Le avanguardie del primo Novecento (Parte 2)

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Le avanguardie del primo Novecento (Parte 2)
CORSO DI STORIA DELL'ARTE A.S. 2010-2011
classi IIIB, IIIC, III D e IIIE
INDICE DELLE FONTI BIBLIOGRAFICHE - ANTOLOGIA ESSENZIALE DEGLI SCRITTI D'ARTE
Le avanguardie del primo Novecento – Parte 2: il cubismo e il futurismo.
Guillaume Apollinaire, pseudonimo di Wilhelm Apollinaris de Kostrowitzky (Roma 1880 –Parigi 1918).
Poeta francese figlio naturale di una nobildonna polacca e di un ex
ufficiale borbonico italiano. Sostenitore delle avanguardie artistiche, fu
autore dello scritto celeberrimo "I pittori cubisti" nel quale distingueva
quattro tendenze cubiste fondamentali: quella scientifica, fisica, orfica e
istintiva.
Le peintres cubistes. Ed. Figuière, Parigi, 1913.
Henri Bergson
(Parigi 1859-1941)
Filosofo francese, premio Nobel nel 1927. Partito dall’evoluzionismo
spenceriano, se ne distaccò presto per rivolgersi alla dimensione interna
dell’esperienza, alla coscienza e al suo tempo.
Bergson metteva in
discussione l'omogeneità del tempo.
L'Evolution créatrice. Parigi, 1907.
Filippo T. Marinetti
(Alessandria d'Egitto 1876- Bellagio 1944).
Manifesto del Futurismo. Le Figaro, Parigi, 20 febbraio 1909.
U. Boccioni, G. Balla, C. Carrà, G. Severini, L. Russolo
Manifesto dei pittori futuristi. 11 febbraio 1910.
La pittura. Manifesto tecnico. 11 aprile 1910.
U. Boccioni
Manifesto tecnico della scultura futurista. 11 aprile 1912.
L. Russolo
L'arte dei rumori. 11 marzo 1913.
A. Sant'Elia
Manifesto dell'architettura futurista. 1914.
Da " I pittori cubisti". La quarta dimensione.
[…] Sinora le tre dimensioni della geometria euclidea hanno soddisfatto
l'inquietudine che il sentimento dell'infinito suscita nei grandi artisti. […] Oggi
gli scienziati non si attengono più alle tre dimensioni euclidee. I pittori sono stati
portati naturalmente, e per così dire intuitivamente, a preoccuparsi delle nuove
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possibilità di misurare lo spazio che, nel linguaggio figurativo dei moderni,
sono state indicate con il termine di "quarta dimensione".
Considerata dal punto di vista plastico, la quarta dimensione sarebbe generata
dalle tre dimensioni conosciute: essa rappresenta l'immensità dello spazio, che si
eterna in tutte le direzioni in un momento determinato. E' lo spazio stesso la
dimensione dell'infinito; la quarta dimensione dà plasticità agli oggetti. […]
[Da "Antologia critica - Le strutture del reale nella visione cubista" a cura di Franco
Russoli. Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1975]
Da " I pittori cubisti". Le quattro tendenze del cubismo.
[…] Il cubismo scientifico…è l'arte di dipingere nuove strutture con elementi
non tratti dalla realtà della visione, ma dalla realtà di intuito. L'aspetto
In alto a sinistra: esempio di arte iberica.
In alto a destra: volti delle figure centrali delle "demoiselles".
In basso: Pablo Picasso, Ritratto di Gertrude Stein , 1906. Olio
su tela. MoMa, New York.
PICASSO E L'ARTE IBERICA. UN EPISODIO POCO
CONOSCIUTO.
Nel 1907, l'anno in cui il poeta e critico Guillaume Apollinaire
l'aveva assunto come segretario, il giovane furfante Gery
Pieret chiedeva regolarmente agli artisti e scrittori amici di
Apollinaire se volevano qualcosa dal Louvre. Loro,
naturalmente pensavano che si riferisse al negozio del Louvre.
In realtà lui intendeva proprio il museo, dal quale aveva già
rubato alcuni oggetti nelle sezioni meno frequentate.
Fu di ritorno da uno di questi furti che Pieret offrì due teste
iberiche arcaiche a Picasso, che aveva scoperto questo tipo di
scultura nel 1906 in Spagna e a cui si era ispirato per il
ritratto della scrittrice americana Gertrude Stein. Sostituendo
la fisionomia prismatica di quella scultura – gli occhi fissi dalle
pesanti palpebre, il piano continuo della fronte fino al naso,
gli spigoli paralleli che formano la bocca – alla faccia del
modello, Picasso era convinto che quella maschera impassibile
fosse "più vera" e più somigliante alla Stein di qualsiasi
riproduzione fedele all'aspetto reale. […]
… alla fine di agosto 1911 Pieret avava portato la sua ultima
"acquisizione" dal Louvre agli uffici del Paris Journal vendendo
al giornale la sua storia su come fosse facile rubare al museo.
Poiché proprio una settimana prima il Louvre aveva perduto la
sua opera più preziosa, la Monna Lisa di Leonardo, e una fitta
rete di indagini era iniziata dalla polizia parigina, Apollinaire
e Picasso furono in preda al panico finché non consegnarono le
teste iberiche al giornale […]
H. Foster, R. Krauss, Y-A Bois, B. Buchloch, Arte del 1900.
London, 2004
geometrico… derivava dal fatto che la realtà essenziale vi era resa con
grande purezza, ed era totalmente eliminato l'elemento visivo aneddotico. I
pittori che appartengono a questa tendenza sono: Picasso…, Georges Braque,
Albert Gleizes, Marie Laurencin e Juan Gris.
[…] Il cubismo fisico è l'arte di dipingere nuove strutture con elementi tratti in
massima parte dalla realtà visiva… Il pittore fisico che ha creato questa
corrente è Le Fauconnier. […]
[…] Il cubismo orfico…è l'arte di dipingere nuove strutture con elementi non
attinti alla sfera visiva, ma interamente creati dall'artista stesso e da lui dotati
di una possente realtà. […] La luce nei dipinti di Picasso si basa su questa
concezione, che Robert Delauney è… sul punto di scoprire e verso la quale
stanno già indirizzando le proprie energie Fernand Leger, Francis Picabia e
Marcel Duchamp. […]
Il cubismo istintivo è l'arte di dipingere con elementi… suggeriti all'artista
dall'istinto e dall'intuizione; tende già da tempo verso l'orfismo
(1).
L'artista
istintivo manca di lucidità e di un credo estetico; il cubismo istintivo comprende
un gran numero di artisti. […] Nato dall'impressionismo francese questo
movimento si è diffuso in tutta Europa. Gli ultimi dipinti di Cézanne e i suoi
acquerelli si collegano al cubismo, ma Courbet è il padre dei nuovi pittori e
André Derain… fu il maggiore dei suoi figli prediletti, poiché lo troviamo
all'origine del movimento fauve, che fu una specie di preludio al cubismo, e
anche all'origine di questo movimento soggettivo…[…]
[da Jolanda Nigro Covre "Cubismo". Giunti, Firenze, 1991]
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Il termine orfismo fu introdotto nel 1912 da G. Apollinaire in occasione della mostra di R.
Delaunay e F. Kupka alla galleria Der Sturm di Berlino. Il cubismo orfico veniva definito come
“arte pura”, capace di coniugare il piacere estetico, il responso sensoriale e il contenuto sublime.
Da "
L'Evolution créatrice". La durata interiore.
[…] “lo constato anzitutto che passo di stato in stato. Ho caldo od ho freddo,
sono lieto o triste, lavoro o non faccio nulla, guardo ciò che mi circonda o
penso ad altro. Sensazioni, sentimenti, volizioni, rappresentazioni: ecco le
modificazioni tra cui si divide la mia esistenza e che a volta a volta la colorano
di sé. Io cambio, dunque, incessantemente. Ma non basta dir questo: il
cambiamento è più radicale che a prima vista non sembri. Di ciascuno dei miei
stati psichici parlo, infatti, come se esso costituisse un blocco: dico sì che
Studi sul movimento condotti da Eadweard Muybridge
(1872-1878).
cambio, ma concepisco il cambiamento come un passaggio da uno stato al
successivo e amo credere che ogni stato, considerato per se stesso, rimanga
immutato per tutto il tempo durante il quale si produce. Eppure, un piccolo
sforzo d’attenzione basterebbe a rivelarmi che non c'è affezione,
rappresentazione o volizione che non si modifichi di continuo: se uno stato di
coscienza cessasse di cambiare, la sua durata cesserebbe di fluire. Il mio stato
d'animo, avanzando sulla via del tempo, si arricchisce continuamente della
A. G. Bragaglia, Dinamodattilografia (1910-1911)
propria durata: forma, per così dire, valanga con se medesimo. Se la nostra
esistenza fosse costituita di stati separati, di cui un Io impassibile dovesse far la
sintesi, non ci sarebbe per noi durata: giacché un Io che non muti, non si svolge,
come non si svolge uno stato psichico che resti identico a se stesso finché non
venga sostituito dallo stato successivo. Infatti, la nostra durata non è il
susseguirsi di un istante ad un altro istante: in tal caso esisterebbe solo il
presente, il passato non si perpetuerebbe nel presente e non ci sarebbe
evoluzione né durata concreta. La durata è l'incessante progredire del passato
che intacca l'avvenire e che, progredendo, si accresce. E poiché si accresce
continuamente, il passato si conserva indefinitamente. “[…]
[citato
G. Balla, Ragazza che corre sul balcone, 1912. Olio su tela.
Milano, Galleria d’Arte Moderna .
Balla è influenzato sia dalla “fotodinamica” di Anton Giulio
Bragaglia (impressioni multiple sulla medesima lastra
fotografica) sia dagli studi dell’anglo-americano E. Muybridge
per riprodurre il movimento di figure umane o animali.
L’idea di movimento inteso come addizione di elementi
successivi è legata, simmetricamente, al principio divisionista di
costruzione dei colori come addizione percettiva di tinte
complementari. In “Ragazza che corre sul balcone” l’immagine
appare come una sequenza di fotogrammi sovrapposti e
leggermente sfalsati. Il movimento è una caratteristica che non
altera né le figure (sono riconoscibili) né l’ambiente in cui le
figure sono inserite. La rappresentazione analitica di Balla
contraddice quella globale di Boccioni mutuata dal concetto
Bergsoniano di durata.
in
S.
Treré/
G.
Gallegati
"Nuovi
itinerari
nella
comunicazione
letteraria".Firenze, 1981, p.776]
Dal Manifesto del futurismo.
1. Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla
temerarità.
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2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della
nostra poesia.
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi e il sonno.
Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di
corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una
magnificenza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa... È
più bello della "vittoria di Samotracia".
5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta
attraversa la terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per
aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7. Non v'è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un
carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere
concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a
prostrarsi davanti all'uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo
guardarci
alle
spalle,
se
vogliamo
sfondare
le misteriose
porte
dell'impossibile? Il tempo e lo spazio morirono ieri. Noi viviamo già
nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.
9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo,
il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e
il disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni
specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà
opportunistica o utilitaria.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla
sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle
capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei
cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici
di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti fili dei loro
fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole
con un luccichio di coltelli, i piroscafi avventurosi che fiutano l'orizzonte, le
locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli
d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani la cui elica
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garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla
entusiasta.
È dall'Italia, che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza
travolgente e incendiaria, col quale fondiamo oggi il futurismo, perché
vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori,
d'archeologhi, di ciceroni e d'antiquarii [... ].
[Da "Antologia critica – Dinamismo e simultaneità nella poetica futurista" a cura di
Franco Russoli. Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1967]
Dal Manifesto dei pittori futuristi.
[...] Noi vogliamo combattere accanitamente la religione fanatica incosciente
e snobistica del passato, alimentata dall'esigenza nefasta dei musei. Ci
ribelliamo alla supina ammirazione delle vecchie tele, delle vecchie statue,
degli oggetti vecchi e dell’entusiasmo per tutto ciò che e’ tarlato, sudicio,
corroso dal tempo, e giudichiamo ingiusto, delittuoso l'abituale disdegno per
tutto ciò che e’ giovane, nuovo e palpitante di vita. [... ]
Noi siamo nauseati dalla pigrizia vile che dal cinquecento in poi fa vivere i
nostri artisti di un incessante sfruttamento delle glorie antiche. Per tutti gli altri
popoli l’Italia e’ ancora una terra di morti, una immensa Pompei
biancheggiante di sepolcri. [... ]
Come i nostri antenati trassero materia d'arte dall’atmosfera religiosa che
incombeva sulle anime loro, così noi dobbiamo ispirarci ai tangibili miracoli
della vita contemporanea, alla ferrea rete di velocità che avvolge la terra,
ai transatlantici, alle dreadnought, ai voli meravigliosi che solcano i cieli, alle
audacie tenebrose dei navigatori subacquei, alla lotta spasmodica per la
conquista dell'ignoto. [... ]
Via, dunque, restauratori prezzolati di vecchie croste! Via archeologi affetti
da necrofilia cronica! Via critici, compiacenti lenoni! Via accademie gottose,
professori ubriaconi e ignoranti! Via! [... ]
NOI VOGLIAMO:
1. Distruggere il culto del passato, l'ossessione dell’antico, il pedantismo e il
formalismo accademico.
2. Disprezzare profondamente ogni forma di imitazione.
3. Esaltare ogni forma di originalità, anche se temeraria, anche se
violentissima.
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4. Trarre coraggio ed orgoglio dalla facile taccia di pazzia con cui si
sferzano e si imbavagliano gli innovatori.
5. Considerare i critici d'arte come inutili o dannosi.
6. Ribellarci contro la tirannia delle parole: armonia e buon gusto, espressioni
troppo elastiche, con le quali si potrebbe facilmente demolire l'opera di
Rembrandt e quella di Goya.
7. Spazzar via dal campo ideale dell'arte tutti i motivi, tutti i soggetti già
sfruttati.
8. Rendere e magnificare la vita odierna, incessantemente e tumultuosamente
trasformata dalla scienza vittoriosa. Siano sepolti i morti nelle più profonde
viscere della terra! Sia sgombra di mummie la soglia del futuro! Largo ai
giovani, ai violenti, ai temerari!
UMBERTO BOCCIONI
CARLO CARRA’
GIACOMO BALLA
GINO SEVERINI
[Da "Antologia critica – Dinamismo e simultaneità nella poetica futurista" a cura di
Franco Russoli. Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1967]
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