Renzi “gela” la sinistra: a luglio mi occuperò anche
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Renzi “gela” la sinistra: a luglio mi occuperò anche
ANNO LXII N.42 Renzi “gela” la sinistra: a luglio mi occuperò anche della giustizia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Non ne possiamo più di Fabio Fazio, la Rai ne prenda atto. Ridateci Bonolis… Francesco Signoretta Fazio ne deve prendere atto, il suo non è un Festival di Sanremo e non è neanche un talent show come Amici. Il suo è un tentativo – peraltro riuscito male – di fare il gioco di una certa sinistra snob, quella per intenderci che, per darsi un tono, finge di innamorarsi di presunti artisti che avrebbero il progressismo nel sangue. In sostanza, gli Hollande della musica, gli Obama delle sette note, i Renzi della città dei fiori. Fatte salve pochissime eccezioni, le canzoni in gara non venderanno neppure un cd, non sono piaciute e basta farsi un giro sul web per capirlo. Fioccano le vignette contro Fazio, battutacce del tipo “San Francesco faceva parlare gli uccelli, San Remo fa cantare gli animali”, molti sottolineano gli euro che metteranno in tasca i conduttori «e hanno anche il coraggio di farci il predicozzo sulla disperazione di chi lavora e non ce la fa». Si sono formati anche gruppi contro Fazio, «non lo vogliamo», «se ne deve andare». E i dati di ascolto, in picchiata rispetto allo scorso anno, vanno a completare d’Italia WWW.SECOLODITALIA.IT il quadro. Che senso ha un Festival così? Nessuno. Le avvisaglie, però, cʼerano state già nella precedente edizione, che viene ricordata solo per i fischi a Crozza, chiamato sul palco a imitare Berlusconi, con la platea stufa della persecuzione mediatica messa in atto dai comici di sinistra. In più, gli ascolti – sia pure in calo – sono stati salvati unicamente dal tam-tam sulla presenza di Grillo in teatro e fuori, la gente era incuriosita e non è un caso se nella prima parte della se- giovedì 20/2/2014 rata non cʼè stato il crollo che poi si è verificato col passar dei minuti. Diciamoci la verità: o Fazio non è allʼaltezza della situazione, non regge le serate e non sceglie bene le canzoni badando solo al tornaconto politico, oppure non rispecchia il gusto della stragrande maggioranza delle persone, poco incline ai falsi rivoluzionari della musica che sembrano usciti dai centri sociali e di cui non ricordano nemmeno il nome (eppure li chiamano big). In entrambi i casi, il conduttore dovrebbe prenderne atto e con lui anche i vertici della Rai. Ridateci Bonolis e magari anche Morandi, che almeno hanno avuto il merito di rilanciare il mercato discografico. Le furbate le hanno fatte anche loro, intendiamoci, ma con maggiore stile. Con Bonolis ci fu lo scandalo della canzone di Povia Luca era gay e in sala non cʼera Grillo ma Franco Grillini (anche i cognomi riservano scherzi). Povia uscì vincitore, alla faccia del politicamente corretto. Con Morandi le polemiche scoppiarono per Celentano, che però non ne uscì bene per alcuni scivoloni verbali. In compenso, le canzoni erano di livello e hanno avuto successo. Qui invece dobbiamo accontentarci di Fazio e della Littizzetto: troppo poco, davvero troppo poco. Il gioco non vale la candela. Perché dicono che Arisa vincerà il Festival? Semplice, è unʼicona gay antiberlusconiana Girolamo Fragalà La sua canzone non entrerà nella storia della musica italiana, non è un granché, lʼinterpretazione non è stata eccellente. Ma a leggere i giudizi dei critici (di sinistra) Arisa è stata fantastica, inimitabile, perfetta, una voce da incanto, chi sarà mai Mina di fronte a lei? Un coro unanime, comʼè unanime il coro a favore di Renzi e come fu quello a favore di Monti. Lei la donna della provvidenza sanremese dopo due uomini della provvidenza politica. È da giorni che Arisa è data per favorita (o comunque nel piccolo ventaglio dei favoriti), il voto della giuria di qualità per lei è scontato, viene coccolata dagli scommettitori che – furbi – hanno puntato su di lei. Un motivo cʼè, la cantante ha due stellette al merito. Innanzitutto è unʼicona gay e di questi tempi – tra favole omosessuali insegnate negli asili e storielle di pinguini maschi innamorati tra loro – va di moda. E Arisa aveva già conquistato i cuori degli opinionisti di sinistra per alcune dichiarazioni accolte con entusiasmo. Al settimanale “A”, infatti, ha dichiarato: «Sto con un uomo, ma se fossi bisex? Mi innamoro spesso della testa di alcune di loro, però il sesso è unʼaltra cosa, non lʼho mai fatto. Sì, in passato ho ricevuto delle avances dalle donne, ma ora che vorrei provare non me le fa più nessuno. Charlize Theron e Kate Winslet sono i miei ideali femminili». In altre occasioni ha detto di sentirsi «un poʼ maschio» e quindi di avere «un lato gay», per poi arrivare a schierarsi a favore dei matrimoni omosessuali (in un video di Condividilove ha lanciato lʼappello: «Sposatevi!»). Tutto questo è in perfetta linea con il politicamente corretto imposto goccia dopo goccia dalla sinistra nel nostro Paese. Ma forse il merito maggiore di Arisa è di aver fatto una dichiarazione di fuoco nel corso della trasmissione di Radio2 Un giorno da pecora: «Chi se ne frega di come Berlusconi se ne andrà, lʼimportante è che se ne vada». Perfetto. Bene, brava, bis. Parole che garantiscono un occhio di riguardo sulle critiche dei giornali e una chance in più di vittoria al Festival. Ma Sanremo è Sanremo e cʼè sempre lʼincognita dellʼultimo minuto. E magari anche la “prescelta” di Fabio Fazio potrebbe scendere dal podio. Renzi dopo lʼincontro con il Cav: «Aluglio affronterò il tema giustizia». E il Pd trattiene il fiato… Secolo 2 Corrado Vitale Il partito delle toghe, dei giacobini arrabbiati e degli amici di Travaglio & C. forse avrà un poʼ di dispiaceri tra qualche mese. Matteo Renzi ha infatti annunciato che in luglio affronterà i «problemi della giustizia». Di per sé non ci sarebbe nulla di strano, visto che tutti (magistrati compresi) affermano che si tratta di una delle prime questioni nazionali. Senonché i soliti malpensanti hanno subito messo in relazione questa apparentemente “innocua” dichiarazione con il lungo colloquio avuto poco dal premier in pectore con Silvio Berlusconi, un faccia a faccia che GIOVEDì 20 FEBBRAIO 2014 d’Italia è peraltro circondato da un piccolo giallo: secondo indiscrezioni giornalistiche riferite dal tg del La7 i due leader hanno voluto rimanere per cinque minuti da soli e hanno pertanto pregato i rispettivi collaboratori di uscire dalla stanza. Ce ne sarebbe quanto basta per imbastire un retroscena sontuoso. E infatti una delle domande più pressanti dei giornalisti a Renzi è stata relativa proprio a una possibile richiesta del Cav sullo scottante tema. Il presidente incaricato ha ovviamente smentito. «Non cʼè alcun ragionamento con Forza Italia su questo», si è limitato a dire il leader del Pd, aggiungendo soltanto queste generiche considera- zioni: «Il tema della giustizia non è quello che avete trattato negli ultimi 20 anni, ma sono i problemi dei cittadini a casa quando hanno un problema con i ritardi dei pagamenti nella Pubblica Amministrazione, il sistema che non funziona». Insomma, una scontata cortina fumogena, volta presumibilmente a disattivare sul nascere qualsiasi, possibile fuoco di sbarramento. Ma la sensazione che qualcosa di clamoroso stia bollendo in pentola rimane forte. Anche perché è significativo il fatto che il premier incaricato abbia inserito il tema giustizia nel programma dei suoi primi cento giorni. Staremo a vedere. Al mo- La rete incorona Matteo come miglior “comico” per la battuta “Beppe esci dal blog”. Ma cʼè poco da ridere… Luca Maurelli Molti hanno visto, in pochi hanno capito il senso di quello che accadeva in quella stanza nebulosa in cui due ectoplasmi umani dai contorni indefiniti litigavano come i bambini allʼasilo davanti al panierino, in attesa della maestra che, purtroppo, non sʼè vista. Ma alla fine tutti si sono fatti unʼidea chiara, precisa, incontrovertibile di quei cinque minuti di confronto tra Grillo e Renzi. Chi tifava per Beppe gli ha tributato gli onori della vittoria, chi da prima era con Matteo lo ha incoronato asfaltatore indiscusso, chi invece non tifava è rimasto solo un poʼ deluso, forse schifato, per lʼassoluta mancanza di qualsiasi riferimento alla politica, al Paese, ai problemi reali, in quel nevrotico duello a rimbeccarsi sulla voce. Inutile tastare sui social network il polso del Paese per capire chi abbia vinto il duello in streaming tra Grillo e Renzi. “Renzi asfaltato da Grillo”, “Grillo schiantato da Renzi”, si legge quasi in un ordine geometrico, a righe alternate, con lʼintromissione rara degli osservatori neutrali che bacchettano a turno i due per il triste spettacolo messo in scena. Lʼopinione più diffusa tra i commentatori politici è che Renzi ne sia uscito da “statista”, per il tentativo di discutere di programmi e di contenuti, ma che al contempo abbia fatto la figura del “pirla” per essersi lasciato intrappolare dal leader dei Cinque Stelle in quel siparietto di accuse incassate nel tentativo di strappare un poʼ di benevolenza in Parlamento verso il suo governo. Di Grillo, invece, tutti sottoli- neano la straordinaria aggressività, la cattiveria, lʼarroganza, in coerenza con lo spirito “distruttivo” che segna la sua azione politica. Tutta roba che ha scaldato i cuori dei suoi seguaci, il popolo del “no” a tutto ciò che abbia a che fare con la politica romana, quelli che alla casta riservano, da tempo, il trattamento dellʼodio, dellʼastio, del rancore. Forse il commento migliore della giornata, un poʼ piccante, è quello di una tal Gaia che su Twitter, in pieno dibattio su chi ha vinto, fa notare: “Sembriamo i musicisti del Titanic, mentre si affonda siamo qui che stabiliamo chi ce lʼha più lungo tra Renzi e Grilloʼ”. Come darle torto? Di sicuro sul web cʼè unanimità su chi ha sciorinato le migliori battute in quello show di avanspettacolo visto in streaming. Su tutto, vince la battuta di Renzi, “Beppe dai, esci dal blog”, o quella “ma per caso va male la prevendita del tuo show?” (che ha strappato una risata allo stesso comico ligure). Grillo ha fatto meno ridere, ma ha colpito nel segno quando ha raccontato la storia dei rimborsi del suo parlamentare Roberto Fico, che da presidente della Vigilanza Rai “ha speso solo 138 euro e forse ha fatto la cresta giusto su un paio di euro” (e qui ha riso Del Rio, seduto accanto a Renzo). Ma in rete si sono letti anche giudizi più arguti. Il Grande Lebonsky spiega che “come al solito ci guadagna la vecchia volpe Berlusconi, che in autunno farà cadere il governo per vincere le elezioni”. E forse non ha tutti i torti nemmeno lui. mento è assai eloquente il silenzio di Largo del Nazareno; al contrario di quello che invece hanno subito dichiarato Brunetta e Leone del Ncd; che hanno commentato positivamente il riferimento di Renzi al tema. Al Pd saranno sicuramente in molti a temere un nuovo, ancor più deflagrante, capitolo della rottamazione ideologica inaugurata dal loro vulcanico leader. Berlusconi annuncia unʼopposizione dialogante e rilancia sulla legge elettorale Gloria Sabatini Per un attimo intorno a mezzogiorno il pirotecnico Beppe Grillo, reduce dal comizio-show davanti allʼAriston, ruba la scena a Berlusconi quando si diffonde la notizia (poi smentita dallʼufficio stampa del Pd) che Matteo Renzi avrebbe rifiutato la diretta streaming della consultazione con la delegazione Cinquestelle, che poi si terrà con esito disastroso. Renzi fa la stessa concessione di Bersani quando ricevette lʼincarico (poi fallito) di trovare la maggioranza per un esecutivo mai nato. Fuori dal palazzo intanto un nugolo di giornalisti e decine di fotografi aspettano lʼuscita del Cavaliere (che ha aperto il secondo giorno di consultazioni con Renzi) dalla porta dʼingresso dei gruppi parlamentari per una foto che vale oro. Novanta minuti di faccia a faccia tra lʼex premier e il premier incaricato, tanto è durato il colloquio con il leader di Forza Italia che annuncia unʼopposizione costruttiva e rilancia sulle riforme. Dialogo sì, appoggio no. «Sui singoli provvedimenti, se li riterremo favorevoli al Paese diremo sì, altrimenti no, se non sono per gli interessi degli italiani». Nessuna novità sulla rotta di Forza Italia, se non per il tono paterno che Berlusconi sfodera nei confronti del giovane Matteo, 39 anni anni e tante cose da imparare («Lʼho rassicurato sul semestre europeo…»). Nel nome della governabilità, prima parola scandita nelle dichiarazioni alla stampa nella sala Aldo Moro, lʼex premier punta a un ruolo di baricentro negli equilibri politici dopo la resurrezione garantita dallʼintesa con Renzi sullʼItalicum. Un accordo che definisce «sofferto» e illuminato, «noi abbiamo aderito a delle richieste, quelle ad esempio sugli sbarramenti, che sono scesi a dei livelli che noi pensavamo non dovessero essere così bassi», dice rilanciando i punti chiave dellʼagenda forzista: presidenzialismo, riforma della giustizia e modifica della Consulta (in mano alla sinistra), abolizione del Senato. Berlusconi conferma di non avere nessuna intenzione di dedicarsi ai nipotini e lasciare alle nuove leve il partito. Da grande comunicatore regala una perla ai cronisti passando compiaciuto sotto il quadro che ritrae Napoleone. Ma la carica innovatrice di Renzi non sembra essere percepita dallʼopinione pubblica, almeno a giudicare dai commenti dei passanti “sequestrati” dalle forze dellʼordine davanti alla sede dei gruppi parlamentari. «Basta fateci passare, qua non cambia mai niente. Stiamo ancora alle prese con i soliti nomi, Bersani, Prodi, Berlusconi… Pure Renzi, tutti uguali». Boom di crimini economici: ne è vittima unʼazienda italiana su quattro GIOVEDì 20 FEBBRAIO 2014 Secolo d’Italia Valter Delle Donne Corruzione e crimini economici, un'azienda su quattro in Italia ne è vittima (una su tre a livello mondiale), il danno in molti casi va da 1 e 75 milioni di euro. E il colpevole è quasi sempre, almeno in Italia, un senior manager tra i 41-50 anni. A rivelarlo è PwC nella Global Crime Survey 2014 un'indagine condotta sul fenomeno delle frodi economico-finanziarie attraverso oltre 5000 interviste in 95 paesi che hanno coinvolto anche 101 aziende italiane. In Italia le frodi sono cresciute in soli due anni dal 17% al 23% ma restiamo sotto la media globale del 37% di aziende colpite vicina quindi a paesi come Turchia, Perù, Hong Kong/Macao, Giappone, Portogallo, Danimarca, Arabia Saudita. Per il 65% dei casi si tratta di appropriazione indebita ma si fanno largo anche il cyber crime e le frodi contabili (22%). A subire il maggior numero di frodi sono le aziende del settore manifatturiero, (67%), energia e utilities (43%), trasporto e logi- stica (40%), servizi finanziari (28%). «Abbiamo però rilevato una crescente sensibilità e un maggior impegno nella fase di prevenzione da parte delle aziende. Infatti è cresciuto il numero delle organizzazioni che negli ultimi 24 mesi ha effettuato un fraud risk assessment (dal 54% al 70%)» sottolinea Alberto Beretta, Partner Forensic Services di PwC. L'identikit del frodatore è quello di un uomo, tra i 41 e 50 anni, in azienda da più di 10 anni, con una funzione di senior management e un titolo di studio tra la scuola secondaria e la laurea. Il frodatore esterno è invece per la maggior parte un cliente (67%). Oltre ai danni economici, le organizzazioni sono preoccupate anche dei cosiddetti "danni collaterali", difficilmente stimabili in termini finanziari, che riguardano in particolare la motivazione dei dipendenti (22%), la reputazione dell'azienda (17%) e le sanzioni delle autorità di vigilanza (13%). Redazione Continua il confronto e si fa sempre «Rivoluzione culturale» in casa Peugeot-Citroen (Psa). Il primo costruttore automobilistico della Francia apre una nuova era nella sua storia bicentanaria, con l'ingresso nel capitale dello Stato francese e del gruppo cinese Dongfeng. Una decisione storica, che mette fine al controllo che la famiglia Peugeot esercitava da oltre due secoli sull'azienda, nata con la produzione di utensili. Duramente colpito dalla crisi, il board di PSA ha dato in questi giorni il proprio via libera a un aumento di capitale di almeno 3 miliardi di euro. Tra l'altro, il piano prevede l'ingresso dello Stato e del costruttore cinese con un'immissione di liquidità di 800 milioni di euro ciascuno, che acquisiranno rispettivamente il 14% del gruppo. La famiglia, la cui quota è attualmente al 25,4%, vedrà scendere la sua partecipazione allo stesso livello dei due nuovi partner. Inizialmente divisa, la dinastia Peugeot sembra dunque essersi rassegnata a perdere il controllo di PSA. Ma anche il doppio diritto di voto, che fino ad oggi le assicurava il 38,1% dei suffragi. A corto di liquidità da due anni, il gruppo cercava disperatamente un partner industriale. Considerato come «troppo francese», il gruppo di Montbéliard spera ora di rilanciarsi partendo alla conquista dell'Asia.L'ingresso dello Stato nel capitale del gruppo francese Psa, insieme ai cinesi di Dongfeng, è una «decisione di patriottismo economico e industriale», ha detto il ministro francese per il Rilancio Produttivo, Arnaud Montebourg, intervistato da radio France Inter. Anche per il leader dell'Ump, il partito di destra all'opposizione, Jean-François Copé, l'operazione è una «buona notizia». «Ciò che conta - ha affermato - è avere un massimo di imprese» che producano in Francia. Prima di aprire il capitale ai due nuovi azionisti, il costruttore aveva già adottato tutta una serie di misure per ridurre i costi e migliorare la reddittività dei suoi stabilimenti. La misura più emblematica fu la chiusura della fabbrica di Aulnay-sous-Bois, nella regione di Parigi, ma anche il taglio di oltre 11.200 posti di lavoro in Francia. 3 Giorgia Meloni: non è spiegabile perché a destra si balbetti ancora sulle primarie Alla Peugeot arrivano i cinesi. Ma nessuno grida al “pericolo giallo”, anzi... Redazione C'è chi prima ha detto di sì e poi ha cambiato opinione, c'è chi ha fatto il percorso contrario. Fatto sta che nel centrodestra non riesce a sfondare l'idea delle primarie, che invece sono considerate positive dagli elettori. «Perché a destra non prendono le primarie? Va chiesto a Berlusconi e anche ad Alfano, che oggi le invoca ma che da segretario del Pdl non diede una grande mano». È quanto ha dichiarato la presidente dei deputati di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, intervistata questa mattina da Radio24. «Quello che posso dire io è che Fratelli d'Italia celebrerà le sue primarie sabato 22 e domenica 23 febbraio, coerentemente con quanto abbiamo sempre detto e in controtendenza rispetto a chi vuole riproporre agli italiani una legge elettorale con le liste bloccate e crede che i governi nascano nella direzione nazionale del Pd. Faremo scegliere agli italiani il presidente, i grandi elettori del congresso nazionale e il nuovo simbolo che raccoglierà anche l'eredità di Alleanza nazionale. E li consulteremo anche su alcuni temi rilevanti e le scelte politiche da fare, anche rispetto alla coalizione, perché ad esempio noi riteniamo che le primarie di coalizione debbano essere una delle condizioni», ha spiegato Meloni. Libia ancora nel caos. I berberi non riconosceranno la Costituzione 4 Secolo d’Italia Antonio Pannullo Nel caos politico e sociale della Libia, continuano le violenze anche a Bengasi dove un giudice è stato gravemente ferito nell'esplosione di un ordigno piazzato sulla sua vettura. Fonti mediche dell'ospedale Al Jalaa riferiscono che Milud Ammar Al Rajahi, sulla quarantina, è in condizioni critiche. L'esplosione è avvenuta nel quartiere di Majuri, dove risiede il giudice. Dalla fine della "rivoluzione" del 2011 che ha portato alla caduta del regime di Gheddafi, e al suo assassinio, la regione della Cirenaica, e non solo, è diventata teatro di scontri e di assassinii di matrice politica quasi giornalieri in cui hanno perso la vita membri delle forze di sicurezza, ma anche attivisti, giornalisti e giudici, soprattutto a Bengasi e Derna. Neanche dal punto di vista politico c'è una qualsiasi armonia: alla vigilia delle elezioni dell'assemblea costituente libica, la minoranza amazigh (berbera) ha annunciato che non riconoscerà la futura Costituzione libica, precisando che «non riconosceremo chi non ci riconosce». Lo ha reso noto il consiglio supremo degli Amazigh alla vigilia delle elezioni della costituente e festa nazionale in Libia. La futura assemblea dovrebbe essere composta da 60 membri eletti e divisi equamente tra le tre regioni: Tripolitania (ovest), Fezzan (sud) e Cirenaica (est). Sei seggi saranno assegnati a donne mentre altri sei divisi tra le tre minoranze: i tebu, tuareg e amazigh (berberi). I candidati per la costituente sono 692 di cui 73 donne, mentre e tra le minoranze 14 tebu, 6 tuareg ma nessun amazigh. Quest'ultimi, che non hanno presentato nessun candidato al fine di boicottare il processo elettorale, lamentano una marginalizzazione analoga a quella dei tempi di Gheddafi e rivendicano una migliore rappresentanza nella costituente cosi come il riconoscimento delle loro peculiarità culturali nella Costituzione, come la lingua tamazight. «Le notizie sulle nuove convulsioni di piazza a Tripoli rafforzano la mia convinzione che la Libia deve urgentemente uscire senza l'uso della forza dallo stallo politico che incide sulla considerazione dei libici nei confronti delle loro istituzioni», ha affermato il ministro degli Esteri Emma Bonino interpellata sulla confusa situazione a Tripoli. Secondo la titolare della Farnesina, «non si devono vanificare gli enormi sacrifici della rivoluzione del 17 febbraio. Nelle prossime ore i libici sono chiamati a votare per la loro assemblea costituente e devono cogliere l'occasione per ripartire lungo un percorso di ricostruzione istituzionale e economica». Che in Libia ci sia stata una «rivoluzione», ormai lo pensa solo il ministro Bonino, alla luce di quella che accade da mesi in Libia. Redazione Segnali positivi dalla Grecia, la grande malata europea: per la prima volta dal 1948, lo scorso anno la Grecia ha raggiunto un avanzo delle partite correnti. Lo riferisce il quotidiano Kathimerini online citando dati della Banca Centrale di Grecia che proprio da quell'anno dette inizio alla raccolta ufficiale dei dati economici del Paese. Secondo lʼIstituto, il Paese ha registrato un avanzo corrente di 1,24 miliardi di euro nel periodo gennaio-dicembre dello scorso anno, a fronte di un deficit di 4.620 milioni nel 2012, aiutato dalle forti entrate registrate nel turismo. Questo settore da molti anni è la principale fonte di introiti del Paese e lo scorso dicembre ha registrato un incremento del 16% rispetto allo stesso periodo dell'anno prima con un introito di 169 milioni di euro, portando le entrate totali nell'intero 2013 a un record di 12 miliardi di euro con un aumento del 15% rispetto all'anno precedente. Intanto si apprende che entro domenica prossima i rappresentanti della troika (Fmi, Ue e Bce) ritorneranno ad Atene per riprendere le verifiche sul risanamento dei conti e delle riforme in Grecia interrotti circa due mesi fa. Lo riferiscono i media ateniesi secondo cui la troika e il governo greco cercheranno di chiudere una serie di questioni rimaste in sospeso tra cui la modifica delle norme per i licenziamenti nel settore privato e l'attuazione delle riforme strutturali proposte dall'Ocse che, come sostengono i rappresentanti della troika, contribuiranno al rafforzamento della competitività dell'economia greca. Inoltre la troika metterà di nuovo sul tavolo delle trattative la messa in mobilità di altri 25.000 dipendenti statali e il licenziamento di altri 4.000 come previsto dal memorandum e la regolamentazione dei mutui in rosso. Ma vorrà anche vedere i risultati sinora raggiunti sul fronte delle privatizzazioni delle aziende a partecipazione statale. Lunedì 24 febbraio, i rappresentanti dei creditori internazionali - i tedeschi Matthias Mors (Ue) e Clauss Masuch (Bce) e il danese Paul Tomsen (Fmi) - incontreranno il ministro delle Finanze, Yannis Stournaras, per affrontare tutti i problemi irrisolti. I greci non vedono di buon occhio queste intromissioni, almeno l'opinione pubblica, sempre più convinti che gran parte dei loro guai sia cominciata proprio con l'ingresso nell'Unione europea. GIOVEDì 20 FEBBRAIO 2014 Strage in Alta Savoia del 2012, fermate due persone, ma è ancora buio fitto Grecia, segnali di ripresa. Tra pochi giorni la troika Ue di nuovo ad Atene Redazione Un secondo uomo è stato fermato nell'ambito dell'indagine sulla strage di Chevaline, in Alta Savoia, durante la quale era stata massacrata un'intera famiglia nel 2012. Lo ha riferito il procuratore di Annency, Eric Maillaud. Si tratta di un amico dell'ex agente della polizia municipale di Menthon-SaintBernard, fermato martedì. Anche il secondo uomo è stato fermato in casa martedì e ha tentato di fuggire. Trovati armi e detonatori. Gli inquirenti sospettano che i due uomini possano essere coinvolti in un traffico o commercio d'armi. Il procuratore di Annecy ha tuttavia ribadito che al momento non è stato stabilito alcun legame tra il primo uomo fermato, e presentato inizialmente come un sospetto, e le vittime della strage. L'uomo, il cui stato di fermo si sta prolungando, è ancora interrogato in queste ore. Secondo i primi elementi dell'inchiesta, l'uomo, 48 anni, sposato e padre di tre figli, vive a Talloires, nei pressi del luogo del crimine. È un cacciatore e appassionato d'armi da fuoco. Ne sono state trovate una quarantina a casa sua, tra cui una pistola di marca Luger, simile a quella usata per commettere il crimine, ma di calibro diverso. «Il crimine non è chiarito», ha detto il procuratore, sottolineando che molto difficilmente l'uomo sarà indagato per l'omicidio di Chevaline al termine del fermo. Inchiesta rating: la battaglia si gioca tutta sulla competenza territoriale del caso GIOVEDì 20 FEBBRAIO 2014 Priscilla Del Ninno La battaglia legale si gioca tutta sul terreno della competenza: o meglio, riguardo una possibile incompetenza territoriale della procura di Trani e, più in generale, della giurisdizione italiana. Le difese di Standard & Poor's e Fitch, all'udienza preliminare a 9 tra manager e analisti delle due agenzie di rating accusati di manipolazione del mercato, hanno contestato la competenza ad indagare della procura di Trani e hanno chiesto al gup Angela Schiralli di trasmettere gli atti ai pm di Milano (S&P) e Roma (Fitch). In subordine, Standard & Poor's ha chiesto di dichiarare l'incompetenza della giurisdizione italiana in favore di quella straniera, essendo il reato contestato commesso all'estero da stranieri. Il gup deciderà nella prossima udienza, il 20 maggio. Se le eccezioni saranno respinte, comincerà la discussione che potrebbe portare ai rinvii a giudizio. L'udienza di oggi, quindi, non è andata oltre le questioni preliminari, anche se ha segnato un punto a favore dell'Adusbef nazionale, ammessa come parte civile assieme ad una decina di risparmiatori che lamentano danni economici dalle condotte contestate a S&P e Fitch. Il pm, Michele Rug- Secolo d’Italia Carnevale a Venezia, scattano i divieti per la tutela della città giero, che ha chiesto i rinvii a giudizio, ritiene di essere competente ad indagare in base all'articolo 10 del Codice di procedura penale. Secondo questa norma, in caso di reato commesso interamente all'estero da stranieri, la competenza è del pm che per primo ha iscritto la notizia di reato. Fitch contesta questo principio e ritiene che il reato in oggetto sia stato commesso a Roma. Per S&P, la competenza è invece del tribunale di Milano, sia perché nel capoluogo lombardo fu diffuso il comunicato sul rating italiano, sia perché Milano è il luogo in cui si forma il prezzo dei prodotti finanziari essendo sede della Borsa. Manager e analisti di S&P sono ac- cusati di aver diffuso – tra maggio 2011 e gennaio 2012 – quattro report contenenti informazioni tendenziose e distorte sull'affidabilità creditizia italiana e sulle iniziative di risanamento e di rilancio economico adottate dal governo. L'ultimo report sotto accusa è quello con cui S&P, il 13 gennaio 2012, decretò il declassamento del rating dell'Italia di due gradini (da A a BBB+). Per Fitch, gli imputati sono accusati di aver rilanciato – dal 10 al 18 gennaio 2012 – «indebiti annunci preventivi di imminente declassamento» dell'Italia, mai decretato ufficialmente dell'agenzia Fitch fino al 27 gennaio 2012, creando una potenziale alterazione del prezzo dei prodotti finanziari. dipendenti. Le fiamme sono divampate in uno sgabuzzino sotterraneo, vicino ad uno spogliatoio. Le cause sono ancora da accertare. Nei pressi del rogo c'era una tanica vuota, ma a quanto riferiscono gli investigatori non sarebbe stata utilizzata e non conteneva liquido infiammabile. Tra le possibili cause – secondo i vigili del fuoco – potrebbe esserci una sigaretta accesa. Ma i dubbi restano tanti. In poche ore va in fumo un luogo simbolo della “belle epoque” capitolina, divorato dalle fiamme e sotto i sigilli. Anche se il declino dell'immagine del Café cominciò nel 2009, quando il bar fu posto sotto sequestro dalla magistratura antimafia di Reggio Calabria, nell'ambito di un'inchiesta giudiziaria sulla 'ndrangheta. Fu infatti accertato che il locale di via Veneto era stato acquistato ad un prezzo stracciato nel 2005 da un barbiere nullatenente di origini calabresi, presunto prestanome del boss Vincenzo Alvaro, a cui furono sequestrati anche altri locali nella stessa Capitale. La gestione del bar era stata poi affidata ad un amministratore giudiziario e la chiusura era stata così scongiurata. Ma non evitata l'escalation di perdite e licenziamenti. Un ex-dipendente ha ricordato le vicende economiche del Café de Paris, spiegando che «anni fa il vecchio gestore non voleva rinnovare il contratto d'affitto e non ha più pagato le quote. Il Tribunale non era riuscito a coprire le spese e nel 2013 aveva deciso di cedere la gestione dell'azienda. A quanto mi risulta, però, il nuovo gestore non ha pagato il Tribunale per l'acquisizione del ramo di gestione, né l'affitto. Lo scorso dicembre alcuni dipendenti sono stati licenziati. Per lo sfratto, previsto all'inizio del 2014, era stata chiesta una proroga ma non è valsa a nulla». Dalla “Dolce vita” allo sfratto: la parabola discendente del “Café de Paris” Redazione Quelle foto di Anita Ekberg e Marcello Mastroianni sono ormai un ricordo sbiadito, che la scorsa notte ha anche rischiato di andare in fumo. Il Café de Paris a Roma, locale simbolo della Dolce Vita, chiude affogato da debiti e macchiato dalle inchieste giudiziarie sulla 'ndrangheta. Ieri mattina è stato reso esecutivo lo sfratto del bar in via Veneto, a causa del mancato pagamento dell'affitto: un epilogo alla rovescia di un pezzo di storia della Capitale, cominciata negli anni '60, tra star, cinema e paparazzi. Ed è giallo anche sulle cause dell'incendio scoppiato la scorsa notte nello stesso locale, poche ore prima dell'esecuzione del provvedimento. Intorno all'una c'è stato un principio di incendio, quando all'interno c'erano ancora i 5 Redazione A Venezia, in occasione del Carnevale – di fatto già iniziato ma cui via ufficiale è domenica mattina con il volo dell'angelo dal campanile di San Marco – «è vietato usare in Piazza San Marco, in Piazzetta, sotto le Procuratie e nei luoghi interessati dalle manifestazioni programmate e autorizzate, apparecchi atti alla diffusione sonora o strumenti musicali che possono recare disturbo alle persone e alle medesime manifestazioni». È-– uno dei passaggi dell'ordi- nanza firmata dal comandante della polizia municipale per la tutela dell'incolumità pubblica e della sicurezza urbana in occasione del Carnevale. Nel dispositivo si legge, tra l'altro, che fino al 4 marzo è vietato, nei luoghi pubblici e aperti al pubblico, ogni comportamento che possa turbare la tranquillità o compromettere l'incolumità pubblica; usare e portare al seguito materiali atti ad imbrattare; fare esplodere o portare petardi, castagnole, girandole e altri artifici esplodenti; accendere fuochi; sdraiarsi per terra, anche utilizzando sacchi a pelo o attrezzature similari in tutte le aree pubbliche del centro storico e delle isole. Inoltre la polizia municipale avrà facoltà di dirottare il traffico pedonale e organizzarlo mediante l'istituzione di sensi unici o di temporanei obblighi o divieti anche mediante transennatura, ove necessario, delle aree interdette, inibendo l'accesso in determinate zone dove la presenza e il transito di persone potrebbe creare pericolo alla pubblica incolumità. Passo in avanti per l'inizio dei lavori del corridoio intermodale Roma-Latina 6 Secolo d’Italia Redazione «Corridoio intermodale Roma– Latina, ogni giorno lʼapertura dei cantieri diventa più vicina. Non posso che esprimere grande soddisfazione per la scelta della Giunta regionale del Lazio di approvare la delibera con la quale si impegna ad assumere a proprio carico qualunque onere derivante dal contenzioso relativo alla realizzazione della Roma– Latina. In questo modo si consente ad Autostrade del Lazio spa, la società concessionaria, di procedere alla realizzazione di unʼopera che consentirà lo sviluppo del Lazio e della provincia di Latina». Lo dichiara il consigliere di Forza Italia alla Regione Lazio, Giuseppe Simeone, che così prosegue: «Si tratta di un atto con il quale la Giunta Zingaretti da segnale esplicito di voler rapidamente portare a conclusione lʼiter che riguarda la realizzazione della Roma–Latina e della Cisterna–Valmontone. La carenza di infrastrutture nel Lazio e soprattutto nella provincia di Latina rappresenta una strozzatura del sistema di accesso ai mercati nazionali ed europei. Lʼisolamento, che da decenni è il limite culturale, politico ed economico, del nostro territorio, può essere superato solo mediante la messa in cantiere della Roma– Latina e della bretella CisternaValmontone che finalmente escono dallʼarchivio delle potenzialità inespresse per entrare, grazie alla copertura finanziaria pari a circa 470 milioni di euro per la parte pubblica, di diritto in quel processo di crescita e rilancio che i nostri cittadini auspicano da sempre. Le nostre imprese pagano un costo altissimo a causa della mancanza di collegamenti veloci e sicuri. Mi auguro che il presidente della Regione Zingaretti proceda spedito su questa linea perché il 2014 è lʼanno del cambiamento, della costruzione di una viabilità che sollevi i cittadini e la provincia di Latina dai disagi legati a quellʼodissea quotidiana che è diventata la Pontina. In questo momento di grave crisi economica – conclude Simeone – parlare di competitività non è più sufficiente. Costruiamo lo sviluppo e acceleriamo le procedure burocratiche necessarie. La nostra economia ci chiede interventi concreti, aspettare non è più consentito». Redazione La quarta Commissione consiliare (Attività Produttive) della Regione Puglia ha affrontato la questione delle terme di Santa Cesarea che vede proprio lʼente regionale socio di maggioranza della società di gestione. Al riguardo hanno espresso la propria preoccupazione il vicepresidente vicario del gruppo Pdl/Fi Erio Congedo e il consigliere Mario Vadrucci, componente della Commissione. «Dal confronto con i rappresentanti degli altri soggetti istituzionali e con le parti sociali raccontano - è emerso un quadro molto preoccupante della situazione delle terme e dei profili di gestione negli ultimi anni. Il ventaglio dei punti critici è davvero molto ampio: dal mancato ammodernamento delle strutture allʼassenza di un progetto di sviluppo, dalla mancata valorizzazione delle professionalità interne (e locali) alle controversie tra i soci (che in pratica ne hanno paralizzato la crescita) e al fatto di aver dilapidato ingenti risorse destinate alle terme. A questʼultimo proposito si parla di circa 6 milioni di euro dissipati, tanto da aver portato a una richiesta di azione di responsabilità nei confronti degli amministratori. In questo contesto desolante - continuano Congedo e Vadrucci - è possibile attribuire alla Regione Puglia due precise e incontrovertibili responsabilità. La prima è quella di aver avallato questa situazione, con compiacenze nella gestione e con omissioni nellʼattività di controllo. La seconda, ancora più grave, è quella di aver fondamentalmente sottoutilizzato uno strumento di attrattiva straordinario, penalizzando uno dei comparti più importanti per il sistema turistico e quindi lʼeconomia regionale. Allʼorizzonte, peraltro, ci sono gli obblighi della Legge di Stabilità e quindi la privatizzazione delle società partecipate che, quantomeno, ingenera fondati timori di natura occupazionale sul futuro dei dipendenti. Non si può continuare a sprecare una risorsa come questa, soprattutto in un momento molto difficile per la Puglia. Mi pare logico, a questo punto, invocare con forza un imminente tavolo tecnico interistituzionale che precisano - programmi i possibili percorsi di sviluppo e gli assetti a livello amministrativo». Terme di Santa Cesarea, occorre un tavolo tecnico interistituzionale GIOVEDì 20 FEBBRAIO 2014 Asili a Roma, personale da valorizzare e servizi da riorganizzare Redazione «Mentre centinaia di educatrici scolastiche scendono in piazza contro il taglio degli stipendi paventato dallʼamministrazione Marino, lʼassessore Cattoi si appresta a tranquillizzare tutti che non cʼè nessun rischio per le retribuzioni del personale. Rassicurazioni che però lasciano il tempo che trovano, visto che prosegue lʼemergenza sostituzioni del personale insegnante, problema che la Giunta di centrosinistra ha fronteggiato solo con palliativi ed alchimie inutili». È quanto dichiarano gli esponenti di Fratelli dʼItalia Fabrizio Ghera, capogruppo in Campidoglio, e Laura Marsilio, dirigente nazionale e già assessore alla Scuola di Roma Capitale. «Non solo: siamo anche venuti a conoscenza – proseguono – che tra le proposte della Cattoi figura la riduzione di funzionamento dellʼorario delle sezioni piccoli alle 14.30. Unʼidea senza senso poiché uscire alle 14.30 interromperebbe il momento del sonno ai bambini rendendo così lʼennesimo disservizio alle famiglie con politiche di sottrazione e non di espansione. Un provvedimento quindi che avrà anche un impatto negativo sul personale educativo, perché lʼamministrazione recupera 106 educatrici solo tagliando i servizi, azzerando quindi la qualità e penalizzando il sostegno alle famiglie. Al di là delle belle parole, quindi, suggeriamo al sindaco Marino e al suo assessore Cattoi – concludono Ghera e la Marsilio – di occuparsi in modo concreto del settore infanzia». Allo Stabile di Torino va in scena "Quartet", il capolavoro di Muller Secolo GIOVEDì 20 FEBBRAIO 2014 d’Italia Redazione Torna in scena ''Quartet'' il dramma che il grande scrittore tedesco Heiner Muller (1929-95) ha tratto dal romanzo piu' libertino del Settecento europeo, ''Le relazioni pericolose'' di Choderlos de Laclos. Torna dopo varie edizioni teatrali e due film notevoli, uno di Milos Forman, l'altro di Stephan Frears: precedenti illustri, che non spaventano il regista e attore Valter Malosti dal tentare una ulteriori riduzione drammaturgica dell'opera. Il romanzo epistolare di Laclos infatti e le successive riduzioni cine teatrali tengono conto che l'opera si svolge fra quattro personaggi (tre donne e un uomo) interpretati da altrettanti attori. Invece nello spettacolo attuale, prodotto dal Teatro Stabile di Torino, in scena al Piccolo Eliseo di Roma, gli interpreti sono solo due (per i quattro personaggi), moltiplicando non solo l'impegno degli attori (lo stesso Malosti e una bravissima Laura Marinoni), ma anche quello dello spettatore piu' attento. Scritto nel 1782, il romanzo di Laclos appartiene come clima culturale allo stessa temperie che ha fatto crescere il mito di Giacomo Casanova. Il suo argomento unico e' il sesso inteso come schermaglia erotica, come gioco pericoloso, come sfida, come inesau- ribile libido. La versione di Muller è più brutale e secca del'originale. Narra le avventure di due nobili e crudeli libetini, il visconte Valmont e la marchesa di Merteuil. Dopo essere stati amanti, i due hanno scelto di essere complici o piuttosto antagonisti in una sfida a sedurre (e abbandonare) una vergine appena uscita dal convento e una donna apparentemente devota al marito. La posta in gioco è il dominio delle vittime, ma si mette nel conto anche la morte. Questo “L'Amore è un gambero”, al teatro dei Satiri non si ferma il successo di Rossi Redazione Non si ferma il successo di pubblico dello spettacolo teatrale di Riccardo Rossi. Dal giorno del debutto lo scorso 5 febbraio al Teatro dei Satiri di Roma "L'Amore è un gambero" continua a registrare il tutto esaurito in tutte le repliche di ogni giorno della settimana. Riccardo Rossi nel suo nuovo spettacolo "spiega" i trucchi per affrontare al meglio tutte le fasi di una storia sentimentale, tutte le avventure che un amore deve affrontare per sopravvivere a se stesso. Tutte le esperienze che abbiamo passato e che ci accomunano nelle storie d'amore sono legate dal fil-rouge dell'esperienza: la prima dichiarazione, la telefonata che non arriva, la prima seduzione vera, da adulti, la prima convivenza, gli inevitabili "tradimenti", le ven- Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi quadrato di passioni, di crudeltà e di spirito di conquista nella riduzione di Muller si svolge in un salottino privato. Nello spettacolo di Malosti invece esso vive in quella che sotto tutti gli aspetti è una stanza di ospedale, suggerendo la rappresentazione di un sesso malato e estremo. Ma la riduzione dei personaggi complica inutilmente lo spettacolo e gli toglie la più smagliante geometria dei rapporti di odio e amore che il Settecento francese abbia prodotto. dette e il primo matrimonio cui spesso ne segue un altro, il secondo, quello vero. E solo l'esperienza del passato, ripercorrendo tutto a marcia indietro, come farebbe appunto un gambero, ci fa capire come l'amore vero è quello che si ricorda, quello che "ti ritorna in mente" l'unico che ancora ci fa tremare la voce e brillare gli occhi. Lo show dell'attore romano, scritto con Alberto Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale 7 Di Risio e diretto da quest'ultimo è prodotto da AB Management e sarà in scena fino al prossimo 2 marzo. Rossi, sarà inoltre sul grande schermo ad aprile in "Un matrimonio da favola" – il nuovo film di Carlo Vanzina – prodotto da Federica e Fulvio Lucisano per Italian International Film in collaborazione con Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution. Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250