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Rassegna Stampa Data 01 marzo ‘17 Testata Siderweb.com Pag. Pasini: imprese protagoniste a Brescia e in Europa L’overcapacity cinese, i superdazi americani, la debolezza dell’Europa: la centralità delle aziende la sola risposta 01 marzo 2017 LONATO (BS) - Il mondo cambia, è sempre avvenuto. Ma ora i mutamenti sono più rapidi e, forse, più dirompenti. In questo contesto la siderurgia non si può chiamare fuori. O, quantomeno, non può che agire con progetti lungimiranti, con visioni strategiche a lungo raggio. Ne è convinto Giuseppe Pasini, presidente del Gruppo Feralpi. «Dopo un 2016 a due velocità per la produzione siderurgica nazionale, con la seconda metà che ha evidenziato un’accelerazione – commenta l’imprenditore bresciano -, il 2017 si è aperto in continuità, sebbene non manchino elementi di incertezza». Pasini si riferisce ai rally delle quotazioni delle materie prime siderurgiche, i cui impulsi non sono ancora esauriti, così come alla politica protezionistica di Trump e alla questione cinese. Temi complessi questi ultimi, sui quali Pasini ha una visione chiara. «Ritengo che, alla luce della decisione con la quale il neopresidente statunitense ha affrontato sin da subito il nodo delle importazioni di prodotti cinesi, con ogni probabilità porterà fino in fondo il suo progetto – commenta -. Un quadro questo che, se si definisse, muterebbe significativamente lo scenario mondiale, con l’Europa chiamata ad ulteriori trasformazioni». In questo panorama, la questione cinese non pare essere ancora una partita chiusa. «L’Italia è stato l’unico Paese a trazione industriale e siderurgica ad esprimere con forza e trasparenza la propria contrarietà alla concessione di status di economia di mercato a Pechino – continua Pasini -. Altri stati, con la Germania in primis, hanno palesato posizioni meno chiare, sicuramente spinti da sistemi con strutture economiche diverse rispetto al nostro». Rassegna Stampa Secondo il numero uno del Gruppo Feralpi, sulla siderurgia cinese vi sono pochi dubbi. «I numeri parlano chiaro: l’overcapacity cinese di acciaio tocca quota 250 milioni di tonnellate – spiega il presidente -. Molte imprese del Paese hanno impianti obsoleti e sono sostenute dallo Stato. Io non sposo un protezionismo tout court, ma ritengo che sia indispensabile che in Europa, sul mercato, si agisca con le medesime regole». E a questo proposito, Pasini auspica un modello, seppur adeguato nei modi e nei tempi, ispirato al piano Davignon. «Grazie a quell’azione, la siderurgia europea è stata in grado non solo di sopravvivere, ma anche di mantenere tutt’oggi una posizione di rilievo nello scacchiere mondiale». Ma per azioni come quelle auspicate da Pasini serve unità in Europa, così come sarebbe necessaria una voce unica su un altro tema cruciale. «Entro il 2050, nel nostro continente il 70% degli approvvigionamenti energetici dovrà derivare da fonti rinnovabili – spiega -. Un obiettivo che vede al lavoro centinaia di imprese, le quali stanno già investendo e si stanno strutturando per questo grande mutamento». La storia del mondo insegna che il tema dell’energia non è mai comprimario. «Si tratta di un piano nevralgico per il futuro del sistema industriale europeo – continua Pasini -, eppure, anche in questo caso, gli Stati si sono mossi in direzioni diverse. Ad esempio l’Italia ha puntato verso il gas, mentre la Germania su carbone e lignite. Al 2050, l’Ue dovrà giungere compatta se non vorrà perdere terreno sugli scenari globali». Secondo il presidente, è proprio sui tavoli europei che devono confluire i temi centrali anche di casa nostra. «La mia quindicennale attività confindustriale e la mia presidenza di Federacciai mi hanno portato a consolidare un pensiero forte, nel quale credo fortemente – afferma -. La nostra manifattura, alla luce del suo peso specifico e della sua altissima qualità e specializzazione, deve essere sempre in contatto con gli altri sistemi industriali di rilievo europei, per un confronto sempre aperto e fitto. I temi della siderurgia, ad esempio, ormai da tempo sono sempre più globali e la sede dove discuterli è Bruxelles, perché solo lì possono essere affrontati con strumenti adeguati». Un modello che parte dal protagonismo delle imprese e si impernia su comunicazione e presenza nei luoghi dove si decide, quello proposto da Pasini. Lo stesso che pensa di portare all’interno dell’Associazione Industriale Bresciana che si è candidato a presiedere «chiamato a dare un contributo da un largo gruppo di amici e colleghi imprenditori». Un protagonismo che si deve confrontare con i temi della quarta rivoluzione industriale, i cambiamenti sociali e il ruolo della formazione e del capitale umano. «AIB è la terza territoriale nazionale, la prima per la manifattura – conclude Pasini – ed è doveroso che stringa rapporti sempre più stretti con Confindustria, ritagliandosi il ruolo da protagonista che merita». Un impegno istituzionale che il presidente di Feralpi non può non legare alla sua presidenza di Federacciai. «Allora avevo 42 anni – conclude Pasini – e ritengo che sia stata un’esperienza altamente formativa, che mi ha permesso di intessere rapporti con altri imprenditori di grande caratura e di creare un’immagine di una siderurgia matura, ma innovativa, forte, ma pronta ad adeguarsi ai cambiamenti che la circondano». Un’esperienza che Pasini intende mettere a disposizione anche per il suo cammino verso la presidenza dell’Associazione. E dovrà essere una corsa, necessaria per stare al passo dei nuovi ritmi economici. Fiorenza Bonetti