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Sommario
Perchè mi sono innamorato del Celtic Glasgow .............................................
1965: inizia la "Golden Era ! ...........................................................................
1965-66: arriva anche la vittoria del campionato ..........................................
Il Celtic vince tutto ..........................................................................................
Gli eroi di Lisbona ...........................................................................................
Ronnie Simpson .........................................................................................
Jim Craig ....................................................................................................
Tommy Gemmell .......................................................................................
Bobby Murdoch..........................................................................................
Billy McNeill..............................................................................................
John Clark ..................................................................................................
Jimmy Johnstone ........................................................................................
Willie Wallace ............................................................................................
Steve Chalmers ...........................................................................................
Bertie Auld .................................................................................................
Bobby Lennox ............................................................................................
Stein, un maestro di calcio ..............................................................................
Hanno scritto ed hanno detto ........................................................................
La Coppa dei Campioni d’Europa 1966-67 ......................................................
Bibliografia ......................................................................................................
Ringraziamenti ................................................................................................
Perchè mi sono innamorato del Celtic Glasgow
"Football without the fans is nothing."
Jock Stein
Negli anni settanta, quando eravamo adolescenti, le uniche immagini che arrivavano nelle nostre abitazioni, relative alle
squadre di calcio straniere, erano quando incontravano le formazioni italiane nelle varie coppe europee, oppure nel
migliore dei casi, in occasione delle finali dei vari tornei di calcio continentali. Solo allora, la Rai trasmetteva in diretta
televisiva l’evento e noi ragazzini potevamo ammirare casacche sconosciute e stadi misteriosi. Così il giorno dopo,
nella partitella che organizzavamo quotidianamente nel cortile sotto casa, tutti impersonavamo il giocatore tedesco,
inglese o olandese, che avevamo visto giocare la sera precedente. Eravamo tutti Gerd Muller.
Allora non esistevano tutte le varie televisioni a pagamento, che oggi trasmettono incontri di calcio a qualsiasi ora del
giorno e della notte e di ogni campionato, anche di quello più periferico disputato nell’ angolo più sperduto della terra!
Negli anni settanta, c’erano solo le pagine del settimanale “ Il Guerin Sportivo” che con i suoi servizi ci parlava di
formazioni a noi sconosciute, proiettandoci in mondi lontani ed affascinanti.
Ogni settimana correvamo in edicola, per comprare questa rivista, magari risparmiando i soldi sulle merendine, o
peggio sui quaderni di scuola… Poi è arrivò il Subbuteo e nulla fu più come prima!
A me lo regalarono dopo aver superato, l’allora “difficilissimo” esame di terza media.
Era la scatola classica, quella con al suo interno due squadre ( generalmente la rossa e la blu), due porte, il campo verde
da calcio e due palloni molto grandi, da noi ribattezzati in seguito “i boccioni”, dopo essere diventati abilissimi a
giocare con quelli più piccoli a scacchi bianco e neri. All’interno della scatola del Subbuteo c’era anche un grande
catalogo che illustrava le casacche di tantissime formazioni di calcio, provenienti da ogni angolo del pianeta.
Da quel leggendario catalogo iniziammo a scoprire l’esistenza di tanti club calcistici di cui non avevamo mai neppure
sentito parlare. Quando poi il Subbuteo divenne il gioco di tanti adolescenti, che si riunivano nelle case e nelle cantine
per organizzare tanti piccoli tornei, ognuno di noi iniziò a cercare la sua squadra, quella con cui avrebbe giocato i suoi
derby infuocati contro i compagni di classe e i vecchi amici del quartiere.
La scelta della “nostra squadra” spesso avveniva in base alla maglietta indossata dalle miniature: la prima cosa che
colpiva il nostro immaginario di adolescenti.
La maglietta del Celtic Glasgow, degli Hoops come appresi molti anni dopo, fu quella che mi colpì più di tutte, perché
così differente dai soliti standard che si vedevano sui campi italici di calcio, perché così simile ad una maglietta da
rugby e perchè quei colori il bianco ed il verde, mi sono sempre piaciuti : quella maglietta a strisce orizzontali la amai
subito appena la vidi sul famoso catalogo.
Fu il classico amore a prima vista !
Dovevo assolutamente averla per poterla poi utilizzare negli interminabili tornei, con i miei amici.
L’occasione si presentò con l’arrivo delle feste natalizie e con gli immancabili regali da parte di genitori e parenti. A
mio padre, “colpevole” di avermi trasmesso la sua passione per il calcio portandomi allo Stadio Olimpico a vedere la SS
Lazio, chiesi una nuova squadra di Subbuteo, anch’essa, guarda caso, in una scatola bianco e verde, e nuove porte da
calcio, da poter utilizzare nelle mie partite. Così, finalmente, insieme alle porte, una rossa e l’altra blu, arrivò anche la
squadra del Subbuteo del Celtic Glasgow, con le sue belle magliette, a righe orizzontali, bianche e verdi.
Possedevo la “mia” squadra di Subbuteo, quella con cui avrei giocato tanti tornei nel corso degli anni e che subì tanti
infortuni. Molti giocatori cadendo dal tavolo di legno, su cui era montato il campo di calcio, spesso si rompevano e noi
ragazzini di allora, li attaccavamo con la colla, che formava delle mostruose gelatine gialle sulla base dei giocatori!
Il mio vecchio Celtic, subì anche delle modifiche, perché apposi i numeri ufficiali del Subbuteo, dietro le casacche della
mia formazione, per poter riconoscere i giocatori che scendevano in campo. Pitturai di giallo i capelli di qualche
miniatura e disegnai anche una fascia di capitano rossa alla miniatura con il numero otto.
Tramite il Guerin Sportivo riuscii a trovare la formazione che vinse la Coppa dei Campioni nel 1967 e proprio quella
diventò il mio Celtic con cui affrontare i miei amici. Così i nome di calciatori come Auld, Lennox, Johnstone e Wallace
divennero familiari, alla pari dei calciatori della SS Lazio, che vedevo giocare allo stadio Olimpico ogni domenica
pomeriggio.
Purtroppo, allora era difficile trovare le formazioni delle squadra straniere aggiornate e benché fossimo sul finire degli
anni settanta, quella vecchia squadra godeva di una longevità incredibile.
Da quei giorni spensierati della mia adolescenza iniziò la mia passione per il Celtic Glasgow e per quella formazione
che nel lontano 1967 salì sul tetto d’Europa, conquistando la meravigliosa coppa dalle grandi orecchie.
Nel corso degli anni sono andato più volte in Scozia ad assistere alle partite del Celtic nel bellissimo Celtic Park, ma
quella vecchia formazione che ho solo immaginato di veder giocare, è rimasta ancora oggi impressa nel mio cuore.
Ecco quindi la sua storia.
La statua di Jock Stein di fronte al Celtic Park.
( grazie a Tommy Hurst per la foto )
1965: inizia la "Golden Era !
"The best place to defend is in the opposition's penalty box."
Jock Stein
Alla fine di gennaio del 1965, il Celtic annuncia alla stampa, che l’ex capitano Jock Stein, allora manager degli Hibs,
avrebbe sostituito alla guida della squadra il vecchio allenatore Jimmy McGrory. Sarà un evento epocale che cambierà,
in meglio, la storia del club di Glasgow. Pochi altri allenatori, nella storia del calcio mondiale, riusciranno a plasmare la
loro squadra in maniera così totalizzante. Forse i soli Bill Shankly, nel Liverpool Fc e Tommaso Maestrelli nella SS
Lazio, sono riusciti a fare la stessa cosa, in poco tempo.
Era il tentativo della dirigenza del club di dare una sterzata decisiva alle sorti di una squadra che non riusciva a vincere
da una decade, e sembrava essere caduta in una spirale discendente senza fine e senza via di uscita.
Gli storici “nemici” dei Rangers, ormai non avevano più nulla da temere dai loro storici rivali cittadini. Chi è stato nella
città scozzese, sa bene quanto è importante il derby da queste parti. Non è solo una semplice rivalità calcistica, come
nella stragrande maggioranza delle sfide stracittadine del mondo, ma ha anche connotazioni religiose, sociali e
politiche.
Cattolici contro protestanti, repubblicani contro monarchici, Irlanda contro Regno Unito, il derby di Glasgow è anche
questo.
Il 31 gennaio del 1965, la dirigenza del Celtic, annuncia l’arrivo di Jock Stein, ma il suo esordio sulla panchina dei
Bhoys, ci sarà solo il 10 marzo, nella gara in trasferta contro gli Airdrieonians.
Il Celtic, quel giorno, era solo sesto in classifica, ben sette punti sotto il Dunfermline e gli Hearts, che guidavano la
classifica. Stein fece scendere in campo, questa formazione : Fallon, Young, Gemmell, Clark, McNeill, Brogan,
Chalmers, Murdoch, Hughes, Lennox, Auld. Sette di loro saranno in campo, due anni dopo, nella finalissima che
porterà la Coppa dei Campioni nella città di Glasgow.
Con Stein in panchina, il Celtic vincerà questa gara per 6-0 e il suo attaccante Bertie Auld, segnerà addirittura cinque
reti, in una gara che resterà memorabile. I tanti tifosi che affollarono Broomfield, quel giorno, videro una formazione in
salute, che giocava finalmente un buon calcio, ma soprattutto, galvanizzata del nuovo allenatore.
Le facce sorridenti immortalate dai fotografi dell’epoca, di Stein e Auld che uscivano dal campo di gioco,
evidenziavano già che qualcosa stava cambiando e in meglio, in seno alla squadra.
Dopo questa bella vittoria, le speranze dei tanti tifosi dei Bhoys che affollarono il Celtic Park, in una giornata di
pioggia, per la gara successiva di campionato, sembrarono andare tristemente deluse. Il Celtic fu sconfitto in casa dal St
Johnstone e Bertie Auld, fallì il calcio di rigore del possibile pareggio. Le barricate erette dal St. Johnstone impedirono
agli uomini di Stein di potersi esprimere come nella partita precedente. C’era ancora tanto da lavorare, questo era
evidente.
Nel match programme della partita, intanto, Jock Stein aveva fatto capire di che pasta era fatto dichiarando che aveva la
piena responsabilità non solo della gestione della squadra, ma anche dei nuovi giocatori che sarebbero arrivati. Tutti i
meriti e tutti gli sbagli sarebbero stati da addebitarsi a lui.
Dopo questa sconfitta si rese però conto che, con solo sette partite da giocare, la corsa verso il titolo era davvero
difficile, e quindi pensò di concentrarsi principalmente sulla Coppa di Scozia. Era tempo di tornare a vincere !
Infatti, in occasione della gara di campionato che il Celtic giocò il 20 di marzo in trasferta con il Dundee, Stein apportò
diverse modifiche alla formazione titolare: Jim Kennedy sostituì Gemmel, Johnny Clark fu spostato a sinistra con
Bobby Murdoch che andò sulla corsia di destra. Al posto di Brogan tornò in squadra il giovane folletto, Jimmy
Johnstone, che sarà anche autore di una rete.
Il risultato finale al Dens Park fu di 3-3, una partita rocambolesca con tante occasioni da ambo le parti, che fu giocata
con il piglio giusto dai ragazzi di Stein.
Solo due giorni dopo, il Celtic affrontò la vecchia squadra di Stein: gli Hibs. Qualche commentatore malizioso, disse
che nella gara precedente aveva risparmiato qualche calciatore importante e fatto degli esperimenti, proprio per ben
figurare contro i suoi ex giocatori ed i suoi ex dirigenti.
La gara si giocò di lunedì, un fatto piuttosto inusuale allora, ma dovuto al fatto che entrambe le formazioni, il sabato
successivo sarebbero state impegnate nelle importanti semi finali della Coppa di Scozia.
La formazione degli Hibs era ora allenata da Bob Shankly, fratello della leggenda del Liverpool FC, Bill. Tuttavia, si
vedeva ancora la mano di Stein nel modo di giocare dei suoi ex calciatori: loro, ovviamente, ci tenevano a far bella
figura con il vecchio maestro.
Ben 190.00 tifosi erano sugli spalti del Celtic Park quella sera, nonostante il tempo fosse davvero inclemente. Pioggia e
freddo sferzavano la città e lo stadio scozzese.
La partita era appena iniziata e dopo solo ventidue minuti dal fischio d’inizio, gli Hibs erano già in vantaggio di tre reti.
Il numero sette degli Hibs, Neil Martin giocò una partita magistrale coadiuvato da Pat Quinn e Willie Hamilton, che
corsero a perdifiato per tutta la gara. Proprio sulla corsia di destra del campo, arrivarono i maggiori pericoli, per la
retroguardia del Celtic.
I giocatori biancoverdi riuscirono a realizzare due reti con Lennox, ma il pubblico abbandonò lo stadio visibilmente
insoddisfatto. Alla fine il risultato finale sarà di 4-2 per gli Hibs, che segnarono ancora al 40° del primo tempo.
Il 27 marzo arriva, però, l’incontro più importante per Stein da quando è arrivato alla guida del club di Glasgow: la
semifinale di Coppa di Scozia contro il Motherwell. Sfumata ogni possibilità di vincere il campionato, questa gara è
fondamentale per tornare a vincere qualcosa di importante e il nuovo tecnico ne è consapevole e capisce che non è più
tempo di sbagliare.
Stein schiera una formazione differente rispetto alla gara con gli Hibs: Jimmy Johnstone torna titolare e Charlie
Gallagher, a sorpresa, gioca come ala destra.
All’ Hampden Park ci sono, quella sera, ben 52.000 spettatori, il 90% dei quali sono tifosi del Celtic. La partita è
importante e loro vogliono dare il loro apporto.
Il Motherwell sorprende tutti, iniziando la gara in attacco e per nulla intimorito dai tanti tifosi avversari e dal clima che
si respira allo stadio. Al 10’ del primo tempo, McBride ( che poche settimane dopo passerà proprio al Celtic ) porta in
vantaggio la sua formazione.
Il silenzio cala sull’Hampden Park. Il Celtic però non ci sta a perdere ed inizia ad attaccare a testa bassa, così al 20’
Johnstone si libera sulla destra, serve il solito Lennox che realizza il pareggio.
Lo stadio tira un sospiro di sollievo, ma per poco, il Motherwell, passa nuovamente in vantaggio ancora con il solito
McBride, La gara sembra segnata. Un velo di tristezza cala sullo stadio.
Ma il Celtic ha il secondo tempo a disposizione per pareggiare i conti e, soprattutto, per non essere estromesso da questa
importante e fondamentale competizione. All’inizio della ripresa due giovani tifosi del Celtic vengono presi dalla
polizia e portati attraverso il campo di gioco fuori dallo stadio.
L’atmosfera è elettrica. Stein lo sa e rassicura nell’intervallo i suoi ragazzi, li invita a non scoraggiarsi, perché possono
recuperare lo svantaggio giocando come sono capaci di fare.
Johnstone, ad inizio della ripresa, viene atterrato nell’area del Motherwell, l’arbitro sembra indicare il dischetto, ma
invece concede solo la rimessa dal fondo: il pubblico è furibondo.
Al 60’, però, Auld in uno dei tanti furiosi attacchi del Celtic riesce a pareggiare. Il risultato resterà poi fermo sul
risultato di 2-2.
La gara sarà ripetuta pochi giorni dopo, ma arrivano le prime critiche all’allenatore Stein. I giornalisti dell’epoca gli
rimproverano delle scelte, a loro dire, poco oculate e lo invitano a cambiare formazione, per la ripetizione della gara.
Dopo quattro giorni di critiche aspre e, spesso, anche fuori luogo, il Celtic torna in campo, determinato come non mai a
superare il turno. Stein per stemperare la tensione, anziché fornire la formazione 24 ore prima dell’inizio della gara,
decide di darla solo negli spogliatoi prima dell’inizio dei fatidici novanta minuti di gioco.
La formazione sarà uguale a quella della partita precedente con la sola eccezione di Chalmers al posto di Johnstone, che
pur aveva ben giocato nella precedente gara. Stein è sicuro di sé e delle sue scelte e non cede alle critiche della stampa.
Lui solo è al comando e sa cosa deve essere fatto.
All’Hampden Park ci sono ancora tantissimi tifosi, dei 59.000 presenti, la maggioranza sono del Celtic.
Il Celtic gioca la sua migliore partita da quando Stein è il suo allenatore, c’è qualcosa di magico che sembra legare,
giocatori, tecnico e tifosi quella sera. Arriva una vittoria per 3-0 ma, con maggiore fortuna i Bhoys avrebbero anche
potuto segnare sette, otto reti.
La sua superiorità è evidente, il morale alle stelle. Gli uomini di Stein sono finalmente consapevoli del loro valore.
Niente potrà più fermarli.
Giusto il tempo di festeggiare e si torna in campo per giocare il 3 di aprile in casa, in campionato, contro il Third
Lanark, ottenendo una vittoria per 1-0 e solo quattro giorni dopo, in trasferta a casa degli Hibs, vincendo nuovamente
questa volta per 4-0.
Sembra proprio che, finalmente, il Celtic sia sulla buona strada anche se queste gare di campionato sono solo delle
buone partite di preparazione per la finale di Coppa che si giocherà il 24 di aprile del 1965.
Il 14 ed il 17 di marzo ci saranno ancora due gare di campionato da disputare, ma questa volta arriveranno due sconfitte,
contro il Falkirk in trasferta per 6-2 e in casa per 2-1 con il Partick Thistle. I giocatori sono tutti con la mente alla
finalissima che li attende tra pochi giorni.
Non vogliono assolutamente mancare il loro appuntamento con la storia.
Finalmente arriva il fatidico 24 marzo del 1965, per tanti tifosi del Celtic, questa sarà la data che cambierà la storia del
loro club. La conferma di questo “credo” arriverà anni dopo, quando Stein intervistato proprio in merito a questa partita,
sottolinerà che la cosiddetta “ Golden era “ del Celtic inizia proprio in questa giornata.
Al Parkhead Park ci sono più di 108.000 spettatori, tantissimi per quei tempi. La maggior parte, sono, ancora una volta,
i tifosi biancoverdi di Glasgow.
Il Celtic, con la classica maglia bianca con le righe orizzontali verdi a maniche lunghe, pantaloncini bianchi e calzettoni
verdi con due righe bianche orizzontali, scende in campo con questa formazione: Fallon, Young, Gemmel, Murdoch,
McNeil, Clark, Chalmers, Gallacher, Hughes, Lennox e Auld.
I suoi avversari sono il Dunfermline Athletic, nelle cui fila gioca Tommy Callaghan, un centrocampista che, voluto
fortemente da Stein, poi diventerà uno dei beniamini della tifoseria di Glasgow.
Il Celtic non vince un trofeo dal lontano 1957, tanto, troppo per una formazione prestigiosa come quella biancoverde.
Molti giocatori, prima dell’arrivo di Stein, pensavano che questa squadra non avesse futuro e presero in considerazione
anche l’ipotesi di un trasferimento. Cosa che sembrava impossibile fino a pochi anni prima. Comunque Bobby Lennox,
pensa seriamente di andare a giocare in Australia e Billy McNeil di cambiare comunque aria.
Solo poco tempo prima, se qualche tifoso del Celtic avesse detto che sperava anche solo di arrivare in finale dalla
Coppa di Scozia l’avrebbero tutti preso per pazzo, infatti Il Dunfermline Athletic è una squadra forte ed attrezzata, che
in quella stagione arriverà seconda in campionato, un solo punto dietro ai vincitori del Kilmarnock. Quel giorno di
marzo del 1965 erano considerati i favoriti da stampa e addetti ai lavori.
Nel Kilmarnock giocano dei calciatori di talento come il difensore John Lunn, il centrocampista Alec Edwards e
l’attaccante Harry Melmose, beniamino dei suoi tifosi.
Però si trattava di una finale dove tutto era possibile e i tifosi del Celtic assiepati sulle gradinat quel giorno. erano pronti
a dare il loro massimo affinché i pronostici fossero sovvertiti.
Fu una partita dura, combattuta alla morte da entrambe le formazioni.
Il primo tempo si concluse con il Dunfermline Athletic in vantaggio per 2-1. Stein non sembrava però troppo
preoccupato, anzi, al rientro negli spogliatoi disse ai suoi giocatori : “non vi preoccupate, giocate come sapete fare ed i
risultati arriveranno”.
Inizia il secondo tempo ed il Celtic riesce subito a pareggiare al 52’ con Auld. I tifosi del Celtic, capiscono l’importanza
del momento ed il loro incitamento diventa sempre più continuo ed assordante. Lo stadio è una bolgia infernale !
La gara però continua ad essere molto equilibrata e sembra che il risultato di parità non debba essere modificato.
Mancano solo otto minuti al fischio dei novanta minuti di gioco quando il Celtic tira un calcio d’angolo con Charlie
Gallagher: il suo lancio millimetrico arriva proprio sulla testa del difensore McNeill, che insacca il pallone alle spalle
del portiere Herriot.
Fu proprio Stein a dire a Billy McNeill di spingersi in avanti in occasione dei calci piazzati sul finire della gara, prima
di allora i difensori erano rimasti sempre dietro nella loro area, nel timore di eventuali contropiedi avversari.
Al fischio finale i tifosi del Celtic celebrano la vittoria come se avessero vinto il trofeo più prestigioso del mondo, tanta
era la loro fame di vittoria in quegli anni. I festeggiamenti durarono tutta la notte e in tanti tornarono a casa a notte
fonda ubriachi.
Ecco come descrive quella indimenticabile giornata Bob, un tifoso del Celtic che era sugli spalti quella notte :
“Mio padre mi portò a vedere questa partita come regalo per il mio quindicesimo compleanno.
Al momento, vivevamo in Aberlour sulla Speyside e dovevamo prendere un treno per andare a Glasgow. Mi ricordo
ancora, come se fosse oggi, di quando camminavo per raggiungere lo stadio di Hampden Park e di come rimasi colpito
sia dall'altezza dei piloni dei riflettori sia dal numero dei tifosi che stavano dirigendosi verso gli ingressi.
Non riesco a ricordare tanto del primo tempo, ma mi ricordo molto bene della ripresa, in particolare del fantastico
goal di Billy. Nella mia mente vedo ancora Charlie calciare la palla, e Billy che si innalzava al di sopra a tutti e di
testa realizzava la rete della nostra vittoria. Ricordo bene anche John Fallon che per festeggiare la rete del suo
compagno di squadra si aggrappò alla traversa della sua porta.
Eravamo seduti nel South West Stand quindi avevamo una buona visuale e potemmo vedere Billy, che alzava la coppa
al cielo.. Dopo i miei ricordi sono un po’ sfocati, fino a quando non siamo arrivati a casa che erano quasi l’ una di
notte, ed abbiamo trovato il resto della famiglia in piedi ancora a festeggiare.
Quel giorno è stato l’inizio del nostro periodo più bello e vincente !”
Quel giorno la storia del Celtic cambiò, i giocatori sfiduciati e tristi, che Stein aveva trovato al suo arrivo sulla panchina
dei Bhoys, si erano trasformati in calciatori fiduciosi dei propri mezzi e pronti a lottare e a sacrificarsi per il bene
comune. Tutto era possibile, tutto poteva accadere.
Quel giorno iniziò il percorso che avrebbe portato il Celtic alla vittoria più bella della sua lunga storia, quella di
Lisbona.
1965-66: arriva anche la vittoria del campionato
"We don't want to live with history, to be compared with legends from the past. We must make new legends."
Jock Stein
Il 5 giugno del 1965, arriva al Celtic il primo giocatore fortemente voluto da Stein, è Joe McBride prelevato dal
Motherwell. Joe è un attaccante ma, soprattutto, un tifoso dei Bhoys, nonostante sia nato, non troppo lontano, dallo
stadio dei cugini dei Rangers.
Diventerà, col passare del tempo, un giocatore fondamentale per le fortune della formazione di Glasgow.
Quest’anno il Celtic dovrà far bene non solo in campionato e nelle due principali coppe di Scozia (la Coppa di Lega e la
Coppa di Scozia ), ma anche nella prestigiosa Coppa delle Coppe.
Sarà una stagione importante !
Dopo le solite amichevoli di preparazione estive, vinte con gli irlandesi dello Shamrock Rovers per 7-0 e con gli inglesi
del Sunderland per 5-0, la stagione ufficiale inizia con la Coppa di Lega.
Il Celtic è nel gruppo 1, insieme con il Motherwell, il Dundee e il Dundee United. Un sorteggio indubbiamente alla sua
portata, nonostante le formazioni avversarie non siano assolutamente da sottovalutare.
La squadra di Glasgow vincerà il girone guadagnando otto punti e arriverà, senza grandi difficoltà, fino ai quarti di
finale.
Il campionato, invece inizia, il 25 di agosto del 1965 con una vittoria netta in trasferta per 4-0 in casa del Dundee
United, bissata poi con un’altra vittoria, l’11 di settembre, con il Clyde per 2-1, a Glasgow. Il 15, per i quarti di finale di
Coppa di Lega, il Celtic affronta il Raith Rover, la partita terminerà per 8-1 per i biancoverdi. Sarà una partita senza
storia in cui la supremazia del Celtic non fu mai messa in discussione.
Il 18 di settembre arriva la prima delusione della stagione: una sconfitta per 2-1 nel derby di Glasgow contro i Rangers.
Il 29 settembre, con il morale sotto ai tacchi per l’inopinata sconfitta nel derby dell’Old Firm, c’è il tanto atteso esordio
in Europa, quando si dovrà andare in Olanda, per la Coppa delle Coppe, a giocare contro la quotata formazione dei Go
Ahead Eagles. La partita, si concluderà con una bella vittoria per 6-0, dopo una gara giocata all’attacco e senza alcun
timore di trovarsi su un campo sconosciuto. I Bhoys con il loro calcio offensivo e spumeggiante surclassano nettamente
i loro colleghi olandesi.
Il mese di settembre si chiude in maniera tutto sommato positiva, con il solo neo importantissimo però per la tifoseria,
della sconfitta nel derby cittadino. Ma si capisce che la squadra c’è, che la sconfitta nel derby, per quanto dolorosa, è
stata solo un brutto incidente di percorso.
Ad ottobre, arriva un altro importante trofeo per il Celtic di Stein.
Dopo la semifinale con gli Hibs pareggiata prima per 1-1 e vinta per 4-0 nella ripetizione, la finale della Coppa di Lega
sarà proprio contro gli storici rivali cittadini dei Rangers.
La gara si gioca il 23 ottobre all’Hampden Park. C’è la volontà di rifarsi del derby perduto solo poco tempo prima.
Giocatori e tifosi sono sulla stessa lunghezza d’onda.
Sugli spalti, ci sono quasi 108.000 spettatori, suddivisi in parti uguali tra tifosi dei Rangers e del Celtic.
La partita sarà dura e spigolosa, come lo sono generalmente tutti i derby stracittadini, infatti nel primo tempo ci saranno
ben cinque giocatori ammoniti e anche due rigori a favore del Celtic.
Li realizza con freddezza da veterano John Hughes.
Nella ripresa, l’esperto portiere del Celtic, Ronnie Simpson, che aveva guadagnato il posto di titolare a scapito del
giovane Fallon, compirà degli interventi prodigiosi e salverà a più riprese la sua porta. Capitolerà solo allo scadere,
perché un tiro da lui respinto carambolerà sulla testa del difensore Ian Young, entrando in rete, nella più classica e goffa
delle autoreti.
Il Celtic vince, così, un altro importante trofeo: la coppa di Lega. Stein ed i suoi ragazzi sono sulla buona strada, quella
che porta alle vittorie.
Una bella giornata, che però sarà macchiata dagli incidenti scatenati dai tifosi dei Rangers. Dopo la consegna della
Coppa di Lega nelle mani del capitano dei Bhoys, Billy McNeill, mentre i giocatori del Celtic stavano facendo il giro di
campo, alcuni tifosi dei Rangers entrarono in campo, cercando di raggiungere i calciatori biancoverdi, che rientrarono
velocemente negli spogliatoi.
Per fortuna i tifosi del Celtic rimasero fermi ai loro posti e quindi si evitarono incidenti ben peggiori, come quando nel
lontano 1909, i tifosi di entrambe le squadre si affrontarono in campo, bruciando addirittura le porte ed il recinto di
gioco.
Di fronte a questi brutti episodi, la federazione calcistica scozzese, vietò il giro di campo celebrativo all’ Hampden Park
per ben dieci anni.
I mesi di novembre e di dicembre portarono altre belle vittorie in campionato ( bella particolarmente quella per 8-1
contro il Morton proprio nel giorno di Natale ) ed il passaggio del turno in Coppa delle Coppe contro i danesi dell’
Aarhus.
Il 1965 si chiudeva così con due coppe vinte, la qualificazione in Coppa delle Coppe e la speranza di poter vincere
anche il campionato.
La cura Stein aveva funzionato ed il Celtic era tornato ad essere protagonista in Scozia ed in Europa.
Il 1966, calcisticamente parlando, inizia proprio il 1 di gennaio con una bella vittoria in trasferta in casa del Clyde, per
3-1, solo due giorni dopo si disputa nuovamente il derby di Glasgow, questa volta al Celtic Park. I Bhoys sono i favoriti,
ma i tifosi dei Rangers, chiedono ai loro giocatori una dimostrazione di orgoglio: sopperire con la grinta al minor tasso
tecnico e soprattutto vendicare la sconfitta in finale di Coppa di Lega.
Nei derby, contano di più volontà e grinta. I tifosi dei Rangers ci sperano.
La giornata è freddissima, come sanno esserlo in Scozia in questo periodo dell’anno, il campo è parzialmente ghiacciato
e una nebbiolina incombe minacciosa. Insomma, le condizioni non sembravano proprio ideali per giocare a football.
I giocatori biancoverdi, che indossano scarpini appositi per i campi ghiacciati, scendono in campo ben determinati a
vincere questa gara.
Nonostante i loro attacchi e la loro supremazia, non riescono, però, a sbloccare il risultato nei primi quarantacinque
minuti di gioco. I tifosi dei Rangers sono ottimisti, pensano che gli sforzi sostenuti dai giocatori del Celtic si faranno
sentire nella ripresa e che, con molta probabilità, avranno un prevedibile calo di forma.
Ma si sbagliano… Chalmers al 49’ ed al 62’ realizza due reti che frantumano le speranze dei Rangers. Ma non finisce
qui, perché al 69’ al 79’ con due tiri dalla lunga distanza di Gallagher e di Murdoch e al 90’ ancora con Chalmers, il
Celtic si porta sul 5-0.
Solo a tempo scaduto, Wilson realizza la rete della bandiera, per i blu di Glasgow.
E’ una grande vittoria per gli uomini di Stein, che dimostrano a tutta la Scozia, che ormai possono battere qualsiasi
formazione, senza troppi problemi.
A fine gara i giocatori del Celtic, infatti, dissero, quasi a celebrare la loro superiorità, che avevano solo temuto che
…l’arbitro Tiny Wharton, potesse sospendere la gara per scarsa visibilità.
Dopo una vittoria in casa per 1-0 contro il Dundee, il Celtic deve affrontare i temibili sovietici della Dinamo Kiev, per i
quarti di finale della Coppa delle Coppe.
Il Celtic che scese in campo quella sera con un’inusuale maglia verde con pantaloncini e calzettoni verdi, riuscì invece a
sbarazzarsi della formazione sovietica con un rotondo 3-0, grazie anche alla fantastica prestazione di Bobby Murdoch,
che lasciava ben sperare per la gara di ritorno.
Tre giorni dopo arrivò la prima sconfitta del 1966, in casa dell’ Aberdeen per 3-1. I giocatori che non avevano ancora
smaltito la stanchezza della gara di Coppa delle Coppe, giocarono una gara al di sotto delle loro abituali potenzialità.
Dopo la vittoria di misura contro il Motherwell, ottenuta al Celtic Park, la formazione di Stein vola in Unione Sovietica
per la gara di ritorno contro la Dinamo Kiev.
Per le condizioni di tempo sfavorevole la partita si giocherà a Tbilisi in Georgia anziché a Kiev.
Nonostante il clima impervio ed un lungo viaggio in aereo, la formazione di Glasgow riuscirà a pareggiare la partita per
1-1, grazie ad una rete di Gemmell ed a qualificarsi per le semi finali.
Nel mese di febbraio inizia anche la Coppa di Scozia, il Celtic passa facilmente il primo turno eliminatorio,
sconfiggendo senza troppi problemi lo Stranraer, formazione di division two, per 4-0.
Dopo una bella vittoria sul Falkirk, in campionato per 6-0, arriva anche la vittoria in Coppa di Scozia, per 2-0, in
trasferta con il Dundee.
Il cammino del Celtic sembra davvero inarrestabile. Il mese di marzo si chiude ancora, con due vittorie importanti, il 26
al Celtic Park, contro il Dunfermline Athletic nella semi finale della Coppa Di Scozia ed il 29, in trasferta per 2-0, in
casa del Kilmarnock.
Purtroppo il mese di aprile “regalerà” delle brutte sorprese ai tifosi del Celtic, proprio quando sembrava che tutto
potesse andare bene.
Il 14 aprile, arriva al Celtic Park, nientedimeno che il famoso Liverpool FC per le semifinali di Coppa delle Coppe. Una
formazione inglese che affronta una scozzese, una partita che comporta anche connotazioni politiche e storiche. Una
partita importante che tutti vogliono vincere.
Entrambe le formazioni guidavano i rispettivi campionati ed erano allenate da due uomini che avrebbero cambiato la
storia dei loro club : Stein e Shankly. I tifosi del Celtic, nei giorni precedenti l’incontro avevano formato lunghe file
davanti alle biglietterie in cerca dell’agognato tagliando. Quell’anno, poi, la finale si sarebbe giocata a Glasgow: un
appuntamento che i Bhoys non volevano assolutamente mancare. L’occasione era troppo allettante, giocare la finale in
casa era il sogno di ogni giocatore e di ogni tifoso del Celtic.
Però come spesso accade per le partite importanti e sentite, lo spettacolo in campo non sarà dei più esaltanti. Troppo
alta era la posta in palio. Gli 80.000 che quella sera erano al Celtic Park, uscirono delusi dallo stadio. Il Celtic spavaldo
ed arrembante visto in tante altre partite, quella sera non si vide.
Il primo tempo fu noioso, il Liverpool pensava principalmente a difendersi e i centrocampisti del Celtic sembravano
davvero non essere in serata, lenti e compassati come non mai. Troppi i palloni gettati nel mezzo dell’area dei Reds, alla
“viva il parroco”, che furono facile preda dei loro esperti ed alti difensori.
Nella ripresa, il Celtic diventa più intraprendente, perché dovendo giocare la gara di ritorno a Liverpool, sa benissimo
che il risultato a reti bianche non può assicurare neppure un minimo di tranquillità. Johnstone inizia finalmente ad
essere più incisivo ed ad esprimersi come è capace di fare. Con i suoi famosi dribbling mette spesso in difficoltà i
terzini dei Reds.
Al 52’ Murdoch fugge sulla destra, passa la palla a Chalmers che dal fondo serve Lennox che realizza la rete del
vantaggio per gli uomini di Stein. Lo stadio che aveva visto tutta la gara con il fiato sospeso, finalmente si scalda e i
cori di gioia partono ritmati dalle gradinate.
Il Liverpool ora decide di abbandonare la sua tattica attendistica perché capisce che non può rischiare di subire un’altra
rete, compromettendo così la gara di ritorno in Inghilterra. St John ha anche una buona occasione per pareggiare ma
Simpson fa buona guardia.
La gara termina con il risultato di 1-0, una dote non ricchissima, in previsione della gara di ritorno che si giocherà nella
città inglese, tra solo una settimana.
Dopo un pareggio per 0-0 in casa dell’Hibernian, in campionato il Celtic deve affrontare due partite che possono
segnare la sua stagione : il 19 aprile la gara di ritorno a Liverpool contro la formazione di Bill Shankly e solo quattro
giorni dopo, il 23 la finale della Coppa di Scozia contro gli storici rivali cittadini dei Rangers.
Tutto in pochi giorni, una stagione che si deciderà in pochissimo tempo.
Stein, nel corso del 1966, in alcune interviste rilasciate alla stampa, aveva fatto intendere quanto tenesse che i suoi
ragazzi facessero bene in Europa. Voleva portare una coppa prestigiosa nella sua città.
Il 19 aprile ad Anfield tutto è pronto per la grande sfida. Lo stadio è completamente esaurito e i tifosi scozzesi sono ben
diecimila. Confidano in Stein e nei suoi ragazzi, sanno che la storia è a portata di mano, che manca davvero poco per la
finale da giocarsi nelle mura amiche.
Nella bolgia dello stadio del Liverpool però, quasi non si sentono. La serata è gelida e piove, piove a dirotto dall’inizio
della giornata e il campo è al limite della praticabilità.
Un giornale inglese il giorno dopo, nel commentare la partita, scrisse che il campo sembrava una piscina.
Ma, a detta di molti, i veri protagonisti di quella serata furono i tifosi inglesi della Kop, una delle curve più famose al
mondo, proprio per la sua passione ed il suo attaccamento viscerale alla propria squadra. Senza di loro, forse gli uomini
di Shankly, quella sera non sarebbero riusciti ad avere la meglio sulla forte formazione scozzese.
Nel primo tempo, il Liverpool attacca, senza sosta, con energia perché vuole a tutti i costi sbloccare il risultato prima
dello scadere dei primi quarantacinque minuti di gioco. Ma la difesa del Celtic è attenta e soprattutto imbattibile nel
gioco aereo. McNeill sembra essere ovunque, copre, chiude, rinvia. Un colosso. Anche i suoi compagni di reparto non
sono da meno Young, Gemmell e Murdoch sono insuperabili. Dei veri leoni.
Al 60’, Smith, che stava disputando un’ottima partita tra le fila dei Reds, ottiene un calcio di punizione, dopo essere
stato bloccato in maniera fallosa da tre giocatori scozzesi. Decide di tirare lui stesso il calcio piazzato, mai decisione fu
più giusta. Con un tiro preciso realizza la rete del vantaggio. Simpson può solo raccogliere la palla nella rete.
Anfield esplode !
Il Celtic che non aveva mai mostrato di essere in difficoltà, ma ora sembra fiutare il pericolo.
Solo sei minuti dopo, il Liverpool raddoppia, Callaghan riesce a far arrivare il pallone al centro dell’area scozzese,
affollata di calciatori, in cui Strong riesce a deviare in rete, segnando quel goal che significa la finale di Glasgow !
Proprio lui che, fino ad allora, era stato tra i più deludenti della sua formazione.
Il calcio è anche questo. E’ bello anche per questo !
All’ultimo minuto di gioco, però, il Celtic riesce a segnare quella rete che garantirebbe la finale, ma l’arbitro l’annulla
per fuorigioco.
Ma la rete era regolare, l’arbitro, giorni dopo, commentando le immagini televisive ammetterà il suo tragico errore. Un
errore importante, che priva la squadra di Stein di poter giocare la meritata finale di Coppa delle Coppe.
Dopo il fischio finale i tifosi del Celtic, famosi in tutto il mondo per la loro sportività, si lasceranno andare ad episodi di
violenza, all’interno dello stadio di Anfield.
Ma le delusioni, purtroppo, non erano ancora finite.
Il 23 di aprile, c’è la finale di Coppa di Scozia, i ragazzi di Stein l’affrontano stanchi e demoralizzati.
Al Hampden Stadium ci sono più di 125.000 spettatori, sono davvero in tantissimi. I tifosi dei Rangers, felici per
l’eliminazione in Coppa delle Coppe di cugini, sperano e pensano di potergli dare un altro dispiacere.
La gara sarà durissima, costellata di falli e di ammonizioni. Jim Forrest viene colpito duro da Bobby Murdoch, non
potrà giocare la ripetizione del match.
Un vero derby dell’Old Firm.
La partita è comunque equilibrata, nonostante la stanchezza, i ragazzi di Stein sono in partita e potrebbero anche
vincere, se il colpo di testa di McNeill, non si stampasse sulla traversa della porta difesa da Ritchie.
La gara finisce a reti inviolate e così deve essere ripetuta il 27 dello stesso mese.
Questa volta allo stadio ci sono meno spettatori, circa 95.000, ma il Celtic questa volta viene dato come favorito. Le
scorie della gara con il Liverpool, ormai, rappresentano solo un pallido ricordo.
Stein cambia due giocatori, rispetto alla gara precedente. Young prende il posto di Gallagher e Craig quello di Auld.
Il Celtic domina la partita, Murdoch e Auld giocano divinamente, creando occasioni su occasioni. Gli avanti
biancoverdi, tuttavia, commettono errori grossolani e non consoni alle loro capacità. McBride, Chalmers e Hughes
riescono a sbagliare goal che sembravano fatti.
Come spesso accade: chi sbaglia alla fine paga... Al 70’ Henderson tira dalla distanza, Murdoch respinge il pallone che
arriva sui piedi di Kai Johansen, e con un tiro potente e preciso dalla distanza realizza la rete che vale la Scottish Cup.
E’ la prima sconfitta di Stein in una finale.
La fortuna, anche questa volta, ha voltato le spalle ai suoi ragazzi. In due partite, che avrebbero meritato un altro esito,
il Celtic esce sconfitto, ma non ridimensionato.
C’è ancora un campionato da vincere.
Stein lo vuole e lo dice chiaramente ai suoi ragazzi. Nessun passo indietro !
Ci sono ancora solo tre partite da giocare e occorre vincerle tutte.
Il 30 aprile, il Celtic passa con facilità per 2-0 sul campo del Morton.
Il 4 maggio il Celtic che affronta al Celtic Park il Dunfermline Athletic, scende in campo, con un completo tutto verde.
La partita si mette subito male, Alex Ferguson segna per i Pars. Se il Celtic non vince, può dire addio anche al titolo di
campione di Scozia.
I suoi attacchi sono furiosi, il destino non può essere così avverso. Lennox, riesce a pareggiare e poco dopo, Jinky
realizza al 60’ la rete della vittoria decisiva.
Il 7 maggio si gioca la partita che vale la stagione in casa del Motherwell.
Il Fir Park è tutto esaurito, tantissimi sono i tifosi arrivati da Glasgow, le gradinate sono piene di sciarpe e bandiere con
i colori biancoverdi, la loro squadra non si laurea più campione di Scozia dal lontano 1954.
Troppo tempo, è ora di tornare a vincere !
E’ una bellissima giornata primaverile di maggio e l’entusiasmo è alle stelle.
Agli ordini del signor Crockett, Stein schiera questa formazione : Simpson, Craig, Gemmell, Murdoch, McNeill, Clark,
Johnstone, Gallagher, Chalmers, Auld e Lennox.
Nonostante la formazione di casa non abbia più nulla da chiedere al campionato, sa di essere sotto gli occhi di tutta la
Scozia e soprattutto non vuole salutare i suoi tifosi con una sconfitta.
La partita è spigolosa e tirata, il Celtic attacca ma la difesa del Motherwell tiene bene.
Nella ripresa, però la formazione di Glasgow passa realizzando quella rete che vale il campionato. Craig supera un
avversario e riesce a far arrivare il pallone a Lennox, che supera, con un tiro potente, il bravo McCloy.
I minuti finali sono pura accademia, il Celtic si limita a controllare il gioco in attesa del fischio finale.
Quello che accade al termine dei novanta minuti è indimenticabile. Alcuni tifosi del Celtic, pazzi di gioia, il termine
questa volta è davvero appropriato, si arrampicano sul tetto della tribuna a loro riservata. Sventolano le loro sciarpe, le
loro bandiere ed i loro stendardi.
I giocatori festanti al centro del campo li guardano increduli, poi corrono sotto di loro, in una celebrazione collettiva,
portando in trionfo il loro portiere, veterano di tante battaglie.
I cori vengono cantati all’unisono, squadra e giocatori sono una cosa sola.
Stein resta in disparte, perché il merito della vittoria è in gran parte dei suoi ragazzi, che hanno sofferto, sono stati
ingiustamente sconfitti nelle coppe, ma hanno avuto il grande merito di risollevarsi e di centrare questa storica ed
importante vittoria.
I tifosi restano sulle gradinate anche dopo che i ragazzi in maglia biancoverde escono dal terreno di gioco, poi
capiscono che la festa non può essere considerata tale, se non avessero omaggiato colui che questi ragazzi ha plasmato,
rendendoli vincenti.
Dagli spalti allora i tifosi iniziano a scandire il nome di Stein, del loro allenatore, del loro eroe.
Stein rimane ancora per un po’ ai bordi del campo, ma i tifosi non mollano, lo chiamano sotto il loro settore, senza la
sua presenza sarebbe stata solo una festa a metà.
Stein allora capisce e va sotto la curva, dove i tifosi invocano il suo nome ancora più forte. Un abbraccio forte e
caloroso li accomuna.
Il grande Celtic che dominerà l’anno seguente in Europa, è nato !