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GUA~ E IMMI NE Prospettive interdisciplinari a cura di Maria Vittoria Calvi, Giovanna Mapelli, Milin Bonomi FrancoAngeli INDICE Introduzione Maria Vittoria Calvi, Giovanna Mapelli, Milin Bonomi pago 7 Ilmnigrazione e integrazione sociale: scuola e lavoro Antonietta Albanese » Il Giovani di origine immigrata: costruzioni identitarie e processi di integrazione Maurizio Ambrosini » 23 Le reticenze di Pedro e gli sfoghi di Milagros. L'intervista come strumento didattico e culturale frina Bajini » 37 Hablamos mitér y mità. Varietà linguistiche di immigrati ispanofoni in Italia Milin Bonomi » 53 (E)migraci6n e (in)migraci6n en las definiciones del DRAE Maria Cristina Bordonaba Zabalza » 71 Interviste a immigrati ispanofoni. Repertori linguistici e racconto orale Maria Vittoria Calvi » 87 La percepci6n en los fen6menos de contacto por migraci6n Rocio Caravedo Barrios » 105 Nuovi cittadini, nuove prospettive della scuola interculturale: le ricerche sul campo a Genova Daniela Carpani » 119 5 Mérica, Mérica. Descrizioni del nuovo mondo in lettere di emigrati dal Tirolo Patrizia Cordin pago 133 L'avventura della lingua araba in Occidente Jolanda Guardi » 151 El discurso periodistico sobre la inmigraci6n: algunos ejemplos Luis Guerra Salas y Maria Elena G6mez Sémchez » 163 Informazione e multiculturalità: il caso di Expreso Latino Giovanna Mapelli » 173 L'insegnamento dell'italiano L2 a ispanofoni. Aspetti e proposte didattiche Silvia Morgana e Anna Zaffaroni » 191 Romanzo e migrazione. Appunti sul caso italo-argentino Emilia Perassi » 209 Italiano e spagnolo a contatto: immigrazione e varietà etnica Alessandro Vietti » 221 Gli Autori » 237 6 ITALIANO E SPAGNOLO CONTATTO: IMMIGRAZIONE E VARIETÀ ETNICA Alessandro Vietti Libera Università di Bolzano Il contatto linguistico tra italiano e spagnolo dovuto alle recenti migrazioni pone, come altri casi di incontro tra lingue geneticamente imparentate! (e/o tipologicamente vicine), molte questioni interessanti per la (socio)linguistica del contatto. Sul piano linguistico l'ampia comunanza di lessico e grammatica rende estremamente facile l'innesco, il triggering di unità e strutture da una lingua all'altra, rendendo nel parlato molto labili i confini tra i sistemi. Come conseguenza, diventa più complesso anche per il linguista il compito di distinguere tra fatti di superficie (forma fonetica) e di struttura grammaticale. D'altra parte, nel caso specifico, la dimensione sociolinguistica del contatto in contesto migratorio si intreccia con le caratteristiche linguistiche appena menzionate e ne aggiunge altre, relative al diverso prestigio che lo spagnolo gode come lingua pluricentrica e di grande comunicazione rispetto ad altre lingue di immigrati. Dei numerosi aspetti rilevanti, in questo articolo si sceglie di trattare un fenomeno che riguarda gli effetti del contatto sull'italiano, ovvero il processo di formazione di una varietà etnica di italiano a base spagnola, si ignorerà pertanto l'azione opposta esercitata dal contatto sulla lingua spagnola2 . Di seguito, verrà brevemente illustrato il concetto di varietà etnica, o etnoletto, secondo la prospettiva teorica della (socio)linguistica del contatto e, successivamente, si esporranno i risultati di un'indagine empirica condotta sulla particolare varietà di italiano di immigrate peruVlane. l Si pensi a titolo di esempio al caso del contatto tra italiano e dialetti itala-romanzi (BeITuto 2004; Cemrti / Regis 2005). 2 Quest'aspetto viene discusso in questa sede nel contributo di Bonomi. 221 Varietà etnica o etnoletto Nella casistica di possibili conseguenze del contatto tra lingue la varietà etnica non è altro che un caso speciale di cambiamento indotto in un sistema dal contatto con un altro codice linguistico, o nella terminologia di Thomason (200 l), contact-induced /anguage change. Schematizzando la traiettoria tipica dello sviluppo di una varietà etnica si può osservare come, in seguito al contatto tra la comunità linguistica autoctona e quella immigrata, si avvii un processo sociale di acquisizione, per lo più spontanea, della lingua d'arrivo che porta, di norma, a un impelfect /anguage /earning (Thomason 200 l). La competenza nella lingua d'arrivo della prima generazione di immigrati si frammenta così in uno spettro di varietà di apprendimento, o interlingue, che spaziano dalle varietà basiche fino a quelle cosiddette native-like. Tale variazione interna al continuum non è però unicamente spiegabile in funzione del grado di acquisizione della L2, ma occorre ricorrere a un altro insieme di parametri esterni come, per esempio, le particolari lingue coinvolte (p.e. distanza tipo logica) o la particolare configurazione dei fattori sociologici (p.e. rete sociale) e sociolinguistici (status e prestigio delle lingue, intensità del contatto, ecc.). Il complesso processo di acquisizione di una seconda lingua può essere pertanto rappresentato in uno spazio bi- o, più probabilmente, multi dimensionale ali 'interno del quale la variazione si distribuisce su diversi assi e si organizza in configurazioni di tratti linguistici attorno a significati sociali instabili e soggetti a rapidi mutamenti nel corso del tempo. Tale spazio di variazione, che va progressivamente strutturandosi, costituisce il magazzino dal quale la seconda generazione trae il materiale linguistico necessario per costruire una nuova varietà di lingua: non soltanto si compie in questa fase un' operazione di forte selezione all'interno delle forme divergenti prodotte dalla lingua della I generazione, ma si riassegna anche un nuovo significato sociale alla varietà. L'alta variabilità del continuum della I generazione che pone questo insieme di varietà all' estrema periferia del repertorio sociolinguistico (per eccesso di tratti divergenti), viene assimilata all'interno dell'architettura della lingua di arrivo da parte delle II generazioni, diventando così una risorsa stilistica e situazionale per i "nuovi" parlanti nativi. Lo status particolare di neo-parlanti nativi della lingua di arrivo necessita quindi di una propria "marca" sociolinguistica, per questo motivo nasce una varietà della lingua di arrivo che richiama il modo di parlare dei primi immigrati. 222 In conclusione, se si vuole guardare alla varietà etnica come a un processo (in questa prospettiva Auer 2003), si metteranno in evidenza le due fasi appena delineate: la prima che porta alla formazione di un continuum multidimensionale di varietà di stranieri e la seconda che "nativizza" il continuum, cioè seleziona tra i molti tratti divergenti e li riconverte all'interno dello spazio di variazione della lingua d'arrivo. Se invece guardiamo principalmente all'esito (Clyne 2000; Clyne 2001), allora si attribuirà l'etichetta di varietà etnica stricto sensu soltanto alle varietà di immigrati di seconda generazione che hanno compiuto un processo di /anguage shift, dalla propria lingua di partenza a quella di arrivo. In questo studio, pur essendo consapevole che l'etnoletto in senso proprio è una varietà delle seconde generazioni di immigrati, privilegerò un approccio dinamico con lo scopo di analizzare il passaggio tra interlingue e varietà etnica. Vitaliano di peruviane a Torino Lo studio sull'italiano di immigrate peruviane a Torino aveva come obiettivo quello di descrivere la fase iniziale di formazione di una varietà etnica, definendo quali fossero gli assi principali dello spazio multidimensionale sopra descritto, ovvero quali fossero gli elementi linguistici contraddistintivi e quali i fattori sociolinguistici che animano e modellano le grammatiche in una direzione o in .un' altra. Più concretamente, l'analisi si è concentrata sulla distribuzione delle parole funzionali spagnole presenti in italiano, ovvero quelle categorie lessicali come preposizioni, pronomi tonici e atoni, determinanti e connettivi che hanno un'alta frequenza, una funzione grammaticale e una ridotta consistenza e salienza fonetica. Poiché si tratta di un' indagine empirica, i metodi utilizzati, l'osservazione partecipante e l'intervista semi-strutturata, avevano la finalità di raccogliere dati di italiano parlato di ispanofoni e informazioni contestuali riguardanti la vita e le reti sociali degli immigrati. L'uso di questi metodi ha consentito di costruire un corpus di italiano di ispanofone basato su 15 interviste 3 di circa 12 ore (per le convenzioni utilizzate cfr. Vietti 2005a: 23). 3 Patie delle interviste (12) provengono da un'indagine sulla condizione migratoria femminile condotta per conto del Comune di Torino da un'organizzazione non governativa per la cooperazione internazionale (Mlal, Movimento Laici America Latina). La collaborazione nata tra i due progetti di ricerca mi ha consentito di acquisire le interviste 223 Il campione selezionato per l'analisi non è di tipo casuale ed è costituito esclusivamente da donne peruviane immigrate nella città di Torino tra il 1994 e il 200 l come si può osservare nella Tab. 1. Tab. 1 - Il campione di immigrate peruviane Parlante 02 06 08 13 14 18 19 21 22 30 31 34 GR OL GEM Età 55 32 22 35 30 39 42 50 37 26 27 36 26 52 20 Città di provenienza Trujillo Trujillo Chimbote Cuzco Lima Lima Ilo Lima Casagrande Lima Casagrande Lima Lima Lima Ica Anno di arriva 1994 1997 1998 2001 1992 1993 1995 1995 1991 1992 1996 1993 1993 1998 2000 Permanenza in ItaZia (anni) 7 4 3 4 mesi Y2 9 8 6 6 lO 9 5 8 8 3 l La decisione di costruire un campione piuttosto omogeneo rispetto ai macro-attributi sociolinguistici (genere, L l di partenza, condizioni socio-economiche al momento dell' arrivo) aveva lo scopo di osservare l'effetto delle dinamiche relazionali sul comportamento linguistico, ovvero l'azione delle reti sociali delle immigrate sulla maggiore o minore propensione all 'uso di parole funzionali spagnole. A scopo puramente esemplificativo, si possono considerare gli esempi (l )-(3) nei quali è rappresentato il tipo di variazione oggetto di analisi 4 : (1) porque ci sono altre persone che no te dicono veramente [ridendo] como è il lavoro [19: 45]. somministrate a molte delle immigrate peruviane che stavo osservando e intervistando io stesso. 4 Come risulta evidente negli esempi, la variazione legata al contatto con lo spagnolo non si esaurisce ovviamente con il solo prestito di parole funzionali; un panorama di fenomeni tipici delle varietà di apprendimento di ispanofoni è contenuto in Schmid (1994) e in Vietti (2005a). 224 (2) ++ io lavoravo lìl + en un en queste progectol + guadagnava molto ~ene I + ma: il problema no è solo miol eI pro~lema è òe tuta la gente che le- che a~ìta: en perùI [21: 28-30]. (3) noi infati ne la universiòà c'erano: corsi di inglese de rruso de tedesco che + molti: estranieri andavano a fare quei corsi lì: I e noi vedevamo cioè la diferensia de rrasa era ovviamente + tangi~le noI [22: 111-14]. Su questi dati sono state compiute due differenti analisi: la prima, di ordine più generale, mirava a individuare le relazioni tra le diverse variabili, a raggrupparle in varietà e a esplorare i possibili legami tra varietà, livello di acquisizione e tipo di rete sociale (Vietti 200Sa). Il secondo tipo di analisi si è concentrato sul comportamento di un elemento variabile di/de, molto frequente nel corpus, ponendolo in relazione con fattori linguistici come il contesto fonetico, la funzione sintattica e il livello di acquisizione e fattori sociologici come il tipo di rete sociale (Vietti 2007; Vietti 2009). La formazione di una varietà etnica L'acquisizione più o meno imperfetta di una lingua, che come si è osservato, è legata al processo migratorio, costituisce nella classificazione di Thomason (2001: 60; ma già Thomason / Kaufman 1988) un criterio fOlie per discriminare due macro-strategie di contatto linguistico: borrowing e interference. Nel primo caso (borrowing) non è implicato un processo di apprendimento e il trasferimento di elementi linguistici si muove nella direzione della lingua nativa o che, in ogni caso, si padroneggia a un alto livell05 ; nel secondo caso (interierence), l'apprendimento linguistico svolge un ruolo impOliante e il trasferimento di elementi linguistici avviene nei confronti di una lingua che non si conosce perfettamente o che si sta imparando. Questa distinzione è importante non soltanto perché i due meccanismi presiedono a differenti tipologie di fenomeni linguistici, ma anche perché peTI11ettono di fonnulare alcune predizioni di tipo probabilistico. Nel caso di borrowing nonnalmente il lessico precede la grammatica, nel senso che l'interferenza tra i due sistemi si manifesta inizialmente attraverso prestiti lessicali, prima periferici e poi più vicini al lessico di base, investendo progressivamente anche le strutture morfosintattiche. Nel caso di interference, si verificherà invece il contrario, sarà la grammatica a esse5 "[ ... ] the crucial point is that, in borrowing, the interference features are introduced into the receiving language by people who speak it fluentIy" (Thomason 2001: 68). 225 re trasferita per prima attraverso modificazioni delle competenze fonologica e sintattica della lingua ricevente, mentre morfologia e lessico sarebbero meno interessate. Sulla base di questa classificazione, cosa ci possiamo dunque aspettare in una situazione come quella del contatto in contesto migratorio? Secondo l'ipotesi predittiva ci si attende conseguenze diverse sui due versanti, della lingua di palienza e della lingua di anivo: la lingua di palienza dovrebbe essere interessata prevalentemente dal meccanismo del borrowing, con presenza crescente di lessico della lingua di arrivo, cominciando con alcune parole contenuto (più tipicamente prestiti culturali) per passare poi a segnali discorsivi e parole funzionali (connettivi e articolatori macro-testuali) e impOliando via via anche pattern strutturali e tratti fonologici. La lingua di alTivo sarà invece interessata dal meccanismo dell'intel.ference che consisterebbe nell'interferenza struttmale del sistema fonologico (non soltanto per quanto riguarda l'inventario segmentale e sub-segmentale, ma anche il piano prosodico) e della sintassi della lingua di palienza. Dunque, per anivare al caso del contatto tra italiano e spagnolo, nell'italiano di ispanofone presumiamo di incontrare illla fOlie interferenza fonetico-fonologica e un trasferimento di pattern sintattici. Infatti, se osserviamo i dati del corpus troviamo confenna della previsione nei numerosi tratti di interferenza fonologica (semplificazioni di foni complessi, come p.e. le affricate, trasferimento di allofoni come le interdentali, riduzione della quantità consonantica, ecc.) e sintattica (tTasferimento dell'accusativo preposizionale, della ridondanza pronominale, di costmzioni aspettuali e modali perifrastiche) (cfr. Schmid 1994; Vietti 2005a: 112-121). Tuttavia ciò che non ci attendiamo, e che invece compare estesamente nel corpus, è la presenza di lessico spagnolo. Per quale motivo le apprendenti dovrebbero trasferire nella lingua di anivo il lessico della propria lingua di partenza conendo il rischio di non essere comprese dall'interlocutore nativo? Una prima osservazione, di ordine generale, è che non soltanto siamo in presenza di lingue vicine tipologicamente - fatto questo che semmai dovrebbe unicamente intensificare l'interferenza stmttmale per via dell'alta congmenza tra grammatiche - ma soprattutto imparentate geneticamente, ossia lingue che condividono palie del proprio percorso evolutivo come appartenenti al medesimo gmppo romanzo. Ciò aggiunge all'elevata cOlTispondenza tra i sistemi grammaticali anche una larga coincidenza tra i due lessici, sia dal punto di vista fornlale che semantico. È proprio la combinazione di questi due caratteri di alta somiglianza fonetica e semantica a litagliare all'interno delle diverse categorie di parole funzionali .quelle che più agilmente "passano" da una lingua all'altra, dallo spagnolo all'italiano. 226 All'interno delle categorie dei detenninanti (articoli, possessivi), dei pronomi personali c1itici, delle preposizioni, degli avverbi e dei connettivi hanno più alta probabilità di "filtrare" nella grammatica della lingua di anivo le parole monosillabi, atone e altamente simili per fonna fonetica 6 : quindi me (pronome personale atono) avrà più probabilità di essere trasferito di mi, en di sino, o el di hasta e così via. Oltre alla somiglianza e alla scarsa consistenza fonica (monosillabicità e mancanza di accento lessicale) questi elementi sono i candidati ideali per altre due proprietà che possiedono: la mancanza di complessità morfologica e l'alta frequenza nel parlato. Riguardo alla prima proprietà queste parole funzionali non soltanto sono prive di morfologia sul piano sintagmatico, in altre parole non hanno né flessione né derivazione, ma, fatta eccezione per articoli e pronomi, non entrano nemmeno in relazione con altre fonne a costituire paradigmi.. Le parole funzionali della Tab. 2 non rappresentano soltanto delle particelle elementari della grammatica ma, per via del loro alto rango di frequenza nella comunicazione, sono anche facilmente attivabili nella produzione linguistica orale 7 . Tab. 2 - Frequenza assoluta e percentuale delle parolefimzionali più jì·equenti nel COlpUS Variabili Frequenza Frequenza Variabili Frequenza Frequenza % assoluta % assoluta De di en In me mi Te Ti 536 413 140 308 249 346 107 55 56 44 31 69 42 58 66 34 el il se si si se no non 185 285 127 185 133 56 381 543 39 61 41 59 71 29 41 59 L'analisi dei prestiti lessicali ha consentito inoltre di rilevare che le parole funzionali non soltanto passano dallo spagnolo all'italiano, ma vengono trasferite secondo degli schemi, sono collegate l'una all'altra, tendono In genere con minime differenze segmentali o sub-segmentali. Queste naturalmente sono delle ipotesi perché, per stabilire con maggiore certezza se la realtà sia effettivamente questa, è necessario verificare cosa accada nei contesti migratori nei quali i valori dei parametri vicinanza tipologica e parentela genetica siano differenti: lingue imparentate ma più distanti tipologicamente, lingue non imparentate e vicine tipologicamente e lingue non imparentate e distanti tipologicamente. Un tale progetto evidentemente oltrepassa di gran lunga le possibilità di indagine del singolo ricercatore. 6 7 227 cioè a raggrupparsi in configurazioni regolari. Queste configurazioni possono essere rappresentate tramite una scala di implicazione che unisce gli elementi secondo una relazione di implicazione del tipo: se è presente il tratto x, allora necessariamente sarà presente anche il tratto y, ma non viceversa. Nella scala8 di Fig. l (Vietti 2005a: 170) sono rappresentate in modo sintetico, nelle colonne, la catena di implicazioni tra gli elementi linguistici variabili e, nelle righe, le diverse varietà di lingua così ottenute. me-mi de-di 2 2 3 2 2 2 2 2 2 2 2 3 2 2 3 2 2 2 2 2 l l l l l l l en-in Varietà più "italiana" i se-si GR GEM 30 no-non 2 2 2 31 2 l l l 2 l l l l l l l l l l l l l l l l l l 1 2 2 2 2 19 _._._._. __._._-_._.18 2 13 2 l Varietà più "spagnola" 2 ._-.~._-_ 21 ... 2 l l l l l si-se l l l l l O Il rapporto di implicazione rispetto al continuum di Fig. 1 può essere letto in questo modo: se una parlante utilizza il connettivo subordinante italiano se, allora dirà rispettivamente anche di, mi, ti, si, il, e in, ma non viceversa. L'implicazione tra le parole funzionali ha mostrato come queste tendano a co-occorrere in varietà di lingua più o meno lontane dallo standard regionale e dall'aspetto più o meno "etnicizzato". Perciò, verso il basso del continuum sono posizionate quelle parlanti che possiedono una varietà caratterizzata da una presenza prevalente delle parole funzionali spagnole, 8 Viene contrassegnata con 3 la frequenza delIOO% della variante italiana della variabile (ad es. te per GR), con 2 l'intervallo tra il 51 % e 99% sempre della forma it., con l l'intervallo compreso tra 0% e 50% (con Oescluso e 50 incluso) e con Onessuna occorrenza per la forma it. 228 mentre verso la parte alta si trovano le varietà più vicine all'italiano, quelle che esibiscono una minore frequenza di prestiti dallo spagnolo. A questo punto non resta che cercare di osservare se la presenza dei prestiti lessicali dallo spagnolo sia motivata da fattori linguistici di diverso ordine come il livello di acquisizione e/o da fattori extralinguistici di tipo sociologico come la stmttura delle reti sociali delle parlanti peruviane. Per fare questo è stata eseguita un'analisi multivariata sulle forme più frequenti nel corpus ovvero di/de (Vietti 2007; Vietti 2009), selezionate anche perché possono appartenere a diverse categorie lessicali, come preposizione (il libro di Maria), connettivo (ho pensato di andarmene) o elemento fisso in locuzioni avverbiali o preposizionali (di qua, di nuovo, difronte a). Anche se, per motivi di economia di spazio non verrà approfondita in questa sede, quest'ultima caratteristica è molto rilevante perché consente di studiare in una sola variabile la diversa propensione al prestito di diverse categorie lessicali, verificando in questo modo anche alcuni assunti sulla "prestabilità" avanzati da Myers-Scotton con la sua 4-M theory (MyersScotton / Jake 2000; Myers-Scotton 2002; Vietti 2009). Tralasciando quindi i fattori linguistici intemi (contesto fonetico e categoria lessicale) che possono favorire, per così dire dall' intemo, il trasferimento di parole funzionali dallo spagnolo all'italiano ci si concentra qui sul livello di acquisizione e sulla rete sociale. Per "livello di acquisizione" si intet:J.de qui una classificazione, a grana grossa e stmmentale all'analisi, dell'italiano delle immigrate in tre tipi di interlingua a partire dalla nota sequenza di acquisizione della morfologia verbale dell'italiano, così come esposta in Banfi / Bemini (2003). I valori per questa variabile sono dunque: varietà avanzata A, varietà avanzata B, varietà intennedia C9 . Il campione è stato poi suddiviso in tre categorie di rete sociale (incapsulata, intermedia e integrata) sulla base di una tipologia di stmttura relazionale dell'immigrata elaborata a partire da Hannerz (1992) e ottenuta incrociando diversi indicatori, reIazionali e non, estratti dalle interviste (p.e. esistenza o meno di legami significativi con membri della sfera personale in Perù, tipo di lavoro, ecc.). Se si concepisce la rete sociale come un insieme stmtturato di relazioni che sottendono situazioni e moli comunicativi diversificati, si può parlare di incapsulamento quando la vita relazionale di un individuo è concentrata in un solo ambito del repeliorio sociale che incorpora tutti gli altri (nel caso delle immigrate pemviane qui studiate si trat- 9 La separazione tra varietà avanzate e intennedie è basata sull'espressione con stlUmenti morfologici (o meno) dei tempi che indicano la modalità non-fattuale (futuro, condizionale e congiuntivo; per una descrizione più dettagliata cfi', Vietti, 2005a: 105-10), 229 - ta dell'ambito lavorativo di badante, cfr. anche Milroy 2002, Vietti 2005a). All'opposto, nella rete integrata l'attività relazionale è complessa e diversificata in segmenti separati ma interconnessi tra di loro, all'intemo dei quali il parlante può sperimentare moli e modalità comunicative diverse, ampliando le proplia competenza linguistica e sociolinguistica. Infine, il tipo intelmedio costituisce per l'appunto una categoria di transizione tra i due poli opposti dell'incapsulamento/isolamento e dell'integrazione, lilla categoria nella quale si realizza una prima parziale COllilessione tra i diversi ambiti sociali. Prima di passare all'interpretazione dei risultati esposti in Tab. 3 e in Fig. 2 è necessario fomire alcune informazioni metodologiche per comprendere meglio la natura dell'analisi multivariata eseguita. Le tecniche di analisi multivariata servono in generale a stabilire quali relazioni sussistano tra più di due variabili, ovvero tra i fattori che descrivono un dato fenomeno. Alcune variabili possono assumere una pmiicolare funzione, vengono cioè denominate variabili dipendenti e rappresentano i fenomeni che si vogliono spiegare facendo ricorso ad altre variabili, denominate indipendenti. Nel caso specifico, il livello di acquisizione, la rete sociale o altre variabili di tipo linguistico saranno le variabili esplicative o indipendenti che sono state utilizzate per "spiegare" perché nel corpus di italiano di pemviane sia presente la fOTIna de al posto di di (variabile dipendente). La pmiicolare tecnica usata in questo caso è la regressione logistica, uno stmmento statistico ben noto n~lla ricerca sociolinguistica quantitativa per via di un'applicazione informatica chiamata Varbrul (Sankoff 1988) creata negli Settanta all'intemo del paradigma laboviano e impiegata largamente fino a oggi (cfr. Vietti 2005b; Paolillo 2002; Tagliamonte 2006). In teTInini molto semplificati, la tecnica è in grado di stabilire non soltanto quali siano le variabili che contribuiscono maggioTInente a spiegare la variazione di un fenomeno, ma anche quale sia l'effetto (positivo o negativo) che ogni valore delle diverse variabili esercita sul fenomeno. Osservando la tabella, possiamo notare come nella colonna Peso Varbrul siano riportati dei valori che teoricamente possono oscillare tra un minimo di O e un massimo di 1: questi valori rappresentano numericamente il grado l'influenza di ogni singolo fattore sulla possibilità di trasferire de nel parlato italiano delle parlanti pemviane. Un'ulteriore precisazione è tuttavia necessaria. I valori della colonna Peso Varbrul possono rappresentare sia 1'effetto positivo verso il prestito, sia quello negativo: valori inferiori a 0,5 esprimono un effetto negativo, valori superiori a 0,5 (nella tabella indicati con il grassetto) indicano un effetto positivo, mentre valori uguali o attomo a 0,5 denotano un effetto nullo. Qual è dunque il significato della Tab. 3 e della sua traduzione nel grafico a bane in Fig. 2? Trascurando, come già ricordato, le variabili linguisti230 che, si può registrare la presenza nella prima colomla di una macrovariabile (Rete sociale x Acquisizione) costituita dall'incrocio dei valori dei due fattori. Traducendo in concetti e parole quanto sintetizzato numericamente nell' analisi statistica, è emersa una fmie interazione tra il livello di acquisizione e la rete sociale delle parlanti, ovvero tra due fattori che si ipotizzava come indipendenti e non interrelati. Quindi è stato necessario costruire una nuova variabile che tenesse in considerazione questa ulteriore relazione oltre a quella tra variabili indipendenti e variabile dipendente. Insomma, non soltanto il grado di acquisizione e la stmttura della rete sociale influenzano la propensione al contatto (qui rappresentata dal prestito di de), ma si condizionano anche reciprocamente. La rete sociale costituisce il fattore primario di variazione, l'alveo socio-comunicativo all'interno del quale si sviluppa sia il processo linguistico di acquisizione, sia quello sociolinguistico che porta a modulare diversamente l'influenza della propria lingua di partenza. Purtroppo trattandosi di un tipo di indagine con impianto metodologico etnografico e non sperimentale, nel campione non sono contemplate tutte le possibili combinazioni di tipi di interlingua e di rete sociale, mancano infatti parlanti con una rete integrata e una varietà intermedia C (ma forse questo caso non esiste nella realtà) e parlanti con una rete intermedia e una varietà avanzata A. Anche con questi valori mancanti si possono fornmlare riflessioni interessanti a partire dalla Tab. 3. Tab. 3 - Analisi multivariata di de/di Input value = 0,500 Variabile Valore Integrata x Varietà avanzata A Rete sociale x Integrata x Varietà avanzata B Intennedia x Varietà avanzata B Acquisizione Intermedia x Varietà intermedia C Incapsulata x Varietà avanzata A Incapsulata x Varietà avanzata B Incapsulata x Varietà intermedia C [- alto] Contestifonologici precedenti [± alto) [+ alto] Pausa Categoria lessicale Locuzione Preposizione Connettivo Chi-quadrato totale = 73,9450 Log Iikelihood = -371,122 231 Effetto Peso +/VARBRUL 0,123 0,020 0,608 0,827 0,651 0,818 0,802 0,538 0,339 0,338 0,218 0,597 0,633 + + + + + nullo + + Freq. osso Freq. atto 14% 2% 59% 85% 64% 81% 74% 55% 40% 48% 29% 59% 66% 12% 2% 61% 83% 65% 82% 80% 54% 34% 34% 22% 60% 63% Il ruolo primario della stmttura delle rete sociale è evidente perché, pur con differenze interne legate alle interlingue, le reti isolata e intermedia hanno un effetto positivo sulla presenza della forma spagnola de, mentre la rete integrata ha un effetto fOliemente negativo. Si ricorda che la rete integrata rappresenta non tanto l'integrazione dell'immigrata all'interno della società ospite, quanto la capacità di costmire una rete integrata, in grado cioè di interconnettere i diversi ambiti della propria vita relazionale. Fig. 2 - Analisi multivariata di/di (solo acquisizione e rete sociale) ._-------_._--------- 0,9 I --- -- ----_. -- 0,827 0,818 0,802 0,8 0,7 0,6 - - - - - - . - - - - - - - - - . - 0,5 Rete intermedia 0,4 0,3 0,2 0,1 All'interno di questa macro-tendenza, l'interazione tra rete e interlingua si miicola in almeno due ordini di sotto-relazioni che consentono di descrivere il processo di formazione della varietà etnica. In primo luogo, come indicano i valori positivi non molto dissimili di Intermedia x Varietà intermedia C (0,827) e Incapsulata x Varietà intermedia C (0,802), se l'interlingua è meno avanzatalO (come nel caso delle cosiddette varietà intermedie C), la rete sociale non è in grado di modificare sostanzial1nente il comportamento linguistico in direzione di una sua maggiore o minore ispanicità. Ciò indicherebbe che, negli stadi iniziali e intennedi dell' acquisizione, anche a fronte di un certo dinamismo relazionale, l'influenza della lingua di IO Ma qui non abbiamo varietà basiche, cioè vere varietà "basse". 232 partenza è un fatto riconducibile al processo di acquisizione e quindi non soggetto alla scelta della parlante. In secondo luogo, se si guarda invece ai valori delle varietà avanzate A e B, l'effetto sul contatto varia completamente di segno a seconda che ci si trovi all'intemo di reti isolate (A = 0,651; B = 0,818) e intenuedie (B = 0,608) oppure in reti integrate (A = 0,123; B = 0,02), subendo in questo modo l'azione più ampia della variabile rete sociale. Man mano che l'acquisizione dell'italiano procede, la propensione al trasferimento del prestito lessicale dallo spagnolo si svincola dall'apprendimento e dipende in misura maggiore dal circuito comunicativo e sociale nel quale la parlante è inserita. Nonostante l'ambito ristretto a cui si applica l'analisi svolta, i vantaggi di questo genere di studi sono immediatamente evidenti. Se il complesso intreccio di cause che spiegherebbero, in modo parziale, il trasferimento di de si potesse applicare anche ad altri elementi indotti dal contatto, si potrebbe ricostruire compiutamente il passaggio tra la formazione di tratti devianti e la loro affenuazione in varietà della lingua di arrivo. Come si è potuto mostrare quasi come in un microscopio in questo studio, i primi stadi dell'acquisizione producono una quantità notevole di fenomeni linguistici divergenti dallo standard, un bacino di nuovi tratti linguistici motivati anche dal contatto con le lingue di paIienza. Questi elementi divergenti sul piano linguistico sono però parzialmente indifferenziati su quello sociolinguistico, non avendo ancora ricevuto una funzione sociale ben definita. La prima fase del processo di acquisizione produce dunque degli elementi nuovi, frutto del contatto linguistico, che tendono poi ad assumere un proprio valore sociale all'aumentare del livello di competenza e soprattutto al variare del repertorio di situazioni e ruoli sociali e comunicativi. Il risultato più rilevante è che non sembra esserci una relazione lineare tra acquisizione e presenza di fenomeni di contatto secondo la quale all'aumento della competenza linguistica corrisponderebbe una diminuzione del contatto. Acquisizione e contatto sembrano solidali solo all'inizio del percorso di acquisizione, stadio nel quale l'effetto del contatto sembra essere fmie e in larga parte inevitabile, frutto della necessità e non di una scelta. Man mano che il processo di acquisizione avanza, il ruolo e la frequenza degli elementi di contatto (p.e. i prestiti lessicali) cambia a seconda delle macro-condizioni sociali dell'immigrata: quanto più la parlante rende complessa e interconnessa la propria rete sociale, tanto più è probabile che i tratti divergenti della propria "versione" di italiano assumano nuovi valori sociali. Sono proprio le parlanti con una rete integrata che costruiscono le premesse per il consolidamento di una vera e propria varietà etnica, secon233 do un percorso che unisce la fase di formazione di varietà di apprendimento delle prime generazioni a quella di affel1nazione della varietà nel repertorio della lingua di arrivo delle seconde e terze generazioni. Bibliografia Auer P. (2003), "Ti.irkenslang': ein jugendsprachlicher Ethnolekt des Deutschen und seine TransI'onnationen", in Hacki-BuhoI'er A. (ed.), Sprachenverb und Lebensalter, Tubingen/Basel, Francke, pp. 255-264. Banfi E. / Bemini G. 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