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il manifesto 2011.11.12 - 06 POLITICA & SOCIETÀ
IL RAPPORTO/ 4 GIOVANI SU 10 STUDIANO E LAVORANO
Lauree senza futuro per studenti e
precari
TAGLIO MEDIO - ROBERTO CICCARELLI
Il 24% dei diplomati posticipa l'iscrizione all'università per cominciare
subito a lavorare
«Bamboccioni» non lo sono mai stati. E, se è possibile, sono sempre più precari. È il profilo
degli studenti italiani che emerge dalla sesto rapporto Eurostudent presentato ieri a Milano
dalla Fondazione Rui, insieme all'indagine comparata condotta in 25 paesi europei
«Eurostudent IV 2008-2011». In Italia quasi 4 studenti universitari su dieci (il 39%)
studiano o lavorano. Il dato è simile a quello registrato tra i coetanei europei, e in
particolare con quelli austriaci e tedeschi, ma rivela una netta inversione nella tendenza
registrata negli anni Novanta. Rispetto all'epoca della globalizzazione trionfante, e della
flessibilità senza sicurezza, Eurostudent registra una significativa trasformazione nello
studente medio italiano: se allora la tipologia di lavoro più diffusa era quella continuativa,
oggi il rapporto si è rovesciato. Nell'epoca dell'austerity il 23,2% degli studenti lavora con
contratti a brevissimo termine, solo il 16,4% ha un contratto stabile. Ciò che colpisce in
questi dati è che il lavoro precario è diffuso per il 41,7% tra gli studenti di ceto mediobasso, anche se tra quelli «benestanti» arriva a toccare il 29,8%. Il precariato tra gli
universitari che hanno un'età compresa tra i 19 e i 27 anni è diffuso in modo omogeneo tra
i ragazzi e le ragazze, studenti in sede e fuori sede. Dalle migliaia di interviste realizzate in
queste indagini emerge una caratteristica comune tra gli studenti europei. Nei 25 paesi
presi in esame gli studi vengono interrotti per periodi che arrivano anche a due anni. In
Danimarca, ad esempio, è pari al 38%, ma il fenomeno è diffuso anche in Italia (il 13%).
Gli «studenti adulti» (età media 25 anni) che tornano tra i banchi dopo anni di precariato
hanno maggiori difficoltà a rendersi autonomi dalla famiglia d'origine. L'autonomia che gli
studenti raggiungono in Olanda o in Romania tra i 25 e i 29 anni, in Italia viene conquistata
ben oltre i 30. È ormai acclarato che si resta in famiglia perché mancano i mezzi di
sussistenza per permettersi un affitto, senza contare le garanzie e le tutele minime sul
lavoro e nella vita sociale. È per la stessa ragione che il 24% degli studenti italiani decide di
posticipare l'iscrizione ad una facoltà dopo avere terminato la scuola. Un fenomeno
relativamente nuovo - ma presente in tutti i paesi europei - la cui analisi non può tuttavia
trascurare il fatto che dal 2003 gli atenei italiani hanno perso 43 mila studenti all'anno (i
dati sono del Comitato per la valutazione del sistema universitario). Chi invece riesce a
conquistare una laurea triennale non ha molta scelta: non c'è lavoro, se non quello precario
e in nero. C'è solo una scelta: continuare a studiare. Lo fa il 52,5% dei laureati e,allo
stesso tempo. lavora a intermittenza (e anche in nero). Tra studio e precariato,
Eurostudent calcola che il tempo passato a vivere lavorando è di 50 ore a settimana.
Questa è la vita di una generazione europea senza futuro.
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