Convegno autunnale Assofermet Capri 12 ottobre 2002

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Convegno autunnale Assofermet Capri 12 ottobre 2002
Convegno autunnale Assofermet
Capri 12 ottobre 2002
Intervento del Presidente di Eurometrec, Fernando Duranti
Oggetto: La situazione congiunturale del mercato dei rottami di metalli non
ferrosi
La congiuntura attuale nell’industria metallurgica italiana coinvolge anche tutte le
materie prime secondarie (rottami di metalli non ferrosi), sia in esportazione che sul
mercato interno, destinate alle industrie italiane che trasformano questi prodotti in
semilavorati e prodotti finiti.
La scarsità nel reperimento di queste materie prime risulta più evidente sul mercato
interno perché è provocata principalmente dalla diminuzione nella produzione dei
prodotti manufatti e dai prezzi bassi che circolano.
Prendiamo in considerazione 2 tipi di rottami, quello di rame e quello di ottone,
ambedue elementi indispensabili per la produzione della barra di ottone. Questi due
prodotti alimentano le più importanti Società italiane che producono barra e pani di
ottone destinati alle industrie trasformatrici.
Come ben sappiamo, l’Italia è tra i primi 3 paesi al mondo che importano e
trasformano rottami di metalli non ferrosi in semilavorati nonché in altri prodotti
manufatti. Una parte di questo fabbisogno viene soddisfatto dal mercato interno e fino
ad un paio di anni fa gli utilizzatori potevano attingere per la rimanenza dei loro
fabbisogni ai mercati esteri quali Stati Uniti, Gran Bretagna, Paesi Europei, quelli
dell’Est e del Nord Africa.
Oggi i principali paesi dai quali importiamo sono rimasti Germania e Francia, e qualche
volta, quando i mercati dell’Estremo Oriente non sono competitivi, l’Inghilterra.
Essendo ora il nostro mercato più debole e meno competitivo questi paesi non sono
più interessati ad esportare in Italia. I motivi sono molteplici ed elencandoli qui di
seguito noterete il cambiamento avvenuto negli ultimi anni nella geografia dei paesi
ex utilizzatori ed esportatori e paesi principalmente esportatori.
Esaminiamo il caso del più grosso esportatore e contemporaneamente utilizzatore di
rottami di rame al mondo: gli Stati Uniti d’America. Questo paese, un anno fa, ha
chiuso l’ultimo impianto di produzione di rame che utilizzava rottami al 94/96% di
rame. Ovviamente senza utilizzatori la disponibilità di rottami va tutta
all’esportazione.
Pure la Gran Bretagna ha subito la stessa sorte con l’esclusione di alcuni piccolissimi
impianti che risultano insignificanti nelle statistiche di produzione. Oggi questi due
paesi esportano i loro rottami, sia di rame che di ottone, in Estremo Oriente verso
Cina, Corea e India. Quanto accade è ovviamente legato al prezzo che questi paesi
pagano per queste qualità di rottami. I vantaggi goduti da questi 3 paesi rispetto
all’Europa sono quelli del basso costo della manodopera e della congrua differenza nei
noli marittimi per il trasporto dei containers da e per queste due destinazioni. La
maggior parte dei rottami riciclati nel nord Europa in paesi come Olanda, Belgio e
Germania del nord seguono la stessa strada.
Per quanto riguarda i paesi dell’Est, fino a qualche tempo fa grossa fonte di
approvvigionamento, sappiamo che la Russia, da un po’ di tempo, ha imposto dei dazi
sui rottami all’esportazione e pertanto il divieto è ufficialmente quasi totale. Altri paesi
dell’Est quali la Polonia, l’Ungheria e la Repubblica Ceca, hanno, negli ultimi 2 anni,
completato la costruzione in casa loro di nuovi impianti di trasformazione e utilizzando
la loro disponibilità interna di materie prime riescono così ad esportare prodotti finiti
con un più alto valore aggiunto. Nel caso dell’Ungheria sappiamo che hanno costruito
delle fonderie per la produzione di pani di alluminio secondario e che forniscono le
maggiori Società automobilistiche tedesche con il loro prodotto. Dall’Ucraina transitava
parecchio materiale proveniente dalla Russia, ma anche qui le esportazioni sono state
totalmente bloccate.
Se consideriamo il fattore prezzo da mercati quali USA e Gran Bretagna faccio notare
che la differenza, nel prezzo quotato dai consumatori italiani per merce resa franco
loro stabilimento rispetto a quello quotato da commercianti americani e/o inglesi,
equivale al 7-8% in meno a confronto di quello che gli esportatori di questi 2 paesi
ottengono dai loro clienti in Estremo Oriente. In aggiunta a questa differenza di
prezzo, faccio presente che le condizioni di pagamento offerte dai nostri utilizzatori
sono ben lontane da quelle concesse dai paesi Orientali, che pagano con lettera di
credito alla partenza contro i 30 giorni data arrivo in stabilimento proposto dai nostri
utilizzatori.
Per completare la nostra analisi sul mercato italiano, vorrei menzionare che i prezzi di
acquisto dei nostri utilizzatori è basato sulla quotazione ufficiale del prezzo della barra
di ottone, pubblicato o comunicato da un ente di cui non si conosce bene il nome.
Sappiamo che il prezzo del rame viene stabilito a Londra ma non sappiamo dove
venga stabilito il prezzo della barra italiana e da chi. La stranezza di questo prezzo è
che questo salga sempre in ritardo rispetto a quando la quotazione del rame al LME
varia al rialzo e scenda altrettanto rapidamente quando l’andamento cambia
tendenza.
In molti casi succede anche l’effetto completamente opposto: sale la quotazione del
rame al LME e scende il prezzo della barra di ottone. Ci si chiede il motivo di questa
variazione. La risposta che ci viene data è che il mercato della barra in vendita è a 0 e
pertanto il prezzo deve essere diminuito; nel frattempo la richiesta di rottami per
produrre barra di ottone continua ad essere sostenuta.
Questa è una procedura alquanto pericolosa poiché potrebbe in un prossimo futuro
causare ulteriore scarsità di forniture alle nostre industrie di materie prime
indispensabili per produrre i fabbisogni richiesti dal mercato.
La situazione attuale è alquanto equivoca poiché viene segnalato che alcuni
commercianti, sia in Italia che in Europa, sono in possesso di consistenti quantitativi di
metallo a stock e che questi saranno immessi sul mercato solamente se e quando i
prezzi subiranno forti rialzi. Non dimentichiamo che il rallentamento nella produzione
industriale produce quantità inferiori di rottami ed, anche se vi fosse un’eventuale
improvvisa ripresa della produzione stessa, questo provocherebbe inizialmente un
flusso di materie prime inferiore alla domanda, con accaparramento di materiale a
prezzi più alti del necessario, prima di ritornare sui livelli di mercato.
La partecipazione dell’EUROMETREC nei problemi esistenti nell’Unione
Europea relativi alle materie prime per le nostre industrie consumatrici
L’Eurometrec è la Federazione Europea del commercio e riciclaggio di rottami di
metalli non ferrosi. Ha la sede a Bruxelles ed è stata costituita nel 1990.
I Soci sono le Associazioni nazionali dei paesi dell’Unione ed essa rappresenta gli
interessi di circa 1,000 imprese commerciali, grandi e piccole, che trattano soprattutto
la raccolta, il commercio, il trattamento ed il riciclo di rottami di metalli non ferrosi.
I principali obiettivi dell’Eurometrec sono:
1. collegamento fra le rappresentanze delle Federazioni nazionali e le Commissioni, il
Parlamento ed il Consiglio in Europa ecc., nonché con gli altri organismi dentro e
fuori dell’Unione;
2. assicurare uno stretto legame tra le associazioni europee e rappresentare
efficacemente le associazioni collegate con i commercianti e riciclatori di metalli;
3. esaminare e studiare tutti i problemi legali, commerciali e inserire questo settore
nel posto che si merita nella Comunità Europea per la protezione dell’ambiente.
Le attività dell’Eurometrec sono attualmente focalizzate sul monitoraggio dei vari
problemi legislativi in corso di discussione con la Commissione Europea a Bruxelles.
I punti principali dell’intervento della nostra Federazione sono i seguenti:
1. le spedizioni ed il trasporto dei rifiuti nell’ambito europeo e le esportazioni verso
paesi terzi;
2. la questione relativa al problema Rottami/Rifiuti, che è sempre di attualità poiché
di difficile risoluzione;
3. la lista dei rifiuti pericolosi;
4. la direttiva sui beni durevoli (rifiuti elettrici ed elettronici); questa direttiva è
ancora allo studio ma una soluzione a questo problema non sembra così
imminente;
5. le Norme sugli Standards europei relativi ai rottami di metalli non ferrosi; queste
sono in via di completamento e quando entreranno in vigore permetteranno ai
consumatori europei di acquistare le loro materie prime secondarie basandosi su
queste nuove Norme che, purtroppo, sono e saranno troppo penalizzanti per la
nostra industria di raccolta e di distribuzione. Faccio presente che quelle sul Rame
sono già in vigore ma non sembra che abbiano, fino a questo momento, avuto
molto successo nella loro applicazione anche fra i consumatori stessi. Quelle
sull’alluminio sono allo studio e sono quasi pronte per l’approvazione definitiva.
Ritorniamo al problema riguardanti i rottami nel Vecchio Continente.
L’Unione Europea risulta essere il più grosso consumatore di rottami di metalli non
ferrosi e come ben sappiamo, non avendo miniere alle quali attingere minerali,
dipende principalmente dalle importazioni per soddisfare il totale fabbisogno di
materie prime non essendo autosufficiente con quelle recuperate nei vari mercati
nazionali. Pertanto l’accesso a queste materie prime costituisce un importante fattore
di competitività dell’industria europea stessa.
Ci sono alcuni altri fattori, fra quelli elencati sopra, ugualmente importanti, che stanno
distorcendo negativamente il modo di operare nel nostro vasto mercato; pertanto, si
sta rendendo necessario l’intervento dell’Unione Europea affinché vengano prese
iniziative, anche politiche, per arrivare ad una soluzione di compromesso su questo
problema di reperimento di materie prime per i nostri utilizzatori.
Come già accennato, uno dei maggiori inconvenienti connessi a queste difficoltà
riguarda principalmente la questione dei Rifiuti e non Rifiuti.
Il 60% della produzione e raccolta dei rottami metallici in Europa, riciclati come
materie prime e commercializzati a prezzi anche a livelli internazionali, sono collegati
alle quotazioni dei metalli primari alla borsa di Londra. Tuttavia, nonostante questo
fattore importante, i “rottami” vengono considerati, dalla legislatura Europea e da
quella Internazionale, come Rifiuti. Ovviamente questa definizione provoca effetti
negativi per il reperimento di queste importanti materie prime ed inoltre provoca
flessioni sull’andamento delle quotazioni sui mercati nazionali ed internazionali.
In aggiunta a quanto sopra, dobbiamo considerare anche le difficoltà nella modulistica
del trasporto di queste materie prime che influenza negativamente i flussi di queste
ultime in quanto, più difficile e complicato diventa il sistema di trasporto interno delle
stesse, più cresce la decisione di esportare sui mercati esteri dove risulta più semplice
la modulistica rispetto a quella del trasporto intereuropeo. Infatti i paesi come la Gran
Bretagna esportano la maggior parte dei loro rottami verso paesi terzi ottenendo
anche prezzi più alti.
Un altro elemento negativo che sta colpendo l’accesso dei rottami di metalli non
ferrosi al singolo mercato è la questione delle frodi sull’IVA. Recentemente la stampa
ha segnalato alcuni casi scoperti ed uno di questi articoli ha anche espresso molto
chiaramente gli aspetti negativi delle frodi sull’industria dei rottami e quella delle
ferroleghe che sono attualmente in piena crisi.
Fattori negativi possono essere considerati anche i costi di trasformazione e di mano
d’opera dei paesi del Far East, quali Cina, India e Corea. Costoro applicano costi di
raffinazione (refining charges) sulle quotazione del metallo grezzo e, ignorando alcuni
parametri di costo che vengono normalmente inclusi nelle quotazioni internazionali,
provocano il rigonfiamento dei prezzi di acquisto, spodestando cosi tutti gli altri
mercati, in modo particolare quello europeo, e orientando gli afflussi di materie prime
verso i loro paesi.
Quanto sopra riguarda principalmente il rame, ma altri metalli quali zinco, alluminio, e
altre materie prime a base di rame, seguono lo stesso trattamento.
Infine, un elemento importante nel libero scambio delle merci riguarda l’applicazione
di dazi alle esportazioni applicati da alcuni paesi dai quali l’Europa aveva attinto
liberamente per alcuni anni. Trattasi di paesi come Russia e Ucraina che, con
l’applicazione di tasse alle esportazioni, hanno privato i consumatori europei di circa
50% dei loro fabbisogni di rottami negli ultimi 3 anni. La Cina, che ha recentemente
aderito al World Trade Organisaton, accettando così il libero scambio dei loro prodotti,
eliminerà gradualmente tutte le restrizioni alle loro esportazioni di minerali non
ferrosi, metalli e semilavorati.
Un recente caso di alterazione dei prezzi di mercato è l’esempio di un prodotto che è
stato esposto alla recente fiera di Montichiari a Brescia. Esposti in uno stand diretto da
cinesi c’erano dei rubinetti apparentemente perfetti, e forse meglio dei nostri, il cui
prezzo esposto corrispondeva a circa un terzo di quello pagato per un simile rubinetto
nazionale prodotto con barra di ottone italiana. Alcuni campioni di questi rubinetti
sono stati analizzati ed è stato riscontrato, si dice, che gli stessi contenevano un
tenore di piombo fino all’8% contro il 3% massimo concesso ai produttori di barra
secondo le specifiche UNI.
La storia di alcune industrie bresciane che hanno esportato i loro impianti per la
lavorazione e/o fusione di metalli in Cina creerà senz’altro danni in futuro alla nostra
industria poiché, dopo l’esempio dei rubinetti, avremo ben presto altre sorprese sul
nostro territorio di prodotti a prezzi stracciati, i controeffetti dei quali saranno quelli di
colpire direttamente i nostri produttori.