CUBISMO – Le demoiselles d`Avignon, 1907, Moma, NY

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CUBISMO – Le demoiselles d`Avignon, 1907, Moma, NY
CUBISMO – Le demoiselles d’Avignon, 1907, Moma, NY (243x233cm)
Il termine Cubismo venne dato occasionalmente da Matisse riguardo alcune opere di > G.Braque
nel 1908. I due più celebri esponenti, almeno del primo periodo, sono Picasso e appunto Braque.
Si deve pensare al Cubismo come ad un risultato frutto di passaggi graduali, nato dall’intenzione di
opporsi alla superficialità dell’osservazione degli impressionisti sulla realtà. Possiamo accontentarci
solo della visione, della percezione della realtà, pur attraverso la nostra soggettività? Evidentemente
no: il mondo deve essere compreso, capito, non solo visto (> come negli impressionisti) e sentito
( > come negli espressionisti).
Il punto di riferimento da cui partire è > Cezanne, ma anche > la scultura nera africana
Il punto di svolta è il 1907 quando > Picasso sta lavorando al dipinto > Les demoiselles d’Avignon,
uno studio di composizione di nudi il cui soggetto erano i bordelli di una strada (Calle Avignon) di
Barcellona (il primo titolo dell’opera era proprio Le Bourdel philosophique, suggerito a Picasso dai
commenti ironici della cerchia intellettuale di Montmatre). Quest’opera, non finita nonostante 16
quaderni di schizzi e diverse versioni precedenti mostra cinque donne che si offrono alla vista dello
spettatore.
Ed è completamente diversa da qualsiasi dipinto precedente per :
- mancanza d’unità
- colore duro e secco
- spigolosità e inverosimiglianza dei corpi
- assenza di rilievo
Da sinistra verso destra si nota la gradualità della nuova pittura: la prima donna pur stilizzata e resa
di profilo come la pittura egizia ha ancora proporzioni abbastanza realistiche ed anche le due
frontali al centro mantengono colori verosimili; tutte e tre le donne sono viste da un punto di vista
unico ed una angolazione normale. La figura a destra in basso invece, ultima ad essere dipinta è
deformata violentemente, e la prospettiva ed i canoni di rappresentazione non sono rispettati: la
donna è vista di schiena mentre il petto e l’interno coscia sono di lato ed il volto addirittura frontale:
l’invenzione dell’artista è di combinare più punti di vista in un’unica immagine. Anche il colore non
è modulato dalla luce ma indipendente e segue dall’inclinazione dei piani. Questa posa è stata
ispirata a Picasso probabilmente da un dipinto di Cezanne posseduto da Matisse, > Le tre bagnanti.
Ma le citazioni e fonti di ispirazione sono molte, antiche e moderne, occidentali e africane, che
ovviamente provocano un forte contrasto visivo anche nell’opera finale. Le due teste a destra poi
raggiungono quello che i critici chiamano il primitivismo di Picasso assimilandosi perfettamente
alla > scultura africana, le maschere che Picasso vide al museo etnografico del Trocadéro,
restandone colpito per la creazione di un canone proporzionale anatomico alternativo a quello
classico, che riusciva a rendere la figura insieme ragionevole, magica nonché erotica, e la cui sintesi
delle forme (esteriori) può volere rappresentare una purezza interiore, spirituale.
L’idea, filosoficamente rivoluzionaria sottostante a questo nuovo approccio pittorico è quindi,
sintetizzando, il tentativo di compresione più accurata della realtà, nelle sue “sfaccettature”, lati
diversi, sfumature, contrasti e contraddizioni, secondo anche ciò che la nostra memoria, attraverso i
ricordi, ma forse potremmo dire, la nostra “esperienza” si fa della realtà, delle forme, esseri e
presenze che si stagliano e vivono davanti ed insieme a noi. E’ evidente quindi che al pittore
tradizionale che considera le tre dimensioni come la totalità delle proprie aspirazioni, Picasso (e
Braque) scardina completamente l’impianto concettuale e aggiunge una quarta dimensione: quella
del tempo, il tempo della nostra esperienza della realtà. In una frase: noi non abbiamo di
quest’ultima, della nostra vita solo immagini singole, anche in serie infinite come nella Cattedrale di
Rouen di Monet, ma “esperienze” in cui si mischiano contemporaneamente molti più elementi e che
poi ricomponiamo in un unico, magari anche frammentario, contrastato, disordinato, ricordo,
pensiero e di seguito immagine visiva.
Vi sono del Cubismo due fasi: il > Cubismo Analitico (1909), e il > Cubismo Sintetico (fine 1910) a
cui seguono altre “invenzioni” come i > Papier Collè (1912) e i > Collages (1912).

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