FIR1996-3d Maino et al - Centro della Famiglia

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FIR1996-3d Maino et al - Centro della Famiglia
Partner Quality Test: messa a punto di una nuova forma
Eleonora Maino e Giuseppe Aceti(1)
Sulla base dei riferimenti concettuali riguardanti la qualità della relazione coniugale viene
proposta e realizzata la messa a punto di una nuova forma della Scala di Relazione Coniugale
costruita da Scabini (1978) e che inizialmente comprendeva 56 item, ridotti poi dalla stessa
autrice a 27. La nostra ricerca ha permesso di ottenere una nuova forma di 16 item
(suddivisibili in due forme di 8 item ciascuna) che proponiamo di chiamare Partner Quality
Test (PQT). Le analisi dei dati ottenuti dalle risposte di 224 coniugi indicano che lo strumento
appare una buona misura del livello della qualità e del tipo di relazione e, indirettamente, della soddisfazione di coppia.
Parole chiave: relazione coniugale, valutazione, soddisfazione di coppia.
Partner Quality Test: Construction and Validation of a New Form. In accordance with the
theoretical concepts on the quality of marital relationships, a new form of Scabini’s Marital
Relationship Scale (1978) is proposed. Its first version numbered 56 items, later cut down to
27 by the author. Through our study we nave obtained a new form with 16 items (that con be
divided into two parts with 8 items each), which we have called Partner Quality Test (PQT).
Analyses of data obtained from 224 married subjects show that the test has high psychometric
qualities and con assess quality of relationship and, indirectly, marital satisfaction.
Key words: Marital relationship, evaluation, couple satisfaction.
L’area delle relazioni coniugali è oggetto di particolare attenzione nell'ambito della psicologia della famiglia. Una delle variabili particolarmente indagate riguarda la qualità della
relazione coniugale per le implicazioni non solo teoriche, ma anche applicative in ambito formativo e preventivo, oltre che terapeutico. Gli strumenti messi a punto per raccogliere dati utili
per l’assessment di questa dimensione sono molti, essi si differenziano a seconda delle prospettive teoriche di riferimento e dei criteri metodologici utilizzati: le une e gli altri sono andati
modificandosi poi nel corso del tempo. Schumm (1990), in una rassegna sull'argomento, sottolinea la presenza di tre linee di ricerca. Gli strumenti creati prevalentemente prima del 1975
sono costituiti da un numero piuttosto elevato di item che compongono una scala, con l'intento
di cogliere i molteplici aspetti che sostanziano la relazione, al fine di poter ottenere una misura
composita della qualità coniugale. Schumm cita il Marital Adjustment Test (MAX) di LockeWallace (1959) come lo strumento più rappresentativo e conosciuto di questo periodo; esso
contiene 15 item che indagano i livelli dì soddisfazione e di adattamento coniugale attraverso
indicazioni riguardanti la felicità coniugale nel suo insieme, unitamente alla verifica del grado
di accordo-disaccordo tra i coniugi in diverse aree chiave concrete del matrimonio.
Un secondo approccio allo studio della qualità coniugale appare tra la fine degli anni ‘70
e l’inizio degli anni ‘80, quando la qualità coniugale veniva preferibilmente indagata mediante
1
Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Famiglia, Università di Padova. Gli autori ringraziano la dott. Barbara Segarlo per
l’assistenza generosamente offerta per le analisi dei dati secondo il modello logistico di Rasch.
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molteplici subscale concernenti dimensioni specifiche e ben definite a livello operazionale. Lo
strumento più noto ed emblematico di questa corrente è la Dyadic Adjustment Scale di Spanier
(1976), che comprende diverse subscale volte ad indagare la soddisfazione, l’accordo, la coesione e la capacità di espressione affettiva della coppia. Molto conosciute sono anche le scale
ENRICH di Olson (Olson, Fourmer e Druckman, 1982), adattate per il contesto italiano da Cusinato con la denominazione FPC (“Formazione Permanente Coniugale”, Cusinato, 1985).
Il terzo e più recente approccio è usato da alcuni ricercatori interessati all’area in questione (Fincham e Bradbury, 1987; Sabatelli, 1988). É orientato all'indagine della percezione
globale da parte dei coniugi della qualità del loro matrimonio attraverso un loro giudizio riguardante aspetti specifici della relazione. Viene citato come esemplificativo di questo approccio il Quality Marriage Index di Norton (1983), teso a indagare le qualità percepite della relazione coniugale attraverso 6 item di tipo Likert, oppure il Kansas Maritai Satisfaction Scale di
Schumm, Bollman e Jurich (1986) con 3 item su differenti aspetti del rapporto. La novità di
questo approccio sta nel creare uno strumento costituito da pochi item per ottenere delle misure
indirette della qualità della relazione attraverso la percezione globale, da parte del soggetto,
della propria vita matrimoniale.
Uno dei pochi strumenti costruiti direttamente per il contesto italiano e che, nel processo
di messa a punto, risente dell’evoluzione indicata è la Scala di Soddisfazione Coniugale proposta da Scabini (1978) con 56 item nella versione iniziale, successivamente ridotti dalla stessa
autrice a 27. Questa seconda versione è stata chiamata Scala di Relazioni Coniugali, un titolo
che appare più congruente al contenuto degli item stessi. La Scabini riferisce che la consistenza interna calcolata sui dati raccolti da 723 soggetti è molto buona (a .82). La necessità di selezionare un minor numero di item, da utilizzare in alcune ricerche in fase di progettazione, ha
suggerito di analizzare gli item con una metodica diversa da quella usati dall’autrice, in modo
da ottenere una scala con qualità psicometriche migliori. A questo scopo è indirizzato il lavoro
presentato in questo articolo.
Metodologia
Si tratta in primo luogo di selezionare gli item che meglio possano misurare il livello di
qualità della relazione nella percezione di ciascun partner e che, dal punto di vista logico, possano essere ritenuti fra loro indipendenti. Successivamente si intende avviare la verifica delle
caratteristiche psicometriche del nuovo strumento. A tale scopo si è scelto di elaborare i dati
per mezzo di uno dei modelli fondamentali della “Teoria dei Tratti latenti”: il modello di Rasch nella sua estensione per scala a più gradi (Andrich, 1982).
Le tecniche classiche di analisi statistica dei dati per valutare la consistenza interna –
quali l’α di Cronbach –, pur essendo molto utili ed ampiamente usate, presentano alcuni limiti.
Il principale è dato dall’impossibilità di distinguere e stimare separatamente quanto nelle risposte dei soggetti, rappresentate dai dati, è dovuto alle caratteristiche dei soggetti stessi, come
abilità, attenzione, atteggiamento, ecc, e quanto è dovuto invece alle proprietà degli item, come
difficoltà o “affettività” che il contenuto dell’item ha in sé; questa distinzione è possibile con le
analisi che si rifanno alla teoria dei tratti latenti (distante, Cuzzani e Buzzoni, 1991). Per
“teoria dei tratti latenti” si intende una famiglia di modelli matematici che, con differenti peculiarità, descrivono la relazione funzionale tra variabile osservabile e costrutto non manifesto
che origina la variabile stessa. Tale teoria è caratterizzata da particolari modelli quantitativi di
analisi che specificano i parametri che concorrono a determinare la risposta (scomponendola e
stimando i parametri che l'hanno determinata) (Weiss, 1983), Tra i vari modelli matematici
disponibili per analizzare i tratti latenti, il modello logistico di Rasch (1960-1980) definisce la
relazione funzionale tra la variabile osservabile e il costrutto non manifesto per mezzo di una
funzione di probabilità. Tale funzione stabilisce la probabilità che un soggetto, dotato di una
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certa abilità, risponda in un determinato modo ad un item, dotato a sua volta di una specifica
difficoltà. La funzione è dunque caratterizzata da due fattori principali: un parametro di abilità
(o di atteggiamento a seconda della risposta richiesta) di ciascun soggetto e un parametro di
difficoltà (o di affettività a seconda del tipo di test) (Rasch, 1980). Il modello logistico di Rasch permette così di individuare, all'interno di una scala, gli item più adatti a misurare quella
dimensione che la scala stessa si propone di misurare attraverso gli item di cui è composta. I
vantaggi dell’analisi secondo il modello di Rasch rispetto all’α di Cronbach (misura abitualmente utilizzata per verificare la consistenza interna di uno strumento), sono diversi: (a) essa
accerta che ogni item presenti una varianza reale, scartando quelli che non sono stati valutati in
modo diversificato dai soggetti; (b) non effettua analisi di tipo esplorativo, bensì di tipo validazionale, sulla base di un modello posto in premessa; (e) individua degli item come appartenenti
alla scala che sono – di solito – meno numerosi rispetto a quelli ottenuti con le analisi classiche, ma che hanno una relazione più consistente con la scala e che, a livello logico, sono tra
loro indipendenti. Una scala così messa a punto è più affidabile dal punto di vista psicometrico, almeno per quanto riguarda la validazione della consistenza interna.
Come conseguenza, ci è permesso di affrontare un nuovo quesito che riguarda l’accertamento del contenuto specifico del questionario in esame. L’evoluzione della strumentazione
nell’ambito della qualità delle relazioni coniugali – come abbiamo richiamato all’inizio – e il
cambiamento di denominazione della scala proposta dalla Scabini lasciano intendere una possibilità di interpretare il contenuto secondo prospettive diverse: si tratta di soddisfazione o di
percezione del livello di qualità della relazione? Le due definizioni sono sinonime oppure si
riferiscono a due variabili, certamente vicine e correlate, ma distinguibili? Il questionario della
Scabini, mentre da un lato è in grado di rilevare la percezione che un coniuge ha degli atteggiamenti e dei comportamenti del partner nei suoi confronti, dall’altro sembra capace di fornire
indicazioni circa la relazione in primo luogo e, di riflesso, circa la soddisfazione esperita a livello soggettivo. In effetti, come sostiene Scabini, «dare un giudizio del comportamento del1'altro nei propri confronti è sempre dare un giudizio filtrato attraverso le proprie aspettative, i
propri bisogni e quindi un giudizio sul proprio grado di soddisfazione nel rapporto» (1978, p.
175), anche se a livello concettuale probabilmente sono distinguibili due variabili: qualità del
rapporto e soddisfazione del rapporto. Questa distinzione non appare messa in evidenza da alcuni autori (Prezza, Di Iullo, Ghirelli, Francescato e Contesini, 1988) che hanno utilizzato la
scala nella prima edizione con 56 item. Essi citano l’espressione della Scabini «(l’accuratezza
percettiva) può essere utilizzata per esaminare la relazione, più che per analizzare la soddisfazione» per concludere poi che «il questionario della Scabini non misura la qualità della relazione di coppia, bensì la soddisfazione che un coniuge sperimenta nel suo rapporto con l’altro» (pp. 448). Questo sembra l’opposto del pensiero della Scabini, confermato anche recentemente in una sua comunicazione personale. In uno degli ultimi suoi lavori, l’autrice intitola la
scala come “Marital Relationship Quality Scale” (Scabini e Marta, 1996); in effetti quest’ultima edizione della scala sembra possa essere considerata solo indirettamente una misura della
soddisfazione coniugale, mentre l’elemento determinante rilevato dallo strumento appare il
punto di vista di ciascun partner circa i comportamenti e gli atteggiamenti dell’altro. Ovviamente va controllata la correlazione tra questa misura e altre che sono definite chiaramente di
soddisfazione coniugale. Pertanto la domanda che ci si pone è se si possa riuscire a scegliere
opportunamente gli item in modo da stabilire senza equivoci ciò che lo strumento misura.
Soggetti
II campione della ricerca è costituito da 112 coppie residenti nelle provincie di Bergamo, Milano e Padova, contattate attraverso alcuni psicologi, operanti in équipe di consulenza
psico-educativa presso dei plessi scolastici, e invitate a partecipare ad una ricerca riguardante
la relazione di coppia e promossa dal Centro Interdipartimentale di Ricerca dell’Università di
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Padova2. Il campione pertanto è costituito sostanzialmente da persone volontarie.
Per la somministrazione del questionario – avvenuta tra la fine di settembre e i primi di
ottobre 1996 – le coppie sono state incontrate in un primo momento per illustrare l'utilità della
loro collaborazione, dare le indicazioni sulle modalità pratiche, chiarire eventuali dubbi e sottoscrivere la richiesta scritta di collaborazione. A ciascuna persona veniva poi data una busta
contenente il questionario (formato dai 27 item della Scala di Relazioni Coniugali più la richiesta di alcuni dati personali: sesso, età, titolo di studio e provincia di residenza), con l’invito
di compilarlo individualmente (senza confrontarsi) entro la settimana, facendo poi recapitare la
busta chiusa attraverso il proprio figlio.
É ritornata la quasi totalità delle buste distribuite. Pertanto i dati raccolti riguardano 112
coppie sposate in media da 10 anni ed 11 mesi. L’età media è di 36 anni e 6 mesi, con la gamma di età che va dai 18 ai 61 anni (per i maschi l’età media è di 37 anni e 10 mesi, gamma: 2461 anni; per le femmine l’età media è di 35 anni e 3 mesi, gamma 18-52 anni). Gli anni di matrimonio sono in media di 10 anni e 1 mese e vanno da 1 a 20 anni.
Le altre due variabili prese in considerazione sono il titolo di studio e la provincia di
provenienza. Circa il titolo di studio, il campione risulta tutto sommato suddiviso in due sottogruppi: livello inferiore (licenza elementare, media e diploma professionale) e livello superiore
(maturità e laurea) (Figura 1). Circa la residenza la maggior parte risiede nella provincia di
Bergamo (56%): i rimanenti sono suddividi egualmente tra Milano e Padova.
uomini
donne
totale
lic. elem.
lic. media
profession.
maturità
laurea
Figura 1. Suddivisione del campione per sesso e livello di scolarità
Analisi e risultati
Sui dati raccolti sono state eseguite in successione diverse analisi statistiche. In primo
luogo i dati del campione totale sono stati sottoposti a successive analisi coi l’applicazione del
modello di Rasch (in totale 13), togliendo di volta in volta gli item che presentavano un χ2 con
probabilità di errore minore di .05, fino ad ottenere un; scala con un numero ottimale di item
(con χ2 con p > .05). Così gli item utili per rappresentare la dimensione in esame sono risultati
16. La verifica dell’α di Cronbach ha dato valori uguali o superiori a .77 e l’α totale è di .79
(Tabella 1).
II secondo tipo di analisi rientra nel processo di verifica della validità discriminante attraverso l’analisi della varianza per individuare l’influenza di fattori diversi nel determinare le
differenze individuali di prestazione al test (Pedrabissi, Soresi e Trotta, 1995). Le dimensioni
prese in esame sono il sesso dei soggetti, la scolarità e gli anni di matrimonio. Per il primo e
secondo fattore non sono emerse differenze significative; per il terzo fattore il campione è stato
2
Si ringraziano gli psicologi e i responsabili scolastici per la loro generosa e disinteressata collaborazione.
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Tabella 1. Probabilità (p) degli item scelti con l'analisi di Rasch e i corrispondenti α di Cronbach
N.
01
02
03
04
05
06
07
08
09
10
11
12
13
14
15
16
item della
scala iniziale
01
02
03
04
05
07
09
11
13
19
21
22
23
24
25
26
p
.35
.99
.29
.45
.50
.60
.21
.19
.72
.21
.92
.78
.13
.39
.24
.48
α
se l’item è tolto
.77
78
.78
.78
.77
.77
.77
.78
.78
.77
,77
.78
.79
.77
.77
.77
suddiviso in due sottogruppi (1-10 anni; 11-20 anni) e la differenza risulta significativa (p
< .003) con valutazioni più positive nel primo sottogruppo. L’incrocio dei fattori non ha dato
risultati significativi. Pertanto soltanto l’ultima variabile sembra costituire una dimensione incidente sul livello di qualità di percezione del proprio partner così come viene misurato dalla
scala costituita da 16 item. Probabilmente ci potranno essere altri fattori significativamente
incidenti, ma la cui individuazione viene lasciata ad una successiva indagine.
In terzo luogo si è proceduto ad una verifica di attendibilità mediante la correlazione
split-half, con la finalità aggiuntiva di verificare la realizzabilità di due sub-scale parallele. Si
sono elaborate inoltre le correlazioni item-scala per tutti gli item (Tabella 2).
L’analisi ha evidenziato che tutti gli item sono significativamente correlati con l’insieme della scala. I 16 item sono stati quindi suddivisi in due gruppi attraverso la individuazione di coppie di
item omogenei per contenuto, grado di correlazione e direzione di significato: è stato assegnato ciascuno dei due ad una delle due subscale (A e B). La correlazione tra le due sub-scale è risultata
di .71, mentre l’α di Cronbach per la scala A è pari α .66 e per la scala B è di .64. Infine si è calcolata la correlazione item-scala per ciascuna delle due sub-scale (Tabella 3).
Tabella 2. Correlazioni item-scala
N.
01
02
03
04
05
06
07
08
09
10
11
12
13
14
15
16
Item nella
versione iniziale
01
02
03
04
05
07
09
11
13
19
21
22
23
24
25
26
Direzione di
significato
(+)
(+)
(+)
(-)
(+5
(-)
(+)
(-)
(-)
(-)
(+)
(+)
(-)
(-)
(+)
(-)
Correlazione
item-scala
.53***
.46***
,49***
.43***
.57***
.52***
52***
.47***
.40***
.57***
.54***
;44***
.35***
.53***
.37***
.59***
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*** p <.001
Tabella 3. Correlazioni item-scala per gli item delle subscale A e B
SCALA A
N. Item vers. Direzione di
iniziale
significato
SCALA B
Correlazione
item-scala
Item vers.
iniziale
Direzione di
significato
Correlazione
item-scala
01
01
(+)
.55***
03
(+)
.51***
02
02
(+)
.46***
05
(+)
.59***
03
04
(-)
.43***
07
(-)
.52***
04
09
(+)
.64***
11
(-)
.54***
05
13
(-)
47***
19
(-)
.59***
06
22
(+)
.50***
21
(+)
.55***
07
24
(-)
.60***
23
(-)
.44***
08
26
(+)
.66***
25
(+)
.44***
p < .001
Da ultimo è stata ricomposta la scala a 16 item costituita, in ordine, dagli 8 item dalla
subscala A e dagli altrettanti item della subscala B (vedi Appendice A). Per la scala a 16 item e
per le scale A e B sono stati calcolati i punteggi standard (media 50 e deviazione standard 10)
calcolati con i dati dei 224 soggetti della ricerca (vedi Appendice B).
Conclusioni
Dal punto di vista psicometrico la nuova versione del questionario – comprese le due
forme split-half appare soddisfacente, almeno basandosi sulle analisi finora condotte. La somministrazione poi risulta più semplice rispetto alla versione precedente, con l’opportunità di
utilizzare forme di lunghezza diversa e forme corrispondenti quando si desidera ripetere la
somministrazione in disegni sperimentali del tipo: test intervento retest. La messa a punto di norme statistiche per la trasformazione dei punteggi grezzi in punteggi standard da poi la
possibilità di utilizzare immediatamente la scala in situazione clinica o comunque nell'ambito
della valutazione psicologica di coppia (L’Abate, 1994).
Possiamo ora entrare nel merito della natura della dimensione che la nuova scala vuole
misurare. Riprendendo quanto si è introdotto all’inizio, la letteratura testimonia che la dimensione “soddisfazione coniugale” è influenzata dalla presenza o dall’assenza all’interno della
relazione coniugale di più fattori. Così per Bamhili (1979) la soddisfazione coniugale si sviluppa attorno ad otto dimensioni sottostanti espresse bipolarmente3. In una ricerca condotta tra il
1985 e il 1987 Cusinato (1989) rileva che la soddisfazione coniugale è correlata con l’intesa
sessuale, la capacità di gestire la vita familiare quotidiana e gli eventuali conflitti di coppia.
Olson (1983) ha condotto una indagine longitudinale tra il 1972 e il 1983 accertando che le
coppie godono di maggior soddisfazione nel periodo in cui sono senza figli, sia all’inizio che
alla fine del ciclo di vita familiare. Da alcune ricerche italiane risulta possibile identificare alcuni fattori comuni in grado di predire la soddisfazione per entrambi i coniugi, mentre altri
sono diversi – se non addirittura opposti – per i due sessi (Prezza, Di Iullo, Ghirelli, Francesca-
3
Le dimensioni sono: 1. individuazione/assorbimento; 2. mutualità/isolamento; 3. flessibilità/rigidità; 4. stabilità/
disorganizzazione; 5. chiarezza di percezione/percezione distorta; 6. chiarezza di comunicazione/comunicazione non chiara e
distorta; 7. reciprocità dei ruoli/ruoli non chiari o con conflitti; 8. chiarezza di confini intergenerazionali/confini vaghi o interrotti.
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to e Contesini, 1988). infatti elevate qualità espressive sia degli uomini che delle donne sembrano favorire l'accettazione del partner e quindi la soddisfazione di coppia. Queste qualità
possono essere così elencate: esprimere i propri sentimenti di tenerezza; accettare e comprendere l’altro; non sentirsi possessori del partner pur considerando il rapporto con il coniuge come il più importante rapporto sentimentale della propria vita; infine, non aver considerato o
temuto, all’inizio del rapporto di coppia, che le diversità tra sé e il partner potessero indurre
disaccordi o conflitti.
Ci sono però dei fattori che sembrano influire in modo diverso negli uomini e nelle donne. Nei primi infatti sembra che la soddisfazione coniugale possa essere meglio predetta da un
rapporto positivo con la famiglia di origine, l’avere più figli anziché uno solo e l’aver ritenuto
la partner come il tipo ideale al momento del matrimonio. Le mogli hanno invece maggiori
probabilità di essere soddisfatte se il marito collabora attivamente nelle attività domestiche e
nelle attività connesse all’allevamento e all’educazione dei figli, in contrasto con i mariti, i
quali ritengono che un minor coinvolgimento nelle attività domestiche favorisca la loro soddisfazione matrimoniale. Ancora un altro aspetto che fa differenza: il non avere avuto esperienze
sessuali con partner precedenti sembra un fattore correlato positivamente con la soddisfazione
coniugale negli uomini e negativamente nelle donne.
La nuova scala sembra indagare aspetti che sicuramente hanno attinenza con quanto appare negli studi di soddisfazione coniugale, anche se non si può dire che sia esplicitamente una
scala di soddisfazione coniugale, bensì di valutazione del partner. In particolare è vicina ai
contenuti delle dimensioni indicate da Barnhill, quali mutualità/isolamento e individuazione/
assorbimento. Infatti gli item della nuova scala hanno da che fare con la sintonia (che c’è o non
c’è) negli svariati aspetti che sostanziano la vita di coppia (spese, soldi, amici, modi di vestire,
rapporti con gli amici. La sintonia è misurata sulla capacità di confronto, sincerità e rispetto
della libertà dell’altro, unitamente all’apprezzamento reciproco e alla disponibilità al dialogo
anche quando è difficile.
Gli itera della versione originaria dello strumento, che l’analisi di Rasch ha suggerito di
non scegliere per la versione definitiva, mettono a fuoco il controllo o non controllo di uno
sull'altro, accanto ad altri aspetti che, pur importanti, non appaiono però così essenziali per
l'intimità di coppia (“Mi considera riflessivo o generoso”), cioè non fanno probabilmente differenza nella esperienza coniugale.
Da queste analisi qualitative ci sembra di poter affermare che il modello di riferimento,
in cui possono rientrare i contenuti degli item scelti, sia il modello “selful” di L’Abate (1996)
con le due variabili: Importanza di sé e Importanza dell’altro e i quattro prototipi: Selful, Selfish, Selfless, No-self. Anche L’Abate, come Prezza e coli. (1988), è del parere che ci siano
differenti posizioni tra maschi e femmine mentre nella nostra ricerca questo non risulta. Dai
nostri dati appaiono differenze significative tra quelli che hanno meno anni di matrimonio rispetto a quelli che ne hanno di più. Se la scala può essere contestuata nel modello selful, dovrebbe far emergere differenze di sesso, a meno che le affermazioni di L’Abate siano valide
per il contesto americano e meno per quello italiano. Per quanto riguarda gli anni di matrimonio, ricordiamo che qualità della relazione e soddisfazione personale derivante dal rapporto
mutano con il trascorrere del tempo e con le tappe del ciclo di vita familiare. Sono comunque
ipotesi da verificare in ulteriori studi e con campioni diversi; probabilmente ci sono poi altre
variabili intervenienti che fanno la differenza.
In conclusione si può considerare la nuova scala come una misura delle qualità e degli
atteggiamenti percepiti nel partner “in quanto proprio partner”, da cui si rileva, conseguentemente ma in modo indiretto, il livello di soddisfazione della propria esperienza di coppia. Per
questo proponiamo di chiamare la scala Partner Quality Test, etichetta abbastanza vicina a
quella utilizzata dalla Scabini nella seconda versione, ma che a noi sembra più pertinente e più
chiara. A questo punto si può sollevare la domanda quanto giochi in tutto questo l’avere
un’immagine più o meno idealizzata del proprio partner e quanto questa incida sulle risposte
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fornite nella somministrazione della scala. Trovare una risposta alle domande sollevate sarà
compito di ulteriori indagini, peraltro già avviate, tese a verificare anche la validità concorrente
del nuovo strumento.
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Weiss, D. J. (1983). New horizons in testing. Latent Trait test theory and computerized adaptive testing. New York: Academic Press.
APPENDICE A:
Item del «Partner Quality Test»
Il mio partner…
01...riconosce i suoi sbagli.
02...mi lascia libero/a di coltivare ; miei interessi.
03...spesso fa spese senza consultarmi.
04...intuisce i miei problemi.
05...preferisce uscire con gli amici che con me.
06...ha esigenze simili alle mie su come passare le vacanze.
07...si considera più intelligente di me.
08...considera il suo lavoro molto più importante del mio.
09...ha criteri uguali ai miei su come spendere I soldi.
10...cerca di capire il mio punto di vista.
11...ritiene futili le mie difficoltà quotidiane.
12...non mi interpella per decisioni che riguardano entrambi.
13...pensa solo al suo interesse.
14...dice agli amici che mi apprezza molto.
15...si interessa poco al mio lavoro.
16...tiene conto anche dei miei gusti nel modo di vestire.
Volume 1, Numero 3, 1996, pag. 138
APPENDICE B:
Tabelle di conversione dei punteggi grezzi in punteggi standard (M = 50, DS = 10)
SCALA TOTALE
SCALA A
SCALAB
PUNTEGGI
PUNTEGGI
PUNTEGGI
PUNTEGGI
PUNTEGGI
PUNTEGGI
GREZZI
STANDARD
GREZZI
STANDARD
GREZZI
STANDARD
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