Gestione di un torneo di Omaha
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Gestione di un torneo di Omaha
Gestione di un torneo di Omaha Giugno il mese più importanti per tutti i giocatori di poker del mondo. Giugno è il mese infatti in cui le World series of poker entrano del vivo. Tutta l’elité mondiale del poker si trasferisce in massa a Las Vegas, dividendosi tra il Rio Casino dove si svolgono le Wsop e le poker room degli altri casino dove si giocano le partite Cash più ricche del mondo. La mia partenza è prevista intorno al 15 Giugno, anche quest’anno il team Sisal è presente in massa e vogliamo tutti confermare quanto di buono fatto quest’anno. Personalmente partecipero’ a 6 eventi: un mixed, due di Omaha compreso il Main event con buy in di 10.000$, uno di omaha hi-low e due di No limit Holdem. La maggior parte della mie speranza sono ovviamente puntate sul main event di omaha, un torneo bellissimo con una struttura meravigliosa. Trentamilia di stack di partenze divisi in tre chanche, con bui di un ora per una tre giorni di torneo che alla fine consacrerà il migliore per quest’anno. In onore delle Wsop, l’evento che più ogni altro ha contribuito alla diffusione del poker nel mondo abbiamo pensato di dedicare un lungo articolo alla gestione di un intero torneo di omaha. I tornei di Omaha sono differenti dai tornei di Hold’em, per una serie di ragioni. Ovviamente la struttura Pot Limit esclude la temuta arma dell’all in preflop, ma soprattutto quello che li differenzia è che nei tornei di Omaha non esistono gli Ante. Per tutta la durata del torneo quindi le puntate obbligatorie sono solo il piccolo ed il grande buio. Questa piccola differenza provoca in realtà notevoli ripercussioni sulla tattica da seguire, come vedremo quando tratteremo la strategia di gioco nei medium stages. Quello che molta gente non ha mai capito dei tornei di poker, Hold’em od Omaha che siano, è che lo scopo principale del gioco è gestire il proprio stack in relazione ai bui e alle Ante. Troppi giocatori si concentrano sull’Average ( la media chips dei giocatori rimasti) o sullo stack dei giocatori leader nel chip count. Sicuramente è sempre meglio avere uno stack superiore all’Avg o meglio ancora trovarsi nelle posizioni alte della classifica, ma non esserci non è mai una tragedia. Quello che realmente conta è mantenere uno stack rispetto al numero dei big blind costantemente superiore rispetto alla soglia critica, individuata intorno ai 10 / 15 Big Blinds. Al di sopra di questa soglia si puo’ mantenere comunque una posizione confortevole, al di sotto invece bisogna muoversi per cercare di risalire. E’ un concetto che per primo ha introdotto Harrington, con la sua trilogia, vera pietra miliare per tutti coloro che hanno iniziato a studiare i tornei dai libri. Harrington introdusse oramai più di dieci anni fa il concetto di M, un valore variabile dato dal rapporto tra Stack / Big blind + Small Blind + Ante. A seconda del valore di questo rapporto individuava la migliore maniera per gestire il proprio stack. Vale a dire quali starting hand decidere di giocare e da quali posizioni, etc etc. Invito chiunque non abbia fatto a leggere il libro perché è davvero ben fatto. Esaurite le premesse cerchiamo di concentrarci sulle caratteristiche dei tornei di Omaha: come d’abitudine utilizzeremo una classificazione per separare differenti concetti. In tal caso divideremo lo studio tra gli Early stages (quando lo stack di partenza è nettamente grande rispetto ai blind, almeno 50 blinds e più), i medium stages ( quando l’avg stack è tra i 15 ed i 25 blind) e la bolla, vale a dire quando si è in prossimità delle zone a premio. La fase degli early stages è quella a noi più familiare dato che quella che più assomiglia al cash game da noi lungamente studiato. Attenzione pero’, qui non potete ricaricare se perdete lo stack, quindi dovrete sempre stare attenti quando state per creare un piatto grosso al tipo di vantaggio che pensate di avere. Per spiegare meglio questo concetto utilizziamo un esempio estremo: siete alla prima di un torneo domenicale di no limit hold’em, quindi un torneo con una buona struttura, field di avversari eterogeneo e prize pool invitante. Questo è pero’ un torneo particolare dato che alla prima mano avete la possibilità di vedere le carte avversarie. Voi ricevete AK suited ed uno vostro avversario pazzo va all in alla prima mano; dato che voi avete la possibilità di sbirciare le sue carte decidete di avvalervi della facoltà. Il vostro avversario gira 78 suited. Cosa fate? E cosa fareste se invece avesse girato coppia di 2? E ancora cosa avreste fatto se avesse girato AQ? Prima di leggere il seguito provate a rispondere cosa fareste voi. Bene, ognuna di queste mani worka contro il vostro AKs in maniera differente, contro la prima avete un vantaggio del 60% circa, contro la seconda avete un vantaggio leggermente superiore al 50% e contro la terza avete un vantaggio superiore al 70 %. La risposta che avrete dato è indicativo della vostra propensione al rischio: conosco ottimi giocatori di poker disposti a prendere anche lo 0,1% di vantaggio, ma conosco anche giocatori che non sono assolutamente disposti a giocarsi lo stack alla prima mano di un torneo senza un vantaggio pari almeno al 70%. Questo esempio estremo serve per farvi comprendere le dinamiche delle prime fasi di un torneo di Omaha: abbiamo oramai imparato come il gioco sia principalmente un gioco post flop, che si basa principalmente sulla forza dei draw, propri o dei nostri avversari. Quando faremo delle scelte su come giocare i nostri draw dobbiamo sempre ricordarci di che percentuale di rischio saremo disposti a prenderci nelle prime fasi. Recentemente, durante l’EPT di Sanremo, ho giocato un torneo Mixed di Pot Limit Omaha e Pot Limit Holdem e con i bui 100-200 e 17K di stack mi sono trovato a giocare la seguente mano: ero di Hi-Jack ed ho ricevuto As Ks 8h 9h Prima di me c’erano stati 4 limp e ho pensato di limpare anche io. La mia mano è spesso sopravvalutata dai giocatori di Holdem : è un buona mano sicuramente, ma non è fortissima e soprattutto gioca bene solo su alcuni flop. Lo small blind completa ed il Big Blind checka, il flop recita: Qs Th 4s Per un flush draw nut ed un gutshot di scala, un draw quindi a 12 outs, anche se solo 11 per il nuts per una percentuale quindi inferiore al 45%. In un piatto multiway la mia strategia è di pot controllare questo draw, quindi prendere la free card se tutti checkano prima di me e limitarmi a chiamare se qualcuno betta. Tutti i giocatori coinvolti avevano almeno 10k chips e non mi andava di committarmi in un pot limpato in cui avevo meno del 45% di proabilità di vincere. Checkano tutti quindi, me compreso, ed il turn è un ottimo 7s Per il mio nut flash che a quel punto diventa anche difficilmente leggibile. Il giocatore in Utg + 1 betta quasi pot, circa 1.5K e lì mi trovo di fronte ad una scelta, se chiamare o rilanciare e se rilanciare di quanto. Io ho deciso di rilanciare e cerco di spiegare anche le ragioni: innanzitutto io avevo il K di picche oltre all’Asso, questo vuol dire che il giocatore che stava puntando difficilmente poteva avere colore, dato che avrebbe dovuto bettare quasi pot in un 6way con un 3nuts. La mia mano era sicuramente imboscata bene, rilanciare a quel punto poteva voler dire sia che avevo colore sia che avevo il solo Asso di picche per un classico barel ace play. La mia lettura sulla sua mano era quella di un set ed a quel punto io avevo circa l’80% di vantaggio su di lui, per questo ho deciso di rilanciare ma non un importo equivalente al pot, vale a dire 6k, ma un po’ meno, circa 4.5K. In questo modo gli stavo dando comunque pot odds invitanti ma che comunque lo avrebbero portato a commettere un errore se avesse deciso di chiamarmi, dato che non aveva Implied Odds poiché se il board si fosse accoppiato io avrei foldato. Lui decide di chiamare e purtroppo il board si accoppia, a quel punto è lui a cercare di intrappolarmi bettando di 5K offrendomi odds di 3:1. Anche se a malincuore ho deciso di seguire il piano originario ed ho foldato il mio ex flush nuts , mentre lui sportivamente mi ha girato il suo full house di 4 e T. Questo mano è un esempio di quello che intendo quando parlo di stack management, ho controllato le dimensioni del piatto quando ero solo in draw e ho puntato ad ingrossare il pot quando avevo il punto migliore. Negli stage iniziali deve essere questa la vostra strategia. Passando quindi a consigli di ordine pratico evitate di giocare da early position tutte quelle mani che non vi possano garantire il nuts, come ad esempio i double suited deboli oppure le coppie piccole che anche in caso di set vi potrebbero provocare dei problemi. Quando floppate dei draw ad 8-9 out non intestarditivi ad inseguirlo se l’importo della bet rappresenta una percentuale cospicua del vostro stack. Ricordatevi la regola d’oro, le chips perse valgono di più di quelle vinte. Il chip leader dei primi livelli raramente vince il torneo alla fine, i tornei li vincono colore che sanno far tesoro delle occasioni migliori per incrementare lo stack, che hanno molta pazienza e perché non dirlo… che hanno molta molta fortuna… Se siete stati abbastanza pazienti, accorti e fortunati da superare il massacro dei primi livelli vi troverete a giocare i medium stages, classica situazione di torneo dove l’average stack è composto da circa 20-25 blinds. A seconda di come vi sono andati i primi livelli potrete avere un stack superiore od inferiore alla media. Ovviamente la strategia che dovrete seguire sarà differente a seconda dello stack che avete: uno stack molto profondo vi consente di giocare un range di mani più ampio degli altri, permette di esercitare pressione contro tutti gli altri giocatori più corti e vi rende difficili da bluffare. Anche i vostri bui saranno meno facilmente suscettibili di steal, dato che chiunque giocherebbe contro di voi correrebbe il rischio dell’eliminazione. Per contro giocare un range di mani più ampio a volte provoca il vostro coinvolgimento in grossi piatti con mani marginali, esercitare troppa pressione a volta ci fa correre il rischio di essere slowplayati e quindi intrappolati dai nostri avversari. Quindi occorre trovare un equilibrio: personalmente la strategia migliore che mi sento di consigliare negli stages medi di un torneo quando siete abbastanza deep e di giocare molti piatti piccoli, cercando di incrementare il vostro stack gradualmente. Quando siete i primi ad entrare in un piatto rilanciate sempre, non open limpate mai. Quando qualcuno ha già rilanciato privilegiate i connector rispetto alle coppie e contro rilanciate i vostri AA forti. C-bettate molto cercando sempre di rappresentare la mano migliore ma state sempre attenti allo stack del vostro avversario. Quando la vostra c-bet vi committerebbe nel piatto allora è meglio non farla se siamo completamente in bianco. Recentemente stavo giocando i tornei domenicali fra cui il Grand Omaha su Sisal ed ero il chip leader del mio tavolo: ho aperto da late con una buona mano speculativa come: 9h Td Js Kh 4 connector quindi con un gap ed un suited a cuori, non una mano fortissima ma dato che avevo più di 60 blind potevo permettermi di aprire un range molto ampio. Mi chiama il grande buio che aveva 12 bb, quindi ne aveva 9 dopo il mio call. Il flop è stato completamente inutile per le mie carte dato che recitava: 2s 2d 8h Avevo quindi solo due debolissimi progetti backdoor di scala o di colore: sul check dell’oppo ho rapidamente deciso di cbettare standard di poco più di mezzo pot senza rendermi conto che questa puntata mi avrebbe committato nel piatto dato che se il Big blind avesse pushato avrei dovuto aggiungere solo 5 blind per un piatto da più di 20. Così è stato infatti ed ho pagato la mia distrazione perdendo quei 12 bb che anche se non hanno intaccato seriamente il mio stack hanno comunque rafforzato un altro giocatore al tavolo che per giunta aveva posizione di me. Di questa e di altre considerazione quando fate una giocata ne avete estremo bisogno: un torneo non è un gioco puramente tattico o situazionale come lo è in buona parte un sit & go. In un torneo all’ottimizzazione delle vostre scelte tattiche dovete affiancare anche una visione più a lungo termine, strategica quindi, che vi deve aiutare a decidere che tipo di scelte dovete prendere; a tal fine sono necessarie tutte le informazione possibili sul vostro tavolo, stack, blind giocatori su cui avete posizione e chi no, chi è in tilt e chi è in flow, chi è scared (paura di uscire) e sta giocando principalmente per andare a premio e chi sta giocando per bullare e creare stack. Sono tante informazioni che vanno sommate ed elaborate ogni volta che state per iniziare a giocare una mano. Se avete uno stack inferiore ai 20 blind invece siete costretti ad attuare una strategia differente. Differente badate bene non vuol dire difensiva o conservativa. Questi due termini non vanno mai bene nel poker moderno dove trionfano attacco ed aggressività . Innanzitutto siete costretti a stringere il vostro range di mani con cui aprire, dato che ogni piatto in cui partecipate si avvicina pericolosamente alla vostra soglia di committement e stesso discorso va fatto con i vostri range di call: dimenticatevi di chiamare per set mining, non riceverete mai le corrette odds. E dimenticate anche le mani speculative come i connector bassi e i suited deboli. Se giocare con 100 big blind è un gioco di fioretto dove punzecchiate costantemente i vostri avversari, giocare con meno di 20 blind è un gioco di potenza. Dovete aspettare le mani più forti che avete e buttare dentro tutte le chips non appena avete hittato qualcosa di buono. Quindi in queste situazioni sono particolarmente consigliati gli Assi, ovviamente meglio se forti quindi con le altre due carte che workano per la scala o per il colore dato che sono quasi sempre favoriti contro qualsiasi altra mano. Altre mani forti che vi garantiscono una buona equity contro il range di mani dei vostri avversari sono i connector perfetti, meglio se superiori al 9. Potrete giocare anche una coppia alta come KKxx o QQxx ma preferibilmente se accompagnate da altre due carte che workano per i draw di scala; infine le doppie coppie, meglio se una delle due coppie è comunque superiore al dieci. Se siete gli original raiser non potete permettervi di effettuare delle continuation bet in bianco, sopratuttto se vi trovate nella zona 12-20 Big Blind. Se vi trovate al di sotto di questa zona ed avete deciso di rilanciare siete automaticamente committed e dovrete bettare praticamente in ogni caso, sia se avete hittato, quindi per valore, sia se avete mancato, sperando quindi nella vostra residua e bassa fold equity. Nella zona 12-20 Big Blind invece avete ancora dei margini di manovra per le orbite successive quindi tutte le vostre continuation bet devono essere fatte per valore. A volte in questa maniera sarete costretti ad abbandonare degli spot in cui avete la mano migliore, ma purtroppo questo è il prezzo da pagare quando si ha uno stack medio basso. E’ importante che questo concetto sia chiaro, anche a costo di ripeterlo all’infinito: nei tornei la cosa più importante è mantenere uno stack vivo, tale da consentire margini di manovra sia in termini di valuebetting che in termini di fold equity. Lo strumento di misurazione della manovrabilità del nostro stack sarà dato dal rapporto tra il nostro stack e il Big blind e a seconda del numero che ottenete dovrete scegliere la strategia migliore. Uno stato del torneo in cui invece buona parte delle regole viste vanno stravolte completamente è la Bolla: con il termine Bolla si intende quella fase del torneo in cui ci si trova a pochi eliminati dalla zona premi. Non esiste una durata media della bolla, ho visto alcuni tornei in cui nel giro di poche si è subito arrivati a premio ed altri in cui la bolla è durata per più di due livelli. In questa fase la maggior parte dei giocatori cambia il proprio gioco rispetto ai livelli precedenti. Ce ne sono alcuni, la maggior parte a dire il vero, che si nittizzano, vale a dire che smettono di giocare in attesa che gli altri giocatori siano eliminati. Generalmente sono gli stack medi protagonisti di questa strategia, ma spesso anche gli short ci provano se si rendono conto che hanno possibilità di andare a premio. Ma ce ne sono altri, in generale i buoni giocatori, che iniziano ad aprire a dismisura il loro range di apertura nonché ad aggredire in maniera forsennata su tutti i piatti. In gergo questo è quello che si dice bullare la bolla: utilizzare il proprio stack per intimorire gli avversari scared money al fine di incrementare il proprio stack. Per questi giocatori la bolla è una manna e quando trovano tavoli tight pieni di gente scared money riescono spesso a raddoppiare o più il proprio stack praticamente senza mai andare allo showdown. Se siete arrivati sulla bolla con uno stack medio/grande vi consiglio di attuare questa strategia: non bisogna giocare un torneo con l’idea di andare In The Money a tutti i costi. Tenete conto che spesso le prime posizioni pagate rappresentano poco più del 30% della quota di iscrizione pagata, un guadagno basso rispetto alla fatica che avete fatto per arrivare fino a lì. Oltretutto se sentite la cifra vuol dire che avete sbagliato torneo essendo il buy in al di fuori della portata del vostro roll. Discorso differente se volete arrivare a premio in una manifestazione prestigiosa quali possono essere le World Series of Poker, dove un piazzamento a premi rappresenta comunque un traguardo ambito. Ma in ogni caso dovete tenere presente che è sulla bolla che si costruiscono gli stack che possono poi permettere di arrivare al Final Table, dove i premi sono spesso superiori almeno a 20 volte il buy in pagato, finanche alle 100 volte o più. E’ mia personale convinzione che sia meglio un torneo vinto che 30 piazzamenti piazzamenti ed in questo caso non parlo solo per l’aspetto finanziario, comunque rilevante per un giocatore di poker, ma soprattutto per l’emozione e la soddisfazione che la vittoria di un torneo comporta.