Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne
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Quaderni d`italianistica : revue officielle de la Société canadienne
Pier Massimo Forni Boccaccio tra Dante e Cino Nella sua monografia sul una il caratteristica Decameron Mario Baratto ma discorso generi l'azione, di reale interesse narrativo: l'articolazione di che il ma verificabili nella novella di interamente collegata alla presenza e assenza egli inventa monologo tutta nel per ovviare in chiaro fin dall'inizio silenzio: Il la porsi come Zima (3.5), al la svolta di l'effettivo una nucleo ci dove l'azione è sviluppandosi e del protagonista e poi nel finto dialogo che forzato silenzio della che di discorso, troviamo donna amata. La rubrica mette una commedia di parola e di fronte a 1 Zima dona a messer Francesco Vergellesi un suo pallafreno, lui tecnica del discorso, un dialogo possono non solo determinare una novella" (289). Sono nozioni compiendosi eloquentemente discorso stesso costituisca l'unica azione "[L]a retorica comica, vicenda, essere funzionali a un personaggio, strutturale di illustra fondamentale dell'opera. In essa può accadere non solo che parla alla sua donna; e ella tacendo, egli in persona di lei si e per quello con licenza di risponde, e secondo la sua risposta poi l'effetto segue. (3.5.1) Francesco Vergellesi, ricco da sfoggiare durante il ma avaro gentiluomo di Pistoia, vuole un palafreno suo imminente soggiorno a Milano come podestà. miglior cavallo di Pistoia appartiene a Ricciardo detto il ricco popolano innamorato della bella moglie di messer Francesco. nome di Ricciardo si riferisce al suo essere azzimato e la Il Zima, un giovane Il ricercatezza di e sopran- Zima si un elemento non tanto ornamentale quanto funzionale nella struttura racconto. Soccombendo all'avarizia messer Francesco chiede al giovane di rivelerà del vendergli nulla in il cavallo, sperando che questi sia disposto a disfarsene senza voler cambio per amore cesso di conquistare è in vendita le della donna. Zima, che da tempo cerca senza suc- grazie della virtuosa moglie, risponde che ma che lo cederà alla seguente condizione: "che io, il cavallo non prima che voi il prendiate, possa con la grazia vostra e in vostra presenzia, parlare alquante parole alla donna vostra, tanto da ogni udito non uom separato che io da altrui che sia" (3.5.7). QUADERNI ditalianistica Voi. XVI, No. 2. Autunno 1995 lei 1 Pier Massimo Forni 80 Convinto poter superare in astuzia di damerino, messer Francesco il Zima acconsente e subito dopo comanda alla moglie di ascoltare tutto ciò che le dirà ma senza mai a sua volta proferir parola. Sebbene mortificata dal moglie trovarsi coinvolta in tale transazione d'affari, la scelta e obbedisce. l'incontro. prega Il Confermati giovane ricorda abbandonare di secondo schemi ritiene di non avere accordi tra marito e spasimante, ha luogo donna alla proprio tenacissimo amore e il suo riserbo. La dichiarazione il retorici codificati: egli di Zima impiega sapientemente le convenzioni che da Andrea Cappellano passa attraverso Provenzali e Siciliani tradizione negli Stilnovisti. L'effetto del discorso sulla comincia a provare cosa nella vita pronuncia una sola sillaba donna è tale che per la prima volta Fedele alla parola data non sia l'amore. di replica al fiorito discorso, tuttavia "non potè perciò alcun sospiretto nascondere quello che volentieri rispondendo avrebbe fatto manifesto" Dopo la è condotta secondo una della letteratura di lode seduttiva, e concettualli stililistiche gli (3.5. al Zima 2 1 7). aver aspettato invano una risposta Zima intuisce lo stratagemma del marito e ricorre a un'audace e originale contromossa: E cominciò in forma della donna, udendolo ella, Parlando in persona della donna il a rispondere a se medesimo [...]. giovane dice, in sostanza, (3.5. di 1 8) sapere dell'amore di Zima, ma di non aver fino ad allora ceduto al mento per non infangare il proprio buon nome. Questo non vuol dire che non corrisponda il sentimento: adesso che il marito deve recarsi fuori città suo corteggia- è proprio amore momento il di mostrargli quanto lo ama. Promette infine che come debbano incontrarsi Zima riprende a particolari Pistoia. Detto questo, la il loro comp'mento" (3.5.21) esponendo nei una volta che il marito abbia lasciato sarà portato a "piacevole e intero donna per istruzioni. Quando Zima, cosicché parlare in persona propria e, ringraziata "sue" parole, promette di eseguire alla lettera le marito sarà partito, il la moglie seguirà due riusciranno a incontrarsi non solo una i potranno continuare la loro tresca anche dopo il le "sue" le istruzioni di ma più volte e ritorno di messer Francesco da Milano. Considerata Si tratta di seduttore direttamente, Potrebbe possibile, la ci si può ora chiedere: in che rapporto logica narrativa, lo stratagemma della risposta a sé stesso? un nodo funzionale o lato "fa" la storia, il trama della novella la sta, rispetto alla di un mero elemento decorativo che, se da un la rende instabile? Perché rendendola memorabile, dall'altro parla in persona della una volta constatato seduzione aver ma non certo. lieto fine il donna? Non silenzio imposto all'interlocutrice? anche senza Zima pensa il potrebbe esprimersi ricorso allo stratagemma? forse che assumere l'identità di E lei lo favorisca nell'opera di seduzione. Proprio grazie a un procedimento teatrale che consenta di sfoggiare originalità, ricercatezza di parola, eleganza di Boccaccio espressione Dante e tra - un'eleganza che sconfina risultare vincente. Cirio 1 la strategia può 3 Dire che egli pensa rende forse troppo semplicistico portato alla scelta di tale strategia. Forse essa in perfetto - nell'affettazione 8 è, se cosi il processo che ha possiamo dire, istintiva, accordo con quanto già sappiamo della sua personalità. Un amore infelice sembra avvicinarlo, inizialmente, a Federigo degli Alberighi o a GenCarisendi: ma la lindezza che è all'origine del soprannome [...] può anche ricordare tile un personaggio "molto assettatuzzo" come Ser 1,9) (I avere, in tutt'altra dimensione morale, pure il Cepperello, del quale sembra meticoloso temperamento di attore. (Baratto 291) La sottile osservazione il giustificare il un la Un Un una preziosità della teatrale l'espediente cardine dell'intera novella. del tutto inadeguato. cura quasi esagerata della persona carattere narcisistico e all'espediente ricorso infatti rilevare protagonista per uno scopo narrativo preciso. Attraverso l'abbigliamento elegante e l'autore vuole suggerire È opportuno rivela assai pertinente. si che Boccaccio rende azzimato risposta di stile tali a da stesso, sé semplice Ricciardo sarebbe stato Ricciardo chiamato il Zima, un Ricciardo "dandy", invece, mette subito a tacere qualsivoglia dubbio circa la necessità logiconarrativa dell'espediente istrionico cui In il un altro il protagonista ricorre. 4 caso almeno, nell'opera del Boccaccio, un personaggio articola dialogo con l'amante esprimendo anche repliche di quest'ultimo. Si tratta le Fiammetta con Panfilo, nella Elegia di madonna del dialogo in absentia di Fiammetta: Poi immaginava tornato lui dimandava, e Mentre io stessa in e meco fingendolo, molte cose gli dicea, e di molte suo luogo mi rispondea. la risposta a sé stessa di Fiammetta (3. 1 il 2.4) è parte della sua fantasticheria, poiché essa parla nel libro in prima persona ammettendo il lettore nel proprio monologo interiore, nel caso di Zima si ha una fantasticheria espressa ad alta voce. Zima mette in scena sogni a occhi aperti per convincere l'amata e darle Mentre inscena istruzioni necessarie. ha ben ragione, sogna ad anche il alta suo di voce (di lei) Lo sfondo esprimere anche al proprio sogno, egli vuol credere, e ne desideri più riposti della donna. Egli posto suo, intende mostrarle come quello sia in realtà sogno. non è stato adeguatamente esplorato. Andrea Cappellano (Branca in Boccaccio, culturale di questa novella menzionano Decameron 370, n. I il i critici l'influenza di 6), Andrea, non pare che manuale dell'amor la ma anche se Boccaccio aveva presente novella cortese. si presenti Semmai come il reverente tributo testo di al grande essa sembra porsi in termini canzonatori rispetto al modello, grazie all'impiego di procedimenti di esagerazione, distor- 1 Pier 82 sione e abbassamento. Il Massimo Forni da Francesco Vergellesi, l'avarizia, è difetto incarnato oggetto di chiara e ripetuta condanna nel Cappellano: "Avaritiam sicut nocivam pestem effugias et eius d'affari inventata da contrarium amplectaris" (116). Tuttavia, ben lontano dalla stilizzata possedere le tutte antropologia di Andrea. trovi si il trico, Zima segue (46). personalissimo tocco, un Zima sembra lato compresa una trattato, consiglio di Andrea per l'amante che "Sed si nimis ipsius moderatum sapienter in silenzio ostinato della donna: mulieris loquendi differantur initia, post spatium sermone prorumpas" se da sua forbita eloquenza diventa un'affettata la come risulta stravolto il ad affrontare E dell'amante ideale del qualità "copiosa sermonis facundia" (42), bizarria. Si pensi a transazione la messer Francesco appartiene a un universo immaginativo la risposta si ma questo consiglio con un eccen- "in forma della donna", appunto. Queste rispondenze quasi parodiche, tuttavia, non basterebbero da sole a provare una derivazione della novella di Boccaccio dal trattato di Andrea. Una prova quale la [...] fallo verrà testuale più forte [vita], se a' meno, e miei prieghi l'altiero vostro animo non s'inchina, senza alcun morrommi, e potrete esser detta un passo da una In trova nel dettato del ricatto morale di Zima: si me si me la 1 3) libro che è quasi seduzione - leggiamo: amoris spe frustratum dimiseris, igitur tui micidiale. (3.5. De Amore - un delle dichiarazioni del interamente un campionario di discorsi per [...] di me protinus mortem subire compellis, cui tua postea nullatenus potent prodesse medela, et ita poteris homicida vocari. (Andreas 94) Una formula cruciale della dichiarazione amorosa, dunque, ("e potrete essere detta di me Andrea ("et ita poteris un antecedente pressoché identico nel micidiale"), trova mente sostenere che il trattato di Andrea della novella di Boccaccio, sia per storia. Ma si A homicida vocari"). il sia questo punto una delle la latino di può ragionevol- fonti, diretta linguaggio che per deve senz'altro guardare si o mediata, configurazione della oltre. Innanzitutto è possibile riconoscere nella retorica cortese del discorso seduttivo alcune voci poetiche della tradizione lirica in volgare. una movenza cavalcantiana, come miei, li quali spaventati trieman tutti soprattutto rilevare materiale di fatto finora. Non dovrebbe sua dichiarazione d'amore al E vostro cospetto" (3.5. 15). 5 Cino da Pistoia più di quanto sorprendere che la Può vedersi è stato notato, in: "riconforterete gli spiriti il non damerino pistoiese si potrà sia stato usi nella poesia amorosa del suo concittadino. Se poesia di Cino riecheggia davvero nel discorso di Zima, potrebbe la trattarsi di un'allusione voluta da parte di Boccaccio, in quel che sarebbe un suo tipico gioco di riferimenti è criptici. una Vergellesi. La Non dimentichiamo che la musa di Cino, scelta di un Vergellesi e di sua Selvaggia, moglie come personaggi Boccaccio Dante e Cino tra 1 83 della novella potrebbe collegarsi alla autobiografia lirica di Cino. Riporto qui di seguito raffronti testuali e dichiarazioni d'amore tra la dichiarazione d'amore di Zima rintracciabili nella poesia di Cino: l)Zima e sì [...] come umilissimo servidor vi priego [...] che la vostra benignità sia tanta [...] che io possa dire che, come per la vostra bellezza innamorato sono, cosi per quella aver la vita; (3.5.13) Cino: Vanne mia canzon, via, gente in gente, di donna tanto che la più gentil trovi, e priega che suoi novi e begli occhi amorosi dolcemente amici sian de' miei, quando per aver 2) guardan vita lei. (91.37-42) Zima: E lasciamo stare che la mia morte non vi fosse onore [...]. (3.5.14) Cino: Dovunque sono, sto suo e sempre pur ma 3) mi fa di [di male amorejservitore in peggio; m 'ancide nollifie onore. se (137.12-14) Zima: ' [...] la quale fallo verrà [vita], meno se a miei prieghi l'altiero vostro animo non s 'inchina, senza alcun [...]. (3.5.13) Cino: Or inchinate a si dolce preghiera; (125.45) Appare evidente il calco sui versi operato dal Boccaccio nella scrittura della dichiarazione amorosa. Più oltre analizzeremo un sottotesto cimano riguar- dante non lo stile ma la struttura narrativa della novella. Rimanendo ai raffronti testuali dati sopra, si osserverà dice "Or inchinate a sì che l'ultimo è doppiamente suggestivo. Quando dolce preghiera", Cino non si rivolge a Selvaggia, bensì a Dante, in una canzone, informata dalle nozioni-guida della Vita nuova, intesa a consolarlo della morte di Beatrice. Boccaccio trovava dunque in questa can- zone lo spunto immediato per far interagire dantesco. Anche della novella di i testi di Cino con il prosimetro quest'ultima opera costituisce probabilmente un sottotesto Zima. La Vita nuova, infatti, può aver fornito al Boccaccio la sanzione letteraria per l'impiego della risposta a sé stesso. La critica non ha finora trovato espediente. Branca ricorda che il una fonte che spieghi il ricorso a questo motivo del marito che vende la moglie a un 1 Pier Massimo Forni 84 ma non c'è molto in queste storie che rivale si trova in molte favole orientali, aiuti a comprendere come abbia funzionato l'inventio nella parte del Decameron che veniamo analizzando. Di maggiore suggerimento, sempre del Branca, di considerare d'amore" (Boccaccio, Decameron 368, n. la interesse è invece il tradizione del "contrasto Possiamo senz'altro convenire 1). che l'immaginazione del Boccaccio possa esser stata stimolata dalle forme dialogiche della poesia medievale, ma, di nuovo, la natura e l'origine della non risultano adeguatamente chiosate fino risposta a sé stesso ricordi che le a forme poetiche dialogiche potevano essere oggetto elementare messa in scena. 6 È quando non si di una sia pur probabile che Boccaccio abbia percepito potenziale narrativo in una forma di poesia drammatica quale era il monologo dialogico: Par «mime dialogué», ou par «monologue dialogué», nous désignons un genre dramadu drame pro- tique qui ne suppose pas de mise en scène régulière, et qui se distingue prement dit, présenter. 11 moins par la nuture des sujets, que par est illustré par la façon de les traiter et de les re- des pièces à plusiers personnages, que jouait un acteur unique, pourvoyant seul à tous les besoins de la représentation et remplissant à la fois tous les rôles. (Farai 238) Il contrasto veniva rappresentato da un intrattenitore di professione, a volte aiutato da "Dando un collega, vita alla uomo o donna. Quest'aiuto, tuttavia, non era essenziale: forma del contrasto, è pressoché sicuro che sdoppiasse, modificando il il giullare si timbro della voce in corrispondenza dei diversi personaggi messi in scena, e potesse modificare gli atteggiamenti del volto e del corpo" (Suitner 140). 7 Considerato il possibile stimolo di origine teatrale, zione retorica che ha probabilmente catalizzato consapevole, attraverso una forma nella Vita nuova. drammatizzato, cioè la veniamo alla conven- processo, forse solo in parte quale Boccaccio è pervenuto all'invenzione centrale il della novella. Si tratta di almeno due esempi il di Il discorso ipotetico di cui Dante offre primo è anche un esempio di pensiero rappresentazione dell'attività mentale di un perso- naggio in forma dialogica. Nel capitolo XV il poeta-amante medita sugli effetti devastanti che la presenza di Beatrice ha operato sulle sue facoltà: Appresso la nuova trasfigurazione mi giunse uno pensamento forte, lo quale poco si da me, anzi continuamente mi riprendea, ed era di cotale ragionamento meco: «Poscia che tu pervieni a cosi dischernevole vista quando tu se' presso questa donna, perché pur cerchi di vedere lei? Ecco che tu fossi domandato da lei: che avrestù da partia rispondere ponendo che tu avessi libera ciascuna tua vertude in quanto tu rispondessi?» le mie E a costui rispondea un altro, umile penserò, e dicea: «S'io virtudi, e fossi libero tanto Tenendo presente sia la che le non perdessi io le potessi rispondere, io le direi [...]». (15.1-2) dinamica psicologica che il dettato di questo passo Boccaccio tra Dopo dantesco, torniamo ora alla novella. Zima riprende la Dante e Cino 1 aver parlato al 85 posto della donna, propria identità e cosi risponde: letizia della vostra buona risposta si ogni mia appena posso a rendervi grazie formar la risposta; e se io pur disidero favellare, niun termine è si lungo che mi bastasse a pienamente «Carissima donna, egli è per soverchia vertu occupata, che potessi come io potervi ringraziare come come io vorrei e a me far si conviene; [...]». (3.5.23) Sia in Dante che in Boccaccio un'emozione fortissima causata dall'amata impaccia la favella dell'amante. Neil 'un caso "ciascuna sua vertude" "libera", nell'altro "ogni mia vertu" presentano un'ipotesi auspicabile è "occupata". Entrambe le discorso non inibito ("se io di non è occorrenze [...] fossi come pur disidero favellare"). Tuttavia per Dante il mancamento, descritto come un venir meno delle facoltà vitali - un fatto serissimo, dunque, non un espediente retorico libero tanto che io le potessi rispondere"; "se io potessi dipende dal suo essere in presenza di Beatrice. Il personaggio boccacciano, invece, dà prova di sopportare eccellentemente gli effetti della presenza della donna, anzi, lungi dall'essere incapacitato e interdetto, mette in atto un'efficace strategia di seduzione, rivelando doti di attore brillante. perché non può che apparire ironica la Perché sarebbe allora appena capace così felice? Perché la sua donna, gli si è la Ma perché è felice. E perché è donna quale Dante non riesce a lui l'ha impersonata, il rischio di morire di come in quelli limitrofi, corrisposto. Al contrario, nel capitolo messo di parlare? o meglio finalmente mostrata pietosa ed egli non corre più amore non Ecco sua dichiarazione di difficoltà a parlare. nudo la XV della Vita nuova, a ottenere la pietà di Beatrice. A nulla serve che il poeta abbia propria anima e che abbia confessato di essere vicino a morire per l'intensità del sentimento amoroso. Sono questi i frangenti in cui si come mezzo di estingue per sempre la volontà di Dante di usare la poesia persuasione ad amare. Nei capitoli XVII e XVIII coscienza dell'unica via argomento nuovo di uscita dalla poeta prenderà piena il propria disperazione: poetare su un e più nobile, la lode disinteressata di Beatrice. Dunque, nella novella del Boccaccio troviamo tracce di una intenzionale risposta alla Vita nuova di Dante: una risposta giocosa, in chiave leggera, forse un poco irriverente. 8 Mario Baratto ha notato come il prosimetro dantesco sia rilevante per novella che segue immediatamente quella di Zima, seduzione di Catella un ruolo decisivo da parte di la storia Ricciardo (3.6). In Dante nella scelta di intrattenere il Decameron 3.6, al contrario, le donne, compresa hanno ruolo decisivo nel architettato dall'amante. Boccaccio usa dunque far riuscire il piano il coro delle donne ha con Beatrice una relazione esclusivamente poetica, quindi d'intraprendere una poesia In la napoletana della la di di pura lode (276). "donna dello schermo", seduzione dell'amata materiale cortese dantesco ad 1 Pier Massimo Forni 86 di commedia erotica. Lo stesso come poi nella novella successiva di Catella estrazione dantesca - ma non solo dantesca - un progetto livello più basso, adattandolo in un può dirsi per la novella di Zima: qui, e Ricciardo, "[1] 'etica cortese" di "[viene] trasferita nell'avventura erotica" (Baratto 278). Zima, che tuttavia, È nella novella di avverte più fortemente e diffusamente la presenza di si Dante. Nel capitolo XXII della divieto a parlare. nuova Vita Dopo la morte avendo udito di donne di Beatrice in lacrime, è sopraffatto dal dolore. in lutto e, come oggetto la commiserazione per di le Dante incontra un gruppo loro descrizione della pietosa vista Il poeta stesso allora donne. Vorrebbe parlar loro, impedito dalla regola sociale che prescrive l'assoluta segregazione circostanze. tali I commenti del poeta stimolano Onde dire, io poi, ne il delle donne un la situazione presenta, tra l'altro, del padre di Beatrice tra si offre ma ne è i sessi in sul dolore di Beatrice e sulla reazione processo creativo: pensando, propuosi di dire parole acciò che degnamente avea cagione di parole io conchiudesse tutto ciò che inteso avea da queste donne; e però le quali che volentieri l'averei domandate se non mi fosse stata riprensione, presi tanta matera di dire nel come se io l 'avesse primo domando, in domandate ed elle quello modo che dico la loro risponsione, pigliando ciò eh m 'avessero risposto. E feci due sonetti; che mi giunse di domandare; ne l'altro udio da loro sì come lo mi avessero detto voglia 'io rispondendo. (22.7-8) Zima devono affrontare un divieto di parola. Dante, impossibidonne dell'amata, inventa un ipotetico dialogo in versi, ponendo la domanda e fornendo poi la risposta; Zima dà al proprio monologo la forma di dialogo rispondendo al posto della donna: in entrambi casi siamo nel Sia Dante che litato a parlare con le i regno del "come se" (De Robertis 165-74). Ma l'operazione di Dante è es- senzialmente retrospettiva, poiché, proiettando nell'immaginazione, e poi in poesia, un evento che non ha potuto aver luogo nella sono che una riscrittura idealizzata del passato. realtà, i suoi sonetti non Zima, invece, teatralizzando la propria fantasticheria vuole conseguire un effetto immediato nella realtà: egli detta al presente e al futuro le regole del proprio desiderio. 9 Sulla base delle prove raccolte finora sembra ragionevole stabilire connessione tra l'espediente drammatico al sé stesso, e gli episodi di discorso ipotetico Dante. il Con tutto ciò, testo di il Boccaccio. Ritengo infatti che si che sia Cino ad esercitare l'impressione pre3.5. Un'analisi ravvicinata del Ora che rise lo spirito mio, non considerato preziose: Ora che doneava il trovano nella Vita nuova di Dante rimane forse una fonte collaterale per ponderante sulla struttura di Decameron sonetto una centro della novella, la risposta a rise lo spirito penserò entro mio, lo core, suo finora, fornisce indicazioni Boccaccio Dante e tra 187 Cirio mia donna parlando d'amore, si covria i disio: e con sotto pietate perché là il vo i[n]seguendo, e par ch'i chiama e la follia 7 sogni, e sia com'om tutto del senno, e se stesso ha Per questo donear che fa che '1 si mostra ch'a forza par ched Un primo ch'è fòre '1 penserò, e dico suo sembiante non mi dice vero quando perch io 'n oblio. me medesmo vo parlando, fra ched mostrone dolore, 'io pur di pietà el si nemico, faccia fero: di speranza mi nutrico. (47) evidentissimo collegamento per analogia verbale può istituirsi tra la chiusa de! sonetto e una frase della prima parte della dichiarazione di Zima: e [...] sì come umilissimo servidor vi priego, caro mia, che nell'amoroso fuoco sperando [...]. mio bene, in voi si nutrica, che e sola speranza dell'anima la vostra benignità sia tanta (3.5.13) Boccaccio tuttavia non dichiarazione di Zima: può affermare che come nucleo sonetto di Cino l'intera novella. ("doneava è limitato a ricollocare si si 10 egli si un verso sia del sonetto nella appropriato dell'intero narrativo su cui incentrare e da cui sviluppare L'adattamento comporta la trasposizione del "doneare" penserò entro lo core") dallo spazio mentale a quello il donna che ha luogo nel sonetto fisico. Cino ("e La conversazione mentale con la con mia donna parlando d'amore") diventa una vera e propria conversazione in Boccaccio, poiché il protagonista parla d'amore alla propria donna in sua presenza. È questo un caso di concretizzazione degli stimoli immmaginativometaforici, al un espediente simile all'abbassamento una costante nell'opera reale) che è Abbiamo visto come la di (in di questo caso dall'ideale Boccaccio. conversazione che Zima si aspetta di avere con la donna diventi suo malgrado un monologo in cui l'amante è costretto a rispondere a sé stesso ("E cominciò in forma della donna, udendolo ella, a rispondere a se medesimo"). Il suo parlare alla donna assomiglia dunque a un può confrontare con quanto fa Cino nel sonetto: "fra me Quando Cino parla a sé stesso non fa altro che 11 fermo rifiuto opposto dalla donna sia solo di facciata: parlare a sé stesso e medesmo vo persuadersi che fra il me medesmo vo parlando, e dico che '1 suo sembiante non mi dice vero quando eh Anche Zima si parlando". si 'a forza mostra di pietà nemico, par ched el si faccia fero [...]. (10-13) articola questa distinzione tra realtà e apparenza, tra interiorità Pier Massimo Forni 88 1 comportamento, per volgerla poi a proprio favore quando reinterpreta tendenziosamente passato e presente allo scopo di convincere la donna. e Assumendo l'identità femminile nella seconda parte del suo strano mono- logare, accortamente afferma: Tuttafiata, se dura e crudele paruta ti sono, non voglio che tu creda ch'io nell'animo stata che nel viso mi sono dimostrata; anzi, t'ho sempre amato e tenuto caro innanzi a ogni altro uomo, ma così mi è convenuto fare e per paura d'altrui e per servare la fama sia quella della mia Ci domanda, si onestà. (3.5.20) infine, se e in che misura i versi 7-8 del sonetto aver stimolato l'immaginazione di Boccaccio. lito di di Cino possano Non sarabbe procedimento inso- trasformare la convenzionale follia erotica della poesia cortese in episodio comportamento stravagante. Davvero descrivono la le parole "se stesso ha 'n oblio" ben perdita della propria identità e l'assunzione di quella della donna da parte del damerino. Si deve qui parlare un'ultima volta della predilezione boccacciana per (di contenuto, stilistico, ecc.). Si può sostenere che con tale l'abbassamento non solo alcune situazioni criterio novella di Zima, come si è visto, nuova siano della Vita ma Convivio. Verso la fine della storia, quando Zima prende congedo, Boccaccio inserisce il trattato nel monologo/dialogo il una coda dialogo di amante. Tronfio d'orgoglio per lo stratagemma che ottenere state cooptate nella anche un importante tema gli è finito e marito e tra ha consentito di cavallo senza subire egli stesso perdita alcuna, messer Francesco al giovane se ritiene che lui, Francesco, sia stato ai patti. Zima risponde che non lo crede, poiché l'accordo prevedeva una conversazione con sua moglie, non con una statua di marmo. Deliziato, messer Francesco procede chiede a ricordargli che A cui il Zima il cavallo adesso è di sua proprietà: «Messer rispose: sì, ma se io avessi creduto trarre di questa grazia ricevuta da voi tal frutto chente tratto n'ho, senza domandarlavi ve l'avrei donato: e or volesse Idio che io fatto l'avessi, per ciò che voi avete comprato il cavallo e io non l'ho venduto». (3.5.28). Questo ragionamento conclusivo in termini di compravendita richiama per contrasto la proposta iniziale di Zima, quando, nel principio della novella, il giovane si era rifiutato di considerare la transazione "Messer, se voi mi donaste ciò che voi avete di vendita avere quando possa con la mio pallafreno, ma in con questa condizione: che io prima che voi il prendiate grazia vostra e in vostra presenzia parlare alquante parole alla donna vostra" la il vi piacesse, come commerciale: mondo, voi non potreste per via dono il potreste voi bene avere, al (3.5.7). transazione era vista Secondo le parole iniziali del protagonista, dunque, come dono, non del tutto incondizionato, certo, e anzi Boccaccio stranamente condizionato, Come possiamo tra Dante e Cirio e in termini di il mutamento intervenuto Una compravendita poi? Convivio. Nel capitolo I 89 ma cionondimeno dono, non compravendita. spiegare allora storia e la sua conclusione, tra la definizione dello prima 1 scambio possibile risposta Una di esse è dono può venire dal Dante parla delle del suo prosimetro filosofico teristiche dell'autentica liberalità. tra l'inizio della in termini di carat- "sanza essere domandato lo dono, dare quello" (1.8.3). Ritengo che Boccaccio avesse in mente, con ogni probabilità, questo capitolo del Convivio al della novella. Verso la fine del capitolo La terza cosa ne la quale si domandato non acciò che '1 compera, tutto è la concepire l'impianto di pronta liberalitade, da una parte vertu si è dare non domandato: ma mercatantia, però che lo ricevitore che 7 datore non venda. Per che dice Seneca che «nulla cosa più cara compera che quella dove liberalitade e che essa di mercatantia, può notare momento Dante afferma: si i prieghi possa si spendono». Onde acciò che nel dono in esso notare, allora, s[e] conviene esser lo sia si pronta conviene esser netto d'ogni atto dono non domandato. (1.8.16-17) Cominciamo con l'evidente prelievo testuale. Sembra proprio che il modello della frase di Zima "voi avete comprato il pallafreno e io non l'ho venduto" sia stato il detto di Dante "però che lo ricevitore compera, tutto che venda". 12 '1 datore non Tale riscontro non può che incoraggiare a una ricerca di aspetti più reconditi del processo di appropriazione. Il mini reale. contrasto pocanzi rilevato tra l'iniziale definizione dello scambio in terdi dono Con la e la conclusiva in termini di compravendita, è più apparente che sua battuta finale ("voi avete comperato venduto") Zima smaschera, tiva di messer Francesco. richiesti, sia Il riferimento al contenuto in quella battuta, rivela comprare fondo l'uso che Boccaccio la di Dante procede pallafreno e io non l'ho la vera natura dell'inizia- vera natura dell'iniziale offerta di non si di un'indiretta richiesta di fa del così: trattava di una vera dono. Per capire fino passo dantesco, non dobbiamo dimenticare Seneca, l'auctoritas su cui Dante fonda mentare il passo in cui Dante parla dei doni cavallo da parte di messer Francesco: il proposta commerciale quanto in pure surrettiziamente, quando si il proprio ragionamento. L'argo- fa richiesta di un dono, non si è più nell'ambito della "vertù", bensì in quello della "mercatantia", perché anche se il dono non effettua una vera e propria vendita, colui che riceve il dono invece compra, e compra a un prezzo altissimo: "Nulla cosa più cara si compera che quella dove i prieghi si spendono" (1.8.16). Ci si può chiedere allora se Zima, citando tra le righe Dante, non stia dicendo a messer Francesco: colui che fa "certamente avete pagato un prezzo altissimo per stupido che Può esserci allestito dal la vostra richiesta: voi, mi avete dato vostra moglie". ancora un'altra componente nel gioco siete, di riferimenti criptici Boccaccio. Perla chiosa dell'asserzione senechiana nel capitolo del Convivio citato sopra Dante rinvia all'ultimo capitolo del suo libro: "Perché sì 1 Pier Massimo Forni 90 caro costa quello che mente si si priega, non intendo qui ragionare, perché ragionerà ne l'ultimo trattato di questo libro" (1.8.18). completò mai il Convivio, cosicché sufficiente- Ma Dante non lettore rimane privo della promessa il spiegazione. Ritengo contemplabile l'ipotesi che Boccaccio tentazione di portare a termine ciò che a Dante non non resistette alla era riuscito di completare, Zima come un'illustrazione della verità contenuta nella sentenza senechiana, e quindi come completamento di quel capitolo del Convivio. La novella di Zima mostra l'assunto generale secondo considerando la propria novella di cui nulla s'acquista più tramite un caso caramente delle cose particolare, caso di il richieste, illustra cioè l'assunto messer Francesco che paga con la moglie la propria richiesta del palafreno. Certo, l'illustrazione boccacciana è giocosa, condotta a un livello di discorso più basso di quello del Convivio. Dante e Seneca intendono un costo morale, l'orgoglio comporta la richiesta di dono. In un il l'umiliazione ferito, che costo appare in un contesto mer- da perdere o da guadagnare sono concreti: una donna cantile, in cui gli oggetti e Boccaccio cavallo. Sempre quanto il in connessione con la problematica del dono non si deve tralasciare pensiero cristiano ha espresso in tema di donne e silenzio, un argomento non sufficientemente indagato finora dalla critica. Se riandiamo al Vecchio e al Nuovo Testamento con questo tema in mente (cosi come a libri di devozione e a raccolte di exempla e di precetti), troveremo la nozione che una donna silenziosa è un dono del Signore Anche una lettura giocosa di sentenze (vedi, per esempio, Siracide 26.14). come questa potrebbe aver contribuito dXY inventio della novella boccacciana. In anni recenti si è ricorsi a quella di ironizzazione, sempre più spesso alla discorsività ricorrenti nel Decameron, nozione che uno dei giochi parodici tra i 13 di parodia, assieme di intertestualità e inter- e molti studiosi diffusa pratica di scrittura parodica del Boccaccio. tata la nozione per definire alcuni fenomeni hanno messo in luce la È ormai ampiamente più importanti bersagli, se non il accet- più importante, che Boccaccio perpetra, a volte con intenzioni canzona- torie, a volte serissime, è la Divina Commedia. Non solo si può riscontrare ma anche nelle novelle la rielaborazione di singoli segmenti testuali danteschi, Decameron sia strutturato secondo una modalità paropoema di Dante. 14 La Commedia, tuttavia, è lungi dal costituire l'unico sostenere che l'intero dica sul oggetto delle strategie parodiche di Boccaccio. Nel suo saggio su ironia e parodia nel Decameron, Carlo Delcorno espone concisamente la grande varietà dei testi parodiati nella scrittura decameroniana: La novella boccacciana [...] è in primo luogo la riscrittura, sempre tenden-zialmente parodistica, dei più diversi generi letterari: antichi e medievali, orali e scritti, in prosa e in versi. [Boccaccio] utilizza innanzitutto le forme brevi del racconto già in parte elaborate dall'autore del Novellino: sia quelle profane (dai fabliau al lai alla vida provenzale), sia quelle edificanti (daWexemplum alla legenda alla visione); e inoltre si ispira a episodi Boccaccio isolati dei in volta, romanzi antichi anche Cirio 1 Ma oggetto di parodia possono essere, di e medievali. la lirica stilnovistica, la Dante e tra predicazione e l'oratoria politica, dei «libri di buoni costumi» e la letteratura odeporica; e poi, volgarizzamenti religiosi e la letteratura dei letteratura di pietà, fino ai settori (174) Con tutte che rasentano quante le 9 volta la precettistica con particolare insistenza, molteplici espressioni della folklore e la superstizione magica. il 15 sua parodia multipla, in cui sono messi cioè in gioco molti generi con- la temporaneamente, la Zima novella di è certamente da considerarsi esemplare del gusto, o della profonda esigenza, del Boccaccio per l'ironizzazione e per meno giochi di rimando, più o scoperti, ad altri autori. 16 Bisogna i ribadire, non compaiono sempre in La riscrittura parodica boccacciana, cosciente o no, comporta comunque almeno tre modalità di intervento sul testo-modello: il tuttavia, virtù di che una riferimenti ironizzanti o parodistici i scelta cosciente. capovolgimento, l'abbassamento e che Queste tre risulta la riscrittura parodica, sulle tecniche impiegate, del il capovolgimento attive nell'enigmatica e affascinante novella di ormai ben documentata Boccaccio nella sua sia nel concretizzazione (sia modalità, ricorrenti con eccezionale frequenza nella inventio del Decameron, sono Se la concretizzazione possono ovviamente comportare l'abbassamento). la nonché gamma vasta Zima. dei materiali usati da molto lavoro rimane ancora da fare sul significato delle parodie sia in singoli casi macrotesto boccacciano. L'attuale dibattito sulla serietà epistemologica Decameron farebbe notevoli progressi se cruciali questioni filosofiche sollevate dalle Nell'ambito di infine tener conto riuscisse a rispondere alle un esame complessivo della novella di Zima bisognerà anche di una componente autoparodica, o perlomeno autocitativa. Molti critici impegnati a indagare Decameron si componenti parodiche dell'opera. documentato hanno i fenomeni elementi gli di ironizzazione nel autoparodici dell'opera. Distinzione essenziale è tra l'autoparodia che guarda fuori dal libro riscrittura di segmenti ninfe fiorentine, di Y Amorosa segmenti del libro stesso. specifica o del visione, il Teseida, brevemente A il Filocolo, la Comedia ma efficacemente della novella del illustrata in altri quest'ultimo tipo appartiene la pratica di Dioneo gran parte delle giornate una novella parodica o V (la delle e l'autoparodia rivolta ad tema della giornata (Giannetto 14-18). che coinvolge racconti nella Giornata come XXXV-XXXVIII) Branca, "Introduzione" di presentare in opere di diverse Giornate è in risposta a quella narrata la Un caso di di una storia autoparodia novella narrata da Filostrato da Fiammetta nella IV Nel caso Zima, l'autoparodia, o autocitazione, riguarda una delle opere giovanili dell'autore. Nella parte Al fine V del Filostrato è collocato uno straordinario atto di riscrittura. di alleviare le proprie onore dell'amata Criseida. di Il pene d'amore Troiolo compone una canzone Cino da Pistoia La bella vista e il in un adattamento della canzone bel guardo soave. Se può esserci testo risulta essere 1 Pier Massimo Forni 92 disaccordo circa un'operazione di si tratti natura parodica di questa riscrittura, non la di si può negare che abbassamento. Pur tenendo conto che era nelle quando scrisse il Filostrato, rendere più nobile siamo di fronte a un atto di abbassamento intenzioni di Boccaccio, materiale narrativo dei cantari, rango letterario quando un componimento poetico come nobile tra i canzone, il più metri della poesia in volgare, viene smembrato per forzarne le originarie stanze nelle griglie dell'ottava, È dunque possibile che popolare. la il di la il metro tradizionale della poesia trasformazione di un sonetto di Cino in una novella possa essere collegata alla precedente trasformazione declassante della canzone di Cino in ottave popolari. Nella novella di Zima abbiamo osservato la trasformazione di un incontro mentale in un incontro reale, di un'astrazione stilnovistica, lirica sonetto di Cino il Ora che una rise lo spirito mio, in Cino nel Filostrato suggerisce un ulteriore livello di lettura: la trasformazione di un sonetto di Cino in novella può essere anche la parodia della trasformazione di una canzone di Cino in ottave narrative. Tra le molte operazioni che Boccaccio compie con la novella commedia di La precedente erotica. Zima, non è da escludere un riscrittura di atto di autoparodia riguardante la sua stessa pratica di riscrittura. The Johns Hopkins University NOTE Questo saggio riproduce parzialmente e con qualche precisazione quanto compare in inglese nel quinto capitolo del mio volume Adventures in Speech: Rhetoric and Narration in Boccaccio s "Decameron". Philadelphia: U of Pennsylvania P, 1996. Per un prezioso lavoro di traduzione mi è grato ringraziare la dottoressa Federica Brunori del Department of Hispanic and 1 Italian Studies a Così la Johns Hopkins. Ferrante sull'importanza del tema del silenzio nella Giornata the exchange of rôles necessitate discretion a recurrent theme through the day: The gardener when she maintains a discreet silence visits the queen in the dark, penance a learns he is part in is to is "Since deception and is pretends to be a mute and the abbess groom 2 must not speak in speak about the supposedly going on; the husband wife in 5 secret; the 1 III: of the conscious participants, silence not; the and the king chooses not no one but her confessor what special on the in affair; the 4 is when he lady in 3 tells enjoined to keep his forbidden by her husband to speak; the wife in 6 cannot talk without revealing her identity, and the lover disguises his voice for the same reason; in 7, the dangers of speaking are disclosed — the wife says too much in her confession, and the murderers are discovered when they are overheard discussing the need to keep quiet about what they have done; 9, 2 as in 6, the wife Zima in 8, the must be riuscirà a capire i Con questa strategia told to keep her husband's trip to Purgatory a secret; in conceal her identity" (593). lei. Si "Saepe tacens vocem verbaque vultus habet". Zima introduce nella dichiarazione un elemento ludico che contribuisce a 1 .574: fiaccare le resistenze della donna. da Freud con riferimento modo is sentimenti della donna anche grazie agli eloquenti sguardi di veda Ovidio, Ars Amatoria 3 wife silent to al La dinamica psicologica motto di una di spirito: "Il pensiero cerca tale situazione è tratteggiata il travestimento dell'arguzia può sembrarci più significativo, più valido, ma soprattutto perché questa veste corrompe e disorienta la critica. Noi siamo propensi ad attribuire al pensiero il merito di ciò che ci è piaciuto nella forma spiritosa; non perché in tal si raccomanda alla nostra attenzione, Boccaccio tra Dante e Cino 193 propendiamo più a considerare errato qualcosa che ci abbia procurato sciuparci una fonte di piacere. Se il motto ci ha fatti ridere, inoltre, disposizione più sfavorevole alla critica parte la critica dell'ascoltatore, 20). Si noto il veda 1 1 . Il (Freud in disparte questa critica" Institutio 1 la sua 19- Oratoria (6.3) di Quintiliano. Ovidio teorizza e consiglia l'uso della recitazione e delle arguzie come strumenti seduzione (Ars Amatoria 3.367-68). di 4 Sulla relazione tra narcisismo e bisogno di sedurre 5 Si 6 Sulle forme poetiche dialogiche 7 tirare dalla potere persuasivo della giocosità e del comico era famosa sezione de risu nella la produce in noi si Quando l'argomentazione cerca di motto mira a mettere veda anche Olbrechts-Tyteca fin dall'antichità. Si [...]. diletto, col rischio di veda Branca Boccaccio, Decameron 372, nn. in La modifica dell'espressione si veda Roccato 43-55. 1, 3, 8; si veda Balduino 141-206. inoltre veda Zumthor 357-74. si secondo l'assunzione facciale ruoli differenti era di ed è, ovviamente, cosa nota. Si veda Martelli 225-27. 8 La la 9 possibile connessione della novella di prima volta, se non Zima con la Vita nuova di Dante è stata osservata per sbaglio, in Forni 12-1 A. Per le connotazioni teatrali della novella si veda Baratto: "[...] il Zima sublima una passione e insieme strumentalizza una cultura: è costretto a un'ingegnosa commedia del linguaggio commedia cortese" (214). momenti teatrali nel Decameron possono trovarsi in Baratto 239-69, Borsellino 1 1-50, Padoan 335-36, Russo 1 1-88. 10 Si confronti questo verso anche con il Fiore: "E di buona speranza il mi notrico" (3.13). cortese e stilnovistico" (290). Muscetta parla di un "atto unico di Altre osservazioni sui 1 Di questi versi sono state proposte interpretazioni diverse (Orlando di "sembiante" è attribuito al me Boccaccio l'interpretazione da 12 Questo riferimento per il 03-4), in cui il possessivo data. Convivio non è sfuggito a Franco Fido (106, al semplicemente registrato come mai rilevato prima, senza 1 1 "penserò". Ritengo tuttavia che sia più in linea con l'indole del attribuire n.4), il quale l'ha ad esso più ampia portata significato della novella. "Branca uses the term 'ironization' rather than the term 'parody' because it seems better suited of the type of parody that characterizes the Decameron, which, in general, is something somewhat hazy and which never extends to unrestrained comedy or caustic sarcasm. Viewed in this light, literary ironization, in particular, is seen by Branca not as a desecra- to render the idea tion aim n.2). of auctoritates, but as a simple 'forcing of linguistic and structural codes', that has as its 'the renewal from within of worn-out and consecrated themes and plots'" (Giannetto 19, Il termine parodia sarà da intendersi nella presente analisi in un senso che comprende quello attribuito dal Branca alla ironizzazione. 14 Non è questa la sede per trattare esausti vamente tutti l'amatissimo capolavoro, con scrivere il il quale non poteva fare a i modi meno di in cui Boccaccio ha utilizzato misurarsi continuamente nello suo. Basteranno qui tre esempi. In anni recenti, sia Robert Hollander che Rossi hanno riproposto l'ipotesi che dietro Ser Cepparello da Prato, sulla soglia dell'opera Secondo Rossi sebbene uno (Decameron allo i invocazione di condividere di introdurre "il dei Leitmotive del ossa, .1), ci sia dannati deWInferno, scopo Bocaccio proclama che came ed 1 il personaggio dantesco Boccaccio, colpito dalla lode che Dante elargisce egli figuri tra prima novella, rivelerà il Decameron" la fonte al Luciano comico protagonista il di Ser Brunetto Latini. suo vecchio "maestro" si prende la libertà di farne un "santo" nella sua problema del rapporto verità-apparenza, che si (388). Nell'Introduzione alla Giornata IV, in cui d'ispirazione della sua opera è da ricercarsi nelle donne in non nelle Muse, Rossi vede una "invocazione alla rovescia" in risposta alla Dante alle Muse nel primo canto del Purgatorio (394-95). Non c'è bisogno di fino in fondo la seguente radicale affermazione di questo studioso per riconoscerne l'indubbio valore critico: "Quel che nel Centonovelle è stato ribaltato è soprattutto la prospettiva per la quale intima e immutabile essenza, così i i personaggi danteschi apparivano come avrebbero dovuto essere, al poeta nella loro talché era possibile «punirne vizi» e «premiarne e meritarne le virtù». Gli 'eroi' boccacciani, al contrario, sono appaiono, e le apparenze ne determinano come di volta in volta l'essenza. Si pensi a Cepparello, 1 Pier Massimo Forni 94 Alatiel, Griselda" (382). 15 Si veda anche Branca 1976, "Introduzione" 16 Per la parodia multipla si XXXIV-XXXV a cui rinvia Delcorno. veda Delcorno 174-75. OPERE CITATE Andreas Capellanus. On Love. Ed. Patrick Gerard Walsh. London: Duckworth, 1982. Balduino, Armando. Boccaccio, Petrarca e altri poeti del Trecento. Firenze: Olschki, 1984. Baratto, Mario. Realtà e stile nel Decameron. Vicenza: Pozza, 1970. Borsellino, Nino. 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