Sala Baganza e dintorni... storia,natura e genuinità

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Sala Baganza e dintorni... storia,natura e genuinità
SALA BAGANZA — FELINO
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
Sala Baganza e dintorni... storia,natura e genuinità
ala Baganza” racchiude
nel suo nome la storia,
l’arte, la cultura, l’ambiente e i rinomati prodotti enogastronomici del paese. Sala, che già di per
sé è una località piacevole per il clima e per il paesaggio, possiede un
piccolo patrimonio artistico, storico,
ambientale degno di nota: la Rocca,
“S
inizi del XVIII secolo inizia a costituirsi
il borgo.
La Rocca venne eretta nel 1477
per volere di Stefano Sanvitale e
con la decapitazione di Girolamo II
Sanvitale e del figlio Gianfrancesco
passò di mano prima ai Farnese nel
1612 (già duchi di Parma nel 1545),
poi ai nuovi duchi Borbone nel 1733,
che era residenza di duchi e conti e
che ha ospitato famiglie reali; il piccolo borgo medievale di San Vitale;
il Parco Regionale dei Boschi di Carrega, che oltre ad ospitare una di flora e fauna è centro di manifestazioni
ed al suo interno è presente il Casino dei Boschi, un tempo residenza
di Maria Amalia d’Asburgo e Maria
Luigia d’Austria; la Pieve di Talignano; i suggestivi calanchi di Maiatico;
l’Oratorio del Castellaro e l’acquedotto della nave.
Il toponimo “Sala”, che indica la presenza di un insediamento longobardo, compare per la prima volta in un
documento del 995, sottoscritto dall’allora vescovo di Parma. In seguito, per essere distinta da altri paesi
sparsi per tutto il territorio italico, al
nome della località viene aggiunto
quello di “Baganza”, dall’omonimo
torrente sulle cui sponde nasce il
paese vero e proprio soltanto nel
1862: la località si sviluppa infatti in
funzione della Rocca, che se per i
secoli tra il VI e il XIII sec. si trova in
posizione strategica per il controllo
esercitato su percorsi pedemontani
di collegamento tra le diverse valli e
per il congiungersi con l’attuale Passo della Cisa, per tutto il ‘500 e il ‘600
il territorio, che in questi due secoli
diventa riserva di caccia farnesiana,
rimane isolato; a metà del settecento la rocca viene ampliata e con la
costruzione nel 1775 del Casino dei
Boschi la Rocca perde la sua funzione di riserva di caccia. Fino al XVII
sec. Sala consiste nella Rocca, nella
chiesa e in poche case sparse. Agli
a seguito dell’estinzione del ramo
maschile dei primi. Dopo il periodo
farnesiano di decadenza, la Rocca raggiunse gli anni di massimo
splendore artistico con Maria Amalia D’Asburgo (moglie di Ferdinando
di Borbone) che amante della caccia e desiderosa di vivere lontano
dal marito, che risiedeva a Colorno,
rivendicò per sé l’uso della dimora
di Sala. Con i rovesciamenti politici
conseguenti all’ascesa di Napoleone e all’annessione del Ducato alla
Francia, nel 1804 la Rocca e i terreni
adiacenti vennero inclusi nella lista
del pubblico demanio e venduti a
privati. Nel 1832 il nuovo proprietario
ritenendo troppo grande e fastoso il
complesso, ne fece abbattere tre lati
lasciando intatta solo la parte nord
con la cappella costruita da Don
Ferdinando e le scuderie, che danno sulla piazza. Nel 1988 il Comune
di Sala Baganza ha acquistato e ristrutturato la porzione ovest dell’ala
superstite, mentre di proprietà privata sono rimaste il settore est e tutta la
corte rustica ad ovest della Rocca.
Oggi si ipotizza che inizialmente il
complesso avesse forma quadrangolare, e nel corso del XVI secolo
venne accresciuto notevolmente
per ragioni di difesa e di espansione della corte signorile: non avendo un nucleo abitato circostante il
cortile, la Rocca doveva essere autosufficiente. Dopo varie modifiche
strutturali dell’edificio e l’aggiunta
dell’oratorio, venne infine abbattuta
parte della rocca nel 1823 dal nuovo
proprietario Varron.
All’interno , pregevoli affreschi cinquecenteschi e settecenteschi. Da
visitare soprattutto: la sala dell’Eneide, affrescata da Ercole Procaccini;
il camerino del Baglione, la cui stanza prende il nome proprio dall’autore
dei dipinti, e dove sono rappresentate allegorie delle stagioni, scene di
caccia e di battaglia immerse in paesaggi fantastici di ispirazione fiamminga; la saletta della fama, attribuita a Bernardino Campi, in un sublime
intreccio floreale a pergolato con immagini di putti e fiori, con al centro un
angelo con la tromba aurea in cui si
colgono influssi del Correggio e del
Parmiganino; il Gabinetto dei Cesari,
affrescata sempre secondo il gusto
della scuola padana cinquecentesca, dove compaiono i busti di nove
imperatori romani, e al centro nel
soffitto sullo sfondo di una tela viola
retta acrobaticamente da dei putti,
una figura femminile elegantemente
seduta con egida e colonna; la Sala
di Ercole (Orazio Samacchini), a cui
si accede dall’elegante scalone, che
dopo le trasformazioni ottocentesche è diventata una sorta di anticamera degli appartamenti privati.
Da visitare a San Vitale Baganza,
a 5 km da Sala, il borgo medievale
dove dell’originario castello quattrocentesco (che non era proprietà dei
Sanvitale, ma bensì del Comune di
Parma), è rimasta la parte inferiore
del mastio e tracce dell’edificio di
destra, ancora con alcune merlature. Accanto, la così chiamata Casa
dell’Opera, che all’interno del cortile
conserva ancora una interessante finestra tardo quattrocentesca. Poco
distante, la chiesa parrocchiale che
era in origine una pieve (1230), ma
in seguito a un terremoto del 1834
è crollata, mentre il campanile, del
‘700 è rimasto in piedi; è stata quindi ricostruita, ad una sola navata, in
stile impero. A due km ad ovest dell’abitato si trova la Torre dei Boriani,
una “casa-forte” a tre piani, costruita
sul monte Bastia, probabilmente un
avamposto del castello di “Monte
dei Pali”(di cui si parla nel 1249 in un
documento), il cui feudo apparteneva a Oberto Pallavicino. Quando, nel
XVII secolo, il castello si sgretolò del
tutto, dell’avamposto diventarono
proprietari i Boriani, per poi passare ai Boschi, che fecero poi costruire
nel 1802 l’elegante oratorio in stile
impero, dedicato alla Madonna Immacolata.
Il Parco Regionale dei Boschi di
Carrega si estende per circa 1260
ettari tra i comuni di Sala Baganza,
Collecchio e Fornovo e si trova tra il
fiume Taro e il torrente Baganza, a
poca distanza dal Parco regionale
del Taro e della vicina riserva naturale Monte Prinzera. Riserva di caccia
prima dei Farnese, poi dei Borbone,
che ne impedirono il disboscamento, il parco venne acquistato da Ma-
ria Luigia che lo utilizzò per le sue
sperimentazioni botanico- agricole.
Con gli scompigli dell’epoca napoleonica, i Boschi divennero possedimenti del Varron e successivamente
podere dei Carrega. Oggi a boschi si
alternano prati e piccole valli, solcate da ruscelli che alimentano diversi
specchi d’acqua; si ha quasi l’impressione di trovarsi in un grande parco all’inglese... Il manto
forestale consta di castagneti,
faggete, boschi di querce, di conifere, di latifoglie varie. A primavera si può osservare la fioritura
di bellissimi esemplari di flora
tra cui anemone, scilla, elleboro,
epatica, pervinca... Sono inoltre
presenti alcuni bacini lacustri,
dovuti a interventi dei Carrega,
che hanno consentito l’insediamento di specie particolari
e animali rari come il cipresso
calvo, la testuggine d’acqua e
la medusa d’acqua dolce. Tra la
fauna dei boschi si possono osservare, oltre ai consueti mammiferi come la volpe, il tasso, il
cinghiale, anche il caratteristico e
qua diffusissimo capriolo, reinserito
agli inizi del ‘900; tra gli altri animali
popolano il parco 65 specie di uccelli, infine anfibi e rettili. Il parco è
inoltre centro di manifestazioni legate al verde che si svolgono durante
tutto l’anno, rivolte a grandi e piccoli,
itinerari diurni, notturni, enogastro-
nomici, percorsi lungo la via Francigena, visite in carrozza, laboratori;
il tutto volto a ristabilire l’ armonia tra
uomo e natura.
Sempre all’interno dei boschi è presente il Casino dei Boschi (1775),
con funzione di casino di caccia,
voluto da Maria Amalia d’Asburgo
e il Ferlaro, opere dell’architetto
Alexandre Ennemond Petitot. Maria Luigia d’Austria, duchessa di
Parma dal 1812 al 1847, innamorata della dolcezza del paesaggio di
Sala, acquistò il Casino nel 1819 per
utilizzarlo come residenza estiva;
venne poi modificato dall’architetto
di corte Paolo Gazzola, per assumere l’aspetto definitivo di un edi-
ficio a tre piani, di base rettangolare, facciata con frontone recante lo
stemma ducale e protiro a tre fornici
con terrazzo sovrastante; nel 1881 la
villa divenne proprietà dei Marchesi
Carrega. Ancora oggi alcuni locali
conservano lo stile settecentesco
del Casino di caccia di Maria Amalia d’Asburgo. Oggi il Casino è sede
del Parco regionale dei Boschi di
Carrega.
A Talignano, a 5 km da Sala,
tra i Boschi di Carrega e il fiume
Taro, è situata la pieve di Talignano, dedicata a San Biagio.
Già presente nel 991 e gestito
dai monaci Cistercensi francesi,
costituiva un punto d’appoggio
per i viandanti e pellegrini che
percorrevano la via Francigena.
Nel corso dei secoli la pieve è
stata modificata più volte; il paramento esterno è stato rifatto in
stile nel 1935, mentre non è stata
modificato l’abside, il campanile
e la parte inferiore della facciata.
La lunetta esterna sovrastante
la porta d’ingresso è una tipica
scultura romanico antelamica rurale,
raffigurante la psicòstasi (pesatura
delle anime) ed è un soggetto raro in
Italia, diffusissimo invece in Francia
nelle pievi lungo la via Francigena.
Duecento metri più a sud sorge Villa
Lalatta, fatta costruire nel 1576 dal
canonico Antonio Lalatta come residenza signorile adibita ad ospitare
i collegiali.
Si racconta che a Maiatico, le cui
colline producono un buonissimo
vino, Giuseppe Garibaldi dopo un
breve soggiorno nel 1861 abbia preso i viticci della famosa Malvasia di
Maiatico per portarli a Caprera. Non
si dimentichi di andare a fare un sopralluogo ai Calanchi di Maiatico,
molto suggestivi soprattutto al tramonto in primavera e in autunno;
sono il risultato della fase orogenetica (della nascita dei monti) che ha
portato all’emersione dell’ Appennino Parmense, avviatasi sei milioni di
anni fa.
In località Castellaro, a 3 km dal
capoluogo, sorge sulla valletta del
“Rio delle Ginestre”, l’oratorio della Beata Vergine, laddove un tempo era presente un castello, di cui
oggi resta solo il ricordo nel toponimo della località; già noto nel 1230,
è stato più volte ricostruito fino ad
assumere l’aspetto attuale nei primi
anni del ‘700. Poco lontano sorge
l’acquedotto della nave, in passato considerato di origini romane,
ma in realtà costruito dai Sanvitale
e poi ristrutturato dai Farnese: del
canaletto iniziale che conduceva
l’acqua alla Rocca di Sala si ha notizia fin dal XIII secolo, mentre con i
Farnese venne completata l’opera al
fine di irrigare i possedimenti dei Boschi; infine i Carrega lo adeguarono
alle esigenze del Casino.
Cultura: dal cinema alla poesia, dal teatro alla storia dell’arte
e tutti riconoscono in linea astratta il valore della cultura all’interno
di una società, pochi sanno investirvi in modo concreto energie e risorse; a Felino, da qualche anno, questo
accade invece con puntualità, rigore e
brillanti risultati.
Grande risalto è stato infatti dato in primis alle attività della Biblioteca Comunale, che ha organizzato una serie di
incontri di lettura dedicati ai bambini e
agli adulti; nel contempo anche il Teatro-Cinema Comunale ha ospitato una
serie di interessanti rassegne tematiche. Ma il vero punto di svolta è stato
l’Omaggio a Costa Gavras, assieme
alle tante iniziative dedicate alla Liberazione. La Sala Civica “R. Amoretti”, infine, ha presentato al pubblico un vero
e proprio calendario di appuntamenti,
culminati nella rassegna Palato fine,
ultime edizioni hanno visto Felino in primo piano nella realizzazione dell’evento, altri punti di eccellenza sono le rassegne dedicate all’Arte o alla
Poesia, perno della programmazione 2007:
LA MEMORIA E L’OBLIO – conferenze di Storia dell’Arte di Gerardo Lunatici - 7 marzo – 15 dicembre 2007, SALA CIVICA “R. AMORETTI”, FELINO
Questa iniziativa costituisce non solo o non tanto un percorso storico e
cronologico, quanto piuttosto un emozionante itinerario artistico e culturale che tocca le principali festività o ricorrenze che ogni anno incontriamo
lungo il nostro calendario.
Ingresso libero. Per informazioni: 0521/335920 - [email protected]
Mente sottile.
E se un’ulteriore sottolineatura è dovuta al Festival del Prosciutto, le cui
E’ più difficile capire un “taglio “ di Fontana o la Primavera di Botticelli?... un
“sacco” di Burri o La Pietà di Michelangelo? E’ “bello” un quadro di Picasso?
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Calendario dei prossimi appuntamenti
• mercoledì 7 Marzo, h 21.00 – “LA FESTA DELLA DONNA”
• sabato 21 Aprile, h 18.00 – “LA LIBERAZIONE”
• sabato 19 Maggio, h 18.00 – “IL MESE MARIANO”
• sabato 2 Giugno, h 18.00 – “FESTA DELLA REPUBBLICA”
ATTRAVERSO LE AVANGUARDIE - incontri con Eles Iotti
• 14 marzo – 11 aprile 2007, SALA CIVICA “R. AMORETTI”, FELINO
Il corso si rivolge al grande pubblico e propone una didattica di conoscenza
di base sull’arte moderna. Quota: 30 euro. Per informazioni: 0521/335920
–[email protected]
Calendario dei prossimi appuntamenti
• mercoledì 14 marzo, h 20.30 – “ESPRESSIONISMO”
• mercoledì 21 marzo, h 20.30 – “CUBISMO”
• mercoledì 28 marzo, h 20.30 – “ASTRATTISMO”
• mercoledì 4 aprile, h 20.30 – “INFORMALE”
• mercoledì 11 aprile, h 20.30 – “LA POP ART”
Letture poetiche - di Luca Ferrari
• 1 marzo – 5 aprile 2007, Biblioteca comunale “C. Pavese”, Felino
In questi incontri di letture poetiche a cura di Luca Ferrari la poesia letta e
recitata sarà la protagonista capace di suscitare immagini ed emozioni nell’ascoltatore, traducendosi in esperienza diretta di vita. Ingresso libero. Per
informazioni: Biblioteca Comunale “C.Pavese”. TEL.0521/336078; e-mail:
[email protected].
Calendario dei prossimi appuntamenti
• giovedì 15 marzo, h 21.00 - “Lavorare stanca”
• giovedì 5 aprile 2007, h 21.00 - “Al fuoco calmo dei giorni d’ottobre”