trombosi venosa cerebrale. prime esperienze con

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trombosi venosa cerebrale. prime esperienze con
TROMBOSI VENOSA CEREBRALE. PRIME
ESPERIENZE CON RIVAROXABAN, PARI BENEFICI
RISPETTO A VKA
13 luglio 2014
Rivaroxaban, inibitore del fattore Xa, dimostra di determinare un beneficio clinico pari a quello di
un antagonista della vitamina K (VKA) nel trattamento della trombosi delle vene e del seno venoso
cerebrali (trombosi venosa cerebrale [CVT]). È il promettente risultato di una prima esperienza
effettuata su 7 pazienti, descritta online su Stroke.
«Dal dicembre del 2011 rivaroxaban è stato approvato per il trattamento acuto e a lungo termine
della trombosi venosa profonda e per la prevenzione dell’embolia sistemica nei pazienti con
fibrillazione atriale» premettono gli autori dello studio, guidati da Christina Geisbüsch, del
Dipartimento di Neurologia e Neuroradiologia dell’Università di Heidelberg (Germania).
Finora, però, non si aveva disponibilità di dati sui nuovi anticoagulanti orali per il trattamento della
CVT, rara patologia – sottolineano - per la quale attualmente le armi terapeutiche si limitano
all’eparina e all’anticoagulazione orale (OAC) con VKA. «In questo lavoro» scrivono «riferiamo
della nostra esperienza con 7 pazienti affetti da CVT che sono stati trattati con rivaroxaban in
confronto a un VKA, fenprocumone.
«Tra il gennaio 2012 e il dicembre 2013 abbiamo registrato dati dai nostri pazienti con trombosi
venosa cerebrale» spiegano gli autori. «È stata impiegata la scala Rankin modificata per valutare la
gravità clinica. Un outcome eccellente è stato definito come un valore, alla scala di Rankin
modificata, compreso tra 0 e 1. La ricanalizzazione è stata valutata al follow-up mediante
angiografia in risonanza magnetica. I pazienti sono stati divisi in 2 gruppi di trattamento:
fenprocumone e un nuovo inibitore del fattore Xa. Sono poi stati confrontati retrospettivamente i
dati basali clinici e radiologici, l’outcome, lo stato della ricanalizzazione e le complicanze».
Sono stati inclusi 16 pazienti, e 7 di questi sono stati trattati con rivaroxaban. L’outcome globale è
stato eccellente nel 93,8% dei casi e tutti i pazienti hanno dimostrato una ricanalizzazione almeno
parziale. «Non abbiamo riscontrato differenze significative tra gruppi, fatta eccezione per l’uso di
eparina prima dell’inizio della terapia anticoagulante orale (P=0,03)» affermano Geisbüsch e
colleghi. «Un solo paziente sotto VKA e 2 pazienti nel gruppo dell’inibitore del fattore Xa hanno
manifestato sanguinamenti minori (P=0,55) entro un follow-up mediano di 8 mesi (range 5-26)». In
ogni caso, aggiungono, nessun paziente ha avuto un’emorragia intracranica o altre complicanze
emorragiche maggiori.
«Nonostante rivaroxaban possa essere usato come prima linea per il trattamento della trombosi
venosa profonda, tuttora ricorriamo a una fase iniziale con eparina fino a che siano raggiunte
condizioni stabili dopo CVT» aggiungono.
«Il nostro studio ha un disegno retrospettivo non controllato e un campione di piccole dimensioni»
ammettono gli autori. «Cionondimeno, in questi primi casi riportati di CVT, rivaroxaban ha
evidenziato un beneficio clinico simile a quello procurato da fenprocumone. Specialmente per i
giovani soggetti con CVT, rivaroxaban potrebbe essere un trattamento preferibile alternativo ai
VKA a causa dei suoi noti benefici presenti in scheda tecnica, oltre che metabolici. La nostra
esperienza richiede ulteriori valutazioni prospettiche sistematiche di rivaroxaban e altri nuovi
anticoagulanti orali per il trattamento di CVT».
Arturo Zenorini
Geisbüsch C, Richter D, Herweh C, et al. Novel Factor Xa Inhibitor for the Treatment of Cerebral
Venous and Sinus Thrombosis. First Experience in 7 Patients. Stroke, 2014 June 24. [Epub ahead of
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