La conferenza di giovedì 7 maggio 2015

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La conferenza di giovedì 7 maggio 2015
CONFERENZA STAMPA
di presentazione
dell’Assemblea generale ordinaria della SSIC TI
Bellinzona, 7 maggio 2015, ore 10.30
INTERVENTO del Presidente cantonale, ing. Cleto Muttoni
Rinnovo del Contratto nazionale mantello in scadenza a fine 2015
Nonostante le prime schermaglie si siano già fatte sentire, la seconda parte dell'anno sarà
contraddistinta dal rinnovo del Contratto Nazionale Mantello dell'edilizia in scadenza a fine
2015. Ebbene, faccio parte del Comitato centrale della SSIC di Zurigo e vi assicuro che il
clima che percepisco nei rapporti tra la nostra Sede centrale e il sindacato Unia è molto
teso.
Il contratto collettivo di lavoro dell'edilizia è già particolarmente generoso per i lavoratori e
lo sanno anche i sindacalisti, che si trovano persino a disagio a dover rivendicare ulteriori
miglioramenti delle condizioni di lavoro, anche considerato ciò che sta accadendo nel
settore dell'industria e del terziario.
Di fronte a questa situazione e incuranti dell'imminente scadenza del CNM attualmente in
vigore, ecco che l'Unia non ha trovato niente di meglio da fare che istituire il «Servizio
specializzato analisi del rischio» con il quale, dietro pagamento delle imprese generali
verificano se i potenziali subappaltatori sono in regola con il rispetto dei pagamenti dovuti
e del CCL. A seconda dell'esito, l'Unia classifica arbitrariamente le singole imprese con i
colori verde, arancione e rosso. Proprio come i semafori stradali e i committenti devono
astenersi dall'affidare incarichi alle aziende "arancioni" o "rosse"!
Con questo comportamento, l'Unia elude palesemente il partenariato sociale, poiché il
controllo dell'applicazione del contratto collettivo di lavoro è di competenza esclusiva delle
commissioni paritetiche (CPC). Per questa ragione il Comitato centrale della SSIC ha
deciso di riprendere le trattative per un nuovo CNM soltanto quando questo inaccettabile e
inutile servizio dell'Unia cesserà di esistere.
Staremo a vedere, ma la posta in gioco è altissima anche per i sindacati. Basti pensare
che, secondo gli ultimi dati statistici forniti dalla CPC dell'edilizia e del genio civile, in Ticino
un lavoratore senza conoscenze professionali percepisce mediamente uno stipendio
mensile di 4'995.- franchi a fronte di un minimo salariale di 4'395.- franchi. Il salario medio
di un muratore è di 5'640.- franchi e quello di un capo addirittura di 6'318.- franchi. Tutte
cifre ben superiori ai minimi previsti dal CNM nelle singole classi salariali. Questo fa onore
alla nostra categoria professionale e dimostra l'attaccamento degli imprenditori alla propria
manodopera.
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Politica cantonale
Le recenti elezioni hanno sostanzialmente confermato il quadro politico del nostro
Cantone, sia per quanto concerne il Consiglio di Stato, sia per il Gran Consiglio.
La campagna e i momenti dei proclami sono ora definitivamente finiti ed è tempo di
mettersi seriamente al lavoro, almeno per un paio d’anni, fino all’inizio della prossima
campagna elettorale.
Cosa si aspettano dai politici gli impresari ticinesi?
Con le altre associazioni economiche abbiamo sempre sostenuto che questo Stato
necessita di una cura dimagrante, nel senso di una revisione dei suoi compiti, riducendoli
a quelli essenziali e necessari a un buon funzionamento dello Stato, lasciando che degli
altri si occupi l’economia privata. Una visione politica chiara, regolarmente fatta loro e
condivisa nelle campagne elettorali da molti politici, ma mai realizzata.
Viste le continue difficoltà per far quadrare i conti dello Stato, che certamente non
diminuiranno negli anni a venire, i tempi per affrontare con serietà la questione sono
sufficientemente maturi.
Anche le decisioni prese dal Parlamento cantonale nell’ultima sessione della legislatura
lasciano molto amaro in bocca. La mia impressione è che negli ultimi mesi sono state
varate misure di ogni genere e costo con il nobile intento di ridurre gli influssi negativi
sull’economia e sul mercato del lavoro provocati dall’incontrollata libera circolazione delle
persone, senza tuttavia rendersi conto, causa la mancanza di una seria analisi delle
conseguenze di queste decisioni, che si tratta di misure inapplicabili o inefficienti e che
aumentano solo la burocrazia senza raggiungere gli obiettivi.
Sicuramente oggi, a causa della composizione molto eterogenea di esecutivo e legislativo
cantonali, risulta più difficile trovare le giuste intese per portare a termine una riforma di
questa portata, tuttavia non è certo impossibile se l’obiettivo è condiviso da una larga
maggioranza.
A mio avviso, negli ultimi decenni è mancata una chiara strategia e una visione condivisa
che stabilisca quali siano i bisogni dei cittadini e dell’economia cantonale e ne fissi le
priorità.
Il mio auspicio è dunque che, prima a livello di Governo e poi di Parlamento, gli uomini forti
dei partiti di Governo, uniscano finalmente le forze per stabilire i punti cardinali e definire la
rotta da seguire.
La SSIC Sezione Ticino chiede in sostanza ai politici cantonali l’impegno a far sì che si
creino le premesse per poter vivere e operare in uno Stato che garantisca delle condizioni
in linea con lo sviluppo sostenibile. Come ben sappiamo questo è basato su tre principi
fondamentali: ambiente, socialità ed economia. Solo un equilibrio fra questi tre pilastri
dello sviluppo sostenibile permette di realizzare obiettivi importanti, condivisi e accettati.
Non si tratta quindi di tentare prove di forza, né all’interno del Governo per poi essere
smentiti dal Parlamento, né all’interno del Gran Consiglio per venir sconfessati dal Popolo,
ma di cercare soluzioni che risolvano veramente i problemi dei cittadini ticinesi.
Confido quindi nella volontà e capacità dei nostri nuovi eletti affinché ci si avvii finalmente
nella giusta direzione.
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Votazioni del 14 giugno prossimo
Sono almeno tre i temi importanti per l’economia sui quali il Popolo dovrà esprimersi:
- la Modifica della Legge federale sulla radiotelevisione;
- l’Iniziativa popolare «Tassare le eredità milionarie per finanziare la nostra AVS
(Riforma delle imposte sulle successioni)»;
- l’Iscrizione nella costituzione cantonale del principio di un salario minimo per tutti.
La nostra, come altre associazioni, si è già espressa sulle conseguenze negative che
l’accettazione di queste proposte comporterebbe per la nostra economia.
Il canone versato anche dalle imprese è una tassa assolutamente ingiustificata che non
rispetta alcun principio di causalità, tantomeno per gli operai sui cantieri. Ve lo immaginate
un muratore mentre costruisce un muro con a fianco un monitor per seguire una tappa del
Tour de France? Io no!
Facendo due calcoli, abbiamo potuto stabilire che un'impresa di costruzione con 5
dipendenti sarebbe chiamata a pagare una tassa di 1'000.- franchi all'anno. Per le grandi
imprese, l'esborso annuo potrebbe aggirarsi attorno ai 15'000.- franchi. In questi momenti
di generale difficoltà e spietata concorrenza, non è di nuove tasse che abbisognano gli
imprenditori.
L’imposta sulle successioni, oltre che penalizzare una parte della popolazione,
creerebbe reali problemi di liquidità e continuità a molte piccole e medie imprese, a causa
dell’ammontare di questa tassa, basata su un'aliquota addirittura del 20%, fatta salva la
franchigia di 2 milioni di franchi sull'importo complessivo della successione e di 20'000
franchi per le donazioni in contanti. Un progetto che la SSIC respinge con vigore poiché
complicherebbe ulteriormente la già delicata pianificazione e attuazione delle successioni
aziendali.
Sulla necessità che lo Stato debba intervenire per fissare dei salari minimi per tutti
ritengo sia superfluo dilungarsi. Basta vedere quanto ha fatto e fa il nostro settore senza
interventi statali. Continuiamo infatti a pensare che la determinazione dei salari e delle
condizioni di lavoro debba essere il frutto di trattative svolte tra le parti sociali dei rispettivi
contesti economici. Va inoltre detto che la possibilità di combattere il dumping salariale,
nei settori dove lo stesso è comprovato, esiste già ora attraverso l'introduzione da parte
dello Stato di contratti normali di lavoro.
Vi ringrazio per l’attenzione.
Ing. Cleto Muttoni
Presidente
SSIC Sezione Ticino
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Conferenza stampa di presentazione
dell’Assemblea generale ordinaria della SSIC Sezione Ticino
Bellinzona, 7 maggio 2015, ore 10.30
ing. Vittorino Anastasia - direttore
Gentili signore,
egregi signori,
Buongiorno e benvenuti anche da parte mia.
Questa conferenza stampa, salvo che nelle prossime settimane si verifichi un evento di tale
importanza per il nostro settore da richiederne l’organizzazione di un’altra, sarà la mia ultima in
veste di direttore della SSIC Sezione Ticino. Prima di iniziare desidero ringraziare sentitamente tutti
i giornalisti, gli operatori e i responsabili delle testate di tutti i media per la cordialità e l’oggettività
nel riportare le mie interviste, in particolare negli ultimi 4 anni con la funzione di direttore.
Il mio intervento prevede due temi, totalmente diversi, che per certi versi evidenziano in maniera
inequivocabile uno dei problemi più grandi che da anni caratterizza i rapporti fra il Cantone Ticino
e la Confederazione: la nostra difficoltà a far capire che nella maggior parte dei casi il Ticino non
chiede un trattamento diverso, per trarne vantaggi o tanto per contestare le decisioni di Berna, ma
che il doversi confrontare con uno Stato confinante – nel quale, quando vengono applicati, le
regole e gli standard sono comunque assai diversi dai nostri – richiede strumenti che permettano
di sostenere questo confronto ad armi pari.
Il primo tema, l’avrete già capito, è quello legato alla
Libera circolazione delle persone
Per farla breve ricordo che il 9 febbraio 2014 il Popolo svizzero ha accettato l’iniziativa UDC
“Contro l'immigrazione di massa” la quale deve essere attuata entro 3 anni.
Nel frattempo sono successe parecchie cose.
La SSIC TI, 10 giorni dopo, aveva scritto al Presidente della Confederazione e Capo del
Dipartimento degli affari esteri (DFAF) On. Didier Burkhalter e al Capo del Dipartimento
dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) On. Johann N. Schneider-Ammann
chiedendo in particolare di verificare la possibilità di escludere le prestazioni di servizio dall’ALCP:
«L’accordo bilaterale così come formulato crediamo vada oltre la pura circolazione delle persone. Infatti gli obiettivi
previsti all’art. 1 prevedono oltre alla libera circolazione delle persone attive in proprio o in qualità di dipendenti (lett.
a) e quella delle persone senza attività economica (lett. c), la libera circolazione dei servizi di breve durata (lett. b).
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A nostro modesto parere quest’ultimo punto non regolamenta una circolazione di persone bensì una circolazione di
servizi e quindi di imprese.
Ci sembra quindi che in un’ottica di rivedere l’accordo fra la Svizzera e l’Unione europea si potrebbe escludere la libera
circolazione dei servizi, senza intaccare il principio della libera circolazione delle persone.»
La risposta del 19 marzo dell’On. Schneider-Ammann, ancorché interlocutoria, lasciava qualche
speranza di essere presa in considerazione, invitandoci a ripresentare la problematica verso fine
maggio e cercare anche sostegno a livello nazionale.
Fra le prese di posizioni dei Cantoni quella del Ticino del 5 maggio 2014 comprendeva anche la
seguente richiesta:
«Vanno regolamentati i permessi di corta durata, inclusa la prestazione transfrontaliera di servizi per un massimo di 90
giorni all'anno.
Affinché lo schema d'attuazione del nuovo articolo costituzionale contribuisca effettivamente ad alleviare la pressione
salariale e salvaguardare le condizioni lavorative e regolare la presenza di manodopera estera, sarà necessario
attuarlo per tutti. "gli stranieri che esercitano un'attività lucrativa" (art. 121 a cpv. 3 Cost.). Il gruppo di lavoro ritiene
pertanto che anche i prestatori di servizi che attualmente, in virtù dell'art. 5 dell'Accordo sulla libera circolazione delle
persone (ALCP), godono del diritto di fornire in Svizzera un servizio per una prestazione di durata fino a 90 giorni. senza
dover richiedere alcun permesso, dovranno in futuro essere regolamentati e cadere sotto le disposizioni d'attuazione
del nuovo articolo costituzionale. Per le stesse ragioni il gruppo di lavoro si oppone a una liberalizzazione dei permessi
di corta durata (inferiori a un anno). Bisognerà, al contrario, integrare questi permessi nell'attuazione del nuovo
articolo costituzionale, nel rispetto del principio di preferenza ai domiciliati e tenendo conto delle esigenze e delle
particolarità delle diverse regioni del Paese e dei diversi settori economici.»
Dopo aver cercato e trovato sostegno dalla nostra Sede centrale e dall’Associazione
interprofessionale di controllo AIC, il 23 maggio abbiamo quindi riscritto a Berna segnalando le
diverse prese di posizione, non ultima quella del Cantone.
La risposta del 12 giugno lasciava ancora aperte tante porte:
«Come ho potuto constatare durante le mie visite nel Vostro Cantone, le prestazioni di servizi transfrontalieri
rappresentano un tema molto importante, visti e considerati i rapporti di concorrenza che innescano nonché i rischi che
comportano sul Vostro mercato del lavoro. Ho anche preso nota che nell'ambito dei lavori di trasposizione dell'articolo
121a della Costituzione siete favorevoli al passaggio dall'attuale procedura di notifica al rilascio di un permesso per i
prestatori di servizi stranieri. Quei lavori, tuttavia, sono ancora in corso e il Consiglio federale dovrebbe proporre uno
schema di attuazione alla fine del mese. In seguito, è previsto che la procedura di consultazione venga avviata dal
Governo entro la fine dell'anno.»
Intravvedendo la possibilità di poter eventualmente escludere dalle prestazioni di servizio quelle
edili, basandoci sulle definizioni delle Legge federale sugli acquisti pubblici, il 17 ottobre 2014, a
seguito di una sua visita in Ticino, abbiamo sottoposto la questione ancora al Ministro
dell’economia. Delle nostre corrispondenze abbiamo sempre informato la Deputazione ticinese
alle Camere.
Nella risposta del 6 novembre 2014 il Consigliere federale rimane molto evasivo su questo tema
poiché probabilmente l’argomento non è stato capito correttamente. Ritorna invece sulla
questione di limitare i permessi di breve durata esprimendosi in questo modo:
«… dal rapporto sintetico del gruppo d'esperti del 13 giugno 2014, aI punto 12.3 del piano d'attuazione dell'articolo
121a Cost. è previsto che si esamini l'opzione di un'ammissione più restrittiva, attraverso ad esempio un controllo
preventivo delle condizioni salariali e di lavoro nell'ambito di una procedura d'autorizzazione.»
Vista la risposta evasiva il Consigliere nazionale Fabio Regazzi ha fatto suo l’argomento e il 26
novembre ha inoltrato al Consiglio federale la mozione no. 14.4029 “Escludere le prestazioni nel
settore edile dal campo di applicazione dell'Accordo sulla libera circolazione delle persone”,
sottoscritta da 15 altri Consiglieri nazionali. La risposta del Consiglio federale dell’11 febbraio 2015
è ora chiara nel senso che propone di respingere la mozione!
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Anche la proposta del CF di modifica della Legge federale sugli stranieri per l’attuazione dell’art.
121a della Costituzione, in consultazione fino al prossimo 28 maggio, non tiene minimamente in
considerazione né la possibilità di escludere le prestazioni di servizio dall’ALCP, né la possibilità di
escludere dalle prestazioni di servizio quelle edili, né tantomeno quella, sostenuta anche dal
Cantone, di integrare i permessi di breve durata nell'attuazione del nuovo articolo costituzionale,
nel rispetto del principio di preferenza ai domiciliati e tenendo conto delle esigenze e delle
particolarità delle diverse regioni del Paese e dei diversi settori economici.
Come detto in entrata uno dei grossi problemi del Ticino è di far capire al resto della Svizzera che si
tratta di un problema serio e importante per la nostra economia. Da loro il problema non esiste, o
esiste in maniera insignificante, in quanto le differenze salariali con i loro vicini germanici o
austriaci sono molto meno marcate che le nostre con l’Italia. Inoltre le ditte provenienti dalle
nazioni germanofone sembra corrispondano ai loro lavoratori distaccati, contrariamente alle ditte
italiane, il salario previsto dai CCL svizzeri e quindi non producono l’effetto di concorrenza sleale
registrato in Ticino.
Per il Ticino si tratta di una rivendicazione più che giustificata!
La lingua degli appalti della Confederazione
Per spiegare in dettaglio la problematica mi aiuterò con qualche lastrina. Il quadro della situazione
è riassunto bene dall’intervento del nostro Presidente nella parte pubblica dell’Assemblea,
riportato di seguito.
Qualunque ente della Confederazione che realizza una costruzione a Zurigo prevede tutta la procedura in
lingua tedesca, dalla pubblicazione del bando agli atti di appalto, dall’aggiudicazione al contratto di
appalto, dalla gestione del cantiere alla liquidazione. È del tutto normale!
A volte, quando la costruzione è in Ticino, nel rispetto del minimo previsto dalla legge, solo la pubblicazione
del bando e dell’aggiudicazione è in italiano mentre tutto il rimanente, la parte preponderante e più
interessante per i concorrenti, è in tedesco. Una chiara disparità di trattamento. La nostra Associazione da
diversi anni si prodiga per cercare di cambiare questa situazione.
Recentemente lo ha fatto grazie all’intervento politico di alcuni Consiglieri nazionali italofoni: Fabio Regazzi,
Silva Semadeni e in particolare Ignazio Cassis, supportati dal Delegato del Cantone Ticino per i rapporti
confederali Jörg De Bernardi, ai quali va il mio sentito ringraziamento. Lo scorso mese di settembre sono
infatti stati depositati ben quattro atti parlamentari per informare il Consiglio federale sulla situazione e per
chiedergli di intervenire con le necessarie modifiche affinché la parità di trattamento fra le diverse regioni
linguistiche del nostro Paese sia garantita.
Il perché di ben 4 atti parlamentari è presto spiegato: bisogna regolamentare le commesse internazionali,
quelle nazionali, l’assoggettamento delle ex regie della Confederazione e infine la lingua del contratto, che
sottostà al diritto privato e non a quello pubblico delle commesse.
Il principio è stato accettato, ma forse non compreso fino in fondo. Infatti le modifiche proposte nella Legge
e nell’Ordinanza sugli acquisti pubblici tuttora in consultazione non vanno certo nella giusta direzione!
Occorre quindi che tutti: Politici, Cantone e Associazioni economiche, sorrette dai nostri media, si attivino
affinché il progetto, presentato dal Dipartimento federale delle finanze per il tramite del Consiglio federale,
venga corretto nel senso che tutta la procedura avvenga nella lingua del luogo di esecuzione dei lavori, così
da rispettare le minoranze linguistiche.
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Anche in questo caso si tratta di far capire, in particolare alla maggioranza germanofona della
Svizzera, che la Svizzera italiana chiede unicamente di essere trattata allo stesso modo delle
regioni germanofone e/o francofone. Nulla di più e nulla di meno!
È nell’interesse di tutto il Ticino e di tutti i ticinesi far capire Oltralpe queste due problematiche. Il
nostro invito a tutti i media cantonali è di sostenerci in questo sforzo utilizzando i vostri contatti e
mezzi. Penso naturalmente in particolar modo alla RSI che essendo filiale della SRG SSR,
distribuisce programmi radiofonici e televisivi sull'intero territorio della Confederazione svizzera,
senza però dimenticare gli tutti gli altri.
Un sentito grazie per quanto vorrete fare a favore del Ticino intero.
Bellinzona, 7 maggio 2015 va
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CONFERENZA STAMPA
di presentazione
dell’Assemblea generale ordinaria della SSIC TI
Bellinzona, 7 maggio 2015, ore 10.30
INTERVENTO del Vicedirettore della SSIC TI, ing. Nicola Bagnovini
Buongiorno a tutti anche da parte mia.
Come anticipato dal Presidente, ing. Muttoni, vi presenterò brevemente alcuni aspetti
riferiti alla situazione congiunturale nel settore ticinese della costruzione.
Mi preme comunque ricordare che i dati forniti dalle diverse statistiche permettono di fare
delle considerazioni rilevanti ma non certo delle previsioni sicure.
Uno degli indicatori statistici importanti per valutare le occasioni di lavoro che
riguarderanno il comparto dell'edilizia è quello del volume delle licenze di costruzione.
Come si può notare dal grafico, in Ticino il volume complessivo delle licenze concesse nel
2014 è stato di 2.43 miliardi di franchi (370 milioni di franchi in più rispetto al 2013).
Questo dato è in controtendenza con l'evoluzione del numero di licenze concesse che è
sceso a 3'006 unità nel 2014 (80 in meno rispetto al 2013). Dunque qualche licenza di
costruzione concessa in meno nel 2014, ma con un importo complessivo più elevato.
Evoluzione annuale domande e licenze di costruzione (in migliaia di CHF)
3'000'000
2'500'000
2'000'000
Domande
1'500'000
Licenze
1'000'000
500'000
0
2011
2012
2013
2014
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Partendo da questa situazione e considerando che di regola le licenze di costruzione
concesse si tramutano in cantiere a breve e medio termine, ecco che il 2015 dovrebbe
svolgersi di nuovo su buoni livello per il settore dell'edilizia.
Un secondo indicatore che permette di evidenziare uno stato di salute tutto sommato
buono dell'edilizia residenziale è rappresentato dalla percentuale di abitazioni sfitte. In
Ticino essa si è confermata anche nel 2014 su libelli bassi con lo 0.83%, contro una media
nazionale dell'1.08%. È ormai dal 2003 che questo indicatore si trova, per il nostro
Cantone, sotto l'1%. A titolo comparativo, può essere interessante notare che 20 anni fa il
tasso di sfitto in Ticino era del 2.11%.
Tasso di abitazioni vuote (in %), per Cantone, in Svizzera, al 1° giugno 2014
1.08%
0.83%
È però vero che l'inattesa decisione presa a metà gennaio dalla Banca Nazionale Svizzera
di abbandonare la soglia minima di cambio Euro/Franco ha portato parecchia
incertezza in particolare nel settore industriale di esportazione. La costruzione di edifici
industriali o amministrativi potrebbe dunque risentirne, così come gli insediamenti di
carattere amministrativo.
Per quanto concerne le opere del genio civile, visto che i lavori di AlpTransit sono in fase
di ultimazione, sono attese diverse commesse per l’attuazione del corridoio a 4 metri delle
FFS e per il completamento dei ripari fonici. Anche l’Ufficio federale delle strade ha in
programma la messa a concorso di grossi lavori di risanamento in Leventina.
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Qualche preoccupazione arriva invece dalla situazione finanziaria poco florida del
Cantone e dei Comuni che, in casi specifici, hanno ridotto la posta degli investimenti. Nel
suo complesso, la quota complessiva degli appalti pubblici sta comunque tenendo
discretamente.
Evoluzione appalti pubblici in Ticino (in milioni di CHF)
Anche il grafico dell'evoluzione delle riserve di lavoro mostra una certa contrazione nel
genio civile e una sostanziale stabilità nell'edilizia.
Riserve di lavoro in Ticino (al 31 dicembre, in milioni di CHF) Fonte SBV
1'000
900
800
Genio civile
Edilizia
700
600
500
400
300
200
100
0
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
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Tutto sommato crediamo dunque che anche il 2015, sotto l’aspetto delle attività, possa
essere un anno di sostanziale tenuta per il settore principale della costruzione. Un segnale
importante soprattutto se visto nell'ottica di dare continuità al tessuto imprenditoriale della
costruzione e all'occupazione ad esso associato. Secondo gli ultimi dati forniti dalla
Commissione Paritetica Cantonale, le persone occupate nell'edilizia in Ticino superano di
poco le 8'000 unità per un monte salari annuo complessivo attorno ai 500 milioni di
franchi.
Da qui l'importanza di poter contare su condizioni quadro positive a sostegno del mondo
imprenditoriale ticinese e di combattere il pericoloso fenomeno, purtroppo in espansione,
della concorrenza sleale.
Grazie per l’attenzione.
Ing. Nicola Bagnovini
Vicedirettore
SSIC Sezione Ticino
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