È tempo di dire basta alle baby prostitute!

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È tempo di dire basta alle baby prostitute!
IL CAFFÈ 21 aprile 2013
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Ilaria Käslin
Sergio Savoia
La quindicenne ginnasta ticinese
ha colto la finale agli Europei di
Mosca nel concorso generale alla
sua prima partecipazione ad un
evento di questa portata. Le basi
per il futuro appaiono, insomma,
solide e promettenti
A Coldrerio si accerta un mega
inquinamento da carburante, ma
gli ambientalisti tacciono. La
svolta del coordinatore dei Verdi
verso la politica globale ha fatto
scemare la sensibilità ecologica
del movimento?
7
L’ATTUALITÀ
Reuters
Lettera appello
ai parlamentari
a Berna
per colmare
una lacuna
della legge.
Primo sì
tra i deputati
ticinesi
LA PROSTITUZIONE IN TICINO
L’operazione Domino, ordinata dal Ministero pubblico, ha portato ad
ad arresti, denunce e chiusura di locali a luci rosse
Locali
12
11
7
3
Dopo l’operazione Domino
Prima dell’operazione Domino
sono stati chiusi dalla magistratura
33
hanno cessato autonomamente l’attività
hanno l’autorizzazione
hanno fatto domanda per regolarizzarsi
245
Prostitute
notificate
locali in attività
500
nel 2011
circa
Fonte: Polizia e Ministero pubblico
“È tempo di dire basta alle baby prostitute!”
Scoppia la polemica: “Le sedicenni non possono bere, ma lavorare tranquillamente nei night sì”
MAURO SPIGNESI
“Siamo il Paese delle eccellenze,
della modernità, dei diritti. E poi
scivoliamo in una deriva vergognosa permettendo la prostituzione minorile”. L’editore Armando
Dadò fa un semplice ragionamento : “A chi ha meno di 16 anni non
consentiamo di avere la patente di
guida, non consentiamo di acquistare alcol. Ma permettiamo che
lavori in un night a luci rosse. Sono
bambine, poco più che adolescenti. È ora di svoltare, di dare una
scossa, di cambiare questa realtà.
L’Olanda, Paese liberale e avanzato, l’ha fatto”. Il suo ragionamento,
Dadò lo ha messo nero su bianco
in una lettera-appello inviata a tutti i parlamentari a Berna per raddrizzare le incongruenze della legge.
“Consiglio federale compreso”,
precisa Dadò: “Ma in particolare
alla deputazione ticinese, perché
nel nostro cantone questo problema è ancora più drammatico per
la vastità del fenomeno. E visto che
in Gran Consiglio si discuterà tra
poco della nuova legge sulla prostituzione, e tenuto conto che si è
discusso a lungo della nuova zona
a luci rosse ad Arbedo, questo mi
pare il momento giusto per agire”.
Tra la deputazione ticinese, in linea teorica, sembrano tutti d’ac-
cordo. “Messa in questi termini, la
proposta di Dadò sicuramente
merita d’essere discussa”, dice
Pierre Rusconi, consigliere nazionale udc: “Il tema è importante e
deve essere approfondito, anche
se a Berna se ne parla da tempo”.
Qualche mese fa il Consiglio nazionale, accogliendo il testo della
convenzione contro lo sfruttamento e l’abuso dei minori del
Consiglio d’Europa - sottoscritto
dalla Svizzera due anni fa insieme
ad altri 18 Paesi - ha adottato un
messaggio dove si dice che in futuro sarà possibile sanzionare i
clienti delle prostitute che hanno
dai 16 ai 18 anni con una pena fino
a tre anni. Una norma che prevede
una modifica del Codice penale e
L’intervista
Sono state introdotte
le multe per i clienti.
“Ma non basta, in
Olanda hanno scelto
il divieto assoluto”
che ha già avuto il via libera degli
Stati. “Quanto vuol fare il governo
federale è un piccolo passo avanti,
ma contiene un paradosso: si puniscono i clienti ma non si vieta la
prostituzione minorile”, spiega Fabio Regazzi, consigliere nazionale
ppd: “Invece bisognerebbe dare
un taglio netto, correggere con decisione questa grave lacuna di legge. È una questione di civiltà, io
sottoscrivo la lettera che ho ricevuto da Dadò e spero che se ne discuta presto nella deputazione ticinese”. Per Marina Carobbio, consigliere nazionale socialista, occorre impegnarsi a fondo contro lo
sfruttamento in generale: “ In par-
Parla Ulisse Albertalli noto titolare di locali a luci rosse
“Qui da noi non le facciamo entrare”
“Io minorenni non ne ho mai visto, anche perché il cliente cerca e paga l’esperienza”. Sorride
Ulisse Albertalli, patron dell’Oceano, uno dei
night più conosciuti in Ticino e pioniere degli
hotel a luci rosse.
Però qualche caso di “prostitute baby” è capitato. Non ricorda?
“Anni fa quando, c’era stato un massiccio arrivo di ragazze ungheresi, una aveva presentato
un passaporto falso. Ma l’avevamo subito capito che quella ragazza non aveva l’età e l’abbiamo immediatamente spedita via. Un altro caso
era successo a Cadenazzo, e anche lì la ragazza
era stata mandata via”.
Lei è d’accordo o contrario alla prostituzione delle ragazze di 16 anni?
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Prezzo
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“Contrario. Chi si prostituisce lo decide personalmente e una ragazzina non ha l’età per farlo.
Detto questo, aggiungo che anche la clientela
non apprezza”.
Però il fenomeno esiste. Non potrà negarlo?
“Se ci fosse qualcosa qui da noi io l’averi saputo. Magari può capitare a Zurigo, dove c’è un’offerta molto articolata, dove ci sono anche titolari di locali che chiedono alle ragazze d’avere
rapporti senza preservativo, una cosa che va
contro ogni logica della vita. Ma anche lì, secondo me, ci vuole una certa perversione per
andare con una ragazzina. Io, ripeto, in Ticino
non ne ho mai viste”.
Se ne accorgerebbe?
“Come no. La prima cosa che facciamo quan-
do arriva una ragazza è di dirle di notificarsi in
polizia. Guardiamo la data di nascita e se c’è
qualcosa che non va non la facciamo entrare. I
primi a non volere guai siamo noi”.
E chi lavora autonomamente?
“Negli appartamenti succede di tutto. Lì magari potrebbe esserci anche qualcosa di poco
chiaro. Da noi è tutto sotto la luce del sole, tanto che quando arriva la polizia trova tutti i documenti”.
Mai ricevuto una richiesta particolare da un
cliente che vuole incontrare una ragazzina?
“Personalmente mai. Anche perché i clienti
quasi non guardano le ragazze di 18, 19 anni.
Ripeto, vogliono l’esperienza che le giovanissime naturalmente non hanno”.
ticolare quando si tratta di minorenni. Non che non si sia fatto nulla. Ci sono state due mozioni in
questo senso, la prima nel 2008, e
ci sono anche diversi pareri della
Commissione affari giuridici. Inoltre la consigliera federale Simonetta Sommaruga ha più volte detto
che il divieto della prostituzione
minorile è una sua priorità. Si tratta, dunque, di mettere insieme le
forze e di concretizzare le buone
intenzioni di tutti individuando le
misure necessarie”.
La nuova legge può arrivare soltanto da Palazzo federale. Anche
se molti Cantoni hanno provato a
dotarsi di norme contro la prostituzione minorile. A Ginevra, ad
esempio, per esercitare la prostituzione occorre un’ autorizzazione
precisa, che non viene rilasciata a
chi non ha almeno 18 anni. PureZurigo è pronta a seguire questa
strada. Mentre San Gallo, Berna e,
recentemente, il parlamento vodese, hanno stabilito che se ne
deve occupare la Confederazione.
“Quello dei minori è un argomento sensibile”, spiega Roberta Pantani, consigliera nazionale della
Lega: “Sul principio di vietare la
prostituzione minorile non si può
che essere d’accordo. E io ritengo
si debba intervenire con decisione”.
[email protected]
Q@maurospignesi
L’editore Matteo Cheda in pretura il 29 di aprile per l’instant book sul presidente leghista
“Bignasca era persona pubblica? Si stampi”
L’ex magistrato Mona interviene sul libro bloccato dal pretore
Fra diritto alla libera espressione e tutela della
personalità, si sta giocando la partita giudiziaria
di Matteo Cheda, l’editore che ha preannunciato un instant book “senza veli” su Giuliano Bignasca. Ma si può bloccare un libro prima che
sia stato scritto? Per ora sì, secondo il provvedimento supercautelare del pretore di Lugano,
ma la decisione definitiva sarà a fine mese. Per
l’ex magistrato Marco Mona la vera domanda è:
Bignasca era o no un personaggio pubblico?
Un quesito esemplare: come
conciliare libertà d’espressione
con la tutela della sfera privata
“La famiglia Bignasca ha il diritto di richiamare i
diritti della privacy, il giudice, sentita la controparte, di valutare se è accoglibile - spiega Mona. Cosa che, a ben pensare, reputo abbastanza
difficile, visto che Bignasca è stato una persona
pubblica. Solo se la sua vita non avesse avuto
questa dimensione pubblica, la privacy della
famiglia potrebbe pesare di più dell’interesse
pubblico a rendere note le passate vicende”.
Cheda ricevuto il decreto supercautelare del
pretore che gli ha proibito di pubblicare il libro
su leader della Lega dei ticinesi, una ricostruzione della vita di Bignasca con i retroscena privati
(come l’uso di cocaina, le connessioni con il
L’EDITORE
Matteo Cheda,
editore di riviste
per i consumatori
e di instant book
su argomenti
d’attualità
mondo della prostituzione) e le teatralità pubbliche, settimana prossima, il 29 di aprile, dovrà
difendere le sue ragioni di fronte al pretore
Francesco Trezzini.
“Si è trattato di un provvedimento supercautelare, assunto dal pretore avendo sentito solo una
parte, per lasciare poi sviluppare il procedimento – sottolinea Mona, avvocato, ex procuratore
di Zurigo -. È una misura che viene presa per
evitare di creare un danno altrimenti irreparabile dopo la pubblicazione”.
La difficoltà, sostiene Mona è conciliare il diritto di privacy, della tutela della persona, con
quello della libertà d’espressione salvaguardato
dall’articolo 10 della Costituzione, secondo cui
“ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la
libertà di ricevere o di comunicare informazioni
o idee senza ingerenza alcuna da parte delle autorità pubbliche e senza considerazione di frontiera...”.
Secondo Mona occorre, comunque, porre il
problema per poter decidere. Cosa che avverrà
quando il pretore sentirà anche Cheda. Decisiva sarà la valutazione sul ruolo pubblico e politico di Bignasca. Che la sua esistenza sia stata
pubblica non solo in vita, ma anche in... morte,
visto che è rimasto in lista ed è stato eletto in
municipio a Lugano da defunto, pare incontrovertibile. C’è però un altro effetto che interventi
supercautelari come questo possono provocare
, ovvero lungaggini che danneggiano l’editore.
“La storia di Bignasca, nel bene e nel male, ha
senso se viene pubblicata adesso, non fra un
anno”, dice Cheda, che già nel 2003 si era trovato costretto a bloccare su decisione del pretore
la vendita di un libro. Si trattava de “Il cassiere di
Saddam”, che tirava in ballo Behgjet Pacolli, imprenditore ed ex presidente del Kosovo. Una vicenda durata ben 10 anni e risolta solo di recente. Troppo tardi. Per questo, per ovviare a qualsiasi blocco giudiziario, Cheda s’è inventato
l’escamotage di cedere ad un terzo editore i diritti di pubblicazione della vita di Bignasca.
c.m.