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Ambasciata d’Italia a Mosca
Rassegna della stampa russa - Traduzioni
18 aprile 2014
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Pagina 1/3 – Vladimir Putin ha tenuta la linea dura
Sommario: Il corrispondente speciale di K Andrej Kolesnikov ha fatto notare che il popolo russo, a
giudicare dal contenuto della linea diretta, è estremamente politicizzato e si interessa principalmente
della questione di Crimea. I problemi sociali sono passati in secondo.
La linea diretta si è tenuta, come da tradizione, nel Gostinyj Dvor. La conduttrice televisiva Marija Sittel’
comincia a dipanare la spirale della linea diretta al posto di Putin. Ha detto che contro il Sud-Est
dell'Ucraina è stato lanciato un vero e proprio genocidio, e l'Ucraina scivolerà nella guerra civile.
Il Presidente, a sua volta, ha brevemente illustrato come questo genocidio si sia sviluppato: gli errori del
nuovo governo sono stati disastrosi.
Alla domanda se ora in Ucraina ci sono o no truppe russe […] ha detto:
- Sono tutte sciocchezze! Non ci sono distaccamenti russi nell'Ucraina orientale, non ci sono servizi
segreti, non ci sono istruttori! Si tratta solo di gente del luogo! E la prova migliore di questo è che la
gente, come si suol dire, ha letteralmente gettato la maschera.
Possiamo chiederci se la domanda resta aperta per chi non si è tolto la maschera?
Una delle domande che verranno poste a Vladimir Putin prima della fine della sua carriera politica, e
soprattutto dopo (ovviamente, se questo è possibile) sarà come è stata presa la storica decisione di
riunificarsi
con
la
Crimea.
Anche
Maria
Sittel’
lo
ha
chiesto.
Rispondere a questa domanda, a quanto pare, è comunque più facile che farla.
Vladimir Putin ha confermato, e non per la prima volta, che "la Russia non pianificava alcuna
annessione" (evidentemente ad un certo punto questa decisione è venuta da sé). Voleva davvero
costruire relazioni bilaterali con l'Ucraina "sulla base delle realtà geopolitiche odierne". Ma poi è sorta la
questione delle "possibili minacce e sopraffazioni, e il popolo della Crimea ha cominciato a dire che
voleva l’autodeterminazione", e tutto è cambiato.
Lo stesso Vladimir Putin ha detto che la minaccia era solo ipotetica, e che ciò che sarebbe avvenuto lo si
poteva verificare solo per via sperimentale. Ma nessuno aveva voglia di fare sperimentare.
Tutti i membri del Consiglio di Sicurezza hanno sostenuto la posizione del presidente, e poi "tutto è stato
eseguito rigorosamente, in modo molto professionale, con rapidità e decisione".
- Vi dico inoltre - ha proseguito il presidente, - che fino all'ultimo momento, fino all'ultimo giorno non ho
scritto l’ultima frase di quel discorso, che ho poi pronunciato al Cremlino, e cioè: presento all'Assemblea
federale la legge federale sulla riunificazione della Crimea, perché stavo aspettando i risultati del
referendum. […]
- E quando hanno reso noto che l'affluenza era stata dell'83%, che più del 96% si è espresso a favore
dell'unificazione con la Federazione russa, è diventato evidente che si trattava della maggioranza
assoluta, praticamente la maggioranza completa, se non tutta la popolazione di Crimea. In queste
circostanze non potevamo comportarci altrimenti -, ha concluso Vladimir Putin.
E si sono comportati così, come hanno potuto.
A Sebastopoli, per i partecipanti alla linea diretta, sono state organizzate due aree, una sul boulevard del
Lungomare
e
una
sulla
spiaggia
della
baia
di
Sebastopoli.
Che Sebastopoli sia la città della gloria russa è stato detto non meno di 15 volte negli ultimi 15 minuti.
Perciò, credo, è diventata 15 volte meno la città della gloria russa […]
Vladimir Putin ha promesso ai cantieri della Crimea uno sgravio di 5 miliardi di rubli [100 milioni di euro,
N. d. T.], e poi ha formulato, in sostanza, una nuova norma di diritto internazionale, che intende seguire,
e invita tutti a fare altrettanto:
- Spero che anche l'Ucraina capisca che in Crimea la Russia non poteva agire altrimenti... E se ci
rispettiamo, allora dobbiamo riconoscerci reciprocamente il diritto di scegliere in proprio. […]
Il discorso è durato per circa un'ora, era politico, e apparentemente non molto chiaro per tutti i russi.
Ma anche questa è stata la particolarità di questa linea retta: troppi segnali erano rivolti non a loro ma ai
colleghi occidentali di Vladimir Putin. […]
Tuttavia, anche i pensionati della Crimea hanno sentito ciò che volevano: entro l'autunno la loro
pensione crescerà di due volte[…]
Finalmente
Vladimir Putin ha svelato
anche
il mistero
degli "omini verdi":
- Dietro alle milizie di autodifesa della Crimea, naturalmente, c’erano i nostri soldati. Hanno agito in
maniera corretta, ma, come
ho
già detto,
con decisione
e
professionalità.
Perciò, ciò che aveva detto in precedenza al riguardo non corrispondeva al vero.
Un comandante dei "Berkut" della Crimea, Jurij Abis, ha definito Viktor Janukovič un debole e un
traditore, perciò il presidente russo lo ha difeso così:
- Come mi ha riferito lui stesso, ha più volte pensato alla necessità dell'uso della forza, e, come mi ha
detto, la sua mano si è rifiutata di firmare un ordine che prevedesse l’uso della forza contro i propri
concittadini.
- E Lei avrebbe difeso fino all'ultimo la questione dell'indipendenza del nostro paese? – Qualcuno ha
chiesto a Vladimir Putin.
Ha detto: - Ogni volta che una persona prende una decisione in una situazione critica, lo fa sulla base
dell’intera esperienza di vita e dei propri valori. Sapete che il mio primo posto di lavoro è stato il KGB,
all’intelligence internazionale, e là siamo stati educati in un certo modo: alla fedeltà assoluta al popolo e
allo Stato.
E la sincerità di questa risposta non può essere senza dubbio.
Sono intervenuti personaggi della cultura, che hanno sostenuto il Presidente nella posizione presa sulla
Crimea (per quanto difficile possa essere per loro). Il direttore di "Mosfilm" Karen Šachnazarov ha detto
che il suo atteggiamento verso la riunificazione della Crimea è stato determinato dal fatto che suo padre
aveva partecipato all’assedio di Sebastopoli (e se invece avesse partecipato a quello di Berlino?).
Irina Chakamada è stato presentata come una persona dell'altra parte della barricata.
- Ira , siete contraria alla nostra posizione sulla Crimea? – Il presidente si è sorpreso nel profondo - […]
Dopo questo per la Chakamada non era certo facile parlare. Ma lei ci è riuscita comunque.
- Lei è il vincitore - ha constatato -. Lei ha davvero compiuto una super operazione senza sparare un solo
colpo. Mi congratulo con Lei del fatto che oggi avete onestamente detto che gli "omini verdi" sono i
nostri pacifici militari che hanno difeso il popolo russo... secondo il Times Lei è il politico più influente del
mondo...
Più proseguiva, meglio le riusciva:
- Ritengo che la guerra non l’abbiamo iniziata noi. Ma solo chi non l’ha cominciata ma è riuscito a
vincerla può terminarla... E penso che da Lei... dipende tutto. E questo è il momento cruciale, ve lo dico
come ex-politico (Irina Chakamada ha trovato il coraggio di ammetterlo – A. K.), in cui ciò può essere
fatto.
Lo si può fare il 25 maggio, quando si terranno le elezioni presidenziali e, contemporaneamente, gli Stati
Uniti
e
la
Russia
si
accorderanno
sulla
federalizzazione
dell’Ucraina.
Irina Chakamada ha pensato a tutto.
La conversazione ha inevitabilmente cominciato a somigliare a un confuso dialogo di piccoli borghesi,
come se non si trattasse della linea diretta del giovedì ma una qualche semplice “serata domenicale”;
ma poi Vladimir Putin ha detto che in realtà “un compromesso deve essere trovato non tra i terzi ma tra
le diverse forze politiche all'interno dell'Ucraina stessa”, e in qualche modo tutti si è risolto
all’improvviso in un nulla di fatto: soprattutto perché, a quanto pare, Chakamada voleva semplicemente
rimproverare qualcuno e la risposta di Vladimir Putin la interessava meno della propria domanda.
Irina Prochorova, leader del partito "Piattaforma Civica" e capo redattore della rivista "Nuova rassegna
letteraria", è intervenuta "contro la persecuzione degli uomini di cultura che esprimono una posizione
leggermente diversa (sulla Crimea – A. K.). Cominciano le persecuzioni contro l’arte moderna, si
cominciano a imputare colpe per tutti i peccati possibili e immaginabili".
Putin ha difeso le persone che sono state perseguitate. Ovvero, ha spiegato che non vi è alcuna
persecuzione:
- Sì, c'è un conflitto di motivazioni, punti di vista, ma a nessuno si impedisce di esprimerli, nessuno viene
ghermito, non si incarcera nessuno, non si chiude nessuno nei lager, come succedeva nel 1937. Le
persone che esprimono il loro punto di vista sono, grazie a Dio, vivi, sani, impegnati nella loro
professione (si sta parlando, a quanto pare, di Andrej Makarevič – A. K.). Ma si sa, una parte della nostra
intelligencija non è semplicemente abituata a incontrare resistenza, a scontrarsi con una posizione
diversa, al rifiuto delle loro idee! […]
Il direttore generale dell’agenzia informativa "Russia Oggi", Dmitrij Kiselev, un membro onorario delle
liste dei sanzionati […]:
- C’è un anello - ha spiegato - e mi sembra che il nostro paese si trova in questo anello. Io personalmente
ho la soffocante sensazione che qualcuno mi tolga il respiro... Penso che sia la NATO... la NATO si sta
espandendo come un cancro... ha aperto le fauci sulla Georgia e ora sull'Ucraina...
Penso si sia stato semplicemente della presentazione del nuovo programma di Dmitrij Kiselev.
- Siamo noi a strangolare tutti! – ha cercato di calmarlo presidente -. Di cosa avete tanta paura? […]
- Certo, si può dire che sono paranoico -, Dmitry Kiselev sospira. - Ma come si suol dire, se sei paranoico,
non significa che non ti perseguitino davvero!
Non gli è restato che guardarsi intorno con ansia.
La stringa che scorre propone nuove domande: "Si potenzieranno i resort del Caucaso settentrionale?"
"Quando sarò ripristinata l'eleggibilità dei giudici?" "Ha trovato una nuova moglie?". Pensavo che
l'ultima domanda dipendesse da un guasto tecnico. Ma mi sbagliavo. Più tardi, alla domanda quando il
paese avrà una nuova first lady, il presidente ha risposto che prima di tutto deve trovare marito a
Ljudmila Aleksandrovna. […]
Vladimir Putin, nel frattempo, ha rassicurato i pensionati sulle possibili sanzioni occidentali in connesse
al rifiuto del gas russo. L'Arabia Saudita è, secondo le sue stesse parole, "in declino", e il gas di scisto
negli Stati Uniti può "anche morire", soprattutto se i prezzi del petrolio scendono. […]
Il presidente si è espresso per i suoi amici finiti nelle liste dei sanzionati:
- se parliamo sul serio, loro sicuramente non hanno assolutamente alcuna relazione con la Crimea. E
invece la moglie di Gennadij Timčenko, dopo aver fatto un'intervento chirurgico non è riuscita nemmeno
a pagare per l'operazione perché le hanno bloccato i conti e le carte. Ma devo dirvi che non mi vergogno
dei miei amici.
Per alcune persone invece si vergogna. La storia del signor Rasmussen, il quale, quando era primo
ministro della Danimarca, in una riunione al Cremlino ha registrato su nastro una conversazione con
Vladimir Putin, che poi è stata pubblicata, ha colpito l' immaginazione del presidente russo .
E, naturalmente, deve aver fatto scalpore la domanda fatta tramite video di Edward Snowden […] “la
Russia si occupa di intercettazione, immagazzinamento o di qualche tipo di analisi delle comunicazioni di
milioni di persone?
- La cosa più importante -, ha detto prevedibilmente Vladimir Putin – è che comunque i nostri servizi
segreti, grazie a Dio, sono sotto stretto controllo dello Stato e della società, e le loro attività sono
regolate dalla legge. […]
E quando tutto sembrava finito, ha risposto ancora ad alcune domande dei giornalisti. E la cosa
principale è che il presidente ha commentato ciò che gli era scappato di bocca a metà della linea diretta:
"Vi ricordo che il Consiglio della Federazione ha concesso al presidente il diritto di usare le forze armate
in Ucraina. Spero davvero di non dover esercitare questo diritto, e che i mezzi politici e diplomatici ci
permettano di risolvere tutti i difficili problemi di oggi in Ucraina. "
Quindi, quando hanno chiesto cosa dovrebbe accadere perché il Presidente si risolva ad esercitare il suo
diritto, Vladimir Putin ha detto di non volerne nemmeno parlare: "Qualsiasi parola gettata incautamente
sulla questione potrebbe influenzare il corso degli eventi".
Ma per dire queste parole doveva pur avere qualche ragione.
Le stesse parole hanno preceduto l’assicurazione della libera espressione dei cittadini Crimea.
Questa volta Vladimir Putin sta bluffando: poiché tali parole possono davvero influenzare il corso degli
eventi, poteva usarle almeno per cercare di fermare l'invasione dell'esercito ucraino del Sud-Est insorto
dell'Ucraina.
Ma la cosa più importante è che non se ne serva, alla fine, per giustificare un’invasione dell’esercito
russo.
Perché alla fin fine tutti gli eserciti devono incontrarsi.
Autore: Andrej Kolesnikov
Taglio: alto
Traduzione: Pablo Gortan
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Nezavisimaya Gazeta
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Pagina 7 – Janukovič potrebbe tornare con nuove funzioni
Sommario: Le regioni del Sud-Est non sono in grado di auto organizzarsi senza un leader. Viktor
Janukovič potrebbe tornare in Ucraina a Pasqua, il 20 aprile
Viktor Janukovič può rientrare in Ucraina a Pasqua, il venti aprile. L’ha comunicato Sergey Aksionov, che
questa settimana era stato nominato da Vladimir Putin governatore ad interim della Crimea. In un tweet
Aksionov aveva chiesto agli abitanti dei territori sudorientali di «organizzare le milizie per difendere
Janukovič al suo rientro a Pasqua». E ha dichiarato che il presidente legittimo per prima cosa può «dare
l’ordine di arresto della cricca al governo».
Janukovič ha dichiarato più di una volta in conferenze stampa a Rostov sul Don di avere in programma il
ritorno in patria. Le parole del presidente ucraino, che si era dato alla fuga, erano state confermate dal
leader del Partito Liberale russo Vladimir Žirinovskij. In una recente intervista a Radio Eco di Mosca il
politico russo ha dichiarato che Janukovič sarebbe tornato nella propria residenza entro il 1 maggio con
il sostegno dell’esercito del Sud Est. «L’esercito già esiste, ha dei comandanti, i capi di stato maggiore,
che hanno fatto il giuramento al popolo ucraino, mentre quei falsari che ora stanno a Kijev saranno tutti
arrestati», ha detto Žirinovskij. E ha minacciato le persone che erano scese in Piazza Majdan, che
«avrebbero avuto una nuova autorità»: «Fra poco festeggiamo il 1mo maggio, e la nostra gente si
riverserà di nuovo in piazza. La nostra solidarietà all’Ucraina. Per quel giorno Janukovič sarà di nuovo a
Kijev, e manifesteremo la nostra solidarietà a lui».
Kijev non commenta la dichiarazione di Aksionov ne’ quella di Žirinovskij. Eppure le si guarda con la
massima considerazione: le forze dell’ordine ucraine si aspettano la notte della domenica di Pasqua un
forte peggioramento della situazione nei territori sud-est.
Uno dei dirigenti del servizio di controspionaggio ucraino Vitalij Najda ha dichiarato alla stampa
nazionale che nella provincia di Donezk fra oggi e domani sarebbero possibili delle provocazioni
organizzate dai militari russi che si troverebbero sul territorio ucraino in uniforme senza nappine ne’
fregi. «Dalle intercettazioni emerge che lo stato che si dichiarava amico ora attribuisce alle proprie forze
speciali dei compiti gravidi di spargimento di sangue nelle nostre citta. Abbiamo testimonianze
documentate che hanno bisogno di ammazzare cento-duecento persone, e poi sui territori dell’Ucraina
saranno inviati i veicoli blindati dell’esercito russo», - ha detto Najda nel corso di un briefing a Kijev.
Il rappresentante del controspionaggio ucraino ha precisato che a occuparsi di destabilizzare la
situazione nel paese siano cinque centri situati sul territorio russo, uno precisamente nella regione di
Krasnodar. «Proprio lì Janukovič appare davanti ai giornalisti. Riteniamo pertanto che ciò sia un’indiretta
conferma del fatto che l’ex capo dello stato è sotto il controllo dello spionaggio russo».
Gli Ucraini dicono che è improbabile che il presidente in fuga di propria volontà abbia voglia di rientrare
in patria ove era stato scaricato persino dal proprio partito politico. Ma a Janukovič potranno imporre di
tornare, questa volta come leader dei territori insorti.
Il nuovo procuratore generale dell’Ucraina Oleg Makhnizkij in un’intervista televisiva ha detto di ritenere
una bufala la notizia del futuro ritorno del presidente Janukovič. «Se Janukovič viene in Ucraina, si
adotteranno le misure atte al suo fermo e arresto. C’è l’ordinanza di arresto e della custodia cautelare»,
ha detto il PG.
Tempo fa la Procura ha diramato la comunicazione ufficiale che Janukovič e’ ricercato per diversi reati:
abuso d’ufficio, omicidi di massa, impossessarsi illecito di beni statali, riciclaggio, presa di potere
incostituzionale, alto tradimento.
Nel totale gli indagati nel caso Janukovič sono 40, ha precisato Makhniskij. Kijev ritiene la maggior parte
è latitante in Russia. Sempre ieri è stato annunciato che era ricercato anche l’ex primo ministro Azarov.
Nel momento di punta della crisi Azarov aveva dichiarato di dimettersi, dopo di che era andato per una
breve vacanza in Austria, dove, secondo indiscrezioni della stampa, risieda suo figlio. Adesso le autorità
ignorano dove stia.
Prim’ancora gli Ucraini avevano inviato alla Procura Generale russa una richiesta di estradizione di
Janukovič. I Russi nella persona del PG Čiajka hanno risposto: «Non sussiste alcun fondamento perche’
noi affrontiamo il tema dell’estradizione di Janukovič . Giacché Janukovič è Presidente legittimo, e non
ha commesso alcun reato». […]
Aleskej Lescenco, vice presidente dell’Istituto Gorscenin, ha fatto notare al nostro cronista: «In Piazza
Majdan non ci sono stati leader. Le persone erano scese in piazza non perché seguivano certi politici, ma
per difendere i propri diritti e gli interessi». Anziché trattare con singole persone Janukovič doveva
trattare con la piazza, e non l’ha saputo fare. Non avendo trovato l’accordo, è stato preso dallo
spavento. […]
Nei territori sud-est vi è invece una scarsa capacità di auto-organizzazione. Alla gente è imposta l’idea di
separatismo. Ma loro vogliono tutt’un’altra cosa – il lavoro, la sanità, l’istruzione. Hanno bisogno di un
politico che gli garantisca alti livelli di vita, la pace e la tranquillità. Nessuno vuole la guerra. Ma mancano
i leader politici. […]
Lescenco dubita molto che Janukovič possa diventare politico in grado di riunire diversi gruppi di
separatisti. […]
Se gli eventi di Kijev sono stati definiti come la rivoluzione della dignità, la sommossa nei territori sud-est
invece è stata bollata come la rivoluzione della povertà. Dice l’imprenditore Mikhail Filatov, vice
presidente della giunta regionale di Dnepropetrovsk: «E’ la rivoluzione della povertà. Una sollevazione
della gente disperata, stanca di non poter essere sentita dalle autorità». […]
La giunta di Dnepropetrovsk con a capo l’oligarca Igor Kolomekskij ha promesso di pagare ai cittadini
mille dollari per ogni fucile automatico consegnato, millecinquecento per mitragliatrice, duemila per
lanciagranate, e diecimila per ogni «omino nell’uniforme verde», ovvero sicario russo. […]
Il coordinatore del gruppo «Resistenza informativa», direttore del centro di studi politico-militari Dmitrij
Tymciuk ritiene che la provincia di Donezk sia «progetto pilota» della seconda fase della secessione
dell’Ucraina. Le regioni si tolgono all’Ucraina pezzo per pezzo. «Il sud-est non è la fine della storia. Fino a
che Putin continui a sbandierare il nome di Janukovič, non possiamo affermare che non voglia arrivare a
Kijev. E’ chiaro che lo farà con il pretesto di ritorno della «legittima autorità ucraina». Questo parere
corrisponde alle attese negli ambienti di potere ucraino – si attende un successivo giro di eventi a
Pasqua.
Autore: Tatiana Ivzhenko
Taglio: alto
Traduzione: Sergey Bulekov
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Fredda, eterna, nostra
L’incontro quadrilaterale con la partecipazione di Russia, Unione europea, Stati Uniti e Ucraina non è la
solita trattativa diplomatica. A Ginevra si gioca il primo atto di una commedia interamente nuova, la cui
trama sta nascendo in corso d’opera.
Come si addice alla drammaturgia moderna, una farsa sincera si combina alla tragicità profonda, e le
emozioni sincere col melodramma a buon mercato. Le dive provinciali si torcono le mani e le
primedonne della capitale sono acclamate con ovazioni. […]
Dalla cintura pende quello stesso fucile, di cui tutti attendono l’inevitabile sparo. Perché sullo sfondo di
paesaggi di cartone e naso di gomma è stato caricato di veri proiettili.
Il tono farsesco lascia il posto all’azione principale. L’Ucraina è un paese in cui le stesse storie si ripetono
di secolo in secolo, e lo stile politico è esageratamente letterario.
È difficile afferrare ciò che sta accadendo, quando ti rendi conto che ad ogni svolta degli eventi si
percepisce qualcosa di familiare. E se a Kiev quasi un secolo dopo si ripetono lo spirito e le condizioni de
"La Guardia Bianca" di Bulgakov con un Tjagnibok parodico nel ruolo di Petljura, allora nell’Est si inscena
il “Matrimonio a Malinovka” amato da molte generazioni di uomini sovietici. […]
Che il pretesto per il braccio di ferro politico tra Russia e Occidente sia l’Ucraina dipende sia dal caso che
dalla logica. Tuttavia, l’occasione era quella, mentre prerequisiti del conflitto si erano formati già molto
tempo fa, più di venti anni.
Ginevra è il primo tentativo di condurre seri negoziati in una situazione in cui i principali attori, ancora
una volta Mosca e Washington, come un decennio fa, professano posizioni apertamente contrarie e non
sono per niente pronti al compromesso.
Gli scontri fra Russia e Stati Uniti non si sono fermati nemmeno negli anni novanta, quando Mosca si
trovava ai minimi delle proprie possibilità in politica estera e dipendeva finanziariamente da
Washington. Ma ora, per la prima volta, non si tratta di interessi locali, anche se importanti, ma del
posto nella gerarchia mondiale. La Russia gioca al rialzo e non ha intenzione di avviarsi sulla "deescalation" da sola, dal momento che non considera un valore (né una stabile realtà) lo status quo che si
è venuto a formare dopo la "guerra fredda".
Gli Stati Uniti, invece, lo vedono come qualcosa che gli appartiene, conquistato di diritto (il diritto del
vincitore del duro confronto fra sistemi della seconda metà del secolo scorso). L’attentato all'ordine
mondiale stabilito nel 1991 (e l'Occidente lo percepisce proprio come nuovo ordine, mentre il mondo
non occidentale è sempre più incline a interpretarlo come una fase di transizione) incontra una netta
resistenza. E questo è naturale, dato che qualsiasi revisione sarà a scapito dei leader di oggi.
A causa della rapidità degli eventi non abbiamo fatto in tempo ad adattarci ai cambiamenti, e le loro
conseguenze pratiche tardano a manifestarsi, perciò non abbiamo ancora capito che nelle relazioni tra
Russia e Occidente, soprattutto Stati Uniti, è iniziata una nuova tappa.
I suoi segnali inizieranno presto a farsi sentire anche a livello quotidiano, e il suo contenuto sarà il
sistematico intralcio alla Russia, in campo militare e in politica interna. Questa non è una occasionale
azione preventiva, come l’esclusione dimostrativa di alcune banche russe dai sistemi di pagamento Visa
e MasterCard, ma una linea deliberata, al fine di costringere Mosca a tornare al suo posto nel sistema
internazionale, quello assegnatogli alla fine della Guerra Fredda. La Russia non ha intenzione di tornarci,
al contrario, è fermamente impegnata a non considerare il risultato del duro confronto di allora come
qualcosa di definitivo e logico. Pertanto il braccio di ferro sarò ancora più stretto.
È chiaro, non si parla di un confronto militare […], ma ci si può aspettare che misure politiche,
economiche e simboliche saranno introdotte appieno. E sono volutamente indirizzate contro la Russia.
Nel periodo precedente, molto di ciò che abbiamo percepito come linea antirussa, era in realtà il
risultato di azioni di Washington rivolte in altre direzioni, semplicemente gli Stati Uniti non prestavano
attenzione
al
parere
di
Mosca,
ritenendolo
irrilevante.
I negoziati a Ginevra sono un bivio.
Un sentiero conduce verso un nuovo "grande patto", e questo è ciò che vuole ottenere la Russia.
Chiamando le cose col loro nome, Mosca vede la soluzione alla crisi ucraina in un accordo di principio fra
Russia e America su come dovrà essere organizzato lo stato in futuro. Un neutrale paese cuscinetto,
organizzato sul principio della massima eterogeneità interna, accontenterebbe la Russia più della sua
disintegrazione
o
della
parziale
inclusione
in
altri
soggetti.
E questo patto è destinato ad essere un prototipo di come d’ora in avanti bisognerà continuare a
risolvere tali situazioni di conflitto, perché nessuno dubita che il loro numero crescerà.
Ma non siamo, ovviamente, nel XIX secolo, e decidere il destino delle nazioni senza la loro
partecipazione non può funzionare. Oggi l'Ucraina è insufficiente come stato vero e proprio, ma la sua
caoticità e le sue ambizioni sono in grado di rompere qualunque gioco dei grandi, anche quando cercano
di mettersi d'accordo su qualcosa. E in condizioni di tensione emotiva, l’attuale opposizione caricaturale
può provocare un autentico conflitto.
Per localizzare il potenziale di distruzione ucraino, c’è bisogno di un lavoro serio e coordinato di Russia e
Stati Uniti, col coinvolgimento attivo dell'Europa, che non ha volontà politica propria, ma è necessaria
dal punto di vista pratico.
Sul tavolo delle trattative c’è una serie di argomenti molto diversi ma correlati: la struttura dell’Ucraina,
la sua neutralità, tutte le complesse questioni sul gas (prezzo, debito, trasferimento), il destino del
sistema politico, o meglio, le elezioni. Se non si lega tutto insieme, nemmeno il complesso scambio di
interessi potrà funzionare, ma si otterrà un pareggiamento molto confuso, che richiederà maggiori
capacità diplomatiche e almeno un minimo di fiducia reciproca. Di quest'ultima non solo c’è una grave
carenza, ma tende anche a diminuire ulteriormente.
Il secondo sentiero del bivio di Ginevra è la fissazione e la fondazione di una seconda “guerra fredda”.
Questa versione è di gran lunga la più probabile. Oltre al suddetto conflitto, legato al sistema di
gerarchie globali, che è molto difficile da risolvere di per sé, c'è anche un fatale divario nella percezione.
Il corso degli eventi interno all’Ucraina è percepito in Occidente senza l’ottica necessaria sull’assurdo di
paese, e il risultato è che il quadro risulta molto più drammatico e pericoloso. In Russia a loro volta
reagiscono con una drammatizzazione esasperata, ne nasce un circolo vizioso di conflitto mentale.
Tutto questo si sovrappone alla recente situazione in Crimea, che colpisce i principi fondamentali
dell'ordine mondiale e la questione fondamentale sui metodi per conservare e guadagnare la sovranità.
Pertanto i problemi, inizialmente degni di procedimenti a livello di comitato esecutivo, diventano
globali. E danno ulteriore impulso all’esasperazione che si era accumulata tra i principali attori già molto
tempo prima di questi eventi.
Dopo la fine della "guerra fredda" il sistema mondiale non ha trovato il suo equilibrio. Segnali di questo
abbondano a tutti i livelli, dall’incapacità delle grandi potenze di capire anche solo il significato delle
proprie rispettive azioni […]
Tutti sentono che qualcosa è andato storto, c'è un desiderio istintivo di tornare alla situazione in cui
tutto era chiaro e funzionante. Una salvifica "guerra senza sparare un colpo", fredda, eterna, nostra.
Passerà ancora qualche tempo prima che tutti capiscano che anche questo non è possibile.
Autore: Fedor Luk’janov
Traduzione: Pablo Gortan
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Vedomosti
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Pagina 12 – Vladimir Putin ha promesso l’acconto
Sommario: La Russia è intenzionata a passare al sistema dei pagamenti anticipati per l’Ucraina.
“Pazienteremo ancora un mese, poi, in conformità al contratto, passeremo al cosiddetto acconto”.
Lo ha annunciato il presidente russo Vladimir Putin durante la “linea diretta”: "siamo pronti ad essere
pazienti, sopporteremo ancora un mese. Se fra un mese ancora non avremo visto nessun pagamento,
allora in conformità al contratto passeremo al cosiddetto acconto". Il portavoce presidenziale Dmitrij
Peskov non ha commentato le parole di Putin.
Putin non ha dato una data per la transizione al sistema anticipato. Questo avverrà nel mese di giugno,
dice una fonte vicina a “Gazprom”. Per il gas fornito da "Naftogaz" deve pagare entro il 7 di ogni mese.
Se questo non accade, fino al 16 del mese precedente al mese della consegna la "Gazprom" ha il diritto
di emettere una fattura provvisoria. Ed entro la fine del mese l'acquirente è tenuto a pagare il 100% del
valore. Entro e non oltre il 15 del mese successivo le parti verificano il gas fornito e i pagamenti. Se
l'estrazione del gas supera di oltre il 5 % il volume concordato con "Gazprom", il resto del gas sarà
venduto ad un prezzo, corretto da un coefficiente di 1,5 (da aprile a settembre) e 3 (da ottobre a marzo).
Una fonte vicina a "Gazprom", ha detto che nelle ultime due o tre settimane nessun è arrivato nessun
pagamento da "Naftogaz". Il rappresentante di "Gazprom" si è rifiutato di fare commenti. Secondo i dati
di inizio aprile, "Naftogaz" doveva a "Gazprom" 2,2 miliardi di dollari. Lo scorso giugno l'Ucraina ha
acquistato da "Gazprom" 1,9 miliardi di metri cubi di gas. Al prezzo attuale di 485 dollari per 1.000 metri
cubi il valore totale si aggira sui 950 milioni dollari. L’Ucraina è pronta a pagare per il gas consegnato, ma
al prezzo di 268,5 dollari per 1.000 metri cubi, ha dichiarato il ministero dell'Energia dell'Ucraina. In base
al contratto, se il prezzo non soddisfa una delle parti, i partner condurranno trattative per tre mesi. Se
un compromesso non si trova, le parti devono rivolgersi alla Corte di Arbitrato di Stoccolma. "Il giudice
determina la dimensione del debito […], ma non decide i prezzi", sottolinea Kyle Davis, collaboratore
dello studio legale Goltsblat BLP.
Putin avverte: il passaggio al pagamento anticipato può portare ad interruzioni nella fornitura di gas
verso l'Europa. "Se il contratto prevede il pagamento anticipato e il pagamento anticipato entro il
termine prescritto non arriva, il venditore è liberato dai suoi obblighi di fornitura del gas. Se il deposito è
stato pagato, ma i volumi forniti sono maggiori e nel secondo mese il pagamento anticipato non copre i
costi per le forniture di gas mese precedente, il venditore ha il diritto, in base al contratto, di fermare
ulteriori consegne o di continuarle, aggiungendo questi importi al debito totale", spiega la situazione
Davis.
Durante le guerre del gas del 2006 e del 2009 quando sono state interrotte le forniture l’Ucraina ha
cominciato la selezione del gas in transito. Putin la settimana scorsa ha avvertito di possibili interruzioni
per i clienti europei di "Gazprom" e ha proposto di discutere la sicurezza dell'approvvigionamento e del
transito di gas insieme con l'Ucraina. L'Unione europea ha accettato la consultazione, come si è saputo
ieri da una lettera del presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso a Putin (pubblicata
sul sito della Commissione Europea).
Autore: Elena Chodjakova
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Traduzione: Pablo Gortan