Corsiericorsidell`Expo ilmercatoconlosmoking
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LA STAMPA DOMENICA 5 LUGLIO 2015 Franceschini inaugura a Tarquinia la nuova sala dei Cavalli Alati Corsi e ricorsi dell’Expo il mercato con lo smoking Da Utet un’opera sulla storia delle Esposizioni universali con articoli di Gozzano, Eco, Sassoon e 256 immagini SARA RICOTTA VOZA MILANO «S tà visto che ci sono vere chicche letterarie come il saggio socioeconomico di Donald Sassoon o quello di Umberto Eco in veste di reporter per una rivista americana all’Expo di Montreal del 1967 (e mai tradotto prima in italiano) o ancora quello di Valerio Magrelli su Guido Gozzano flâneur a Torino nel 1911. Ci sono saggi di architettura sulle eredità materiali delle esposizioni (dal Crystal Palace londinese alla Torre Eiffel all’Atomium), saggi (di Speroni e Pistoletto) sulle opere artisti- TORINO per l’Esposizione Universale MILANO Per gli occhi Nell’incisione di Robert Kent Thomas (18161884) la Grande Esposizione del 1851 a Londra. A destra i manifesti di Milano 1906 e Chicago 1933 23 altorilievo su una lastra in terracotta, risalente al IV secolo a.C., quando ornava il più grande e monumentale dei templi di Tarquinia. Rinvenuti dall’archeologo Pietro Romanelli nel 1938 nel santuario dell’Ara della Regina, sulla Civita, i Cavalli Alati sono da allora il simbolo della città di Tarquinia, oltre che l’opera più significativa dell’intera collezione esposta nel Museo. Il nuovo allestimento, ideato dalla Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale, è stato realizzato grazie al sostegno della Fondazione Etruria Mater, supportata dall’ Enel Spa. Secondo i curatori: «È un esempio illuminante di quanto la collaborazione tra pubblico e privato possa essere preziosa ed efficace per la valorizzazione e la promozione del nostro patrimonio culturale». È stata inaugurata, ieri sera nel Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia, alla presenza del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Dario Franceschini, la Sala dei Cavalli Alati, celebre gioiello dell’arte etrusca, antico e ancora popolare simbolo della città. I Cavalli Alati (foto) saranno esposti in un nuovo allestimento che li riporta alle origini, nella sala che li accolse dopo il ritrovamento e che ora è nuovamente pronta a celebrarne la bellezza. I due animali sono raffigurati in i parlò del più e del meno poi la conversazione cadde sull’Esposizione universale. “Sarà bellissima…”. “Si dice che non sarà pronta per l’epoca fissata”. “Sarà pronta in tempo… l’imperatore lo vuole!”». A parte il riferimento imperiale lo scambio di battute suona recentissimo e invece è del 1867, viene raccontato da Émile Zola in Nanà e dimostra che il dibattito sulla deadline dell’Expo è un tòpos che appassiona sempre i contemporanei. Ora che anche l’Expo di Milano è partita pur senza volontà di un imperatore, Utet Grandi Opere fa uscire un volume che invita a conoscere anche quelle del passato e a riflettere su questi eventi mondiali che hanno cambiato nei secoli fini e manifestazione per adattarsi alla modernità; non sempre riuscendoci, e da questo ne è poi dipeso il successo e il valore della loro eredità. Expo 1851-2015. Storie e immagini delle Grandi Esposizioni (a cura di Luca Massidda e introduzione di Alberto Abruzzese, € 290) come da sottotitolo può essere letto ma anche guardato, perché oltre a 42 saggi di studiosi di varie discipline ci sono 256 immagini che vanno dai manifesti alle copertine delle riviste alle fotografie. In tutto, 500 pagine da affrontare come si vuole, raggruppate per temi ma studiate per essere sfogliate anche per piacere o per curiosi- . che lì ospitate. Ci sono poi saggi dedicati alle Expo asiatiche e alle italiane, quella di Milano del 1906 che celebra il traforo del Sempione e la già citata Torino 1911 per il cinquantennio del Regno d’Italia; ce ne è anche una sulla mancata E42 Eur di Roma fermata dalla guerra. L’ultima parte è per l’Expo in corso e non mancano voci autorevoli di entusiasti della prima ora poi diventati critici come Stefano Boeri e Romano Prodi. Il volume si chiude con la Carta di Milano, a detta di tutti la vera eredità che lascerà al mondo questa Expo milanese dall’ambizioso titolo di «Nutrire il pianeta, energia per la vita». «Il capitalismo è come la verità: ha bisogno di vestiti» scrive Sassoon nel suo saggio su origini e fini delle esposizioni, «Le fiere universali… erano tra le rare occasioni in cui il capitalismo era celebrato benché anche qui qualche vestito bisognasse trovarlo». Nudo non aveva appeal, era volgare, toccava abbigliarlo con libertà, diritti, prosperità e, nelle nuove esposizioni, con le arti. Lo si fece ma, sembra voler dire Sassoon dopo aver percorso la storia della prima Expo del 1851 voluta dal principe Alberto a Londra e poi quelle francesi e americane, furono proprio i prodotti in mostra ad assicurargli la vittoria, oggetti come il revolver Colt, le macchine per cucire Singer, il telegrafo Morse e poi il telefono di Bell, la macchina da scrivere e il ketchup Heinz… È un’immensa Wunderkammer, invece, l’Expo di Montreal 1967 raccontata da Umberto Eco nel suo saggio Una teoria delle esposizioni. Che possono essere descritte come un lunghissimo inventario: «Guglie, cupole geodetiche, strutture molecolari ingrandite milioni di volte, cattedrali, baracche, ferrovie a monorotaia, strutture reticolari, tute e caschi da astronauta, rocce lunari…»; oppure come «la Missa solemnis della società capitalistica»; o ancora come esposizioni di se stesse e dispositivo didattico. In conclusione, Eco si chiede: «Anche se, come abbiamo suggerito, un’Esposizione potrebbe essere un perfetto dispositivo di insegnamento, le Esposizioni valgono la spesa e lo sforzo?». Come Eco, Guido Gozzano ventiseienne fu chiamato a scrivere nove Cronache sull’Expo di Torino 1911. «Fa uno strano effetto immaginare il poeta delle trine e del rosolio, il cantore delle buone cose di pessimo gusto alle prese con il tracotante avanzare della tecnica», scrive Magrelli nel suo saggio. Eppure apprezzò le novità e sentite come maltratta il Liberty: «Tutto s’è evoluto, s’è perfezionato in pochi anni... Com’è passato presto l’abbominando stile Liberty, che pure aveva infestato di sorbetti, di tulipani, di vermicelli questo stesso parco del Valentino…». Twitter @sara_voza