15 giugno 2016-PAC-Verne e Sotterraneo, il giro del mondo è un

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15 giugno 2016-PAC-Verne e Sotterraneo, il giro del mondo è un
PAC
15 giugno 2016
MAGAZINE DI ARTE & CULTURE
Verne e Sotterraneo, il giro del mondo è un giorno da ragazzi
MATTEO BRIGHENTI | L’immaginazione rende la Terra (del racconto) rotonda. Il tempo è regolarità matematica,
ti insegue e vuole inchiodarti alla piattezza di ciò che gli altri pensano e dicono di te, come l’Ispettore Fix corre
dietro a Phileas Fogg, credendolo a torto il rapinatore della Banca d’Inghilterra (“to fix” in inglese significa
“correggere”). Perciò, l’enigmatico gentleman creato da Jules Verne si ingegna nel rendere il suo passo più veloce,
rapido e creativo di imprevisti, rallentamenti e intoppi: se riesce a fare il giro del mondo in 80 giorni in palio ci sono
20mila sterline, certo, ma soprattutto c’è la prova che un uomo si realizza oltrepassando i limiti di ciò che conosce.
Per riscoprirsi nuovo, appartenente al futuro, il suo. Duecento anni dopo Sotterraneo intavola con Verne e il suo
romanzo più celebre uno ‘storygame’, un viaggio nell’800 con lo sguardo del 2000, e viceversa, nel 2000 con lo
sguardo dell’800, per mostrarci che futuro siamo stati e quale siamo diventati. Sotterraneo e non più Teatro
Sotterraneo d’ora in avanti: una riduzione del nome alla sua radice essenziale dopo un decennio di attività perché,
scrivono sul loro profilo Facebook, “vogliamo rimanere aperti a molteplici discipline creative, dentro, fuori e intorno
alla scena, non siamo un luogo, ma un gruppo di lavoro in movimento”. Vista la tanta strada da fare, meglio partire
solo con lo stretto necessario. Una grande mappa anticata sulla sinistra, su cui seguire ogni azione e circostanza
del racconto come su un gioco da tavolo, un ripiano grigio e borchiato a mo’ di cassaforte sulla destra, da dove il
dj Mattia Tuliozi restituisce i suoni, le atmosfere e tutta la vita dei Paesi attraversati da Sara Bonaventura e Claudio
Cirri: questi sono i due poli tra cui si sviluppa il campo narrativo de Il giro del mondo in 80 giorni. Dopo le quattro
puntate dell’anno scorso, in altrettanti luoghi di Pistoia, il giro del mondo di Sotterraneo e Verne è ora concentrato
in una soluzione ‘da esportazione’, un’unica puntata, 80 giorni in 80 minuti. Calato il buio nella Sala dei concerti di
Villa di Scornio, poco fuori le mura della cittadina toscana, dove lo spettacolo ha debuttato in prima nazionale
per Teatri di Confine 2016, la mappa viene ripassata da una luce, sottile come un tratto di penna, in tutte le sue
linee, frastagliate di valli e monti, fino ad accendersi completamente: sembra la Terra che Samantha Cristoforetti
fotografava di notte dallo Spazio. I continenti sono bagliori nell’oscurità, quella cartina è il faro che indica a
Bonaventura e Cirri dove inizia l’avventura di Phileas Fogg e fin dove li porterà il loro peregrinare sulle sue tracce.
I due attori-performer sono vestiti da cowboy colonialisti, papillon, gilet, fondine lungo le gambe, con sterline ‘da
monopoli’ al posto delle pistole. Chi non puoi convincere lo puoi sempre raggirare. Affisse alla mappa ci sono le
due carte dei protagonisti, Fogg e il suo fidato cameriere Passepartout. Le tappe del loro itinerario sono invece
scandite da una serie di carte narrative che Bonaventura e Cirri pescano da un mazzo anch’esso appeso alla
mega cartina geografica: di volta in volta, da Londra, all’India, al Giappone, all’America, e di nuovo a Londra, uno
introduce le parti che dovranno recitare, da soli o insieme, come fa il master nei giochi di ruolo e Amleto o Prospero
con gli interpreti dei loro inganni. Le carte, del resto, non sono aleatorie, l’ordine è fermo e fisso, quanto la volontà
di Fogg di portare a termine la sua impresa, quanto il testo e la trama, comunque fedeli all’originale di Verne. La
divertente e divertita partita intrapresa da Sotterrano, allora, è ritagliare aporie, scartamenti, slittamenti spaziotemporali su misura di due Mr. e Mrs. Smith dediti allo ‘steampunk’, il filone fantastico-fantascientifico che introduce
tecnologie e saperi anacronistici in un’ambientazione storica (di cui proprio Verne è considerato uno dei
precursori). Il giro del mondo in 80 giorni è un filo rosso che si dipana tra tre continenti, l’arrivo è oggi, ma la
partenza è ieri, e quindi può capitare di attraversare l’America con una “slitta a vela” e di incontrare gli alieni
nell’Area 51. Gag slapstick, esagerazioni, travestimenti, vite da videogame perse e recuperate, quiz e test
impossibili al pubblico, sono lo spartito su cui Sara Bonaventura e Claudio Cirri suonano con misura e leggerezza
i nostri sorrisi e il nostro disimpegno, per poi incrinarlo sulla cronaca più stringente, le infibulazioni, il razzismo,
l’inquinamento globale. Anche se il futuro fosse accaduto in passato ci avrebbe portato lo stesso al presente di
adesso. “Così, dunque, Phileas Fogg aveva vinto la scommessa. Ma poi? – si domanda Verne alla fine del libro –
Che cosa aveva guadagnato? Che cosa gli aveva reso quel viaggio? Nulla, si dirà”. La vincita, in fondo, era stata
quasi pari alla somma pagata per piroscafi, treni, carrozze, yacht, navi mercantili, slitte, elefanti. “Nulla – continua
– sia pure, tranne una moglie affascinante, la quale, per quanto inverosimile possa apparire, lo rese il più felice
degli uomini”. La Fantasia. E i primi a riconoscerla sono i bambini, che raccattano le sterline ‘spese’ in scena con
ampi lanci in aria. Si portano a casa la sfida di non rinunciare a diventare i Phileas Fogg del proprio universo. “E,
in verità – conclude Verne – non si farebbe, anche per meno di questo, il «Giro del Mondo»?” Il teatro no di certo,
è ancora la risposta di Sotterraneo, che ce l’abbia o meno nel nome.