il calo di efficienza nel finale della partita di calcio

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il calo di efficienza nel finale della partita di calcio
IL CALO DI EFFICIENZA NEL FINALE DELLA PARTITA DI CALCIO
E. ARCELLI 1 , D. GUALTIERI 2, F. FERRETTI
3
e G. ALBERTI 2
1
2
Facoltà di Scienze Motorie, Università degli Studi di Milano
Istituto Esercizio Fisico, Salute e Attività Sportiva, Facoltà di Scienze Motorie, Università degli Studi di Milano
3 Preparatore atletico
FACOLTÀ DI SCIENZE MOTORIE
INTRODUZIONE
Per buona parte della partita, i giocatori di calcio mantengono una frequenza cardiaca che è poco sopra o poco sotto di quella della soglia
anaerobica (Stolen et al., 2006). La frequenza cardiaca supera quella della soglia anaerobica come conseguenza degli impegni più intensi (per
esempio degli scatti), mentre tende a scendere sotto quel valore durante le fasi di lavoro blando (Stolen et al., 2006). Sarebbe fisiologicamente
impossibile giocare ad un’intensità media più elevata (in particolare mantenere una frequenza cardiaca costantemente sopra quella della soglia
anaerobica) poiché ne deriverebbe un accumulo sempre maggiore di acido lattico. Nelle fasi di intensità superiore, infatti, c’è una produzione di
acido lattico; l’acido lattico, invece, tende ad essere rimosso nelle fasi di intensità più bassa. (Stolen et al., 2006). Nei confronti di quella del
primo tempo, in ogni caso, la frequenza cardiaca media tende ad essere più bassa nel secondo tempo (Bangsbo, 2007). Se si fa riferimento alla
percentuale della frequenza cardiaca massima, sono minime o nulle le differenze fra i giocatori professionisti e dilettanti. Per i primi, ovviamente,
è molto maggiore l’intensità assoluta, espressa in metri totali percorsi o in metri compiuti a velocità di corsa elevata (Ekblom, 1986).
RISULTATI/DISCUSSIONE
Sono dunque molto utili gli allenamenti che nei
giocatori determinano un aumento della velocità
della soglia anaerobica. Nel giro di un mese e
mezzo, due sedute settimanali di 4 ripetute di
4’ ad un’intensità pari al 90-95% della
frequenza cardiaca massima con 3’ di recupero
in corsa blanda (durata totale del lavoro di 25’),
sono in grado di determinare un miglioramento
della soglia anaerobica del 14%, con un aumento
del 20% della quantità totale di spazio
percorso, con un raddoppio degli scatti e con
una maggiore partecipazione del 24% alle azioni
di gioco (Helgerud et al., 2001).
Contemporaneamente non si registra nessun
peggioramento dello scatto, dell’elevazione,
della forza e della velocità e della precisione
del tiro (Helgerud et al., 2001). Quando i 90’ di
una partita di calcio vengono suddivisi in sei
periodi di 15’ l’uno, si vede che, sia nel primo sia
nel secondo tempo, tendono a decrescere sia la
2.000
1.500
1.982
1.939
1.922
1.873
1.803 1.813 1.745 1.763
1.777
1.749
1.689 1.717 1.721 1.741 1.616
1.624 1.572 1.613
1.000
quantità totale dello spazio percorso dai
giocatori, sia la quantità di corsa ad alta
intensità (Ferretti, 2007). Negli ultimi due
quarti d’ora della partita (in particolare
nell’ultimo) i giocatori si muovono molto meno
e compiono una quantità molto inferiore di
corsa ad alta intensità (Ferretti, 2007). Se ne
accorgono anche i telecronisti che affermano
che “le squadre si sono allungate”, poiché i
giocatori non riescono a portarsi in avanti e
indietro nel campo come invece sapevano fare
in precedenza. La causa di questo calo
dell’efficienza è la deplezione glicogeno
(Krustrup et al., 2006). Già era stato
affermato da Saltin oltre 30 anni fa (Saltin,
1973). Krustrup et al. (2006), con le biopsie
muscolari, hanno potuto accertare anche la
diminuzione del glicogeno nei diversi tipi di
fibre muscolari.
322
350
300
250
200
150
100
50
0
298
16-30
500
295
31-45
309
264
46-60
61-75
255
75-90
31-45
46-60
61-75
76-90
500
414
392
400
Attaccanti
centrocampisti
difensori
374
quarti d’ora della partita dai giocatori (in base al ruolo).
328
309
100
0
0-15
16-30
31-45
46-60
I SEI QUARTI D'ORA
354
0-15
315
16-30
294
31-45
TABELLA 2:
392
300
200
TABELLA 1: Media totale dei metri percorsi nei “sei”
400
350
300
250
200
150
100
50
0
315
271
46-60
61-75
262
75-90
I SEI QUARTI D'ORA
I SEI QUARTI D'ORA
0
16-30
Il massimo dei gol segnati, con riferimento
all’unità di tempo (gol per ciascun minuto di
gioco) si ha nel recupero dopo il secondo tempo
(Ferretti, 2007). Si può ritenere, in ogni caso,
che le squadre con un calo inferiore di
efficienza fisica nella parte finale della
partita abbiano aumentate possibilità di
segnare gol
La deplezione riguarda tutti i tipi di fibre; al
0-15
0-15
contrario di quanto si poteva pensare, anzi, le
fibre di tipo I sono le più interessate
(Krustrup et al., 2006). La fase finale della
partita è altresì quella in cui vengono segnati
più gol. Il numero dei gol tende ad aumentare
passando dall’inizio alla fine della partita
quando i 90’ vengono suddivisi in 18 periodi di
5’o in 6 periodi di 15’. Lo si è visto nel
campionato
scozzese
(Ekblom,
1994),
australiano (Abt et al., 2002) e greco (Katis et
al., 2006). Lo stesso vale per la serie A italiana
(Ferretti, 2007).
61-75
75-90
Distanza percorsa dai
difensori (istogrammi verdi),
centrocampisti (blu)
ed attaccanti (gialli)
alle alte velocità (16-19 e >16
km/h)
16,0
14,0
12,0
10,0
8,0
6,0
4,0
2,0
0,0
14,1
12,6
9,3
9,5
16-30
31-45
7,5
0-15
1° tempo
46-….
8,9
9,1
8,7
0-15
16-30
31-45
46..
2° tempo
TABELLA 3: Numero di gol realizzati per ogni
minuto nei “sei” quarti d’ora della gara e nei recuperi
I dati delle tabelle 1, 2 , 3 sono stati forniti dalla SIS
CONCLUSIONI
Anche se – come si è detto - i cali di efficienza alla fine della partita nella quantità totale di spazio percorso e nella corsa ad alta intensità
possono essere dovuti anche all’esaurimento del glicogeno muscolare (Krustrup et al., 2006) e se si dovrà fare in modo che l’alimentazione
ritardi tale deplezione del glicogeno e che, nel coso della partita, si cerchi di porre rimedio agli eventuali problemi di disidratazione e di squilibri
di minerali, sembra il caso di proporre ai giocatori allenamenti che non soltanto elevano la soglia anaerobica, ma che permettono di mantenere il
livello medio di intensità più a lungo, limitando così i cali stessi. Secondo McArdle et al. (1998), del resto, nel muscolo ben allenato dal punto di
vista aerobico aumenta la capacità di accumulo di glicogeno. Se 3-4 ripetute poco sopra la velocità della soglia anaerobica, come quelle proposte
da Helgerud et al. (2001), possono essere utili per innalzare la velocità della soglia anaerobica stessa, un numero superiore di ripetute (per
esempio 5-6 su distanze da 800 a 1200, con una velocità del 3-5% sopra la soglia anaerobica) potrebbe aiutare a ridurre il calo di efficienza
nell’ultima parte della partita. Da questo punto di vista, la differenza fra le tre e le cinque ripetute non ha soltanto un significato quantitativo,
ma anche qualitativo, poiché allena caratteristiche fisiche che sono in parte differenti. Possono essere utili anche ripetute su distanze maggiori
(per esempio 4 ripetute di 6’-8’ alla velocità della soglia anaerobica), o un tratto unico a velocità molto vicina a quella della soglia anaerobica
(“corto veloce”), ma anche l’abbinamento di lavori basati sui tipi di corsa ora indicati con quelli ad alta intensità con la palla. Altre ricerche
(Avela et al., 1999; Komi, 2003; Skurvydas, 2000 e 2002), in ogni caso, sembrano attribuire molta importanza all’influenza dell’affaticamento sui
fattori di tipo neuromuscolare per potenziare i quali sembra necessario utilizzare esercizi adatti al miglioramento della potenza muscolare.
BIBLIOGRAFIA:
1. Bangsbo J.: Lezione Magistrale. Atti del simposio “La preparazione atletica e la prevenzione degli infortuni dall’età evolutiva al calciatore maturo”; Education &
Research Departement Isokinetic- Facoltà di Sienze Motorie Università degli studi di Milano- Il Nuovo Calcio; Milano, 16 aprile 2007, in corso di stampa.
2. Krustrup P., Mohr M., Steensberg A., Bencke J., Kjaer M. e Bangsboo J.: Muscle and blood metabolites during a soccer game: implication for sprint performance.
Medicine & Science in Sport & Exercise,, 38 (6): 1165-1174, 2006.
3. Stolen T., Chamari K., Castagna C. e Wisloff U.: Physiology of Soccer. An Update, Sport Medicine, 35 (6): 501-536, 2006.