La funzione della Fenomenologia dello Spirito
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La funzione della Fenomenologia dello Spirito
Dalla Scienza della Logica (1812-1816) (trad. it. A.Moni-C.Cesa, Laterza ed., 2 voll.) L’intelletto determina e tien ferme le determinazioni. La ragione è negativa e dialettica, perché dissolve in nulla le determinazioni dell’intelletto. Essa è positiva, perché genera l’universale e in esso comprende il particolare. […] Ma nella sua verità la ragione è spirito; e lo spirito sta al di sopra di tutti e due, della ragione intellettuale, o dell’intelletto razionale. […] lo spirito nega il semplice; e così pone la determinata differenza dell’intelletto. Ma insieme la dissolve; e così è dialettico. Se non che esso non si ferma al nulla di questo risultato, ma in questo risultato è parimenti positivo, e ha così restaurato quel primo semplice, ma come universale che è in sé concreto. […] solo su questa via che costruisce se stessa può la filosofia essere una scienza oggettiva, dimostrata. In questa maniera tentai di esporre la coscienza nella Fenomenologia dello spirito. (vol 1, pp. 6-7) L’unico punto, per ottenere il progresso scientifico, - e intorno alla cui semplicissima intelligenza bisogna essenzialmente adoperarsi, - è la conoscenza di questa proposizione logica, che il negativo è insieme anche il positivo, ossia quello che si contraddice non si risolve nello zero, nel nulla astratto, ma si risolve essenzialmente solo nella negazione del suo contenuto particolare, vale a dire che una tal negazione non è una negazione qualunque, ma la negazione di quella cosa determinata che si risolve, ed è perciò negazione determinata. Bisogna, in altre parole, saper conoscere che nel risultato è essenzialmente contenuto quello da cui esso risulta. (vol 1, p. 36) La parola togliere (Aufheben) ha nella lingua il doppio senso, per cui val quanto conservare, ritenere, e nello stesso tempo quanto far cessare, metter fine. […] Così il tolto è insieme un conservato, il quale ha perduto soltanto la sua immediatezza, ma non perciò è annullato. (vol 1, p. 100) Dall’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (1817-1827-1830) § 79. La logicità ha, considerata secondo la forma, tre aspetti: a) l’astratto o intellettuale; b) il dialettico, o negativo-razionale; c) lo speculativo, o positivo razionale. Questi tre aspetti non fanno già tre parti della logica, ma sono momenti di ogni atto logico reale, cioè di ogni concetto o di ogni verità in genere. […]. § 80. a) il pensiero, come intelletto, se ne sta alla determinazione rigida e alla differenza di questa verso altre: siffatta limitata astrazione vale per l’intelletto come cosa che è e sussiste per sé. § 81. b) il momento dialettico è il sopprimersi da sé di siffatte determinazioni finite e il loro passaggio nelle opposte. 1) […] La dialettica, per contrario, è questa risoluzione immanente, nella quale la unilateralità e limitatezza delle determinazioni intellettuali si esprime come ciò che essa è, ossia come la sua negazione. Ogni finito ha questo di proprio, che sopprime sé medesimo. La dialettica forma, dunque, l’anima motrice del progresso scientifico; ed è il principio solo per cui la connessione immanente e la necessità entrano nel contenuto della scienza: in essa soprattutto è la vera, e non estrinseca, elevazione sul finito. § 82. c) Il momento speculativo, o il positivo-razionale, concepisce l’unità delle determinazioni nella loro opposizione; ed è ciò che vi ha di affermativo nella loro soluzione e nel loro trapasso. 1) la dialettica ha un risultato positivo, perché essa ha un contenuto determinato, o perché il suo verace risultato non è il vuoto o astratto niente, ma è la negazione di certe determinazioni, le quali sono contenute nel risultato appunto perché questo non è un niente immediato, ma è un risultato. 2) questo razionale è perciò […] qualcosa di concreto, perché non è unità semplice e formale, ma unità di determinazioni diverse. Perciò la filosofia non ha punto da fare con mere astrazioni o con pensieri formali, ma solo con pensieri concreti. […] Il compito introduttivo della Fenomenologia dello Spirito Nella Fenomenologia dello Spirito (Bamb. und Würzb. 1807) esposi la coscienza nel suo avanzare dalla prima immediata opposizione sua e dell’oggetto fino al sapere assoluto. Cotesto cammino passa per tutte le forme del rapporto della coscienza verso l’oggetto, ed ha per risultato il concetto della scienza. Questo concetto, dunque, non abbisogna qui (prescindendo dal fatto che esso sorge entro la logica stessa) di alcuna giustificazione, poiché l’ha ricevuta appunto nella Fenomenologia; né è poi suscettibile di altra giustificazione, fuor che di questa produzione sua per opera della coscienza, le cui proprie forme si risolvon tutte in quel concetto come nella verità. (dalla Scienza della Logica vol 1, pp. 29-30) Nella mia Fenomenologia dello Spirito, che, per questo, nel pubblicarla, ho definito parte prima del sistema della scienza, si è presa la strada che muove dalla prima manifestazione dello spirito, la più semplice, cioè la coscienza immediata, per svilupparne la dialettica fino al punto di vista della scienza filosofica, mostrandone la necessità attraverso questo procedere. (dall’Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (ed. 1827-1830) §25 an., trad it. V.Verra, p. 173)