il conflitto del nord: tra emergenza e ingerenza -2

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il conflitto del nord: tra emergenza e ingerenza -2
IL CONFLITTO DEL NORD: TRA
EMERGENZA E INGERENZA -2
Copertina Economia e politica
“La lotta tra capre nel loro recinto è preferibile alla mediazione della iena”: per lanciare un
messaggio sulla situazione che prevale nel paese, hanno scelto un noto proverbio bambara (una
delle tante lingue locali) gli intellettuali africani, tra cui Aminata Traoré, ideatori del ‘Forum per un
altro Mali’ (Foram).
E’ agli antipodi della lettura corrente dei fatti del Nord e del colpo di Stato militare verificatosi a
Bamako lo scorso 22 marzo, quella presentata nel manifesto del ‘Foram’. “Ciò che accade nel Nord
del paese è stato favorito e facilitato dal governo del presidente Amadou Toumani Touré per
interessi altrui, occidentali e francesi in particolare” dice alla MISNA Clariste Soh-Moube, cittadina
camerunense residente da anni in Mali e autrice del libro “La trappola”, tradotto in italiano e
pubblicato da Infinito Edizioni. “L’azione della giunta golpista guidata dal capitano Amadou
Haya Sonogo è stata l’unica reazione possibile da parte di giovani militari mandati al massacro –
aggiunge la scrittrice, respinta più volte a Ceuta e Melilla nei suoi tentativi di raggiungere l’Europa
–. Allo stesso tempo, il golpe potrebbe rappresentare un’opportunità per il popolo di riprendere in
mano un potere corrotto, che ha sprofondato il paese nella povertà economica e culturale a causa di
una classe di governanti dedita a rubare e promuovere interessi esterni, e che stava preparando le
elezioni di fine aprile per perpetrare la stessa democrazia di plastica”.
Il manifesto del ‘Foram’ denuncia l’indifferenza della comunità internazionale che “non si è agitata
troppo per le atrocità commesse ad Aguelhok contro militari disarmati né per l’occupazione delle
città del Nord una dopo l’altra, ma è subito insorta per condannare un colpo di Stato che giudica
tanto più inaccettabile perché viene in uno dei ‘Paesi faro della democrazia’ alla vigilia di elezioni
presidenziali. Semplicistica ma supermediatizzata, questa lettura è perfetta per tutti coloro che si
lasciano convincere che il Mali fosse fino qui una democrazia esemplare”. Per gli intellettuali
africani, quello che sta accadendo in Mali non è altro che “la nuova fase della ricolonizzazione del
paese tramite le politiche neoliberali” che riproduce “lo schema libico dell’intervento diretto della
Nato”, strumentalizzando la ribellione tuareg o meglio “ approfittando dello stato di debolezza
dell’esercito e chiudendo gli occhi sull’avanzata di ribelli pesantemente equipaggiati con armi
sofisticate provenienti dagli arsenali libici”.
Il ‘Foram’ sottolinea, inoltre, la “farsa” della Comunità economica degli Stati dell’Africa
occidentale (Cedeao/Ecowas) con “il suo interventismo – percepito come rappresentanza degli
interessi occidentali nell’area – così duro contro il golpe e così assente fino a ieri contro la
ribellione nel Nord”. Le contese regioni settentrionali del Mali sono zone ad alto interesse, territorio
di traffici di esseri umani, ma anche di armi e droga e ricco poi di risorse minerarie come oro,
uranio e petrolio. “La Francia – conclude il manifesto – si aspetta di ottenere dalla futura
Repubblica dell’Azawad ciò che il presidente ATT non ha voluto accordare: la base di Tessalit
altamente strategica sul piano economico e militare; lotta senza quartiere all’emigrazione
clandestina e ad Aqmi”.
(Vedi anche notizia delle 13.57)
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