DUE PAZZI IN DISCESA Febbraio 2006, Passo del Ginestro, in
Transcript
DUE PAZZI IN DISCESA Febbraio 2006, Passo del Ginestro, in
DUE PAZZI IN DISCESA Febbraio 2006, Passo del Ginestro, in Liguria, Granfondo di Laigueglia. Le granfondo sono gare ciclistiche amatoriali lunghe dal 100 ai 200 Km.; questa ne misura 115 e il percorso e' nell'entroterra ligure. Dopo aver faticato come un cane per scollinare sul passo (la stazza non mi aiuta di certo: 85 chili), finalmente posso lanciarmi sul mio terreno preferito. Modestamente in discesa me la cavo e infatti sorpasso diversi ciclisti che mi avevano seminato in salita. Sono li' che me la godo, pennellando le curve e godendomi il vento sul viso fino a poco prima madido di sudore, quando, con mio grande stupore, sento alle mie spalle: “occhio a destra!” e vengo superato da una bicicletta gialla e nera. Combattuto tra l'amor proprio ferito e la meraviglia, mi lancio all'inseguimento. Sulle prime non posso credere a quello che vedo; e' una donna ed e' dotata anche di uno splendido soprassella! Con non poca fatica riesco a superarla e anche di fronte la vista e' davvero superba. Poi lei mi risorpassa, poi di nuovo io e cosi' diverse volte, finche' in uno stretto tornante a sinistra lei scivola e cade. Mi fermo a soccorrerla; per fortuna non si e' fatta niente, solo la classica strisciata con il fianco, dolorosa, ma niente di grave, come ogni ciclista conosce. Proprio nel punto dove e' caduta c'e' un vecchio caseggiato ed una scritta “BAR”, le chiedo se vuole entrare un momento per riprendersi. Accetta: e' solo una piccola osteria di campagna con un signore anziano e gentilissimo al banco e nessun cliente. Puliamo un po' la ferita, lei si risistema, e' pronta per ripartire quando il barista arriva con un vassoio, due bicchieri e un mezzo litro di bianco. Il vino non e' certo la cosa piu' adatta a dei ciclisti durante una competizione, a maggior ragione dopo una caduta, ma lei accetto' di buon grado ed io anche. Ad un primo bicchiere ne segui' un secondo. Eravamo accaldati, sudati, stanchi, il vino era fresco e scivolava nella gola riarsa dalla polvere che era una meraviglia. Non ho mai bevuto in vita mia nulla di piu' buono. Poi ripartimmo e nonostante le nostre insistenze, l'oste non volle nulla per il suo vino. Il resto del, percorso lo abbiamo fatto ad andatura tranquilla, fianco a fianco, senza quasi mai parlarci, solo guardandoci e sorridendo. Arrivati quasi al traguardo, le chiesi: “quando farai la prossima granfondo? Mi piacerebbe rivederti.” Mi rispose che aveva un marito ed una bambina che la aspettavano all'arrivo e mi parve di cogliere una punta di rimpianto nel suo sguardo. Mi piace pensare che forse anche a lei sarebbe piaciuto rivedermi, ma preferiva evitare complicazioni. Tornai l'anno dopo alla granfondo, la cercai tra piu' di mille partecipanti ma non la vidi e soprattutto tornai in quel piccolo bar. Il locale era piuttosto squallido ed il vino era un banalissimo vinello da osteria, eppure tutto mi era parso meraviglioso la prima volta. Grazie comunque a quel gentile oste, al suo vino e soprattutto a te, splendida compagna di avventura, a cui ho persino dimenticato di chiedere il nome.