4. Strategia comune di AlpCity. Struttura, valutazione e indicatori
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4. Strategia comune di AlpCity. Struttura, valutazione e indicatori
‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ Guideline 4 STRATEGIA COMUNE DI APLCITY Struttura, valutazione e indicatori Interim Report 30 maggio 2005 a cura di Osservatorio Città Sostenibili Dipartimento Interateneo Territorio Politecnico e Università di Torino Viale Mattioli, 39 - 10125 TORINO (Italia) t. (+39) 0115647489 – f. (+39) 0115647499 [email protected] - www.ocs.polito.it ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ INDICE PRESENTAZIONE ............................................................................................................................................ 3 1. Perché una Strategia Comune? ........................................................................................................... 5 2. Una struttura di relazioni sinergiche................................................................................................... 6 3. Concetti basilari della valutazione di programmi socio-economici tramite indicatori .................. 7 4. Verso una valutazione di sostenibilità economica, sociale e ambientale....................................... 8 5. Target ed efficacia delle Best Practices............................................................................................ 10 6. Valutazione ex ante, in itinere ed ex post ......................................................................................... 11 7. Il framework della Strategia Comune di AlpCity .............................................................................. 12 Area tematica a. Sviluppo economico ........................................................................................................ 13 Area tematica b. Servizi e qualità della vita................................................................................................ 14 Area tematica c. Ambiente urbano ............................................................................................................. 15 Area tematica d. Cooperazione tra città ..................................................................................................... 15 8. Come definire il contenuto della Strategia Comune in termini di Best Practices ........................ 17 ANNESSO I. SCHEDA SINTETICA DEL BEST PRACTICES DATABASE DI ALPCITY ............................ 18 ANNESSO II. ALPCITY CHECKLIST PER LA VALUTAZIONE DELLE BUONE PRATICHE ..................... 22 ANNESSO III. INDICE STANDARD DELLA SINTESI NON TECNICA PER IL BPsD DI ALPCITY............. 27 ANNESSO IV. TIPOLOGIA DI INDICATORI PER LA VALUTAZIONE DEI PROGRAMMI SOCIOECONOMICI .................................................................................................................................................... 28 BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO ................................................................................................................ 31 RICONOSCIMENTI Il presente testo è stato messo a punto dall’Osservatorio Città Sostenibili del Dipartimento Interateneo Territorio del Politecnico e dell’Università di Torino, sotto la direzione scientifica del prof. Carlo Socco. Alla stesura del testo hanno collaborato Stefania M. Guarini ed Elisabetta Rosa. 1 Guideline 4: Strategia comune di AlpCity . Struttura, valutazione e indicatori ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ PRESENTAZIONE Il progetto AlpCity ha lo scopo di sostenere ed accompagnare, attraverso un ampio programma di cooperazione transnazionale, le azioni pilota di alcuni Comuni alpini minori, mirate alla definizione di una Strategia Comune di sviluppo locale sostenibile in ambiti diversi ed integrati e in coerenza con la Convenzione delle Alpi. Per questo il progetto AlpCity ha posto al centro del proprio lavoro il tema della formazione e della diffusione di Best Practices, intese come sistema di azioni. In questa accezione la Strategia Comune si pone come sistema sinergico e flessibile di Best Practices. Il presente testo ha lo scopo di fornire il framework della Strategia Comune e di porre le basi concettuali per lo sviluppo di un sistema di indicatori per la valutazione ex ante, in itinere ed ex post dell’efficacia delle azioni costitutive della strategia stessa. Data l’importanza degli indicatori di efficacia, è parso importante sottoporre al parere del comitato scientifico e dei partner un primo inquadramento concettuale, in modo da pervenire, entro breve tempo, ad una impostazione condivisa. Sulla base di tale impostazione, si procederà alla identificazione degli indicatori specifici relativi a ciascuna delle azioni costitutive della Strategia Comune. Maria Cavallo Perin, Responsabile Progetto Daniela Sena, Project Manager Torino, 15 marzo 2005. 3 Guideline 4: Strategia comune di AlpCity . Struttura, valutazione e indicatori ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ 1. Perché una Strategia Comune? Il network di AlpCity si è costituito perché le Regioni e gli enti locali che lo compongono hanno riconosciuto che lo sviluppo sostenibile delle piccole città delle Alpi costituisce un problema che li accomuna: lo scopo del network è di cooperare per costruire insieme una ‘strategia comune’ per risolvere questo problema nel modo più efficace. In termini operativi la Strategia Comune di AlpCity è un sistema innovativo di Best Practices (BPs) mirate alla sostenibilità1. La Strategia Comune di AlpCity riguarda in particolare le tematiche dello sviluppo e della rigenerazione urbana nel contesto alpino, nell’ottica di contribuire alla creazione di un sistema urbano policentrico anche nelle aree montane, come promosso dal Programma Interreg 3B Alpine Space (European Union, 2003) e dalla Prospettiva Europea di Sviluppo del Territorio (ESDP) (European Consultative Forum, 1999) e nel quadro della Convenzione delle Alpi. Se si mira a consolidare l’esperienza del network di AlpCity dandole continuità sotto forma di Regional Urban Observatory (RUO)2 nell’ambito del Global Urban Observatory (GUO) di UNCHS, la strategia comune si pone, a maggior ragione, come un fine obbligato. Non bisogna dimenticare che sia l’Agenda 21 (UNECD, 1992) che l’Agenda Habitat (UN-HABITAT, 1996) riconoscono chiaramente la necessità di affrontare i problemi sociali, economici, ambientali e istituzionali in maniera olistica, allo scopo di mettere a punto strategie complessive ed integrate per affrontare con efficacia le sfide della sostenibilità. Il termine common strategy è già stato introdotto dall’Ue proprio per esprimere un sistema di azioni condiviso tra i Paesi membri, per affrontare in modo coordinato un problema comune. Un esempio emblematico è rappresentato dalla common strategy varata dalla Commissione europea per l’applicazione della direttiva quadro in materia di acque (European Commission, 2001). Peraltro, il termine ‘strategia comune’ esprime bene l’idea che ciò che si vuole mettere in atto non è un insieme più o meno indipendente di azioni, ma piuttosto un sistema ben integrato di azioni, che devono essere manovrate in modo sinergico. Non si può pensare di modificare le condizioni di sostenibilità del tessuto urbano delle Alpi se non si agisce con un complesso di azioni ben coordinato nei settori, nel tempo e nello spazio. In questo senso il termine common strategy è preferibile a quello di policies che lascia spazio ad una interpretazione di azioni settoriali relativamente indipendenti tra di loro. 1 Per la definizione delle best practice, della loro produzione e del loro trasferimento, si rinvia alle guideline: 1. Guida alle Best Practices e 2. Guida al trasferimento delle lezioni apprese. 2 In proposito si veda la guideline 5. Lineamenti per il progetto del Regional Urban Observatory di AlpCity. 5 Guideline 4: Strategia comune di AlpCity . Struttura, valutazione e indicatori ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ Ciò premesso, va comunque ribadito che, nell’ambito del progetto AlpCity, il metodo attraverso cui si intende pervenire alla costruzione di una strategia comune fa leva sulla formazione e sulla diffusione di BPs: la Strategia Comune viene concepita come una costruzione in progress, che nasce soprattutto dalle esperienze locali e che si arricchisce e si allarga nella misura in cui la comunità locale si dimostra capace di sviluppare processi innovativi, quali sono appunto quelli che generano e diffondono BPs. 2. Una struttura di relazioni sinergiche Volendo procedere nella direzione sopra tracciata, si pone il problema di coniare una definizione condivisa di ‘Strategia Comune’. A tale scopo si può proporre quanto segue: - la Strategia Comune di AlpCity si articola secondo aree tematiche (al momento esse sono: sviluppo economico; servizi e qualità della vita; ambiente urbano e cooperazione tra città; ma con la costituzione del RUO queste aree potrebbero aumentare di numero); - ogni area tematica si suddivide in campi d’azione (ad esempio, per l’area tematica ‘servizi e qualità della vita’, uno dei campi d’azione individuati è: ‘adozione di sistemi innovativi di gestione e fornitura dei servizi e maggiore coinvolgimento della popolazione locale’); - ogni campo d’azione, a sua volta, si suddivide in azioni (ad esempio, per il campo d’azione prima visto, cioè ‘adozione di sistemi innovativi di gestione e fornitura dei servizi e maggiore coinvolgimento della popolazione locale’, una delle azioni individuate è: ‘messa in rete di Comuni sul tema della gestione del servizio bibliotecario’. I casi di studio affrontano appunto ‘azioni’). La strategia può dunque essere descritta come una struttura logica, organizzata gerarchicamente secondo livelli costituiti da: aree tematiche, campi d’azione e azioni. Nel capitolo 6 si presenterà una proposta di schema generale della strategia organizzata secondo questa articolazione. Questa struttura ad albero, però, è solo uno schema di ripartizione logica, che non corrisponde al sistema di interdipendenze, che deve connettere tra loro le varie azioni all’interno della strategia. Infatti una strategia, per definizione, è un sistema sinergico di azioni. La sua struttura non ha la forma di un albero ma di un reticolo di interdipendenze sinergiche. Si può, in proposito, fare un esempio. Nel progetto AlpCity vi sono tre casi di studio appartenenti all’area tematica ‘Servizi e qualità della vita’, relativi ai seguenti temi: - la scuola di montagna; - le biblioteche comunali; - i servizi rivolti ai giovani. Work Package 9: Best Practices and future scenarios 6 ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ Tutti e tre questi progetti sono rivolti soprattutto ai giovani per aspetti riguardanti l’istruzione, la cultura e le attività ricreative. Tutti e tre dovranno affrontare problemi di networking utilizzando al meglio le ICT, cioè Internet. In sostanza si configurano tre distinte reti dedicate l’una alle scuole, l’altra alle biblioteche e la terza ad attività che possono spaziare dalla cultura alle attività ricreative. Queste tre reti sono tutte rivolte allo stesso sistema spaziale di piccole città alpine. Appare sin d’ora evidente come si ponga un problema di messa a sistema di queste tre reti, poiché se si concepissero questi progetti come realtà interdipendenti e cooperanti, anziché come entità separate, ne deriverebbero evidenti reciproci vantaggi, quali: l’abbassamento dei costi di gestione, il potenziamento dei singoli servizi, lo stimolo reciproco all’innovazione, la condivisione di funzioni comuni, l’allargamento del sistema dei possibili partenariati, un maggiore grado di partecipazione pubblica, ecc. Peraltro, questa messa a sistema è oggi fortemente agevolata proprio dalla disponibilità di Internet, che consente di istituire link tra reti e, soprattutto, di mettere in comune strumenti che possono essere proficuamente condivisi: si pensi ad esempio alla biblioteca, ridefinita secondo modelli innovativi, multimediali ed aperti, come servizio utile sia alla scuola, sia ad una rete di associazioni culturali giovanili. Questa sinergia è appunto il valore aggiunto della visione strategica rispetto a quella episodica delle singole BPs, viste separatamente l’una dall’altra. In concreto, una strategia è un sistema coeso di azioni; una buona strategia è un sistema flessibile di possibili combinazioni sinergiche di BPs, che possono essere offerte sotto forma di pacchetti integrati in varie possibili combinazioni, in modo da agevolarne l’adattabilità alle diverse realtà locali. La scelta di puntare sulle BPs, ha una serie di conseguenze sul piano metodologico. Una di queste è la necessità di valutare l’efficacia delle azioni messe in campo, e di far sì che questa valutazione sia trasparente e ripercorribile con gli stessi esiti da parte di chiunque: ciò impone l’uso di appropriati indicatori di efficacia e l’implementazione di adeguati sistemi di monitoraggio, necessari per la valutazione in itinere ed ex post. Non possiamo, dunque, definire una Strategia Comune basata su BPs, senza affrontare il problema degli indicatori per la sua valutazione. 3. Concetti basilari della valutazione di programmi socio-economici tramite indicatori Nella valutazione dei programmi socio-economici tramite l’uso di indicatori è invalsa una terminologia che ha avuto ampia diffusione (Tavistock Institute, 2003), soprattutto nell’ambito della valutazione di programmi afferenti ai fondi strutturali europei, quali sono, ad esempio, i programmi Interreg. La tipologia di indicatori cui queste valutazioni fanno riferimento distingue tra indicatori di: 7 Guideline 4: Strategia comune di AlpCity . Struttura, valutazione e indicatori ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ - - input: risorse di varia natura impiegate per la realizzazione del programma, cioè i mezzi finanziari, umani, materiali, organizzativi e regolamentari; output: prodotti dell’attività del programma, più precisamente, i risultati della spesa pubblica; risultato: vantaggi immediati del programma per i diretti beneficiari, dove un vantaggio è immediato se si verifica nel periodo in cui il beneficiario è in diretto contatto con il programma; impatto: conseguenze di medio lungo periodo che riguardano sia i diretti beneficiari, sia le persone o le organizzazioni che non sono diretti beneficiari (esternalità). È appunto questa la tipologia degli indicatori cui deve fare riferimento lo stesso progetto AlpCity e che deve essere utilizzata per valutare, non solo l’intero progetto, ma anche i singoli casi di studio relativi alle Best Practices. Infatti, è a partire dalle informazioni relative a input, output, risultati e impatti che si possono valutare le azioni messe in campo sulla base dei criteri di efficacia e di efficienza, come di seguito definiti: - - efficacia: può essere espressa con riferimento agli output, ai risultati e agli impatti ed è data dal rapporto tra quelli effettivamente conseguiti e quelli attesi, cioè identificati come traguardi del programma; efficienza: anch’essa può riguardare gli output, i risultati e gli impatti ed è data dal rapporto tra quelli effettivamente conseguiti e i costi (input finanziari). L’efficacia e l’efficienza possono essere calcolate per ciascuna fase del programma o per ciascuna misura, fornendo utili informazioni agli addetti alla valutazione del programma e migliorando le loro decisioni in merito alla programmazione futura. A questi criteri basilari se ne aggiungono altri, quali quelli di: - rilevanza: in che misura gli obiettivi del programma sono rilevanti se relazionati ai bisogni e alle priorità definite a livello nazionale e comunitario? utilità: il programma ha un impatto reale sui gruppi target o sulla popolazione in relazione ai bisogni effettivi? sostenibilità: in che misura ci si aspetta che i cambiamenti generati dal programma perdurino una volta che questo sia terminato? 4. Verso una valutazione di sostenibilità economica, sociale e ambientale Work Package 9: Best Practices and future scenarios 8 ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ I concetti sopra brevemente accennati3 meritano di essere integrati con alcuni concetti basilari affermatisi in sede di valutazione ambientale di piani e programmi, cioè della valutazione ambientale strategica (VAS) ai sensi della direttiva 2001/42/CE. Nella valutazione ambientale dei piani e programmi, infatti, il metodo basato sugli indicatori fa riferimento alla sequenza DPSIR (Determinanti-Pressioni-Stato-Impatto-Risposte) (EEA, 1996; OECD, 1995), dove: - - determinante (driving force): attività generatrice di fattori di impatto ambientale (ad esempio: traffico veicolare); pressione (pressure): fattore d’impatto ambientale (ad esempio: emissione di rumore); stato (state): stato di qualità di una componente ambientale sensibile al fattore d’impatto esaminato (ad esempio: stato di benessere della popolazione sottoposta ad un dato livello del rumore di fondo); impatto (impact): cambiamento dello stato di qualità della componente ambientale a seguito di una data pressione o di una data risposta; risposta (response): controazione del piano o del programma volta a contrastare le pressioni ambientali, in modo da riportare l’impatto entro le soglie d’ammissibilità o, più in generale, in modo da conseguire le condizioni di sostenibilità (ad esempio: realizzazione di barriere acustiche atte a riportare il clima acustico entro le soglie di ammissibilità fissate dalla legge). Come si vede, il concetto di risposta della sequenza DPSIR corrisponde a quello di output delle definizioni in precedenza esaminate: la risposta si traduce sempre in misure e interventi che costituiscono il concreto output del piano o del programma. Mentre quello di impatto ambientale riassume in sé i concetti di risultato e di impatto, cioè di impatti immediati riguardanti i soggetti bersaglio e di esternalità di più lungo periodo estese al sistema nel suo complesso. Anche il concetto di sostenibilità richiede, nell’ottica ambientale, alcune precisazioni che ne estendono il significato oltre la semplice durata dell’impatto; poiché all’impatto ambientale è richiesto di non superare soglie di ammissibilità, che riguardano sia le componenti relative alla biosfera, sia le componenti relative alla sfera culturale del patrimonio storico e del paesaggio. Va ancora aggiunto che, nella valutazione ambientale, specie dove si debbano confrontare scenari di piano o di programma alternativi, si ricorre al criterio di prestazione (performance) delle risposte messe in campo dal piano o dal programma. La prestazione viene intesa come rapporto tra efficacia e costo delle risposte (cost/effectiveness), dove l’efficacia è data dall’impatto delle risposte dello scenario di piano rapportato all’analogo impatto che si verificherebbe nell’alternativa ‘zero’ (cioè dell’assenza di piano). 3 Per i necessari approfondimenti si invia a: Tavistock Institute (2003) The Evaluation of Socio-Economic Development. The GUIDE. Si può anche vedere il paragrafo 4.4. Programme monitoring/Monitoring indicators di: Alpine Space 9 Guideline 4: Strategia comune di AlpCity . Struttura, valutazione e indicatori ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ Stante questa precisazione, si può assumere la terminologia relativa alla valutazione socioeconomica, adattando ad essa quella in uso nella valutazione ambientale, in modo da pervenire ad un metodo che consenta una valutazione integrata degli aspetti economici, sociali ed ambientali, che sono appunto i tre aspetti fondamentali della sostenibiltà4. 5. Target ed efficacia delle Best Practices Come si è visto, sia nell’ambito della valutazione socio-economica che in quella ambientale, riveste un’importanza particolare il criterio dell’efficacia, il quale non è scindibile – almeno nel primo tipo di valutazione – dalla identificazione degli obiettivi del programma o, più precisamente, dei suoi traguardi (targets), cioè di obiettivi definiti in termini quantitativi e fissati ad una determinata scadenza temporale. Ad esempio, nel caso dell’azione ‘messa in rete di Comuni sul tema della gestione del servizio bibliotecario’, il target potrebbe essere formulato sotto forma di output nel seguente modo: ‘mettere in rete almeno 5 biblioteche comunali entro il 2006’. In tal caso, anche l’efficacia (come peraltro l’efficienza) sarà definita in termini di output; per cui se il numero delle biblioteche messe in rete al 2006 è 5, si può affermare che l’azione è stata ‘sufficientemente efficace’; se è inferiore, l’azione sarà valutata ‘insufficientemente efficace’; se superiore, l’efficacia dell’azione potrà essere valutata ‘ottima’. Occorre prestare molta attenzione al modo in cui si definiscono gli obiettivi e, di conseguenza, gli indicatori di efficacia: sia gli uni che gli altri devono essere congruenti con le finalità dell’azione, che devono essere ben specificate nel momento stesso in cui si definisce il problema che con l‘azione stessa ci si propone di risolvere. Talvolta un solo indicatore non è sufficiente; infatti, quando si mettono in campo azioni ad effetti (e ad obiettivi) multipli, si rendono necessari tanti indicatori quanti sono i tipi di effetto (e di obiettivi) che interessa valutare. Per cui, ad esempio, con riferimento al tema delle biblioteche ci si può chiedere quale sia il fine dell’azione della messa in rete, e qui le risposte potrebbero essere diverse, ad esempio: - aumentare il numero dei testi messi a disposizione da ciascuna biblioteca; ridurre il costo del servizio bibliotecario; aumentare il numero dei fruitori del servizio bibliotecario; aumentare il numero dei testi consultati. Programme. Interreg IIIB. Community Initiative, il quale ha più diretta attinenza con il progetto AlpCity. 4 In una prospettiva più ampia, quale quella configurata con la costituzione di un Regional Urban Observatory (dunque, in una prospettiva che va al di là del progetto AlpCity), il RUO dovrà svolgere funzioni di monitoraggio basandosi sul common set indicators di UNCHS. In proposito vedasi: UNCHS (1997) Monitoring human settlements with urban indicators, Nairobi. Work Package 9: Best Practices and future scenarios 10 ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ Come si vede, questa definizione degli obiettivi non è più in termini di output ma di risultati e di impatti; infatti gli obiettivi a. e b. identificano due effetti immediati dell’azione, mentre gli obiettivi c. e d. identificano effetti di più lungo periodo. Può darsi che tutti gli obiettivi di questa lista rientrino nelle finalità dell’azione che, in tal modo, si configura come un’azione a molti obiettivi; la quale, per essere valutata, richiede tanti indicatori di efficacia (in termini di risultati e di impatti) quanti sono gli obiettivi, ciascuno dei quali dovrà essere formulato sotto forma di target; ad esempio: - aumentare del 100% il numero dei testi messi a disposizione da ciascuna biblioteca; ridurre del 20% il costo del servizio bibliotecario; aumentare del 10% il numero dei fruitori del servizio bibliotecario entro cinque anni; aumentare del 20% il numero dei testi consultati entro cinque anni. . Si può subito osservare che la valutazione è tanto più onerosa, quanto più numerosi sono gli indicatori e quanto più complesse sono le operazioni di monitoraggio. Si può osservare che, nella misura in cui ci si limita ad una valutazione di efficacia in termini di output e di risultati, non è necessario istituire un vero e proprio sistema di monitoraggio, poiché i dati necessari richiedono un’unica rilevazione al termine del progetto (generalmente molto semplice per quanto concerne gli output, e un po’ più impegnativa per quanto concerne i risultati). Viceversa, nella misura in cui l’efficacia viene riferita agli impatti, si rende necessario istituire un sistema di monitoraggio il cui costo dipende dalla quantità degli impatti, dalla complessità delle operazioni di rilevamento e dalla durata del monitoraggio stesso. 6. Valutazione ex ante, in itinere ed ex post La valutazione degli effetti di una Best Practice richiede: - - - una valutazione ex ante: in sede di progetto dell’azione si compie una valutazione preventiva, che ha lo scopo di prevedere gli impatti positivi e negativi, anche in modo da predisporre tutte le misure necessarie per rendere sostenibili gli impatti negativi; una valutazione in itinere: nel corso dell’attuazione e della gestione del progetto occorre monitorare gli effetti dell’azione per valutarne la congruenza con gli effetti attesi e, se necessario, apportare delle correzioni; una valutazione ex post: da eseguire nel momento in cui gli effetti dell’azione si sono stabilizzati e consentono di fare un bilancio finale per verificare il perseguimento dei target dell’azione e l’effettiva sostenibilità degli impatti negativi. In queste varie fasi la valutazione deve avvenire sempre sulla base degli stessi indicatori. 11 Guideline 4: Strategia comune di AlpCity . Struttura, valutazione e indicatori ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ Una BP deve risultare tale alla luce di un procedimento valutativo come sopra configurato; essa può ritenersi validata come BP nella misura in cui è stata correttamente valutata e l’esito della valutazione ne comprova l’efficacia, l’efficienza e la sostenibilità. Come si è visto, la valutazione comporta il monitoraggio e una conseguente attività di reporting volta a rendere pubblici gli effetti della BP: la definizione di una BP non è scindibile dalla definizione del sistema di monitoraggio dei suoi effetti. Vi sono inoltre due ulteriori aspetti che vanno tenuti presenti allorquando si appresta un insieme di indicatori e il relativo sistema di monitoraggio: la dimensione spazio-temporale degli effetti e la necessità di rendere accessibile al pubblico l’informazione. Con riferimento al primo aspetto, bisogna aver presente che tutti i sistemi reagiscono con un certo tempo di rilassamento ad una data azione; quindi, per valutare l’efficacia finale e stabile dell’azione (gli impatti di medio-lungo periodo) bisogna che il sistema di monitoraggio tenga conto dei tempi di risposta del sistema, che, in alcuni casi, possono anche essere lunghi. Inoltre, bisogna tenere presente che le azioni e i sistemi su cui esse agiscono hanno una dimensione spaziale. Nella misura in cui gli aspetti spaziali sono rilevanti per la valutazione degli effetti, l’informazione relativa agli indicatori deve essere georiferita: ciò pone il problema della uniformazione dei GIS nel trattamento delle informazioni relative alle BPs. Con riferimento al secondo aspetto, cioè alla accessibilità pubblica dell’informazione relativa alla valutazione, occorre che: - - la valutazione sia trasparente nei suoi criteri, nei suoi metodi e nelle sue tecniche; per cui gli indicatori devono essere chiaramente definiti e il procedimento valutativo deve essere ripercorribile con gli stessi risultati da parte di chiunque; i risultati devono essere resi accessibili al largo pubblico. L’informazione della valutazione delle BPs è di interesse pubblico e ad essa si deve applicare il principio base dell’egovernment, secondo cui i database che detengono informazione di interesse pubblico devono essere resi accessibili al pubblico; l’uso di Internet è ormai diventato uno strumento obbligato per garantire una buona accessibilità pubblica. Anche nell’uso degli indicatori per la valutazione vi sono regole di BPs che occorre cercare di rispettare. Qui ci si è limitati a richiamare l’attenzione sugli aspetti salienti di queste regole, in modo da pervenire ad un buon sistema di indicatori per valutare le BPs di AlpCity. 7. Il framework della Strategia Comune di AlpCity Work Package 9: Best Practices and future scenarios 12 ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ Di seguito si presenta una prima proposta generale della struttura della Strategia Comune di AlpCity. Essa si articola secondo quattro aree tematiche: a. b. c. d. sviluppo economico; servizi e qualità della vita; ambiente urbano; cooperazione tra città. Di seguito, ciascuna area tematica viene definita attraverso l’indicazione delle problematiche di cui si occupa; ne vengono elencati i campi d’azione secondo cui è stata articolata; infine, si elencano le azioni affrontate nei vari casi di studio, indicando i partner responsabili di ciascun caso. La struttura è aperta, nel senso che è suscettibile di crescere ai vari livelli delle aree tematiche, dei campi d’azione e delle azioni e, soprattutto, è tale da consentire di identificare le relazioni sinergiche, che possono essere istituite nella misura in cui le singole azioni vengono giocate a sistema, così come si addice ad una visione strategica. In questa prima definizione, destinata a subire ancora alcuni inevitabili aggiustamenti, il framework della Strategia Comune di AlpCity ha assunto la configurazione di seguito fornita. Area tematica a. Sviluppo economico Problematiche - Rilancio, consolidamento e sviluppo delle PMI esistenti, soprattutto quelle che contribuiscono ad uno sviluppo sostenibile ed equilibrato del territorio montano, in accordo con le necessità di salvaguardia del paesaggio e del territorio, e delle sue caratteristiche culturali e sociali. - Creazione e attrazione di nuove PMI, anche in campi riconducibili alle nuove tecnologie, telecomunicazioni, servizi, ecc., che arricchiscano il panorama delle opportunità di sviluppo e delle attività lavorative locali e che migliorino la qualità della vita della popolazione; orientamento e sviluppo all’imprenditorialità. - Formazione, inserimento e reinserimento nel contesto produttivo locale per diverse fasce sociali di età, svantaggiate e non (giovani, lavoratori maturi, donne, minoranze etniche, ecc.). - Creazione ed aggiornamento di professionalità avanzate adeguate alla necessità del mercato, in grado di rimanere ed investire nel territorio. Campi d’azione: a.1. Impatti locali di grandi eventi di sport invernali. a.2. Sostegno al settore commerciale locale. a.3. Sostegno al settore artigianale locale. a.4. Sviluppo del settore turistico. 13 Guideline 4: Strategia comune di AlpCity . Struttura, valutazione e indicatori ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ Azioni a.1.1. Regione Piemonte (Italia). Sviluppo locale e Giochi Olimpici Invernali in due stazioni olimpiche (Pragelato nell’alta Val Chisone e Prali in Val Germanasca). a.2.1. Regione Lombardia (Italia). Sperimentazione di azioni innovative per mantenere i servizi commerciali nelle aree montane svantaggiate. a.3.1. Regione Lombardia (Italia). Sperimentazione di azioni innovative per l’integrazione del commercio e dell’artigianato nelle aree di montagna svantaggiate. a.4.1. Grainau (Germania). Creazione/implementazione di città dedite ad attività economiche e sviluppo dell’industria del turismo. a.4.2. Saint Maurice (Svizzera). “Futuro e Turismo” a Saint Maurice. a.4.3. Tschlin (Svizzera). Strategie per il turismo integrato. Area tematica b. Servizi e qualità della vita Problematiche - Miglioramento della qualità e quantità dei servizi forniti in tutti gli ambiti descritti, in relazione soprattutto alle esigenze delle comunità montane e dell’accessibilità agli stessi, soprattutto on contesti a bassa (e stagionalmente variabile) densità abitativa, a composizione demografica non sempre equilibrata; - Innovazione nei modelli di gestione e fornitura dei servizi, tenendo conto della necessità di sostenere lo sviluppo economico, sociale e culturale delle comunità piccole, che non sono ancora in grado di sfruttare appieno le capacità di accesso a distanza dei servizi; integrare in centri unici servizi pubblici e privati; coinvolgere maggiormente i privati e la popolazione locale. Campi d’azione b.1. Miglioramento quantitativo e qualitativo dei servizi pubblici e privati alla popolazione (servizi socio-assistenziali, sanitari, culturali, commerciali, ecc.), tenendo conto delle esigenze delle comunità locali e delle variazioni demografiche; b.2. Adozione di sistemi innovativi di gestione e fornitura dei servizi e maggiore coinvolgimento della popolazione locale. Azioni b.1.1. Regione Piemonte (Italia). La scuola di montagna (Comuni di Entracque e Valdieri). b.2.1. Niederösterreich (Austria). Network di biblioteche pubbliche multimediale. b.2.2. Niederösterreich (Austria). Network Giovani nelle piccole-medie città delle Alpi. b.2.3. Grainau (Germania). Miglioramento/promozione di servizi con un interesse particolare per i problemi/bisogni dei giovani. Work Package 9: Best Practices and future scenarios 14 ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ Area tematica c. Ambiente urbano Problematiche - Recupero e riqualificazione dei centri storici dei Comuni alpini; - Nuova progettazione e riqualificazione delle aree di più recente costituzione: espansioni residenziali (prime e seconde case), ingressi alle cittadine e percorsi lungo le principali vie di accesso e scorrimento, strade, aree commerciali, produttive ed industriali; - Nuova progettazione e riqualificazione di edifici e spazi pubblici simbolici, che promuovano uno sviluppo locale integrato (ambientale, sociale, economico, culturale) e un’identificazione forte tra comunità locale e territorio. Campi d’azione c.1. Recupero delle strutture insediative abbandonate. c.2. Innovazione della visione delle problematiche ambientali. c.3. Valorizzazione del patrimonio culturale storico. c.4. Sviluppo di una mobilità più sostenibile. c.5. Sviluppo di competenze in materia ambientale. Azioni c.1.1. Regione Piemonte (Italia). Recupero di borgate di montagna abbandonate. c.1.2. Veneto (Italia). Rinnovo e ottimizzazione dell’uso di edifici rurali abbandonati un tempo impiegati per funzioni produttive. c.1.3. Friuli Venezia Giulia (Italia). Linee guida per il recupero delle aree abbandonate nei pressi della frontiera con l’Austria e la Slovenia. c.1.1. Regione Piemonte (Italia). Vivere in aree di montagna: Valle Maira e Valle PO, Provincia di Cuneo. c.2.1. Regione Franche – Comté (Francia). Miglioramento dell’immagine dell’asse longitudinale nelle montagne dello Jura. c.3.1. Regione Franche – Comté (Francia). Miglioramento dell’immagine e promozione culturale dei siti storici per aumentare l’attrattività regionale. c.4.1. Grainau (Germania). Migliorare l’aspetto locale p.e. migliori strade di traffico/centro delle città. c.5.1. Friuli Venezia Giulia (Italia). Linee guida per ottenere la certificazione ambientale. Area tematica d. Cooperazione tra città Problematiche - Cooperazione amministrativa tra le piccole città di montagna, al fine di creare/implementare network e associazioni, migliorare la fornitura di servizi, strutturare uno scambio di esperienze. 15 Guideline 4: Strategia comune di AlpCity . Struttura, valutazione e indicatori ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ Campi d’azione d.1. Network per sviluppare/migliorare servizi. d.2. Network per diffondere best practices. Azioni d.1.1. Belfort (Francia).Network e scambio tra piccole città in tema di gerontologia. d.1.1. Rhone-Alpes (Francia). Assistenza tecnica per le piccole città. d.2.1. Rhone-Alpes (Francia). Esperienze di piccole città in aree montane diverse del Rhone Alpes. Work Package 9: Best Practices and future scenarios 16 ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ 8. Come definire il contenuto della Strategia Comune in termini di Best Practices Il risultato al quale il progetto Interreg deve pervenire è di dare contenuto di BP alle singole azioni, riportando anche più di un singolo caso di BPs. Possiamo dunque configurare un percorso di ricerca per giungere al risultato finale. Esso può articolarsi nelle seguenti fasi: - identificazione del caso o dei casi di BPs afferenti all’azione oggetto di studio; raccolta delle informazioni necessarie per comprovare che il caso individuato presenti i requisiti della BP; compilazione della ‘Scheda Sintetica’ da inserire nel database delle BPs; invio della scheda al nucleo di coordinamento della Regione Piemonte; esame della scheda da parte dell’Osservatorio Città Sostenibili del Politecnico e dell’Università di Torino; eventuale revisione o integrazione dell’informazione contenuta nella scheda e stesura della ‘Sintesi non Tecnica’ volta a documentare in modo più ampio la BP; valutazione finale da parte del comitato scientifico; inserimento della Scheda Sintetica e della Sintesi non Tecnica nel database delle BPs. Sia la Scheda Sintetica che la Sintesi non Tecnica sono definite e spiegate nella guideline 1. Guida alle Best Practices. Per comodità, esse vengono anche riprodotte negli annessi I e II del presente testo. 17 Guideline 4: Strategia comune di AlpCity . Struttura, valutazione e indicatori ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ ANNESSO I. SCHEDA SINTETICA DEL BEST PRACTICES DATABASE DI ALPCITY ALPCITY INTERREG III B Alpine Space Programme Scheda sintetica del Best Practices Database 1. TITOLO DEL PROGETTO/INIZIATIVA 1.a. Titolo 1.b. Città 1.c. Regione/Cantone 1.d. Nazione 2. SOGGETTO PROMOTORE 2a. Denominazione e statuto giuridico: 2b. Indirizzo 2c. Telefono 2d. Fax 2e. E-mail 3. ATTORI COINVOLTI (PARTNERS) 3a. Denominazione e statuto giuridico: 3b. Indirizzo 3c. Telefono 3d. Fax 3e. E-mail 3f. Tipo di supporto (tecnico, finanziario, politico, amministrativo, altro). 4. AREA TEMATICA, CAMPO D’AZIONE ED AZIONE DI PROGETTO (100 parole) Breve descrizione del progetto specificando in quale campo d’azione ed area tematica della strategia comune essa si colloca Sviluppo economico Servizi e qualità della vita Ambiente Urbano Cooperazione tra città 5. STATO DI ATTUAZIONE 5a. Data di avvio In corso Ultimato Work Package 9: Best Practices and future scenarios 18 ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ 6. CARATTERISTICHE DEL PROGETTO 6a. Situazione prima dell’azione (100 parole) La descrizione deve evidenziare i problemi che l’iniziativa intende affrontare, fornendo informazioni sulle tendenze in atto nell’area, con specifico riferimento ai gruppi sociali maggiormente coinvolti. 6b. Priorità (100 parole) Si indicano le priorità di intervento, specificando come le si sia stabilite e quali soggetti sono stati coinvolti, con particolare attenzione per quelli che hanno svolto una funzione di promozione dell’iniziativa. 6c. Obiettivi e strategie (200 parole) Si specificano gli obiettivi e le strategie alternative prese in esame per raggiungerli, i modi con cui è stata selezionata la strategia adottata, quali soggetti sono stati coinvolti e quali di essi hanno esercitato maggiore influenza in questo processo. 6d. Risorse mobilitate (Input) (200 parole) Nella descrizione si deve distinguere tra risorse finanziarie, tecniche ed umane, specificando la loro provenienza, gli attori chiave, le organizzazioni o le istituzioni responsabili della gestione delle risorse. 6e. Processo di attuazione (400 parole) Si descrivono le fasi principali seguite per l’attuazione del progetto, i problemi incontrati, come si sono manifestati e i problemi che rimangono da risolvere. Si descrivono inoltre quali soggetti, comunità, organizzazioni e istituzioni hanno partecipato all’iniziativa; quali hanno partecipato al processo decisionale e quali contributi hanno fornito con riferimento ai principali problemi. 6f. Output e Risultati raggiunti (200 parole) Si indica in quale misura gli obiettivi sopra elencati sono stati raggiunti, in termini di: Output: prodotti dell’attività del programma; Risultati (Results): vantaggi immediati del programma per i diretti beneficiari, dove un vantaggio è immediato se si verifica nel periodo in cui il beneficiario è in diretto contatto con il programma. 19 Guideline 4: Strategia comune di AlpCity . Struttura, valutazione e indicatori ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ 6g. Impatti (Impacts) (100 parole) Si specificano le conseguenze di medio - lungo periodo che riguardano sia i diretti beneficiari, sia le persone o le organizzazioni che non sono diretti beneficiari (esternalità). Gli impatti considerati possono riguardare, per esempio: - miglioramenti raggiunti nelle condizioni di vita della popolazione, tenendo conto dei vari gruppi sociali e, in particolare, dei più deboli; - miglior coordinamento ed integrazione tra vari attori, organizzazioni o istituzioni; - cambiamenti nelle politiche e nelle strategie locali in materia sociale, economica e ambientale; - miglioramento delle capacità istituzionali; - cambiamenti nei processi decisionali locali, inclusa l’istituzionalizzazione di partenariati; - capacità di riconoscere ed affrontare specifici vincoli e opportunità; - cambiamenti nell’uso e nell’allocazione delle risorse umane, tecniche e finanziarie; - cambiamenti nelle attitudini della popolazione e dei comportamenti in relazione anche ai problemi dei ruoli dei vari soggetti sociali e delle categorie più deboli. 6h. Sostenibilità (300 parole) Si descrive in quale modo si è riusciti ad integrare gli elementi di sostenibilità sociale, economica, ambientale e culturale, in particolare riguardo a: - 6h1. aspetti finanziari - 6h2. società ed L’equità di genere, l’eguaglianza e l’inclusione sociale, la mobilità economica economia e sociale. - 6h3. cultura Il rispetto e la considerazione delle attitudini, degli stili di vita e delle tradizioni. - 6h4. ambiente La riduzione della dipendenza da risorse non rinnovabili e i cambiamenti nei modelli di produzione e consumo oltre che nelle tecnologie. L’uso e l’effetto moltiplicatore delle risorse finanziarie e il recupero dei costi. 7. ISTRUZIONI PER IL TRASFERIMENTO 7a. Lezioni apprese (300 parole) Si descrivono le tre o quattro più importanti lezioni apprese e come queste siano state incorporate nell’iniziativa intrapresa o in altre iniziative. Per ciascuna lezione appresa si descrivono i punti critici cui prestare particolare attenzione per conseguire il successo, i requisiti minimi, ciò che si può aggiungere per migliorare la riuscita. 7b. Trasferibilità (400 parole) Work Package 9: Best Practices and future scenarios 20 ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ Si descrivono i mezzi che possono essere usati per diffondere/trasferire conoscenza, competenza ed esperienza. Si descrive come l’iniziativa ha beneficiato di esperienze o competenze di altre pratiche. Si descrive come l’iniziativa è stata eventualmente replicata/adattata altrove, dove e da chi. Si descrive che cosa si farebbe differentemente o che cosa si eviterebbe di fare se si dovesse aiutare altri a replicare l’esperienza compiuta. 8. CONSULENTE PER IL TRASFERIMENTO 8a. Nome 8b. Cognome 8c. Telefono 8d. Fax 8e. E-mail 9. RESPONSABILE DELLA COMPILAZIONE DELLA SCHEDA 9a. Nome 9b. Cognome 9c. Telefono 9d. Fax 9e. E-mail 21 Guideline 4: Strategia comune di AlpCity . Struttura, valutazione e indicatori ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ ANNESSO II. ALPCITY CHECKLIST PER LA VALUTAZIONE DELLE BUONE PRATICHE Criteri di valutazione Le informazioni della scheda si dividono secondo due categorie: o descrittive: forniscono informazioni utili per la conoscenza della pratica di cui si tratta, ma non servono come criteri di valutazione; o valutative: oltre a fornire informazioni utili per la conoscenza della pratica, servono anche per valutare se si tratta di una BP e in quale misura può essere considerata tale. Sono, dunque, queste informazioni che costituiscono i criteri di valutazione della BP. I criteri di valutazione sono distinti secondo due categorie: o criteri relativi alle caratteristiche del progetto; o criteri relativi al trasferimento delle lezioni apprese. Ciascun criterio è, a sua volta, articolato secondo sottocriteri o indicatori di valutazione: è alla luce di tali indicatori che viene espressa la valutazione. Alcuni dei sottocriteri indicati possono essere irrilevanti per la pratica in esame. Ad esempio, vi possono essere pratiche ininfluenti sugli aspetti ambientali, per le quali non verranno pertanto presi in considerazione i sottocriteri relativi alla sostenibilità ambientale. Non necessariamente una pratica, per qualificarsi come BP, deve eccellere in tutti i criteri e sottocriteri. Si possono cioè avere BPs che sono tali solo per alcuni dei criteri o sottocriteri, per i quali, appunto, possono eccellere e costituire esempio generatore di lezioni apprese meritevoli di essere trasferite. Bisogna infatti non dimenticare che ciò che da ogni BP occorre poter derivare è proprio una “lezione appresa”, che costituisce quel “saper fare” che è il vero oggetto del trasferimento. Ovviamente vi è un requisito immancabile della BP: essa deve essere una pratica innovativa e di successo; deve, cioè, aver conseguito l’obiettivo che si è posta, adottando, rispetto alle prassi normali, elementi innovativi il cui ruolo si sia dimostrato decisivo per la buona riuscita dell’azione. Work Package 9: Best Practices and future scenarios 22 ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ CHECKLIST 1. Titolo del progetto/iniziativa (informazione descrittiva) 2. Soggetto promotore (informazione descrittiva) 3. Attori coinvolti (informazione descrittiva) 4. Area tematica, campo d’azione ed azione di progetto (informazione descrittiva) 5. Stato di attuazione (informazione descrittiva) • In corso/ultimato Anche le pratiche in corso possono essere qualificate come BPs, purché si diano le seguenti condizioni: o il periodo di realizzazione deve essere significativamente lungo, cioè superiore ad un triennio; o che la pratica non sia prossima alla conclusione; o vi siano primi risultati, limitatamente alle fasi già concluse, e che questi siano tali da configurare una BP; o i responsabili della pratica si impegnino a fornire un rapporto semestrale di aggiornamento e si rendano disponibili a fornire, agli interessati, le informazioni sulla esperienza in corso. Le BPs in corso vengono collocate in una apposita sezione del database e su di esse viene svolta una specifica azione di pubblicizzazione, fino alla loro ultimazione, mirata a coloro che possono essere interessati a seguirne il processo di attuazione. 6. Caratteristiche del progetto (informazione valutativa) • 6.a. Situazione prima dell’iniziativa La pratica è tanto più apprezzabile, quanto più i problemi affrontati sono rilevanti e tendenti a diffondersi in altre realtà locali e tra i gruppi sociali interessati vi sono soggetti deboli. - problemi affrontati o rilevanza economica e/o sociale e/o ambientale: alta, media, bassa. tendenze in atto o diffusione in altre realtà locali: alta, media, bassa; gruppi sociali maggiormente interessati o gruppi sociali deboli: rilevante, scarso, assente. VALUTAZIONE in questa casella il valutatore formula il giudizio derivante dal punteggio sopra conseguito con riferimento al criterio 6.a. e ne descrive le motivazioni. • 6.b. Priorità La pratica è tanto più apprezzabile quanto più: le priorità sono state individuate in forma partecipata e, tra i soggetti coinvolti, vi sono soggetti deboli. - come le si è stabilite o in forma partecipata: ampia, limitata, assente soggetti coinvolti nella individuazione o ruolo dei soggetti deboli: importante, limitato, assente VALUTAZIONE 23 Guideline 4: Strategia comune di AlpCity . Struttura, valutazione e indicatori ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ • 6.c. Obiettivi e strategie La pratica è tanto più apprezzabile quanto più: si sono esaminate sistematicamente le possibili alternative; le si è selezionate con metodi appropriati; si sono coinvolti i soggetti interessati; si è dato spazio decisionale anche ai soggetti deboli. - strategie alternative prese in esame o considerazione delle alternative: sistematica, approssimativa, assente modi di selezione o selezione delle alternative tramite metodi scientifici: sistematica, approssimativa, assente soggetti coinvolti o coinvolgimento dei soggetti interessati: ampio, limitato, assente chi ha influito sulle scelte o ruolo dei soggetti deboli: importante, limitato, assente VALUTAZIONE • 6.d. Risorse mobilizzate La pratica è tanto più apprezzabile quanto più: è alta la capacità di reperimento delle risorse finanziarie; le tecniche impiegate sono innovative; le risorse umane sono soprattutto locali; le risorse nel loro complesso sono provenienti da partenariati tra pubblico e privato; gli attori chiave sono i portatori di interessi locali; gli enti gestori sono locali. - risorse finanziarie o capacità di reperimento di fonti di finanziamento: alta, buona, limitata tecniche impiegate o tecniche innovative: molto innovative, limitatamente innovative, scarsamente innovative risorse umane o soggetti locali: preponderanti, limitatamente presenti, assenti provenienza o forme di partenariato pubblico-privato: numerose, limitate, assenti attori chiave o portatori di interessi locali: numerosi, numericamente limitati, numericamente molto limitati enti gestori o portatori di interessi locali: numerosi, numericamente limitati, numericamente molto limitati VALUTAZIONE • 6.e. Processo di attuazione La pratica è tanto più apprezzabile quanto più: è stata seguita una successione logica delle fasi di attuazione; sono stati identificati con chiarezza i problemi affrontati e quelli che rimangono da risolvere; vi è stato un pieno coinvolgimento dei soggetti interessati sia nell’attuazione sia nel processo decisionale; vi sono stati contributi innovativi dei partecipanti alla soluzione dei problemi. - fasi principali o struttura logica delle fasi: con carattere di esemplarità, buona, poco chiara problemi incontrati o identificati con chiarezza: con carattere di esemplarità, buona, poco chiara problemi che rimangono da risolvere o identificati con chiarezza: con carattere di esemplarità, buona, poco chiara soggetti partecipanti all’iniziativa o coinvolgimento dei soggetti interessati nell’attuazione: alto, modesto, assente soggetti partecipanti al processo decisionale o coinvolgimento dei soggetti interessati nel processo decisionale: alto modesto, assente contributi dei partecipanti alla soluzione dei vari problemi o contributi innovativi: numerosi, limitati, assenti VALUTAZIONE Work Package 9: Best Practices and future scenarios 24 ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ • 6.f. Outputs e risultati La pratica è tanto più apprezzabile quanto più: gli output e i risultati sono stati efficaci e innovativi. - output: o efficacia e apporto innovativo: rilevanti, buoni, limitati risultati: o efficacia e apporto innovativo: rilevanti, buoni, limitati VALUTAZIONE • 6.g. Impatti La pratica è tanto più apprezzabile quanto più: gli impatti sono stati rilevanti, efficaci, innovativi e hanno riguardato un ampio ventaglio di effetti. - effetti di medio lungo-periodo sia sui diretti beneficiari sia su soggetti altri per quanto concerne: o miglioramenti nelle condizioni di vita della popolazione: rilevanti, buoni, irrilevanti o miglioramenti nel coordinamento tra attori, organizzazioni, istituzioni: rilevanti, buoni, irrilevanti o miglioramenti nelle politiche locali in materia sociale, economica e ambientale: rilevanti, buoni, irrilevanti o miglioramenti nelle capacità delle istituzioni: rilevanti, buoni, limitati o miglioramenti nei processi decisionali: rilevanti, buoni, irrilevanti o miglioramenti nella capacità di riconoscere e affrontare vincoli e opportunità: rilevanti, buoni, irrilevanti o miglioramenti nell’allocazione delle risorse umane, tecniche e finanziarie: rilevanti, buoni, irrilevanti o miglioramenti nelle attitudini e nei comportamenti sociali, in particolare in relazione ai problemi dei ruoli dei soggetti e delle categorie più deboli: rilevanti, buoni, irrilevanti VALUTAZIONE • 6.h. Sostenibilità La pratica è tanto più apprezzabile quanto più: è suscettibile di autofinanziarsi; concorre ad accrescere l’equità sociale per quanto attiene ai problemi di genere, di inclusione sociale, di maggiore mobilità economica e sociale; valorizza le risorse culturali presenti e favorisce l’integrazione culturale; concorre ad un più efficiente uso delle risorse ambientali, alla riduzione degli inquinamenti, allo sviluppo di tecnologie innovative in campo ambientale, al recupero e al miglioramento dell’ambiente e del paesaggio. finanziaria: o interesse dal punto di vista del recupero dei costi: alto, limitato, nullo o interesse dal punto di vista dell’effetto moltiplicatore: alto, limitato, nullo - sociale ed economica: o interesse dal punto di vista dell’equità di genere: alto, limitato, nullo o interesse dal punto di vista dell’eguaglianza e dell’inclusione sociale: alto, limitato, nullo o interesse dal punto di vista della mobilità economica e sociale: alto, limitato, nullo - culturale: o interesse dal punto di vista della valorizzazione di risorse culturali presenti: alto, limitato, nullo o interesse dal punto di vista dell’integrazione culturale: alto, limitato, nullo - ambientale: o interesse dal punto di vista del risparmio di risorse non rinnovabili: alto, limitato, nullo o interesse dal punto di vista della riduzione di emissioni dannose: alto, limitato, nullo o interesse dal punto di vista dell’adozione di tecnologie eco-compatibili: alto, limitato, nullo o interesse dal punto di vista delle azioni di bonifica e recupero ambientale e paesaggistico: alto, limitato, nullo - 25 Guideline 4: Strategia comune di AlpCity . Struttura, valutazione e indicatori ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ VALUTAZIONE 7. Istruzioni per il trasferimento (informazioni valutative) • 7.a. Lezioni apprese La pratica è tanto più apprezzabile quanto più: presenta poche criticità; richiede requisiti minimi relativamente semplici da reperire; è suscettibile di ulteriori miglioramenti nelle successive applicazioni. punti critici: o presenza di punti critici: elevata, ridotta, assente - requisiti minimi: o condizioni per garantire i requisiti minimi: molto impegnative, limitatamente impegnative, facilmente assicurabili - possibili miglioramenti: o spazio per ulteriori miglioramenti apportabili dalle successive applicazioni: molto ampio, apprezzabile, limitato - VALUTAZIONE • 7.b. Trasferibilità La pratica è tanto più apprezzabile quanto più: i mezzi usabili per il trasferimento sono semplici da reperire; ha già dato buone prove in altri casi; si è accumulata una competenza che consente di evitare errori. - mezzi usabili per il trasferimento o la reperibilità dei mezzi è: molto complessa, relativamente complessa, relativamente semplice esperienze da cui è stata trasferita o efficacia conseguita con le altre esperienze: molto alta, apprezzabile, modesta applicazioni già realizzate o applicazioni in altri contesti locali: numerose, limitate, assenti cosa evitare in caso di replicabilità o competenza acquisita per evitare errori: alta, buona, ancora limitata VALUTAZIONE Work Package 9: Best Practices and future scenarios 26 ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ ANNESSO III. INDICE STANDARD DELLA SINTESI NON TECNICA PER IL BPsD DI ALPCITY SINTESI NON TECNICA La Sintesi non Tecnica ha lo scopo di fornire maggiori informazioni rispetto al quadro informativo molto sintetico della scheda, la quale ha solo il compito di fornire le informazioni essenziali affinché chi accede al database possa rapidamente capire se la BP sia per lui interessante. Nel caso in cui la BP venga riconosciuta interessante, si può scaricare la Sintesi non Tecnica, la quale comunque non deve superare 20 cartelle di 2.000 caratteri l’una. La Sintesi non Tecnica si deve articolare secondo un indice standard dove si ritrovano gli stessi temi trattati nella scheda, la quale viene riprodotta all’inizio della Sintesi non Tecnica in modo da fornire un sommario. Una particolare attenzione deve essere dedicata al capitolo sulle lezioni apprese e sulle istruzioni per il trasferimento. L’indice standard può dunque essere il seguente. INDICE STANDARD Sintesi non Tecnica del Best Practices Database 1. Caratteristiche del progetto 1.1. Situazione prima dell’azione 1.2. Priorità 1.3. Obiettivi e strategie 1.4. Risorse mobilitate (Input) 1.5. Processo di attuazione 1.6. Output e Risultati (Results) raggiunti 1.7. Impatti (Impacts) 1.8. Sostenibilità: 1.8.1. Aspetti finanziari 1.8.2. Società ed economia 1.8.3. Cultura 1.8.4. Ambiente 2. Istruzioni per il trasferimento 2.1. Lezioni apprese 2.2. Trasferibilità 2.3. Sostegno politico/normativo Eventuali annessi possono essere pubblicati nella misura in cui siano necessari per comprendere aspetti importanti dell’attività. Essi possono essere costituiti da: cartografia, tabelle di dati, schede tecniche relative a particolari strumenti, ecc. 27 Guideline 4: Strategia comune di AlpCity . Struttura, valutazione e indicatori ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ ANNESSO IV. TIPOLOGIA DI INDICATORI PER LA VALUTAZIONE DEI PROGRAMMI SOCIO-ECONOMICI Indicatori di Risorsa Forniscono informazioni relative ai mezzi finanziari, umani, materiali, organizzativi o legislativi impiegati per l’implementazione del programma. Esempi di indicatori di risorsa sono: il budget totale (quantità di risorse); l’assorbimento del budget annuale (rata di assorbimento); la percentuale attesa di spesa in eccesso/difetto; la percentuale di finanziamenti europei rispetto al totale dei finanziamenti pubblici; il numero di persone impiegate nell’implementazione del programma; il numero di organizzatori coinvolti. Indicatori di Output Rappresentano il prodotto dell’attività del programma. Più precisamente, si considera un output qualsiasi prodotto ottenuto in cambio di una spesa pubblica. Esempi di indicatori di output sono: i chilometri di strada costruiti; gli ettari di terreno urbano abbandonato riabilitati; la capacità degli impianti di depurazione costruiti; il numero di tirocinanti cui il corso di formazione è stato pagato dal programma; la percentuale di questi tirocinanti di cui si è certificata la competenza. Indicatori di Risultato Rappresentano i vantaggi immediati del programma (o, eccezionalmente, gli svantaggi immediati) per i diretti beneficiari. Un vantaggio è immediato se si manifesta mentre il beneficiario è a diretto contatto con il programma. Il risultato definitivo può essere osservato nel momento in cui l’operatore ha concluso l’azione e dato fine ai pagamenti. Gli operatori possono conoscere facilmente gli indicatori di risultato, quindi in generale questi possono essere quantificati in modo esaustivo durante la fase di monitoraggio. Gli indicatori di risultato forniscono informazioni relative ai cambiamenti che si verificano per i diretti beneficiari, ad esempio: il tempo risparmiato dagli utenti di una certa strada; il grado di qualifica dei i tirocinanti; le nuove attività turistiche generate da un agricoltore; la nuova capacità produttiva creata da una fabbrica; la soddisfazione degli uomini d’affari nel ricevere servizi di consultazione. Indicatori di Impatto Rappresentano le conseguenze del programma al di là della sua interazione diretta ed immediata con i beneficiari. Una prima categoria di impatti comprende le conseguenze per i diretti beneficiari del programma, che si manifestano o che durano nel medio periodo (impatti specifici), p.e.: il traffico di una certa strada a un anno dalla sua apertura; il tasso di impiego dei tirocinanti dopo dodici mesi. Alcuni impatti sono imprevisti, ma gli indicatori di solito non sono formulati per questo tipo di impatti. Work Package 9: Best Practices and future scenarios 28 ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ Una seconda categoria di impatti riguarda tutte le conseguenze che interessano, nel breve o medio periodo, le persone o le organizzazioni che non sono diretti beneficiari. Questi impatti possono essere simili, p.e.: il miglioramento della qualità della vita per le persone che abitano nei pressi di terreni industriali dimessi riabilitati; il miglioramento della qualità delle spiagge che si trovano vicino a un nuovo impianto di depurazione. Possono, al contrario, ricadere negativamente su persone o organizzazioni non interessate dal programma, come nel caso degli impatto macroeconomici. Indicatori di efficacia, efficienza e performance In generale, le valutazioni devono concentrarsi su un insieme di questioni specifiche per fare in modo che il programma sia valutato nel dettaglio (European Commission, 2000). Si tratta di: - Rilevanza: In che misura gli obiettivi del programma sono rilevanti in relazione all’evoluzione dei bisogni e delle priorità nazionali e a livello europeo? Efficienza: In che modo le risorse sono state convertite in output o in risultati? Efficacia: In che misura il programma ha contribuito al raggiungimento dei suoi obiettivi specifici e globali? Utilità: Il programma ha avuto un impatto sui gruppi target o sulle popolazioni in misura corrispondente ai loro bisogni? Sostenibilità: In che misura si ritiene che i cambiamenti (o i benefici) possano durare dopo la conclusione del programma? Impiegando queste definizioni, è possibile misurare concetti quali efficacia ed efficienza di un programma: - Efficacia confronta quello che è stato fatto con quanto era stato in origine pianificato, p.e. confronta gli output, i risultati e/o gli impatti attesi o stimati con quelli attuali. Efficienza si riferisce al rapporto tra gli output, i risultati e/o gli impatti e gli input (in particolare le risorse finanziarie) impiegati per raggiungerli. I rapporti di efficacia e di efficienza possono quindi essere calcolati per ciascuna fase del programma e misura. Questi indicatori forniscono utili informazioni per i gestori e per i valutatori del programma, aiutandoli a formulare decisioni più giuste di (ri)programmazione. La Tabella 1 mostra la complementarità tra gli indicatori e il calcolo dell’efficienza e dell’efficacia. Tabella 1: Indicatori di efficacia ed efficienza Indicatori Efficacia Obiettivi operativi (misura/operazione) Output fisici/finanziari Output attuali rispetto a Output rispetto ai costi quelli pianificati Obiettivi specifici Risultati Risultati attuali rispetto a Risultati rispetto ai costi quelli pianificati 29 Efficienza Guideline 4: Strategia comune di AlpCity . Struttura, valutazione e indicatori ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ Obiettivi globali Impatti Impatti attuali rispetto a Impatti rispetto ai costi quelli pianificati Work Package 9: Best Practices and future scenarios 30 ‘Local endogenous development and urban regeneration of small alpine towns’ BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO European Commission (2000) The New Programming Period 2000 – 2006: methodological working papers. Working Paper 3. Indicators for Monitoring and Evaluation: An indicative methodology European Commission (1998) A Handbook on Environmental Assessment of Regional Development Plans and EU Structural Funds Programmes, Bruxelles. European Commission (1999) Manual on Strategic Environmental Assessment of Transport Infratructure Plans, Bruxelles. European Commission (2001) Common Strategy on the Implementation of the Water Framework Directive, Bruxelles. European Communities (2001) Towards a Local Sustainability Profile – European Common Indicators, Luxembuourg. OECD (1993) OECD core set of indicators for environmental performance reviews, Paris. Tavistock Institute (2003) The Evaluation of Socio-Economic Development. The GUIDE. UNECD (1992) Agenda 21, Rio de Janeiro. UN-HABITAT (1996) The Habitat Agenda Goals and Principles, Commitments and the Global Plan of Action. UNCHS (1997) Monitoring Human Settlement with Urban Indicators, Nairobi. UNCSD (2001) Indicators of Sustainable Development: Framework and Methodologies, New York. 31 Guideline 4: Strategia comune di AlpCity . Struttura, valutazione e indicatori ‘