Due trentini indagati per turismo sessuale
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Due trentini indagati per turismo sessuale
Trento l'Adige La procura ha chiesto l’archiviazione, ma il gip La Ganga l’ha respinta ed ora potrebbe disporre nuove indagini L’INCHIESTA mercoledì 26 novembre 2008 25 Uno dei due trovato anche in possesso di una trentina di foto che ritraggono delle ragazze nude La difesa respinge ogni addebito Due trentini indagati per turismo sessuale I viaggi in Thailandia hanno messo nei guai due uomini trentini di mezza età, che sono indagati dalla procura di Trento per atti sessuali sui minori di 14 anni. Dopo mesi di indagine la procura aveva chiesto l’archiviazione dell’inchiesta, ma il gip Marco La Ganga l’ha respinta: la scorsa settimana si è dunque tenuta una apposita udienza tra Il fascicolo è stato aperto perché uno dei testi chiave del caso De Barba ha detto di avere visto i due uomini le parti. Alla luce degli elementi forniti dalla difesa in quella sede il giudice dovrà decidere se emettere un’ordinanza di archiviazione, come chiesto dal pm, oppure disporre ulteriori indagini. Il possibile coinvolgimenti dei due uomini in frequentazioni con ragazze minorenni sarebbe emerso a margine dell’inchiesta che portò in carcere l’ex dipendente del Servizio anti incendi della Provincia Franco De Barba, condannato a 6 anni per prostituzione minorile con ragazzine tra i 14 e i 16 anni e pornografia minorile. Uno dei testimoni decisivi per quell’inchiesta avrebbe riferito agli inquirenti di avere visto anche i due trentini in Thailandia, in un caso anche al tavolo con una bambina (ma il riconoscimento, per la difesa, non sarebbe attendibile). Per fare luce sulla vicenda la procura ha dunque aperto un’inchiesta ed avviato una serie di accertamenti sui due soggetti. La posizione dei due indagati è comunque molto diversa. Nel primo caso l’uomo sarebbe stato chiamato in causa prima da una «fonte confidenziale» della polizia postale (coinvolto anche in una inchiesta sul turismo sessuale a Milano) e poi da un teste del caso De Barba che rite- neva di avere riconosciuto l’indagato in Thailandia. Il trentino per mesi è stato monitorato attraverso accertamenti telematici, intercettazioni, verifiche sui conti bancari e pedinamenti. La scorsa primavera, al ritorno da un viaggio, l’uomo è stato bloccato all’aeroporto. Gli inquirenti hanno perquisito la sua automobile e, contemporaneamente, l’abitazione e l’ufficio in Trentino. Tra il materiale informatico sequestrato gli investigatori hanno trovato 34 fotografie scattate dall’uomo che ritraggono giovani donne nude (sono 4 ragazze diverse in posa). La difesa, sostenuta dall’avvocato Paolo Chiariello, forte di una consulenza tecnica di parte, sostiene che si tratta di donne molto giovani la cui età non si può stabilire con certezza, anche alla luce dei caratteri sfumati delle immagini. E proprio l’impossibilità di stabilire l’età esatta delle ragazze sarebbe all’origine della richiesta di archiviazione della procura. Inoltre secondo la difesa non si tratterebbe di pose «morbose». L’altro indagato, difeso dall’av- IL NODO ETÀ Uno dei punti chiave riguarda l’età che le ragazzine immortalate da uno degli indagati ha fotografato: per la procura e per la difesa non è possibile stabilire se abbiano meno di 14 anni. Il teste che chiama in causa i due trentini ha riferito di averli visti al tavolo con una bambina, ma per la difesa il riconoscimento fotografico non è attendibile vocato Adolfo de Bertolini, pure ammettendo di essere stato in Thailandia, respinge fermamente l’accusa ed in una memoria documenta le ragioni della sua presenza in quei luoghi. Una ragione, chiarisce la difesa, che nulla ha a che vedere con il turismo sessuale. Non solo: la difesa evidenzia che il testimone che chiama in causa il trentino, lo avrebbe riconosciuto indicandolo su una fotografia: «Ma l’uomo della foto non è lui». Per entrambi gli indagati la procura, dopo una lunga indagine, come detto ha chiesto l’archiviazione. La parola ora spetta al gip, che potrebbe disporre nuove indagini. INTERROGAZIONE La Lega: «Spaccio in via Pozzo» «Per quale motivo l’amministrazione comunale non provvede a continui controlli dell’ordine pubblico nella zona di via Cavour e via Roma da tempo al centro di ogni genere di traffico illecito, nonostante le ripetute sollecitazioni pervenute dagli operatori economici e dai residenti?». Lo chiedono i consiglieri della Lega nord Giuseppe Filippin, Marco Tomasi e Vittorio Bridi, secondo i quali «il bar Diana è indiziato di essere il principale responsabile del tracollo della vivibilità nella zona». Nel mirno anche «l’autorizzazione di apertura dell’esercizio», che andrebbe revocata «per motivi di igiene e ordine pubblico». R8111316 Nel mirino i soggiorni in Thailandia e presunti atti sessuali su minori di 14 anni