Il Piccolo 5 giugno 2015 Tagli in ospedale, parte la raccolta

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Il Piccolo 5 giugno 2015 Tagli in ospedale, parte la raccolta
Il Piccolo 5 giugno 2015
Trieste cronaca pag. 22
Tagli in ospedale, parte la raccolta firme
Il Comitato di difesa della sanità triestina in piazza. Il primario Gambardella: «Da fine agosto
addio all’unica chirurgia»
di Lorenza Masè. Riforma sanitaria regionale, il depauperamento c’è. Eccome. Lo denuncia, in
conferenza stampa, il Comitato cittadini difesa sanità triestina, non nascondendo la preoccupazione
per l’impatto dei «tagli previsti». Laura Stabile, segretario regionale Anaao - AssoMeD, va dritta al
punto: «I reparti ospedalieri di Trieste per cui è prevista la soppressione sono quattro: medicina
d’urgenza (di cui Stabile è direttore, ndr), prima chirurgica, ortopedia e una medicina, anche se non
sappiamo ancora con sicurezza quale. È quindi fuorviante parlare di tagli alle poltrone perché i tagli
colpiscono risorse e servizi». La riprova? Eccola, risponde Stabile: i tagli dei posti letto, decisi dalla
Regione con la delibera del 30 dicembre 2014, riducono complessivamente quelli ordinari di
Cattinara e Maggiore di 156 unità passando da 764 posti a 608. Gli attuali posti letto per il Day
Hospital di Cattinara e Maggiore scendono da 79 a 44 con una riduzione di 35 unità. Bruno
Gambardella dà man forte. Ma, prima, fa una premessa: non c’è alcun interesse personale nelle sue
affermazioni posto che fra due mesi non sarà più il primario della struttura complessa prima
chirurgica per raggiunti limiti d’età. Gambardella andrà infatti in pensione, dopo 43 anni di servizio,
il 31 agosto con la spada di Damocle della riforma del sistema sanitario regionale sull’unico reparto
di chirurgia generale ospedaliero dell’Azienda triestina: «Razionalizzazione è una parola terribile
dietro cui negli anni più recenti si sono nascoste azioni che hanno toccato in misura pesante
soprattutto le professionalità ospedaliere. Penso al fatto che storicamente c’erano tre reparti di
chirurgia ospedaliera e tra pochi mesi non ce ne sarà più nemmeno uno. Credo che questo la dica
lunga sul fatto che a sparire non sono dei doppioni ma delle strutture complesse uniche come
medicina d’urgenza, uno dei fiori all’occhiello dell’azienda ospedaliera». La preoccupazione di
Gambardella è per il trend dato dalla Regione all’Azienda ospedaliera di Trieste. L’assessore
regionale alla Sanità Maria Sandra Telesca ha recentemente dichiarato che «non è un
provvedimento contro i medici, anzi è nell’interesse del miglioramento della loro professionalità».
Ma il primario non ci sta: «Dal 1999, da quando cioè è stata introdotta la commissione infezioni
ospedaliere, la prima chirurgica, che oggi è il reparto che si vuole sopprimere per premiare le
migliori competenze e professionalità, ha il più basso tasso di infezioni post chirurgiche. Un altro
dato significativo è quello del numero dei pazienti che rientra in sala operatoria nell’immediato, per
una complicanza post-chirurgica: ebbene per la prima chirurgica il dato è praticamente pari allo
zero. Ma non è così dappertutto». Esplicito l’invito di Gambardella a Telesca: «Valuti e acquisisca i
dati reali della morbilità e mortalità post operatoria prima di decidere quale chirurgia chiudere
perché questi dati potrebbero farle cambiare idea». Gambardella denuncia infine che «l’azienda
mista di Trieste diventa oggi di fatto un policlinico universitario, solo in parte controllato e
controllabile dall’assessorato alla Sanità, perché si creano delle aree grigie di competenze
giurisdizionali, oltre al fatto che la nomina del direttore generale dovrà essere condivisa con
l’Università e sarà dunque condizionata nella gestione dell’andamento dell’ospedale. Assai difficile,
inoltre, un controllo adeguato della spesa». La paura è che le esigenze saranno didattiche invece di
rispondere ai bisogni dei cittadini. In poche parole, la domanda è come si coniugheranno le finalità
di ricerca e didattica con quelle di assistenza? I cosiddetti doppioni al di là del mero dato economico
non servono forse a stimolare a fare meglio? In altre parole, cosa succede dove non c’è
concorrenzialità? Il Comitato cittadini difesa sanità triestina vuole vederci chiaro e già oggi sarà
presente con un banchetto all’inizio di viale XX settembre vicino ai portici e domani all’angolo tra
via Dante e via San Nicolò per una raccolta firme. L’auspicio è che la Regione riveda i tagli ma
soprattutto corregga i criteri in base ai quali verranno effettuati, perché non si vuole che a sparire
siano le eccellenze.
1 Il Pd: «La riforma elimina gli sprechi»
Nesladek rassicura i cittadini: «Medici valorizzati e prestazioni potenziate»
«Con questa riforma miglioreremo la sanità e valorizzeremo il ruolo dei medici: tagliando sprechi e
doppioni libereremo risorse utili per creare una sanità più vicina alla gente». Lo afferma il
segretario del Pd di Trieste Nerio Nesladek (che come noto è anche sindaco in carica a Muggia) in
merito alla riforma sanitaria definita dalla Regione a trazione Serracchiani e aggiungendo che «è
indispensabile che tutti guardino al di là dei singoli steccati, di categoria o territoriali che siano, per
dare forza a un progetto veramente rivoluzionario, per il bene di tutti». Nesladek continua poi nella
riflessione spiegando inoltre: «Capiamo le preoccupazioni dei medici, che certamente non sono
responsabili dei cosiddetti doppioni, causati piuttosto dalla complessa integrazione tra Università e
ospedale nel corso degli anni e dalla moltiplicazione delle strutture e dei direttori per il fine, seppure
giusto, di valorizzare e attrarre professionalità. Ma è da trent’anni che si parla di tagliare i doppioni,
fare chiarezza e superare un’eccessiva frammentazione del sistema, e nessuno – evidenzia Nesladek
- si è mai assunto la responsabilità e il rischio di farlo. Noi finalmente lo stiamo facendo».
«Eliminare i doppioni – sottolinea il segretario provinciale del Partito democratico - significa
riorganizzare e liberare risorse da reinvestire nel sistema ospedaliero e territoriale e, soprattutto,
migliorare ulteriormente la qualità e la sicurezza delle prestazioni erogate alle persone. Per questo –
conclude Nesladek - continueremo a confrontarci con tutti, come abbiamo fatto finora».
Brevi
SANITÀ Fisioterapisti a convegno con Serracchiani
Anche la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani e l’assessore alla
Sanità, Maria Sandra Telesca, parteciperanno oggi al convegno nazionale “La fisioterapia al
servizio della nuova sanità”, organizzato dall’Associazione Italiana Fisioterapisti (Aifi) al Savoia
Palace Hotel di Trieste. I lavori prenderanno il via alle 9.30.
2 Messaggero Veneto 5 giugno 2015
Cronaca Gorizia pag. 26
Reparti chiusi per ferie
Si riaffacciano i timori di ridimensionamenti
Ospedale: durante l’estate l’attività di Chirurgia sarà dimezzata
A fine mese si conoscerà anche il destino dell’unità coronarica
di Vincenzo Compagnone. Con la chiusura, a partire dal primo giugno, dell’ex hospice, al quinto
piano del San Giovanni di Dio, dove da alcuni mesi venivano trattati i pazienti della Riabilitazione
(i malati terminali sono ora accolti nella vicina Rsa per motivi organizzativi riguardanti il
personale), è partito nell’ospedale di via Fatebenefratelli il piano della riduzione dei servizi e dei
posti letto che sarà quest’estate più “drastico” degli anni scorsi, al fine di consentire agli operatori di
usufruire dei previsti periodi di ferie. I tagli colpiranno in particolare il reparto di Chirurgia, con la
sospensione della week surgery (interventi programmati e di routine) fra luglio e agosto e la
graduale riduzione, dal 15 giugno in poi, dell’attività nelle sale operatorie, dove di fatto gli
interventi, nei mesi centrali dell’estate, saranno dimezzati. Quelli ritenuti non urgenti saranno
rimandati a ottobre, mentre le urgenze verranno assicurate. Una novità riguarda invece la chiusura
dei 15 posti della Cardiologia-Nefrologia, sempre fra luglio e agosto. In futuro, questo reparto
cambierà pelle: si trasformerà in un contenitore d’area medica, non più cioé appannaggio dei
pazienti cardiologici o nefrologici, ma valvola di sfogo anche per i degenti della Medicina. Rimarrà
regolarmente attiva invece, in estate, l’Unità coronarica. Nuovi timori per Cardiologia Se la
“chiusura per ferie” di alcuni reparti poteva rientrare nelle previsioni (ha ricevuto il placet dei
sindacati, anche se per i pazienti indubbiamente potranno crearsi dei disagi), quello che continua a
preoccupare gli operatori della sanità di Gorizia sono le prospettive, in particolare per quel che
riguarda la Cardiologia e la Chirurgia. Peraltro, a fine giugno dovrebbe essere emanato l’atto
aziendale che dovrebbe chiarire la situazione. Il nodo, volenti o nolenti, è sempre lo stesso: il
dualismo Gorizia-Monfalcone. Sembrava certo (anche se non veniva detto esplicitamente nel Pal Piano attuativo locale) che nell’ospedale a coppia San Giovanni-San Polo sarebbe rimasta una sola
Unità coronarica, con sede a Gorizia. Ma Monfalcone è insorta, rivendicando una parità di
trattamento legata anche alla massiccia presenza di turisti nella più vicina Grado durante i mesi
estivi. È molto difficile però che la Direzione dell’Azienda sanitaria possa mantenere entrambe le
unità coronariche. Si teme quindi che in ambedue gli ospedali possano rimanere soltanto dei posti
letto intensivi e semi-intensivi della famosa Area d’emergenza comprendente la Rianimazione e il
Pronto soccorso. La questione primariato Il direttore dell’Ass, Giovanni Pilati, ha fatto sapere che
sarà bandito il concorso per un primario unico (sia la Cardio di Gorizia sia quella di Monfalcone
sono rette da anni da un medico facente funzioni), ma ci si chiede, se è vero che in futuro sarà
abolita la guardia cardiologica notturna, quali saranno le funzioni di questo primario se, di fatto, il
reparto dovesse scomparire, poiché a dirigere l’Area dell’emergenza sarà presumibilmente il
responsabile del Pronto soccorso. Non va inoltre trascurato il fatto che delle urgenze notturne in
Medicina dovranno occuparsi soltanto il medico del Pronto soccorso e un anestesista. Almeno qui è
arrivata una buona notizia: a fronte delle 5 partenze annunciate di altrettanti sanitari, almeno 3
saranno subito rimpiazzati. L’ex Punto nascita Nell’ala occupata dall’ex Punto nascita attualmente
vuota, l’Ass sta progettando, infine, di istituire un polo ambulatoriale accorpando i locali di Otorino,
Oculistica, Dermatologia e via dicendo.
3 Cividale pag.34
Il caldo riporta a Cividale l’incubo della chiusura delle sale operatorie
Già ieri si sarebbe superato il limite dei 28 gradi se uno scroscio notturno non avesse abbassato la
temperatura
Ma il problema è solo rinviato. Novelli (Fi): una vergogna, 15 pazienti in lista d’attesa, disagi
anche per i medici
di Lucia Aviani. CIVIDALE. Ci risiamo. Il copione si ripete, invariato: ai pronostici di gran caldo
corrispondono, puntuali, le previsioni di chiusura del blocco operatorio dell’ospedale di Cividale.
La notizia ha cominciato a circolare nella serata di mercoledì e sarebbe sfociata in effetti concreti
già ieri, non fosse stato per un imprevisto scroscio notturno e per il conseguente abbassamento delle
temperature. Ma è evidente che il problema è semplicemente rinviato. Non appena nelle due sale
della day surgery saranno superati i 28 gradi centigradi – soglia di tolleranza: al di sopra si crea una
situazione di rischio per la sicurezza dei pazienti – arriverà puntuale lo stop. Superfluo dire (perché
pure in questo caso si tratta di film già visto) che il mondo della politica è sul piede di guerra. A
sferrare il primo attacco è il consigliere regionale e comunale di Forza Italia, Roberto Novelli,
subito informato della prospettiva di interruzione nonché – rimarca – «dell’assoluta incertezza sul
da farsi». «Per l'ennesima volta – tuona – ci troviamo di fronte all’imminenza della chiusura, senza
preavviso, di un servizio assolutamente apprezzato dall’utenza e tenuto in alta considerazione,
perché giudicato prezioso, dal personale medico. Solo una sanità da terzo mondo, oggigiorno, può
dipendere dalle temperature. Quel che accade rappresenta l’ennesima dimostrazione di una precisa
volontà politica, che punta a smantellare pezzetto su pezzetto quanto resta della sanità cividalese.
Grazie, si fa per dire, alla tragica riforma varata dal centrosinistra il nostro nosocomio è destinato a
divenire “ex”: il dirottamento sul Santa Maria della Misericordia dei 6 milioni di euro stanziati,
diversi anni fa, per il presidio della città ducale, ma mai utilizzati, è un indizio chiaro. Con una parte
di quei fondi si sarebbe ben potuto provvedere all’installazione dei necessari impianti di
climatizzazione». Ieri, si diceva, è andata bene, ma per pura fortuna. «Se oggi farà più caldo –
incalza Novelli –, le 15 persone in lista d'attesa per l’intervento programmato saranno rimandate a
casa, senza alcuna indicazione sulla data e il luogo in cui saranno operate. È una vergogna. Una
cosa inammissibile». Perché, ribadisce il consigliere, sono anni che si assiste al replay dell’impasse.
«Una scandalosa presa in giro degli utenti – contesta l’amministratore – e, non di meno, dei dottori,
sfiancati dalle condizioni di provvisorietà in cui si ritrovano a esercitare la professione». «Mi risulta,
fra l’altro – pungola, infine –, che nelle vecchie sale operatorie di Udine si sia più volte operato con
temperature superiori ai limiti previsti dalle normative di settore. Due pesi e due misure?
Evidentemente sì».
Latisana pag. 40
Giovane morta, chirurgo a giudizio
Veronica Surian, 14 anni, andò in ospedale a Latisana con dolori addominali: per il medico era
gastroenterite
di Luana de Francisco. LATISANA. Sarà l’istruttoria dibattimentale del processo al via a Udine dal
prossimo 12 febbraio a stabilire se la morte di Veronica Surian, la 14enne di San Michele al
Tagliamento deceduta l’8 gennaio 2014 all’ospedale di Udine, dopo sei giorni di coma
farmacologico, debba essere attribuita o meno a un errore nella diagnosi formulata dal chirurgo di
guardia che la visitò al suo arrivo al Pronto soccorso di Latisana. A stabilirlo è stato il gup del
tribunale udinese, Emanuele Lazzàro, al termine dell’udienza preliminare celebrata ieri a carico di
Giuseppe Cannarozzo, 59 anni, di Latisana. In aula anche la madre, il padre e il fratello di Veronica,
che con il legale che li assiste, avvocato Antonella Gobbo, hanno scelto di non costituirsi parte
civile nel procedimento, in vista del probabile avvio di una causa civile. Il pm Claudia Danelon,
titolare dell’inchiesta, ha insistito per il rinvio a giudizio dell’imputato, mentre il suo difensore,
4 avvocato Tiziana Odorico, che ha rinunciato a riti alternativi per poter portare in aula una serie di
testimoni in grado di chiarire l’iter medico-diagnostico seguito quella sera e nelle ore precedenti, ha
rilevato la difficoltà, se non proprio l’impossibilità, di riconoscere la patologia di cui la paziente era
affetta. Stando alla perizia depositata in Procura all’inizio dell’anno scorso dal medico-legale
Antonello Cirnelli, Veronica soffriva di una malformazione congenita, un’ernia di Bochdalek al
diaframma, rimasta latente e asintomatica fino a quando la ragazza, tra il 31 dicembre e il 1°
gennaio del 2013, mentre si trovava alla festa di capodanno nell’oratorio del suo paese, aveva
cominciato a lamentare forti dolori addominali. Nel pomeriggio del 2 gennaio, la madre l’aveva
accompagnata in ospedale. E lì, il chirurgo, che aveva voluto visitarla soltanto dopo avere acquisito
gli esami ematici, aveva escluso la presenza di patologie di interesse chirurgico, diagnosticando una
«sindrome gastroenterica». I controlli erano tuttavia proseguiti, rilevando «un cospicuo versamento
liquido in tutto l’addome». Nonostante ciò – ha contestato il pm –, dopo almeno due successive
richieste da parte della radiologa e della pediatra e di fronte a un quadro clinico in peggioramento, il
dottor Cannarozzo aveva ritenuto di non doverla ulteriormente visitare. All’«errata diagnosi
iniziale», quindi, si sarebbe aggiunta quest’ulteriore «imperizia». Veronica entrò in sala operatoria
alle 21.30, cioè «con quattro ore di ritardo» e dopo sei ore dall’accesso in Pronto soccorso. Andata
in «arresto cardiocircolatorio conseguente ad anossia celebrale», durante l’intervento, era stata
trasferita d’urgenza al “Santa Maria della Misericordia” di Udine in coma farmacologico e lì era
morta l’8 gennaio.
Pn
Cronaca Pordenone pag. 19
Il fenomeno Geneticlab
Cure su misura, boom dei test del Dna
Quattrocento richieste a settimana per conoscere le patologie a cui si è più esposti e la dieta da
seguire. Bastano 70 euro
di Donatella Schettini. Cresce l’interesse per i test genetici che possono indicare la predisposizione
a una determinata malattia. Azienda leader in Europa è Geneticlab, con sede a Podenone e
laboratori in Veneto: all’azienda ogni giorno arrivano dalle 300 alle 400 richieste di informazioni
per i test che possono analizzare il dna per indicare cosa potrà accadere alla nostra salute. I test. A
volte un semplice test sul dna può confermare la predisposizione a una o più malattie. E’ un settore
della medicina che sta facendo passi da gigante e promette di migliorare la qualità della nostra vita,
se considerato in maniera corretta. Prevenire è meglio che curare, pensano in molti, e così negli
ultimi due anni alla Geneticlab sono aumentate le richieste da parte di persone che chiedono
informazioni sul test genetico, dall’Italia e dall’estero: si arriva a 300 o 400 richieste al giorno di
informazione sui test genetici che analizzano il Dna. Si chiede se ci sia una predisposizione per
determinate malattie, per assumere conseguentemente comportamenti o stili di vita che possano
evitarne l’insorgere. Una strada che sempre più persone chiedono di percorrere. Ma devono essere
usati con cautela. «Negli ultimi due anni - afferma il dottor Andrea Fabbri - abbiamo avuto un forte
aumento di richiesta. Merito dell’espansione di questo settore, ma c’è tanta gente che vorrebbe
usare la genetica per cose che la genetica non può fare. A oggi c’è un utilizzo sconsiderato di esami
di genetica medica senza una adeguato confronto con il medico». Il Dna. I test hanno avuto una
grande rilevanza mediatica dopo la decisione di Angelina Jolie di farsi togliere seno e ovaie perché,
tramite test, le era stata diagnosticata una familiarità con cancro a questi organi, che aveva causato
la morte di sua madre. Ma, come per tutte le cose, anche le possibilità offerte da questo tipo di
diagnostica vanno inquadrate nella giusta misura. «Sono test che possono essere utili - afferma
ancora Fabbri -, e per questo c’è una grande richiesta, ma possono essere estremamente pericolosi».
Vengono analizzati piccoli frammenti di Dna, ma non è detto che la risposta “predica il futuro”. Per
i problemi di cancro al seno, ad esempio, possono essere utili ma nel caso di predisposizione
5 all’infarto o altri problemi cardiaci a oggi i test genetici non servono ancora a molto. «Noi
valutiamo le richieste - spiega ancora il professionista - e poi le rinviamo o al richiedente, con una
risposta, oppure a un medico». I rischi. Basta andare su internet, invece, per trovare una marea di
proposte, tutte in teoria miracolose da cui, invece, bisogna diffidare. «Pensare che nel dna ci sia
scritto tutto - prosegue Andrea Fabbri - è la cosa più sbagliata. Invece vanno considerati nella giusta
misura, per quello che effettivamente possono dare». C’è chi propone kit miracolosi, per poi
spiegare che la malattia, anche se rilevata, può sorgere o non insorgere. Invece un test genetico va
usato per determinate patologie e deve essere letto nella giusta ottica. In questo ha un grande ruolo
il medico e il genetista. La farmacogenetica. E’ un settore, anche questo, in forte espansione e vede
la Geneticlab unica azienda europea che svolge analisi per grandi colossi farmaceutici. Geneticlab è
il laboratorio di riferimento per l’avanzato studio clinico Funnel, guidato dalla professoressa Sivlia
Marsoni dell’Istituto Candiolo di Torino. L’analisi del Dna, infatti, può essere molto utile per la
somministrazione di farmaci, soprattutto quelli oncologici. «Noi - prosegue Andrea Fabbri - siamo
l’unico laboratorio che fa esami sartoriali e di genetica e con l’analisi del Dna possiamo fornire
informazioni utili ai clinici che potranno così scegliere che farmaco deve essere usato e in quale
quantità». Una medicina su misura, di precisione, quindi, applicata principalmente nel settore
oncologico dove i farmaci hanno un costo molto spesso altissimo e che piegano i bilanci di ospedali
e aziende sanitarie. Analisi prenatali. Anche in questo caso la richiesta è molto alta. Futuri genitori
che chiedono al Dna di sapere se il loro figlio avrà malattie oppure problemi. Ma c’è una
avvertenza: certi esami non possono mai sostituire quelli classici, come ad esempio l’amniocentesi
nel caso della previsione diagnostica della Sindrome di Down. «Invece - spiega Fabbri - spesso
molte madri credono che l’esame non invasivo sul Dna fetale sostituisca gli esami diagnostici,
quando invece è solo un test di screening seppur molto avanzati». Bilancio. Per la Geneticlab è
sicuramente positivo. «C’è un grande interesse - afferma Giorgio Costacurta, socio e
amministratore - nella prevenzione attraverso la genetica e per la compatibilità del farmaco o la sua
resistenza a determinate malattie. Il campo di applicazione di queste tecniche sta diventando sempre
più ampio». Recentemente Geneticlab si è aperto anche a collaborazioni internazionali con Austria,
Slovenia e Croazia.
Aviano
Arriva il protocollo d’intesa per i soccorsi
Comune, Promotour e Aas 5 uniti per gestire le emergenze a Piancavallo. Guardia medica dal 20
giugno
AVIANO. Nasce il protocollo d’intesa per la gestione dei soccorsi d’emergenza fra Comune di
Aviano, Promotour e Azienda sanitaria. Tenuto a battesimo ieri mattina, nell’incontro in municipio
al quale hanno partecipato il sindaco Stefano Del Cont Bernard, il direttore sanitario dell’Aas 5
Giorgio Simon, la guardia medica di Piancavallo Paolo Rossi. L’obiettivo, come precisa lo stesso
Simon, è attivare le corrette procedure: «In caso di soccorso su pista bisognerebbe chiamare
direttamente il 118 e non portare il ferito alla guardia medica: in tal modo l’ambulanza, che parte da
Pordenone, arriverebbe prima sul posto». L’Aas prenderà spunto dal modello dell’Alto Friuli.
«Abbiamo visto – aggiunge Simon – che l’Aas Alto Friuli mette a disposizione l’ambulanza a Sella
Nevea durante il periodo invernale: vogliamo capire come ci sono riusciti». L’appello di Paolo
Rossi non è dunque caduto nel vuoto. Anche per il downhill, ribadisce Simon, saranno sentiti gli
organizzatori per migliorare le condizioni di sicurezza. Nel corso dell’incontro sono stati anche
definiti gli orari della guardia medica estiva a Piancavallo. Orari ridotti rispetto all’anno scorso,
dalle 9 alle 18. Il servizio di guardia medica partirà all’apertura degli impianti sabato 20, sarà
offerto domenica 21 e da sabato 27 giugno proseguirà ininterrottamente fino al 29 agosto, tutti i
giorni. Saranno poi pianificati tre week end a settembre. Il sogno di Rossi rimane l’équipe di
supporto alla guardia medica. «Sarebbe bello – l’auspicio espresso dal medico – che Regione e gli
altri enti ci aiutassero a mettere in cantiere il progetto. Potrebbe rivestire una certa importanza
6 anche dal punto di vista della promozione turistica. Certo, non si può prescindere anche da
valutazioni di carattere economico». (i.p.)
Al Cro un’ambulanza di ultima generazione dono di Aurelio Lama
Aviano, la consegna del mezzo è in programma oggi
Ennesimo gesto dell’imprenditore a favore della comunità
AVIANO. Nuova donazione da parte dell’avianese Aurelio Lama. Questa volta beneficiario è il Cro
di Aviano, cui sarà consegnata oggi un’ambulanza messa a disposizione dall’imprenditore
lombardo di origine avianese. L’inaugurazione, o meglio il ringraziamento ad Aurelio Lama, è in
programma per mercoledì 17 giugno davanti all’ingresso principale dell’istituto di ricerca e cura
della Pedemontana. Il dono consiste in una ambulanza accessoriata per il delicato trasporto dei
pazienti oncologici del Cro di Aviano. E’ soltanto uno dei doni che Lama ha voluto fare alla
comunità, in questo caso più estesa rispetto ai confini avianesi. Si tratta di un significativo aiuto per
il Cro: l’ambulanza è dotata di apparecchiature sofisticate e all’avanguardia. Oltre a compiere
donazioni in favore della sua comunità di origine, Aurelio Lama ha preso anche in grande
considerazione il problema dei pazienti del Cro, quelli che devono raggiungere Aviano da diverse
parti d’Italia, spesso anche per lunghi periodi. L’imprenditore era rimasto particolarmente colpito
dal fatto che per molte famiglie il viaggio della speranza poteva diventare proibitivo a causa di
problemi economici. Così ha deciso di destinare a questo scopo la casa di famiglia, da cui sono stati
ricavati tre appartamenti. E’ la “Cjasa Nuta Mangina Lama” che da un paio di anni accoglie persone
provenienti da ogni parte d’Italia che, senza la possibilità di usufruire di questa struttura, sarebbero
in difficoltà a potersi permettere le cure ad Aviano. La casa è stata donata al Comune ed è sempre
piena, tanto che per potervi accedere c’è una lista di attesa, dimostrando in questo l’importanza che
riveste per molte famiglie. In precedenza l’85enne Aurelio Lama aveva anche donato un’ambulanza
attrezzata per le emergenze alla Croce rossa e aveva provveduto ad acquistare e a mettere a
disposizione un pulmino per il trasporto di anziani e disabili, utilizzato da Aviano solidale che si
occupa di trasporto sociale. L’imprenditore non si è fermato qui. Il suo contributo ha permesso la
realizzazione del centro di aggregazione per anziani di Marsure. Adesso è la volta dell’ambulanza,
accessoriata, per il Cro di Aviano, un altro grande segno di solidarietà.(d.s.)
Spilimberghese
Riabilitazione, l’attesa infinita
Spilimbergo, lettera di denuncia di un gruppo di utenti: «Bisogna aspettare anche più di un anno»
di Guglielmo Zisa. SPILIMBERGO. La piaga delle liste di attesa con tempi biblici non sembra
accenni a diminuire per chi necessita di una visita all’ospedale di Spilimbergo. E’ di questi giorni la
denuncia di un gruppo di utenti, comunicata nel corso dell’ultima seduta del consiglio comunale dal
sindaco Renzo Francesconi, che hanno esposto le loro lamentale in una lettera inviata al primo
cittadino, al direttore generale dell’Azienda ospedaliera Santa Maria degli Angeli, Paolo Bordon, e
al Tribunale per i diritti del malato di Pordenone. Nel mirino, in particolare, i tempi di attesa del
reparto di riabilitazione del presidio ospedaliero San Giovanni dei Battuti. «Dalla visita medica al
ciclo riabilitativo – rilevano gli utenti – passano dagli otto mesi a più di un anno, tanto da trovarci
costretti a rivolgerci al privato con costi non sempre sostenibili per le nostre misere pensioni». «E’
una vergogna», accusano, rimarcando come «il servizio pubblico dovrebbe andare incontro alle
necessità del territorio, ma, in questi anni, i tagli hanno penalizzato soltanto noi utenti. Il messaggio
che ci viene dato è: la chiameremo per il trattamento. Poi cosa succede? Tu stai a casa ad aspettare
una telefonata che non arriva mai, i dolori non passano, anzi peggiorano, e l’unica soluzione è il
privato». Quindi, rilanciano, «vorremmo capire chi sono i privilegiati, forse i ricchi? Noi andiamo
dal medico quando abbiamo bisogno, quando le condizioni fisiche non ci permettono un’adeguata
qualità di vita, non per sfizio». E concludono: «Abbiamo bisogno che i trattamenti vengano eseguiti
nei tempi dovuti, non è giustificato ricorrere a farmaci e altro per tamponare l’attesa di questo
7 servizio pubblico carente. Possibile che venga sempre data come scusa la mancanza di personale?
Assumete. Paghiamo un servizio pubblico ed esigiamo servizi adeguati». Una problematica, quelle
delle attese infinite, diffusa anche ad altri servizi. Emblematico il caso portato alla luce lo scorso
febbraio da una utente cui, per una visita oculistica, sempre nell’ospedale di Spilimbergo, fu
prospettato un tempo di attesa di un anno e mezzo, indicandole come primo appuntamento utile il
maggio 2016. Una situazione resa ancora più “esplosiva” dal fatto che la riconversione del pronto
soccorso di Maniago a punto di primo intervento, aperto solamente dodici ore (il servizio termina
alle 20), ha aumentato il carico di lavoro del personale del pronto soccorso di Spilimbergo, rimasto
numericamente invariato.
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