Il sistema finanziario deve essere coordinato
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Il sistema finanziario deve essere coordinato
Il sistema finanziario deve essere coordinato di Nouriel Roubini* La più grande bolla finanziaria e creditizia della storia Il sistema finanziario del mondo ricco si sta dirigendo verso un crollo. I mercati azionari hanno registrato perdite prolungate, i mercati monetari e quelli creditizi hanno chiuso con spread sui tassi di interesse alle stelle ed è comunque ancora troppo presto per dire se le misure di salvataggio adottate da Stati Uniti ed Europa riusciranno a contenere la crisi su una base non contingente. Per la prima volta in settant’anni si è avuto paura di una corsa indiscriminata a ritirare i depositi dalle banche, mentre il sistema bancario “ombra”, agenti, prestatori di mutui non bancari, strumenti strutturati di investimento, hedge fund, fondi monetari di mercato e società di private equity – sta correndo rischi sulle sue passività a breve termine. Dal lato dell’economia reale, tutte le economie avanzate − che rappresentano il 55% del Prodotto Interno Lordo globale − erano entrate in recessione anche prima del pesante shock finanziario iniziato alla fine dell’estate 2008. Di conseguenza, ci troviamo oggi di fronte a una recessione, a una crisi finanziaria severa e a una profonda crisi bancaria nelle economie avanzate. I mercati emergenti hanno inizialmente subito le conseguenze di questa crisi solo quando gli investitori stranieri hanno cominciato a ritirare i loro investimenti. Poi il panico si è diffuso sui mercati di credito, monetari e valutari, evidenziando la vulnerabilità dei sistemi finanziari di molti Paesi in via di sviluppo e di settori aziendali che, di fronte all’espansione del credito, si sono indebitati a breve e in valute estere. I più fragili sono stati i Paesi con una grande deficit di conto corrente e/o con un grande deficit fiscale e con forti debiti in valute estere a breve termine. Ma anche quelli con la migliore performance − come Brasile, Russia, India e China − sono adesso a rischio di un atterraggio brusco. Molti mercati emergenti stanno quindi rischiando una grave crisi finanziaria. La crisi è stata causata dalla più grande bolla finanziaria e creditizia della storia, causata da un uso estremo della leva finanziaria. L’utilizzo della leva finanziaria e le bolle speculative non si sono rimasti limitati al mercato immobiliare americano, ma hanno caratte- *Nouriel Roubini è Docente di Economia presso la New York University e presidente di RGE Monitor. 83 Il sistema finanziario deve essere coordinato di Nouriel Roubini rizzato il mercato immobiliare anche di altri paesi. Inoltre, al di là del mercato immobiliare, in molti sistemi economici vi è stata un’eccessiva concessione di prestiti da parte di istituzioni finanziarie e di alcuni settori di impresa e della pubblica amministrazione. Il risultato è che ora stanno esplodendo contemporaneamente una bolla immobiliare, una bolla dei mutui ipotecari, una bolla del mercato azionario e obbligazionario, una bolla del credito, una bolla delle materie prime, una bolla del private equity e degli hedge fund. Una crisi di non breve durata L’illusione che la contrazione economica negli Stati Uniti e nelle altre economie avanzate sarebbe stata profonda ma breve − una recessione cioè di sei mesi a “V” − è stata sostituita dalla certezza che la crisi sarebbe stata una lunga e protratta recessione a “U”, che può durare almeno due anni negli Stati Uniti e si avvicina ai due anni in gran parte del resto del mondo. In più, dato il rischio crescente di un collasso del sistema finanziario globale, non si può neppure escludere la prospettiva di una recessione a forma “L” della durata di una decina d’anni − come quella vissuta dal Giappone dopo il collasso della sua bolla immobiliare e azionaria. In effetti, il crescente distacco fra iniziative politiche sempre più aggressive e tensioni sui mercati finanziari è allarmante. Quando a marzo i creditori di Bear Stearns furono ammessi a un salvataggio da 30 miliardi di dollari, il rialzo dei mercati azionari, monetari e del credito durò otto settimane. Quando il Tesoro americano annunciò, a luglio, il salvataggio dei giganti dei mutui Fannie Mae and Freddie Mac, la ripresa durò appena quattro settimane. Quando il salvataggio, da 200 miliardi di dollari, di queste aziende fu effettuato concretamente e le loro passività, 6.000 miliardi di dollari, furono messe sotto il controllo del governo americano, il rialzo durò un solo giorno. Fino al momento in cui sono state annunciate le misure adottate dagli Stati Uniti e dall’Europa, non c’è stato nessun rally. Quando AIG è stato salvato con 85 miliardi di dollari, il mercato è crollato del 5%. Quando poi sono stati annunciati i 700 miliardi di dollari del pacchetto di salvataggio, i mercati sono crollati di un altro 7% in due giorni. Quando le autorità in America e all’estero hanno preso iniziative politiche radicali, dal 6 al 9 ottobre, i mercati azionari, creditizi e monetari sono andati al ribasso ancora di più giorno dopo giorno. La risposta non può che essere globale e coordinata Ma le misure adottate recentemente sono sufficienti? Quando le azioni prese non danno un sollievo reale agli operatori sul mercato, sappiamo che si è a un passo dal collasso sistematico del settore finanziario e aziendale. Si sta cioè creando un circolo vizioso di riduzione della leva finanziaria, di caduta libera dei prezzi dei titoli finanziari e di ricostituzione dei margini di garanzia. Quindi non possiamo escludere un fallimento di sistema e una depressione globale. Come abbiamo visto negli ultimi giorni, ci vorrà un grande cambiamento nelle politiche eco- 84 Il sistema finanziario deve essere coordinato di Nouriel Roubini nomiche e ci vorranno azioni radicali e coordinate fra tutte le economie dei mercati avanzati e emergenti per evitare il disastro. Questo include: - un’altra rapida tornata, a livello globale, di tagli dei tassi di interesse di almeno 150 punti base; - una temporanea copertura di garanzia di tutti i depositi, tenendo separate le istituzioni finanziarie insolventi, che devono essere chiuse, da quelle in sofferenza ma ancora solventi, che devono essere parzialmente nazionalizzate e a cui deve essere iniettato capitale pubblico; - una rapida riduzione dell’indebitamento dei proprietari di casa insolventi, preceduta da un temporaneo congelamento di tutti i pignoramenti; - una cospicua e illimitata disponibilità di liquidità alle istituzioni finanziarie in grado di ripagare i propri debiti; - credito pubblico a disposizione delle imprese solventi per evitare crisi da rifinanziamento del credito a breve per grandi aziende e piccole imprese solide, ma a corto di liquidità; - un massiccio stimolo fiscale da parte del governo attraverso lavori pubblici, investimenti in infrastrutture, sussidi di disoccupazione, riduzione di tasse per proprietari di case a basso reddito e concessione di prestiti alle amministrazioni locali in crisi di liquidità; - un accordo fra i paesi creditori con eccedenza di conto corrente e paesi debitori con deficit di conto corrente per mantenere un regolare finanziamento del deficit e un riciclo delle eccedenze dei creditori per evitare aggiustamenti disordinati di tali squilibri. Scelte di più basso profilo rispetto a queste azioni radicali e coordinate possono portare a un collasso del mercato, a una crisi finanziaria globale e a una depressione su scala mondiale. Le misure adottate dagli Stati Uniti e dall’Europa sono un inizio, ma ora il lavoro deve essere portato a termine. Copyright: Project Syndicate, 2008. www.project-syndicate.org 85