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Commentary, 20 novembre 2015
I BALCANI SONO GIA’ IN “EUROPA”
DAVIDE DENTI, ANDREA FRONTINI
A
ffinché il processo di allargamento ai Bal-
restanti sei paesi che l'obiettivo finale è raggiungibile,
cani si mantenga credibile, sostenibile e
ma richiede ancora un grande lavoro. Servono riforme
realmente
profonde, che in stati di recente indipendenza prendo-
trasformativo,
è
necessaria
un’adeguata presa di coscienza al più alto livello po-
no spesso la forma di un vero e proprio esercizio
litico, tanto in Europa quanto nella regione. Sarà ne-
di member state-building, al fine di costruire quelle
cessaria una de-compartimentalizzazione delle stra-
istituzioni e capacità necessarie ad agire come uno
tegie europee verso i Balcani, al fine di collegare fi-
stato membro dell’Ue. Il rischio è che la lunga stasi
nalità e strumenti della politica di allargamento con
nella "sala d’attesa" europea finisca per prolungare le
un’azione esterna europea nel campo della politica
difficoltà in cui versano ancora i paesi dell'area, tra
estera, della sicurezza e delle politiche migratorie.
persistenti tensioni interne e complessi processi di di-
«Il futuro dei Balcani è nell’Unione europea», dichiaravano solennemente l'Ue e i suoi stati
membri a Salonicco nel 2003, alla vigilia dell'allargamento a est e in un clima di generale ottimismo
sull’inevitabile “destino europeo” degli stessi Balcani.
Dodici anni dopo e a vent'anni dagli Accordi di Dayton
per la pace in Bosnia-Erzegovina, la politica di allar-
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gamento dell’Ue alla regione deve confrontarsi con
sfide in larga parte inedite, che riguardano tanto i Balcani quanto la stessa Europa.
L'adesione della Croazia nel luglio 2013 ha mostrato ai
stensione regionale (come nel caso delle recenti crisi
politiche nell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia e
in Montenegro, e della progressiva normalizzazione
delle relazioni tra Serbia e Kosovo), così come il difficile rafforzamento delle istituzioni, al fine di affrontare le sfide socio-economiche dell’intera regione e
lottare contro corruzione e crimine organizzato (come
nel caso di Bosnia e Albania). La crisi dei profughi
lungo la “rotta balcanica” degli ultimi mesi ha aggiunto un ulteriore fattore di criticità a un quadro regionale marcato da molteplici fragilità, dimostrando
inoltre un’evidente interdipendenza tra i paesi dell’Ue
Davide Denti, Dottorando in Studi Internazionali presso l’Università degli Studi di Trento
Andrea Frontini, Policy Analyst presso lo European Policy Centre (EPC) di Bruxelles
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Le opinioni espresse sono strettamente personali e non riflettono necessariamente le posizioni dell’ISPI.
Le pubblicazioni online dell’ISPI sono realizzate anche grazie al sostegno della Fondazione Cariplo.
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e i Balcani occidentali.
dall’Ue nella crisi politica in Macedonia. Ciò in parallelo a eventi politico-istituzionali di primo piano quali
Sul fronte europeo, la condizionalità e il rispetto dei
la Conferenza di Vienna dell’agosto scorso, séguito del
criteri politici, economici e di cooperazione regionale
“processo di Berlino” di cooperazione intergovernati-
di “Copenhagen plus” si sono fatti più stringenti,
va, o il summit Ue-Balcani sulla crisi migratoria dello
complici le lezioni tratte dall'allargamento del 2007 a
scorso ottobre.
Romania e Bulgaria e il crescente scetticismo delle
opinioni pubbliche verso il processo di allargamento,
Pochi giorni fa, la Commissione europea ha pubblica-
spesso, e a torto, confuso con la questione
to una nuova “strategia di allargamento” riaffermando
dell’immigrazione tout court.
il principio di una condizionalità “rigorosa ma equa”,
ed evidenziando la centralità di fondamenti quali stato
Tale crescente “politicizzazione” ha generato un'am-
di diritto, diritti fondamentali, sviluppo economico e
bigua “nazionalizzazione” della politica di allarga-
competitività, buon funzionamento delle istituzioni
mento, indebolendo il ruolo della Commissione euro-
democratiche e riforma della pubblica amministrazio-
pea a vantaggio degli stati membri, e rendendo almeno
ne. A ciò si aggiunge un’enfasi specifica su coopera-
in parte le future adesioni dalla regione oggetto di
zione e interconnessione regionale nei settori dei tra-
considerazioni di politica interna (come per Spagna e
sporti, dell’energia, dell’istruzione e delle politiche
Romania rispetto al riconoscimento del Kosovo), od
giovanili, dell’integrazione dei mercati e delle comu-
ostaggio di dispute bilaterali (come per l’annosa ver-
nicazioni, così come nel campo politicamente delica-
tenza tra Skopje e Atene sul nome costituzionale della
tissimo delle dispute bilaterali. La Commissione ha
Macedonia). Ciò ha reso il processo di allargamento
inoltre ravvivato la sua metodologia di reporting,
più complesso, e inevitabilmente più lungo, rispetto al
puntando su una visione di medio termine e su criteri
passato. Ne deriva anche il rischio concreto che, in
di valutazione più accurati, al fine di migliorarne
assenza di adeguate rassicurazioni, l’"enlargement
chiarezza espositiva e comparabilità intra-regionale.
fatigue" europea si rifletta in una crescente “accession
fatigue” da parte dei paesi candidati, compromettendo
Per quanto incoraggianti, tali elementi possono con-
la forza trasformativa dell’intero processo di euro-
tribuire solo in parte a fronteggiare le molteplici “ma-
peizzazione dei Balcani.
cro-sfide” dell’allargamento europeo ai Balcani, ivi
inclusa l’attuale volatilità del consenso politico interno
Non bisogna tuttavia sottovalutare gli sviluppi positivi
all’Ue sul futuro del dossier e la persistente vulnerabi-
degli ultimi anni, a partire dai progressi nei negoziati
lità politico-economica dei paesi dell’area, a fronte di
di adesione con il Montenegro, la conclusione dello
sfide transnazionali nel campo migratorio e della sicu-
storico accordo di Bruxelles sulla normalizzazione
rezza (come il ritorno dei foreign fighters) e
delle relazioni tra Serbia e Kosovo, con l’apertura uf-
all’emergere o riemergere di altri attori nella regione
ficiale dei negoziati di adesione per la prima e la firma
(Russia, paesi del Golfo e Cina).
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dell’Accordo di associazione e stabilizzazione (Asa)
con il secondo, la concessione dello status di paese
Affinché il processo di allargamento ai Balcani si
candidato all’Albania, l’entrata in vigore dell’Asa con
mantenga credibile, sostenibile e realmente trasforma-
la Bosnia, o l’importante ruolo di mediazione giocato
tivo, è necessaria un’adeguata presa di coscienza al più
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alto livello politico, tanto in Europa quanto nella regione.
Ciò
dovrà
anche
passare
per
una
de-compartimentalizzazione delle strategie europee
verso i Balcani, al fine di collegare finalità e strumenti
della politica di allargamento con un’azione esterna
europea nel campo della politica estera, della sicurezza
e delle politiche migratorie sempre più coerente, efficace e onnicomprensiva.
La politica di allargamento che – stretta tra la preminenza delle crisi nel vicinato e la diffidenza dei governi
europei verso nuovi paesi membri – appariva all'avvio
della Commissione Juncker come la ‘Cenerentola’
delle politiche Ue, si è presto presa la sua rivincita con
un ritrovato allarme per la crisi dei profughi e una
crescente preoccupazione per l'assertività diplomatica
russa nella regione. I Balcani Occidentali, oggi enclave geografica dell’Ue, sono di fatto già in
“Europa”. Dovrebbe essere interesse di tutti che facciano presto parte anche della mappa politica
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dell’Unione.
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