mauritania a vela e in fuoristrada, dalle dune all`oceano

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mauritania a vela e in fuoristrada, dalle dune all`oceano
MAURITANIA
A VELA E IN FUORISTRADA, DALLE DUNE ALL'OCEANO
Banc d'Arguin, dune di Trarza e Oasi dell'Adrar
Una chicca per palati fini. Dalla capitale subito tra filari di dune nell'erg Trarza fino ad Oujeft, una
delle più suggestive oasi dell'Adrar. Canyons e possenti bastioni portano poi al palmeto di Terjit,
all'acqua che sgorga nel deserto tra felci e tenero capelvenere. Ecco Azougui, culla degli Almoravidi
che all'inizio dell' XI secolo partirono alla conquista dell'Africa. Da qui immersione nelle dune dell'erg
Ouarane, dove si celano Chinguetti e le sue celebri biblioteche di antichi manoscritti, e poi
Tanouchert e la sperduta Ouadane, testimonianze di un grande passato. E i gironi d'inferno del
Guelb er Richat, immenso cratere di 38 km di diametro.
Gran finale sull'Atlantico, dove le ultime dune del Sahara sprofondano nell'oceano, in barca a vela
tra i bassifondi e la miriade d'uccelli del Banc d'Arguin, uno delle più importanti aree protette
d'avifauna al mondo.
I profumi del mare, del fuoco, della bottarga, del thè alla menta si mescolano sulle ali del vento che
scompiglia le piume degli uccelli, accarezza le dune e gonfia le vele e le tuniche dei pescatori
Imraguen.
1° giorno
Italia-Nouakchott
Partenza con volo di linea per Nouakchott. Trasferimento in hotel.
dal 2° al 4° giorno
Nouakchott-erg di Trarza
Nouakchott è una delle capitali più recenti al mondo, sorta per l’improvvisa necessità di dare una
capitale ed un cuore burocratico ad un paese che conosce quasi esclusivamente il nomadismo.
Qualche viale alberato, un mercato, un centro artigianale ed una lunga spiaggia molto animata
all’arrivo dei pescherecci. L’inurbamento, favorito dall’inasprirsi delle condizioni di vita nel deserto,
procede a ritmo vertiginoso, e in soli cinquant’anni un quarto della popolazione abita la capitale. Ma
attenzione alle proporzioni… il paese conta poco più di due milioni di abitanti, e Nouakchott è l’unica
città degna di questo nome in tutta la Mauritania… Lasciato l’abitato ci si rende conto ben presto di
essere in un paese speciale, in cui il deserto è la realtà principale. La “Strada della Speranza”, che
attraversa tutto il territorio da ovest a est, incrocia infatti nel suo primo tratto una serie interminabile
di cordoni dunari, con un susseguirsi continuo di saliscendi. Nelle vallette lungo le dune, a destra e
a sinistra della lunga arteria asfaltata, nascono qua e là accampamenti di semi-nomadi e piccoli
villaggi. E’ il vecchio e sempre vivo mondo agro-pastorale che si avvicina alla “modernità” portando
con sé vecchie abitudini difficili da abbandonare. Le dune sono molto affascinanti, non altissime, ma
estremamente insidiose. Il colore aranciato e bianco della sabbia crea dei contrasti di notevole
effetto con i ciuffi verdissimi di alfa-alfa. E’ questo il vasto erg di Trarza, che si attraverserà in
direzione nord-est, verso Bou Naga e Oujeft, per raggiungere lungo un percorso inedito e
suggestivo le falesie dell’Adrar. Campi.
5° e 6° giorno
Le oasi dell’Adrar
Adrar, possente massiccio di altopiani erosi, è un mondo pietrificato e vivo allo stesso tempo, che
conserva graffiti e pitture rupestri, testimonianze di un passato lontano quando qui scorrevano fiumi
e ruscelli, ovunque c’erano pascoli ed i pastori sorvegliavano il bestiame ritraendo sulle pareti
rocciose il mondo intorno a loro. Nascoste in fondo a canyons spettacolari degli autentici, inaspettati
gioielli: le oasi.
La prima è Oujeft, la cui vegetazione lussureggiante interrompe l’enorme distesa sabbiosa. Le alte
palme da dattero con le loro chiome verde scuro creano un contrasto spettacolare con i colori del
deserto e con il grigiore delle costruzioni in pietra o fango. Carovane di dromedari e accampamenti
nomadi sono incontri abituali in questa regione, ma nessuno si attende il miracolo di Terjit e della
sua sorgente con l’acqua che gocciola dai muschi e scorre tra felci e palme. Le vasche naturali
d’acqua dolce e calda costituiscono un’attrazione irresistibile! Ma ecco Atar, il capoluogo della
regione e, nascosta, la storica Azougui, la culla degli Almoravidi, che verso la metà dell’XI° secolo
da qui partirono alla conquista dell’Africa Occidentale, del Maghreb e della Spagna animati da
fervido spirito di proselitismo. Campi.
dal 7° al 9° giorno
Chinguetti, l’erg Ouarane, Ouadane e il Guelb er Richat
Una pista audace che taglia una massiccia barriera rocciosa porta all’alto passo dell’Amojjâr. Nei
pressi del passo, in una delle zone più spettacolari dell’Adrar, sorge il famoso Fort Saganne. E’
stato costruito negli anni ottanta per girare l’omonimo film, e non è dunque un vero forte, ma il
tempo l’ha già tanto provato da farlo sembrare vero! Si raggiunge la settima città santa dell'Islam,
semisepolta dalle sabbie dell’erg Ouarâne: Chinguetti. Un fortino della legione straniera, pozzi a
bilanciere, dimore invase dalle dune, la celebre moschea e varie biblioteche che custodiscono
antichi manoscritti preziosamente miniati. Qui è vivo il ricordo dei tempi in cui il deserto era un
mosaico di culture, un luogo di genti e città, di commerci e carovane, di scuole celebri in tutta
l’Africa e nel bacino del Mediterraneo. Poi, lungo le ondulazioni di quello che oggi è un gran mare di
dune, si raggiunge lo storico insediamento di Ouadane, sperduto centro carovaniero costruito
all’inizio del XII° secolo come una fortezza su di un dirupo che domina l’oasi, in modo da potersi
difendere dagli attacchi dei predoni. Era infatti un bersaglio interessante grazie ai fiorenti commerci
del sale e dell'oro. Originale l’architettura in scisti a secco: i pozzi fortificati, le torri-latrina, le corti
interne delle vecchie case dagli originali decori geometrici... La tappa successiva è un fenomeno
geologico: il Guelb er Richat, curioso cratere di 38 km di diametro a cerchi concentrici che ricorda i
danteschi gironi infernali. La sua forma particolare e la sua dimensione lo rendono visibile anche
dallo spazio, tanto che è stato chiamato “l’occhio dell’Africa”. Intorno il grande vuoto, immenso, in
tempi preistorici territorio di migrazioni ed insediamenti la cui vita è testimoniata dai vari reperti:
macine, vasi, punte di freccia, asce, perle... Campi.
10° e 11° giorno
Dal deserto all’Oceano
E dai rudi bastioni dell’Adrar grande corsa verso l’oceano, inseguendo il sole che tramonta. Le
onde di sabbia ed i flutti dell’Atlantico, uno scontro improvviso. Grandiose, spettacolari le grandi
dune che strapiombano in mare a El Mhaijrat, dalle creste bordate di miriadi di vecchie conchiglie
calcinate. La meta finale è il Parco Nazionale del Banc d’Arguin, 12.000 km quadrati di cui la metà
è marina. Campi.
dal 12° al 14° giorno
Banc d’Arguin
Reso famoso da un celebre dipinto di Géricault, “la zattera della Medusa”, realizzato nel 1819 e
rappresentante un autentico avvenimento storico, il naufragio della fregata francese Medusa sui
bassi fondali del Banc d’Arguin, questo pezzetto di costa africana è forse il più grande e ricco parco
d’avifauna al mondo. Qui uccelli migratori e stanziali si posano per svernare e nidificare, trovando
ricco alimento nelle basse acque di quest’area. Impossibile la visita con mezzi motorizzati, solo il
perimetro terrestre è percorribile con dei buoni fuoristrada. Ecco allora che per avventurarsi tra isole
ed isolotti, spiagge che appaiono e scompaiono con la marea, secche e lagune, senza disturbare gli
uccelli, la soluzione ideale (ed alquanto seducente) sono le imbarcazioni a vela. Le “lanches”, come
le chiamano da queste parti. Concettualmente perfette se si pensa che siamo sulla linea precaria tra
il mare di sabbia del Sahara e i frangenti dell’Oceano Atlantico, ineccepibili se si ha cura
dell’ambiente e si rispettano i silenzi, i fruscii del vento, della risacca sulla battigia. Andare col
vento, che magia!... Da novembre a febbraio è il periodo migliore per visitare il Parco, con la
maggiore concentrazione di uccelli migratori che si fondono alla popolazione locale di stanziali,
limicoli e trampolieri... Ma è anche il momento in cui cominciano a migrare i banchi di muggini dopo
il periodo della fregola, prede ambite dei pescatori Imraguen per via della celebre, saporita bottarga.
Punteggiano la costa con piccole comunità praticando la pesca con le “lanches” o in una maniera
del tutto tradizionale ed originale che purtroppo ormai si sta perdendo: infatti all’arrivo di un banco
di muggini richiamano l‘attenzione dei delfini che bazzicano il largo i quali, ghiottissimi, coi loro
attacchi spingono verso terra grandi quantità di pesce. A quel punto gli Imraguen in attesa sulla
spiaggia si gettano a gruppi nell’oceano con le grandi reti che riportano a riva stracariche di pesce.
Queste giornate saranno dedicate alla visita del Parco, delle sue isole, dei suoi bassi fondali e dei
villaggi di pescatori. Campi.
15° giorno
Banc d’Arguin-Nouakchott
L’emozione della corsa sulla battigia, con le acque che lambiscono le ruote del fuoristrada e gli
uccelli che fuggono al passaggio... Questo ci riserva il ritorno nella capitale. Indimenticabile. Arrivo a
Nouakchott in tempo per una doccia e forse per un passaggio al centro artigianale. Cena libera ed
imbarco sul volo di rientro.
16° giorno
Italia
In mattinata arrivo in Italia.
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