ATTO V, SCENA III Com`è vero che gli uomini, morendo, hanno un
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ATTO V, SCENA III Com`è vero che gli uomini, morendo, hanno un
ATTO V, SCENA III Com'è vero che gli uomini, morendo, hanno un fugace tratto di letizia: uno sprazzo, che quelli che li vegliano soglion chiamare "il lampo della morte". Oh, ma poss'io chiamare questo tuo soltanto un lampo?... Amore mio, mia sposa! La morte che ha succhiato tutto il miele del tuo fiato, non ha ancor trionfato di tua beltà, non t'ha ancor conquistata! Ancor sulle tue labbra e le tue guance risplende rosea la gloriosa insegna della bellezza tua: su te la Morte non ha issato il suo pallido vessillo... Tebaldo, tu che te ne stai là in fondo nel tuo bianco lenzuolo insanguinato, qual maggiore tributo posso renderti che spezzare con questa stessa mano che ha spezzato la tua giovane vita quella dell'uomo che ti fu nemico? Perdonami, cugino!... O mia Giulietta, perché sei tanto bella ancora, cara? Debbo creder che palpita d'amore l'immateriale spettro della Morte? E che quell'aborrito, scarno mostro ti mantenga per sé qui, nella tenebra, perché vuol far di te la propria amante? Per tema, io resto qui con te, in eterno; e più non lascerò questa dimora della notte, qui, qui, voglio restare insieme ai vermi, tue fedeli ancelle, qui fisserò l'eterno mio riposo, qui scrollerò dalla mia carne stanca il tristo giogo delle avverse stelle. Occhi, miratela un'ultima volta! Braccia, carpitele l'estremo amplesso! E voi, mie labbra, porte del respiro, suggellate con un pudico bacio un contratto d'acquisto senza termine con l'eterna grossista ch'è la Morte! Vieni, amarissima mia scorta, vieni, mia disgustosa guida. E tu, Romeo, disperato nocchiero, ora il tuo barco affranto e tormentato dai marosi scaglia contro quegli appuntiti ronchi a sconquassarsi... Ecco, a te, amor mio! (Beve la pozione) O fidato speziale!... Le tue droghe sono davvero rapide d'effetto... Così, in un bacio, io muoio... (Bacia Giulietta, si accascia e muore) … (Giulietta si sveglia) GIULIETTA: O frate consolatore, dov’è il mio Romeo? Ricordo bene dove avrei dovuto trovarmi. E infatti sono qui. Dov’è il mio Romeo? … Che c’è qui? Una tazza, stretta ancora dalla mano del mio fedele amore. Capisco, è stato il veleno a ucciderlo prima del tempo. Oh, egoista! L’ha bevuto tutto e non ne ha lasciato una goccia amica per me. Ora lo bacerò: forse un po’ di veleno è rimasto sulle sue labbra e basterà a darmi una morte consolatrice. Le tue labbra sono calde! (voci delle guardie) Ancora rumore! Devo far presto. Oh, caro pugnale! Questo è il tuo fodero! Riposa qui e fammi morire. (si uccide con il pugnale di Romeo)