3. Dalla tecnologia medioevale alla rivoluzione industriale [modalità

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3. Dalla tecnologia medioevale alla rivoluzione industriale [modalità
3. Dalla tecnologia medievale
alla rivoluzione industriale
La tecnologia medievale
• L’homo sapiens cominciò ben presto ad adattare
l’ambiente alle sue esigenze e imparò per esempio a
cacciare con oggetti acuminati ai quali induriva la
punta sul fuoco.
• 8.000 anni fa alcune popolazioni addomesticarono gli
animali, iniziarono a coltivare semi e a modificare il
paesaggio con l’aratura. Inoltre inventarono arnesi
necessari per le varie operazioni, come la zappa,
l’accetta, l’aratro. All’inizio questi oggetti erano di
rame, poi di bronzo e quindi di ferro.
• Sono queste le origini della storia della tecnologia.
• Risulta impossibile offrire una storia completa
delle invenzioni dai tempi più antichi fino al
termine del XIX secolo. Questo per tre motivi:
a) non esisteva nessuna normalizzazione dei
prodotti e ogni inventore realizzava opere su
misura che non si assomigliavano tra loro.
b) un altro motivo consiste nella frequente
difficoltà di distinguere le invenzioni descritte
sulla carta e non realizzate da quelle che sono
state poste in opera (basti pensare ai disegni
di Leonardo da Vinci per rendersi conto di
quante idee non siano mai state tradotte in
pratica).
c) la terza ragione che rende impossibile un
inventario esauriente è dovuta al fatto che
molte invenzioni sono andate perdute e
sono state poi reinventate a distanza di
molti chilometri o decenni. Prima
dell’invenzione della stampa i soli
documenti che descrivevano un’invenzione
erano dei manoscritti di cui esistevano
chiaramente pochissimi esemplari.
• Le invenzioni possono sparire anche per la
cosiddetta “regressione”, cioè per il fatto che
una determinata civiltà non le ritiene
necessarie e quindi le mette nel dimenticatoio
(è noto per esempio che durante il Medioevo
furono dimenticati i principi della rotazione
triennale, che i Romani avevano portato a un
livello di perfezione considerevole per la loro
epoca).
• La rotazione era una pratica agraria
consistente nel suddividere un appezzamento
in tre porzioni nelle quali, per non esaurire il
suolo, nei primi due anni si alternavano
coltivazioni differenti e il terzo anno il suolo
veniva lasciato riposare.
• Ci sono altri due esempi significativi di
“regressione”:
• il primo è quello della macchina a
vapore, che fu inventata tra il I e il II
secolo a.C. da Erone di Alessandria, ma si
è poi persa per quasi 2.000 anni senza
che nessuno si fosse reso conto delle
possibili applicazioni.
• il secondo esempio è quello delle carte
geografiche. Dal III secolo i matematici greci
avevano messo a profitto le lezioni di Pitagora
per l’applicazione della trigonometria alla
geografia. Il geografo Erastotene stabilì non
solo che la Terra era tonda, ma anche che
aveva un raggio di circa 6.000 km (infatti è di
6.350). Inoltre nell’antichità erano state
prodotte carte abbastanza esatte del mondo
sconosciuto. Eppure, Cristoforo Colombo non
solo ignorava la presenza dell’America, ma
aveva anche sottostimato la lunghezza della
traversata, fatto che provocò
l’ammutinamento dei marinai partecipanti alla
spedizione.
• Anche molte invenzioni realizzate in civiltà
che non commerciavano con le altre sono
andate perdute: le macchine perforatrici
cinesi, che avrebbero fatto la fortuna dei
faraoni egiziani, per esempio, rimasero
confinate in Cina e gradualmente
abbandonate.
• Nel passato si è quindi verificato un notevole
spreco di invenzioni. Una delle cause fu
l’ossessione del diavolo. Nel Medioevo
qualsiasi invenzione un po’ troppo astuta era
considerata frutto di un patto con il diavolo e
l’inventore rischiava di finire sul rogo.
• I progressi nella tecnologia
cominciarono ad affermarsi molto
lentamente a partire dall’Alto
Medioevo.
• Nel VI secolo si diffuse il mulino ad
acqua, nel VII l’aratro pesante, nell’VIII la
rotazione agraria triennale, nel IX il ferro
di cavallo e il basto per cavallo.
La rivoluzione industriale
• Perché la Gran Bretagna? Perché presentava
una serie di requisiti favorevoli: clima, risorse
(carbone), sistema politico (Magna Charta,
1215), sistema giuridico (common law)
favorevole alla protezione degli interessi
privati, sistema commerciale, sistema culturale
(empirismo, economia politica di Adam Smith).
Indagine sulla natura e le cause della ricchezza
delle nazioni (1176).
• Il termine “Rivoluzione industriale” viene
applicato agli eccezionali mutamenti
intervenuti nell’industria e, in senso lato,
nell’economia e nella società inglese, tra la
fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo.
• La rivoluzione industriale non ebbe una data
precisa come la rivoluzione francese, ma
introdusse trasformazioni e progressi
tecnologici in grado di modificare in modo
profondo la società.
• L’origine del termine “rivoluzione industriale”
risale a: Blanqui e de Briavoinne (1830);
Arnold Toynbee (1884).
Quattro scuole di pensiero sulla rivoluzione
industriale:
• cambiamento sociale: punta l’attenzione sul
mutamento nei modi in cui avvenivano le
transazioni economiche tra gli individui, e
dunque soprattutto sulla nascita
dell’economia di mercato.
• organizzazione industriale: punta l’attenzione
sulla struttura e sulle dimensioni dell’impresa,
e dunque sulla nascita del sistema di fabbrica.
• macroeconomica: l’accento è posto su variabili
quali la crescita del reddito nazionale, le
variazioni di capitale e investimenti, i
mutamenti demografici.
• tecnologica: privilegia i cambiamenti avvenuti
nella tecnologia; è la scuola che più delle altre
punta l’attenzione sulla portata
“rivoluzionaria” della trasformazione
economica avvenuta in Inghilterra.
• Il 1760 termine a quo poiché è la data
dell’invenzione del motore rotante
azionato dal vapore; il 1830/50 come
termine ad quem poiché alla metà del
secolo la lunga fase di sviluppo sembrava
aver esaurito il suo potenziale innovatore.
• L’Inghilterra diventa l’“officina del mondo”.
• Mondo dominato da nuove fonti di
energia.
• Rottura netta con il passato, dopo secoli di
continuità: movimento demografico; uso delle
fonti energetiche; industria (in particolare
settore tessile e siderurgico); scambi; forme di
organizzazione del lavoro (diffusione del
sistema di fabbrica).
• All’aumento della produzione si accompagnò
ovunque un aumento della popolazione, ma
inferiore a quello della produzione, quindi
aumento del reddito pro capite.
• Aumento della speranza di vita alla nascita: nella
società preindustriale era inferiore a 30 anni, in
un paese industrializzato supera i 65 anni.
• Nella società preindustriale due terzi del reddito
medio venivano assorbiti dalla spesa per
l’alimentazione; in un paese industrializzato tale
quota non supera un terzo.
• Prima della Rivoluzione industriale dal 60 all’80%
della popolazione era impiegata in agricoltura; in
un paese industrializzato non più del 5%.
I presupposti dell’industrializzazione:
• la disponibilità di forza lavoro: l’esistenza di una
quantità di forza lavoro resa libera dall’agricoltura,
disponibile a spostarsi verso nuove occupazioni e
verso quelle aree dove gli imprenditori ne avevano
più bisogno.
• la mentalità imprenditoriale: l’abilità di mercanti e
armatori inglesi (protestanti) nel conquistare una
posizione dominante sul mercato mondiale nei
decenni che precedettero la Rivoluzione industriale
fu un patrimonio fondamentale che anche l’industria
in espansione poté sfruttare.
• l’accumulazione di capitale.
• nuove macchine e nuove risorse energetiche.
Perché in Inghilterra?
• dissolvimento dei rapporti feudali nelle
campagne: entro il XVII secolo si era compiuto
quel processo per cui la terra si era affermata
come proprietà individuale. Questo a sua volta
aveva accresciuto le fila di coloro che, rimasti
senza terra, avevano bisogno ed erano
disponibili a lavorare in cambio di salario.
• Importante era ora l’arricchimento individuale,
la capacità di diventare proprietari. La
posizione sociale non era più determinata
dalla posizione o dal rango ma dai rapporti di
mercato.
• classe imprenditoriale votata all’innovazione:
la presenza di un ceto di imprenditori
capitalisti riguardava, nel XVIII secolo, tutti i
centri più sviluppati d’Europa. In Gran
Bretagna, tuttavia, tali imprenditori riuscirono
prima che altrove a liberarsi dai lacci della
tradizione; giunsero a disporre di un contesto
legislativo più favorevole; divennero una forza
sociale capace di aggregare attorno a sé la
classe media che attingeva i suoi redditi dal
commercio e dalle professioni liberali.
• l’accumulazione di capitale proveniente
soprattutto dal commercio confluì nel settore
industriale principalmente sotto la forma
dell’industria a domicilio; il capitale industriale
in senso stretto prevalse solamente là dove,
come nell’industria mineraria o metallurgica,
le esigenze tecniche del settore richiedevano
investimenti in capitale fisso.
• l’applicazione di macchine azionate da una
forza motrice all’industria divenne
rivoluzionaria solo quando servì a produrre
merci destinate a un mercato più ampio che
già esisteva o che stava sorgendo.
• L’invenzione delle macchine, di per sé, non era
condizione sufficiente a innescare il processo
di industrializzazione.
• In Europa: guerra; settore agricolo statico;
nobiltà improduttiva; mercato ristretto.
• In Inghilterra sistema creditizio basato
sull’impiego della cambiale e di istituti
specializzati; sistema bancario e creditizio
inglese più sviluppato e articolato di quello del
continente; imprenditori indipendenti dagli
istituti bancari e da altre forme di
finanziamento esterno; imprese organizzate
sotto forma di azienda familiare o di
accomandita semplice, in cui la proprietà e la
direzione rimanevano identificate in singoli
individui.
• Divario continentale accresciuto dalle
guerre napoleoniche; i prodotti britannici
avevano invaso i mercati europei.
• Reazione continentale: intervento statale
e chiusura protezionistica.
• Senza protezione alcune industrie
continentali non si sarebbero sviluppate.
• Le tariffe protezionistiche portano alcuni
industriali (industria siderurgica francese) ad
accontentarsi dei profitti garantiti da tale
protezione, trascurando di apportare quei
miglioramenti tecnologici e organizzativi che
avrebbero potuto abbassare i prezzi rendendo
più competitivi i loro prodotti.
• Dualismo delle economie continentali:
mercato dominato dalla nobiltà e dalla
borghesia, mentre una grossa percentuale
della popolazione, ancora dedita all’agricoltura
e all’autoconsumo, fa pochi acquisti.
• Questo ritarda il passaggio al sistema di
fabbrica e le vecchie forme di industria nelle
campagne durano più a lungo. Il peso
considerevole conservato da un’agricoltura
arretrata rallenta la trasformazione
dell’economia nel suo complesso.
• La ferrovia simbolo della rivoluzione
industriale inglese ma anche occasione per il
continente: permette di collegare meglio e più
rapidamente le fonti di materia prima con i
centri di produzione e i diversi centri tra di
loro.
• In Inghilterra, la ferrovia arriva a processo
industriale già maturo, quando vapore e ferro
erano in fase avanzata e quando i capitali
consentivano l’investimento.
• L’Europa segue l’Inghilterra, a partire dal
Belgio, dalla Francia, dagli Stati tedeschi,
che diventano second comers nella
rivoluzione industriale.
• In questi paesi la ferrovia arriva insieme
alla rivoluzione industriale, fornendo alla
stessa un grande stimolo.
• Altri paesi (third comers), come l’Italia, hanno
uno sviluppo tardivo, che parte soltanto dopo la
seconda metà del XIX secolo.
• In questi paesi, arrivano prima le infrastrutture
della rivoluzione industriale vera e propria. In
Italia, ad esempio, arriva prima la ferrovia, dal
1839, dell’industria che si afferma soltanto a fine
Ottocento.
• Sulla ferrovia, prima del 1861, si riversano le
speranze dell’unione politica e dello sviluppo
economico.