Dopo Saddam: «Fu vera gloria?

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Dopo Saddam: «Fu vera gloria?
14
aprile2003
RIFLESSIONI
LESCHEDEDIGREENPEACE
Dopo Saddam:
«Fu vera gloria?»
Bush: un gendarme
senza le carte
in regola
La comunità internazionale ha assistito attonita ed impotente allo
svolgersi di una guerra nei confronti della quale una grandissima parte
dell’umanità ha espresso il proprio sdegno e le proprie perplessità.
Perché questa guerra è apparsa a molti illogica ed evitabile, oltre che
assolutamente pericolosa per il presente ed il futuro dell’umanità?
Greenpeace invita ciascuno di noi a riflettere su alcuni punti.
1) La giustificazione di Bush per fare la guerra non ha avuto un
fondamento credibile. La decisione di dichiarare guerra all’Iraq aveva
bisogno di una buona ragione di fronte alla comunità internazionale. La
guerra contro il terrorismo lanciata sulla scia degli eventi dell’11
settembre è stata un veicolo perfetto. Mentre il mondo vacillava per la
paura di altri attentati, l’Iraq cominciava ad essere menzionato con
sempre maggiore rilevanza nei discorsi chiave del Presidente. Bush ha
rapidamente spostato l’attenzione da Osama Bin Laden verso Saddam
Hussein e l’attenzione del mondo si è spostata sulle armi di distruzione
di massa dell’Iraq. Gli Stati Uniti sono pronti a negoziare con la Corea
del Nord, che possiede con certezza un arsenale di armi nucleari, ma nel
contempo hanno decretato l’invasione dell’Iraq, senza prove certe
dell’esistenza di armi nucleari.
Un rapido sguardo alla politica statunitense sulle armi di distruzione di
massa vanifica l’argomentazione del possibile impiego di armi di
distruzione di massa come fattore determinante per la guerra all’Iraq.
Come firmatari del Trattato contro la proliferazione nucleare (Npt), gli
Stati Uniti hanno l’obbligo legale di ridurre il proprio arsenale nucleare,
di non effettuare test e di negoziare un trattato di disarmo nucleare
sotto stretto controllo internazionale. Al contrario, l’attuale
amministrazione sta aumentando il budget finalizzato alla costruzione
del proprio arsenale nucleare e del programma di test nucleari, senza
curarsi dei trattati esistenti. Uno dei primi atti dell’amministrazione Bush
è stato quello di tagliare circa il 21% dei fondi per i programmi di
distruzione delle armi e dei materiali nucleari nei paesi della ex Unione
Sovietica ed al contempo aumentare del 5% i fondi destinati all’arsenale
nucleare interno. La tendenza dell’amministrazione Bush a ignorare,
abbandonare o vanificare i trattati internazionali è particolarmente
evidente nell’ambito degli accordi sulla limitazione degli armamenti.
Che cosa puoi fare
Se ritieni che la posizione di George W. Bush in merito alla guerra sia
fondata su una strumentale politica sugli armamenti e sugli stretti
legami con l’industria del petrolio, fai sentire la tua voce partecipando
alla nostra campagna contro la ExxonMobil/Esso, la più grande
multinazionale petrolifera del mondo.
Per maggiori informazioni visita www.stopessowar.org
2) Le armi di distruzione di massa
La necessità di un disarmo mondiale è riconosciuta da tempo dalla
comunità internazionale. Con l’entrata in vigore nel 1970 del Trattato di
non proliferazione delle armi nucleari, gli Stati Uniti e le altre quattro
potenze nucleari riconosciute si sono impegnate al disarmo nucleare in
un quadro giuridicamente vincolante. Come contropartita, gli Stati che
non possiedono armi nucleari hanno accettato di non dotarsi di queste
armi. Dopo 30 anni di esistenza del Trattato, nella Conferenza di
revisione del 2000, gli Stati Uniti e gli altri firmatari hanno accettato di
bandire i test atomici con un apposito Trattato, primo passo rispetto ai
13 impegni previsti per il disarmo. Nel 2002, però, gli Stati Uniti hanno
dichiarato di non essere più d’accordo con gli impegni presi due anni
prima, in particolare con il bando mondiale ai test atomici, mettendo in
pericolo il futuro del Trattato di non proliferazione.
La Convenzione sulle armi biologiche, invece, entrata in vigore nel
1975, non è mai riuscita a compiere passi decisivi per l’eliminazione di
questi armamenti, a causa dell’assenza di misure di verifica efficaci. Nel
dicembre 2001, il Presidente Bush ha reso vani i negoziati mirati a dare
reale efficacia alla Convenzione sulle Armi Biologiche opponendo un
rifiuto, in nome del segreto industriale, che ha fatto infuriare gli altri
paesi aderenti.
L’amministrazione di Bush si è anche tirata indietro rispetto all’impegno
di rafforzare il Trattato contro i missili balistici, come conseguenza della
decisione di portare avanti il progetto di difesa missilistica dello scudo
spaziale. Tutto questo fornisce un alibi ad altre nazioni per sviluppare e
incrementare i loro arsenali nucleari e costituisce il presupposto di futuri
scenari di guerra sempre più pericolosi ed incomprensibili.
Guerra infinita o rinegoziazione globale: due strade alternative davanti al mondo
n Gabriele Vannini
Giovedì 10 aprile. I Marines
assumono il controllo di Baghdad e la fine della guerra
sembra ormai imminente. Il
regime di Saddam si sfalda in
briciole e il profumo della vittoria già ottenebra lo spirito
critico e oscura il prezzo pagato per questa guerra: le migliaia di civili morti e feriti, le
infrastrutture distrutte, i giornalisti assassinati, le tante vittime del “fuoco amico”. E poi
ancora: l’umiliazione delle
Nazioni Unite, le picconate
all’edificio europeo, il divario
scavato con le popolazioni
arabe. È già tutto rubricato
sotto la voce “effetti collaterali”, mentre la grancassa della
propaganda irride il pacifismo
imbelle e la mollezza della
vecchia Europa vile e rincoglionita.
Intendiamoci, nessuno verserà una lacrima per Saddam e
per la sua ignobile cricca ma
perché tanta frenesia e tanto
entusiasmo anche in chi, fino
a pochi giorni fa, metteva in
l uce la per icolosit à e
l’illegittimità di questa guer-
ra? C’era forse qualcuno che
dubitava di questo esito?
Anzi, sarebbe il caso di chiedersi se davvero era questa la
terribile macchina militare
che ci avevano prospettato.
Sarebbe stata questa la minaccia per la sicurezza del
mondo? Queste le terribili
armi di distruzioni di massa
addotte a motivo del conflitto?
In realtà tutti sapevano che
l’Iraq era un paese allo stremo, distrutto dall’embargo,
spossato dalle guerre e dalla
corruzione del regime.
Eppure l’Impero ha preteso di
intervenire lì e tutti sappiamo
perché e ci domandiamo in
quante altre occasioni, una
volta sancito il principio della
guerra preventiva, si deciderà
arbitrariamente di colpire
questo o quello, in spregio al
diritto internazionale e alle regole minime della diplomazia,
solo perché la micidiale miscela di affarismo e di fanatismo religioso che si è saldata
attorno a Bush ha deciso così.
La feroce dittatura di Saddam
è crollata, ne siamo lieti, ma le
domande che erano sul tappeto all’inizio del conflitto e che
hanno spinto in piazza milioni
di persone in tutto il pianeta
sono ancora lì, in attesa di una
risposta. Dove ci porterà questa riscoperta della guerra
come strumento “realistico” e
“concreto” per dirimere le
controversie? Quanto tempo
ci vorrà per lenire le ferite e
gli strappi che ha prodotto e
l’odio che alimentato? Quante
nuove reclute ha regalato al
terrorismo internazionale?
Cosa succederà quando i kamikaze cominceranno ad
e s p l o de re n e lle c ittà
dell’Occidente?
In che mondo vogliamo vivere? Che idea di umanità e di
convivenza civile ci piacerebbe lasciare in eredità ai nostri
figli e nipoti? Il nostro stile di
vita, il nostro modello di sviluppo rappresentano un standard irrinunciabile, anche a
fronte del fossato incolmabile
che si sta aprendo fra Nord e
Sud del mondo e al cospetto
dei danni sempre più irreversibili che si sta infliggendo
alle compatibilità ambientali
del nostro pianeta? Oppure
possono essere “rinegoziati”
nell’ambito di un nuovo patto
etico, ecologico e politico?
Il diritto internazionale è solo
un involucro di velluto che copre la cruda realtà dei rapporti di forza fra le potenze o può
rappresentare un terreno minimo di lenta e paziente costruzione di relazioni positive
fra i popoli?
La democrazia è una imperfetta e complessa forma di governo, conquistata a prezzo di
infinite lotte e di continui aggiustamenti, o un modello
ideologico da imporre con la
forza a dispetto della varietà
dei processi storico-politici e
indipendentemente dalle condizioni specifiche dei singoli
paesi? E non consisteva proprio in questo - la coscienza
dell’imperfezione e la rinuncia a imporsi come modello
totalizzante - la presunta superiorità della democrazia nei
confronti del comunismo?
Il popolo della pace non deve
ammainare le bandiere perché i suoi valori, le sue proposte sono l’unica strada veramente realistica a disposizione dell’umanità (se vuole sopravvivere con dignità).
CORSODILAUREA
A Firenze la pace
è anche materia universitaria
Il corso di laurea interfacoltà
(Scienze della Formazione e
Scienze Politiche) “Operatori
per la Pace” dell’Università di
Firenze, al suo secondo anno,
costituisce all’interno del panorama accademico italiano
una proposta innovativa proprio per la sua opzione verso
esiti operativi e non solo accademici, alla luce del crescente
interesse per la Peace Research. L’esigenza di definizione del campo disciplinare
dei “Peace Studies”, avvertita
sempre più dagli studiosi del
campo, ha portato negli ultimi
decenni sia ad una ricca pro-
duzione scientifica sia alla
creazione, a livello internazionale, di Centri Universitari e
non (attualmente negli Usa
circa 150) di ricerca.
Il corso di laurea interfacoltà
è articolato su insegnamenti
interdisciplinari con la presenza di materie giuridiche,
economiche, socioantropologiche, politico-sociali e psicosociali, e con la creazione di
specifiche risorse e occasioni
per stages e esperienze sul
campo, così come la Peace
Research negli ultimi anni ha
suggerito nel suo orientamento.
L’attuale gruppo di lavoro,
con riferimento al Dipartimento di Studi Sociali, è impegnato in diversi progetti,
formativi e di ricerca, in collaborazione con gruppi attivi a
livello locale e internazionale.
Al fine di fornire agli studenti
del Corso di laurea una formazione collaterale al percorso curriculare, a supporto di
un sapere non solo teorico ma
anche applicativo, è stato ideato un percorso integrativo
seminariale.
I “Seminari del Mercoledì”, a
cadenza mensile, portano studiosi, esperti di varia tenden-
za politica, ma anche semplici
“operatori di pace” ad incontrare gli studenti per parlare
delle loro concrete esperienze nella promozione della
Nonviolenza e della Pace.
n 7 Maggio:
Silvana Pisa/Francesco Bosi
“La legislazione attuale sul
traffico delle armi”
n 11 giugno:
Antonio Dall’Olio/ Domenico
Maselli “La pace quaranta
anni dopo la “Pacem in terris”
Greenpeace
c/o Circolo Sms di Castello - Via Reginaldo Giuliani, 376
Fax 055480516
e-mail: [email protected] - sito web: www.greenpeace.it
Sede e orario dei seminari:
Salone de’ Dugento,
Palazzo Vecchio, ore 17
CNMS
“Boicottare le imprese
che finanziano Bush”
Il Centro Nuovo Modello di
Sviluppo, diretto da Francuccio Gesualdi e artefice
della Guida al Consumo Critico edita dalla Emi, rende
nota una lista di prodotti,
statunitensi e non, da boicottare per fermare la guerra all’Iraq.
«Non
possiamo
essere
complici di questa guerra –
afferma Gesualdi -. Noi cittadini/consumatori possiamo usare l’arma potente e
pacifica del boicottaggio.
Il responsabile ultimo della
guerra all’Iraq è George W.
Bush perché è lui che ha impartito l’ordine d’attacco.
Ma Bush sa che da solo non
andrebbe da nessuna parte.
Per portare avanti i suoi folli progetti, infatti, ha bisogno di denaro e consenso.
Dunque se vogliamo indebolire Bush, dobbiamo colpire chi lo finanzia».
Un mezzo per ottenere
questo risultato è il boicottaggio delle imprese americane che hanno contribuito
pagina precedente
alla campagna elettorale di
Bush e/o che forniscono
beni all’esercito americano.
Per una maggiore efficacia
di azione Gesualdi consiglia
di concentrare il boicottaggio su alcuni prodotti chiave, oltre a proseguire la
campagna contro la Esso
(info:
www.stopessowar.org).
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Ecco i prodotti segnalati dal
Centro Nuovo Modello di
Sviluppo sulla base delle informazioni
raccolte
nell’ambito dell’aggiornamento della Guida al Consumo Critico 2003.
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Sottilette Kraft – latticini
– Altria
Liebig - maionese e salse
varie – Campbell
Coca Cola – bibite
Soflan - detersivo –
Colgate Palmolive
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Del Monte – banane
Dole – banane
Tenderly - carta
assorbente –
Georgia Pacific
Mare Blu - tonno e
sardine - Heinz
Carefree - assorbenti e
tamponi – Johnson &
Johnson
Anitra WC – detersivo –
Johnson Wax
Kellogg’s - cereali prima
colazione
Scottex - carta
assorbente –
Kimberly - Clark
M&M’s – cioccolatini Mars
Gatorade - bevanda
dietetica –
Pepsi Cola
Linex - assorbenti e
tamponi –
Procter & Gamble
Badedas - bagnoschiuma
e shampoo –
Sara Lee
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