Le pensioni e la sfida dei dividendi
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Le pensioni e la sfida dei dividendi
Rassegna stampa 21/11/2011 : Notizie di oggi Corriere della Sera Passaggio al Contributivo? ci Perde chi si Ritira prima Tasse, si parte dalla casa Pensioni verso la riforma Corriere Economia Le pensioni e la sfida dei dividendi Pip, entrata agevolata per i giovani lavoratori Corriere.it Bonus-crescita con il contributivo Giorno, Il (Milano) Ma la spesa pensionistica si può tagliare? Si possono rendere più trasparenti le proced... Herald Scotland Online Pension pot predicaments ItaliaOggi7 Contribuzione previdenziale l'Unità.it Pensioni, il piano di Fornero: verso il contributivo pro-rata Milano Finanza Un'Europa, tanti assegni Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi) PREVIDENZA Rischio nuove quote per gli «usuranti» LAVORO Senza titolo Sole 24 Ore, Il (Plus) Aviva, 18 mesi per trasferire i Pip Dai ragionieri l'esempio da seguire Le altre Casse per il momento danno solo scarne informazioni ai loro aderenti Voce della Slovacchia, La Piccolo aumento delle pensioni dal 2012 Do you want your PRESSToday ? La soluzione per le tue rassegne stampa on-line: www.presstoday.com Rassegna stampa Corriere della Sera "Passaggio al Contributivo? ci Perde chi si Ritira prima" Indietro Data: 21/11/2011 Stampa CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 21/11/2011 - pag: 13 Passaggio al Contributivo? ci Perde chi si Ritira prima Così si riduce l'assegno se si lascia a 59 anni con 40 di contributi Sembra dunque deciso. Il passaggio al sistema di calcolo della pensione cosiddetto «contributivo» dal primo gennaio 2012 è destinato ad essere uno dei primi provvedimenti del nuovo governo Monti. Una volta sentite le parti sociali, il neo ministro Elsa Fornero metterà in pratica un'idea che coltiva da tempo. Un cambio di sistema finalizzato all'equità generazionale. Occorre infatti riconoscere che le pensioni retributive sono caratterizzate da uno scarso collegamento tra contributi versati e prestazioni ricevute. Nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di un vero e proprio regalo a carico della collettività. Non è facile calcolarne l'ammontare, perché dipende da molti parametri. Se ne può ottenere una stima attraverso un indicatore della generosità del nostro sistema pensionistico, che conferma i notevoli benefici garantiti a chi è già in pensione, e chi vi andrà nei prossimi anni. Il sistema a ripartizione Il generoso «retributivo» scomparirà del tutto solo nel 2030, quando sarà finalmente a regime il criterio «contributivo». Un sistema a ripartizione, come è il nostro (secondo cui si pagano le pensioni sulla base dei contributi incassati), è finanziariamente sostenibile quando restituisce al lavoratore, sotto forma di rendita, i contributi versati, capitalizzati a un tasso pari al tasso di crescita dell'economia. Ebbene, la formula retributiva ha per troppo tempo sistematicamente violato il principio della sostenibilità, offrendo un «rendimento» (un interesse annuo sui contributi) assai superiore a quello finanziariamente sostenibile. Un assegno per tre Per quanto riguarda il calcolo della pensione, la riforma del '95 ha individuato tre tipologie di lavoratori: 1) I «fortunati» del 1995, esonerati dall'applicazione del contributivo grazie alla artificiosa demarcazione introdotta tra coloro che, al 31 dicembre 1995, avrebbero raggiunto almeno 18 anni di anzianità e gli altri. 2) I «parzialmente fortunati», con anzianità inferiore a 18 anni nel 1996, la cui pensione sarà calcolata secondo il pro rata, ossia in base alla regola retributiva per l'anzianità maturata al 1995 e a quella contributiva per l'anzianità dal 1996. 3) Gli «sfortunati», coloro che si sono affacciarti nel mondo del lavoro a partire dal 1996, la cui pensione sarà interamente contributiva. La prima conseguenza dell'introduzione del contributivo pro rata è un generale avvicinamento dei trattamenti tra le categorie. Si avrebbe così un aumento dell'età minima di pensionamento, mentre sparirebbero le pensioni di anzianità per i «fortunati» e i «parzialmente fortunati», i quali avrebbero almeno una parte di pensione contributiva, molto piccola per i primi, più grande per i secondi. Il calcolo «pro rata» È bene precisarlo per non spaventare. L'introduzione del criterio contributivo per tutti, sarà comunque effettuata in pro rata. Riguarderà sì la totalità dei lavoratori, indipendentemente dal numero degli anni contributi accumulati al dicembre '95, ma varrà solo per i versamenti futuri (cioè per la contribuzione versata dal primo gennaio 2012). Questo significa che gli effetti negativi, il sistema retributivo è certamente più vantaggioso, saranno maggiormente attenuati, quanto più è vicina la data del pensionamento. Ma quanto ci perdo passando al contributivo? Un interrogativo che si pongono in molti i questi ultimi giorni. Tentiamo quindi di dare una risposta, con l'aiuto qualche caso concreto. Qualche esempio Un impiegato con 35 anni di lavoro alle spalle e una retribuzione di 30 mila euro che decida di lasciare tra 5 anni (raggiunti i 40 anni di contributi) all'età di 59, con il passaggio al contributivo perderebbe circa 52 euro al mese. Perdita che scende a 32 euro mensili di pensione, se la sua anzianità al 31 dicembre del 2011 anziché di 35 anni è di 37 anni (vedi grafico). Invece, ci rimette solo 9 euro al mese nel caso in cui alla fine di quest'anno possa contare su 39 anni di contribuzione. Per il funzionario con 70 mila euro di stipendio, invece, il taglio dell'assegno mensile si aggirerebbe intorno a 78 euro con 35 anni di anzianità al 31 dicembre del 2011. Perdita che si riduce: a 42 euro con un'anzianità di 37 anni, sino a raggiungere soli 25 euro (su una rendita mensile di 3.779 euro) in presenza di 39 anni di contributi versati. Questo perché il vantaggio del conteggio retributivo si attenua man mano che la retribuzione pensionabile, cioè l'ultima retribuzione, sale. Infatti, al sopra del cosiddetto «tetto» (oggi pari a 43.042 euro), l'aliquota di rendimento del 2%, per ogni anno di contributi, si assottiglia sino a raggiungere l'1% (0,90% per le quote di pensione maturate dopo il 1992), per la parte di retribuzione pensionabile eccedente gli 81.780 euro. Un sacrificio tutto sommato accettabile che convincerebbe più di uno a prolungare l'attività oltre i 40 anni, tetto massimo di anzianità presa in considerazione dal «retributivo», recuperando peraltro in pensione l'anno in più di lavoro (e versamento di contributi) che deve scontare per via della finestra mobile (decorrenza fissata 13 mesi dopo). Sempre che non venga soppressa, come pare sia nelle intenzioni del nuovo ministro. Domenico Comegna RIPRODUZIONE RISERVATA Rassegna stampa Corriere della Sera "Tasse, si parte dalla casa Pensioni verso la riforma" Data: 21/11/2011 Indietro Stampa CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 21/11/2011 - pag: 11 Tasse, si parte dalla casa Pensioni verso la riforma Prevista anche la revisione delle rendite catastali ROMA Corrado Passera le misure per accelerare le infrastrutture e la liberalizzazione degli ordini professionali, insieme a Paola Severino, cui spetta anche il piano per la riforma degli uffici di giustizia. Elsa Fornero i nuovi interventi sulle pensioni, il mercato del lavoro e la fusione degli istituti previdenziali pubblici, Inail compresa. Fabrizio Barca il piano per la riprogrammazione dei fondi comunitari, Anna Maria Cancellieri l'accorpamento degli uffici di governo. Il neo presidente del Consiglio, Mario Monti, avvia la sua missione in Europa e oggi, prima di volare a Bruxelles, assegnerà ai suoi ministri i primi, precisi compiti. L'idea del premier è quella di predisporre un piano d'urto per la crescita che prenda avvio dal primo gennaio dell'anno prossimo. Per fine dicembre i provvedimenti dovranno essere approvati e andranno messi a punto rapidamente dai ministri competenti. Insieme alle misure che predisporrà lui stesso per garantire la tenuta del bilancio: il piano per la riduzione del debito pubblico, le nuove misure per combattere l'evasione con l'abbassamento del limite all'uso del contante, e soprattutto gli eventuali tagli di spesa e aumenti delle tasse per fronteggiare un più che probabile scostamento del deficit pubblico dagli obiettivi concordati con la Ue. Ieri il segretario della Cgil, Susanna Camusso, ha lanciato un avvertimento molto chiaro al nuovo premier. «La reintroduzione dell'Ici sulla casa non può essere il punto di partenza. Si può fare un riordino della tassazione sulla casa solo dopo aver modificato i pesi dell'imposizione fiscale, partendo da un'imposta sui grandi patrimoni» ha detto la Camusso. A Silvio Berlusconi sta bene una tassa "simile" all'Ici e dice un no secco alla patrimoniale, ma nel Pdl in molti, per primo Renato Brunetta, non vogliono né l'una né l'altra. Il presidente del Consiglio ha però già detto chiaramente che la tassazione sulla casa in Italia è troppo bassa, e che l'esenzione dell'abitazione di residenza è un "unicum" in tutta Europa. L'Ici tornerà, con il nuovo nome di Imu già dal primo gennaio 2012 e sarà articolata in funzione del reddito, del numero dei componenti del nucleo familiare e, in qualche modo, del patrimonio. Nello stesso tempo il governo potrebbe procedere alla rivalutazione delle rendite catastali, i valori sui quali si pagano le tasse sugli immobili. Dalla revisione delle imposte sull'abitazione potrebbero derivare come minimo 5 miliardi di euro, ma anche quattro volte di più se il governo decidesse di allineare i valori "virtuali" delle rendite catastali a quelli effettivi di mercato. Per fare cassa, sono sempre pronte l'aumento di un punto delle aliquote Iva del 10 e del 21% (6 miliardi) e delle accise (4 miliardi), che potrebbero compensare i tagli all'assistenza (o alle detrazioni fiscali) per 4 miliardi di euro già iscritti nel bilancio 2012. Sempre dal primo gennaio, secondo il piano a tappe forzate che oggi Monti illustrerà in Consiglio dei ministri, dovrebbero scattare i nuovi correttivi al sistema previdenziale. Partirebbero subito sia l'agganciamento automatico dell'età pensionabile alle speranze di vita che i nuovi coefficienti di rivalutazione. E scatterebbe una nuova soglia mobile per scoraggiare, con incentivi e disincentivi basati sull'adozione del sistema contributivo pro-rata, o puro, i pensionamenti d'anzianità. La riforma sarebbe accompagnata da una revisione dei contributi previdenziali per i lavoratori part-time e per gli autonomi, ma anche dalla riforma degli ammortizzatori sociali. Mario Sensini RIPRODUZIONE RISERVATA Rassegna stampa Corriere Economia "Le pensioni e la sfida dei dividendi" Indietro Data: 21/11/2011 Stampa CORRIERE ECONOMIA - ECONOMIA sezione: Prima data: 21/11/2011 - pag: 27 Le pensioni e la sfida dei dividendi E se la pensione fosse anche una questione di dividendi? BlackRock, il colosso internazionale del risparmio gestito molto attivo anche nel nostro Paese, ha chiesto a 600 Fund selector europei che cosa pensano e quanto fiducia hanno nelle strategie equity income, cioè in quei portafogli gestiti in modo da sfruttare il reinvestimento delle cedole azionarie. Ebbene gli esperti finanziari responsabili della valutazione per i prodotti di risparmio da utilizzare nelle grandi gestioni hanno risposto con ampio consenso (46%) che l'allocazione in comparti equity income aumenterà nei prossimi tre anni, mentre il 40% ritiene che salirà già nei prossimi 12 mesi. «Le azioni, nonostante la loro maggiore volatilità, avranno un ruolo fondamentale nell'aiutare gli investitori a raggiungere i loro obiettivi di medio termine spiega Bruno Rovelli, a capo dell'investment advisory di BlackRock Italy . E questo è particolarmente vero per le strategie equity income, che offrono un flusso costante di reddito capace di crescere nel tempo senza essere eroso dall'inflazione». Durante il decennio perduto delle Borse tra il 2000 e il 2009 il rendimento cumulativo dell'Msci all country world index è stato del -12,35%, ricorda lo studio. Se si calcola, però, il reinvestimento dei dividendi, si raggiunge il 9,26%. Insomma sembra che le cedole possano fare la differenza. Soprattutto quando il mercato è ostile e difficile. RIPRODUZIONE RISERVATA Rassegna stampa Corriere Economia "Pip, entrata agevolata per i giovani lavoratori" Indietro Data: 21/11/2011 Stampa CORRIERE ECONOMIA - ECONOMIA sezione: Prima data: 21/11/2011 - pag: 26 Pip, entrata agevolata per i giovani lavoratori P er i giovani arriva la pensione di scorta low cost. Ai sottoscrittori con meno di quarant'anni, Generali azzera per i primi due anni i caricamenti del Pip (Piano previdenziale individuale) Valore pensione. Con quest'iniziativa la compagnia punta ad avvicinare alla previdenza complementare la fascia di popolazione che ne avrà più bisogno, considerate le prospettive del sistema pensionistico, ma che attualmente vede una percentuale molto bassa d'iscritti. Valore pensione è rivolto ai lavoratori dipendenti e autonomi, e offre la scelta fra quattro linee d'investimento con diverso profilo di rischio: la gestione separata Gesav global, l'azionaria europea, la moderata e la bilanciata, che offrono con diverse percentuali una combinazione delle prime due. Gesav global, che garantisce un rendimento minimo annuo del 2%, fra il 2007 e il 2010 ha ottenuto una performance del 4,4% medio annuo contro il 2,3% del Tfr. Sul sito www.generali.it è anche disponibile il check up previdenziale che permette di stimare la futura pensione, il divario rispetto alla retribuzione finale e l'investimento necessario per cercare di colmarlo. R.E.B. RIPRODUZIONE RISERVATA Rassegna stampa Corriere.it "Bonus-crescita con il contributivo" Indietro stampa | chiudi Data: 21/11/2011 Stampa Il passaggio al nuovo sistema: Rendite più alte se si rinvia il ritiro Bonus-crescita con il contributivo Il completamento della riforma Dini e le sperequazioni per età. Incentivi a restare. Con il contributivo pro-rata l'aumento sarebbe pari a 536 euro per un 63enne Estensione a tutti del metodo contributivo? È molto probabile. Il neo ministro del Lavoro Elsa Fornero sostiene da tempo una modifica del sistema che introdurrebbe, al di là di una riduzione della spesa previdenziale, una maggiore equità. Il metodo retributivo che garantisce al lavoratore il reddito che ha ottenuto nell'ultima parte della sua vita, è ormai ritenuto un meccanismo che produce gran parte delle diseguaglianze sociali di oggi: pensiamo, ad esempio, al caso limite di un lavoratore che va in pensione da direttore generale, avendo iniziato da fattorino. Il contributivo, al contrario, applicato a chi ha iniziato a lavorare dopo il '96, produce una sostanziale equivalenza tra contributi versati e pensione incassata. Ma vediamo cosa comporta in concreto. La riforma Dini La grande riforma varata nell'agosto del '95 prevede tre diversi procedimenti di calcolo della pensione, a seconda dell'anzianità maturata al 31 dicembre di quell'anno. 1) Per i lavoratori più anziani, quelli che potevano contare su un minimo di 18 anni di contributi (in linea di massima, si tratta dei nati tra il '50 e il '60), il conteggio della rendita è rimasto sostanzialmente invariato: il cosiddetto retributivo, agganciato agli stipendi riscossi nell'ultimo periodo lavorativo. 2) Per i lavoratori con meno di 18 anni di contributi alla fine del '95, il calcolo viene invece effettuato utilizzando entrambi i criteri: il retributivo, per gli anni di anzianità accumulata sino al 31 dicembre 1995; e il contributivo, per l'anzianità acquisita dal 1° gennaio 1996 in poi. 3) E infine le nuove generazioni, coloro cioè che hanno cominciato a lavorare dopo il '95, per i quali il conteggio viene determinato esclusivamente con il metodo contributivo. I calcoli della Ragioneria Secondo la Ragioneria generale dello Stato, il grado di copertura assicurato dal sistema pensionistico pubblico per un lavoratore dipendente uomo, partendo da un valore di circa il 70% dell'ultimo salario o stipendio per coloro che oggi cessano l'attività in età di 63 anni e con 35 anni di contribuzione, scenderà al 52,8% nel 2040 al raggiungimento del pieno regime definito nel '95. La riduzione deriva dal maggior peso che nel tempo assume il sistema di liquidazione contributivo rispetto al retributivo e dall'allungamento della speranza di vita. In seguito la diminuzione è meno rilevante: la copertura sempre per lo stesso individuo si colloca sul 51,8% nel 2050 e sul 50,8 nel 2060. Al netto delle imposte, il grado di copertura è invece maggiore, con il venir meno del prelievo contributivo e la progressività del sistema fiscale. Il beneficio per i lavoratori dipendenti è valutabile in media in un 10% del salario (l'aliquota a carico del dipendente è del 9,19%); il guadagno è più ampio per i percettori di redditi modesti, per i quali la soglia non tassabile assume particolare rilievo. La riduzione della copertura rispetto a coloro che accedono alla pensione oggi potrà essere maggiore di quella pronosticata, perché i giovani oggi incontrano serie difficoltà nell'inserimento nel mondo del lavoro e i periodi di attività sono spesso discontinui. È quindi quasi certo che, a parità di età, coloro che andranno in pensione nei prossimi decenni avranno un periodo di contribuzione più limitato rispetto ai pensionandi attuali. Inoltre, il grado di copertura comunemente indicato è quello offerto al momento del pensionamento. Successivamente, essendo stato di fatto abolito il collegamento delle pensioni con l'evoluzione delle retribuzioni in termini reali, tale parametro è destinato a ridursi; per un individuo di sesso maschile con 63 anni di età e 35 anni di contributi l'attuale grado di copertura indicato dalla Ragioneria generale dello Stato nel 70% al momento del pensionamento, data una vita attesa residua di circa 20 anni, nell'ipotesi di una crescita media dei salari dell'1,5% in termini reali si ridurrebbe gradualmente nel corso del tempo; nel periodo finale della vita esso scenderebbe a circa il 52%. Come funziona il contributivo Il sistema contributivo funziona come un libretto di risparmio. Il lavoratore provvede, con il concorso dell'azienda, ad accantonare annualmente il 33% del proprio stipendio (i lavoratori autonomi il 20% del reddito). Il capitale versato produce un interesse a un tasso legato alla dinamica quinquennale del Pil (il Prodotto interno lordo) e all'inflazione. Quindi più cresce l'Azienda Italia, maggiori saranno le rendite su cui si potrà contare. Alla data del pensionamento, al montante contributivo rivalutato si applica un coefficiente di conversione che cresce con l'aumentare dell'età. Il coefficiente, ad esempio, è pari al 4,798%, per chi sceglie di chiedere la rendita a 60 anni, sale al 5,093% per chi resiste fino a 62 anni e al 5,620% se si decide di arrivare fino a 65 anni. La transizione L'introduzione del contributivo per tutti, avverrà comunque in pro-rata. Riguarderà sì la totalità dei lavoratori, indipendentemente dal numero degli anni contributi accumulati al dicembre '95, ma varrà solo per i versamenti futuri (per la contribuzione versata dal 1° gennaio 2012, come sembra). Gli effetti negativi, il sistema retributivo è certamente più vantaggioso, saranno maggiormente attenuati, quanto più è vicina la data del pensionamento. Prendiamo ad esempio un dipendente con uno stipendio pensionabile di 30 mila euro l'anno a cui venga imposto di lavorare 2-3 anni in più. Mantenendo la regola retributiva, ogni anno di lavoro aggiuntivo porterebbe a un aumento dell'assegno annuo di 600 euro (il 2% della retribuzione), a prescindere dall'età di pensionamento. Adottando il contributivo pro-rata, tale aumento dipenderebbe dall'età e sarebbe pari a 536 euro per un 63enne e a 573 euro per un 65enne. Ma cosa bolle in pentola? Quanto al pensionamento, stando alle indiscrezioni, la fascia di età stabilita nel 1995 (57-65 anni) dovrebbe essere adeguata all'aumentata aspettativa di vita e portata quindi a 62-68 (70) anni. Una forchetta che dovrebbe essere in seguito automaticamente adeguata, secondo una delle norme non ancora in vigore, alle variazione della longevità. Potrà essere consentito il pensionamento anticipato a prima dei 63 anni, ma in questo caso l'assegno mensile verrebbe ridotto proporzionalmente. Domenico Comegna stampa | chiudi Rassegna stampa Giorno, Il (Milano) "Ma la spesa pensionistica si può tagliare? Si possono rendere più trasparenti le proced..." Data: 21/11/2011 Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 2 Ma la spesa pensionistica si può tagliare? Si possono rendere più trasparenti le proced... Ma la spesa pensionistica si può tagliare? Si possono rendere più trasparenti le procedure, in particolare per le pensioni di invalità? E' una delle patate bollenti sul tavolo del Governo Monti Rassegna stampa Herald Scotland Online Data: 21/11/2011 "Pension pot predicaments" Stampa Indietro Pension pot predicaments HELEN PRIDHAM 19 Nov 2011 All eyes were on the inflation rate this week, after September’s alarming jump to 5.2% in the consumer price inflation (CPI) index and 5.6% in the RPI (retail price index). In October, CPI eased to 5% and RPI to 5.4%. But inflation at these levels continues to strike hardest at the retired. Dr Ros Altmann, director-general of over-50s group Saga, said: “Older people remain worst hit by inflation and pensioners in particular have witnessed a cumulative inflation rate of over 20% since the start of the credit crunch.” For those living on fixed pensions in particular, every price rise means they will have less available to spend on other items. Although the state pension is now linked to rises in the earnings or prices, whichever is higher, the increase is capped at 2.5% – only half the actual rate of inflation. People with private pensions now coming up to retirement are also being hit by steep falls in annuity rates. Inflation means their retirement incomes will be eroded even more in the future. Only public sector employees, whose pensions are automatically index-linked, can be sure their incomes will be insulated against the increasing costs. Public sector employees don’t realise how lucky they are in this regard, says one leading annuity adviser. Douglas Baillie, of comparemypension.com, says: “I don’t believe public sector workers really understand the true value of an index-linked pension which few private individuals can afford.” The government wants to change the link for public sector pensions increases from the higher RPI to the lower CPI. Although not so generous, it will still mean that their pensions are partially protected from inflation. Private sector employees who are, or were, members of company pension schemes may also benefit from some increases to their pensions when they retire. But the rules are complicated says David Trenner, technical director of Intelligent Pensions in Glasgow. He explains: “It depends when you were paying into your company pension. With any part which was accumulated before 1997 there is no legal requirement for companies to increase pensions in payment. However, pensions built up between 1997 and 2005 are increased with RPI up to a maximum of 5%, while from 2005 onwards the cap was lowered to 2.5%.” People with private pensions will normally have to decide for themselves whether their pension will increase once it starts or not. Most people opt for annuities which pay them a regular income when they reach retirement. It is possible to buy inflation-linked annuities, or annuities which rise by a fixed percentage each year, but they cost considerably more than conventional, level annuities. A 65-year-old man with a pension fund worth £50,000, for example, could currently buy an average fixed-level pension of £3190 per annum, but the amount of inflation-linked pension he could buy with the same fund would be only £2075, more than £1000 less than the fixed pension, according to Moneyfacts. The pension from the inflation-linked annuity will rise each year in line with RPI, but it will take at least 15 years for the payments to overtake the level annuity. Mr Trenner says: “If people can afford it, I believe they should take an inflation-linked annuity. The problem is that many people underestimate how long they are going to live.” He points out that with many more pensioners reaching 100, an inflation-linked annuity could come into its own. But in practice most people take the highest pension when they retire. Retirees should at least make sure that they are maximising the income from a level annuity by using a professional adviser to help them shop around for the best rates. If they have any kind of health problems, or they are smokers, or overweight, they could qualify for an enhanced annuity which provides an even better pension. Or they could split their pension fund, using, say, half to buy a level annuity and the rest for an index-linked annuity. Other options are investment annuities, so-called “third way” annuities, which are taken out for limited periods of five years. With limited-term annuities, offered by companies such as MetLife and Just Retirement, there is the possibility that the pensioner’s circumstances may have changed by the time another annuity is purchased. There is a lot to consider when approaching retirement. It is the one time taking independent financial advice could be the best thing you ever do. Rassegna stampa ItaliaOggi7 "Contribuzione previdenziale" Indietro Data: 21/11/2011 Stampa ItaliaOggi7 sezione: Quesitario - Diritto e sport data: 21/11/2011 - pag: 48 autore: Risponde Maurizio Mottola Contribuzione previdenziale Una Asd eroga nei confronti dei propri collaboratori tecnici dei compensi per le prestazioni da costoro esercitate per la promozione delle attività istituzionalmente previste. Tali attività, riconosciute dal Coni per il tramite dell'ente di affiliazione, non sono collegate a gare, campionati, esibizioni o altro tipo di manifestazione ufficialmente previste. Si chiede pertanto se tali compensi possono usufruire del trattamento fiscale di cui all'articolo 67, comma 1, lettera m) dpr 917/1986 e della esenzione dalla contribuzione previdenziale.E.O. 22Contribuzione previdenzialeUna Asd eroga nei confronti dei propri collaboratori tecnici dei compensi per le prestazioni da costoro esercitate per la promozione delle attività istituzionalmente previste. Tali attività, riconosciute dal Coni per il tramite dell'ente di affiliazione, non sono collegate a gare, campionati, esibizioni o altro tipo di manifestazione ufficialmente previste. Si chiede pertanto se tali compensi possono usufruire del trattamento fiscale di cui all'articolo 67, comma 1, lettera m) dpr 917/1986 e della esenzione dalla contribuzione previdenziale.E.O.Risponde Maurizio MottolaI compensi riscossi dai collaboratori tecnici in questione possono usufruire del trattamento tributario di favore disposto dalla norma citata, in virtù dell'interpretazione autentica di cui all'articolo 35, comma 5, dl 207/2008 convertito nella legge 14/2009 e della esenzione dalla contribuzione previdenziale.L'interpretazione di cui sopra ha stabilito che l'oggetto dell'articolo 67, comma 1, lettera m) dpr 917/1986 è l'esercizio di attività sportiva dilettantistica nel suo complesso, comprendendo quindi le attività di formazione, didattica, preparazione e assistenza non collegate ad uno specifico evento.È tuttavia necessario che i collaboratori tecnici non svolgano le proprie prestazioni in maniera professionale o a titolo di lavoro subordinato o assimilabile. Tale condizione deve essere riscontrata nella sostanza oltre che nella forma degli accordi e dei contratti stipulati.Se in caso di controlli fosse accertato il carattere della professionalità delle prestazioni, o la subordinazione del collaboratore, sorgerebbe infatti l'obbligo della contribuzione previdenziale nei confronti dell'Enpals, o nei confronti dell'Inps e dell'Inail, oltre che la decadenza dai benefici di carattere fiscale.Si confrontino a tal fine le seguenti due recenti sentenze:tribunale ordinario di Ancona – sezione lavoro, sentenza 3642 del 23/6/2011;tribunale ordinario di Milano – sezione lavoro, sentenza 4111 del 19/9/2011. Rassegna stampa l'Unità.it Data: 21/11/2011 "Pensioni, il piano di Fornero: verso il contributivo pro-rata" Stampa Indietro Pensioni, il piano di Fornero: verso il contributivo pro-rata di Massimo Franchi | tutti gli articoli dell'autore Tweet Sul come ci sarà molto da discutere. Sul quando ci sono più certezze. Sulle pensioni il neo ministro Elsa Fornero, che ieri nella sua Torino ha passato la giornata fra spesa al mercato rionale e messa a punto del suo staff, sarà chiamata a prendere decisioni importanti già entro l’anno. Dovrà infatti emanare entro dicembre un decreto ministeriale per fissare il primo posticipo per i criteri di pensionamento dei lavoratori dipendenti validi dal primo gennaio 2013. Sulla base delle stime Istat sull’innalzamento dell’aspettativa di vita, Fornero dovrà stabilire di quanto innalzare l’asticella della parte riguardante l’età anagrafica per chi andrà in pensione. Il sistema a quote prevede dal 2013 un aumento dei requisiti dagli attuali 60 anni di età a 61 anni e 3 mesi, lasciando a 35 anni la quota contributiva. Le previsioni parlano di 3 mesi in più, ma Fornero potrebbe decidere di dare un segnale, ampliando (anche se si tratta solo di mesi) l’innalzamento. ECCO I PROVVEDIMENTI IN ARRIVO | IL DISCORSO AL SENATO: VIDEO 1 | VIDEO 2 | FOTO - VIDEO - APPROFONDIMENTI E CURIOSITA' | Via bandane e tacchi sadomaso, squadra english style | Tosi a Monti: «No all'Ici» di Tullia Fabiani Sul come, si diceva, il ministro ha promesso di agire dopo aver incontrato le parti sociali. È sua intenzione convocarle il prima possibile mettendo sul tavolo un insieme di proposte ben articolate. L’obiettivo sarà quello di accelerare la fase di transizione verso l’addio alle pensioni di anzianità e verso il modello contributivo puro. Sul primo fronte, l’attuale sistema a quote progressivamente innalzate (con “l’aiuto” delle finestre) prevede già che nel 2049 non si potrà andare in pensione con meno di 65 anni, a prescindere dagli anni di contributi. Il governo però punta a disincentivare le pensioni di anzianità da subito. Le proposte sul campo sono varie. Di sicuro si innalzerà la parte anagrafica della quota e molti sono pronti a scommettere che si passerà subito dagli attuali 60 a 63 anni. L’alternativa è un sistema flessibile con una forma di disincentivi e incentivi. Chi vorrà andare in pensione vedrà ridursi l’assegno (9% in meno per i 62enni, 6% per i 63enni, 3% in meno per i 64enni) mentre chi rimarrà dopo i 64 anni lo vedrà aumentare, come previsto nella proposta di legge firmata dai deputati Pd Damiano e Baretta. I veri nodi Il vero nodo, il vero terreno su cui molti nel Pd non sono disposti a cedere, è quello dei lavori usuranti. Per operai, edili, ma anche per maestre d’asilo si punta a mantenere l’attuale situazione per la pensione di anzianità. Soprattutto nel caso degli operai si tratta infatti di persone che hanno iniziato a lavorare prestissimo (spesso prima dei 18 anni) e dunque prolungare la loro carriera non risponderebbe a quel criterio di “equità” a cui si ispira il governo Monti. Sul secondo aspetto, oggi per coloro che hanno iniziato a lavorare dopo la riforma Dini (1995) vige un modello misto: retributivo per gli anni precedenti, contributivo dal 1995 ad oggi. La proposta della Fornero sarà quella di passare da subito al cosiddetto sistema pro-rata e cioè l’adozione a tutto campo del metodo contributivo pro-rata, applicandolo all’intero montante e non solo alla parte dal 1995 in avanti. Da questo punto di vista Pd e sindacati sono disposti a trattare sebbene chiedano in cambio quantomeno un aumento dell’indicizzazione delle pensioni per i lavoratori giovani e quelli con periodi di non contribuzione (i precari) e la facilitazione del ricongiungimento contributivo fra quelli versati per enti diversi. Un provvedimento, quest’ultimo, molto atteso da precari e da alcune categorie che hanno visto sopprimere il loro ente di gestione (elettrici e telefonici). Ieri intanto su questa linea si è espresso nuovamente il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. «Al ministro Fornero chiediamo di partire dal toccare le 850mila persone, politici inclusi, che hanno un trattamento previdenziale di assoluto previlegio. E subito dopo di discutere come rendere obbligatoria la previdenza integrativa per i giovani e di come tenere conto di chi fa lavori pesanti al punto tale da non protrarsi troppo nel lavoro». 20 novembre 2011 Articoli Correlati Prima prova: tasse e pensioni Rassegna stampa Milano Finanza "Un'Europa, tanti assegni" Data: 21/11/2011 Indietro Stampa Milano Finanza sezione: I Vostri Soldi in Gestione pensione & previdenza data: 19/11/2011 - pag: 40 autore: di Carlo Giuro Un'Europa, tanti assegni Anche i principali paesi Ue alzano l'età per la pensione, ma con formule flessibili. Germania e Spagna danno un bonus se si lascia il lavoro più tardi Una nuova riforma delle pensioni attende l'Italia. In attesa di capire cosa succederà, è utile approfondire i sistemi di previdenza dei principali Paesi europei. Che in alcuni casi adottano già soluzioni flessibili che premiano chi resta di più al lavoro, come di recente ha proposto la Corte dei conti per l'Italia. Nel Regno Unito il sistema pensionistico si compone di tre elementi, i primi due obbligatori e il terzo a base volontaria:1 una pensione pubblica di base (Basic state pension, Bsp) garantita a tutti i lavoratori e corrisposta anche tenendo conto dei periodi di cura, congedi parentali, di formazione e periodi coperti da contribuzione volontaria;2 una pensione pubblica complementare obbligatoria (State second pension), in origine commisurata ai redditi da lavoro, ma che ora si sta gradatamente trasformando in pensione integrativa della Bsp;3 pensioni private facoltative sulla base di fondi pensionistici che sono una parte prevalente del sistema pensionistico. Gli schemi pubblici sono finanziati con contributi a carico dei lavoratori e dei datori di lavoro e funzionano con il metodo della ripartizione. Come sostegno per i pensionati a basso reddito, è prevista una misura chiamata Pension credit, in grado di garantire un reddito minimo. Il graduale aumento dell'età pensionabile delle donne da 60 a 65 anni è iniziato nel 2010 e proseguirà fino al 2020, fino ad eguagliare quella prevista per gli uomini. Nel gennaio 2011 il governo ha annunciato nuove progressioni per l'innalzamento dell'età pensionabile e anche rallentamenti nell'adeguamento delle pensioni all'inflazione. Resta per ora in vigore la legge sulle pensioni del 2007 che ha introdotto, tra il 2024 e il 2046, il progressivo aumento dell'età di pensionamento standard a 68 anni, sia per gli uomini che per le donne. In Francia il sistema è strutturato in 38 regimi pensionistici suddivisi tra obbligatori, pubblici, a ripartizione, redistributivi e contributivi. Le prestazioni pensionistiche sono accessibili a partire da un requisito minimo di età che prevede, di conseguenza, penalizzazioni sull'importo in caso di ritiro anticipato dal lavoro. La riforma del 2010 punta alla riduzione del deficit del sistema pensionistico. L'età minima di pensionamento viene innalzata a 62 anni, con un aumento progressivo di quattro mesi l'anno a partire dal 1° luglio 2011 e arrivando a regime nel 2018. Il processo ha avuto inizio con i nati successivamente al 1° luglio 1951 che avranno direttamente un aumento di quattro mesi di lavoro. L'età per poter godere di una pensione a tasso pieno passa da 65 a 67 anni. Nel settore pubblico le età di pensionamento sono state aumentate di due anni: per gli operai da 55 a 57 anni e per gli impiegati da 60 a 62 anni. In Francia l'adesione al secondo pilastro (a ripartizione) è obbligatoria. I lavoratori vengono iscritti a una forma di previdenza integrativa sulla base del tipo di occupazione svolta (dipendenti settore privato e pubblico). I dipendenti del settore privato aderiscono ad Arrco mentre i dirigenti (sempre del settore privato) aderiscono ad Agirc. I due schemi pensionistici operano con la metodologia della ripartizione e applicano il regime della contribuzione definita. L'aliquota contributiva è pari al 16%, per il 60% a carico del datore di lavoro e per il rimanente 40% a carico del lavoratore. Al fianco di Arrco e Agirc operano alcuni fondi di previdenza riservati ai dipendenti pubblici. L'elevato spazio riservato al secondo pilastro obbligatorio ha limitato i margini di sviluppo della previdenza integrativa volontaria a capitalizzazione. Esistono due tipologie di fondi occupazionali, i Pee (Plan d'epargne retraite), schemi negoziati a livello aziendale e i Perco, anch'esso di natura aziendale. A livello individuale due sono le forme pensionistiche rilevanti; le polizze vita e i Plan d'epargne retraite populaire (Perp). In Germania il primo pilastro del sistema pensionistico tedesco garantisce la copertura a circa l'80% dei lavoratori dipendenti in Germania (35 milioni di assicurati). Altre forme pensionistiche sono previste per i dipendenti pubblici e i lavoratori autonomi. A partire dai primi anni 90 sono state approvate in Germania una serie di importanti riforme miranti a garantire la sostenibilità finanziaria e sociale del sistema pensionistico pubblico. Prendendo in considerazione le tappe più significative, il processo di riforma è iniziato a metà degli anni 90 con l'aumento dell'età pensionabile a 65 anni (sia per gli uomini che per le donne) e l'introduzione di riduzioni dell'importo della pensione in caso di pensionamento anticipato in misura del 3,6% annuo, accompagnata sul versante opposto da un bonus del 6% annuo per il differimento del pensionamento. Inoltre, nel 2005, nella formula di adeguamento della pensione è stato introdotto un fattore di sostenibilità che tiene conto delle dinamiche demografiche e, in particolare, dei mutamenti nel rapporto tra lavoratori attivi e pensionati. Negli ultimi anni, la riforma più importante ha avuto luogo nel 2007, sebbene il processo di transizione verso l'aumento dell'età pensionabile a 65 anni non si sia ancora concluso, è stato stabilito con legge un ulteriore incremento a 67 anni a partire dai nati nel 1947. La possibilità di anticipare il pensionamento a 65 anni è prevista in caso di disabilità grave e per coloro che possono far valere almeno 45 anni di contributi derivanti sia da attività lavorativa che da lavoro di cura ed educazione dei figli fino ai 10 anni di età. Avendo il sistema pubblico assicurato in passato elevati tassi di sostituzione, lo spazio per le forme di secondo e terzo pilastro fino ad oggi piuttosto limitato. Esistono quattro diverse tipologie di fondi pensione di natura occupazionale. Sono schemi pensionistici ad adesione volontaria derivanti da accordi a livello aziendale tra le parti sociali. Nel 2002 è stata attuata poi una decisa promozione di nuove forme di risparmio previdenziale individuale e volontario che godono di vantaggi fiscali per compensare la riduzione degli importi pensionistici nel regime pubblico. Dal 2005 sono presenti poi sul mercato nuove forme pensionistiche di terzo pilastro (piani Rurup).In Spagna il sistema pensionistico spagnolo prevede essenzialmente due tipologie di prestazioni:4 pensioni contributive, direttamente proporzionate ai contributi versati e alla durata della carriera lavorativa, ma garantite anche in caso di sopraggiunta invalidità e per le vittime di atti terroristici o loro familiari;5 pensioni non contributive, gestite dalle regioni autonome, per i soggetti che non raggiungono i requisiti minimi per la pensione contributiva e sono nullatenenti o a basso reddito.L'accesso al pensionamento standard è consentito a 65 anni di età. Attualmente, per i lavoratori che rimangono al lavoro oltre i 65 anni è previsto un aumento annuale della prestazione pensionistica del 2%. Per i lavoratori con almeno 60 anni di età, i contributi previdenziali a carico vengono ridotti del 50% e tale percentuale viene incrementata fino a raggiungere il 100% per i soggetti con 65 anni. Il pensionamento anticipato è possibile dai 61 anni con un minimo di 30 anni di contribuzione effettiva e almeno sei mesi di disoccupazione indennizzata, ma con una considerevole penalizzazione, che va dal 6 all'8% annuo (8% per coloro che hanno solo 30 anni di contributi, 6% con almeno 40 anni di contributi). Il sistema spagnolo è principalmente pubblico, il ricorso a fondi pensionistici privati è molto limitato anche se le Comunità autonome promuovono piani individuali privati con sgravi fiscali.Nel 2011 è stata approvato un aumento graduale dell'età della pensione fino a 67 anni nel 2027. La pensione anticipata è prevista a partire dai 63 anni. Chi raggiunge la cosiddetta carriera lavorativa completa, con almeno 38 anni e sei mesi di contribuzione, potrà andare in pensione a 65 anni. Rassegna stampa Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi) "PREVIDENZA Rischio nuove quote per gli «usuranti» LAVORO" Indietro Data: 21/11/2011 Stampa Il Sole- 24 Ore del lunedi edizione: NAZIONALE sezione: NORME E TRIBUTI data: 2011- 11- 21 - pag: 41 PREVIDENZA Rischio nuove quote per gli «usuranti» LAVORO I lavoratori impegnati in attività con un particolare indice di stress psico- fisico maturano il diritto al trattamento pensionistico con un anticipo di 3 anni. Il Dlgs 67/2011 disciplina i criteri del pensionamento anticipato. L'agevolazione andrà a regime solo nel 2013, ma in prospettiva potrebbe anche subire modifiche da un'eventuale stretta sulle pensioni di anzianità. u pagina 6 Rassegna stampa Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi) "Senza titolo" Data: 21/11/2011 Indietro Stampa Il Sole- 24 Ore del lunedi edizione: NAZIONALE sezione: LAVORO data: 2011- 11- 21 - pag: 46 Previdenza. Vale la durata dell'attività provata dai contributi Rischio nuove quote sul bonus anzianità per i lavori usuranti Nel 2013 tempi di uscita agevolata a regime: la probabile stretta sugli anticipi li allungherà LO SCONTO DI TRE ANNI L'accesso può essere richiesto anche da chi ha maturato le condizioni sommando periodi da «autonomo» PAGINA A CURA DI Temistocle Bussino I lavoratori impegnati in attività con un particolare indice di stress psico- fisico maturano il diritto al trattamento pensionistico con un anticipo di 3 anni. Il Dlgs 67/2011, in applicazione della delega contenuta nel Collegato lavoro, disciplina i criteri del pensionamento anticipato. L'agevolazione andrà a regime solo nel 2013, ma in prospettiva potrebbe anche subire modifiche da un'eventuale stretta sulle pensioni di anzianità. Le regole attuali Restando fermo il requisito di anzianità contributiva non inferiore a 35 anni, il diritto viene riconosciuto ai soggetti che hanno svolto alcune attività specifiche, tra cui: lavori in galleria, nelle cave o espletati in spazi ristretti con carattere di prevalenza e continuità; la lavorazione del vetro; l'attività di conducenti di autobus, i lavoratori impegnati all'interno di un processo produttivo in serie. Inoltre, i lavoratori a turni che hanno prestato la loro attività nel periodo notturno per almeno 6 ore, comprendenti l'intervallo tra la mezzanotte e le 5 del mattino, per un minimo di 78 notti (per chi ha maturato i requisiti tra il 1 luglio 2008 e il 30 giugno 2009), o per un minimo di 64 notti per coloro che maturano i requisiti dopo il 1 luglio 2009. Nell'elenco anche l'attività in orario notturno che comprenda almeno 3 ore tra la mezzanotte e le cinque del mattino, per l'intero anno lavorativo. Per fruire del beneficio pensionistico anticipato è necessario che i lavoratori abbiano svolto una o più delle attività lavorative, per un periodo di tempo pari a: - almeno sette anni, compreso l'anno di maturazione dei requisiti, negli ultimi dieci di attività lavorativa, per le pensioni aventi decorrenza entro il 31 dicembre 2017; - almeno la metà della vita lavorativa complessiva, per le pensioni con decorrenza dal 1 gennaio 2018. In quest'ultimo caso, invece, la sola condizione posta è che il lavoratore abbia svolto attività usuranti per almeno la metà della vita lavorativa, indipendentemente dalla loro collocazione temporale. Il periodo utile La circolare ministeriale 22/2011 precisa che ai fini del computo dei periodi di lavoro si tiene conto della durata effettiva dell'attività. Il lavoro effettivo è desumibile dall'accredito di contribuzione obbligatoria, dovendo perciò escludere i periodi totalmente coperti da contribuzione figurativa (ad esempio i periodi di cassa integrazione a zero ore), mentre si tiene comunque conto dei periodi di lavoro anche soltanto parzialmente coperti da contribuzione figurativa. L'accesso anticipato al pensionamento potrà essere richiesto anche dai lavoratori che maturano i requisiti cumulando la contribuzione da lavoratore autonomo. Il beneficio previdenziale si sostanzia in un anticipo della decorrenza della pensione di anzianità. I benefici, fermo restando il requisito minimo contributivo dei 35 anni, consistono nella riduzione dei requisiti (età anagrafica ovvero somma di età anagrafica e anzianità contributiva) per l'accesso al pensionamento di anzianità. Ad esempio, in via transitoria, per gli anni 2011 e 2012 lo sconto riguarda la riduzione di tre anni dell'età anagrafica (da 60 anni a 57 anni) e di due unità della somma di età anagrafica e anzianità contributiva (la quota da 96 passa 94). A partire dal 2013 il diritto al trattamento pensionistico di anzianità anticipata si consegue con un'età anagrafica ridotta di 3 anni e una somma di età anagrafica e anzianità contributiva (cosiddetta quota) ridotta di 3 unità rispetto ai requisiti ordinari (si veda il grafico). Il Dlgs 67/2011 dispone le modalità per definire il beneficio pensionistico da applicare nel caso in cui il lavoratore abbia svolto attività usuranti di diverso tipo. Infatti, in caso di svolgimento per un periodo di tempo equivalente delle diverse attività usuranti va attribuito il beneficio più favorevole. In prospettiva,come accennato, bisognerà fare i conti con l'eventuale stretta sulle pensioni di anzianità e con le diverse ipotesi sul tappeto le quali potrebbero portare all'abolizione dei trattamenti stessi. Una prima ipotesi prevede l'anticipo dal 2013 al 2012 della quota 97 (età più contribuzione), passando a quota 98 nel 2013, quota 99 nel 2014 per poi arrivare gradualmente a quota 100 nel 2015. Una seconda ipotesi prevede un vincolo del l'età, pari ad almeno 60 anni più i 40 anni di contributi che porterebbe sempre a quota 100 senza però passaggi intermedi. Una terza ipotesi prevede un minimo di 62 anni di età sino a un massimo di 67/70 anni con penalizzazioni per chi esce dal lavoro prima dei 65 anni di età, ma con bonus per chi opta per l'uscita dai 66 anni in poi. RIPRODUZIONE RISERVATA Rassegna stampa Sole 24 Ore, Il (Plus) "Aviva, 18 mesi per trasferire i Pip" Indietro Data: 21/11/2011 Stampa Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2011- 11- 19 - pag: 21 Aviva, 18 mesi per trasferire i Pip Sottopongo all'attenzione di «Plus24» la seguente disavventura capitata a me e mio marito con cui gestisco un negozio di ottica. Nel febbraio del 2010, a seguito della decisione di cambiare banca, inoltriamo una raccomandata per trasferire le nostre due posizioni individuali di previdenza integrativa (collocate da UniCredit) dalla società Aviva al fondo pensione aperto il Melograno (collocato dalla Bcc di Caraglio, del Cuneese e della Riviera dei Fiori). Abbiamo compilato tutti i fogli richiesti, dall'adesione vera e propria alla richiesta di trasferimento della posizione maturata. E qui cominciano i problemi perché se da un lato abbiamo aperto una nuova posizione, dall'altra non sono ancora stati trasferiti gli accantonamenti maturati su Aviva. Per sollecitare la compagnia Aviva e con il supporto della Bcc sono state fatte innumerevoli telefonate di sollecito, e- mail e raccomandate tutte andate a vuoto. Oltretutto ci è stato detto che da normativa tutte le operazioni di trasferimento devono essere evase entro e non oltre i sei mesi dal momento in cui il fondo cedente entra in possesso di tutta la documentazione necessaria e nel nostro caso stiamo parlando di un lasso di tempo di un anno e mezzo. Come ci possiamo tutelare e a chi possiamo chiedere informazioni circa lo stato delle cose? E possibile che queste società che gestiscono la previdenza integrativa possano operare impunemente violando la normativa vigente senza andare incontro a sanzioni? Mario Biancheri e Barbara Girotto - (Bordighera, Im) Risponde Aviva Italia Holding - Con riferimento alle posizioni previdenziali presso Aviva dei signori Barbara Stefania Girotto e Mario Biancheri, la compagnia afferma di aver preso atto dei solleciti da loro inviati e di aver provveduto al trasferimento richiesto che a oggi è correttamente concluso. La compagnia è altresì a disposizione dei signori Girotto e Biancheri per ulteriori chiarimenti e per provvedere al ristoro sull'eventuale perdita derivante dal ritardato trasferimento ad altra forma pensionistica. Rassegna stampa Sole 24 Ore, Il (Plus) "Dai ragionieri l'esempio da seguire Le altre Casse per il momento danno solo scarne informazioni ai loro aderenti" Indietro Data: 21/11/2011 Stampa Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2011- 11- 19 - pag: 11 autore: Vitaliano D'Angerio Dai ragionieri l'esempio da seguire Le altre Casse per il momento danno solo scarne informazioni ai loro aderenti Tante parole, ma per il momento pochi fatti. I vertici degli enti previdenziali si dichiarano pronti a varare misure che portino ad aumentare la trasparenza sugli investimenti immobiliari realizzati con i contributi versati dagli aderenti. Nell'intraprendere tale direzione, però, finora si sono mossi con lentezza. Anche se, su questo punto, un esempio virtuoso c'è: la Cassa dei ragionieri. Interpellati da «Plus24», i responsabili degli enti pensione, adesso vengono allo scoperto manifestando l'intenzione di essere pronti ad alzare il velo sulle operazioni di acquisto e vendita degli immobili realizzati in via indiretta attraverso la sottoscrizione di quote di fondi immobiliari. Secondo gli ultimi dati raccolti dai ministeri vigilanti gli enti pensione sono pronti a investire in tali strumenti altri 5 miliardi entro fine 2013. Investimenti che sempre di più vengono realizzati attraverso fondi riservati, istituiti ad hoc da società di gestione specializzate per accogliere gli investimenti nel mattone (anche attraverso apporti di immobili) di una o più Casse. Fondi riservati per i quali i gestori non sono tenuti a divulgare i bilanci pubblicamente, ma che mettono a disposizione dei vertici degli enti. Sta poi a quest'ultimi definire il livello di trasparenza da offrire ai loro iscritti. Ad oggi qualche informazione viene diffusa tra le righe dei bilanci degli enti, ma sono notizie molto scarne. Inarcassa, la Cassa ingegneri e architetti, non indica nemmeno le somme investite nei singoli fondi immobiliari: dall'esclusivo Inarcassa Re gestito da Fabrica Immobiliare Sgr, ai fondi Omega e Omicron Plus gestiti da Idea Fimit Sgr di cui Inarcassa è azionista. Lungo l'elenco dei fondi immobiliari presenti nel portafoglio di Enasarco. Sono ben 10 e nel bilancio della Fondazione vengono indicate le somme investite sul singolo strumento con qualche altro piccolo dettaglio. «Per inizio 2012 affermano dalla Cassa degli agenti di commercio avremo la nuova versione del sito che, tra le altre novità, conterrà una sezione in cui in tempo reale e in collegamento diretto con la contabilità saranno esposte tutte le nuove linee di gestione e investimenti. Ci saranno anche i bilanci dei fondi immobiliari, almeno per quelli riservati di cui siamo unici proprietari. Per gli altri c'è la piena disponibilità della Fondazione, previa la necessaria autorizzazione degli altri quotisti». Sulla stessa linea anche l'Inpgi: «Nelle prossime settimane dichiara Andrea Camporese, presidente della Cassa dei giornalisti pubblicheremo sul sito il rendiconto del fondo immobiliare che abbiamo avviato con Hines Italia Sgr». Da Cassa Forense, invece, fanno sapere che «per ora non abbiamo costituito un fondo immobiliare autonomo ma abbiamo sottoscritto solo quote di fondi terzi. Ecco perché non possiamo pubblicare i singoli bilanci». Ci sono fondi in cui sono investite solo Casse previdenziali che non dovrebbero avere difficoltà a mettersi d'accordo su cosa divulgare agli aderenti. Come nel caso del fondo Fedora gestito da Prelios Sgr che ha solo tre sottoscrittori: Eppi (periti), Enpab (biologi) e Enpap (psicologi). Per avere ulteriori dettagli, oltre quelli minimi riportati nel bilancio dell'Inpdap, sui fondi dedicati Aristotele e Senior, gestiti rispettivamente da Fabrica e Idea Fimit, dall'istituto rimandano ai siti online predisposti dalle Sgr, dove però ci sono solo informazioni anagrafiche sugli investimenti realizzati dal fondo. «Per quanto riguarda gli investimenti in fondi immobiliari spiega Alberto Oliveti, vice- presidente vicario dell'Enpam regolarmente rendiamo disponibili i rendiconti completi ai presidenti dei 106 Ordini provinciali che compongono il Consiglio nazionale della Fondazione. In aggiunta, da quest'anno, inviamo ai iscritti dettagliate newsletter che riepilogano le principali informazioni sui fondi e sulle nuove acquisizioni immobiliari». E se i singoli medici desiderano ulteriori dettagli possono fare una richiesta circonstanziata ai vertici dell'ente, sulla base della nuova procedura varata dall'Enpam in conformità della legge 241/1990 sull'accesso agli atti. Comunque un esempio da seguire è quello della Cassa ragionieri: sul sito dell'ente c'è il rendiconto completo del fondo immobiliare riservato Crono gestito da Beni Stabili Sgr. Gianfranco Ursino RIPRODUZIONE RISERVATA Rassegna stampa Voce della Slovacchia, La "Piccolo aumento delle pensioni dal 2012" Indietro Piccolo aumento delle pensioni dal 2012 L’agenzia di assicurazioni Sociálna poistovna, che si occupa di previdenza sociale e pensioni, ha annunciato che a partire dal 2012 i suoi assicurati riceveranno un importo maggiorato del 3,3%. L’agenzia ha comunicato di aver già incorporato questo aumento nel bilancio preventivo della prossima annata, pubblicando i dati relativi alle sue spese nell’anno che sta per concludersi ed in quello che sta per iniziare. Nel 2011 la spesa complessiva per le pensioni è stata calcolata in 5,4 miliardi di euro (131 milioni in più del 2010), l’aumento previsto nel 2012 farà lievitare questa somma di ulteriori 187 milioni. Secondo le stime dell’agenzia, nel 2012 percepiranno il versamento 29,500 nuovi pensionati, ad una media di 410€ mensili, mentre il numero delle pensioni precedenti ancora attive ammonta a 18,800 unità, alle quali sarà devoluta una media di quasi 400€ al mese. Data: 21/11/2011 Stampa