le competenze chiave dell`apprendimento permanente
Transcript
le competenze chiave dell`apprendimento permanente
LE COMPETENZE CHIAVE DELL'APPRENDIMENTO PERMANENTE: DEFINIZIONE, CLASSIFICAZIONI E PARADIGMI SOCIO-CULTURALI 1 INDICE INTRODUZIONE.............................................................................................4 CAPITOLO I L'apprendimento permanente:definizioni, scenari, percorso territoriali 1.1 Definizioni di apprendimento permanente....................................................6 1.2 Il sistema di individuazione e validazione degli apprendimenti...................9 1.3 La certificazione delle competenze.............................................................11 1.4 Verso la centralità della persona e un rinnovamento propedeutico alla riqualificazione degli apprendimenti: realtà o utopia?......................................13 1.5 L'apprendimento permanente nei diversi contesti formativi:......................14 CAPITOLO II Le otto competenze chiave per l'apprendimento permanente: approndimenti e specifiche 2.1 Ambiti contestuali e obiettivi.......................................................................21 2.2 Le competenze chiave: definizione, classificazione, caratteristiche attitudinali..........................................................................................................23 2.3 La comunicazione nella madrelingua..........................................................24 2.4 La comunicazione in lingua straniera..........................................................25 2.5 Competenza matematica e competenza di base in campo scientifico e tecnologico........................................................................................................26 2.6 la competenza digitale.................................................................................28 2,7 Imparare ad imparare...................................................................................29 2.8 Competenze sociali e civiche......................................................................30 2.9 senso di iniziativa ed imprenditorialità........................................................31 2.10 consapevolezza ed espressioni culturali....................................................32 Annotazione conclusiva.................................................................................... 32 2 CAPITOLO III L'apprendimento permanente nell'era della globalizzazione. Quali scenari? 3.1 i nuovi scenari dell'apprendimento permanente..........................................34 3.1.1I contesti globali........................................................................................34 3.1.2 Misure strategiche per la realizzazione di uno spazio europeo dell'apprendimento permanente........................................................................37 3.1.3 Definizione europea di apprendimento permanente.................................39 3.2 Strumenti strategici in materia di apprendimento.......................................40 3.2.1 Lavoro in partenariato per l'insieme delle attività di apprendimento.....40 3.2.2 Conoscenza della domanda di apprendimento........................................41 3.2.3 Determinazione delle risorse pertinenti...................................................42 3.2.4 Facilitazione dell'accesso alle opportunità di apprendimento................42 3.2.5 Creazione di una cultura di apprendimento............................................43 3.2.6 Massimizzazione esperienziale in materia di apprendimento e di servizi ad esso correlati................................................................................................43 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE............................................................45 BIBLIOGRAFIA.............................................................................................47 SITOGRAFIA..................................................................................................48 3 INTRODUZIONE Durante i primi anni del nuovo millennio, si assiste ad una crescente consapevolezza circa l'importanza e il valore dell'apprendimento permanente all'interno di una struttura societaria in continua evoluzione. In altri termini la mancata elusione delle competenze dai relativi processi formativi, diviene oggetto di approfondimento oggettuale ed empirico soprattutto nei contesti regolativi internazionali, sempre più propedeutici all'uso di precise linee strategiche atte a garantire a tutti la cosiddetta “piena cittadinanza” nella società dell'informazione. La Commissione Europea, a questo proposito, ha emanato nel dicembre del 2006 una Raccomandazione relativa alle competenze chiave per l'apprendimento permanente e, per l'occasione, ha specificatamente chiesto agli Stati membri di attuare politiche il più possibile coordinate rispetto all'obiettivo. In buona sostanza le direttrici promosse dall'Unione Europea hanno richiesto un cambiamento prospettico rispetto al tradizionale sistema educativo. A riguardo infatti l'attuale formazione, intesa come processo graduale, unico e continuativo, non sembra più idonea a fronteggiare i mutamenti in auge (e in divenire) dell'attuale società. Per potere replicare esaustivamente alla costitutiva instabilità dei saperi e alla tendenziale e precoce obsolescenza delle competenze acquisite, nei consueti contesti formativi, la Commissione Europea ha formulato delle proposte finalizzate a sviluppare nel cittadino, attraverso la mediazione di modelli, motivazioni e abilità, capacità di apprendimento idonee ad un aggiornamento e ad uno sviluppo conoscitivo congruo rispetto al contesto di vita e di lavoro individuale. La riflessione sulle competenze chiave dell'apprendimento/formazione permanente, intersecandosi con la programmazione scientifica e metodologica attuata soprattutto in Europa e negli Stati Uniti e, orientandosi verso le cosiddette “ generazioni tecnologiche della comunicazione” (specie social e 4 web) ha guadagnato maggiore attenzione nell'opinione pubblica e nell'agenda delle agenzie governative, nazionali ed internazionali. Le nuove frontiere tecnologiche costituiscono infatti il contesto più favorevole per l'espletamento di creatività individuali e la messa in atto di competenze maturate rispetto all'impiego di risorse mediali. Alla luce di tali considerazioni e, a seguito di adeguata ricerca testuale, la scrivente ha ritenuto opportuno suddividere l'elaborato, oggetto della presente trattazione, in tre capitoli orientati prevalentemente ad un approfondimento del tema oggettuale (apprendimento permanente) attraverso un'attenta analisi delle potenzialità apprenditive e delle competenze di livello strategiche e riflessive all'interno di un contesto societario in costante trasformazione. Nello specifico: • Il primo capitolo è stato centrato sulla definizione ed elaborazione del concetto di apprendimento alla luce dei cambiamenti epocali afferenti a ogni settore dello scibile societario; • il secondo, è stato volto ad illustrare, previa opportuna classificazione, le otto competenze chiave dell'apprendimento permanente come da regolamentazione europea; • il terzo capitolo infine è stato orientato ad un approfondimento tematico ascrivibile sostanzialmente alla descrizione degli scenari apprenditivi nell'era della nuova globalizzazione.. 5 CAPITOLO I L'APPRENDIMENTO PERMANENTE: DEFINIZIONI, SCENARI, PERCORSI TERRITORIALI 1.1 DEFINIZIONI DI APPRENDIMENTO PERMANENTE Nel contesto della riforma giuridica relativa alla regolamentazione del lavoro, una sezione apposita (nello specifico l'art. 4, commi 51-61 del Decreto legislativo n. 167/2011) è stata dedicata alla tematica dell'apprendimento permanente. La trattazione dell'argomento, in ambito giuridico, scaturisce da una forma di coscientizzazione socio-politica inerente il sistema di tutela e promozione del lavoro che, nell'attualità degli scenari sociali necessità di formazione, professionalità e competenza adeguate, più che di un impianto meramente formalistico costituito quasi esclusivamente da precetti, divieti e sanzioni.1 La riforma, se analizzata contestualmente alla normativa in materia di politica attiva sul lavoro ed incentivi occupazionali, può effettivamente sembrare lacunosa o comunque deludente dal momento che risulta scevra dei necessari raccordi istituzionali, normativi e concettuali concernenti il sistema formativo e professionale.2 Basti citare il mancato richiamo all'art. 6 del decreto legislativo n. 167/2011 sul rilancio dell'apprendistato nella molteplicità delle sue articolazioni tipologiche e contrattuali, per comprendere come il legislatore della riforma testé citata, abbia proceduto per compartimenti stagni, eludendo l'istanza di integrazione tra il sistema educativo di istruzione e formazione e il mercato del 1G. Battaglia, L. Casano, M. Tiraboschi, Apprendimento permanente e certificazione delle competenze cit.in: M. Tiraboschi, (a cura di) Standard professionali, formativi e certificazione delle competenze (2001), Giuffrè Milano, pp. 392-393. 2Ibidem. 6 lavoro.3 Al di là dei dettami e dei regolamenti normo-burocratici sopra accennati, tentiamo però in questa sede, di fornire dei termini “apprendimento permanente” un'interpretazione quanto meno idonea e nel contempo in linea con le direttive dell'Unione Europea. Con la denominazione apprendimento permanente si suole intendere qualsiasi attività di apprendimento espletata dagli individui in modo formale, non formale, informale nelle diverse fasi della vita, al fine di migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze, in previsione di una prospettiva personale, civica, sociale e occupazionale.4 L'art. 6 del Decreto legislativo n. 167/2011 oltre a fornire una spiegazione sufficientemente esaustiva dell'apprendimento permanente ne distingue anche i caratteri terminologici.5 Nello specifico definisce: • l'apprendimento formale: l'apprendimento scaturito a seguito del conseguimento di un titolo di studio nei contesti dell'istruzione e della formazione primaria, secondaria e universitaria; • l'apprendimento non formale: l'apprendimento inerente l'intenzionalità della realizzazione personale e professionale all'interno di un organismo educativo pubblico e/o privato; • l'apprendimento informale: l'apprendimento relativo alla realizzazione personale e professionale all'interno di un organismo educativo pubblico e/o privato, indipendentemente dall'intenzionalità medesima.6 Benché i commi 51-54 dell'art. 6 attribuiscano, seppur convenzionalmente, significati diversi alle varie forme di apprendimento apprese dall'individuo, in modo intenzionale, occasionale o funzionale nell'arco della sua vita, di converso ne eludono importanti fattori quali: la correlazione tra la 3Ivi. 4Ivi, p. 395. 5D.L. n. 276/2003 6G. Battaglia, L. Casano, M. Tiraboschi, op.cit.p.396. 7 classificazione testé enunciata e le politiche formative, la priorità tassonomica, gerarchica e valoriale dell'apprendimento, l'assenza di interazione tra gli aspetti formativi e gli intermediari del mercato del lavoro (domanda e offerta).7 In altri termini dalla lettura dei commi suddetti, sembra evincersi una riproposizione di un metodo governativo verticalizzato, all'interno del quale le decisioni operative e semantiche vengono strutturate in modo gerarchico (e talvolta gerarchizzante). 8 Inoltre prevale una sorta di sfiducia nell'efficacia del metodo popolare della sussidiarietà, nonostante l'elogio di strutture professionali ravvisabili in ulteriori articoli legislativi. Rappresentativa è in tal senso la parte finale del comma 51 che affida ad un incerto quanto ipotetico futuro, la possibile concretizzazione di competenze coerenti alla linea programmatica sopra accennata.9 Citiamo: “Individuazione e riconoscimento del patrimonio culturale e professionale comunque accumulato dai cittadini e dai lavoratori nella loro storia personale e professionale, da documentare attraverso la piena realizzazione di una dorsale informativa unica, mediante l'interoperabilità delle banche dati centrali e territoriali esistenti.”10 Ad un'attenta analisi testuale, si evince una criticità di giudizio che, pur nulla togliendo al contesto dell'inquadramento dell'apprendimento permanente, non ne valorizza sufficientemente le linee interpretative ed enunciative che, di converso, contribuirebbero a caratterizzare e definire il sistema dell'apprendimento in modo innovativo e determinante.11 7S. Cortellazzi, La formazione e i novi paradigmi produttivi, (1996), FrancoAngeli editore, Milano, pp. 69-70 8Rapporto della Commissione di studio e di indirizzo sul futuro della formazione in Italia,a cura di G. De Rita, Rapporto sul futuro della formazione in Italia, Novembre 2009, in www.isfol.it. 9G. Di Francesco, La validazione delle competenze in Italia ed in Europa, in: Rivista delle Politiche sociali (2006), n.4, cit in: G. Battaglia, L. Casano, M. Tiraboschi, op.cit.pp.395-396. 10G. Battaglia, L. Casano, M. Tiraboschi, op.cit.p. 396. 11Ibidem. 8 1.2 IL SISTEMA DI INDIVIDUAZIONE E VALIDAZIONE DEGLI APPRENDMENTI Dopo aver enunciato (ed interpretato) alcune delle definizioni, di natura normo-legislativa, relative al sistema nazionale di apprendimento permanente, tentiamo di indicare gli strumenti finalizzati a favorire la realizzazione della attività ad esso ascritte.12 Le ricerche effettuate dagli studiosi del mercato del lavoro in ordine all'integrazione di servizi formativi e professionali, hanno individuato, coerentemente al principio di sussidiarietà e al rispetto delle competenze programmatiche regionali, taluni criteri atti: 1)al sostegno e alla costruzione dei nuovi percorsi di apprendimento formale, non formale ed informale, miranti a correlare i fabbisogni individuali e societari con le reali necessità dei sistemi produttivi e territoriali di riferimento con particolare attenzione alle competenze linguistiche e digitali; 2) al riconoscimento dei crediti formativi e al riconoscimento delle competenze acquisite; 3) alla fruizione dei servizi di orientamento conoscibili o perfezionabili in itinere.13 Nonostante le intenzioni (buone) programmatiche del testo di legge, nella veridicità dei fatti, si ravvisa qualche perplessità, incentivata tra l'altro dalla cosiddetta marginalizzazione delle agenzie di lavoro, sempre meno funzionali all'incontro tra la domanda e l'offerta. In merito all'apprendimento permanente il testo di legge sembra prestare poca attenzione. Lo si rileva dallo scarso coinvolgimento o dall'esclusione dei soggetti privati del mercato del lavoro, della parti sociali chiamate in causa in quanto attori principali e dai Fondi interprofessionali per la formazione continua14 12M. Tiraboschi, Il testo unico sull'apprendistato e le nuove regole sulla certificazione dei tirocini, (2001), Giuffré Editore, Milano, pp. 10 e ss. 13E. Perulli, La valorizzazione delle competenze in impresa:note uniche tratte da un'indagine di sfondo per valutare l'utilizzabilità del libretto formativo nei contesti aziendali sull'individuazione e la validazione delle competenze in una prospettiva comparativa, cit in: G. Battaglia, L. Casano, M. Tiraboschi, op.cit.p.398. 14Ibidem. 9 Affinché un sistema organico, trasparente ed efficiente di apprendimento permanente possa appieno realizzarsi, è necessario individuare e validare anche gli apprendimenti non formali ed informali, facendo riferimento al sistema nazionale di certificazione delle competenze e ravvisabili nei commi 64-68 del citato Decreto.15 A tal proposito lo strumento cardine utilizzato dal disegno di legge, concerne l'adozione di uno o più decreti legislativi atti a definire le norme generali e i livelli essenziali delle prestazioni. L'individuazione e la validazione delle competenze, costituiscono l'essenza stessa delle competenze certificabili e dei crediti formativi riconoscibili ai sensi dei commi suddetti.16 Il testo di legge inoltre prevede che, l'erogazione del servizio in oggetto debba essere demandata a: soggetti istituzionalmente competenti in materia di istruzione, formazione e lavoro, imprese e loro rappresentanze, Camere di Commercio, industria, artigianato e agricoltura con esclusione però dei già nominati Fondi interprofessionali, che, nonostante l'esiguo coinvolgimento nelle attività propedeutiche alla formazione, potrebbero tuttavia usufruire di un bonus sufficiente all'erogazione di un servizio di tal genere.17 Le probabilità di rendere operative in tempi brevi previsioni di tal genere dipendono da svariati fattori, tutti essenzialmente relazionati a criteri direttivi generici e poco pragmatici. Infine nel tentare di scemare gli oneri della pubblica finanza, il testo di legge riconosce alle Regioni e alle Province autonome la facoltà di far pagare una quota a quanti (cittadini e lavoratori) richiedano la convalida dell'apprendimento non formale ed informale e la relativa certificazione delle competenze. Un'incoerenza questa, non solo rispetto al principio delle pari opportunità, ma anche rispetto alla realtà del mondo del lavoro, sovente non conciliabile con gli intenti ideologici della riforma in oggetto18 15M. tiraboschi, op.cit. p 398. 16Ivi, p. 399. 17Ivi. 18L.C. Thurow, La costruzione della ricchezza. Le nuove regole per gli individui, la società e le nazioni nell'economia della conoscenza (1999), Baldini & Castoldi, Milano, pp. 20-22. 10 1.3 LA CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE Affinché il sistema nazionale dell'apprendimento permanente possa essere realmente concretizzato, è necessario che venga coadiuvato dall'istituzione del sistema nazionale della certificazione delle competenze. Ad oggi, nonostante l'importanza della tematica, l'individuazione di standard omogenei a carattere nazionale indicata nel testo di legge e il costante richiamo nei documenti programmatici da parte di governi e strutture istituzionali, si rileva un'insoddisfazione di fondo relazionata all'esiguità dei progressi compiuti in tal senso.19 La definizione competenza certificabile, come indicata dal testo di legge (n. 167/2011) implica un insieme strutturato di conoscenze e di abilità riconoscibili anche come crediti formativi, previa apposita procedura di validazione nel caso si tratti di apprendimenti non formali ed informali. In riferimento a quest'ultima tipologia di apprendimenti, l'iter procedurale è strutturabile in tre fasi: 1. individuazione delle competenze; 2. susseguente validazione delle competenze ad opera di Enti, Imprese, Associazioni (pubbliche o private) Camere di Commercio etc; 3. certificazione a mezzo pubblico da parte dell'ente preposto.20 Il medesimo testo di legge, nel chiarire le modalità di individuazione delle competenze certificabili, ne individua appositi repertori codificati e strutturati a livello nazionale o regionale atti a riunire in un unico sistema nazionale i titoli d'istruzione e formazione delle cosiddette qualificazioni professionali.21 Tuttavia vi sono da rilevare dei rischi connessi all'iter burocratico testé enunciato quali: l'eventuale proliferazione di declaratorie professionali 19R. Sennet, Insieme. Rituali, piaceri, politiche della collaborazione, (2012), tr.it., Feltrinelli, Milano, pp. 12-14. 20Ibidem. 21E. Perulli, La valorizzazione delle competenze in impresa:note uniche tratte da un'indagine di sfondo per valutare l'utilizzabilità del libretto formativo nei contesti aziendali sull'individuazione e la validazione delle competenze in una prospettiva comparativa, cit in: G. Battaglia, L. Casano, M. Tiraboschi, op.cit.p. 19. 11 superflue, utopistiche e sovente obsolete e la corposa consistenza dei costi correlati ad un'eventuale attuazione.22 Di converso sarebbe quanto meno opportuno, come indicato dal comma 3 dell'art. 6 del decreto legislativo n. 167/2011, riqualificare l'apprendimento delle competenze, sulla base delle conoscenze e delle esigenze sociali ad esse ascritte, sì da evitare di incorrere, ancora una volta, in una sorta di metafora idealistica (e talvolta utopistica) lontana dalle reali e concrete necessità di una società, sempre più frequentemente, alla ricerca di identità professionali e occupazionali proprie.23 1.4 VERSO LA CENTRALITA' DELLA PERSONA E UN RINNOVAMENTO PROPEDEUTICO ALLA RIQUALIFICAZIONE DELL'APPRENDIMENTO: REALTA' O UTOPIA? Nonostante la riproposizione di strumenti strategici sostenibili (benché obsoleti) e il ridimensionamento di nuovi percorsi quali: la bilateralità, l'integrazione pubblico-privato per la gestione del mercato del lavoro, l'idea di una responsabilità diffusa e condivisa in materia di apprendimento e formazione professionale, sembra evincersi dalla riforma legislativa una più o meno cosciente volontà di rinuncia in ordine ad un intervento innovativo sul versante dell'apprendimento permanente.24 A riprova della suddetta affermazione la carenza e/o assenza di progettualità adeguate e adeguabili ai mutamenti sociali, culturali, politici inerenti l'attuale contesto societario. Quali le possibili conseguenze? La prima, definita istituzionale, è rappresentata 22Ivi. 23Ivi. 24R. Sennet, op.cit. pp. 400-403. 12 dalla cosiddetta circolarità tra il tempo della formazione e del lavoro.25 Se qualche tempo addietro, il problema formativo era direttamente connesso ad un possibile inserimento nel mondo del lavoro, nell'attuale scenario sociopolitico si evince un ridimensionamento professionale quale unica modalità di qualificazione individuale, personale e sociale. In altri termini non è più accettabile un ragionamento che disgiunga l'istruzione dalla professione. E' di converso auspicabile un parallelismo di intenti e di prospettive concrete non affidate come spesso accade, ad ideali demagogici e/o quanto meno retorici.26 Una seconda conseguenza è di natura pedagogica. Il vocabolo “apprendimento” infatti non può essere interpretato solo in modo meramente cognitivo, intellettuale o professionale. Il processo di globalizzazione in atto comporta, contestualmente, una corresponsabilità sociale, educativa e professionale innovativa, competente e integrativa atta al coinvolgimento di docenti, educatori, formatori e nuclei familiari.27 Di conseguenza l'espressione “apprendimento permanente” interpretabile in senso formale, informale o non formale, deve comunque essere adoperata in maniera inequivocabile e, se possibile declinabile con il sotteso concetto di “educazione permanente”.28 Le tematiche appena trattate, (la circolarità tra formazione e lavoro, la necessità di una formazione adeguata, la valutazione dell'apprendimento nei suoi diversi aspetti) seppur enunciate nella riforma, appaiono prive di efficacia, di coordinamento e di riflessione in ordine agli strumenti utilizzabili e ai soggetti coinvolti.29 Di converso è necessario che fattori quali l'intenzionalità, la libertà e la 25Ivi. 26L. Sciolla, Quale capitale sociale? Partecipazione associative, fiducia e spirito civico, (2003), in: Rassegna italiana di sociologia, n. 2, pp. 261 e ss. 27Ibidem. 28G. S. Becker, Human Capital: A Theoretical and Empirical Analysis, with Special Reference to Education, (1964), cit.in: J. Mincer, Studies in Human Capital, (1993), vol. 2, Columbia University Press, New York, pp. 41 e ss. 29Ibidem. 13 responsabilità delle formazioni sociali, entro cui ciascuno ha la possibilità di espletare il proprio percorso professionale, siano rivalutati scientemente nell'iter dei percorsi decisionali inerenti la scelta di modalità idonee alla promozione dell'apprendimento formale, non formale e informale di ogni individuo. Infine un rinnovamento nei processi di integrazione tra scuola e lavoro, e studio e impresa, in relazione ai principi di sussidiarietà ed economia sociale ad oggi vigenti, può contribuire a valorizzare e ad avvalorare il sistema degli apprendimenti secondo specifiche ed opportunità.30 1.5 L'APPRENDIMENTO PERMANENTE NEI DIVERSI CONTESTI FORMATIVI Nel paragrafo precedente si è accennato ad un sistema di apprendimento permanente come speculare ad un'idea di educazione permanente. Orbene l'interazione e l'integrazione dei due concetti, costituiscono la condizione fondamentale per lo sviluppo e il potenziamento delle capacità cognitive in contesti formativi differenti.31 In particolare l'apprendimento permanente, quale metodo di induzione per l'espletamento della potenzialità apprenditiva e delle competenze strategiche e riflessive, necessita, nel contesto delle nuove esigenze globali, di una ricollocazione non solo formativa, ma organizzativa che, coinvolgendo le strutture istituzionali in auge (scuola, università), contribuisca a riformulare le filosofie e i modelli di riferimento della nuova formazione.32 30Ivi, p. 43. 31A. Alberici, Una società a misura di apprendimento, Educazione permanente nei differenti contesti formativi, la possibilità di cambiare. L'apprendimento permanente come risorsa strategica della vita, Convegno, 3-4 Dicembre 2009, pp. 2-4 in:http://eur-lex.europa.eu/legalcontent/IT/TXT?uri=uriserv:c11090. 32Ivi, p.3. 14 Con il concetto di apprendimento permanente si rende concreto anche il principio della formazione permanente e si posta l'attenzione teorica e operativa, dalla su citata dimensione istituzionale, alle esigenze individuali e formative rilevabili nei diversi contesti personali e professionali. Considerando che l'uomo ha la capacità di creare e usare le conoscenze in modo efficace, intelligente e creativo, è basilare che si “costruiscano” vie di apprendimento idonee e adeguate alle possibilità di sviluppo di pensieri riflessivi/proattivi/critici.33 Negli ultimi anni evoluzioni, involuzioni e sconvolgimenti socio-politicoculturali, hanno indotto la società contemporanea a configurarsi come societàmondo. In altri termini si è entrati in un'era che, per complessità, è stata definita age of learning. Contestualmente anche l'apprendimento permanente (apprendimento lifelong) è divenuto, almeno formalmente, il referente antonomastico di organismi internazionali protesi alla concretizzazione di nuovi saperi.34 Proprio nell'age of learning (learning society ), il sapere e le conoscenze sono, via via diventati il nuovo capitale sociale per l'espletamento ed il perfezionamento di capacità e competenze. Alla luce di tali considerazioni si evince la configurazione di un nuovo sistema di apprendimento speculare al funzionamento dell'attuale sistema societario che, valicando la dimensione specifica dei percorsi di istruzione e formazione, si declina come potenzialità atta al coinvolgimento di tutti gli individui operanti nei diversi ambiti di vita (professionale, familiare, privato e sociale).35 La formazione sia essa un'idea, un limite, un concetto, un obiettivo, una metodologia, una pratica, deve poter orientarsi gradualmente alla creazione di condizioni di sviluppo adeguate alle reali possibilità di apprendimento anagrafiche e categoriali.36 Sulla base dei nuovi contesti tecnici, operativi, organizzativi, produttivi, 33Ivi, p.5. 34Ivi. 35Ivi, p.6. 36Ivi. 15 professionali, sociali e territoriali, diviene più che mai indispensabile valorizzare sia il potenziale apprenditivo umano, sia la dimensione riflessiva propria degli apprendimenti permanenti.37 In tal senso si auspica un approccio nuovo alla formazione che, coinvolgendo le politiche europee verso la definizione e adozione di piani strategici globali, garantisca, nel prosieguo, un completo accesso alla vita sociale, economica e politica dei cittadini europei.38 Gli atti di promozione inerenti l'alta formazione e la ricerca, sono ravvisabili in alcuni programmi promossi dalla Commissione Europea, quali: il Memorandum Lifelong Learning, il progetto “Realizzare uno spazio europeo dell'apprendimento permanente” del 2001 e il piano di intervento di recente ideazione, “Istruzione formale 2010” nel quale vengono definite ed enunciate le strategie globali per l'apprendimento permanente.39 Altre riforme pertinenti l'argomento in oggetto, sono state realizzate nel corso degli anni. Tra esse ricordiamo: la Dichiarazione di Copenhagen (2002), adottata dai Ministri dell'Istruzione di 31 paesi Europei e protesa a promuovere una maggiore cooperazione europea in materia di istruzione e formazione professionale, l'eventuale trasferimento dei crediti formativi per l'istruzione e la formazione professionale nonché l'elaborazione di principi comuni alla convalida dell'istruzione formale, non formale e informale.40 A riguardo nel 2004, congiuntamente a quanto sancito dalla citata Dichiarazione di Copenhagen, il Parlamento Europeo e il Consiglio hanno voluto istituire il pacchetto Europass sì da incentivare l'ideazione e, possibilmente, l'attuazione di progetti comunitari unici in merito alla trasparenza delle qualifiche e delle competenze professionali.41 In particolare, all'interno del percorso professionale relativo alle competenze delle qualifiche, è stato poi inserito il Quadro Europeo delle Qualifiche che, in 37Ivi. 38H. Jenkins con Ravi Purushotma, Margaret Weigel, Katie Clinton, Alice Robinson, Culture partecipative e competenze digitali, Media edication per il XXI secolo, (2010), Edizioni Angelo Guarini e Associati, p. 20. 39A. Alberici, op.cit. p. 6. 40Ivi. 41Ivi. 16 buona sostanza, rappresenta uno dei obiettivi concretamente raggiunti dal programma di lavoro “Istruzione e formazione 2010” avviato a seguito del progetto promosso dal consiglio di Lisbona nel 2000. L'importanza attribuita dall'Unione Europea all'apprendimento permanente in merito al raggiungimento degli obiettivi strategici di Lisbona (quali: la crescita economica, la competitività e l'inclusione sociale), è stata ancor più evidenziata nella Comunicazione della Commissione: “ Educazione agli adulti: non è mai troppo tardi per apprendere”.42 Nel quadro del dibattito internazionale (e talvolta nazionale) si è anche prestata attenzione alle competenze acquisite non soltanto nei cosiddetti canali formali dell'istruzione (scuola, università) ma anche in quelli alternativi, quali le imprese, i luoghi di lavoro, i settori del volontariato e più in generale le esperienze di vita.43 In tal senso si può sostenere che l'apprendimento e la valorizzazione delle competenze pregresse apprese nei contesti formali, non formali ed informali, sono diventati centrali nell'ambito di un percorso educativo volto all'apprendimento permanente e propenso al coinvolgimento di agenzie formative del ciclo superiore come le Strutture universitarie.44 Alla luce di tali considerazioni si evince una nuova visione prospettica dell'apprendimento permanente che viene così considerato, assieme all'aspetto formativo, risorsa basilare per la crescita umana e sociale e dunque risorsa per la stessa vita.45 Nell'ottica del nuovo sistema di apprendimento permanente (lifelong learning), è necessario però riuscire a valicare il semplice scambio di saperi, abilità, competenze tecnico-specialistiche e, di converso, puntare sullo sviluppo di aspetti riflessivi e procedurali delle competenze stesse quali: metacompetenze riflessive, proattive, critiche.46 42Ivi. 43H. Jenkins con Ravi Purushotma, Margaret Weigel, Katie Clinton, Alice Robinson, op.cit.pp.21-22. 44Ibidem. 45A. Alberici, op.cit. p. 7. 46Ivi, p. 8. 17 Il rinnovo della valenza interpretativa del concetto di apprendimento, (al di là di qualsivoglia definizione temporale e spaziale) sarà poi propedeutico allo sviluppo di adeguate strategie inerenti l'apprendimento permanente, attualmente costituito da una summa di conoscenze e abilità espletate da soggetti capaci di gestire e mobilitare le proprie risorse gnoseologiche ed esperienziali.47 “ Dunque soggetti capaci di avere un comportamento strategico rispetto alle sfide che i ruoli biologici, sociali e professionali propongono agli individui nel corso della loro vita nei diversi contesti che caratterizzano la lerning society, definita la competenza strategica dell'apprendere ad apprendere e che consente la mobilitazione delle risorse del soggetto, utili non solo per essere capaci di apprendere lifelong ma anche per mobilitare l'agire strategico e riflessivo nelle società complesse”48 L'asserzione dell'autrice (Aureliana Alberici) tende, a nostro parere, ad evidenziare un complesso strutturato di conoscenze e azioni, da sviluppare ed integrare scientemente, con l'ausilio di professionisti interattivi e interagenti nei processi di apprendimento formale, informale, non formale, culturale e sociale. In particolare con l'espressione “complesso strutturato di conoscenze” ci si intende riferire all'uso di strumenti specifici di carattere biografico/riflessivo (controllo dei processi metacognitivi e creazione di nuovi saperi); cognitivo (competenza simbolica relativa alla comprensione verbale e al ragionamento logico emozionale); emotivo (personale ed interpersonale); comunicativo e di ruolo.49 Le suddette elencazioni specificano, in modo trasversale rispetto alle dimensioni tecnico-specialistiche, la natura tipologica dell'apprendimento e della futura professionalità. In tal senso una possibile congiunzione tra l'apprendimento permanente come sviluppo della componente riflessiva delle competenze e le caratteristiche 47Ivi. 48Ivi. 49Ivi. 18 biografiche, proattive, cognitive, emotive e sociali della competenza dell'apprendere ad apprendere, sarebbe auspicabile per favorire il sorgere di nuovi contesti trasformativi e innovativi sia sul piano sociale, sia su quello economico produttivo.50 La riflessività di cui sopra, concepita come una specifica modalità della conoscenza, origina una sorta di rapporto sintonico tra la dimensione sociale (inclusi i contesti organizzativi e professionali) e le aspettative e le potenzialità individuali. Conseguenzialmente e, contestualmente alle esigenze personali e collettive, una visione rinnovata del ruolo e del valore della formazione sia da un punto di vista teorico, sia da un punto di vista pratico diviene fondamentale.51 Una nuova formazione, incanalata sui concetti di continuum, cambiamento, potenzialità apprenditiva ed esperienziale, capace di promuovere e sostenere le iniziative progettuali di individui protesi al cambiamento, comporta, anche in ambito politico, la creazione di condizioni atte al raggiungimento di finalità specifiche che, nel contempo siano garanti dell'esercizio della libertà, elemento irrinunciabile e indispensabile per qualsiasi essere umano.52 “Porre un individuo nelle condizioni di non poter dare al tempo dedicato allo studio, come risorsa di sua crescita personale, almeno valore uguale a quello dedicato al lavoro, per la paura/certezza di perderlo e per l'ansia di non ritrovarlo, nel contesto della progressiva precarizzazione del lavoro che caratterizza la società contemporanea, significa mettere all'ultimo posto nella scala dei valori anche la tanto decantata funzione del capitale umano.” 53 Dalle parole dell'autrice, si rileva la necessità di fornire risposte adeguate, in tema di formazione e apprendimento, agli utenti e ai loro bisogni formativi inediti e sovente inesplorati, attraverso il costante sviluppo di ricerche apposite, strategiche e propedeutiche al rinnovamento. 50Ivi. 51Ivi, p. 9. 52Ivi. 53Ivi, p.11. 19 A tal fine sarebbe auspicabile anche la “costruzione” di organizzazioni attive e partecipi al riconoscimento e alla validazione degli apprendimenti formali, non formali ed informali, capaci di coinvolgere anche le classiche Istituzioni (scuola e Università) nel processo di riforma degli apprendimenti.54 Tuttavia, in relazione a quest'ultimo aspetto, continuano a permanere nodi cruciali non sufficientemente “slegati” tra i quali: • l'eccessiva genericità dei modelli curricolari, scevri dalla logica delle competenze; • la carenza e talvolta assenza di chiarezza in ordine alla possibilità di sbocchi occupazionali relativamente al rapporto domanda-offerta di lavoro, • l'esiguità delle iniziative universitarie dedicate alla tematica in oggetto che, seppur valevoli e utili, rischiano di rimanere semplici appendici in alcun modo favorevoli al cambiamento di sistema sul piano culturale e organizzativo, di converso necessitante di continuità.55 Auspichiamo, in itinere, un consolidamento e un miglioramento culturale assieme ad una ricognizione e ad una riflessione sulle possibilità prospettiche dell'apprendimento (inteso come lifelonglearners) ed altresì una riorganizzazione territoriale, il più possibile funzionale ai cambiamenti esigibili da una struttura sociale in attesa di nuova configurazione. Nel prosieguo della presente trattazione, argomenteremo e delineeremo le otto competenze chiave dell'apprendimento permanente, con particolare riguardo al pensiero critico e creativo, alla capacità decisionali e di risoluzione delle problematiche, alla valutazione del rischio ed infine alla gestione costruttiva delle emozioni scaturenti.56 54Ivi. 55Ivi, p.12. 56Competenze chiave per l'apprendimento permanente, Atto del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006, relativa a competenza chiave per l'apprendimento permanente, in:http//eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=uriserv:c11090, p.3. 20 CAPITOLO II LE OTTO COMPETENZE CHIAVE PER L'APPRENDIMENTO PERMANENTE: APPROFONDIMENTI E SPECIFICHE 2.1 AMBITI CONTESTUALI E OBIETTIVI Negli attuali scenari storici, politici, sociali e culturali intraeuropei l'apprendimento permanente è divenuta un'esigenza quasi irrinunciabile per tutti, al di là di qualsivoglia cultura e/o classificazione identitaria. Detta situazione è probabilmente conseguenziale ad una sorta di coscientizzazione collettiva, inerente la necessità di sviluppare capacità e competenze specifiche (previa idonea formazione) propedeutiche ad un arricchimento socio-individuale e ad una possibile riuscita in un mondo (quello del lavoro) in costante evoluzione.57 A riguardo se, da una parte le conoscenze e le attitudini della forza lavoro europea, costituiscono fattori determinanti per generare innovazione, produttività e competitività, dall'altra, il processo di internalizzazione, la rapidità dei cambiamenti e il costante sviluppo di nuovi strumenti tecnologici, richiedono aggiornamento, formazione e competenze continui da saper contestualizzare alle situazioni nuove.58 Anche la coesione sociale, quale strumento di valorizzazione globale, deve svolgere, in ambito evolutivo, un ruolo attivo, e concreto. Dunque nessuna forma di alienazione (anche digitale) ma promozione fattiva di principi democratici.59 57L. Calì, Le otto competenze chiave Europee, in: https://prezi.com/vcofuqiqdfee/le-ottocompetenze-chiave-eurpee.it. p.2. 58Ivi, p.3. 59Ivi. 21 In siffatto contesto, alla fine del 2006, il Consiglio ed il Parlamento europeo hanno regolamentato un quadro normativo relativo alle specifiche dell'apprendimento permanente, volto a individuare e a definire le competenze chiave che i cittadini devono possedere per la realizzazione personale, l'inclusione sociale, la partecipazione attiva e il grado di occupabilità in ordine ad un sistema societario fondato essenzialmente sulla conoscenza.60 Affinché si possano sostenere le competenze di cui sopra, gli organismi di istruzione e formazione (Scuola e Università) devono adoperarsi per offrire a tutti, giovani e adulti (in contesti europei) reali opportunità di apprendimento e conoscenza che, in itinere diano possibilità di concreti inserimenti lavorativi (ad oggi solo meramente intenzionali).61 Nello specifico e, muovendo dalle diverse competenze individuali, creare condizioni di pari opportunità e di accesso a quanti, a causa di motivazioni economiche, sociali, culturali e personali, abbiano necessità di sostegno, comporta, implicitamente aggiornamenti costanti anche del personale docente. Ci riferiamo a individui con carenti competenze di base, esigue capacità di scrittura e lettura, disoccupati di lunga durata, giovani che abbiano pregressamente abbandonato la scuola, migranti, anziani e persone disabili.62 Al di là della tipologia su descritta, di seguito enunciamo i destinatari per l'acquisizione dell'apprendimento permanente come da regolamentazione europea: • adolescenti al termine del ciclo di istruzione obbligatoria da preparare alla vita adulta (inclusa quella lavorativa) previo idoneo iter formativo; • adulti da aggiornare e/o formare attraverso processi di sviluppo e abilità pertinenti e idonei.63 60Competenze chiave per l'apprendimento permanente. Un quadro di Riferimento Europeo, in:http://www.matteoviale.it/tfa/keycomp_it.pdfA. pp.1-2. 61Ibidem. 62Ivi, p.3. 63Ivi. 22 2.2 LE COMPETENZE CHIAVE: CLASSIFICAZIONE, DEFINIZIONE, CARATTERISTICHE ATTITUDINALI Le competenze chiave per l'apprendimento, sono una combinazione integrativa ed interagente di conoscenze, abilità e attitudini, adeguate ad un contesto societario propenso all'acquisizione e/o all'approfondimento gnoseologico. Esse, sono normalmente tenute in grande considerazione dal momento che possono, ciascuna nel proprio genere, contribuire al miglioramento della qualità di vita individuale, comunitaria e sociale.64 Il quadro normativo europeo, nel descrivere le tipologie su descritte, delinea otto competenze chiave correlate ai temi contenutistici della classificazione testé effettuata: • la comunicazione nella madrelingua; • la comunicazione nelle lingue straniere; • competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia; • competenza digitale; • competenza ad imparare • competenze sociali e civiche; • spirito di iniziativa e imprenditorialità; • consapevolezza ed espressione culturale.65 Nel prosieguo immediato, argomenteremo le competenze di cui sopra, che, ribadiamo, al di là di programmatiche definizioni, devono contestualmente e concretamente potere assicurare l'applicabilità formativa e occupazionale prevista dalla normativa vigente. 64Le competenze chiave per l'apprendimento, in:http://www.matteoviale.it/tfa/keycomp_it.pdf. pp.3-5. 65Ibidem. 23 2.3 LA COMUNICAZIONE NELLA MADRELINGUA La comunicazione nella madrelingua è la capacità di saper esprimere ed interpretare pensieri, concetti, sentimenti, fatti e opinioni in forma orale (comprensione ed espressione) e scritta (comprensione ed espressione).66 E' altresì l'attitudine ad interagire adeguatamente e in modo creativo sul piano linguistico in ambiti contestuali, differenti ma intersecabili, quali istruzione, formazione, lavoro, vita domestica e tempo libero.67 In particolare, la competenza comunicativa nella madrelingua è intrinsecamente connessa allo sviluppo delle capacità cognitive individuali inerenti l'interpretazione sociale e il modus relazionale. Tale tipologia di comunicazione richiede in primis specifiche funzionali alla manifestazione linguistica quali: • l'uso del dizionario (o quanto meno di buona parte di esso); • la conoscenza della sintassi logica e grammaticale; • la comprensione di testi letterari e non; • l'acquisizione di variabili linguistiche e semantiche.68 Sono sottesi inoltre: il possesso di abilità comunicative orali e scritte, la capacità sinottica nell'elaborare e esprimere informazioni, (previa apposita ricerca testuale) in modalità convincenti e appropriate ai contesti. Infine teniamo a sottolineare come la consapevolezza di una buona interazione linguistica, l'uso di un linguaggio positivo e saldamente responsabile, la positività empatica della madrelingua e la determinazione nel raggiungimento di obiettivi afferenti la comunicazione, costituiscano valore aggiunto alla competenza oggettuale e all'ambito lavorativo cui ognuno ha diritto.69 66Competenze chiave per l'aprendimento permanente, in: EUR-Lex Access To European Union Law: http://eur-lex.europa.eu/legalcontent/IT/TXT/?uri=uriserv:c11o90, p.4. 67Ivi, p.5. 68Ivi. 69Ivi. 24 2.4 LA COMUNICAZIONE IN LINGUE STRANIERE La comunicazione nelle lingue straniere, richiede sostanzialmente le medesime abilità previste dalla comunicazione nella madrelingua, quali: capacità di comprensione (orale e scritta), espressione (orale e scritta) ed interpretazione di pensieri, concetti sentimenti fatti e opinioni, espletabili nei diversi contesti sociali e culturali, ( istruzione e formazione, lavoro, tempo libero). A differenza della comunicazione nella madrelingua, la comunicazione nelle lingue straniere, prevede un'ulteriore abilità inerente la mediazione e la comprensione interculturale.70 Il livello di padronanza della lingua e le capacità comunicativa ed espressiva di un soggetto, variano tra le dimensioni su citate (comprensione orale, espressione orale, comprensione scritta ed espressione scritta), la tipologia di lingua straniera, il background socio-culturale, il contesto ambientale e le esigenze individuali.71 La conoscenza e l'uso appropriato del vocabolario, la comprensione della sintassi e delle regole grammaticali funzionali alla categoria linguistica in auge, la consapevolezza dei principali tipi di interazione verbale, lessicale e comunicazionale ed infine la conoscenza delle convenzioni sociali, degli aspetti culturali e delle variabili linguistiche, completano ufficialmente il quadro di riferimento europeo previsto per la competenza linguistica in oggetto.72 Ulteriori ufficiose abilità richiedono invece capacità di codificazione messaggistica e contenutistica e lettura di testi/documenti appropriati. Ognuno comunque e, a prescindere dalle abilità enunciate, dovrebbe essere posto nella condizione di imparare le lingue straniere in modo informale e nel contesto dell'apprendimento permanente.73 70Competenze chiave per l'aprendimento permanente, in: EUR-Lex Access To European Union Law, pp.5-6. 71Ibidem. 72Ibidem. 73Ibidem. 25 Desideriamo infine evidenziare in merito all'argomento quanto segue: molti gruppi europei sono inseriti in comunità e/o famiglie bilingue o multilingue. Per loro e per quanti vivano una non ufficialità della lingua madre, i singoli Stati membri dell'Unione Europea, dovrebbero adottare misure specifiche, a sostegno di un reale integrazione, da contestualizzare in ragione delle effettive necessità, individuali, sociali e/o economiche rilevate e/o riscontrate.74 2.5 COMPETENZA MATEMATICA E COMPETENZA DI BASE IN CAMPO SCIENTIFICO E TECNOLOGICO La competenza matematica è la capacità di sviluppare e applicare il pensiero matematico per la risoluzione di problemi, di varia natura, ravvisabili in situazioni o contesti quotidiani. Presupposti fondamentali della suddetta competenza sono: una solida padronanza delle conoscenze aritmetico-matematiche e delle attività ad essa afferenti.75 La competenza in oggetto, implica, in misura proporzionalmente variabile, l'abilità e la propensione all'uso di modelli matematici inerenti il pensiero (logico-spaziale) e/o specifici costrutti, formule, grafici, carte. Le competenze essenziali nel campo della matematica inoltre includono altresì: la capacità di calcolo, la conoscenza delle misure, delle strutture e delle operazioni matematiche basilari, la comprensione dei termini e dei concetti matematici ed infine la consapevolezza dei quesiti ai quali la materia in oggetto può fornire risposte idonee.76 Muovendo dal presupposto che un individuo, al di là delle abilità appena 74Ivi, p.7. 75Otto competenze chiave, un quadro di riferimento europeo per i paesi dell'Unione Europea e la Commissione, pp.4 e ss.in:http://eur-lex.europa.eu/legalcontent/IT/TXT/? uri=uriserv:c11o90, 76Ibidem. 26 descritte, dovrebbe comunque possedere della capacità basilari atte alla interpretazione dei principi e dei processi matematici e/o all'espletamento di un ragionamento matematico e/o linguistico-matematico, desideriamo a riguardo evidenziare come l'uso di sussidi appropriati al ragionamento insieme ad una naturale inclinazione/attitudine, possano costituire fattori coadiuvanti al miglioramento delle competenze e delle abilità oggettuali.77 La competenza in campo scientifico, consiste nella capacità e nella disponibilità all'uso di conoscenze e metodologie proprie da contestualizzare per spiegare ed interpretare il mondo circostante. Il ricorso a metodi e strumenti deduttivi costituisce un utile aiuto per l'identificazione di specifiche problematiche e l'eventuale risoluzione e/o attenuazione.78 La competenza in campo tecnologico, invece, applicazione conseguenziale alla conoscenza prima enunciata, è normalmente ritenuta uno strumento di mediazione per il soddisfacimento di desideri o necessità individuali nell'ambito sopra descritto. Entrambe le competenze implicano comunque consapevolezza dei mutamenti in atto e conoscenza delle possibili responsabilità civili.79 Da un punto di vista prettamente logistico esse comprendono l'identificazione e l'approfondimento di talune specifiche quali: concetti di base del mondo naturale, principi e metodi scientifici fondamentali, strumenti e processi tecnologici nonché ricerche di studio esperienziali.80 Le suddette competenze se, da una parte, dovrebbero (è d'uopo l'uso del condizionale) consentire ai cittadini una migliore comprensione circa i progressi, i limiti e i rischi connessi a teorie ed applicazioni scientifiche in una società in continuo divenire, dall'altra dovrebbero costituire un valido ausilio per la valutazione degli aspetti essenziali di un'indagine scientifica e la logica 77Ivi, p.7. 78Ivi. 79Competenze chiave per l'aprendimento permanente, in: http//:EUR-Lex Access To European Union Law, p.8. 80Ibidem. 27 deduzione di ragionamenti afferenti.81 Infine potrebbero incentivare il miglioramento di possibili attitudini in campo tecnologico-scientifico, destare curiosità ed interesse per l'approfondimento di eventuali questioni etiche (riscontrate) specie se inerenti l'individuo, la famiglia, la comunità o la medesima società multimediale.82 2.6 LA COMPETENZA DIGITALE La competenza digitale consiste nella capacità di sapere utilizzare, con padronanza e spirito critico, le tecnologie della società dell'informazione (TSI) in ambito lavorativo, comunicativo e/o tempo libero. Tale competenza è supportata da abilità specifiche quali: l'uso del computer per il reperimento, la valutazione, la conservazione, la produzione, la presentazione e lo scambio di informazioni o più semplicemente la partecipazione a reti collaborative attraverso lo strumento di ricerca per antonomasia, internet.83 La competenza digitale presuppone una solida conoscenza ed insieme una certa consapevolezza circa la natura, il ruolo, e le opportunità offerte dal TSI (tecnologie della società dell'informazione) in ogni ambito della vita quotidiana. Intendiamo riferirci, nello specifico, alle principali applicazioni informatiche quali: trattamento di testi, fogli elettronici, banche dati, memorizzazione e gestione di informazioni, coscientizzazione di opportunità e rischi correlati ad un uso improprio del mezzo di ricerca in oggetto.84 Tutti i cittadini, in ogni caso, dovrebbero acquisire consapevolezza in merito alle reali opportunità offerte dal TSI in campo creativo e innovativo, alle eventuali problematiche sulla validità e l'affidabilità delle informazioni 81Ivi. 82Ivi. 83Ivi, p.9. 84Ivi. 28 disponibili e al valore giuridico ed etico dei principi nell'uso interattivo del computer. Una peculiarità: l'uso delle TSI implica un'attitudine critica e riflessiva nei confronti del materiale informativo disponibile, insieme ad un utilizzo responsabile degli strumenti di comunicazione interattivi. Infine un possibile impegno in rete per fini culturali, sociali e professionali può essere utile a corroborare la competenza testé descritta.85 2.7 IMPARARE AD IMPARARE Imparare ad imparare è l'abilità di perseverare nell'apprendimento attraverso una gestione efficace del tempo e delle informazioni recepibili sia a livello individuale sia a livello sociale. La competenza enunciata implica consapevolezza del proprio processo di apprendimento e delle proprie necessità, identificazione di opportunità disponibili e capacità di superare gli eventuali ostacoli per uno scibile efficace e corretto.86 Comporta inoltre l'acquisizione, l'elaborazione e l'assimilazione di nuove conoscenze e abilità quali la ricerca e l'uso di opportunità di orientamento professionale. Gli stati motivazionali e la fiducia nelle proprie possibilità costituiscono poi fattori determinanti per l'interiorizzazione e la personalizzazione della competenza oggettuale.87 Qualora l'apprendimento sia finalizzato al raggiungimento di particolari obiettivi (lavorativi e/o di relativo avanzamento di carriera), è necessario conoscere e comprendere strategie di apprendimento proprie, eventuali punti di forza inerenti qualifiche e abilità personali, che diano l'opportunità di 85Ivi. 86Competenze chiave per l'apprendimento permanente, un quandro di riferimento europeo, in:http://www.matteoviale.it/tfa/keycomp_it.pdfa.p. 10. 87Ivi. 29 individuare gli strumenti di sostegno possibili presenti nel campo dell'istruzione, della formazione e dell'orientamento. Le abilità cui precedentemente abbiamo accennato sono essenzialmente tre: la capacità di lettura, di scrittura e di calcolo. Un uso idoneo delle competenze TIC, un'attenta valutazione del proprio lavoro ed aiuti idonei e professionali (se necessari) completano il quadro conoscitivo del nostro studio.88 Infine attitudini positive quali: fiducia nelle proprie abilità, capacità risolutive a fronte di possibili ostacoli, riflessioni critiche e perseveranza, costituiscono fattori essenziali nella gestione della competenza ed in generale di un processo di apprendimento in continuo divenire. 2.8 COMPETENZE SOCIALI E CIVICHE Le competenze sociali e civiche includono competenze personali, interpersonali ed interculturali estendibili a tutte le forme comportamentali idonee ad una efficace e costruttiva partecipazione alla vita sociale e lavorativa. La competenza civica in particolare comporta una conoscenza esaustiva dei fondamenti e dei principi socio-politici afferenti ad una società basata su ideali democratici.89 La competenza sociale invece è relazionata al benessere personale e sociale di ogni cittadino. Ai fini di un'efficace azione sociale ed interpersonale, si rende necessaria la conoscenza e la comprensione di codici di comportamento presenti in diversi ambiti societari insieme all'acquisizione di nozioni base inerenti: la discriminazione sessuale, il modus operandi di organizzazioni lavorative, la rilevanza culturale in contesti multietnici, l'interazione tra gruppi nazionali e gruppi europei nell'era della globalizzazione.90 Elementi comuni di entrambe le competenze sono sostanzialmente: la capacità 88Ivi. 89Ivi, p.10. 90Ivi. 30 di comunicare in modo costruttivo in diversi contesti socio-culturali, la propensione alla tolleranza, le abilità di negoziare, l'instaurazione di un clima di fiducia ed empatia con il prossimo. Attitudine alla collaborazione, all'assertività e all'integrità integrano ulteriormente le competenze oggettuali. 2.9 SENSO DI INIZIATIVA E IMPRENDITORIALITA' Il senso di iniziativa ed imprenditorialità concernono la capacità (di un individuo) di tradurre le idee in azioni. Si annoverano in tali competenze la creatività, l'innovazione, l'assunzione di eventuali rischi, l'abilità nel pianificare e gestire format progettuali atti al raggiungimento di obiettivi specifici. Le competenze in oggetto offrono un valido aiuto in ogni aspetto della vita quotidiana, domestica, sociale e lavorativa.91 In particolare quanti vi si accostano, acquisendo consapevolezza del contesto loro afferente, agiscono in modo da affinare abilità e conoscenze proprie in previsione di opportunità ascrivibili all'avvio di un'attività sociale e/o commerciale. A tal fine è auspicabile che gli individui coinvolti abbiano buone conoscenze in campo economico, chiara consapevolezza della posizione etica delle aziende/imprese e delle modalità attraverso le quali queste espletano il loro operato per un prosieguo equo-solidale ottimale e concorrenziale.92 Le abilità individuali concernono una proattiva gestione progettuale, (comprensiva di capacità di pianificazione, organizzazione, gestione, leadership, delega, comunicazione, rendicontazione, valutazione e registrazione) capacità di rappresentanza, negoziazione, discernimento, 91Competenze chiave per l'aprendimento permanente, in: http//:EUR-Lex Access To European Union Law, p. 11. 92Ibidem. 31 individuazione, coscientizzazione e senso di responsabilità.93 Un'attitudine imprenditoriale è infine caratterizzata da spirito di iniziativa, abilità di organizzazione, indipendenza e innovazione nella vita privata e sociale, motivazione e determinazione al raggiungimento di obiettivi personali, comunitari e professionali. 2.10 CONSAPEVOLEZZA ED ESPRESSIONE CULTURALI La conoscenza culturale presuppone una consapevolezza del retaggio culturale locale, nazionale ed europeo e del relativo contesto mondiale. Detta competenza concerne una conoscenza basica delle principali opere culturali, comprese quelle riferibili alla cultura contemporanea. E' fondamentale saper cogliere ed accogliere le diversità culturali e linguistiche presenti in Europa e in altri Stati extra-europei sì da preservarle da elementi disgreganti e asociali.94 Le abilità incluse nella competenza in oggetto sono essenzialmente valutative ed espressive. Seguono poi capacità di correlazione artistica, di identificazione e realizzazione sociale e culturale. Una solida comprensione della propria cultura ed un senso di identità possono essere fattori determinanti al consolidamento di un atteggiamento positivo nei confronti delle diversità di manifestazione culturale.95 Non dimentichiamo che spesso un atteggiamento positivo è relazionato alla creatività e alla disponibilità a coltivare la capacità estetica attraverso la cosiddetta autoespressione artistica e la partecipazione alla vita culturale. 93Ivi, 94Ivi, p.12. 95Ivi. 32 ANNOTAZIONE CONCLUSIVA Il carattere trasversale delle competenze chiave per l'apprendimento permanente le rende fondamentali. Esse infatti forniscono una valore aggiunto al problema occupazionale, alla coesione sociale e/o ai giovani coinvolti nei processi di apprendimento/formazione, adattamento ed integrazione. Come accennato all'inizio della presente trattazione i criteri di riferimento che consentono di giudicare i miglioramenti a livello di prestazioni europee, sono stati illustrati in una relazione del 2005.96 Come risposta alle preoccupazioni espresse dai rappresentanti del Consiglio di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 e poi riprese nella strategia di Lisbona del 2005, le competenze chiave in oggetto sono annoverate tra gli obiettivi del programma di lavoro “Istruzione e formazione 2010” realizzato dalla Commissione Europea del 2001 in base alla costituzione di un apposito spazio europeo afferente all'apprendimento permanente.97 Affinché le competenze potessero divenire, in itinere, una priorità per tutte le fasce di età, la relazione intermedia congiunta del 2004 sui progressi del programma di lavoro “istruzione e formazione 2010”, ha sostenuto la necessità di elaborare riferimenti e principi comuni europei. Con l'auspicio che la concretezza di un programma valido, benché a volte utopistico, possa appieno trovare espletamento. 96Ivi, pp. 12-13. 97Ivi. 33 CAPITOLO III L'APPRENDIMENTO PERMANENTE NELL'ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE: QUALI SCENARI? 3.1 I NUOVI SCENARI DELL'APPRENDIMENTO PERMANENTE Durante un raduno europeo tenutosi a Lisbona il 5 marzo del 2000, il Consiglio ha affidato ai paesi membri dell'Unione Europea l'attuazione di un obiettivo strategico inerente le nuove frontiere dell'apprendimento e della formazione permanente: il potenziamento di un'economia basata essenzialmente su una conoscenza più competitiva e dinamica.98 Per il raggiungimento dell'obiettivo di cui sopra, il Consiglio d'Europa ha anche enunciato i principi strategici idonei alla finalità preposta: l'adattamento ed il progressivo miglioramento dell'istruzione e della formazione ai mutamenti dell'era globale, specifiche opportunità di apprendimento relazionate soprattutto alle esigenze individuali, la promozione dell'occupabilità e dell'inclusione sociale ed infine l'investimento di risorse conoscitive e programmatiche idonee ad una società in continuo divenire.99 3.1.1Contesti globali L'odierna struttura societaria (con annessi i mutamenti sociali, economici, 98Apprendere in contesti culturali, formazione globalizzazione, pp.13-22, in:http://www.academia.edu/1925990/Apprendere_in_contesti_culturali_allargati._Formazione _e_Globalizzazione 99Ibidem. 34 politici e culturali, familiari, demografici, tecnologici e strutturali) offre ai paesi dell'Unione Europea molti potenziali benefici, ma parallelamente anche diverse sfide. Negli scenari della era globale infatti, competenze e strumenti conoscitivi nuovi vengono sempre più richiesti a quanti desiderino migliorare e potenziare le proprie abilità sì da adeguarle ai progressi socio-culturali in corso.100 La competitività contestualmente costituisce un importante elemento di crescita non solo individuale ma anche comunitaria, nonostante l'attuale clima di incertezza economica e politica. Una società globale basata su nuovi saperi, comporta livelli di istruzione non sempre idonei alle esigenze in auge. I risultati di una ricerca effettuata dall'Unione Europea nel 2000 su un campione di persone di età compresa tra i 25 e i 64 anni, ha rilevato che solo il 60.3% di esse aveva raggiunto un grado di istruzione secondaria superiore; il restante 39.7%, in quanto carente se non addirittura privo della necessaria istruzione, risultava esposto ad un elevato rischio di emarginazione.101 A causa di queste ed altre motivazioni (di natura politico-economico), la tematica dell'apprendimento permanente è da anni oggetto di dibattiti e trame progettuali. Oggi più che mai si richiedono ai cittadini competenze e conoscenze idonee atte ad affrontare le sfide di una struttura societaria afferente alle nuove frontiere del sapere.102 A riguardo il Consiglio di Lisbona ha ribadito come l'apprendimento permanente costituisca una componente basilare del modello sociale europeo ed uno strumento altamente strategico per gli sbocchi e la mobilità occupazionale. In termini prettamente economici il miglioramento ed il mantenimento dello stato di occupabilità rappresentano un impegno fondamentale per l'Unione 100Realizzare uno spazio europeo per l'apprendimento permanente, pp. 5-7. documenti della Commisione europea in: http://ssst.campusnet.unito.it/do/corsi.pl/Show?_id=dogi 101Ibidem. 102Ibidem. 35 europea e per gli incentivi economici conseguenti. Di converso una scarsità di mano d'opera e di competenze rischia di limitarne capacità/abilità e processi di crescita.103 Si evince dunque, alla luce di tali considerazioni, come l'apprendimento permanente sia chiamato a svolgere un compito basilare ai fini della rimozione di eventuali ostacoli lavorativi e/o compromissori di possibilità di carriera. In tal senso anche la lotta alla diseguaglianza e all'esclusione sociale costituiscono parte integrante del piano europeo per l'apprendimento.104 Ma c'è di più: l'apprendimento permanente valicando il semplice fattore economico e promuovendo principi come l'inclusione, la tolleranza e la democrazia, offre a tutti i cittadini d'Europa la possibilità e l'opportunità di partecipare al processo di costruzione sociale. Secondo un recente rapporto dell'OCSE, la correlazione tra apprendimento e investimento nel capitale umano sembra apportare non solo un incremento del PIL, ma anche una maggiore partecipazione civica, un soddisfacente senso di benessere e una diminuzione del tasso di criminalità.105 Inoltre un elevato livello di istruzione e opportunità costanti di apprendimento, contribuiscono palesemente alla riduzione delle disparità sociali e dunque alla prevenzione di eventuali fattori di emarginazione. L'affermazione di cui sopra, però pone in atto ulteriori questioni inerenti specificatamente, le modalità di adattamento dei tradizionali sistemi di istruzione e formazione ai processi di sviluppo formativo in corso.106 A riguardo l'Europa ha acquisito consapevolezza della necessità di un graduale cambiamento per quanto attiene le politiche in materia di istruzione e formazione. Infatti se le politiche tradizionali hanno tendenzialmente insistito (forse troppo) sull'uso di strumenti cosiddetti istituzionali, le nuove frontiere dell'apprendimento permanente propendono al fattore umano e dunque al soddisfacimento delle aspirazioni collettive per la costruzione di una società 103Ivi, p. 9. 104Ivi. 105Ivi, p.10. 106Ivi. 36 migliore.107 L'apprendimento permanente, ispirandosi a specifiche peculiarità afferenti anche il quadro normativo dell'Unione Europea e, operando una sorta di coniugatio tra competenze e conoscenza( pre-acquisita e/o acquisibile) tenta di prevenire e/o mediare le problematiche e le difficoltà riscontrabili nell'attuale contesto societario. E' sotteso che per il raggiungimento delle finalità di cui sopra, è necessario che i rappresentanti dei paesi europei, investano di più. anche in termini economici, in modo da assicurare concretizzazione ed efficacia.108 Nello specifico, il Consiglio europeo di Feira nel giugno del 2000, ha invitato gli Stati membri, il Consiglio e la Commissione europea ad individuare, ciascuno nei propri ambiti di pertinenza, strumenti strategici e misure pratiche, atte a favorire la formazione permanente. Nel paragrafo successivo, esamineremo modalità esplicative e obiettivi programmatici.109 3.1.2 Misure strategiche per la realizzazione di uno spazio europeo dell'apprendimento permanente Oltre ai principi su enunciati, il Consiglio d'Europa, ha tendenzialmente ribadito come la cooperazione e il coordinamento costituiscano fattori ulteriori per la concretizzazione degli obiettivi formativi. A riguardo, alcune iniziative, seppur varie e diversificate, nel corso degli anni sono state attuate grazie all'utilizzo di strumenti strategici, misure programmatiche e piani di intervento idonei e complementari.110 107Ivi, p.11 108Ivi. 109Ivi. 110Apprendere.... pp.23-24, doc.cit. in: http://www.academia.edu/1925990/Apprendere_in_contesti_culturali_allargati._Formazione_e _Globalizzazione 37 Nello specifico, in seguito alla richiesta del Consiglio europeo di Lisbona, il Consiglio di Istruzione, nel marzo del 2000 ha redatto una relazione concernente gli obiettivi e le finalità degli attuali organismi d'istruzione e formazione. La Commissione riunitasi poi nel 2001 ha formulato un'ulteriore relazione contenente sia stesure progettuali dettagliate in ordine agli obiettivi cosiddetti trasversali dell'apprendimento permanente, sia linee programmatiche ed orientative ribadenti la correlazione tra l'aspetto occupazionale e l'apprendimento permanente.111 Tra queste l'iniziativa e-Learning volta a promuovere la digitalizzazione della cultura e un uso più ampio delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) nel settore dell'istruzione e della formazione, il progetto comunitario nel campo delle politiche giovanili atto a favorire una maggiore partecipazione e cooperazione dei giovani nell'ambito dell'apprendimento e della formazione permanenti, la realizzazione di aule di ricerca europee finalizzate ad incentivare la formazione e l'istruzione in un clima di apprendimento permanente sinergico a piani strategici e progettuali adeguati e idonei ed infine la promozione di eventuali reti transeuropee per l'ampliamento degli orizzonti conoscitivi e scientifici.112 Alla luce di tali iniziative si evincono di seguito le finalità cardine del cosiddetta “europeizzazione per l'apprendimento permanente”: • rendere i cittadini capaci e consapevoli di fronteggiare le sfide della società della conoscenza in un contesto di apprendimento permanente e/o lavorativo, estensibile da una regione/paese all'altro; • consentire ai paesi membri dell'Unione Europea e limitrofi la possibilità di raggiungere concretamente gli obiettivi preposti secondo principi di prosperità, tolleranza e democrazia. • Concertare azioni strategiche 111Ivi. 112Ivi, p. 25. 38 e piani strumentali coerenti e propedeutici alla concretizzazione delle priorità pregressamente stabilite.113 3.1.3 Definizione europea di apprendimento permanente Il Memorandum sull'istruzione e la formazione permanente offre, nel contesto strategico europeo, una definizione ben precisa in tema di apprendimento formativo e occupazionale di seguito riportata: “Qualsiasi attività di apprendimento avviata in qualsiasi momento della vita, volta a migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze in una prospettiva personale, sociale, civica e occupazionale”.114 L'asserzione oltre a rivelare, seppur implicitamente, quattro obiettivi generali interagenti e interattivi quali: l'autorealizzazione, la cittadinanza attiva, l'inclusione sociale, l'occupabilità e l'adattabilità generale, concentra l'attenzione generale sull'insieme delle attività di apprendimento formale, non formale e informale precedentemente argomentati e individua ulteriori tematiche pertinenti l'argomento in oggetto come: il ruolo dei discenti, l'integrazione paritaria tra donne e uomini, le reali opportunità di accesso all'apprendimento per tutti i cittadini, l'incidenza delle conoscenze e delle competenze sulle possibilità di inserimento lavorativo.115 Infine il documento presta attenzione anche ai temi dell'alta qualità e della pertinenza come strumenti di investimento formativo eccellente, se contestualizzati a strategie e piani programmatici costruttivamente adeguati.116 113Ivi, p.26. 114Realizzare...pp. 9-10.. doc.cit.in: http://ssst.campusnet.unito.it/do/corsi.pl/Show?_id=dogi 115Ibidem. 116Ivi, p.11. 39 3.2 STRUMENTI STRATEGICI IN MATERIA DI APPRENDIMENTO In seguito al Consiglio europeo di Feira e, nell'ambito della contestualizzazione strategica per l'occupazione, gli Stati membri hanno concordemente provveduto ad elaborare, a livello nazionale, strategie d'insieme coerenti in materia di apprendimento permanente. Benché detti piani strategici, ad oggi costituiscano una realtà concreta in metà degli Stati membri, ricerche e studi opportunamente compiuti in tale ambito rivelano come l'attuazione di cui sopra sia carente, manchevole e/o comunque poco avanzata.117 Nello specifico, desideriamo enunciare e quindi argomentare, sulla base dei contributi alla consultazione avviata dal Memorandum e dei piani nazionali degli Stati membri in materia di occupazione e inclusione sociale, le componenti oggettuali, complementari ai criteri usati nella relazione del 2001 per determinare la coerenza e la completezza delle strategie in materia di apprendimento permanente.118 Secondo questa prospettiva le componenti tengono in considerazione non solo la dimensione europea dell'apprendimento ma anche il principio della flessibilità, quale strumento di ausilio per i discenti in ordine alla scelta dei possibili percorsi formativi. Di seguito le componenti approvate dal Consiglio europeo di Feira: • lavoro in partenariato per l'insieme delle attività di apprendimento; • conoscenza della domanda di apprendimento; • determinazione delle risorse pertinenti; • facilitazione dell'accesso alle opportunità di apprendimento; • creazione di una cultura d'apprendimento; • massimizzazione esperienziale in materia di apprendimento e dei servizi ad esso correlati.119 117Ivi, p.13. 118Ivi. 119Ivi, pp.14-15. 40 3.2.1 Lavoro in partenariato per l'insieme delle attività di apprendimento Il lavoro in partenariato offre, nell'ambito dell'apprendimento permanente, condivisione di vantaggi e responsabilità. Le azioni congiunte e il coinvolgimento di tutti gli attori interessati o comunque fortemente motivati costituiscono sovente lo strumento più idoneo ed efficace per la concretizzazione di obiettivi comuni e comunabili.120 Sulla base di tale specifica anche i Governi, a nostro parere, dovrebbero adoperarsi per incoraggiare la realizzazione di partenariati locali, regionali e nazionali sì da offrire palesi esempi di coordinamento e coerenza ministeriale. Infine poiché i partenariati locali si rivelano buoni vettori strategici, sarebbe opportuno creare in tal senso, una sorta di coniugatio tra le autorità locali, le scuole, le università, i centri di ricerca e le imprese, in modo da incentivare (o di converso creare) una cooperazione idonea alla creazione di uno spazio europeo dell'apprendimento. Ad oggi una “realtà” ancora in divenire.121 3.2.2 Conoscenza della domanda di apprendimento Un piano strategico di apprendimento permanente deve potersi basare sulla comprensione delle necessità di apprendimento dei cittadini, delle collettività, delle società in senso lato e degli indicatori del mercato del lavoro.122 In altri termini si tratta di una condizione necessaria atta a garantire un approccio efficace imperniato sulla valutazione di un insieme di elementi quali: il discente, le potenzialità in atto e le pari opportunità, i bisogni in materia di competenze di base, l'incidenza dell'apprendimento permanente sui mediatori di apprendimento come docenti, formatori, educatori e operatori 120Ivi, p.14. 121Ivi. 122Apprendere.... p.15. doc.cit. in: http://www.academia.edu/1925990/Apprendere_in_contesti_culturali_allargati._Formazione_e _Globalizzazione 41 dell'orientamento, le esigenze dei datori di lavoro, nonché delle PMI che, nonostante rivestano un ruolo fondamentale nell'ambito della forza lavoro europea, sovente incontrano difficoltà temporali, strutturali e/o di reperimento finanziario necessario, di converso, all'incentivo e/o al prosieguo di un adeguato percorso formativo.123 3.2.3 Determinazione delle risorse pertinenti Concretizzare la prospettiva di un apprendimento permanente accessibile a tutti e inclusiva di mutamenti di sistemi, strutture e metodi, richiede un incremento dei livelli di investimento come menzionato nelle conclusioni del Convegno di Lisbona e nei piani strategici europei per l'apprendimento.124 Ciò comporta un aumento del tasso di investimento pubblico e privato, una condivisione di responsabilità tra il governo, le autorità pubbliche, i datori di lavoro, le parti sociali e i cittadini, una ridistribuzione di risorse adeguate alle attività dell'apprendimento permanente, non formale ed informale, innovative forme di investimento essenzialmente correlate alle nuove tipologie di conoscenze e competenze ed infine il reclutamento e il mantenimento del personale operante in ambito formativo, previa valutazione di bisogni in termini di reclutamento.125 3.2.4 Facilitazione dell'accesso alle opportunità di apprendimento L'accesso all'apprendimento deve essere approcciato in modo duplice. Se da una parte infatti si richiedono flessibilità, visibilità, integrazione ed efficacia, dall'altra, si devono elaborare nuovi processi, prodotti e contesti di 123Ivi. 124Ivi, p.16. 125Ivi. 42 apprendimento.126 In particolare le strategie preventivate devono essere volte: alla rimozione di ostacoli sociali, geografici e psicologici, alla valutazione di esigenze specifiche, all'individuazione e all'incentivazione di risorse inerenti i bisogni rilevati, al riconoscimento di una maggiore flessibilità nell'organizzazione del lavoro e all'uso di servizi di informazione e orientamento adeguati alla relazione domanda-offerta.127 3.2.5 Creazione di una cultura d'apprendimento Per la promozione di una cultura dell'apprendimento pertinente ed esaustiva, occorre l'utilizzo di misure dirette, atte al potenziamento motivazionale dei discenti e all'incremento dei livelli di partecipazione. In buona sostanza l'apprendimento deve essere reso più carismatico in termini di cittadinanza attiva, autorealizzazione e/o capacità di inserimento professionale, sia attraverso azioni di sensibilizzazione cittadina in merito ai vantaggi e ai diritti da esso scaturenti, sia tramite interventi aziendali e sindacali idonei ai contesti lavorativi afferenti e/o comunque in atto.128 3.2.6 Massimizzazione esperienziale in materia di apprendimento e dei servizi ad esso correlati Affinché qualità esperienziale dell'apprendimento e processi attuativi possano essere massimizzati, occorre ideare e programmare strumenti e criteri strategici 126Ivi, p.17. 127Ivi. 128Realizzare...pp. 18-19. doc.cit.in: http://ssst.campusnet.unito.it/do/corsi.pl/Show?_id=dogi 43 peculiari e motivanti al coinvolgimento di datori di lavoro e cittadini abili ad investire nella cultura dell'apprendimento.129 A tal uopo i piani strategici devono includere: obiettivi ambiziosi, specie in termini di partecipazione, analisi del livello delle risorse e valutazione dei risultati dell'apprendimento, strumenti efficaci e idonei a garantire la qualità dell'apprendimento formale e non formale, esercitazioni concrete correlate agli obiettivi nazionali/comuni e/o agli indicatori concordati e una regolare valutazione/revisione delle strategie utilizzate in modo da garantire pertinenza, efficacia e complementarietà ad eventuali ed ulteriori piani strategici.130 Infine in funzione delle risposte alla consultazione, dei risultati e della valutazione delle politiche, degli strumenti esistenti a livello europeo e dell'analisi politica condotta dalla Commissione europea, si rende necessario un corretto utilizzo delle cosiddette “priorità d'azione”, le quali ciascuna secondo pertinenze e peculiarità proprie, devono poter rispecchiare il livello di attuazione determinato dal Memorandum della Commissione europea in materia di apprendimento permanente e partecipazione collettiva nazionale, regionale e locale.131 129Ivi. 130Ivi, p.20. 131Ivi. 44 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Le tematiche dell'apprendimento e della formazione permanente, specie se analizzate secondo l'ottica delle motivazioni sociali, economiche e culturali, risultano essere parte costitutiva della moderna struttura societaria. E' ormai palese infatti come gli elementi sopra citati siano fattori decisivi e fondamentali per lo sviluppo e il benessere della collettività. A seguito delle grandi trasformazioni ed evoluzioni intra ed extra europee il binomio apprendimento-formazione ha accresciuto le proprie potenzialità. Inoltre il riconoscimento sempre più consapevole della relazione tra apprendimento e fattibilità occupazionale ha certamente influito sulla tipologia formativa e sull'adozione dei conseguenti sistemi di formazione. Alla luce di tali considerazioni, si rende necessario orientare la tematica dell'apprendimento verso l'acquisizione di conoscenze, abilità e caratteristiche socio-individuali. Affinché ciò possa appieno concretarsi bisogna insistere da una parte sulla cosiddetta responsabilità sociale inerente il processo formativo, ossia sul coinvolgimento e la partecipazione di nuclei familiari e strutture aziendali integrate all'interno di un percorso curricolare in potenziale crescita e, dall'altra, sull'espletamento di un apprendimento permanente flessibile, innovativo, interattivo “aperto” a nuove possibilità relazionali siano esse locali, regionali o nazionali. A riguardo la Commissione europea ha enunciato alcuni principi cardine del nuovo sistema formativo: professionalità, competenza, abilità, partecipazione, competitività, investimenti economici e sinergici appropriati. Purtroppo studi e ricerche effettuati in tal senso hanno rilevato carenze di varia natura, specie se afferenti al ramo giovanile, niente affatto propedeutiche ad un ipotizzabile inserimento lavorativo. Una tale situazione non solo rinvia la prospettiva dell'apprendimento permanente, ma sottrae il riconscimento della centralità del lifelong in termini 45 di approfondimento conoscitivo ed esperienziale. E se lo spettro della gerarchizzazione tra apprendimento informale, non formale e formale rimane sotteso, l'esclusione cittadina dal mercato del lavoro per mancanza di qualifiche professionali, resta una palese realtà. A causa di ciò i paesi membri dell'Unione europea hanno insistito e insistono sulla necessità di maggiori investimenti nei settori dell'apprendimento e della formazione permanenti, attraverso la partecipazione e il diretto coinvolgimento delle strutture pubbliche e/o private preposte al raggiungimento degli obiettivi finali. Nonostante però i propositi e le ottime intenzioni programmatiche della Commissione europea, i settori dell'apprendimento e della formazione permanente restano una realtà ancora in divenire. Difficoltà strutturali, organizzative, gestionali, economiche e politiche ritardano sovente la concretizzazione della programmazione. Ma la cultura dell'apprendimento è un fatto oggettivo cui tutti i cittadini hanno diritto. Ben lungi da qualsiasi proponimento demagogico e/o retorico, l'investimento nella valorizzazione e nella mediazione culturale, rimane comunque l'unica verità non demagogica all'interno di un percorso curricolare realmente costruttivo. 46 BIBLIOGRAFIA AMBROSINI M. (1996), La formazione professionale come luogo di cooperazione tra istituzioni, imprese e forze sociali: una dimensione da rivisitare in: CORTELLAZZI S., La formazione e i nuovi paradigmi produttivi, Franco Angeli, Milano; BAUMAN Z. (2012) Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Laterza, Roma-Bari; BECKER G.S. (1964), Human Capital:A Theoretical and Empirical Analysis, with Special Reference to Education, Columbia University Press, New York; BERTAGNA G. (2011)Lavoro e formazione di giovani, La Scuola, Brescia; BROWN A. L., The advancement of learning, “Educational Researcher”, vol.23, n.8, pp.4-12; DE RITA G. (2009), Rapporto sul futuro della formazione in Italia, la Scuola, Milano; DI FRANCESCO G., La validazione delle competenze in Italia ed in Europa, in: Rivista delle politiche sociali, 2006, n.4; GALLINO L. (2000), Globalizzazione e diseguaglianze, Laterza, Bari; GIDDENS A., La terza via (1996) tr.it., Il Saggiatore, Milano; GLENN P. (2012), Tradizioni giuridiche nel mondo. La sostenibilità della differenza, Il Mulino Bologna; JENKINS H. (2010), Culture partecipative e competenze digitali, Media education per il XXI secolo, pp. 13-24, Guerini e Associati, Milano; HUNTINGTON S.P. (2006), Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, Garzanti, Milano; LATOUCHE S. (2002), L’occidentalizzazione del mondo, Bollati Boringhieri, Torino; 47 MINCER J. (1993), Studies in Human Capital, Edward Elgar, Aldershot, vol.2; OSTERHAMMEL/N-PETERSSON P. (2005), Storia della globalizzazione, Il Mulino, Bologna; PUTNAM R.D. (1993), La tradizione civica nelle regioni italiane, tr.it., Mondadori, Milano; SCIOLLA L., Quale capitale sociale? Partecipazione associative, fiducia e spirito civico, in: Rassegna italiana di sociologia, 2003, n. 2, 261; TIRABOSCHI M. (2001), Il testo unico dell'apprendistato e le nuove regole sui tirocini, Giuffré, Milano; ZAMAGNI S. (2007), L'economia del bene comune, Città Nuova, Roma; ZAMAGNI S.-MAZZOLI E. (2005), (a cura di), Verso una nuova teoria economica della cooperazione, Il Mulino, Bologna. SITOGRAFIA Http://prezi.com/vcofuqiqdfee/le-otto-competenze-chiave-europee-perlapprendimento-permanente.it; http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=serv:c11090 http://www.academia.edu/1925990/Apprendere_in_contesti_culturali_allargati. _Formazione_e_Globalizzazione; http://ssst.campusnet.unito.it/do/corsi.pl/Show?_id=dogi; http//:EUR-Lex Access To European Union Law; http://www.matteoviale.it/tfa/keycomp_it.pdfA. 48 49