Lo screening sierologico per Citomegalovirus in
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Lo screening sierologico per Citomegalovirus in
Lo screening sierologico per Citomegalovirus in una popolazione di donatori di sangue Giovanna Salvoni, Maria Cristina Armillei, Lorella Domizi, Mario Giandomenico, Remo Pandolfi, Mario Piani Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale (Primario: Dott. M. Piani), Azienda Ospedaliera Umberto I, Ancona The importance of CMV in the human pathology has enormously increased in the last few years, because of spreading of some risk factors, such as: the organ and bone marrow trans-plants, the immunosuppression, the malignant tumours, the newborn immaturity, and so on. It is now well known that the trasmission of CMV happens through the blood donor leucocytes with latent infections. As the complications caused by CMV infections are very frequent and very serious, in the above named class of subjects, our SIT executes, as routine, the check of blood units for the antibodies anti-CMV. The aim of this study is "to dedicate" seronegative blood units at risk patiens and to identify those with a high risk of trasmission about the CMV infections. Parole chiave: citomegalovirus, anticorpi anti-CMV, donatori di sangue, infezione da citomegalovirus e trasfusione di sangue. Key words: cytomegalovirus, anti-CMV antibodies, blood donor population, cytomegolavirus infections and blood transfusion. Introduzione I citomegalovirus (CMV) sono agenti ubiquitari che infettano le più svariate specie animali, incluso l'uomo1. Il citomegalovirus umano è un virus appartenente alla famiglia Herpesviridae, sottofamiglia Betaher-pesvirinae2. Come accade per gli altri membri della famiglia, l'infezione primaria da CMV è seguita da infezione latente che può assumere in alcune circostanze carattere di persistenza e/o ricorrenza. Ricevuto: 20 aprile 1998 - Accettato: 8 giugno 1998 Corrispondenza: Dott.ssa Giovanna Salvoni Via E. Toti, 20 60123 ANCONA Le infezioni ricorrenti sono spesso causate da riattivazioni del virus latente, ma possono realizzarsi anche reinfezioni dovute alle differenze genetiche dei diversi stipiti3. La nostra comprensione della biologia e della patogenesi della infezione da CMV è cresciuta notevolmente negli ultimi decenni grazie allo sviluppo prima delle colture cellulari e poi di tecniche di biologia molecolare sempre più sofisticate. Come risultato di questi progressi, lo studio della infezione da CMV è progredito da una prima fase di patologia descrittiva avvenuta all'inizio di questo secolo, passando attraverso la fase dell'isolamento del virus in colture di tessuto in vitro, per poi arrivare alla attuale fase di comprensione molecolare dei meccanismi di regolazione dell'espressione genomica virale. La comprensione della storia naturale dell'infezione è complicata dalla peculiare relazione simbiotica tra il virus e l'uomo: nella maggioranza dei casi le infezioni in soggetti immunocompetenti sono subcliniche. Tuttavia, l'importanza del CMV nella patologia umana è grandemente cresciuto nel corso degli ultimi anni, per il diffondersi di alcuni fattori di rischio4 rappresentati nella tabella I. Per quanto attiene la trasfusione di sangue, in linea teorica il sangue di tutti i donatori sieropositivi può trasmettere l'infezione in quanto il virus potrebbe trovarsi in stato latente all'interno dei globuli bianchi o libero in circolo, nel caso di infezione attiva. In pratica, è stato stimato che tale situazione si realizza nel 3-4% dei donatori. I fattori di rischio principali sono il volume di sangue trasfuso ed il numero di diversi donatori5. Nel bambino trasfuso, se sieronegativo, la probabilità di contrarre l'infezione è del 50% se il donatore è sieropositivo; se, al contrario, il ricevente è sieropositivo la probabilità è del 20%, mentre è nulla LA TRASFUSIONE DEL SANGUE vol. 44 - num. 1 gennaio-febbraio 1999 (47-50) 47 G Salvoni et al. Tabella I: fattori di rischio per la comparsa di infezioni sintomatiche da CMV infezione da CMV infezione da CMV → → → → → → → → → soggetti sani infezione asintomatica → malattia da CMV trapianti di midollo trapianti di organi tumori maligni immaturità del neonato trasfusioni infezioni da HIV splenectomia trattamenti immunodepressivi quando il donatore è realmente sieronegativo, indipendentemente dallo stato sierologico del ricevente6. Nell'adulto, tale probabilità è di poco inferiore7. L'uso di sangue sieronegativo per trasfusioni a soggetti sieronegativi è utilizzato come unico mezzo di prevenzione dall'84% dei Centri Trasfusionali in USA. Tuttavia, la disponibilità limitata di sangue proveniente da soggetti sieronegativi da utilizzare per soggetti ad alto rischio ha portato ad un crescente interesse allo sviluppo di metodi per eliminare la infettività del sangue proveniente da soggetti sieropositivi. Oltre all'utilizzo di sangue tenuto congelato per almeno 24 ore (che però presenta limiti notevoli dovuti all'alto costo tecnologico che il congelamento delle emazie richiede), è stata ormai ampiamente documentata l'efficacia della filtrazione del sangue. I filtri di cotone o nylon-lana utilizzati agli inizi degli anni ottanta, rimuovevano dal 96 al 98% dei leucociti. Più recentemente, sono stati sperimentati filtri che contengono un gel polimerico al quale i leucociti aderiscono selettivamente, con una efficienza di deplezione del 99%. A tal proposito, ci sono alcuni dati che suggeriscono che la filtrazione del sangue attraverso questi filtri sia tanto efficace quanto lo screening immunologico nel ridurre il rischio di trasmissione della infezione. Materiali e metodi Presso il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale (SIT) dell'Ospedale Regionale di Torrette di Ancona, da gennaio 1996 si esegue un test sierologico di screening mediante metodo immunoen- 48 → zimatico (ELISA) per la ricerca degli anticorpi specifici di classe IgM anti-CMV su tutte le unità di sangue donate. Ai donatori che afferiscono per la prima volta ad uno dei nostri centri di raccolta (aspiranti donatori), viene eseguita sia la ricerca delle IgM che delle IgG anti-CMV, allo scopo di valutarli dal punto di vista sierologico al momento del reclutamento. Ai donatori periodici sieronegativi per CMV, viene ripetuta ad ogni donazione la ricerca delle IgG e delle IgM specifiche. Questo ci permette di evidenziare una eventuale sieroconversione, e, quindi, di identificare una infezione primaria, che porta alla eliminazione della unità di sangue ed alla temporanea sospensione del donatore. Ai donatori periodici già positivi per IgG antiCMV, viene eseguito ad ogni donazione solo il controllo delle IgM specifiche. Questo ci permette di evidenziare i casi di infezione riattivata o ricorrente. Pertanto, nel periodo gennaio 1996-gennaio 1998, sono state analizzate 17.000 unità di sangue e 3.640 controlli annuali (23.340 campioni in totale), per anticorpi di classe IgM anti-CMV con metodica immunoenzimatica a cattura (DiaMedix Corporation, Miami-USA, distribuito da Delta Biologicals Srl, Pomezia- Roma). Per la ricerca di IgG anti-CMV, sono state esaminate 4.647 unità di sangue e 744 controlli in nuovi donatori, utilizzando un metodo immunoenzimatico indiretto della stessa Ditta. Per la conferma dei campioni risultati positivi per IgM al test ELISA, il Servizio di Virologia dell'Ospe- Screening per CMV in donatori Tabella II: valori delle ALT nei donatori positivi per IgM anti-CMV Donatore RL MR RF SS SM MS CF → → → → → → → ALT 10 36 98 26 80 14 77 dale Regionale, ha eseguito la ricerca delle IgM specifiche anti-CMV con metodo ELFA (Enzyme Linked Fluorescent Assay) mediante strumentazione automatica Vidas (BioMerieux Italia S.p.A., Roma). Risultati Sono risultati ripetutamente positivi per IgM antiCMV allo screening ELISA, 30 campioni, di cui 7 confermati positivi con sistema Vidas. I campioni confermati positivi corrispondevano a: - 6 unità di sangue appartenenti a donatori periodici - 1 controllo in aspirante donatore. Quattro di questi casi erano donatori già noti come positivi per IgG e, quindi, si è potuto concludere che si trattava di riattivazioni o reinfezioni. Gli altri 3 casi corrispondevano a donatori il cui controllo precedente era negativo per IgG e, pertanto, si trattava di infezioni primarie. In nessuno dei 6 moduli di accettazione compilati dai donatori periodici sono stati segnalati sintomi. Inoltre, l'esame chimico-clinico ALT (alanina amminotransferasi) obbligatorio per legge ad ogni donazione, è risultato nella norma (<40 U/L con metodica ottimizzata a 37 °C) in 4 campioni su 7 (57,2%) (tabella II). Per quanto riguarda le IgG, sono risultati negativi 1.366 donatori su 4.834 (pari al 28,2%). Tale percentuale corrisponde a quella riportata nella letteratura internazionale per i soggetti sani della stessa fascia di età. Discussione È ormai noto che la frazione leucocitaria del sangue è la maggiore responsabile della trasmissione delle infezioni da CMV8, ed è ormai opinione diffusa che, nella stragrande maggioranza dei casi, la trasmissione del CMV avvenga attraverso leucociti di donatori con infezione latente9. Due approcci si sono rilevati particolarmente efficaci per la prevenzione della trasmissione della infezione da CMV con le trasfusioni: il primo è basato sulla somministrazione, a riceventi sieronegativi, di unità di sangue proveniente da donatori sieronegativi; il secondo, sulla somministrazione di unità di sangue private della componente leucocitaria. Questo secondo approccio richiede o l'impiego delle tecniche attualmente disponibili di congelamento e deglicerolizzazione che hanno un elevato costo tecnologico, o l'utilizzo di filtri molto costosi per la leucodeplezione. Entrambi questi sistemi sono, quindi, di fatto, poco praticabili. Altri tentativi di prevenzione basati sulla conservazione del sangue per alcuni giorni a 4 °C, o sull'irradiazione del sangue con raggi gamma o ultravioletti sono molto meno efficaci8. L'approccio da noi prescelto comporta la selezione dei donatori mediante la ricerca di anticorpi antiCMV, per l'assegnazione di unità di sangue a particolari gruppi di riceventi. Le complicazioni causate dall'infezione da CMV in pazienti immunodepressi (immaturi, neonati, trapiantati, ecc) sono più frequenti e più gravi rispetto al soggetto immunocompetente. Tali complicanze sono rappresentate da polmonite interstiziale, corioretinite, esofagite, pancreatite, miocardite, encefalite, epatite, ed alcune di queste ricorrono con particolare frequenza nei pazienti con AIDS10,11, nei trapiantati di rene12, cuore, cuore-polmone13 e midollo osseo14. Essendo il nostro SIT inserito in una grossa struttura sanitaria con Ospedali specializzati (Cardiologico, Pediatrico) e reparti specialistici (Oncoematologia pediatrica, Oncologia, Ematologia, Malattie Infettive, Dialisi, Ginecologia, ecc.) abbiamo avvertito la necessità di tutelare i riceventi dal rischio di infezione da CMV. La nostra scelta si è orientata verso lo screening sierologico per i seguenti motivi: disponibilità nel SIT di una elevata automazione per le indagini siero-virologiche, presenza di personale qualificato nell'esecuzione di tutti i test immunoenzimatici, basso costo dei kit immunoenzimatici rispetto all'elevato costo dei filtri per la leucodeplezione. Inoltre l'esecuzione di tale screening non ha com- 49 G Salvoni et al. portato nessuno incremento del carico di lavoro del personale, che invece sarebbe inevitabile per l'esecuzione della filtrazione. Lo screening per IgG ha permesso di identificare i donatori negativi, da utilizzare per le suddette categorie a rischio. Ciò ha permesso di identificare un 30% circa di unità di sangue sicure. Inoltre, lo screening per IgM ha permesso di identificare 7 soggetti positivi (confermati con metodica alternativa), soltanto 3 dei quali sarebbero stati esclusi dalla donazione per la presenza di valori patologici delle ALT. Come già osservato, tutti i soggetti erano asintomatici. Anche se la percentuale di positività IgM sul totale risulta bassa (0,03%) tale approccio ci sembra comunque utile, in quanto questi casi avrebbero presentato un altissimo rischio di trasmissione, in particolare i 3 soggetti con infezione primaria. Nonostante la legge non preveda l'esecuzione del test per la ricerca di anticorpi anti-CMV, ci sembra comunque utile, nella nostra realtà, continuare a sostenere questo tipo di approccio, in quanto presenta tre ricadute positive: - l'uso di unità di sangue sieronegative per i pazienti a rischio, - la disponibilità di nuovi donatori sieronegativi in caso di urgenze particolari, - l'identificazione di unità di sangue ad elevato rischio di trasmissione dell'infezione. Riassunto L'importanza del CMV nella patologia umana è creciuta notevolmente negli ultimi anni, a causa del diffondersi di alcuni fattori di rischio come il trapianto d'organo, di midollo osseo, l'immunodepres-sione, i tumori maligni, l'immaturità del neonato, ecc. È ormai noto che la trasmissione del CMV avviene attraverso i leucociti dei donatori con infezione latente. Essendo molto frequenti e molto severe le complicazioni causate dall'infezione da CMV nelle suddette categorie di soggetti, il nostro SIT esegue di routine il controllo delle unità di sangue per gli anticorpi anti-CMV. Il fine è quello di dedicare unità di 50 sangue sieronegative per i pazienti a rischio e di identificare quelle al elevato rischio di trasmissione dell'infezione da CMV. Bibliografia 1) Alford CA, Stagno S, Pass RF et al.: Epidemilogy of cytomegalovirus. In: Nahmias A, Dowdle W, Schinazi R (Eds),. 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