Ecco come difendersi
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Ecco come difendersi
Numero Speciale Organo ufficiale d’informazione della Federazione dei Verdi Anno IV - n.133 lunedì 18 agosto 2008 Sped. in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma • Direttore responsabile: Enrico Fontana • Comitato editoriale: Giuseppe Trepiccione, Gianpaolo Silvestri (inserto Mappe) • Editore: undicidue srl, via R. Fiore, 8 - Roma Stampa: Rotopress, via E. Ortolani, 33 - Roma • Reg. Trib. di Roma n. 34 del 7/2/2005 • Redazione: via A. 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Stabilirlo con esattezza è molto difficile, considerato che il cosiddetto fenomeno del “cibo di Frankenstein”, come la stampa lo ribattezzò quando comparve per la prima volta, ha una gestazione lunga e per certi versi travagliata. Gli esperimenti preliminari furono quelli condotti sui piselli da Gregor Mendel, nella seconda metà del 1800. Successivamente nacque la teoria del gene negli anni ’30 e ’40 del ‘900 e fu elaborato il modello della doppia elica di Watson e Crick nel 1953. Se tutti gli studiosi che abbiamo citato, e altri ancora, hanno prodotto le basi teoriche per la rivoluzione dell’ingegneria genetica, la prima irruzione concreta nella “stanza dei bottoni” del Dna L’Austria ha bloccato il contestato mais Ogm della Monsanto Mon863. “Analisi di laboratorio mostrano chiaramente che il mais Mon863 produce segni di tossicità per gli animali, ció nonostante la Commissione europea continua a permettere l’ingresso di questo Ogm nella filiera alimentare”. È quanto afferma Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace. “È decisamente preoccupante che il sistema autorizzativo europeo per gli Ogm non riesca a identificare questi pericoli, un chiaro segnale che una riforma radicale è quantomai necessaria”. Il Mon863 è nell’occhio del ciclone dal maggio del 2004, quando il quotidiano francese “Le Monde” informava che i topi nutriti con questo mais transgenico mostravano cambiamenti nella composizione del sangue e possibili danni agli organi interni. Nonostante le controversie di natura scientifica, la Commissione europea nel gennaio 2006 ha permesso l’importazione di questo Ogm nel mercato europeo per uso alimentare e mangimi- Nel 1980 la Corte Suprema degli Usa dichiara gli Ogm brevettabili. Gli anni successivi sono un susseguirsi di manipolazioni per modificare gli organismi: pomodori sempre freschi, fragole che non gelano, pecore che producono farmaci nel loro latte, salmoni giganti o a crescita rapida può esser fatta risalire agli anni ’70. è proprio a partire da questo periodo che gli avvenimenti si susseguono sempre più rapidamente: nel 1969 vengono scoperti gli enzimi di restrizione, cioè quelli che permettono all’uomo di tagliare a proprio piacimento il Dna, e nel 1973 viene costruita artificialmen- L’Austria blocca il mais Ogm Mon863 stico. L’ok è arrivato contro il parere della maggioranza degli stati dell’Ue: a settembre del 2004, 14 Stati membri avevano votato contro l’autorizzazione del mais Monsanto, mentre solo 5 paesi avevano dato parere favorevole. Investigazioni di Greenpeace e ulteriori studi indipendenti, pubblicati nel marzo del 2007, hanno confermato che fegato e reni dei topi alimentati con mais MON863 venivano danneggiati. “è semplicemente inaccettabile che l’Unione europea anteponga gli interessi commerciali di aziende come la Monsanto alla sicurezza dei cittadini europei. Il bando austriaco e’ un esempio da seguire in Italia e in tutti gli stati europei” , ha concluso Ferrario. te la prima molecola derivata da pezzi di Dna provenienti da organismi diversi (la famosa tecnica del Dna ricombinante). Nel 1975 un gruppo di 55 scienziati riuniti a convegno discusse tutti i possibili rischi legati all’uso della tecnica del Dna ricombinante e propose la Moratoria di Asilomar, con cui sono sospese per alcuni mesi tutte le ricerche nel campo dell’ingegneria genetica, al fine di mettere a punto delle norme di biosicurezza adeguate. Nel 1977, la Genetech, una delle prime aziende a operare nel campo degli Ogm, produce una proteina umana, la somatostatina (assurta agli onori della cronaca come componente della discussa terapia Di Bella per la cura del cancro), tramite un batterio opportunamente modificato. Con lo stesso sistema, l’azienda produrrà l’anno dopo l’insulina umana, che verrà commercializzata nel 1981. Nel 1980 la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiara gli Ogm brevettabili. Gli anni successivi saranno un susseguirsi di nuove tecniche di manipolazione e di organismi di ogni specie modificati per tutti gli usi: pomodori sempre freschi, fragole che non gelano, pecore che producono farmaci nel loro latte, salmoni giganti o a crescita rapida. Nella seconda metà degli anni ’90 un buon numero di piante transgeniche diventa d’uso comune nell’alimentazione umana e viene coltivato su milioni di ettari un po’ dappertutto. Nel 1997 viene clonata la pecora Dolly, alla quale seguiranno numerose altre specie viventi. La clonazione, tecnica sottoposta a un acceso dibattito e a un generale rifiuto per quanto riguarda la sua applicazione all’uomo, ha dato risultati ambigui, in quanto buona parte dei cloni animali ottenuti presenta grossi problemi di salute e malformazioni. Nel marzo del 2000 Bill Clinton e Tony Blair dichiarano che i risultati del Progetto Genoma Umano, che ha portato al sequenziamento del Dna dell’uomo, non possono essere sottoposti a brevetto, e saranno di libero accesso a tutta la comunità scientifica. Ma i Verdi esistono ancora? 3 Riportiamo il discorso di Grazia Francescato all’assemblea nazionale di Chianciano Terme, 18-20 luglio 2008 Quei misteri artificiali Troppe le manipolazioni, troppi i vantaggi per le industrie produttrici. Pochi benefici invece per chi ne fa uso, il più delle volte inconsapevolmente. Gli Ogm, organismi geneticamente modificati, mettono quotidianamente a repentaglio la nostra alimentazione. Le norme Ue sulla loro etichettatura impongono di indicare che si tratta di alimenti ottenuti in laboratorio se la quantità geneticamente modificata presente all’interno è superiore allo 0,9 per cento del totale ma ciò non basta, perché il rischio è ingannare la clientela che vorrebbe acquistare prodotti sani e finisce per essere invece male informata. Senza saperlo si trova a mangiare mais e soia (tanto per fare alcuni esempi) ottenuti tramite “sapienti” lavori di ingegneria genetica persino dai virus. Notizie Verdi ha spesso ospitato articoli relativi ai nuovi alimenti ottenuti geneticamente in laboratorio, per ribadire la piena sinergia con tutte le associazioni ambientaliste e con il comitato scientifico Equivita nella lotta a tutto ciò che è “artificiale”. Lì dove per “artificiale” si intende ciò che non è naturale, ma creato ad hoc da un’équipe di chimici, biologi e nutrizionisti che sembrerebbe quasi volersi sostituire al lavoro tradizionale degli agricoltori, che per anni hanno scelto in base alle condizioni della terra e del clima cosa fosse giusto, secondo natura, mangiare. Oggi dedichiamo un numero speciale del giornale agli Ogm per ribadire un no secco a quella che prima o poi, se portata all’eccesso, diventerà vera e propria eugenetica dell’alimentazione. Qualcuno ha visto negli organismi geneticamente modificati una soluzione al problema della fame nel cosiddetto Terzo mondo perché la produzione in serie di alimenti aumenterebbe notevolmente la possibilità di distribuirli su larga scala; qualcun altro afferma perfino che il loro utilizzo farebbe diminuire quello dei pesticidi chimici. Ma studi condotti negli Stati Uniti hanno dimostrato di recente che così non é: gli alimenti artificialmente creati in laboratorio e fatti crescere nelle serre arricchiscono soltanto le industrie biotecnologiche che, attraverso il pagamento annuale dei brevetti, controllano il mercato distruggendo quella biodiversità che è la vera ricchezza, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. E c’è di più: l’estrema incertezza delle conoscenze scientifiche nel campo della genetica, denunciata da numerosi appelli di scienziati, fa sì che gli effetti delle manipolazioni siano largamente ignoti ed i danni all’ambiente ed alla salute (già ampiamente documentati) costituiscano una seria minaccia. Tutto questo è abbastanza per non abbassare la guardia sul tema, ribadendo semmai che chi mangia Ogm non sa quel che mangia. E non è uno slogan. Questo numero di Notizie Verdi è stato curato da Elida Sergi 2 lunedì 18 agosto 2008 Numero Speciale Tutti i rischi per la salute umana Un prodotto alimentare transgenico può provocare reazioni allergeniche ad oggi imprevedibili, ma da non sottovalutare dalla prima S e ne parla sempre più spesso, ma non tutti sanno bene di cosa si tratta. Gli Organismi Geneticamente Modificati sono esseri viventi ottenuti inserendo nelle cellule materiale genetico ad esse estraneo, proveniente da piante, animali, batteri, virus, e perfino da esseri umani. Questo tema riguarda tutti in quanto la nostra dieta comprende già alcune piante che potrebbero rientrare in questa categoria. La soia e il mais sono state le prime colture sottoposte a modifiche genetiche e attualmente i brevetti depositati per specie geneticamente modificate sono più di 2000. Le biotecnologie sono una delle frontiere più avanzate della ricerca e della innovazione tecnologica, ma la ri- cerca deve sempre essere valutata in base al rapporto tra i costi e i benefici. Spesso gli Ogm vengono descritti come il futuro dell’agricoltura, ma davanti ad una tecnologia del genere è necessario fare alcune riflessioni. Data la complessità dei sistemi biologici, introducendo nell’ambiente organismi con caratteri genetici che provengono da altre specie e che non sono stati verificati dai meccanismi della selezione naturale, non si è in grado di prevedere quali conseguenze potrebbero verificarsi. Ad esempio, in ogni momento è possibile che una pianta modificata si incroci per caso con piante coltivate o spontanee dello stesso tipo e diffonda un carattere che potrebbe avere gravi conseguenze per la biodiversità, sia naturale che agricola, che rappresenta la vera ric- sole nero è italiano il pomodoro anti-Ogm Si chiama “Sun black”, il pomodoro dalla buccia nera e dalla polpa rossa ricco di proprietà antiossidanti nato da un progetto che ha coinvolto gli atenei di Pisa, Modena, Reggio Emilia e Tuscia e finanziato dal ministero dell’Università e della ricerca scientifica. Il Sun black, varietà ottenuta senza fare alcun ricorso a tecnologie Ogm, presenta una buccia dalla colorazione viola tendente al nero. Il colore è dovuto alla presenza degli antociani, pigmenti presenti in alcuni vegetali come l’uva nera o i mirtilli che svolgono una potente azione antiossidante, utile a rallentare l’accumulo di radicali liberi. Il pomodoro nero, che conserva comunque la polpa di colore rosso e mantiene inalterato il sapore, è stato ottenuto dall’incrocio tra diverse qualità di pomodoro ed è giunto al secondo anno di raccolta. Il progetto ha due obiettivi: il primo è relativo alla ricerca agroalimentare e a un possibile ingresso del Sun black nel circuito commerciale. Il secondo è invece rivolto allo studio dei geni coinvolti nel processo di produzione di antociani per migliorare ulteriormente, senza ricorso a tecniche Ogm, la componente nutrizionale degli alimenti. Albania Cresce l’import Ogm, ma si esporta Bio Crescono le importazioni di prodotti alimentari compresi prodotti Ogm ma gli agricoltori albanesi preferiscono produrre biologico ed esportare all’estero. I dati Istat indicano che solo nei primi 6 mesi di quest’anno si sono importati prodotti alimentari per 326 milioni di dollari mentre per l’intero 2007 il valore è stato di 523 milioni. Le grandi imprese di commercializzazione immettono sul mercato quote sempre più rilevanti di prodotti Ogm per “massimizzare i profitti” come accusano le associazioni dei consumatori che invano si sono battute per impedire l’arrivo di Ogm sulle tavole degli albanesi. Il paradosso è che le condizioni arretrate dell’agricoltura albanese hanno favorito una riconversione al biologico e sempre più gli agricoltori preferiscono vendere agli esportatori le produzioni locali. Cresce la presenza di compratori da Italia, Germania e Inghilterra che invece si orientano a comprare direttamente sul terreno con grande soddisfazione degli agricoltori. chezza ambientale, dato che, grazie alla diversità genetica, ogni popolazione può avere sempre qualche individuo in grado di adattarsi a variazioni dell’ambiente e al diffondersi di epidemie. Uno dei pericoli degli alimenti geneticamente modificati è quello dello sviluppo di allergie, le nuove proteine che si sviluppano negli Ogm sono spesso generate da geni completamente estranei all’alimentazione umana. Queste nuove proteine, una volta introdotte nella catena alimentare, possono scatenare reazioni allergiche. Inoltre gli scienziati non sono pie- Gli Ogm non rappresentano una soluzione alla fame del mondo come annunciato da diverse autorità politiche. Al momento, non esiste alcuna coltura geneticamente modificata in grado di rispondere alle esigenze delle popolazioni più povere namente a conoscenza delle conseguenze a lungo termine, poiché le colture Ogm esistono da un periodo di tempo relativamente breve e non c’è una sperimentazione adeguata per valutare eventuali rischi per la salute umana. Gli Ogm non rappresentano una soluzione alla fame del mondo, come annunciato da diverse autorità politiche. Infatti al momento, non esiste alcuna coltura geneticamente modificata in grado di rispondere alle esigenze delle popolazioni più povere. Un problema da non sottovalutare è infine la necessità che gli agricoltori acquistino i semi ogni anno, senza avere la possibilità di riseminare una parte del raccolto dell’anno precedente, arricchendo sempre di più le multinazionali produttrici di sementi Ogm. In molti Paesi del mondo esiste un quadro di riferimento normativo che regola il settore Ogm, per garantire la biosicurezza. I principi legislativi di riferimento a livello internazionale in tema di biosicurezza sono contenuti all’interno del Protocollo di Cartagena. In Europa il contesto normativo sugli Ogm è basato sul principio di precauzione. Nel mondo vi sono oltre 114 milioni di ettari di coltivazioni geneticamente modificate, oltre la metà delle quali si trovano negli Stati Uniti (51%) mentre ben l’87% di esse è nel continente americano. Al contrario in Europa le coltivazioni Ogm sono in pratica assenti. Il 99% delle coltivazioni è concentrata in pochi paesi: Stati Uniti, Canada, Argentina, Brasile, Paraguay, India, Cina, e Sud Africa. Ecco come difendersi I suggerimenti e i consigli utili delle associazioni per una scelta più consapevole e libera D al mais alla soia, passando per il cotone, la colza e il tabacco. Gli organismi geneticamente modificati sono già tra noi, anche se riconoscerli spesso è difficile, quando non proprio impossibile. Alcune associazioni ambientaliste, tra le quali Greenpeace, particolarmente attiva sul tema degli Ogm, sono in grado di dare consigli utili a tutti i consumatori che vogliono evitare di acquistare prodotti che contengano organismi geneticamente modificati. Il primo passo fondamentale per difendersi dagli Ogm è imparare a leggere e decifrare le etichette, nonostante spesso contengano tante parole astruse. “Attenzione – sottolinea Greenpeace – quando ci si imbatte in ingredienti come amido modificato di mais, sciroppo di mais (uno dei dolcificanti industriali maggiormente diffusi), mono e digliceridi degli acidi grassi, destrosio, lecitina di soia [E322] (usata nella margarina, nella cioccolata, nelle merendine, nei gelati) olio di soia, olii vegetali, olio di mais: potrebbero essere tutte fonti di Ogm in quanto derivati dalle due principali colture geneticamente modificate. Soia e mais, infatti, compaiono in circa il 60% dei cibi confezionati. Nella maggior parte dei casi soia e mais vengono lavorati e trasformati in derivati, come la lecitina di soia. Uno dei dolcificanti industriali più diffusi è lo sciroppo di mais, che può derivare dal mais transgenico. Tra gli impedimenti alla distinzione dei prodotti alimentari che contengono Ogm – sottolinea Greenpeace – c’è anche il mancato obbligo di etichettatura per latte, carne, uova e formaggi che derivano da animali nutriti con tali mangimi. L’etichettatura inoltre non è prevista nemmeno per gli additivi, le vitamine e gli aromi ottenuti con l’ausilio di microrganismi transgenici e questo rende davvero molto difficile l’esercizio di una scelta libera e consapevole da parte dei consumatori che vogliono l’assoluta certezza di acquistare un prodotto che sia al 100% Ogm-free in ogni parte del processo della filiera”. Resterebbe solo da sperare che sia naturalmente il mercato a fare la sua scelta definitiva contro gli Ogm. La speranza arriva dalle notizie provenienti dagli Usa, tra i principali produttori mondiali di organismi geneticamente modificati, dove secondo uno studio dell’Università del Kansas, che ha analizzato la produzione della famosa corn belt america- Il primo passo fondamentale per difendersi è imparare a leggere e decifrare le etichette, nonostante le tante parole astruse. Attenzione quando ci si imbatte in ingredienti come amido modificato di mais, sciroppo di mais, mono e digliceridi degli acidi grassi, destrosio, lecitina di soia [E322] na negli ultimi tre anni, ha rilevato che la produttività delle coltivazioni transgeniche (soia, mais, cotone e colza) è stata inferiore rispetto ai dati dell’epoca anteriore all’introduzione degli Ogm. Fino al 10% in meno per la soia, un rendimento totalmente negativo per il mais e rendimenti minori anche per le altre coltivazioni: se consideriamo che i semi geneticamente modificati sono molto più costosi di quelli convenzionali, il bilancio per gli agricoltori diventa disastroso. Risultati analoghi erano già emersi in altri studi degli ultimi anni: nel 2007 l’Università del Nebraska documentò una resa della soia transgenica inferiore del 6% rispetto alla soia convenzionale (entrambe della medesima multinazionale) e lo stesso ministero dell’Agricoltura Usa nell’aprile 2006 presentò uno studio che giungeva a conclusioni simili. Insomma i segnali negativi che arrivano dal mondo scientifico si vanno a sommare al parere largamente contrario alla presenza di Ogm nella catena alimentare dell’opinione pubblica e ad autorevoli prese di posizione istituzionali, tra le quali la Commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite, che lo scorso fine aprile ha criticato l’impiego di prodotti transgenici in agricoltura, esigendo dai governi iniziative urgenti a tutela dei contadini di fronte alle multinazionali. lunedì 18 agosto 2008 Speciale Chianciano 3 Ma i Verdi esistono ancora? Riportiamo il discorso di Grazia Francescato all’assemblea nazionale di Chianciano Terme, 18-20 luglio 2008 è arrivato il momento di fare autocritica collettiva e di riconoscere che anche noi, ieri e oggi, ci siamo fatti contaminare e corrodere da questi meccanismi, da questi vortici COSTRUIRE IL NOI: NON UN OPTIONAL, UN MUST è questo il cruciale SE cui accennavo prima, il SE che sta come la pietra di volta a sostegno della costruzione, l’unica che puo’ davvero impedire il crollo finale: il senso del NOI. Se riusciamo a ricostruirlo, le terapie elencate nella nostra mozione (nei quattro capitoletti finali da “Una nuova fase per i verdi” a “Una nuova organizzazione”) potranno svolgere il loro ruolo terapeutico, se non riusciamo “non credo che ce la faremo”. Dicevo nel 1999, quando sono diventata coordinatrice dei Verdi- e poi l’ho sempre ripetuto come un filo conduttore- che il principale difetto dei Verdi era quello di essere “una gran bella collezione di IO, ma senza un NOI”. Oggi potrei dire, con amarezza, “una mediocre collezione di IO, tuttora senza NOI”. È arrivato il momento di fare autocritica collettiva e di riconoscere che anche noi, ieri e oggi, ci siamo fatti contaminare e corrodere da questi meccanismi, da questi vortici. Chi piu’, chi meno, qualche rara avis per nulla, ma generalmente siamo diventati troppo come gli altri. Nelle parole desolate di una militante ligure, Anna Stramigioli, siamo stati e siamo “troppo simili a troppi.” Una rinuncia alla differenza, alla diversità che suona come una resa, un approdo alla politica politicante poiché troppo difficile è il navigare nel mare della politica alta. Sorte che condividiamo con tanta parte della sinistra e del centrosinistra – e motivo non ultimo del collasso della coalizione- questo venire meno delle identità politiche, della tensione etica. Ma questo non è motivo di sollievo, non possiamo prender rifugio nel “mal comune, mezzo gaudio”. A noi viene chiesto di piu’ e di piu’ dobbiamo dare. Ora, se guardiamo alla nostra storia ventennale, vedremo che questo noi è apparso e comparso, in modo altalenante, nella nostra storia, in qualche momento di grazia ha scintillato, poi si è appannato nelle miserie della politica bassa. Oggi non è solo augurabile, ma è tassativo riscoprirlo e consolidarlo perché è l’unica via d’uscita dal tunnel: o moriamo tutti insieme o tutti insieme torniamo a vivere. Percio’ la parola d’ordine è quella di kennediana memoria: non chiedetevi cosa il partito puo’ fare per voi, ma cosa voi potete fare per il partito. DARE e non PRENDERE è l’imperativo categorico. Se ognuno di noi pensa solo a spolpare l’osso fino all’ultimo, portandosi a casa i residui e i frammenti rimasti, siamo perduti. Non solo la parte nobile in ognuno di noi, ma anche un sano e intelligente egoismo dovrebbe farci capire che se TUTTI DIAMO TUTTO, energie, capacità, soldi (si, anche quelli, poi ne parliamo) per ricostruire il partito, tutti ne beneficeremo. Altrimenti se prevale l’egoismo della furbizia rispetto a quello dell’intelligenza, non ci sarà “trippa pei gatti”. Per nessun gatto. Ipotesi che per noi animalisti dovrebbe essere traumatica... Corollario di questi primi due punti, spiacevole per alcuni, musica per le orecchie di altri, è che dobbiamo allontanare o scoraggiare la permanenza nei Verdi di quelli che io chiamo “i furbetti del partitino” (e Dicevo nel 1999, quando sono diventata coordinatrice dei Verdi, e poi l’ho sempre ripetuto come un filo conduttore, che il principale difetto dei Verdi era quello di essere ‘una gran bella collezione di IO, ma senza un NOI’. Oggi potrei dire, con amarezza, ‘una mediocre collezione di IO, tuttora senza NOI’ del ministero), gli opportunisti di professione, gli yesmen e i servi che i meccanismi del potere inevitabilmente attraggono e che hanno avuto molto, troppo spazio nel partito negli ultimi anni. È il momento che i furbi vadano a casa e che si lascino avanzare gli intelligenti, le persone competenti, per bene, integre, che in questo scorcio della nostra storia sono stati non di rado umiliati, messi da parte e non valorizzati come meritavano. Terzo elemento che è imprescindibile per la risalita è la riorganizzazione del partito che dovrebbe passare attraverso un diverso reclutamento (fine delle “signorie delle tessere” e lancio di un sistema, che dovremmo pensare nei dettagli, che garantisca l’impegno autentico e non strumentale di chi aderisce); un rilancio della presenza territoriale legata alle battaglie e ai risultati più che al consolidamento dei “feudi” locali; meccanismi di elezioni degli organismi di partito che lascino davvero spazio e gioco politico alle minoranze e al dissenso; individuazione trasparente e partecipata delle candidature per tutte le cariche istituzionali che mettano in primo piano la competenza, il rigore, la serietà, i risultati ottenuti e non l’appartenenza a questo o a quel clan, la fedeltà personale (spesso interessata) a questo o a quell’esponente politico; contributi finanziari straordinari e graduati secondo i ruoli o gli incarichi che permettano di mantenere gli attuali livelli di occupazione e di rilanciare le nostre iniziative e battaglie. Non è il caso di entrare nei dettagli, ma sono tutti obiettivi che dobbiamo porci e conseguire entro un anno. Perché l’orizzonte temporale che ci dobbiamo dare per risalire la parete è appunto UN ANNO: è il tempo di questa risposta straordinaria e di un ritorno, speriamo, ad una normalità che ci permetterà di ripartire con una leadership riconosciuta e consolidata (e, per favore, questa volta che ci sia parità di genere anche al vertice, dopo sette anni tutti al maschile! Quindi uomo/ donna alla Presidenza e parità tassativa nell’Esecutivo e nel Consiglio Nazionale) e da un’accurata analisi politica e revisione programmatica per approdare alla Costituente Ecologista che già avevamo deciso di mettere in cantiere. Questo nell’ipotesi che i risultati elettorali delle europee e delle amministrative del 2009 non siamo nuovamente disastrosi: nel qual caso, ogni forma di accanimento terapeutico risulterà inutile e dannosa e il declino del partito sarà definitivamente sancito (potranno restare in piedi alcuni livelli regionali e locali, si spera il piu’ a lungo possibile, ma con difficoltà sempre maggiori). Per quanto riguarda, infine, le possibili alleanze, direi che in questo anno di “risalita” l’obiettivo prioritario su cui accentrare tutte le nostre forze dovrà essere quello di rimettere in piedi i Verdi: tutto il resto viene dopo. Per aprire qualunque trattativa con chiunque, bisogna avere la testa alta e la schiena dritta; per andare in qualunque direzione, bisogna avere gambe forti. Il che non significa che non dovremo tenere aperte le porte e rilanciare il dialogo con le altre forze politiche, ma senza precipitarci in scelte frettolose e dettate dalla disperazione. Si puo’ anche pensare di saltare un turno elettorale, se non si è pronti, piuttosto che ripetere esperienze di biciclette tipo “girasole” o inventarsi escamotages elettorali per superare gli sbarramenti, con risultati fallimentari. Non dobbiamo avere fretta: anche gli altri partiti e aree politiche sono impegnati in cantieri complessi e faticosi e avranno bisogno di tempo per elaborare le loro risposte politiche alla crisi che ha colpito tutto il centrosinistra. La rilettura dei mutati scenari politici globali, europei e nazionali richiede tempi lunghi e un lavoro di indagine e approfondimento che deve coinvolgere non solo i partiti, ma – come abbiamo sempre detto - forze della società civile, movimenti, comitati, insomma tutta la costellazione di soggetti che sappiamo (o che non sappiamo e dobbiamo andarci a cercare). Noi Verdi siamo consapevoli che dentro al partito ci sono anime diverse che puntano in direzioni diverse; ma in questo periodo di transizione dobbiamo restare uniti, compatti e determinati sull’obiettivo comune di far risorgere i Verdi e non promuovere scissioni o divisioni, sia pure in base a scelte legittime e rispettabili. DIAMOCI IL TEMPO DELL’UNITÀ, ANCORA UNA VOLTA. Poi, se il nostro Paese ci farà capire che non ha più bisogno dei Verdi, se non ci sarà più futuro politico per noi, allora ognuno od ogni componente sceglierà la strada che gli sembrerà più consona e più rispondente alla sua visione politica. Questi mi sembrano gli elementi che dovranno trovare spazio nella nostra mozione e nel nostro congresso. Intorno a parole d’ordine nuove che dovrebbero essere: RIGORE, SPIRITO DI SERVIZIO, SERIETÀ, DISCIPLINA. Forse medicine amare, ma per l’appunto medicine. Se vogliamo guarire - e contribuire a far guarire il nostro malandato Paese e pianeta - il momento richiede a noi per primi quel SALTO DI QUALITÀ DELLA COSCIENZA COLLETTIVA che da tempo richiediamo agli altri. E adesso, vorrei dirvi qualcosa a braccio, le cose che sento di dovervi dire, dal cuore. Dicono che io non rappresento il rinnovamento perché non sono “nuova”, sono nei Verdi da tanto tempo. È vero, è evidente che non sono nuova, anzi sono ANTICA. Sono da 38 anni nell’ambientalismo, quasi sempre con incarichi di volontariato quindi non risponderò – lo dico chiaro – a nessun insulto e nessuna invettiva su questo tema anche perché in genere nel mio radar non intercetto chi vola basso. Voglio soltanto ricordare che anche quelli che si chiamano nuovi e rinnovatori mi risulta che ci fossero persino prima che arrivassi io. Detto ciò, in questo partito c’è spazio per tutti e – ripeto – le proposte vengono discusse e approvate da tutti. Ma a questo punto – pur sapendo di parlare di corda in casa dell’impiccato – fatemi dire che c’è spazio anche per una persona su cui si sono rovesciate giuste critiche e giusti dissensi ma anche troppe accuse fasulle e di comodo, con una specie di “sindrome di Piazzale Loreto”. Questa persona è Alfonso Pecoraro Scanio, che – pur non essendo obbligato a farlo - si è dimesso. E non è neanche venuto, in questi giorni, per delicatezza. Pecoraro sta pagando per gli errori fatti. Ma chiunque sia un amico e non un cortigiano – ed io amica lo sono stata sempre, cortigiana mai – non può trattarlo in questa maniera. La differenza tra amici e cortigiani e che gli amici le critiche le fanno prima, quando uno è al potere, e non aspettano che sia per terra per sputargli contro. Io non sono certo Biancaneve, come mi avete soprannominato 8 anni fa. A parte il fatto che Biancaneve era un tipetto abbastanza simpatico, perché è riuscita a farsi amici 7 nani, è sopravissuta alla mela avvelenata e si è anche rimediata un principe azzurro, sia chiaro che io non sono né Biancaneve né la Strega cattiva. Perché io rispetto tutti in questo partito e non ho invettive contro nessuno. Ma pretendo identico rispetto. Infine vorrei ribadire che garantirò la massima autonomia. Lo farò perché sono così , non perché mi serve o perché mi è conveniente. Anche perchè questo è il mio ultimo anno da presidente, dall’anno prossimo, infatti, cederò la leadership. Lo farò, e voi lo sapete che sarà così. Come ho fatto nel 2001, andandomene senza che nessuno me lo chiedesse e senza avere in cambio altri incarichi. Tra un anno, insieme, consegneremo la leadership ad una giovane donna ed un giovane uomo – ristabilendo finalmente la parità di genere – ed io mi potrò occupare di un argomento che mi sta a cuore: le energie del futuro. In chiusura voglio confermare che – se eletta - garantirò la piena autonomia e il rispetto di tutti, maggioranze e minoranze. Quando si tratterà di decidere sul più cruciale e difficile dei quesiti – nella fattispecie: le alleanze – per evitare che capiti qualche smemorato che sta in esecutivo, ha un voto, ma poi se lo dimentica senza usarlo mai contro, io coinvolgerò tutti i delegati del Consiglio Nazionale, in una ampia consultazione, anche usando le mail ed il web, per chiedere a ciascuno di loro una opinione precisa. Perché solo in questa maniera si può realizzare una partecipazione reale e non fittizia. Questo farò se sarò eletta, questo faremo insieme - maggioranza e minoranza - perché ancora una volta noi dobbiamo ritrovare il tempo dell’unità e non dell’unanimismo. Perché se esiste un interesse che ci lega insieme non è certo quello di casta o di convenienza, ma è la passione e l’amore per quella bandiera – il sole che ride - che ci ha visti uniti per tanto tempo nelle nostre battaglie. Grazia Francescato baleniera 220x335 1-02-2008 19:20 Pagina 1 WWW.GREENPEACE.IT ACCETTARE IL DENARO DELLE AZIENDE E DEI GOVERNI SAREBBE TRADIRE NOI STESSI. Noi non lo faremo mai. Per non limitare, in nessun modo, le nostre azioni. Proprio per questo, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Per rimanere quello che siamo sempre stati. P e r i n f o r m a z i o n i c h i a m a l o 0 6 . 6 8 1 3 6 0 6 1 o p p u r e v i s i t a i l n o s t r o s i t o . DEVOLVI IL 5 X1000 A GREENPEACE. N E L T U O M O D U L O P E R L A D I C H I A R A Z I O N E D E I R E D D I T I , F I R M A N E L S E T T O R E D E N O M I N AT O : " S O S T E G N O D E L L E O R G A N I Z Z A Z I O N I N O N L U C R AT I V E D I U T I L I T À S O C I A L E . . . 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