03_Comp_a_Rischio_Bonino [modalità compatibilità]
Transcript
03_Comp_a_Rischio_Bonino [modalità compatibilità]
Roberto Baiocco, PhD Facoltà di Medicina e Psicologia Sapienza Università di Roma Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva PRIMA DI INIZIARE . . . ALCUNE DEFINIZIONI TERMINOLOGICHE L’ADOLESCENZA viene generalmente descritta come quella fase dello sviluppo umano collocata tra l’infanzia e l’età adulta. Mentre è generalmente accettato che l’adolescenza abbia inizio con i cambiamenti puberali che, intorno ai 10-11 anni, portano l’individuo ad essere sessualmente maturo e capace di procreare, è difficile trovare un accordo sulla conclusione di questo periodo di sviluppo. 2 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva CI CONVINCE ? SIETE D’ACCORDO CON QUESTA DEFINIZIONE? L’ADOLESCENZA inizia veramente a 11 anni? La definizione fornita coglie veramente la complessità di quello che accade tra i 10-11 anni e l’inizio dell’età adulta? Questa definizione è utile a livello “operativo” ? 3 1 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva IN SINTESI . . . PREADOLESCENZA ADOLESCENZA = Wikipedia non ha ancora una voce per “PREADOLESCENZA” 4 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva DEFINIZIONE DI PREADOLESCENZA . . . Per lungo tempo trascurata, la preadolescenza è solo recentemente divenuta una delle "età del cambiamento" a cui psicologi e sociologi riconoscono una specificità e a cui dedicano una più sistematica attenzione. 1) un periodo in cui si realizzano rilevanti trasformazioni corporee e psicologiche 2) "condizione complessa” che coinvolge le relazioni fra pari, quelle con gli adulti, e lo spazio di vita del soggetto. 5 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva L’ADOLESCENZA TERMINA . . . Generalmente si definisce “giovane adulto”, un soggetto dai 18 ai 25 anni, che abbia acquisito i contenuti della condizione adulta, anche se in forma non completa e non sufficientemente stabile. Il passaggio dall’adolescenza all’età adulta viene perlopiù definito alla luce di parametri sociologici: indipendenza economica, matrimonio figli, ecc. 6 2 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva L’ADOLESCENZA TERMINA . . . Resta invece piuttosto carente la comprensione delle peculiarità psicologiche ed evolutive di questa delicata transizione: la percezione soggettiva che il giovane ha di se stesso e quella che le persone per lui significative hanno della sua condizione esistenziale. E chi frequenta l’università? E gli studenti di un “MASTER”? Essere dipendenti dai propri genitori, vivere ancora con loro o in stanze/appartamenti condivisi può rendere questi ragazzi più simili a quelli che vengono definiti “adolescenti” rispetto a chi, attraverso il lavoro, si considera e viene considerato “adulto”. 7 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva La letteratura più recente . . . tra credenze, stereotipi e dati di ricerca Parleremo ora delle cose che “PENSIAMO DI SAPERE” sull’adolescenza. CIÒ CHE NON SAPPIAMO, LE NOSTRE CERTEZZE E I NOSTRI PREGIUDIZI . . . 8 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva La letteratura più recente . . . tra credenze, stereotipi e dati di ricerca Alcuni concetti-base: • L’adolescenza NON è una inevitabile condizione di disagio e sofferenza; • L’adolescenza come proiezione degli adulti conflitto e problema: una • L’adolescenza non è un percorso univoco identico nel TEMPO e nello SPAZIO diverse adolescenze • Lo sviluppo come AZIONE NEL CONTESTO • I compiti di sviluppo funzioni dei comp. a rischio 9 3 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva La letteratura più recente . . . tra credenze, stereotipi e dati di ricerca 1) L’adolescenza NON è una inevitabile condizione di disagio e sofferenza Come la descrivono comunemente i mass media ? Spesso nelle società occidentali l’adolescenza si caratterizza come un periodo di “sospensione sociale” nella quale i ragazzi e le ragazze sono sessualmente e cognitivamente adulti ma non partecipano ancora alla vita adulta. 10 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva La letteratura più recente . . . tra credenze, stereotipi e dati di ricerca 2) L’adolescenza come conflitto e problema: una proiezione degli adulti Meeus (1994) parla di divario generazionale rovesciato Adulti hanno una visione più negativa della generazione a loro successiva che non della propria Adolescenti valutano più positivamente gli adulti che i loro coetanei Non si può parlare di atteggiamento ostile dei giovani verso gli adulti ma esattamente del contrario … 11 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva La letteratura più recente . . . tra credenze, stereotipi e dati di ricerca 2) L’adolescenza come conflitto e problema: una proiezione degli adulti Eppure … gli adulti sono convinti che gli adolescenti abbiano un atteggiamento ostile nei loro confronti. Secondo Meeus questo pregiudizio è il risultato di un meccanismo di proiezione dei propri sentimenti di rifiuto. Un esempio è il termine degradante “branco” al posto di “gruppo”. 12 4 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva La letteratura più recente . . . tra credenze, stereotipi e dati di ricerca 3) L’adolescenza non è un percorso univoco identico nel TEMPO e nello SPAZIO. Nel TEMPO lo sviluppo umano va visto all’interno del ciclo di vita e molte altre fasi del ciclo di vita portano con sé “crisi” fondamentali nella vita di una persona. Nel tempo si realizza l’interazione tra individuo e ambiente, in un flusso incessante in cui il passato si lega al presente e al futuro. 13 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva La letteratura più recente . . . tra credenze, stereotipi e dati di ricerca 3) L’adolescenza non è un percorso univoco identico nel TEMPO e nello SPAZIO. Nel TEMPO . . . Nella prospettiva del ciclo di vita è minore l’importanza attribuita al passato poiché è maggiore l’attenzione al presente. Assume maggiore importanza anche il futuro che è “presente” in quanto rappresentazione mentale. Lo sviluppo presente e futuro dell’adolescente non è imprigionato nel suo passato (Ford e Lerner, 1992). 14 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva La letteratura più recente . . . tra credenze, stereotipi e dati di ricerca 4) Nello SPAZIO … l’adolescenza NON è un processo lineare e non esistono percorsi di sviluppo fissi ed uguali per tutti Una visione sistemica pone il soggetto al centro dei possibili esiti di sviluppo. Contesto Comportamenti-azioni Sviluppo Piccole influenze del sistema possono produrre nel tempo grandi effetti (“effetto farfalla”), mentre al contrario grandi influenze possono avere effetti ridotti. 15 5 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva Modello sistemico dello sviluppo Maturazione Influenze Biologiche Stato attuale dell’organismo INDIVIDUO MENTE Comportamenti Azioni Sviluppo Tempo Contesto attuale Esperienze passate Lo schema mostra come (lungo un continuum temporale) come la mente individuale sia la variabile centrale del modello e faccia da filtro tra maturazione ed esperienza. I comportamenti e le azioni influenzano lo sviluppo sia in termini neurofisiologici (le 16 stimolazioni che diamo al cervello influenzano le connessioni neurali) sia psicologici. Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva Articolazione dei percorsi di sviluppo individuale C Abbandono della scuola B A I cerchi = Punti di svolta Alcune traiettorie NON danno luogo a sviluppi Percorsi di sviluppo (magari + tortuosi) conducono alla stessa meta Si può recuperare un percorso ma spesso serve uno spostamento magari lungo e faticoso Esempio: Abbandono della scuola A = lavoro professioni che non richiedono istruzione B = riprendere a studiare C = lavoro più qualificato 17 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva La letteratura più recente . . . Alcuni autori negano la possibilità di caratterizzare in modo unico questo periodo, affermando piuttosto l’esistenza di «diverse adolescenze», ossia di diversi percorsi evolutivi determinati dal genere, da variabili culturali e sociali, fattori psicologici, fattori cognitivi fattori emotivi 18 6 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva La letteratura più recente . . . 5) Lo sviluppo come AZIONE NEL CONTESTO … In una concezione sistemica, interazionista e costruttivista, lo sviluppo viene inteso come azione nel contesto, per sottolineare l’importanza delle azioni del s. che interagisce in un contesto che gli offre limiti e risorse. Il s. è attivo, può auto-regolarsi e riflettere su stesso. Azione = comp. intenzionale sotto il controllo personale che si fonda su valori,norme, credenze, per raggiungere specifici obiettivi legati al benessere e significativi per la propria identità (Bandura, 2000). 19 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva La letteratura più recente . . . L’adolescente, soggetto attivo influenzato da aspetti biologici, dalla propria storia e dall’ambiente, risponde a sfide e opportunità del contesto, seleziona gli ambienti nei quali interagire, è in grado di modificare, attraverso le sue azioni, il contesto sociale di riferimento e in definitiva anche il proprio sviluppo. 20 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva La letteratura più recente . . . 5) Lo sviluppo come AZIONE NEL CONTESTO … Le azioni avvengono in un contesto e sono il risultato di scelte tra alternative, basate su credenze e valori, sottoposte ad un personale controllo, in relazione alle regole sociali. Le AZIONI orientano lo sviluppo LO sviluppo non è solo il risultato dell’interazione individuo/ambiente ma anche dell’interazioni tra questi aspetti e le stesse azioni individuali. La Facoltà di Psicologia non mi fornisce stimoli: 1) Continuo 2) Cambio Facoltà 3) Smetto di studiare Notevoli sono le conseguenze di questa scelta per lo sviluppo futuro … 21 7 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva La letteratura più recente . . . 6) I COMPITI DI SVILUPPO … Il concetto di “azione” si riferisce all’insieme dei simboli che il soggetto utilizza nella costruzione di sé e del proprio rapporto con il mondo per soddisfare i compiti di sviluppo che deve affrontare in ogni fase della vita. Il primo autore ad utilizzare tale termine fu Havinghurst agli inizi degli anni 1950. Tutta la vita dell’individuo è caratterizzata da una successione di compiti che devono essere risolti in un periodo opportuno. 22 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva La letteratura più recente . . . 6) I COMPITI DI SVILUPPO … Gli individui si trovano costantemente di fronte a richieste e opportunità e hanno compiti evolutivi specifici in ogni fase dello sviluppo. I compiti di sviluppo non sono immutabili, ma cambiano in relazione alle trasformazioni della nostra società. Alcuni compiti sono pressoché simili in ogni cultura, altri sono peculiari di un determinato contesto. 23 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva La letteratura più recente . . . 6) I COMPITI DI SVILUPPO … Palmonari (2001) individua tre compiti di sviluppo principali nell’adolescenza considerati generali e universali nella nostra cultura: 1) “gestione” della pubertà e della maturazione sessuale; 2) ampliamento degli interessi con acquisizione del pensiero ipotetico-deduttivo; 3) acquisizione di una nuova identità con la riorganizzazione del sé. 24 8 Preadolescenza e adolescenza: una prospettiva evolutiva La letteratura più recente . . . 6) I COMPITI DI SVILUPPO … Il modello focale dell’adolescenza proposto da Coleman (1989) permette di spiegare il modo in cui vengono affrontati i compiti adolescenziali. Secondo questa teoria, l’adolescente è generalmente in grado di fronteggiare anche compiti di sviluppo piuttosto complessi purché essi siano in successione e non avvengano contemporaneamente; la dilatazione nel tempo dei diversi compiti di sviluppo può essere considerata un fattore di protezione in grado di preservare il soggetto da condizioni di malessere. 25 CONCETTO DI RISCHIO Compiti di sviluppo e comp. a rischio: quale relazione? I compiti evolutivi cui l’adolescente e il giovane adulto tentano di rispondere possono determinare contesti problematici o stati transitori di bisogno, che possono predisporre i soggetti all’attuazione di comportamenti “a rischio”. Bell e Bell (1993) definiscono i comportamenti a rischio come azioni intenzionali dagli esiti incerti, con possibilità di conseguenze negative per la salute. In tale definizione rientrano comportamenti quali il consumo di sostanze o di alcol, l’attività sessuale non protetta o la guida imprudente. 26 CONCETTO DI RISCHIO Compiti di sviluppo e comp. a rischio: quale relazione? La letteratura scientifica sull’argomento ha evidenziato non solo come tali comportamenti siano molto diffusi tra gli adolescenti della nostra cultura ma anche tendano a ridursi o a scomparire negli anni successivi. La loro natura transitoria conferma che non è lecito interpretare i comportamenti a rischio in termini di psicopatologia individuale o sociale né considerarli la meccanica ripetizione di modelli ambientali, offerti, ad esempio, dal gruppo dei pari. 27 9 CONCETTO DI RISCHIO Compiti di sviluppo e comp. a rischio: quale relazione? La psicologia interazionista e sistemica consente di considerare i comportamenti a rischio come modalità dotate di senso che vengono adottate da uno specifico individuo, in un momento particolare della vita e in un determinato contesto, per raggiungere degli scopi specifici; significativi a livello personale e sociale. In quest’ottica riuscire ad esprimere le proprie idee ed attuare un comportamento a rischio come bere alcolici precocemente, può ad esempio, assolvere alla stessa funzione: dimostrare che si sta crescendo e si sta affermando la propria indipendenza. 28 CONCETTO DI RISCHIO Compiti di sviluppo e comp. a rischio: quale relazione? I processi cognitivi svolgono un ruolo centrale nell’attuazione di certi comportamenti e nel dare senso alle personali esperienze emotive e affettive. Le azioni dell’adolescente e del giovane adulto, sia che siano salutari oppure no, svolgono la funzione di raggiungere degli obiettivi di crescita individualmente e socialmente riconosciuti, sono cioè il risultato di una ricerca di adattamento. 29 CONCETTO DI RISCHIO Compiti di sviluppo e comp. a rischio: quale relazione? Diversi comportamenti “a rischio” possono avere delle “equivalenze funzionali” e sebbene profondamente diversi tra loro possono assolvere agli stessi obiettivi personali. Le funzioni svolte da un determinato comportamento non possono essere indagate in maniera diretta, ma possono essere comprese analizzando le relazioni sia tra i diversi comportamenti che tra i vari sistemi di relazione (sociale, culturale, familiare e amicale) in cui vive l’adolescente. 30 10 CONCETTO DI RISCHIO Le funzioni dei COMPORTAMENTI A RISCHIO Possiamo utilizzare la sintesi attuata da Bonino, Cattellino e Ciariano (2003) per descrivere le funzioni dei diversi comportamenti a rischio. Le autrici suddividono le funzioni in due aree principali: sviluppo dell’identità ridefinizione delle proprie relazioni sociali 31 CONCETTO DI RISCHIO Le funzioni dei COMPORTAMENTI A RISCHIO Sviluppo dell’identità: Sentirsi Adulti. I C.R. possono soggettivamente rappresentare un rito di passaggio significativo che permette di assumere lo status sociale adulto. I mezzi di comunicazione di massa sembrano spingere, ad esempio, i giovani all’attuazione precoce del consumo alcolico, per esprimere il proprio valore e dimostrare la propria maturità. Il giovane può attuare però tale comportamento in anticipo rispetto allo sviluppo psicologico ed emotivo; il precoce coinvolgimento in attività a rischio è comunemente considerato un fattore prognostico rilevante nella predizione delle diverse condotte di dipendenza in età adulta. 32 CONCETTO DI RISCHIO Le funzioni dei COMPORTAMENTI A RISCHIO Sviluppo dell’identità: Acquisizione e affermazione di autonomia. Utilizzare sostanze può essere un modo, magari non adattivo, per realizzare un proprio sentimento di autonomia che passa attraverso un maggior coinvolgimento nel gruppo dei pari e la ridefinizione di regole e funzioni in ambito familiare. Tale comportamento può permettere di sperimentare nuove possibilità psicologiche, fisiche e relazionali offerte dallo specifico ciclo di vita che si sta vivendo permettendo l’affermazione e la sperimentazione di sé. Un comportamento estremo, come ad esempio l’ubriacarsi in discoteca, può essere un modo per indagare le proprie possibilità fisiche e psicologiche e un modo per differenziarsi dagli adulti e soprattutto dai propri genitori. 33 11 CONCETTO DI RISCHIO Le funzioni dei COMPORTAMENTI A RISCHIO Sviluppo dell’identità: Trasgressione e superamento dei limiti. Attuare comportamenti di dipendenza contravvenendo alle regole del mondo adulto, permette all’adolescente un’affermazione parziale della propria autonomia e indipendenza (Crockett, 1997). La trasgressione è inoltre, nella nostra cultura, rafforzata da una forte spinta alla sperimentazione di novità e all’esplorazione di tutto ciò che è insolito. In questa esplorazione l’adolescente e il giovane adulto sperimentano anche una percezione di controllo sulla realtà in una fase della vita in cui sono molte le incertezze rispetto alla propria identità. 34 CONCETTO DI RISCHIO Le funzioni dei COMPORTAMENTI A RISCHIO Sviluppo dell’identità: Fuga dalla realtà. Diversi autori hanno evidenziato come nel caso in cui il soggetto non sia in grado di attuare strategie di risoluzione centrate sul compito possa tentare di far fronte alle difficoltà attraverso strategie di tipo emotivo e assunzione di comportamenti a rischio. Il consumo di alcol può, ad esempio, rappresentare una fuga dalla realtà e dalle sue difficoltà; l’adolescente e il giovane possono avere l’illusoria convinzione di rispondere, attraverso tale comportamento, alle richieste della famiglia, della scuola, dell’ambiente sociale o del mondo del lavoro. 35 CONCETTO DI RISCHIO Le funzioni dei COMPORTAMENTI A RISCHIO Ridefinizione delle proprie relazioni sociali in riferimento al gruppo dei coetanei : Comunicazione. L’esigenza di comunicare con i coetanei rappresenta il primo passo per stabilire dei rapporti significativi; spesso consumare sostanze psicoattive o bere alcolici, permette di creare un’atmosfera caratterizzata da minore inibizione sociale. Le azioni possono sostituire, infatti, in modo sempre più rilevante la parola. 36 12 CONCETTO DI RISCHIO Le funzioni dei COMPORTAMENTI A RISCHIO Ridefinizione delle proprie relazioni sociali in riferimento al gruppo dei coetanei : Condivisione di esperienze ed emozioni. Bere con i propri amici può rappresentare un’esperienza emotivamente molto forte che simbolicamente rafforza da un lato i legami con i coetanei e dall’altro segna la transizione, socialmente condivisa all’interno del gruppo stesso, verso il mondo adulto (Scabini, Marta e Rosnati, 1995). 37 CONCETTO DI RISCHIO Le funzioni dei COMPORTAMENTI A RISCHIO Ridefinizione delle proprie relazioni sociali in riferimento al gruppo dei coetanei : Esplorazione dei propri limiti e delle reazioni degli adulti. L’osservazione delle reazioni del mondo adulto fornisce, infatti, non solo una conferma della capacità di incidere sulla realtà ma anche informazioni utili sul significato da attribuire al proprio comportamento. Gli adolescenti e i giovani adulti nell’attuare dei comportamenti a rischio spesso tendono a enfatizzare gli elementi di differenza e opposizione che permettono anche di riconoscere i limiti e le imperfezioni dei propri genitori e degli adulti in genere; la somiglianza e gli aspetti di continuità sono recuperati nelle fasi successive dello sviluppo. 38 39 13