L`intervista discorsiva

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L`intervista discorsiva
Lucido 188
L’intervista discorsiva
(Cardano 2003, cap. 3)
• E’ una forma speciale di conversazione nella quale due persone (o
più di due) si impegnano in un’interazione verbale nell’intento di
raggiungere una meta cognitiva precedentemente definita (ovvero,
l’obiettivo della conversazione: raccogliere informazioni su un dato
argomento)
• Due tipi principali di intervista nella ricerca qualitativa:
Intervista guidata
(o semi-strutturata, Bichi
2002): l’intervistatore
conduce la conversazione
seguendo una traccia (o schema
di interrogazione)
Intervista libera
(o biografica, Bichi 2002):
l’intervistatore propone il tema della
conversazione, lasciando poi che
l’intervistato costruisca il proprio
discorso
Lucido 189
Livelli di analisi
livello relativo al contenuto,
all’oggetto di studio (atteggiamenti,
valori, credenze, etc. riguardanti
l’argomento dell’indagine)
livello relativo al discorso
costruito dall’intervistato:
struttura argomentativa,
espressioni, coloritura emotiva,
uso dei tempi dei verbi (presente,
passato,…), discorso in prima
persona (“io”, “noi”, …), lapsus
linguistici, etc.
• Analisi “testualista” (Demaziere e Dubar): le uniche
informazioni che possiamo desumere da un’intervista sono
quelle relative alle forme del discorso, come indicatori
dell’universo simbolico dell’intervistato
• Analisi “realista” (Bertaux): oltre alle informazioni
testuali, possiamo contare anche sulle informazioni di
contenuto, utili a ricostruire il contesto storico-sociale cui
appartiene l’intervistato
Lucido 190
Come si impiega l’intervista discorsiva?
• Tre contesti metodologici di impiego dell’intervista discorsiva:
come unico strumento (approccio biografico)
impiegata insieme ad altre tecniche, ad esempio il questionario,
con ruolo ancillare
approccio multi-tecnica: impiego insieme ad altre tecniche, con
pari ruolo
Per quali argomenti?
• Per investigare tutto ciò che costituisce il mondo “interno” delle
persone (stati d’animo, credenze, valori, motivazioni, etc.)
• NON si presta per studiare l’interazione tra persone, perché di questa
coglie solo la rappresentazione che ne ha l’intervistato
Lucido 191
Il disegno della ricerca
Cosa studiare?
• La definizione dell’interrogativo cognitivo, cioè dell’obiettivo della
ricerca, avviene individuando i cosiddetti concetti sensibilizzanti,
cioè i concetti attorno ai quali si condensano le domande e gli
interrogativi che interesano il ricercatore/intervistatore
• Non è necessario formulare un’ipotesi precisa: l’ipotesi può esserci,
ma non è indispensabile
Chi studiare?
• La scelta dei soggetti da intervistare si compone di due passi:
1. individuazione del tipo di interlocutore (persone che hanno un
lavoro extra-domestico e lavorano da almeno 5 anni; giovani di età
compresa tra i 20 e i 30 anni, etc.)
Operazione analoga alla definizione dell’unità di
rilevazione nella ricerca quantitativa
2. definizione della procedura empirica (cioè concreta) che porterà
ad individuare le persone da intervistare
Operazione analoga all’individuazione dei casi nella
ricerca quantitativa
Scelta dei casi con
procedura probabilistica
(sconsigliata)
Scelta dei casi con procedura
a scelta ragionata (prima o
durante lo svolgimento delle
interviste)
Lucido 192
Con quale tipo di intervista?
• La scelta tra intervista guidata e intervista libera va compiuta
considerando sia il tipo di soggetti che vogliamo intervistare, sia
l’argomento di indagine, sia infine il tipo di analisi che si vuole
effettuare
Esempio
• Intediamo studiare le motivazioni profonde che hanno
spinto le donne laureate a rinunciare al lavoro per occuparsi
della famiglia e dei figli → siamo interessati al modo in cui
le intervistate costruisce il discorso, al lessico che usa, alle
sua argomentazioni, etc. → è preferibile l’intervista libera
• Intendiamo confrontare tra loro i motivi di questa scelta →
siamo interessati soprattutto agli aspetti di contenuto, per
poter comparare tra loro le interviste e costruire tipologie
basate sulle motivazioni → è preferibile l’intervista guidata
Il ruolo dell’intervistatore
• Si veda il capitolo 7 del manuale
Lucido 193
La costruzione della base empirica
Contatto con gli intervistati:
per lettera/telefono/di persona;
anticipare l’argomento dell’intervista
rassicurare rispetto alla riservatezza delle informazioni rilevate
Conduzione dell’intervista:
l’intervistatore si pone in una condizione di ascolto;
aiuta l’intervistato ricapitolando quanto detto, meglio se usando le
stesse parole dell’intervistato;
conduce l’intervista come se fosse una conversazione ordinaria,
valutando caso per caso se può esprimere un proprio parere o no
cerca di avere la fiducia del suo interlocutore
Trascrizione dell’intervista1:
l’intervistatore trascrive l’intervista (se registrata) o integra il più
presto possibile gli appunti (se non registrata)
1
La trascrizione delle interviste fa parte del livello dell’organizzazione dei dati, anche se Cardano la annovera tra le
operazioni di costruzione della base empirica.
Lucido 194
L’analisi dei dati
• Lettura dei testi trascritti e prime interpretazioni dei dati raccolti,
secondo uno schema circolare:
lettura metodica dei testi
articolazione di una cornice teorica
in cui inserire i testi
• Aspetti metodologici rilevanti:
Primato dei casi sulle variabili
Analisi delle forme linguistiche e del discorso e/o analisi del
contenuto delle interviste
Uso di procedure formali o informali per l’analisi dei testi
[NB: le pagg. 101-102 (procedure formali per l’analisi dei testi) non
vanno studiate]
Lucido 195
Analisi del contenuto
• Avviene in tre passaggi:
1. caratterizzazione di ogni singola intervista: lettura e
comprensione del singolo caso di studio (cfr Weber)
2. comparazione tra interviste: individuazione di somiglianze e
diversità tra interviste (possibilità di impiegare softwares per la
comparazione delle interviste)
3. assegnazione delle interviste a gruppi omogenei: sulla base dei
precedenti passaggi, si elabora una classificazione o una
tipologia, formate da tipi ideali (cfr Weber) che identificano
gruppi relativamente omogenei al loro interno
Lucido 196
Classificazioni, tipologie, tassonomie
• un solo criterio (o fundamentum divisionis) divide l’insieme delle
interviste → ottengo un certo numero di classi, che descrive uno
schema di classificazione
Esempio: divido 50 interviste a seconda dell’orientamento politico
dichiarato dagli intervistati, con le seguenti classi:
sinistra (20 interviste)
centro (10 interviste)
destra (20 interviste)
• due o più criteri → ottengo un certo numero di tipi, che forma una
tipologia
Esempio: oltre all’orientamento politico, considero l’atteggiamento
verso il governo (favorevole o contrario).
Ottengo 6 tipi (3 modalità dell’orientamento politico × 2 modalità
dell’atteggiamento verso il governo):
sinistra
centro
destra
favorevole
2
5
18
contrario
18
5
2
Lucido 197
• due o più criteri considerati in modo gerarchico → ottengo una struttura
ad albero, cioè una tassonomia, composta da taxa (dal greco taxis =
ordinamento)
cattolici
favorevole
orientamento
religioso
altre confessioni
non religiosi
atteggiamento verso
il governo
sinistra
contrario
orientamento
politico
centro
destra
Lucido 198
Esposizione dei risultati
• risultati sostantivi (esiti della ricerca)
• resoconto metodologico, che ricostruisce il percorso di ricerca
• illustrazione dello schema interpretativo, in modo da rendere esplicite le
categorie concettuali e il punto di vista dal quale si è compiuta l’analisi
(controllo intersoggettivo)
Lucido 199
Il focus group
• E’ una discussione di gruppo (6-10 persone), guidata da un
moderatore, che propone un tema specifico
• Di solito il gruppo è composto da persone che non si conoscono tra
loro (ma vi sono casi in cui è possibile riunire persone che già si
conoscono)
• Il suo obiettivo è produrre documentazione empirica utile alla
ricerca, e non creare consenso intorno ad un dato argomento (così come
l’intervista discorsiva intende rilevare le opinioni, atteggiamenti, etc.
dell’intervistato, senza modificarli)
• Si propone di rilevare:
atteggiamenti, credenze,
orientamenti di valore rispetto
ad uno specifico tema
le motivazioni di tali
atteggiamenti, credenze,
orientamenti, etc.
• NON è un’intervista di gruppo, in cui l’intervistatore pone domande e
gli intervistati rispondono uno per volta: nel focus group l’attenzione va
all’interazione tra i partecipanti, al modo in cui si formano o cambiano
le opinioni, alle ragioni e ai procedimenti messi in campo per sostenere
una data tesi, etc.
• Le persone che partecipano alla discussione di gruppo devono essere
accomunate da qualche tratto o esperienza: far parte di una data sottocultura o gruppo professionale (es. giovani universitari; medici
ospedalieri; etc.), aver usufruito di un certo servizio (ad es. predisposto
dall’amministrazione, come asili nido, servizio di pasti a domicilio per
anziani, etc.), abitare in uno stesso quartiere, etc.
• I partecipanti devono essere abbastanza omogenei tra loro, altrimenti la
discussione diventa difficile (qualcuno potrebbe sentirsi estraneo, o a
disagio, e non partecipare alla discussione)
Lucido 200
Focus group o intervista discorsiva?
• Scegliamo di condurre uno o più focus groups anziché un insieme di
interviste discorsive quando:
→ vogliamo avere una rappresentazione più chiara delle somiglianze
e delle differenze di opinioni, credenze, valori in una data cultura
→ abbiamo ragioni per supporre che l’interazione faccia emergere
aspetti del tema oggetto di studio che rimarrebbero invece in
ombra in un’intervista discorsiva
→ siamo specificamente interessati ad esaminare l’interazione che ha
luogo tra i partecipanti, il modo in cui le opinioni vengono
proposte ed eventualmente cambiate in relazione alle ragioni
addotte dagli altri partecipanti, etc.
→ l’intervista discorsiva non può essere impiegata per varie ragioni
Esempio
• In una ricerca sulla desiderabilità sociale delle occupazioni sono
stati condotti alcuni focus groups per far emergere i criteri che le
persone usano per giudicare se un’occupazione è più o meno
desiderabile di un’altra. La discussione tra i partecipanti era
essenziale per mettere in luce tutti i criteri usati e la loro
importanza relativa, cosa che sarebbe stato difficile ottenere con
interviste discorsive
• In una ricerca sui tempi della città, sono stati condotti alcuni
focus groups con bambini delle scuole elementari, per mettere a
confronto l’organizzazione delle giornate (chi porta il bambino a
scuola, chi lo va a riprendere, quali impegni ha nel pomeriggio –
sport o altre attività – etc.). Si è scelto di condurre focus groups
perché è una tecnica di osservazione meno problematica per dei
bambini: la moderatrice era presentata dalle maestre, il rapporto
di ogni bambino con la moderatrice non era uno-a-uno ma era
mediato dal gruppo-classe, e quindi non era necessario molto
tempo per conquistare la loro fiducia
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Il disegno della ricerca
1. Il tipo di partecipanti
• La domanda cognitiva da cui prende avvio lo studio guida la scelta del
tipo di partecipanti: analogamente alla ricerca quantitativa e
all’intervista discorsiva, si tratta di individuare l’unità di rilevazione.
Esempio
Se siamo interessati a studiare il rapporto genitori-figli, l’unità è
costituita da madri e padri, e/o da figli
• Se abbiamo ragioni di pensare che la domanda cognitiva individui una
popolazione troppo vasta, che a sua volta può comprendere sottopopolazioni rilevanti, è preferibile individuare le sotto-popolazioni che
ci interessano e condurre un certo numero di focus group su ciascuna di
esse
Esempio
L’esperienza genitoriale può essere diversa a seconda che si
abbiano uno, due o più di due figli → si condurrà un insieme di
focus group con genitori che hanno un solo figlio, un altro insieme
con genitori che hanno più di due figli
• Se stiamo studiando un fenomeno che muta nel tempo, e vogliamo
tenere sotto controllo tali modificazioni, possiamo predisporre un
disegno di ricerca longitudinale:
1. intervistando le stesse persone a distanze regolari di tempo (es. ogni
sei mesi)
2. intervistando persone diverse sul medesimo tema a distanze regolari
di tempo
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2. Le relazioni tra i partecipanti
• Di solito si preferisce che i partecipanti non si conoscano in precedenza;
questo favorisce una discussione più libera ed esclude che la
discussione stessa abbia ripercussioni future sulle relazioni tra i
partecipanti
• Se invece si studia una piccola comunità, in cui tutti si conoscono,
bisogna aver cura di non inserire nello stesso focus group due o più
persone legate da vincoli di subordinazione (es. capo-ufficio e
sottoposti), o da simpatia/antipatia
• I partecipanti devono essere simili sia quanto a capacità di
verbalizzazione (indicatore = livello di scolarità), sia quanto ad
esperienza sul tema oggetto di studio
3. Le procedure di campionamento
probabilistiche:
non probabilistiche:
• estrazione di nominativi da una lista
di candidati (quando disponibile)
• selezione dei nominativi con
interviste telefoniche casuali
(screening)
• campionamento a scelta ragionata:
o campionamento per quote
o “a palla di neve”
o ricorso a testimoni qualificati
(nomination)
o individuazione di un luogo dove
procedere al contatto dei partecipanti
o campionamento opportunistico
o annunci su giornali/riviste
Lucido 203
4. Quanti gruppi?
• Il numero dei gruppi viene deciso con una procedura a saturazione
teorica:
o si conduce un certo numero di gruppi (di solito 3) per ciascuna sottopopolazione individuata;
o si termina quando il contributo informativo fornito da ogni gruppo
aggiuntivo non è significativo rispetto al tema trattato (quando cioè
l’incremento di informazione che si ottiene da un gruppo in più è
trascurabile).
5. Il grado di strutturazione della conduzione
gruppo autogestito:
adeguato quando lo studio è
esplorativo e quando siamo
interessati agli aspetti
formali della discussione
(costruzione del consenso,
etc.)
−
gruppo moderato:
adeguato quando gli
interrogativi di ricerca
sono definiti, e quando
si vogliono comparare
gruppi diversi
+
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6. La traccia
• Come nel caso dell’intervista discorsiva semi-strutturata, anche il focus
group moderato necessita di una traccia, che guida la discussione
• La traccia può essere più o meno strutturata:
scaletta generale
lista di domande
(meno strutturata)
(più strutturata)
• consente una discussione più fluida
• praticabile quando il moderatore è esperto
anche del tema trattato
• rende difficile la comparazione tra più
focus groups
• da usare quando ci sono più
moderatori
• facilita la comparazione tra
gruppi
• All’inizio della discussione va prevista una presentazione del tema
oggetto della discussione, come pure una presentazione reciproca dei
partecipanti
• Le domande (se ci sono) devono essere brevi, chiare e precise
• Oltre alle domande, possono essere richiesti compiti quali il
completamento di frasi, ordinamento di oggetti, etc.
• Al termine va inserita la chiusura della discussione, con la
“restituzione” di una sintesi della discussione
• Sempre al termine, i partecipanti compilano un breve questionario con
le proprie caratteristiche socio-anagrafiche
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7. Il moderatore
• Si tratta spesso di uno psicologo, molto spesso di una donna
• Deve essere scelto in modo che i partecipanti non lo percepiscano come
estraneo o troppo lontano dalla loro esperienza
• Deve possedere ottime capacità di gestione delle relazioni: nei gruppi
anche piccoli spesso prendono forma ruoli comunicativi stereotipati (il
leader, l’opponente, cioè chi è in disaccordo con tutti, il gregario, cioè
chi segue le opinioni altrui, etc.). Tali ruoli non devono impedire la
discussione, ed è compito del moderatore fare in modo che ciò non
avvenga
• Viene affiancato da un osservatore, che può prendere nota degli aspetti
di comunicazione non verbale tra i partecipanti (se la registrazione è
solo audio), porta all’attenzione del moderatore un tema che
rischierebbe di passare in secondo piano, etc. La presenza
dell’osservatore non è comunque necessaria
8. Il luogo
• Si deve scegliere un luogo neutro: se la discussione verte sul rapporto
tra subordinati e capi in un’organizzazione, è bene non condurre il focus
group nei locali dell’azienda/ente
• Il luogo deve consentire una disposizione dei partecipanti a cerchio o
ferro di cavallo, perché questo favorisce lo scambio e la discussione tra
tutti i partecipanti
• Deve inoltre consentire la registrazione audio/video: un luogo all’aperto
come un giardino è quindi – se non per altre ragioni – sconsigliato
9. Lo studio-pilota
• E’ il “collaudo” dell’impostazione adottata (scelta dei partecipanti, stile
di conduzione, strutturazione della traccia, luogo, etc.)
• Può essere condotto con persone simili agli effettivi partecipanti, oppure
con un gruppo di testimoni qualificati, esperti, etc.
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La costruzione della base empirica
• La conduzione di un focus group è complessa: la discussione deve avere
il contributo di tutti i partecipanti, su un tema specifico,
indipendentemente dalle relazioni che inevitabilmente si instaurano tra
partecipanti e col moderatore
• La durata della discussione va prevista intorno a un’ora e mezza circa;
discussioni più lunghe sono possibili, ma con attenzione al (decrescente
o eccessivo) coinvolgimento dei partecipanti
NB: Cardano sostiene che la videoregistrazione è sconsigliata; mi
sembra tuttavia che le ragioni addotte non sono sufficienti per
rinunciare alla registrazione anche degli aspetti visuali
(comunicazione non verbale soprattutto): anche la registrazione
audio può essere intrusiva; in ogni caso nel corso della discussione
i partecipanti tendono a dimenticare la presenza sia del registratore,
sia della telecamera, a patto che siano opportunamente collocati in
posizioni defilate
• Una volta terminata la discussione, la registrazione va trascritta ed
eventualmente integrata con le note dell’osservatore presente alla
discussione stessa (siamo nel livello di organizzazione dei dati)
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L’analisi dei dati
• Per molti aspetti, è simile all’analisi condotta con procedure informali
sui testi dell’intervista discorsiva
• Procedimento circolare: lettura → glossatura (evidenziazione degli
elementi più rilevanti, ricorrenti, etc.) → collocazione entro il quadro
teorico di riferimento
• Si può procedere alla costruzione di tipi ideali, come nell’intervista
discorsiva
• Si analizza:
o la discussione così come si è svolta entro ciascun gruppo
o le opinioni/atteggiamenti/... espressi da ogni singolo
partecipante
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L’esposizione dei risultati
• Si compone di due elementi
1. resoconto delle procedure adottate, cioè esplicitazione delle decisioni
prese nel disegno della ricerca
2. esposizione dello schema teorico impiegato per “dare forma” ai
risultati, supportato da citazioni dalla discussione