La battaglia di Normandia è stata l`ultima grande

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La battaglia di Normandia è stata l`ultima grande
La battaglia di Normandia è stata l'ultima grande operazione militare
preordinata dal mondo occidentale. Tra il giugno e l'agosto del 1944, a seguito
della più imponente invasione di mezzi anfibi della storia, eserciti composti da
oltre un milione di uomini decisero il destino dell'Europa. Noi ora ci
soffermeremo sul giorno dello sbarco in Normandia, il D-Day, il "giorno più
lungo" di tutta la battaglia.
Tra gli alti comandi Alleati vi era molta incertezza su dove avrebbe dovuto aver
luogo lo sbarco. Gli americani puntavano su Calais, concordando, senza saperlo,
con le supposizioni tedesche; gli inglesi preferivano la Normandia che aveva le
difese più deboli. Nell'agosto del 1943, alla conferenza di Quebec, si decise
per la Normandia, e il piano relativo venne approvato da Churchill, Roosevelt e
dai capi di Stato Maggiore delle due potenze.
Furono avviate azioni per convincere i tedeschi che lo sbarco sarebbe avvenuto
là dove essi lo aspettavano, nella zona di Calais. I bombardamenti si
infittirono sulla città e sul territorio circostante. Si giunse al punto che,
quando già la flotta di invasione navigava verso la Normandia, un'altra flotta
"finta", scortata da aerei, si stava dirigendo verso Calais.
L'inganno riuscì tanto bene che i tedeschi continuarono a credere che lo sbarco
in Normandia fosse soltanto una finta e che la vera invasione avrebbe avuto
luogo a Calais, dove essi continuarono ostinatamente a mantenere il grosso delle
forze.
I tedeschi dispongono di 49 divisioni di fanteria, 10 divisioni corazzate, 1600
carri armati, 198 aerei da bombardamento, 125 aerei da caccia, 3
cacciatorpediniere, 36 siluranti e 34 sommergibili. Dall'altra parte gli Alleati
mettono in campo 6 divisioni di fanteria, 55 divisioni motorizzate, 25 divisioni
corazzate, un numero incalcolabile di carri armati, 3476 aerei da bombardamento,
5409 aerei da caccia, 6 navi corazzate, 27 incrociatori, 164 cacciatorpediniere
e 6500 mezzi da sbarco. In totale, il 6 giugno 1944, gli Alleati contano su una
forza di quasi tre milioni di uomini. Di questo imponente esercito, 1.700.000
sono americani e il resto inglesi, francesi, canadesi, norvegesi, belgi,
polacchi e cecoslovacchi.
La zona scelta per lo sbarco si estende per circa un centinaio di chilometri,
tra Le Havre e Cherbourg. E stata divisa in cinque spiagge, contrassegnate con
nomi di fantasia. Agli americani sono toccate le due più occidentali, e cioè
Utah tra Quinèville e Grandcamp-les-Bains, e Omaha tra Vierville e Port-enBessin. Agli inglesi le spiagge più orientali: Gold tra Arromanches e La
Rivière, Juno tra La Rivière e Saint-Aubin, Wword tra Langrune e Ouistream.
La preparazione allo sbarco è stata accurata fino alle minuzie. I bombardamenti
quotidiani a tappeto sulle linee e sulle difese tedesche hanno messo in crisi
l'intero Vallo Atlantico. L'aviazione tedesca è stata praticamente distrutta
negli aeroporti.
L'operazione di sbarco, denominata "Overlord", si mette in moto dopo la
mezzanotte del 5 giugno del 1944. Venti minuti dopo la mezzanotte sei aerei
della RAF si alzano in volo. Faranno da battistrada alla 6a divisione
aerotrasportata britannica che si lancerà nella zona di Caen. Sono sessanta
specialisti di "commando" e del genio, esploratori destinati a consentire con le
loro segnalazioni da terra il lancio di due brigate di paracadutisti, la 3a e la
5a. La prima aveva il compito di distruggere i ponti della valle del Dives,
mentre la seconda doveva assumere la difesa dell'Orne e dei ponti sul canale,
eliminando il nemico dalla zona di sbarco di Ranville.
Alle ore 3.30, 72 alianti carichi di cannoni e di equipaggiamento cominciarono
ad atterrare nella zona. Nell'impatto col terreno, al buio, molti si sfasciarono
e i carri e le jeep che contenevano andarono distrutti. Molti uomini rimasero
feriti e alcuni persero la vita. In seguito si constatò che 49 dei 72 alianti
destinati all'operazione erano scesi bene, e le perdite umane e in mezzi erano
state modeste.
L'occupazione dei ponti fu un capolavoro di cui si resero protagonisti gli
uomini di sei plotoni del 2° battaglione di fanteria leggera dell'Oxfordshire e
del Buchinghamshire del maggiore John Howard. Essi riuscirono nell'impresa di
sfasciare, nel giro di tre soli minuti, sei alianti, tre per ogni ponte,
esattamente all'imbocco, in modo da balzar fuori armi in pugno e impadronirsi
del passaggio eliminando gli sbigottiti difensori. Fulmineamente, i ponti sul
fiume Orne erano finiti in mano alleata.
Non altrettanto bene aveva funzionato la mossa degli esploratori mandati a
contrassegnare la zona di lancio per le due brigate di paracadutisti. Il vento
li aveva spinti verso oriente, sparpagliandoli, e così i 2.200 uomini della 5a
brigata paracadutisti del brigadiere Poett, privi di segnalazioni, finirono
lontani dall'obiettivo prefissato. Tuttavia la maggior parte della brigata
riuscì a ricongiungersi. Peggio andò alla 3a brigata paracadutisti del
brigadiere Mill, finita disseminata in una vasta zona di boschi e di paludi tra
Merville e Troarn, undici chilometri nel retroterra. Nonostante tutto, i cinque
ponti loro assegnati da distruggere furono fatti crollare.
Già prima dell'alba il generale Gale, comandante della divisione
aerotrasportata, poteva stabilirsi nel conquistato castello di Ranville. Ora
restava da eliminare la potente batteria costiera di Merville, vicino alla foce
dell'Orne e il compito fu affidato al 9° battaglione paracadutisti del tenente
colonnello Terence Otway. La batteria si trovava in casematte in cemento a prova
di bomba, la difendevano 180 uomini. La copertura era fornita da una decina di
mitragliatrici e da un campo di mine profondo dieci metri. Sembrava
imprendibile. Otway prevedeva di calare nel perimetro della difesa, quasi sopra
le casematte, tre alianti, mentre lui avrebbe attaccato da terra. Era un piano
quasi suicida, eppure riuscì, anche se più della metà dei 150 uomini che avevano
condotto l'assalto erano morti o feriti. Alle cinque del mattino il generale
Gale poteva dire che tutti gli obiettivi assegnati alla sua 6a divisione
aerotrasportata nella zona di Caen erano stati raggiunti.
Contemporaneamente, sul fianco occidentale dello sbarco, anche la 82a divisione
aerotrasportata americana del generale Matthew Ridgway e la 101a divisione
trasportata Usa del generale Maxwell Taylor, avevano raggiunto gli obiettivi
prefissati, tra cui l'occupazione di Sainte-Mère-Eglise, che ebbe così l'onore
di essere la prima città francese liberata dalle truppe alleate.
Intanto l'immensa flotta, la più formidabile mai riunita nella storia
dell'umanità, si stava avvicinando alla Normandia. Su 2727 navi di ogni tipo
erano caricati 2500 mezzi da sbarco. La scorta era formata da 700 navi da
guerra, tra cui 23 incrociatori, 6 navi da battaglia e oltre 104
cacciatorpediniere. A bordo dei trasporti vi erano gli uomini della Prima armata
americana del generale Bradley e della Seconda armata britannica del generale
Dempsey. Il bombardamento aereo delle spiagge cominciò alle 3 e 14 del mattino
del 6 giugno.
Sotto la protezione di questo gigantesco ombrello aereo, con i capisaldi a
oriente e a occidente già tenuti dai paracadutisti, alle 6 e 30 del mattino
comincia a sbarcare il XXI Gruppo di armate del feldmaresciallo Montgomery. Come
si è già detto, alla Prima armata di Bradley toccano le spiagge di Utah e di
Omaha, alla Seconda armata britannica di Dempsey, le spiagge di Juno, Sword e
Gold.
Dall'altra parte del fronte, il Comando Gruppo Marina d'Occidente, che avrebbe
dovuto controllare la Manica, ritiene che non si tratti di un'invasione su larga
scala. Del contrario invece era convinto il generale Pemsel, che era il capo di
Stato Maggiore della Settima armata tedesca, il quale avvertì immediatamente il
generale Speidel, capo di Stato Maggiore dell'assente feldmaresciallo Rommel,
che secondo lui si trattava di un'operazione su larga scala. Ma né Speidel, né
il comandante supremo del fronte occidentale von Rundstedt, gli credettero.
Mentre si succedevano questi avvenimenti al quartier generale di von Rundstedt,
a Saint-Germain-en-Laye, regnava la confusione. Nessuno aveva idea di dove
fossero scesi i paracadutisti alleati. Alle 4 la situazione per i tedeschi
rimaneva oscura. Il generale Blumentritt, capo di Stato Maggiore di von
Rundstedt, chiese di poter impiegare contro gli sbarchi in Normandia la 12a
divisione SS e la Panzer Lehr, ma si sentì rispondere che il Fuhrer vietava di
ricorrere prima del tempo alla riserva strategica.
Sulla spiaggia di Utah, alle 6 e 30 in punto, mettono piede per primi sul suolo
di Francia gli uomini della 4a divisione del generale Roosevelt, appartenente al
7° Corpo d'armata del generale Collins. Le prime azioni sono coronate da
successo. Alle 9 del mattino, il reggimento di testa e i suoi carri avevano già
infranto la fascia esterna del Vallo Atlantico e a mezzogiorno le avanguardie
della 4a divisione si trovavano in vista di Pouppeville e di Sainte-Marie per
collegarsi con i paracadutisti del generale Taylor.
Lo sbarco dei reparti successivi fu più facile, grazie all'intervento delle
unità di demolizione della marina che avevano sgombrato la spiaggia dagli
ostacoli fatti disseminare da Rommel. Tutti gli obiettivi prestabiliti erano
stati raggiunti dalla 1a divisione già alle 13 del pomeriggio e si aspettano
notizie altrettanto buone dalle truppe che contemporaneamente sono sbarcate più
a oriente, cioè ad Omaha.
Ma qui le cose non vanno bene. Omaha era una spiaggia concava lunga sei
chilometri e mezzo, con scogliere alte fino a trenta metri alle due estremità.
In quel tratto una forte risacca rendeva difficili le operazioni di sbarco e
inoltre il 5° Corpo d'armata del generale Gerow, destinato a conquistare quelle
posizioni, non disponeva al momento dei famosi carri anfibi DD.
I tedeschi avevano fortificato molto bene le difese naturali. I capisaldi erano
munitissimi. Mitragliatrici, cannoni anticarro e artiglieria leggera battevano
la spiaggia dagli scogli, su cui le fortificazioni erano state addirittura
scavate in caverna. Contro queste formidabili difese si avventò la 1a divisione
statunitense del generale Huebner, finendo subito per trovarsi in gravi
difficoltà, anche perché su Omaha era stata spostata la 352a divisione mobile
tedesca. Nonostante le alte perdite americane la situazione non si sbloccava. A
mezzogiorno le truppe da sbarco erano ancora ferme sulla spiaggia, sotto
l'incessante fuoco nemico.
Cominciò allora un bombardamento navale delle difese tedesche e anche gli aerei
vennero in soccorso. A terra si combatteva ferocemente. Stava per verificarsi a
Omaha un disastro americano. Tuttavia al tramonto la penetrazione americana in
questo settore non superava il chilometro e mezzo, benchè fosse stata aperta una
via di uscita verso Vierville. I caduti erano più di tremila. Se i tedeschi
fossero stati in grado di sferrare un violento contrattacco, gli americani
sarebbero stati rigettati in mare.
Nel frattempo, a Gold la 50a divisione britannica è già in marcia verso
Arromanches; a Juno, la 3a divisione canadese ha aggirato le difese di
Courseulles e ha preso posizione sulle colline all'intorno; a Sword, la 3a
divisione di fanteria canadese e tre gruppi di "commandos" si sono spinti a
Bièville, fin quasi a quattro chilometri da Caen.
Il compito della Seconda armata britannica era quello di proteggere il fianco
della Prima armata americana finchè questa avesse occupato Cherbourg e i porti
della Bretagna. Si può dire che tutti gli obiettivi furono raggiunti. Al
tramonto, la testa di ponte della 50a divisione misurava dieci chilometri per
dieci, la zona di ancoraggio di Arromanches conquistata e La Rivière tenuta
saldamente.
Erwin Rommel giunse nel tardo pomeriggio del 6 giugno al suo quartier generale
di La Roche-Guyon. L'invasione era cominciata da dodici ore e ormai era troppo
tardi per riprendere in mano la situazione. Rommel si gettò con l'impeto di
sempre nell'azione, per tentare di tamponare le falle.
Sull'intero fronte la battaglia si placò col sopraggiungere del tramonto. Sia
gli Alleati sia i tedeschi erano troppo stanchi per continuare i combattimenti.
I tedeschi, poi, non avevano più i mezzi sufficienti per respingere l'assalto
nemico e mancavano di truppe per un contrattacco in grande stile.
Non tutti gli obiettivi fissati sulle varie spiagge erano stati raggiunti dagli
Alleati nel "D Day"; anzi, quasi nessuno. Eppure "Overlord" si poteva già
considerare un grande successo. Centinaia di migliaia di uomini, decine di
migliaia di carri armati e di veicoli erano stati sbarcati. Da questo momento
diventava impensabile rigettarli in mare.
Ecco come Cornelius Ryan, nel libro "Il giorno più lungo", descrive la vigilia
dello sbarco:
"...Un po' prima delle 21, del 5 giugno, una dozzina di piccole navi apparvero
al largo delle coste francesi. Camminavano lentamente, così vicine alla riva che
i loro equipaggi potevano vedere chiaramente le case normanne. Quei battelli
passarono inosservati. Finirono il loro lavoro e se ne andarono. Erano dragamine
inglesi, l'avanguardia della più gigantesca flotta che fosse mai stata riunita.
Perché, in quel momento, solcando le acque grige e tempestose della Manica, una
valanga di navi rotolava verso l'Europa hitleriana, la potenza e l'ira del mondo
libero finalmente scatenate. Arrivavano, un'ondata dopo l'altra, su un fronte di
30 chilometri, 5000 navi di ogni specie. C'erano trasporti d'assalto nuovi e
veloci, "cargos" arrugginiti, piccoli piroscafi, traghetti della Manica, naviospedale, petroliere vetuste e sciami di rimorchiatori dalle forme tozze.
C'erano interminabili colonne di navi da sbarco a fondo piatto, pesanti e
antiestetiche, lunghe più di 100 metri. Molte di esse e le grosse navi trasporto
avevano a bordo imbarcazioni più piccole per il vero e proprio attacco alle
spiagge: ce n'erano più di 1500. Dragamine, scialuppe a motore, vedette posaboe, precedevano i convogli, sopra i quali si libravano i palloni di sbarramento
antiaereo. Squadriglie di aerei da caccia volavano sopra le nuvole. E,
avvolgendo e proteggendo questa fantastica cavalcata di navi zeppe di uomini, di
munizioni, di armi e di viveri, di carri armati e di cannoni, una formidabile
"armada" di 702 navi da guerra montava la guardia".