanese in Libano, molti dei quali erano dei rifugiati politici. Ma la cosa più difficile è
stato trovare l'attore giusto per il ruolo del ginecologo. La mattina delle riprese, non avevamo
ancora nessuno, così la nostra ideatrice dei costumi libanese ha suggerito il suo dentista. E' stato
ingaggiato immediatamente e per fortuna si è rivelato bravissimo. In seguito, abbiamo potuto
riprendere dei territori, utilissimi per gli sfondi, a Khartoum e Aden nell'autunno del 2009.
Le riprese sono iniziate alla fine di gennaio a Londra e terminate nel caldo opprimente dell'estate
libanese, alla vigilia del fine settimana in cui si celebrava la Presa della Bastiglia. Nel frattempo, ci
siamo dovuti fermare per tre settimane, in modo che Edgar Ramírez mettesse su i chili necessari
per la sua ultima apparizione nei panni di Carlos. Inoltre, stavamo girando durante le elezioni in
Libano, ma questo non ha provocato il caos che temevamo. 92 giorni, una pacchia insomma? Non
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CARLOS
proprio. Le riprese sono durate molto più di un film normale, ma sfortunatamente noi ne stavamo
realizzando tre, quindi con trenta giorni per ciascuno di essi. Considerando il tempo necessario per
gli spostamenti, le scene d'azione e la necessità di ricostruire gli eventi storici, non era tantissimo.
Ma queste difficoltà erano parte integrante di un progetto unico e senza precedenti, in cui abbiamo
dovuto inventarci soluzioni diverse ogni giorno, in ogni momento e in ogni luogo. Abbiamo avuto
successo perché tutti, in ogni ambito, anche gli attori con dei ruoli minuscoli, ogni giorno hanno
realizzato dei miracoli, rendendo possibile l'impossibile.
Olivier Assayas
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CARLOS
IL REGISTA
OLIVIER ASSAYAS
1986 Il disordine (Désordre)
1989 Il bambino d'inverno (L'enfant de l'hiver)
1991 Contro il destino (Paris S’éveille)
1993 Une nouvelle vie
1994 L’eau Froide
1996 Irma Vep
1997 HHH - Un portrait de Hou Hsiao-hsien
1999 Fin août, début septembre
2000 Les Destinées Sentimentales
2002 Demonlover
2004 Clean
2005 Noise – Documentario musicale
2006 Paris, Je T’aime (episodio "Quartier des enfants rouges")
2007 Boarding Gate
2007 Chacun son cinéma (episodio “Recrudescence”)
2008 Eldorado - Documentario
2008 L'heure d'été
Libri
”Hong Kong Cinéma”
(in collaborazione con C. Tesson), 1984.
”Conversazione con Ingmar Bergman” (Conversation avec Bergman)
(in collaborazione con S. Björkman), 1990.
”Éloge de Kenneth Anger”, 1999.
”Une adolescence dans l’après-Mai”, 2005.
”Présences - Écrits sur le cinéma”, 2009.
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CARLOS
IL CAST ARTISTICO
EDGAR RAMIREZ (Ilich Ramírez Sánchez, alias Carlos)
Nato nel 1977 a San Cristobal, in Venezuela, Ramirez è cresciuto in giro per il mondo per via del
lavoro di suo padre, che era delegato militare. Si è specializzato in comunicazioni politiche e da
giovane voleva diventare un diplomatico, per via delle cinque lingue che parlava. All'università, è
rimasto attirato dalle arti drammatiche e in breve tempo è diventato la star della fortunata serie
Cosita Rica (2003-2004).
Il suo primo ruolo importante al cinema lo ha ottenuto nel 2005 grazie a Domino di Tony Scott, in
cui interpretava Choco, il compagno della protagonista, che aveva il volto di Keira Knightley. A
questo, ha fatto seguito The Bourne ultimatum - Il ritorno dello sciacallo (The Bourne Ultimatum) di
Paul Greengrass nel 2007 e l'anno successivo Che di Sodebergh, Prospettive di un delitto
(Vantage Point) di Pete Travis e Cyrano Fernandez di Alberto Arvelo, che gli ha permesso di
ottenere il premio come miglior attore al Festival di Amiens.
A Hollywood, si è conquistato la reputazione di uno degli attori latini più promettenti della nuova
generazione. La parte di Carlos, che mostra due decenni della sua vita e che richiede anche una
spettacolare trasformazione fisica, gli ha offerto la possibilità di sfruttare tutto il suo talento
apparentemente illimitato, che si tratti di scene d'azione o intimiste. In questo caso, ci sono delle
somiglianze incredibili tra l'attore e il ruolo. Entrambi sono venezuelani, hanno lo stesso
soprannome, un aspetto fisico simile e una propensione per le lingue. A suo agio con lo spagnolo,
l'inglese, il francese e il tedesco, Edgar Ramírez ha dovuto anche imparare un po' di arabo per la
parte.
ALEXANDER SCHEER (Johannes Weinrich)
Alexander Scheer ha iniziato la sua carriera sui palcoscenici tedeschi, prima di passare al cinema.
La sua prima pellicola, Sonnenallee (Sun Alley), si è rivelata un grande successo e gli ha
permesso di ottenere un Silver German Film Award. Ha poi recitato diversi ruoli importanti in film
come Porto mio fratello a fare sesso (Mein Bruder, der Vampir) di Sven Taddicken e Solo per il
successo (Viktor Vogel, Commercial Man) di Lars Kraume. Un grande appassionato di musica, ha
un suo gruppo e ha fondato l'etichetta Audio Chrome.
NORA VON WALDSTATTEN (Magdalena Kopp)
L'austriaca Nora von Waldstätten vive a Berlino, dove ha terminato i suoi studi. Ha presto parte a
pellicole come Jargo di Maria Solrun, Falscher Bekenner (The Imposter) di Christoph Hochhäusler,
The Countess di Julie Delpy e Schwerkraft di Maximilian Erlenwein. Ha anche lavorato a
Tangerine di Irene Von Alberti, in cui recitava al fianco di Alexander Scheer (Johann Weinrich in
Carlos) e che vedeva impegnato come compositore Zeid Hamdan (Youssef in Carlos).
CHRISTOPH BACH (Hans-Joachim Klein ”Angie”)
Christoph Bach ha iniziato la sua carriera di attore nel 2002, grazie a Narren di Tom Schreiber. Nel
2003, è apparso in un road movie, Detroit, che gli ha permesso di ottenere il Young German
Cinema Award come miglior attore. Dal 2006, si è concentrato sul mondo della televisione, con
progetti come Dutschke e, più di recente, un episodio della serie di Tatort, Der oide Depp.
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CARLOS
AHMAD KAABOUR (Wadie Haddad)
Nato a Beirut nel 1955, Ahmad Kaabour ha studiato arti drammatiche all'Università del Libano.
Uno scrittore, compositore e attore impegnato, lavora anche per la Commissione del teatro,
cinema e spettacolo, sotto il Ministero della cultura libanese.
FADI ABI SAMRA (Michel Moukharbal)
Fadi Abi Samra è un celebre attore libanese di cinema e teatro. Dopo aver esordio con Autour de
la maison rose nel 1999, è apparso in pellicole come Falafel, Un homme perdu, La route du nord,
Dans le sang e Chaque jour est
une fête.
RODNEY EL-HADDAD (Anis Naccache)
Rodney El-Haddad è un attore e sceneggiatore teatrale e cinematografico di origine libanese. Il
suo primo impegno come sceneggiatore è stato Caramel, diretto da Nadine Labaki. Come attore al
cinema, è stato coinvolto in Bosta L’autobus e Beirut, Open City. Attualmente, sta scrivendo
un'altra pellicola con Nadine Labaki e farà parte del nuovo film di Danielle Arbib, Chambres d’hotel.
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CARLOS
INTERVISTA CON EDGAR RAMÍREZ
Una stella emergente a Hollywood, l'attore venezuelano Edgar Ramírez, 32 anni, interpreta il
terrorista internazionale Ilich Ramírez Sánchez, conosciuto come Carlos, per la regia di Olivier
Assayas.
Come è riuscito a ottenere il ruolo di Carlos?
Penso che Olivier Assayas mi abbia visto in Domino di Tony Scott. Mi ha inviato la sceneggiatura
del progetto a Caracas e ci siamo incontrati a Parigi nell'agosto del 2008. Abbiamo parlato di
Carlos, politica internazionale, storia e degli anni settanta, fino a quando è stato chiaro che
dovevamo lavorare insieme.
Cosa la attirava nel progetto?
Soprattutto, l'opportunità di lavorare con Olivier Assayas, perché sono un fan dei suoi film, in
particolare di Clean. E' un realizzatore molto sensibile e un acuto osservatore della natura umana.
E' in grado di raccontare storie semplici con una profondità rara. Un altro regista avrebbe potuto
trasformare Carlos in un volgare stereotipo, magari un terrorista malvagio o un rivoluzionario
romantico. Nella realtà, è un personaggio molto più contraddittorio. Io sapevo fin dall'inizio che il
Carlos di Olivier Assayas non sarebbe stato frutto di una visione manichea. Più che del punto di
vista politico e storico, lui si è preoccupato soprattutto di quello umano.
Possiamo dire che Carlos è umano?
Umanizzare un personaggio non significa renderlo gradevole. Assayas va oltre il mito, mentre
registra accuratamente sia le ombre che le luci: la crudeltà, il carisma, la misoginia, i dubbi, il
fascino e la sua ingordigia. Carlos viene ritratto come un essere umano complesso, che prende
delle decisioni che provocano terribili conseguenze, talvolta anche ai suoi danni. In sostanza, il suo
film affronta le scelte che un uomo compie e le ripercussioni che hanno nella sua vita.
E' stato difficile interpretare un personaggio ambiguo come Carlos?
Sono sempre stato attirato dai personaggi difficili da immaginare e che vivono ai limiti. Amo i ruoli
che mi permettono di mettere in discussione i miei valori e comprendere meglio i paradossi della
natura umana. Dovevo provare un minimo di empatia per Carlos se volevo rappresentare il
personaggio nella maniera più onesta possibile, altrimenti lo avrei trasformato in uno stereotipo.
Lo ha incontrato in prigione?
Questo non è avvenuto per ragioni legali e logistiche, ma ho avvicinato alcuni membri della sua
famiglia, gli amici e le sue ex amanti, per ottenere una maggiore comprensione del suo carattere.
Inoltre, ho letto dei libri di storia e molto materiale d'archivio su di lui, prima di avventurarmi nella
sceneggiatura assieme a Olivier Assayas.
Come sono andate le riprese?
Sono state molto intense. Abbiamo girato per sette mesi in Gran Bretagna, Olanda, Francia,
Germania, Austria, Ungheria e Libano. Talvolta le condizioni atmosferiche erano difficili, soprattutto
per le scene girate in mezzo al deserto o sul DC-9 all'aeroporto di Beirut, nel bel mezzo dell'estate
e senza aria condizionata. Il film è molto realistico anche per questi motivi.
La cosa che si ricorda maggiormente delle riprese?
In Libano, durante un controllo a un posto di controllo, non avevo il mio passaporto e sono finito in
prigione. Per fortuna, ci sono rimasto solo quattro ore. La troupe ha spiegato alle autorità locali chi
ero e tutto è andato a posto. Ma per lo più, mi ricordo di riprese in spirito rock'n'roll e molto intense.
Olivier Assayas è capace di creare delle atmosfere realistiche, tanto che rischi di dimenticarti che
si tratta solo di finzione. Per esempio, durante la scena del compleanno di Carlos all'albergo di
Budapest, mi stavo divertendo molto. Avevo l'impressione che fosse una festa in mio onore e che
gli attori fossero veramente miei amici. In quei mesi, abbiamo formato una famiglia.
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CARLOS
Un attore può uscire senza problemi dall'interpretazione di un personaggio come questo?
Dopo le riprese, sono stato in terapia per un mese e mezzo. Non era questione di essermi
identificato troppo con Carlos, ma ho vissuto sette mesi frenetici e il mio sistema emotivo era
scosso. Dovevo tirar fuori tutta l'energia che avevo in corpo.
Proprio come Carlos, anche lei si chiama Ramírez, è venezuelano e poliglotta. Queste
somiglianze sono state un vantaggio?
Sicuramente mi ha aiutato a calarmi nei panni di Carlos. Le nostre famiglie provengono da San
Cristóbal in Venezuela ed entrambi siamo vissuti a Caracas. Mio padre era un funzionario militare
e anch'io, come Carlos, ho viaggiato molto, vivendo in Austria, Messico, Canada, Stati Uniti e
Colombia. Per questo, parlo cinque lingue: spagnolo, italiano, tedesco, inglese e francese. Per la
pellicola, ho anche dovuto imparare un po' di fonetica araba.
Come è diventato un attore?
Quando studiavo scienze politiche all'Università di Caracas, organizzavo anche un festival di
cortometraggi. Durante un viaggio in Messico, ho incontrato lo sceneggiatore Guillermo Arriaga,
che mi aveva visto recitare nel film di un mio amico e che mi ha incoraggiato a diventare un attore.
A quel punto, pensavo di non avere tempo, perché dirigevo un'organizzazione per promuovere il
diritto di voto e per il libero accesso ai mezzi di comunicazione in America latina. Nel 1998, Arriaga
mi ha offerto un ruolo e io ho accettato. La mia carriera internazionale ha avuto una svolta grazie
alla partecipazione a Domino di Tony Scott, a cui hanno fatto seguito The Bourne Ultimatum di
Paul Greengrass e Che di Steven Soderbergh.
Oltre al cinema, il suo nome è associato spesso con molte Organizzazioni non governative.
Da cosa nasce questo impegno?
Io originariamente volevo lavorare nel mondo della diplomazia e rimango molto interessato alla
questione dei diritti umani. Lo scorso anno, ho preso parte a una campagna di Amnesty
International contro le armi da fuoco in Venezuela. Inoltre, rappresento un'associazione del mio
Paese che lotta contro il cancro al seno e sono impegnato con le attività dell'Unicef in America
latina. Utilizzare la mia immagine di attore per difendere cause umanitarie mi permette di
perseguire questa vocazione e non perdere di vista le mie convinzioni.
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CARLOS
FATTI TEMPORALI
ILICH RAMIRE Z SANCHEZ - “CARLOS”
12 ottobre 1949: Ilich Ramírez Sánchez nasce a Caracas (Venezuela), figlio maggiore di un
avvocato marxista, José Altagracia Ramírez, e di Elba Maria Sánchez. I due fratelli minori si
chiamano Lenin e Vladimir.
1966: Carlos prende il diploma al miglior liceo pubblico di Caracas. La voce che il giovane Carlos
abbia ricevuto un'istruzione a Cuba è infondata. Come suo padre, non è mai stato un membro del
Partito comunista.
Estate del 1966: la madre di Carlos porta i suoi tre figli a Londra; è il momento dei “swinging
Sixties”. La famiglia vive per nove anni nella capitale britannica, dove Carlos studia e impara a
parlare correttamente inglese. Sempre in questo periodo, impara il russo.
Settembre 1968: il padre di Carlos iscrive i suoi due figli maggiori all'Università Patrice
Lumumba di Mosca, anche conosciuta come “l'Università dell'amicizia dei popoli". Carlos e suo
fratello ricevono delle borse di studio dal Partito comunista venezuelano. Spesso si parla di un suo
reclutamento da parte del KGB proprio in questo periodo, ma non ci sono prove e l'ipotesi risulta
improbabile.
Giugno 1970: Carlos e il fratello Lenin vengono espulsi dall'Università Lumumba assieme
ad altri venti studenti. Per quanto riguarda Carlos, la decisione viene presa per "provocazione
antisovietica e indisciplina".
Luglio 1970: Carlos si unisce al Fronte popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) a
Beirut. Incontra Bassam Abu Sharif, “il volto del terrorismo”, che gli assegna il nome di battaglia di
'Carlos', versione spagnola dell'arabo 'Khalil'. Viene addestrato direttamente da Wadie Haddad
(cofondatore del FPLP). Carlos prende parte al conflitto tra giordani e palestinesi che diventa noto
come "Settembre nero". E' in questa situazione che si fa le ossa in battaglia, venendo ferito a una
gamba, per cui torna in Europa il primo febbraio del 1971. Carlos allora pianifica di unirsi alla
rivolta in Venezuela. In effetti, fino all'estate del 1973, pensa che il futuro gli riservi un destino da
rivoluzionario in America latina.
Settembre 1972: Carlos si iscrive all'Università di Londra per studiare scienze economiche.
Lavora come insegnante di spagnolo e mette da parte l'attività di militante.
24 luglio 1973: Carlos si reca a Beirut per tentare di prendere il posto di Mohamed Boudia, il
rappresentante del FPLP a Parigi, morto il 28 giugno del 1973 dopo che il Mossad gli ha riempito
l'auto di esplosivo. Wadie Haddad nomina Carlos numero due del suo network europeo.
30 dicembre 1973: a Londra, Carlos tenta di uccidere Joseph Edward Sieff, responsabile della
Marks & Spencer e vicepresidente della Federazione sionistica britannica. Sieef rimane
gravemente ferito, ma sopravvive.
24 gennaio 1974: Carlos dirige un fallito attacco alla Banca Israeliana Hapoalim a Londra;
l'esplosivo rimane incastrato in una porta quando Carlos cerca di gettarlo nell'edificio.
11 settembre 1974: Carlos prende parte, come supporto esterno, alla presa degli ostaggi
all'Ambasciata Francese a L’Aia per mano di una squadra dell'Armata rossa giapponese. Il
giorno dopo, torna a Parigi.
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CARLOS
13 settembre 1974: Per mettere pressione sulle autorità francesi durante i negoziati con i
sequestratori giapponesi, Carlos sostiene di essere responsabile di un attacco con una granata al
negozio di Saint-Germain (due morti e 34 feriti). Anni dopo Carlos rinnega questa versione dei fatti.
13 gennaio 1975: due palestinesi del FPLP lanciano due razzi diretti verso un aereo della
linea israeliana El Al all'aeroporto di Orly, ma non centrano il bersaglio.
19 gennaio 1975: Un nuovo tentativo di colpire un aereo della El Al a Orly fallisce; presente
sul posto a supporto dell'operazione, Carlos riesce a fuggire, mentre i tre palestinesi che hanno
portato avanti l'attacco catturano degli ostaggi, che scambiano per un aereo a Beirut, anche se poi
la destinazione finale sarà Bagdad.
27 giugno 1975: Carlos uccide due agenti della DST (i servizi segreti francesi) e ferisce
seriamente un terzo, Jean Herranz, durante una perquisizione alla casa di Rue Toullier 9 a Parigi.
Infine, esegue l'esecuzione nei confronti di Michel Moukharbal che, dopo essere stato arrestato
dalla DST, ha portato gli agenti a casa di una delle ragazze di Carlos.
21 dicembre 1975: Presa degli ostaggi al quartier generale dell'OPEC a Vienna da parte di
un gruppo diretto da Carlos. Il secondo in comando dell'operazione è un libanese, Anis
Naccache (“Khalid”). Oltre a un palestinese e un altro libanese, fanno parte degli aggressori due
membri tedeschi delle Cellule rivoluzionarie, tra cui Hans-Joachim Klein (“Angie”). I servizi segreti
occidentali attribuiscono la responsabilità maggiore di questo attacco (ossia buona parte dei
finanziamenti, la fornitura di armi e le informazioni dei servizi segreti) a Saddam Hussein. Questa
operazione provoca tre morti.
22-23 dicembre 1975: Un aereo porta i terroristi e i loro ostaggi ad Algeri, poi nella capitale
libica Tripoli, in seguito nuovamente ad Algeri, non potendo dirigersi verso Bagdad. La crisi
si conclude nella capitale algerina, dove viene pagato un riscatto per salvare le vite degli ostaggi,
in particolare quelle dei ministri del petrolio saudita e iraniano, Ahmed Zaki Yamani e Jamshid
Amouzegar. Da Algeri, Carlos si reca ad Aden, dove Wadie Haddad lo espelle dal FPLP per aver
disobbedito agli ordini, negoziando le vite dei due ministri, che in realtà rappresentavano l'obiettivo
dell'operazione.
6 settembre 1976: Carlos si trasferisce da Algeri a Belgrado, dove compie i primi passi per creare
una base dietro alla Cortina di Ferro. Dopo la rottura con Wadie Haddad, i suoi tentativi di dar vita
a un'organizzazione autonoma in Medio Oriente non hanno successo.
Primo aprile 1978: La morte di Wadie Haddad (a 48 anni) in un ospedale di Berlino Est crea un
vuoto di potere nel FPLP. Dall'Europa dell'Est, Carlos ora lavora per il maggiore offerente: l'Iraq è
ancora un cliente, a cui presto si aggiungono Siria e Libia.
Aprile 1979: Carlos, Magdalena Kopp (che in seguito diventerà sua moglie) e Johannes
Weinrich si stabiliscono a Berlino Est. I legami tedeschi di Carlos fanno da intermediari con la
Stasi, che fornisce loro il nome in codice “Separat” e un appoggio logistico al gruppo, ma vieta di
utilizzare Berlino come base operativa. Alla fine del 1981, la Stasi stima che la rete di Carlos in
Europa comprende quaranta membri, con circa 200 ausiliari nel mondo arabo.
Primavera del 1979: Carlos, Kopp, Weinrich e Al-Issawi fondano una seconda base
nell'Europa dell'Est a Budapest. Tuttavia, i rapporti con le autorità ungheresi sono tesi.
29 agosto 1976: Esasperato dalla continua sorveglianza, Carlos apre il fuoco contro degli
agenti ungheresi. Anche i rapporti con le autorità della Germania Est sono contrassegnati da alti
e bassi.
Autunno 1979: Carlos sposa Magdalena Kopp, l'ex compagna, nella vita privata e nell'attività
clandestina, di Weinrich, il suo collaboratore più stretto durante questo periodo.
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CARLOS
16 febbraio 1982: Magadalena Kopp e Bruno Bréguet, che preparano un attentato agli uffici
del quotidiano “Al Watan Al Arabi”, in Rue Marbeuf a Parigi, vengono arrestati dalla polizia
francese. In una lettera indirizzata al ministro degli interni Gaston Defferre, Carlos chiede il loro
rilascio, minacciando una serie di attentati sul suolo francese.
29 marzo 1982: 48 ore dopo la scadenza dell'ultimatum di Carlos, un'esplosione sul treno
“Capitole” (che collega Parigi e Tolosa) provoca cinque morti e ventisette feriti. Jacques
Chirac, a quel tempo sindaco di Parigi, doveva trovarsi su quel treno.
22 aprile 1982: Alcuni minuti prima dell'inizio del processo a carico di Kopp e Bréguet,
un'autobomba esplode di fronte agli uffici di “Al Watan Al Arabi” a Parigi, uccidendo un
passante e ferendo altre sessanta persone.
31 dicembre 1983: Duplice attacco in Francia, contro il treno Marseille-Paris TGV (tre morti)
e la stazione di Saint-Charles a Marsiglia, avvenuto mentre il Presidente François Mitterrand è
impegnato in un messaggio televisivo alla nazione. Il giorno successivo, il primo gennaio 1984,
una bomba distrugge il Centro culturale nel porto libanese di Tripoli, senza provocare vittime.
Carlos rivendica questa serie di attentati in una lettera all'agenzia giornalistica AFP di Berlino
Ovest.
Estate del 1984: Nel momento culminante della pressione occidentale, il Sottosegretario di stato
americano responsabile per l'Europa dell'Est, Mark Palmer, convoca gli ambasciatori di
cinque nazioni del Blocco sovietico (Bulgaria, Cecoslovacchia, Germania Est, Ungheria e
Romania) al Dipartimento di Stato a Washington. In questa occasione, fa presente che gli Stati
Uniti sanno che i loro Paesi forniscono assistenza a Carlos e che qualsiasi normalizzazione dei
rapporti con Washington sarà impossibile fino a quando sosterranno il terrorismo internazionale.
Nei successivi nove mesi, tutte le basi di Carlos nell'Europa dell'est vengono smantellate.
Maggio 1985: Rilascio di Magdalena Kopp, che raggiunge Carlos alla nuova base di
Damasco.
17 agosto 1986: Nascita di Elba Rosa, unica figlia di Magdalena Kopp e Carlos, che ora ha 37
anni.
Dicembre 1991: Scaricato da Damasco, Carlos, la sua famiglia e Weinrich si stabiliscono ad
Amman con delle identità false, dopo diversi tentativi falliti di trovare un'altra nazione ospitante
nel mondo arabo. Le autorità giordane li identificano nell'estate del 1992. Carlos e la Kopp
decidono di separarsi.
Agosto 1993: Carlos si trasferisce a Khartoum, sotto la protezione di Hassan El Tourabi,
l'eminenza grigia del regime sudanese. Dopo una segnalazione dei servizi segreti siriani, la CIA
lo trova in autunno e passa l'informazione ai servizi segreti francesi.
14 agosto 1994: Carlos, che ha appena subito un'operazione ai testicoli in un ospedale di
Khartoum, viene rapito e imbarcato su un aereo diretto a Parigi. Questa operazione sotto
copertura avviene dopo un anno di negoziazioni tra il governo francese e la giunta militare islamica
di Khartoum. Arrivato alla base aerea di Villacoublay, Carlos viene accusato secondo un ordine di
cattura nazionale emesso il 7 giugno del 1994 da Jean-Louis Bruguière, un giudice impegnato in
prima linea nella lotta al terrorismo.
12-23 dicembre 1997: Carlos (che ora ha 48 anni) affronta il processo a Parigi e viene
condannato all'ergastolo per l'omicidio dei due agenti della DST a Rue Toullier.
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CARLOS
WADIE HADDAD
Nasce nel 1928 in una famiglia di greci ortodossi a Safad, in Galilea, dove insegnava suo padre
prima che la sua famiglia venisse esiliata. Wadie Hadded frequenta il liceo di Gerusalemme, per
poi studiare odontoiatria all'American University di Beirut. Lì, stringe un'amicizia con un altro
palestinese di origini greco ortodosse, George Habash, nato a Lydda nel 1925. La coppia Haddad il braccio e Habash la mente - apre una clinica ad Amman. In seguito, per sfuggire alla
repressione dei Nasseristi in Giordania, si trasferirono a Damasco. Dopo la presa del potere dei
Baathisti, si spostano a Beirut, dove, nel 1967, fondano il Fronte Popolare per la Liberazione della
Palestina (FPLP).
Nel 1968, Habash viene arrestato e imprigionato dai siriani con l'accusa di cospirazione, ma
Haddad organizza una spettacolare missione di salvataggio per liberare l'amico. Lo stesso anno, il
FPLP dà vita al primo dirottamento di un aereo della El Al. Ma nel 1972, il rapporto tra George
Habbash e Wadie Haddad si incrina, con il primo che disapprova i metodi del secondo e lo mette
in guardia contro il pericolo di 'criminalizzazione'. In particolare, Habash era contrario
all'internazionalizzazione della lotta, sostenendo che dovesse essere condotta soltanto in
Palestina. Carlos era d'accordo con Haddad, "l'inventore del terrorismo moderno", secondo Pierre
Marion, ex responsabile del DGSE, la direzione generale della sicurezza esterna in Francia. Carlos
provava ammirazione e paura nei confronti di Haddad, che era ossessionato dalla segretezza, ma
anche un brillante organizzatore. Secondo i due scrittori che hanno avuto accesso agli archivi del
KGB, Haddad era un agente di Mosca, reclutato all'inizio degli anni settanta. Il leader del FPLP è
morto a 48 anni, il primo aprile del 1978, in un ospedale di Berlino Est.
HANS-JOACHIM KLEIN
Nato nel 1948 a Francoforte, Hans-Joachim Klein è stato uno dei pochi membri della classe
operaia a far parte delle Cellule rivoluzionarie. Un meccanico e ex delinquente in gioventù, è
entrato a far parte della lotta armata nel 1974. Durante la presa degli ostaggi nel quartier generale
dell'OPEC a Vienna, Klein (conosciuto come “Angie”) tenta di porre un freno alla violenza, ma
viene ferito gravemente. Rinuncia alla lotta armata nel maggio del 1976, proprio quando Carlos,
espulso dal FPLP, cerca di organizzare la sua rete terroristica.
Klein si nasconde a nord di Milano, da dove, nell'aprile del 1977, invia la sua pistola e una lettera
alla rivista Der Spiegel. Nella lettera, rivela informazioni su due progetti di omicidio, per dimostrare
la sua rottura con il "terrore come arma politica". Klein viene intervistato il 7 agosto e il 5 ottobre
del 1978 da “Der Spiegel” e “Libération”. L'anno successivo, pubblica il libro “Rückkehr in die
Menschlichkeit. Appell eines ausgestiegenen Terroristen”, che nel 1980 appare in Francia con il
titolo “La Mort Mercenaire”. Arrestato in Normandia nel 1998, viene processato in Germania nel
2001, subendo una condanna a nove anni di prigione per la partecipazione al raid a Vienna, ma
ottiene il perdono dopo cinque anni, nel 2003. Da quel momento, vive in Francia.
MAGDALENA CACILIA KOPP
La Kopp è nata nell'aprile del 1948 a Neu-Ulm, nella Germania meridionale. Dopo essere diventata
una fotografa, lascia la provincia assieme al primo marito e alla figlia per trasferirsi a Francoforte.
Qui lavora alla libreria "Stella rossa", fondata da Wilfried Böse e Johannes Weinrich, dove nascono
le Cellule rivoluzionarie.
Nel 1973, la Kopp divorzia per stare con Weinrich (conosciuto come “Steve”). Nelle Cellule
rivoluzionarie, diventa nota come bravissima falsificatrice di documenti. In un resoconto pubblicato
il 30 giugno del 2003 sul quotidiano tedesco “Der Tagesspiegel”, la Kopp sostiene di aver vissuto
in clandestinità con Weinrich e con Carlos dal 1978. Nel 1979, sposa Carlos. Arrestata nel 1982 a
Parigi, mentre prepara un attentato agli uffici del quotidiano “Al Watan Al Arabi”, viene processata
e condannata a cinque anni di prigione. Dopo il suo rilascio, avvenuto nel maggio del 1985, ritrova
Carlos a Damasco, dove la coppia si stabilizza nell'agosto del 1986 in seguito alla nascita della
figlia Elba Rosa. I due si separano quando Magdalena parte per il Venezuela nel 1992, per vivere
con la famiglia di Carlos, in attesa che lui ristabilisca la sua posizione in Medio Oriente,
compromessa dopo la fine della Guerra fredda. Molto più tardi, in una lettera che Carlos scrive
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CARLOS
dalla prigione La Santé a Parigi, la Kopp apprende dell'esistenza di una seconda moglie, una
donna musulmana.
GABRIELE KROCHER-TIEDEMANN (“NADA”)
Una studentessa di sociologia, membro del Movimento 2 giugno, Gabriele Kröcher-Tiedemann
prende parte ad alcune rapine in banca e, nel 1973, resiste all'arresto sparando a un poliziotto,
rimasto poi seriamente ferito. Condannata a nove anni di prigione, viene rilasciata in base a uno
scambio di ostaggi nel 1975, dopo il quale riceve un addestramento in Yemen e viene notata da
Carlos. In seguito, prende parte alla cattura degli ostaggi dell'OPEC a Vienna, dove uccide un
poliziotto austriaco, Anton Tichler, 60 anni, che sarebbe andato in pensione due mesi dopo. Inoltre,
fa fuori un membro della sicurezza iracheno. Arrestata nel novembre del 1977 al confine francosvizzero dopo una sparatoria con due poliziotti di frontiera elvetici, 'Nada', il suo nome di battaglia,
viene condannata a 14 anni di prigione.
Viene estradata in Germania, dove dovrebbe essere processata nel 1984 per il ruolo ricoperto
nell'attacco all'OPEC, ma le autorità tedesche rinviano il processo in seguito a una lettera di
minacce di Carlos indirizzata al Ministro degli interni tedesco. Il processo si svolge finalmente nel
1990, quando viene assolta per assenza di testimoni degli omicidi durante l'attacco all'OPEC di
Vienna. Muore cinque anni più tardi di cancro, a 44 anni.
MICHEL (“ANDRÉ”) MOUKHARBAL
Nato nel 1941, questo cristiano-libanese proviene da una famiglia importante e si laurea alla
Sorbona, prima di diventare rappresentante del FPLP a Parigi nel 1973. Parla arabo, francese e
inglese. Nel gennaio del 1975, André prepara, assieme a un'unità palestinese, degli attacchi con
dei razzi contro la linea israeliana El Al all'aeroporto di Orly. Notato il 7 giugno all'aeroporto di
Beirut e in seguito arrestato a Parigi, porta la DST a Rue Toullier 9, dove Carlos uccide due agenti
in una sparatoria, prima di eseguire la condanna di Moukharbal per il suo tradimento.
JOHANNES WEINRICH
Un terrorista tedesco con rapporti stretti con la Stasi, Weinrich fonda le Cellule rivoluzionarie
assieme a Wilfried Böse. Inoltre, i due aprono a Francoforte la libreria di estrema sinistra "Roter
Stern" (Stella rossa). Dopo la presa degli ostaggi di Vienna e l'espulsione di Carlos dal FPLP,
Weinrich diventa il braccio destro del venezuelano, nel tentativo di farsi una posizione nell'Europa
dell'Est. Weinrich presenta la sua compagna, Magdalena Kopp, a Carlos. ”Heinrich Schneider” – il
suo nome secondo gli archivi della Stasi - diventa l'intermediario del gruppo di Carlos non solo a
Berlino Est, ma anche a Budapest, Bucarest e Praga.
Dotato di buoni agganci in Yemen e in Libia, Weinrich viene arrestato nella periferia di Aden il 3
giugno del 1995 ed estradato in Germania. Nel 2000, viene condannato all'ergastolo per l'attacco
alla Maison de France di Berlino il 25 agosto 1983, che ha provocato un morto e ventidue feriti.
Attualmente, sta scontando la sua pena in Germania.
ANIS NACCACHE (“KHALID”)
Nato nel 1948, libanese di origini sunnite che poi si convertirà diventando sciita, Anis Naccache
era il misterioso numero due del commando di Vienna nel 1975. Per vent'anni, è riuscito a coprire
la sua attività sotto il nome di battaglia 'Khalid'. In effetti, era il fidato assistente di Wadie Haddad,
incaricato di controllare Carlos. Secondo un'altra versione dei fatti, all'inizio era un militante
dell'Olp, che si è infiltrato nel FPLP per manipolare le attività di questa organizzazione.
Nel 1979, quando l'Ayatollah Khomeini ha preso il potere in Iran, Naccache si è messo al servizio
del regime, da lui considerato il miglior alleato della causa palestinese. Nell'estate del 1980, nella
periferia parigina di Neuilly, tenta di assassinare Chapur Bakhtiar, l'ex primo ministro sotto lo Scià
iraniano, ma la missione fallisce perché bussa alla porta sbagliata,. Due persone vengono uccise,
tra cui il vicino dell'obiettivo prestabilito, e tre ferite, compreso un poliziotto rimasto paralizzato.
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CARLOS
Naccache è stato arrestato e condannato all'ergastolo nel 1982, prima di essere perdonato da
François Mitterrand nel 1990, nell'ambito di un accordo tra Parigi e Teheran. In seguito, è stato
impegnato nell'addestramento delle milizie nel Libano meridionale, che è diventato l'avanguardia di
Hezbollah sotto il comando di Imad Mugnieh. Attualmente ancora attivo, Anis Naccache appare
regolarmente sulla televisione libanese come consulente di politica internazionale. Vive a Beirut e
a Teheran.
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