beati quei popoli che si riconoscono nei simboli. gli
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beati quei popoli che si riconoscono nei simboli. gli
d’Italia BEATI QUEI POPOLI CHE SI RICONOSCONO NEI SIMBOLI. GLI ITALIANI NON NE HANNO PIÙ ANNO LXII N.130 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Aldo Di Lello Cortei regali, antichi rituali, carrozze e pennacchi: è bene, ogni tanto, concentrarsi su ciò che rimane della storica simbologia politica dei popoli europei. Non è un tuffo nel passato, ma una riscoperta di radici. Perché, quando un simbolo soppravvive ai secoli, vuol dire che, nel Paese in cui ciò accade, abita un popolo orgoglioso della propria identità e della propria storia. Proviamo a mettere a confronto due feste. Quella del 2 giugno in Italia. E quella del 4 giugno in Gran Bretagna, giorno in cui la Regina Elisabetta pronuncia il Queen's Speech, cioè il discorso al Parlamento. Della festa della Repubblica rimane la suggestione delle Frecce Tricolori, la parata delle Forze Armate in via dei Fori Imperiali, il saluto alla folla di Napolitano dalla Lancia Flavia presidenziale. Una bella giornata, tutto sommato, ma una festa all'insegna della "sobrietà" repubblicana, senza particolare enfasi, a beneficio di un popolo comunque distratto e poco sensibile alle liturgie istituzionali. Eppure si WWW.SECOLODITALIA.IT tratta della festa nazionale per eccellenza. Non si pretende che dalle finestre e dai balconi sia tutto uno sventolar di tricolori, però un po' più di passione e di partecipazione, quelle sì, sarebbe lecito attendersele. Invece l'unica nota di colore è stato il solito "bagno di folla" di Renzi, che dava il "cinque" ai passanti di via del Corso. Solennità addio. L'unica Repubblica che piace è quella informale e un po' piaciona, che dà del "tu" ai cittadini, per poi spremerli come limoni con l'Agen- zia delle Entrate ed Equitalia. E per più di due decenni, dal 1977 al 2001, la Festa della Repubblica fu anche retrocessa a "festicciola", per dare più lustro al 25 Aprile. Così, per tanto tempo, molti italiani hanno creduto che fosse quella la vera festa "nazionale"e che Bella Ciao fosse il vero inno, invece del Canto degli Italiani di Goffredo Mameli. E poi, non era stato forse quel "reazionario" anticomunista di Randolfo Pacciardi a istituire, come ministro della Difesa, la parata del 2 giugno Gino Strada chieda scusa e risponda: era Brunetta lʼ«esteticamente incompatibile» con Venezia? Francesco Signoretta Non ci sono solo i soldi che sarebbero finiti nelle tasche di qualcuno che conta, non cʼè solo il tintinnìo di manette, stavolta scattate dopo le elezioni europee, a urne chiuse e risultati noti – i maligni dicono che con questo ritardo qualche toga giudiziosa abbia evitato di azzoppare la campagna elettorale di Renzi – e non cʼè solo il replay dello scontro tra i garantisti che aspettano di vederci chiaro e dei forcaioli che già gridano “in galera, in galera”. Lo scandalo del Mose a Venezia, infatti, è anche una lezione a chi parla troppo e a sproposito. Spesso è meglio tacere che evitare brutte figure. Quando ci fu la sfida a sindaco della città lagunare, la candidatura che infastidiva la corsa dellʼuomo del centrosinistra, Orsini, era quella di Renato Brunetta. E allora tutti i volti noti furono chiamati a raccolta per sparare sul nemico. Una fucilazione solenne. E chi sparò la pallottola mortale fu il cuore dʼoro Gino Strada, il fondatore di Emergency, lʼassociazione umanitaria che offre cure mediche e chirurgiche gratuite e di alta qualità alle vittime della guerra e della povertà. Da buon pacifista, Strada disse che Brunetta era «esteticamente incompatibile» con la città di Venezia. Il riferimento era alla sua struttura fisica, troppo basso per gli occhi delicati dellʼidolo della sinistra nostrana. Era lʼennesimo insulto allʼesponente azzurro, che già era stato etichettato «energumeno tascabile» da DʼAlema e «professore di una certa statura accademica» dal gentile Mario Monti. Ma torniamo a Gino Strada. A Un giorno da pecora confessò: «Ho votato una volta sola negli ultimi decenni». Quando? E per chi? «Per il sindaco di Venezia. Ho scelto Orsoni perché ho semplicemente pensato che Brunetta fosse esteticamente incompatibile con la città. Secondo me lui non cʼentra niente con Venezia». Parole pesantissime, accolte da uno strano silenzio dai benpensanti della sinistra. Alla luce di quanto accaduto, con Orsoni finito in manette, bisognerebbe chiedere a Gino Strada chi era veramente incompatibile con la città di Venezia. Ma siccome nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva – e il centrodestra è sempre stato garantista – bisognerebbe limitarsi a chiedere a Gino Strada di chiedere scusa a Brunetta. Meglio tardi che mai. Lo insegna la vicenda del Mose. giovedì 5/6/2014 nel 1950? Perché allora stupirsi se gli italiani non sanno veramente cosa sia una festa nazionale? Per la verità, molti di loro non sanno nemmeno cosa sia una Nazione. E tale lacuna è, in verità, la causa prima dello scarso pathos repubblicano del nostro popolo. Un'aria ben diversa è invece quella che si è respirata a Londra con il Queen's Speech. Non è certo una roba repubblicana. Però è anche vero che le monarchie, antiquata o meno che sia la presenza di un re, offrono se non altro il vantaggio di avere, proprio nel sovrano, il simbolo vivente dell'unità nazionale. La solennità dei gesti di quella giornata non può che destare l'ammirazione anche di un sincero repubblicano. Il discorso della Regina avviene secondo l'antico e solenne rituale, in cui Elisabetta II parte in carrozza da Buckingham Palace verso Westminster, scortata dalla Household Cavalry. Qui, entra dalla Sovereign's Entrance, procedendo verso la Robin Room, dove indossa la corona imperiale e il mantello con lo strascico. La sovrana si reca quindi alla Camera dei Lord, dove si siede sul trono. A quel punto, il funzionario noto come Black Rod va a chiamare i Comuni. A simboleggiare la loro indipendenza dalla Corona, la porta della Camera viene tradizionalmente chiusa in faccia al funzionario, fino a quando questo non bussa con il suo bastone. I “comuni” seguono a quel punto il Black Rod e lo Speaker della loro Camera fino alla Lords' Chamber, dove si dispongono sul lato opposto della sala rispetto al trono. Abbiamo descritto un'anticaglia? No, si tratta invece di una delle massime espressioni dell'orgoglio nazionale britannico e , soprattutto, della sua solidità istituzionale. Particolare interessante: quest'anno la Regina Elisabetta si è recata a Westminster a bordo di una nuova carrozza da parata, detta del Giubileo di Diamante, costruita con alcuni reperti unici della storia britannica. Fra questi i frammenti della Mary Rose, la nave da guerra di Enrico VIII, dell'albero di mele di Sir Isaac Newton, e parti dell'ammiraglia di Horatio Nelson, la Hms Victory. L'identità storica britannica è praticamente condensata in quel manufatto di elevatissimo pregio. Una cosa del genere in Italia ce la possiamo solo sognare. E dire che Buckingham Palace costa ai britannici meno di quanto, agli italiani, costa il Quirinale. Tangenti per il Mose di Venezia: trentacinque in carcere, fra cui il sindaco di centrosinistra Orsoni 2 Secolo d’Italia GIOVEDì 5 GIUGNO 2014 Sandro Forte Un vero e proprio terremoto giudiziario ha investito la città sulla laguna: il sindaco Giorgio Orsoni, del centrosinistra, è finito in manette con le accuse di corruzione, concussione e riciclaggio. Con lui sono finiti in carcere altre 34 persone, un centinaio gli indagati. Tra gli arrestati anche il consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, gli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo, nonché il generale in pensione Emilio Spaziante e lʼassessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, di Forza Italia. Una richiesta di arresto è stata formulata per il senatore di Forza Italia Giancarlo Galan (essendo parlamentare, gli atti dovranno essere tramessi al Senato), coinvolto per il periodo in cui è stato presidente della Regione Veneto. Lʼinchiesta è quella della Procura di Venezia sugli appalti per il Mose e sullʼex amministratore delegato della Mantovani Giorgio Baita, già colpito da un provvedimento di custodia caute- lare lo scorso febbraio. Il blitz è stato eseguito dalla Guardia di Finanza di Venezia nellʼambito dellʼinchiesta avviata tre anni fa. I pm della Dda Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonino ave- vano scoperto che lʼex manager della Mantovani Giorgio Baita, con il beneplacito del proprio braccio destro Nicolò Buson, aveva distratto dei fondi relativi al Mose, le opere di salvaguardia per Venezia, in una serie di fondi neri allʼestero. Il denaro, secondo lʼaccusa, veniva portato da Claudia Minutillo, imprenditrice ed ex segretaria personale di Galan, a San Marino dove i soldi venivano riciclati da William Colombelli grazie alla propria azienda finanziaria Bmc. Nellʼambito dellʼinchiesta le Fiamme Gialle avevano scoperto che almeno 20 milioni di euro, così occultati, erano finiti in conti esteri dʼoltre confine e che, probabilmente, erano indirizzati alla politica, circostanza che ora ha fatto scattare lʼoperazione. Successivamente era finito in carcere Giovanni Mazzacurati, ai vertici del Consorzio Venezia Nuova. Mazzacurati, poi finito ai domiciliari, era stato definito “il grande burattinaio” di tutte le opere relative al Mose. Indagando su di lui erano spuntate fatture false e presunte bustarelle che hanno portato allʼarresto di Pio Savioli e Federico Sutto, consigliere e dipendente di Cvn, e quattro imprenditori che si spartivano i lavori milionari. Gloria Sabatini «Utile scambio di vedute con Matteo Salvini. Ripartiamo dai contenuti». È quanto scrive su Twitter Giorgia Meloni a poche ore dallʼincontro con il segretario della Lega postando una foto insieme. È il primo incontro tra i due dopo le elezioni europee che hanno avuto ripercussioni forti sugli equilibri nazionali. Non è un abbraccio né un asse dʼacciaio, come un poʼ troppo frettolosamente hanno scritto alcuni quotidiani. Quello di martedì è stato un primo assaggio per mettere a punto possibili collaborazioni su temi specifici sullo sfondo di un centrodestra che annaspa e deve rifondarsi. Tra il nuovo Carroccio guidato dal giovane europarlamentare milanese (epurato dagli eccessi bossiani) e Fratelli dʼItalia cʼè un terreno di proposte comuni (dalla crociata contro lʼeurocrazia di Bruxelles e la sudditanza alla Merkel allʼimmigrazione), ma anche grandi distanze sullʼidentità nazionale e il retroterra culturale. Il buon risultato elettorale di entrambi, con il partito della Meloni che supera il milione di voti – raddoppiando i consensi delle scorse politiche – e la Lega che recupera punti e supera il 6 per cento, ha messo in moto un processo di avvicinamento. Le convergenze, però, si costruiscono sui programmi non sulle percentuali elettorali e le somme algebriche – sostengono la Meloni e Salvini – la mission è ricostruire un fronte comune contro la sinistra di Matteo Renzi per un centrodestra competitivo che torni protagonista sulla scena politica e riveda errori reciproci. Metodo (primarie sì, primarie no) e contenuti (disoccupa- zione, Europa, riforme, immigrazione, temi “eticamente sensibili”) sono al centro di un tavolo ancora virtuale tra le sigle che compongono il centrodestra. Tutto ancora da decifrare il possibile rientro in campo di Gianfranco Fini, tutto ancora da verificare, lo stesso ex presidente della Camera non svela le carte, parla genericamente del bisogno di nuovo programmi e di una nuova leadership spiegando di non essere «un uomo per tutte le stagioni». Molto dipenderà anche dallʼorientamento di Forza Italia che in queste ore vive una spaccatura interna sui rapporti con il governo e sconta le difficoltà politiche e personali di Berlusconi ma anche dalle mosse del Nuovo Centrodestra governativo che, malgrado lʼalleanza elettorale con lʼUdc, si è rivelato molto al di sotto delle aspettative della prima ora superando di poco il tetto del 4 per cento. Finché Alfano restera «lʼutile stampella» di un governo monocolore di sinistra la porta degli ex alleati rimane chiusa. Il primo faccia a faccia Meloni-Salvini: lavori in corso per un centrodestra da rifondare A metà giugno via libera all'eterologa in Italia. Le polemiche si spostano sugli embrioni GIOVEDì 5 GIUGNO 2014 Roberto Mariotti Conto alla rovescia per molte coppie italiane. Da metà giugno, con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della sentenza della Consulta che cancella il divieto al ricorso a un donatore esterno di ovuli e spermatozoi, anche nel nostro Paese sarà possibile accedere alla fecondazione eterologa. La battaglia dell'associazione Luca Coscioni contro la legge 40, intervenuta a limitare l'accesso alla procreazione medicalmente assistita, si sposta ora su un altro fronte, quello dell'utilizzo degli embrioni a fini di ricerca scientifica. A pochi giorni dall'udienza della Corte Europea dei Diritti dell'uomo sul tema, prevista per il 18 giugno, l'associazione ha annunciato di essersi resa "colpevole" di un reato "non ancora prescritto", quello di aver esportato all'estero due embrioni italiani da utilizzare ai fini di ricerca scientifica, ma "erano troppo deboli e non è stato possibile utilizzarli". Ad annunciarlo è stato il tesoriere Marco Cappato. «Il 29 settembre 2003, nel corso di una fecondazione assistita, sono stati prodotti degli embrioni e nel dicembre 2006 li abbiamo spediti al Karolinska Institute di Stoccolma», ha spiegato. In Svezia, infatti, si può fare «quello che in Italia viene sanzionato da 3 a 6 anni di carcere» ovvero, ricerca. Nel nostro Paese infatti vige l'intangibilità assoluta degli embrioni, che non possono però ne- Secolo d’Italia Il trucco della Ue: “Cara Italia, niente manovra correttiva ma devi essere pronta ad agire” anche essere soppressi. «Sono circa 3.000 quelli non utilizzati ne utilizzabili che giacciono congelati», ha ricordato Filomena Gallo. Non un gesto di «disobbedienza civile» ma «uno spot pubblicitario» per Eugenia Roccella, vicepresidente della Commissione Affari Sociali della Camera. Per il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, con la sentenza della Corte Costituzionale «si aprirà nel nostro Paese una fase nuova nel delicato ambito della procreazione medicalmente assistita, che non coinvolge solamente aspetti sanitari». Una fase che introdurrà «cambiamenti importanti in un quadro giuridico più ampio, riguardo alla filiazione e alla genitorialità». Nonostante le impli- cazioni etiche e giurisprudenziali continuino a far discutere, a dieci anni dall'approvazione, procede il progressivo abbattimento dell'impalcatura della legge 40, che il referendum radicale non riuscì a fare per mancanza del quorum. Intanto dalla Svizzera arriva il primo via libera Consiglio nazionale che estende la diagnosi preimpianto degli embrioni anche a coppie che rischiano di trasmettere anomalie cromosomiche come la sindrome di Down. L'ultima parola spetterà al popolo elvetico poiché la novità prevede una modifica costituzionale che implica un referendum obbligatorio. E lì non ci sarà il problema di scarsa affluenza alle urne. guire con la fase finale della trattativa, in Alitalia si lavora su vari fronti, per chiudere i dossier aperti. A partire da quello degli esuberi. Il ministro del lavoro Giuliano Poletti ha messo una parola di chiarezza sui numeri che girano da mesi: gli esuberi stimati sono «tra i 2.400 e i 2.500, almeno dalle risultanze pubbliche. Poi si dovrà vedere quando ci sarà la discussione di merito tra le parti», ha aggiunto il ministro, spiegando che la regia sarà sotto il Ministero dei Trasporti, mentre il Lavoro sarà a disposizione per la parte sugli ammortizzatori sociali. I sindacati, in attesa di una convocazione che probabilmente arriverà per la prossima settimana, non si sbilanciano. «Continuo a leggere i giornali, finché non avremo preso visione del piano industriale non faremo alcun commento», afferma il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. «Quando saremo in grado di capire se l'azienda ha un futuro e quali conseguenze può avere sull'occupazione daremo il nostro parere», dice anche il leader della Uil Luigi Angeletti. Più nervose le sigle di categoria. Il segretario nazionale della Filt Cgil, Mauro Rossi, dice no ai licenziamenti e chiede «un confronto su piano o saranno guai». E la Uiltrasporti lancia l'allarme piloti che, preoccupati dagli esuberi e allettati dalle compagnie straniere, stanno lasciando Alitalia in numero crescente: in un anno ne sono usciti un centinaio e nelle ultime settimane si registrano 4-5 dimissioni volontarie a settimana, spiega il coordinatore piloti Ivan Viglietti. Alitalia, si vive con l'incubo di 2.500 esuberi. La Ue avverte: deve restare europea Franco Bianchini Duemilacinquecento esuberi per far decollare l'Alitalia targata Etihad. Questo il sacrificio che viene chiesto ai lavoratori e che nei prossimi giorni sarà al centro del confronto che si aprirà tra le parti. E mentre i sindacati restano cauti, in attesa di vedere il Piano industriale che dovrebbe rilanciare la compagnia italiana, torna a farsi sentire l'Europa. Che avverte: il controllo deve restare in mani europee. In fibrillazione anche le autorità milanesi, che temono per il destino di Malpensa: il governatore Maroni teme un raddoppio degli esuberi e vede rischi anche per l'Expo. Incassato l'assenso degli emiratini a prose- 3 Redazione Dopo le raccomandazioni all'Italia, la Commissione Ue ribadisce che per ora non serve nessuna manovra correttiva ma il governo deve essere pronto ad agire qualora in autunno venissero confermate le stime sull'aggiustamento strutturale ancora insufficiente, conferma che il debito non viene ancora aggredito con la determinazione che chiede Bruxelles. La Ue invita quindi a fare molta attenzione ai conti anche nel 2014 e ad accelerare gli interventi a favore della crescita perché lo scetticismo dei tecnici sull'impatto delle riforme resta nero su bianco, tanto che nei loro documenti di lavoro, accessibili a tutti sul sito della DG Ecfin e base delle raccomandazioni, c'è ancora la frase con cui raccomandavano la bocciatura del rinvio del pareggio richiesta dall'Italia, tolta all'ultimo minuto dal testo finale con una decisione 'politica' dal collegio dei 28 Commissari. «La commissione è stata ragionevole nelle raccomandazioni, riconosce che nel 2014 c'è una sostanziale incertezza anche nel quadro macroeconomico, nel primo trimestre è andata meno bene di quello che ci aspettavamo e quindi c'è la necessità di essere rigorosi, e pronti a misure in caso di deviazione», ha detto il direttore generale della DG Ecfin Marco Buti, commentando l'analisi pubblicata. Buti spiega che la Commissione ha già interpretato le regole con “ragionevolezza”, perché se si prendesse alla lettera quanto richiesto dalla “regola del debito” all'Italia toccherebbe una manovra da nove miliardi. Ma «nel quadro di ragionevolezza, ci rendiamo conto che 9 miliardi, o lo 0,6% del pil, non è raggiungibile quest'anno perché siamo già a metà, quindi sarebbe una manovra troppo pesante". Tra pochi giorni Felipe sarà re, ma le sinistre chiedono un referendum tra monarchia e repubblica 4 Antonio Pannullo In Spagna tutti gli occhi sono puntati sul 46enne delfino Felipe incoronato dal padre Juan Carlos e nel quale molti delegano la speranza di rafforzare la fiducia nelle istituzioni, in un Paese in cui «la crisi ha lasciato profonde cicatrici» - come ha ricordato il re - e mentre cresce il numero di quanti invocano un referendum per scegliere fra monarchia e repubblica. Il governo ha approvato in queste ore la legge sulla successione che renderà effettiva l'abdicazione, che sarà discussa l'11 giugno e approvata il 17 in Parlamento. Mercoledì 18 giugno ci sarà la proclamazione solenne di Felipe VI re di Spagna, in una sessione plenaria congiunta di Camera e Senato. È previsto che la legge passi con i voti favorevoli di almeno l'85% dell'emiciclo - PP, Psoe, UPyD, mentre CiU ha annunciato un voto non contrario - l'astensione dei nazionalisti baschi del Pnv e quelli contrari di parte del gruppo misto, con i partiti della sinistra e indipendentisti che premono per un referendum sul modello di Stato. I "repubblicani" promettono inoltre di continuare le mobilitazioni di piazza, come quelle cui lunedì scorso hanno partecipato alcune migliaia di persone, convocate da Izquierda Unida, che ha annunciato un emendamento alla legge di successione in aula. Un'iniziativa che, tuttavia, non ha Secolo d’Italia Allarme in Messico, c'è una “epidemia” di omicidi in tutto il Paese alcuna possibilità di successo, dato che il Partido Popular del premier Mariano Rajoy e quello socialista, con il leader dimissionario Alfredo Perez Rubalcaba, garantiscono i voti utili alla continuazione della corona. «Il Psoe che rappresento è di profondi radici repubblicane e nella transizione è stato uno dei fermi protagonisti dell'accordo di consenso» fra le forze politiche, ha insistito Rubalcaba. «Credo che la monarchia abbia in Spagna un appoggio largamente maggioritario. Se a qualcuno non piace, cambi la Costituzione», ha ribadito da parte sua Rajoy, nel rimarcare la linea rossa per la consultazione sulla forma di Stato. Il 50% degli spagnoli è a favore della monarchia e il 62% di un'abdicazione del re, secondo il sondaggio pubblicato a gennaio da Sigma dos. La legge di successione approvata dal governo non fa parola sullo status giuridico che regolerà le funzione dell'ex capo dello Stato o del trattamento che riceverà come ex monarca. Questioni che, evidentemente, non si considerano prioritarie. Ma che suscitano opinioni divergenti fra i giuristi, soprattutto quella, cruciale, della inviolabilità o non imputabilità dell'ex sovrano, prerogativa garantita dalla costituzione in maniera esclusiva per il re in funzione e che non contempla la protezione giuridica in caso di abdicazione. Della futura famiglia reale faranno parte solo sei membri: con il re Felipe VI, la regina Letizia - prima monarca ad aver pagato un mutuo ipotecario - l'erede Leonor, che diventerà principessa delle Asturie, la sorella Sofia, Juan Carlos e Sofia di Grecia. leader socialista - è arrivato il momento di semplificare e chiarire. L'ambizione è trasformare per diversi decenni l'architettura territoriale della Repubblica», scrive ancora Hollande, che propone di dare alle regioni più responsabilità per rafforzarle. Il piano è chiaro: «Saranno la sola collettività competente per sostenere le imprese e condurre le politiche di formazione e occupazione, per intervenire in tema di trasporti, dai treni regionali agli autobus, passando per le strade, gli aeroporti e i porti. Gestiranno licei e scuole medie. Avranno la responsabilità l'organizzazione delle infrastrutture». In conclusione ci saranno meno rappresentanti eletti, aggiunge il capo dello Stato, senza precisare i risparmi che ci saranno con la sua riforma, promettendo anzi alle nuove regioni «mezzi finanziari propri e dinamici», come chiedono i presidenti regionali. Ma non mancano malumori e proteste, in un contesto in cui il presidente deve già scontare un livello di impopolarità abissale. Del resto, Hollande ha già dovuto ritoccare le sue ambizioni al ribasso per rassicurare gli eletti della maggioranza. Le regioni non saranno più 12, come previsto inizialmente, ma 14. Inoltre, la riforma richiederà più tempo del previsto. Così, l'annunciata scomparsa dei consigli generali, istanze locali elette dai 101 dipartimenti, praticamente gli stessi dalla Rivoluzione francese, si farà su diversi anni, con la scomparsa effettiva nel 2020. Sempre che passi la revisione costituzionale, che richiede una maggioranza dei 3/5 del Parlamento. Il progetto di legge verrà esaminato in Consiglio dei ministri il 18 giugno, prima della discussione in Parlamento a luglio. Forte della sua vittoria nelle recenti elezioni, il Front National chiede l'organizzazione di un referendum. Una posizione in linea con quella della maggioranza dei francesi. Secondo un ultimo sondaggio Ifop, il 58% della popolazione ritiene che la riforma debba essere oggetto di una consultazione popolare. Hollande insegue l'antipolitica e stravolge l'amministrazione della Francia Redazione François Hollande, forse per riconquistare popolarità, si mette a inseguire l'ondata di anti-politica che scuote l'Europa. Stravolge la cartina geografica della Francia il presidente, che propone una modifica completa dell'organizzazione territoriale, riducendo il numero di regioni, con il dichiarato obiettivo di risparmio nelle spese dello Stato. Una mossa annunciata sui principali quotidiani regionali con un articolo dal titolo "Riformare i territori per riformare la Francia" e che prevede, tra l'altro, di rivedere la Costituzione per sopprimere i consigli regionali nel 2020. Hollande invoca una modifica del calendario elettorale: l'elezione dei consigli generali che diventano consigli di dipartimento sarà simultanea alle regionali e si svolgerà nell'autunno 2015, sei mesi dopo il previsto: «La nostra organizzazione territoriale è invecchiata - spiega il GIOVEDì 5 GIUGNO 2014 Redazione Il Messico soffre di una vera e propria "epidemia della violenza", anche se le statistiche ufficiali in realtà indicano che durante il 2013 gli omicidi sono diminuiti del 16%, ha detto il sottosegretario agli Interni, Roberto Campa. «Il criterio usato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) stabilisce che con più di 10 omicidi ogni 100 mila abitanti si deve parlare di epidemia», ha sottolineato Campa, secondo il quale in ben 22 Stati o entità federali messicani su 32 questa sogli è superata. La zona di Guerrero, a sud della costa pacifica, registra il maggior numero di omicidi (61,59 ogni 100 mila abitanti), seguito da Sinaloa, più a nord sulla stessa costa (43,65); Chihuahua, al centro della frontiera con gli Usa (42,36); Morelos, al centro-sud (33,55); Durango, al nord (29,15) e Colima, al sud della costa occidentale (27,3). Secondo Campa la strategia adottata dal governo di Enrique Pena Nieto per combattere la criminalità organizzata e, in particolare, i sanguinari clan dei narcos messicani va tuttavia «nella giusta direzione, come dimostrano le statistiche» degli ultimi 12 mesi. Pochissimi giorni fa il cantante Tomas Rascon, noto dai suoi fan come Tito Torbellino, è stato ucciso mentre si trovava insieme ad alcuni amici in un ristorante giapponese di Ciudad Obregon, nella Sonora. I giornali locali hanno subito ricordato i diversi musicisti messicani uccisi rimasti coinvolti negli ultimi anni nelle guerre tra i diversi cartelli di narcotrafficanti, in lotta tra di loro per il controllo del mercato della droga e di altre attività criminali. Molti artisti sono stati uccisi con l'accusa di aver partecipato alle feste di boss rivali. Francia, incentivi economici per chi va al lavoro in bicicletta. E in Italia? GIOVEDì 5 GIUGNO 2014 Redazione A qualcuno potrebbe venire in mente la "coppa Cobram" di un episodio di Fantozzi, in cui i dipendenti venivano costretti a una massacrante gara in bici, ma il tema delle due ruote al lavoro è preso invece molto sul serio in Francia, dove c'è chi pensa addirittura a un premio in denaro. In Francia il primo test di un rimborso di 25 centesimi a chilometro, che faceva parte di un pacchetto di misure annunciate a marzo, è partito lo scorso 2 giugno, e riguarderà 10mila lavoratori. Il progetto, riporta un post sul blog del ministro dei Trasporti Frederic Cuvillier, ha visto l'adesione volontaria di una ventina di aziende francesi su tutto il territorio nazionale, e durerà sei mesi, anche se in caso di successo ci sarà Secolo d’Italia una seconda fase più ampia. Il tentativo è di aumentare la quota di lavoratori che usa la bici, ora ferma al 2,4% con una distanza media percorsa di 3,5 chilometri. «Spero che questo mezzo di trasporto ecologico e sano scrive il ministro - raggiunga la stessa dignità degli altri». Dal punto di vista dei costi, afferma uno studio del governo francese sul sito della European Cyclist Federation, l'operazione a lungo termine porta dei guadagni. L'incentivo di 25 centesimi a chilometro dovrebbe essere sufficiente a raddoppiare la quota di lavoratori che usa questo mezzo, con dei costi di 109 milioni di euro l'anno largamente compensati dai benefici in termini di minori spese sanitarie, inquinamento e incidenti, stimati intorno a 570 milioni di euro. «L'iniziativa è sicuramente lodevole, ma da noi al momento sarebbe difficile da esportare - spiega Giulietta Pagliaccio, presidente della Federazione Italiana Amici della Bicicletta (Fiab) -. In Italia infatti non c'è neanche la copertura assicurativa per chi va al lavoro in bici, inoltre i luoghi di lavoro dovrebbero essere predisposti con delle aree sicure per il parcheggio e la possibilità di una doccia per il lavoratore». Diversi Paesi invece, soprattutto nel nord Europa, hanno incentivi simili a quello francese, e la percentuale dei lavoratori che va in bici in Olanda è al 25%, nelle Fiandre al 12% e in Germania al 9%, mentre secondo Pagliaccio non c'è una stima per l'Italia. Sul fronte dei benefici uno studio della Commissione Ue del 2011 ha trovato che se si raddoppiasse il numero di chilometri percorsi con questo mezzo in Europa si risparmierebbero da 24 a 54 milioni di tonnellate di CO2 all'anno. Anche i vantaggi per la salute sono evidenti, afferma l'ufficio europeo dell'Organizzazione mondiale della Sanità in un rapporto. Se tutta l'Europa prendesse esempio da Copenhagen, dove il 26% delle persone usa la bici, si potrebbero salvare 10mila persone l'anno dalla morte a causa dell'inquinamento, creando allo stesso tempo quasi 8mila posti di lavoro. mantenere la spesa relativa ai viaggi sotto ai 1.200 euro, un 26% spera di riuscire a tenerla sotto i 600 euro, l'8,5% dichiara che spenderà circa 3 mila euro, il 4,7% 4 mila euro, il 4,4% 5 mila euro. C'è anche un 5% dichiara che non spenderà nulla. La metà riesce ad attenersi al budget prefissato, mentre il 28% dichiara di spendere regolarmente di più. Questa percentuale risulta essere comunque abbastanza bassa se si confronta a quella degli spagnoli dove, il 52% degli intervistati dichiara di sforare puntualmente il proprio budget. I più abili a rispettare le previsioni di spesa sono i giovani tra i 18 e i 24 anni (64%), mentre solo il 45% degli adulti (50+ anni), vi si attiene. Dal sondaggio emerge anche che questa categoria ha la percentuale più alta (il 6%) di chi, quest'anno, per la prima volta si sta adoperando a prefissarsi un budget per le proprie vacanze. «Nonostante la crisi economica, le vacanze sono sempre più un lusso di cui non si può fare a meno - dichiara Caterina Toniolo, marketing manager per il Sud Europa di Skyscanner anche se quasi la metà degli italiani (il 48%) sta cercando di mantenere la spesa relativa ai viaggi sotto ai 1.200 euro e un 26% spera proprio di riuscire a tenerla sotto i 600 euro». Il 56 % degli italiani pronto a viaggiare di più, ma con una spesa contenuta in 1.200 euro Redazione Il 56% degli italiani, in barba alla crisi, sta cercando di programmare più vacanze rispetto allo scorso anno. Lo sostiene il sito di ricerca viaggi Skyscanner, su mille viaggiatori italiani, secondo il quale si è comunque sempre più attenti nello spendere e il 78% dei nostri connazionali ha intenzione di contenere in media le spese entro i 1.989 euro. Di questi, la metà degli italiani (il 48%) sta cercando di 5 Open day al “Bambin Gesù” tra giochi e prevenzione Redazione Giochi, laboratori, animazione, ma anche piccoli test diagnostici e un contatto diretto con i medici. Saranno queste le possibilità offerte dall'Open Day dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù, in programma sabato 7 giugno dalle 11 alle 18 nella sede di San Paolo Fuori le Mura e che avrà come madrina d'eccezione Lorella Cuccarini. Nell'arco della giornata famiglie potranno approfondire con i medici tematiche specifiche, come allergie, obesità, cardiopatie, problemi dermatologici, diabete, fibrosi cistica, patologie metaboliche, problemi oculistici. In particolare, i piccoli potranno essere sottoposti gratuitamente a un test della saliva messo a punto per individuare la predisposizione genetica allo sviluppo di malattie epatometaboliche, allo screening elettrocardiografico per la prevenzione delle cardiopatie aritomogene, all'epiluminescenza per la prevenzione del melanoma, al prick test per gli allergeni inalanti e alimentari, al test del sudore per valutare la quantità di sodio e di cloro per la diagnosi della fibrosi cistica, alla spirometria, al test per la vista, al testa di valutazione sportiva. Nel corso di una lezione-gioco, i bambini potranno poi apprendere alcuni elementi di primo soccorso. Per tutta la giornata, inoltre, ci saranno laboratori per realizzare braccialetti, giocolieri e clown, teatro animato, cartastorie, postazioni balloon art, il teatro delle marionetta. Per l'occasione, il parcheggio sotterraneo adiacente al Bambino Gesù sarà gratuito. Forza Italia all'attacco: anche i ministeri di Salute e Tesoro bocciano Zingaretti Secolo 6 d’Italia GIOVEDì 5 GIUGNO 2014 Dissesto idrogeologico: sostenere in Emilia le aziende agricole montane Redazione «Il Commissario alla sanità, nonché presidente della Giunta Zingaretti, non fa altro che collezionare figuracce. Non sono sufficienti quelle già impartite da alcuni giudici del Tar del Lazio, come per la vicenda dellʼAudiomedical center di Roma, come non saranno da meno quelle che collezionerà sulla vicenda Arcea per la realizzazione della Roma-Latina, che rischiano di privare i cittadini del Lazio di introiti miliardari. Ora assistiamo addirittura ad una bocciatura dellʼaccordo siglato dal presidente Zingaretti con lʼuniversità La Sapienza, da parte dei ministeri della Salute e del Tesoro che, con lettera del 27 febbraio 2014, hanno espresso parere non favorevole». Lo dichiara il vicepresidente della commissione Salute della Regione Lazio Antonello Aurigemma, di Forza Italia, che così continua: «Su questo protocollo il “Robin Hood de noantri” Nicola Zingaretti ha invertito il ruolo del celebre personaggio della foresta di Sherwood, che in questo caso toglie ai poveri, ossia ai cittadini, per dare ai ricchi. Infatti, le osservazioni avanzate dai due ministeri fanno riferimento proprio agli aumenti di spesa che graverebbero sui cittadini, a seguito della firma di questo protocollo, in barba al decreto legge 517/99 e alla normativa vigente. Con questo accordo tra università La Sapienza e Regione Lazio, firmato lʼ11 dicembre 2013, il prode “Robin Hood de noantri” avrebbe incaricato il direttore generale dellʼazienda ospedaliera dell'università di indicare il personale ospedaliero nei ruoli universitari, naturalmente con lʼonere economico a carico della Regione. I ministeri evidenziano inoltre lʼanomala trasformazione dellʼazienda ospedaliera di Latina in azienda ospedaliera universitaria integrata, cosa espressamente non consentita dal decreto legge 517/99: anche qui, naturalmente, le spese saranno a carico dei cittadini. Sempre nella nota congiunta dei ministeri si evidenziano i maggiori costi indotti delle aziende ospedaliere universitarie sulle attività assistenziali dalle funzioni di didattica e di ricerca, nella misura dellʼ8%: misura che viola lʼaccordo Stato-Regioni che stabiliva tale percentuale in un tetto massimo del 7%. Inoltre gli oneri per i corsi di laurea saranno a carico dellʼuniversità non dalla data di stipula dellʼaccordo, dicembre 2013, ma a partire dal 2015, cioè due anni dopo la sottoscrizione. Inoltre – ha concluso Aurigemma – non si capisce il motivo per il quale parte degli oneri sostenuti dallʼuniversità per il personale universitario, inserito in attività assistenziali, verrebbe trasferito sui bilanci della Regione Lazio. Per non parlare della assegnazione di funzioni superiori per personale non previsto dal decreto 517/99, come addirittura la creazione di figure di responsabile primariale aggregato per i ricercatori, naturalmente tutto a carico della Regione Lazio». Redazione «La Regione Toscana va in controtendenza rispetto alle scelte a livello nazionale che prevedono unʼattenuazione e poi lʼabolizione dei finanziamenti allʼeditoria riconoscendo finalmente che il mondo dellʼeditoria è un mondo di imprese commerciali che devono trovare un loro spazio nel mercato. La Toscana no, e vara ora provvidenze a pioggia che, frantumate come sono, non serviranno allo sviluppo e rappresentano solo una regalìa fatta al settore». Lo dichiarato in aula Marco Taradash, vicepresidente del Nuovo Centrodestra. «Cosa apparentemente immotivata – continua – a meno che non si guardi al calendario e alla scadenza elettorale delle regionali dellʼanno prossimo. Questi 3 milioni di euro andranno a offrire un generoso contributo da parte della Regione, coi soldi dei cittadini toscani, a testate che poi, durante la campagna elettorale, dovranno informare sulle attività del governo regionale. Eʼ un esempio tipico di voto di scambio, operato nella maniera più subdola e messo in atto con i soldi dei cittadini. Eʼ una scelta che non condividiamo come non la condividerebbero i cittadini toscani se solo sapessero lʼuso che si fa dei loro soldi, cosa improbabile per ragioni collegate proprio al presente provvedimento. Nelle pieghe della legge ci sono poi limiti assurdi che di fatto vietano alle aziende di creare nuova occupazione, udite udite, perché si impone un tetto sul numero dei praticanti, ovvero su coloro che stanno per essere stabilizzati. Questo è un incentivo per gli editori a non regolarizzare gli aspiranti giornalisti, che oggi sono forse in Italia la categoria più precaria di tutte. Dinanzi a un abominio di questo genere – conclude Taradash – non posso che dichiarare voto contrario». Provvidenze all'editoria: «voto di scambio alla Regione Toscana» Redazione “Il 95% dei Comuni dellʼEmilia Romagna ha almeno una parte del territorio soggetto a rischio idrogeologico per le frane e le alluvioni. Tale situazione è favorita anche dall'abbandono dellʼattività agricola, soprattutto nelle aree marginali dove è più importante la presenza degli uomini per la salvaguardia del territorio: tra il 1990 e il 2010 si è verificata una vera e propria fuga dalla collina e dalla montagna dellʼEmilia-Romagna”. Lo scrive Andrea Leoni, di Forza Italia, in una interrogazione alla Giunta regionale per sapere come giudichi la situazione e la riduzione delle aziende agricole nelle zone collinari e montane dellʼEmilia-Romagna. “Anche nella montagna della provincia di Modena le aziende agricole sono diminuite visto che nel 2000 erano 6.183 mentre nel 2010 sono scese a 4.119. La presenza di aziende agricole – fa notare Leoni - ha sempre fatto si che ci fosse una manutenzione dei lati dei fossi e delle strade, dei greti dei fiumi e delle aree boschive”. Il consigliere chiede anche se sia intenzione dellʼAmministrazione regionale di centrosinistra dare concretezza alla prevenzione ambientale "con interventi e finanziamenti adeguati, anche sostenendo le imprese agricole nelle zone collinari e montane dellʼEmilia-Romagna" e, in caso affermativo, in quali tempi e con quali modalità. Tutti i premiati del “Music Awards”: e l'Oscar va alla musica italiana Secolo GIOVEDì 5 GIUGNO 2014 d’Italia Priscilla Del Ninno Una festa della musica. Un riconoscimento ai suoi traguardi commerciali. Un'occasione per ricordare l'eccellenza dei nostri talenti, maestri di ieri, star di oggi. E allora, sono Ligabue e Dear Jack gli artisti più acclamati ai Music Awards. Sono loro, l'artista affermato e i quasi esordienti emersi ad Amici, ad accendere il pubblico al Centrale Live del Foro Italico, a Roma. La loro comparsa sul palco della manifestazione, trasmessa in tv da Raiuno e in radio su RadioRai2, che premia le stelle della musica italiana, ha scatenato l'entusiasmo. Per la rockstar di Correggio, reduce dalle due date sold out all'Olimpico, bottino pieno con quattro premi conquistati: oltre al riconoscimento per l'album 5 volte platino Mondovisione e per il singolo Il sale della terra, gli sono stati attribuiti i premi speciali Top of the Music per l'album più venduto dell'anno, e quello EarOne Airplay per l'artista più suonato dalle radio. A Laura Pausini, invece, sono andati l'ònore e l'onere di aprire la serata con i padroni di casa Carlo Conti e Vanessa Incontrada. E sempre a lei, premiata sia per il doppio platino di 20 The Greatest Hits, che per il suo programma tv Stasera Laura, anche la re- sponsabilità di consegnare un riconoscimento a Ennio Morricone. Al Maestro, commosso, è andato il Premio Speciale per l'arrangiamento de La Solitudine, il brano che ha dato la notorietà a una giovanissima Laura Pausini. «È una grande eccellenza italiana, grazie maestro di essere rimasto in Italia», ha detto la cantante al celebre compositore. Sul palco, poi, anche duetti inediti o che non si vedevano da tempo. Ecco allora Emma e i Modà, Francesco Renga ed Elisa (che ha scritto per il cantante bresciano Vivendo Adesso, il brano portato all'ultimo Sanremo), Fedez con Francesca Michielin, Max Pezzali con Emis Killa. Un tuffo nel passato, infine, con Pino Daniele, che ha rinverdito i fasti di A me me piace 'o blues. Poi è stata la volta di Biagio Antonacci, Alessandra Amoroso, Emma. Lorde e George Ezra, invece, gli ospiti internazionali. A ritirare i loro riconoscimenti anche Marco Mengoni, Emis Killa, Gigi D'Alessio, Mario Biondi, Moreno, Max Pezzali, Arisa, Club Dogo, Luca Carboni, Rocco Hunt. Assenti alla serata, ma comunque premiati “in contumacia”, Vasco Rossi, Mina, Adriano Celentano, Zucchero, Renato Zero, Nomadi, Caparezza, Jovanotti, Fiorella Mannoia. Modà, la band record di vendite: un successo da condividere con i nuovi talenti Redazione Sul podio nelle ultime edizioni del Festival di Sanremo. Al top delle classifiche degli album venduti con Viva i Romantici. Corteggiati – musicalmente parlando – dal cinema, e seguiti con interesse dalla critica specializzata. Eppure: «Quattro dischi di platino? Un passo importante, ma non un traguardo», liquida la questione “popolarità” Kekko dei Modà, commentando il successo dell'album Gioia, premiato ai Music Awards per aver venduto oltre 120 mila copie (quadruplo platino). «Era importante riconfermare il successo di Viva i romantici – continua il frontman della band – e lo abbiamo fatto con il disco, ma anche con il tour e con le date internazionali». La tournée, che ha fatto tappa anche negli Stati Uniti – spiegano ancora dal gruppo – «è stata una sorta di esperimento; una palestra per il tour negli stadi che sta per partire. Ci è pia- ciuto, lo rifaremo». E allora, ad aprire i loro prossimi concerti a Roma e Milano, intanto, saranno i Dear Jack, la band che si è fatta conoscere nel corso dell'ultima edizione del talent show Amici. «Ab- Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi 7 biamo apprezzato che Maria De Filippi abbia dato spazio a una band, non succede spesso in tv», hanno detto i Modà che poi, in conclusione, hanno voluto aggiungere: «Il fatto che siano stati definiti i nuovi Modà è un gran complimento per noi. Non solo, abbiamo deciso di dargli questa opportunità perché ci siamo ricordati di quando avevamo noi 20 anni e di come sarebbe stato bello se qualcuno ce ne avesse offerta una». Nessuna paura, però, che i ragazzi guidati da Alessio rubino loro la scena: «La nostra carriera finirà quando non avrò più nulla da dire», ha sottolineato Kekko. Dopo l'estate, però, il meritato riposo. «Il nuovo disco è già scritto e pronto in un cassetto. Ma dopo le vacanze: ora ci vogliamo riposare. Il loro ultimo lavoro uscirà dunque verso la fine del 2015». Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250