Scoppia la mini-bolla immobiliare

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Scoppia la mini-bolla immobiliare
rassegna stampa
Il centro studi: la correzione già avvenuta non basta, il rapporto fra le quotazioni e il reddito disponibile
è del 9,2% più alto della media storica
Scoppia la mini-bolla immobiliare
Confindustria: i prezzi sono calati del 10% dal 2008, entro un anno giù di un altro 7%
g Tratto da La Stampa del 2 settembre 2012 a cura di Luigi Grassia
ra i tanti mali che affliggono l’Italia,
per fortuna non c’è una bolla immobiliare (cioè una iper-valutazione
delle case) come quella che sta tormentando la Spagna, o come l’altra dell’America che ha dato la stura alla crisi globale
nel 2008 (coi famigerati mutui “supreme”). Però anche in Italia i prezzi delle
case sono un po’ troppo alti, e al momento un po’ cedenti. È quasi inevitabile che
in una recessione i risparmiatori all’inizio
comprino case in casa di bene-rifugio, ma
poi finiscano i saldi e la tensione al rialzo
dei prezzi; così scoppia una mini-bolla, se
non una bolla vera. E in Italia ci si è messa pure l’Imu che ha stroncato le compravendite.
Ieri il Centro studi di Confindustria ha diffuso un rapporto in cui segnala che dal
2008 a oggi i prezzi delle case sono scesi,
in media, di più del 10%, ma questo ancora non basta a riequilibrare il mercato.
Come si ha ad affermarlo? C’è un indicatore storico, il rapporto tra prezzi e reddito disponibile, che senza essere vangelo
aiuta comunque a farsi un’idea dello stato del mercato. Bene, quel valore nel primo trimestre del 2012 risultava nettamente superiore (+9,2%) alla media di
lungo periodo. Per tornare su quella media, che corrisponde a prezzi sostenibili,
entro il 2013 le quotazioni degli immobili
dovrebbero scendere in media di un altro
7%. Naturalmente nessuno ha la sfera di
cristallo, inoltre gli aggiustamenti, di solito, non sono lineari e prevedibili ma tendono ad avere oscillazioni e strappi; perciò il Centro studi di Confindustria, dopo
aver individuato la linea di tendenza, segnala che “l’aggiustamento potrebbe essere più prolungato e più profondo”.
Dice il Csc: “Poiché il reddito disponibile
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pro capite ha arrestato la sua crescita nell’attuale fase di recessione (+0,3% tendenziale nel primo trimestre 2012), gran
parte del peso dell’aggiustamento dovrà
ricadere sul livello dei prezzi. Per tornare
sui valori di lungo periodo entro la fine
del 2013 (in tempi simili a quelli seguiti
dalla bolla americana) e scontando un
aumento del reddito disponibile del 2,6%
cumulato nel 2012-2013 (secondo le previsioni Ref), i prezzi nominali dovrebbero
ancora scendere del 70%”. L’ulteriore ipotesi di aggiustamento “più prolungato e
più profondo” si basa sull’osservazione
che “nel 2000 il rapporto tra quotazioni e
reddito disponibile pro capite era del
14,9% sotto la media dilungo periodo e
nel 1997 del 30%”.
Ma adesso, di preciso, a che punto siamo? Il mercato risultata “in rapido peggioramento”; nel primo trimestre di quest’anno le compravendite sono crollate
del 19,6% mentre si allungano i tempio di
L’aggiustamento
potrebbe
essere anche
più violento,
come nel 2007
e nel 2000
L’Italia è fra i
paesi in cui le
iper-valutazioni
sono più
contenute:
peggio va
in Spagna
e in Francia
vendita (ora 8,2 mesi, cioè un mese in più
di un anno fa). La domanda è compressa
dalla caduta del reddito disponibile e dall’inaridirsi del flusso di mutui da parte
delle banche. Questi parametri risultano
“peggiori di quelli registrati nel
2008-2009, biennio nel quale la diminuzione dei prezzi nominali è stata del 6,1%
complessivo”.
Negli altri Paesi, osserva il Csc, “le bolle
immobiliari sono ormai quasi ovunque
scoppiate e i prezzi delle case sono scesi
e continuano a scendere rapidamente, in
termini sia nominali sia reali. Solo negli
Stati Uniti ci sono chiari segnali di stabilizzazione”. Rispetto all’Italia, nel resto
d’Europa l’aggiustamento dei prezzi delle
abitazioni è molto più lontano dall’essersi concluso: se da noi il rapporto tra prezzi e reddito disponibile è superiore del
9,2% alla media storica, in Spagna lo scostamento è del 25,4%, in Francia del
34,3% e in Olanda addirittura del 36,6%. g