cos`è l`agricoltura biologica
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cos'è l'agricoltura biologica home >> cos'è l'agricoltura biologica COS'È L'AGRICOLTURA BIOLOGICA 01 - Origini ed evoluzioni dell’agricoltura biologica 02 - Cenni storici 03 - Rudolf Steiner e l’agricoltura biodinamica 04 - L’agricoltura organica di Sir Albert Howard 05 - Il metodo organico biologico di Rusch-Muller 06 - L’azienda biologica di Alfonzo Draghetti 07 - Il metodo Lamaire-Boucher 08 - L’agricoltura organico-minerale di F.Garofalo 09 - L’agricoltura naturale di Masanubu Fukuoka 10 - Permacoltura di Mollison e Holmegreen 11 - IFOAM 12 - L’agricoltura biologica dell’Unione Europea Le produzioni biologiche sono le manifestazioni più evidenti di un nuovo modo di fare agricoltura, più attento ai possibili effetti negativi sulla salute dell'uomo e sull'ambiente. Possiamo definire l'agricoltura biologica come "quell'insieme di tecniche agronomiche fondate sulle naturali interazioni tra organismi viventi, pedoclima e azione dell'uomo e che escludono l'impiego di prodotti chimici di sintesi." Si tratta di un sistema produttivo spesso assai sofisticato, che mette al primo posto non la produzione fine a se stessa (produrre più possibile), ma la produttività nella salvaguardia della salute dell'uomo e dell'ambiente in cui vive. Nata ad inizio secolo più con connotati filosofici e ideali che come tecnica agronomica a se stante, l'agricoltura biologica è passata in questi ultimi anni da fenomeno d'élite a movimento di massa: sono sempre di più gli agricoltori che scelgono questo modello produttivo per le loro aziende. Non esiste un'unica scuola del biologico alla quale fare riferimento; le diverse impostazioni, comunque, sono basate su una serie di criteri comuni. Semplificando si può dire che nell’agricoltura biologica vigono i seguenti principi: a) Rispettare l’equilibrio tra piante, insetti, funghi, animali, uomo ed ambiente. b) La fertilità del suolo è mantenuta (o aumentata) mediante: • adeguate rotazioni; • uso di letame o altra sostanza organica; • tecniche del sovescio, dell’inerbimento, delle lavorazioni minime o, comunque, rispettose della vita del terreno; • materiale compostato; ecc. file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (1 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica c) il controllo degli insetti dannosi è attuato con: • coltivazione di cultivar resistenti; • Ricorso ai naturali predatori dei fitofagi; • Lancio di maschi sterili; • Cattura massale; • Confusione sessuale; • Uso di batteri e virus letali per i parassiti; • Impiego di insetticidi naturali; • Utilizzo di estratti e macerati vegetali; • Creazione di ambienti semi-naturali; • Adeguate pratiche agronomiche (concimazioni, potature, ecc.). d) il controllo dei parassiti vegetali è attuato con: • Coltivazione di cultivar resistenti; • Uso di sostanze naturali caratterizzate da bassissima o nulla tossicità verso l'uomo (zolfo, rame, carbonato di calcio, propoli, ecc.); • Adeguate pratiche agronomiche (forma d'allevamento, potature, ecc.). e) il controllo delle infestanti avviene anche tramite: • Lavorazioni del terreno adeguate; - Sfalcio in prefioritura; • Pascolo; • Pirodiserbo; - ecc. Nella seconda metà di questo secolo, l'agricoltura ha subito mutamenti più profondi e radicali di quanto non fosse avvenuto nei secoli precedenti. La logica della massima produzione, le tecnologie sempre più sofisticate, la drastica riduzione e spesso la scomparsa della civiltà rurale hanno determinato l'industrializzazione dell'agricoltura. È cresciuto così l'impatto ambientale e sociale dell'attività agricola, che era sempre stata custode di equilibri biologici e culturali. La drastica riduzione della sostanza organica, la riduzione dell'attività biologica ed il progres-sivo isterilimento dei suoli, l'erosione dei terreni declivi, l'abbassamento delle falde, la quasi scomparsa delle varietà locali e della diversità biologica, l'appiattimento del paesaggio, l'esplosione di nuove malattie sempre più virulente e meno controllabili, la subordinazione dell'agricoltura alle scelte dell'industria e del grande commercio, l'espropriazione di una cultura e di conoscenze millenarie... sono solo alcune delle conseguenze registrate in questi ultimi cinque decenni. L'agricoltura biologica non è un'agricoltura di sostituzione, in cui al posto di un prodotto chimico di sintesi si utilizza un prodotto naturale, ma è il tentativo di ristabilire equilibri compromessi per dare un futuro alle nuove generazioni. 1) ORIGINI ED EVOLUZIONI DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA [top] (elaborazione su testi di Lauretta Madotto) file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (2 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica 2) Cenni storici [top] Le origini storiche dell’agricoltura biologica risalgono all’inizio del secolo scorso, quando iniziano ad emergere i primi problemi legati ad una diversa impostazione e gestione dell’azienda agraria. La nascita dell’industria chimica dei concimi, la meccanizzazione, l’utilizzo di sementi selezionate, già allora posero in evidenza alcuni problemi legati all’impossibilità per l’agricoltore di riutilizzare le proprie sementi, all’aumento delle malattie del bestiame tra cui la sterilità, alla maggiore suscettibilità delle piante a diverse malattie, e in generale i critici osservavano uno scadimento della qualità dei prodotti agricoli. Su questi problemi a partire dagli anni ’20 si sviluppano alcuni teorie che cercano di dare delle risposte alternative all’orientamento che l’agricoltura stava prendendo. Lo sviluppo autonomo delle varie teorie, che presentano però diversi punti concordanti, rende difficile se non impossibile individuare una origine univoca all’attuale concezione dell’agricoltura biologica, permettendo al massimo di ricondurle a tre scuole di pensiero principali. La prima poggia sulle teorie antroposofiche dell’austriaco Rudolf Steiner, divulgate negli anni venti in Germania e Svizzera, ha prevalentemente origine filosofica e ha portato allo sviluppo dell’agricoltura biodinamica. Il secondo filone è il più corposo e raccoglie il metodo “organico” di Howard e i sui sviluppi, il metodo “organico biologico” di Muller, l’impostazione “fisiologica” di Draghetti, il metodo Lamaire-Boucher di coltivazione dei cereali e il metodo “organicominerale” del professor Garofalo. Una terza scuola di pensiero è orientata a recuperare l’armonia naturale e l’equilibrio degli ambienti coltivati; si spinge più in là dei metodi citati in precedenza, poiché una volta raggiunto l’equilibrio del sistema aziendale, non prevede interventi esterni dell’uomo che non siano la raccolta dei prodotti. A tale filone si possono ricondurre la concezione di Fukuoka e la permacoltura di Mollison. A parte vanno considerati i contributi di Haussmann e dell’ANOG che pur presentando alcuni principi comuni all’agricoltura biologica, vanno ricondotti più propriamente ai metodi contemplati dall’agricoltura integrata. Tutti questi contributi, profondamente diversi nella soluzione applicativa identificata, presentano una base interpretativa comune. Innanzitutto la centralità del ruolo della sostanza organica nell’ambito della fertilità del suolo, condizione per una buona sanità delle piante coltivate e della qualità dei prodotti ottenuti. Tutti ritenevano che il decadimento della qualità dei prodotti fosse strettamente correlato all’utilizzo di fertilizzanti chimici.Tale decadimento qualitativo provocava una più facile vulnerabilità alle malattie degli animali allevati con quegli alimenti e una minore fecondità. Inoltre le piante coltivate risultavano più facilmente soggette a malattie. Anche le qualità nutritive ed organolettiche dei prodotti destinati all’alimentazione umana risultavano inferiori a quelle ottenute prima dell’introduzione dei concimi chimici. file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (3 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica Oltre ad evidenziare il ruolo della sostanza organica, tutti questi metodi hanno in comune la volontà di produrre alimenti di qualità elevata sia per l’uomo sia per gli animali d’allevamento. Comune e anche la critica alla specializzazione delle aziende agrarie, alla monocoltura ed alla tecniche intensive di produzione. Altro elemento comune è dato dalla volontà di svolgere una produzione agricola di qualità in piena armonia con i ritmi naturali, nel rispetto dell’ambiente, evitandone il degrado e l’inquinamento. 3) Rudolf Steiner e l’Agricoltura Biodinamica [top] L’agricoltura biodinamica nasce nel 1924 e si basa sulle teorie di Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia. Critico sulla moderna cultura scientifica, che dal secolo XVI in poi, privilegiando una conoscenza della realtà astrattamente materiale aveva perso di vista la conoscenza integrale, fatta anche da una conoscenza spirituale. “Dall’antico passato ad oggi l’uomo ha guadagnato via via una chiarezza sempre maggiore dei suoi sensi fisici e della sua conoscenza scientifica, chiudendosi sempre più all’altra conoscenza, fino a dimenticarla del tutto, e a negarla rabbiosamente, una volta perduta….E, strano a dirsi, con questa perdita, l’uomo è divenuto temporaneamente anche maldestro nell’adempimento dei suoi compiti sociali (Steiner, 1932)[1]. La scienza ufficiale rinunciando a questa “conoscenza integrale della realtà” ha perso per Steiner la capacità di proporre soluzioni idonee rispetto ai problemi che l’uomo si trova ad affrontare. Qualsiasi attività umana deve tendere ad uno sviluppo armonico che sia in grado di sviluppare l’elemento spirituale. Questo è possibile solo attraverso una indagine spirituale. Nell’introduzione alle conferenze sull’agricoltura tenute a Dornach il 20 giugno 1924 Steiner afferma: “…si osserva proprio che ora sta degenerando non soltanto lo sviluppo morale dell’umanità, ma anche l’operato dell’uomo nei riguardi della Terra e di tutto quanto vive su di essa; tutto ha preso un carattere di rapida degenerazione…proprio l’agricoltura quella che, sotto l’influsso della concezione materialistica, si è allontanata dai principi razionali. Pochissimi sanno che nel corso degli ultimi decenni si è verificato in agricoltura il fatto che tutti i prodotti di cui ci nutriamo stanno degenerando, e lo fanno con un ritmo estremamente veloce” (Steiner, 1979)[2]. Steiner parte dalla concezione che tutto quanto esiste sulla terra è interconnesso con quanto avviene nell’intero cosmo e quindi se non si conoscono e non si tiene conto di queste interrelazioni è impossibile intervenire in maniera armonica ed efficace sulla realtà. In agricoltura quindi per Steiner non si può agire solo in funzione delle leggi biologiche, ma bisogna andare oltre, considerando le forze, gli impulsi ed i principi organizzatori che agiscono nelle sostanze e tra le sostanze . file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (4 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica La trattazione di Steiner ha uno scopo preciso, in polemica con quanto la scienza agronomica si proponeva come indagine di studio, diceva: “Oggi si indaga per trovare che cosa possa dimostrarsi produttivo per l’agricoltore, il che significa in ultima analisi cercare dei metodi per rendere quantitativamente abbondante e redditizia la produzione nella massima misura possibile. Di molto altro non ci si occupa …. L’agricoltore sbarra gli occhi dalla meraviglia quando con qualche accorgimento raggiunge un momentaneo grande successo, se vede delle enormi patate, dei prodotti voluminosi, direi gonfi. Però egli non indaga “oltre”, pensa non sia importante. Invece è importante che i prodotti raggiungono l’uomo per aiutarlo il più possibile nella sua esistenza. Si può coltivare frutta dall’aspetto bellissimo, sia nei campi sia nel frutteto, ma l’uomo ne avrà soltanto un mero riempimento dello stomaco, non avrà frutta che favorisca la sua esistenza interiore. Purtroppo oggi la scienza non è capace di giungere fino al punto di dare all’uomo il miglior genere di nutrimento per il suo organismo, perché essa non trova affatto la via che può condurre a questa meta” (Steiner, 1979)[3]. Per raggiungere questo scopo Steiner sviluppa il suo pensiero nel ciclo di otto conferenze pubblicate nel libro “Impulsi scientifici –Spirituali per il progresso dell’agricoltura”. Per Steiner innanzitutto l’azienda và considerata come un’entità “conchiusa” concepita cioè come una specie di individualità a se stante inoltre è importante che l’azienda ospiti al suo interno le stesse diversificazioni che si riscontrano nell’ambiente naturale: “Si ottiene veramente molto per l’agricoltura ripartendo in modo giusto bosco, piantagioni frutticole, arbusti e stagni con la loro naturale ricchezza di funghi, anche se si debba per questo ridurre un poco l’area complessiva del terreno messo a coltura. In ogni caso non è affatto economico sfruttare il terreno al punto che scompaia tutto quanto ho nominato, con il pretesto puramente speculativo di una maggiore superficie coltivabile. Quel che vi si può coltivare in più è dannoso in misura molto maggiore di quello che può dare la superficie tolta alle altre attività. In un esercizio tanto legato alla natura come una fattoria non è possibile trovarsi bene senza vedere nella giusta prospettiva i nessi che mette in opera la natura stessa e le azioni reciproche in seno all’economia naturale” (Steiner, 1979)[4]. Altro elemento è dato dall’importanza della concimazione che per Steiner ha lo scopo non tanto di fornire elementi nutritivi ma quello soprattutto di conferire al terreno un certo grado di vitalità e questo non è possibile farlo attraverso la concimazione minerale. ”lo si può fare solo usando sostanza organica e portandola in una condizione tale da farla agire organizzando e vivificando l’elemento solido della terra”[5]. Ne deriva l’importanza che in una azienda ha il patrimonio zootecnico che se giustamente calcolato è in grado di produrre la giusta quantità di letame. Steiner afferma “L’azienda è sana in quanto sia in grado di procurarsi il letame attingendo al proprio patrimonio zootecnico” (Steiner, 1979)[6]; inoltre gli animali che vivono in una determinata azienda nutrendosi di ciò che quella azienda produce file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (5 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica forniranno il letame più indicato per concimare il terreno su cui quella pianta cresce. E’ per questo che Steiner afferma che “il bisogno eventuale di utilizzare letame proveniente da un’altra azienda va considerato come un medicamento per un’agricoltura già malata” (Steiner, 1979) [7]. E’ importante quando si parla di concimazione capire che non si tratta di aggiungere solo sostanze di cui la pianta ha bisogno ma bisogna aggiungere anche “forze vitali”. “Queste forze vitali” che sono più importanti che le sostanze come tali hanno lo scopo di far assorbire alla pianta le sostanze che provengono dal cosmo ma devono essere assorbite solo dopo che esse sono state irradiate dal cosmo al terreno. Queste sostanze necessarie in quantità minime (diluizioni omeopatiche) ma di fondamentale importanza potrebbero divenire indisponibili in quanto con una concimazione irrazionale rendiamo la terra incapace di assorbire direttamente dal cosmo queste sostanze, ed è per questo che nell’agricoltura biodinamica vengono usati dei particolari preparati a base di fiori di achillea, fiori di camomilla, ortica, corteccia di quercia, fiori di tarassaco e infiorescenze di valeriana, che aggiunti al letame hanno lo scopo di regolare ed intensificare l’azione che il concime esercita sulla vita del terreno. Per l’accrescimento delle piante il principio cardine è che non si può comprendere la vita delle piante senza considerare che tutto quanto esiste sulla Terra è soltanto un riflesso di ciò che avviene nel cosmo. Per Steiner l’influenza del cosmo sulla vita della terra avviene attraverso l’elemento siliceo e l’elemento calcareo. Nell’elemento siliceo operano le forze di Saturno, Giove e Marte; in quello calcareo operano Luna, Venere e Mercurio. L’azione cosmica di Venere Mercurio e Luna attraverso l’elemento calcareo influenzano le parti deputate alla riproduzione, mentre Marte, Giove e Saturno attraverso l’elemento siliceo permettono che le sostanze nelle piante si trasformino in alimento per l’uomo e l’animale. E’ per questo che per Steiner “l’abc per giudicare l’intero processo di accrescimento della pianta sta nel sapere sempre riconoscere che cosa in esso è cosmico e che cosa è terrestre, nel come si possa rendere un terreno atto a condensare in sé le forze cosmiche e a trattenerle piuttosto nella radice o nelle foglie, oppure come si possa affinare tali forze cosmiche in modo che arrivino fino ai fiori, colorandoli, oppure giungano fino ai frutti per compenetrarli con un delicato sapore”[8]. La crescita delle piante, quindi, è influenzata dalle fasi lunari, dalla posizione della luna rispetto alle costellazioni dello zodiaco e da altri ritmi cosmici; a seconda dell’organo per cui la pianta viene coltivata c’è un periodo idoneo per eseguire le varie operazioni colturali. Sulle infestanti “Il punto non è tanto giungere a una definizione dell’erbaccia, quanto di farsi un concetto del come si possano eliminare da una certa zona le erbe che non vi si vogliano…Dalla luna discende verso la pianta un’intensa e organizzatrice forza cosmica, affinché esse vengano aiutate anche in relazione a quanto legato al seme; la forza di crescita viene così intensificata fino a diventare forza di riproduzione” (Steiner, file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (6 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica 1979)[9]. Quindi per Steiner è possibile sviluppare le forze antagoniste alla forza lunare responsabili dello sviluppo delle infestanti. Per far ciò basta raccogliere i semi delle piante che non si vogliono, si bruciano e le ceneri cosi ottenute essendo un concentrato delle forze antagoniste alle lunari, spargendole sul terreno anche se in modeste quantità sono in grado di inibire lo sviluppo dell’erba indesiderata. Stesso concetto viene applicato ai parassiti 4) L’Agricoltura Organica di Sir Albert Howard [top] Il lavoro di Howard, ricercatore inglese, prese avvio da una serie di ricerche da lui condotte in India volte a chiarire quali fossero le cause che stavano determinando, sia per le piante coltivate che per gli animali, una maggiore suscettibilità agli attacchi parassitari e alle malattie. Da questa prima serie di esperimenti egli concluse che la causa della maggiore suscettibilità delle piante e degli animali ad ammalarsi aveva una stretta correlazione con la diminuita fertilità del suolo dovuta a tecniche colturali inadeguate e che avevano provocato la distruzione di un equilibrio ecologico. La seconda serie di esperimenti da lui effettuata riguardava lo studio delle nuove varietà. Anche con questa nuova sperimentazione giunse alla conclusione che la fertilità del suolo era il fattore determinante affinché queste nuove varietà potessero estrinsecare appieno le proprie potenzialità. Partendo da queste conclusioni lo studio di Howard si concentrò su quale fosse il fondamento della fertilità del suolo e su quale fosse il sistema migliore per conservarla. L’approccio di Howard aveva un taglio strettamente scientifico, ma era molto critico nei confronti della metodologia che la ricerca scientifica aveva assunto in Occidente. Venivano espresse perplessità sulla metodologia di sperimentazione in quanto Howard riteneva che l’utilizzo di piccole parcelle faceva perdere di vista la complessità dell’azienda agricola ed il legame con il bestiame. Inoltre l’importanza crescente della chimica in agricoltura introduceva metodologie, secondo Howard, inadatte allo studio delle piante in quanto la vitalità del terreno, la salute degli animali e la qualità dei prodotti, sono parametri misurabili solo in parte. Altra osservazione critica riguardava il fatto che le scienze agrarie si stavano spezzettando in osservazioni specialistiche particolari, approfondendo l’indagine ma restringendo il campo, facendo perdere di vista le relazioni che collegano ogni singolo aspetto con il tutto, in sintesi si dimenticava la base ecologica delle scienze agrarie. A sostegno di questa tesi veniva spesso citato il caso della patata, che in Gran Bretagna diventava sempre più suscettibile agli attacchi di peronospora, dell’Heterodera rostochiensis (oggi Globodera rostochiensis) e di vari virus. Il fenomeno non si manifestava negli orti famigliari. La ricerca britannica cercava di risolvere i problemi nei suoi singoli aspetti. Nessuno secondo Howard cercava la causa del fenomeno nel suo complesso, dovuto all’indebolimento causato dalla riduzione della sostanza organica nel terreno. file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (7 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica Infine Howard sosteneva che l’applicazione in un’azienda agraria di parametri economici tendenti a valutare il profitto in ogni singola annata faceva perdere di vista nel lungo periodo gli stessi risultati economici legati necessariamente alla fertilità del suolo. A suo avviso occorreva indirizzare l’agricoltura ad ottenere prodotti di qualità e non a produrre sempre di più, a scapito della fertilità del suolo. Dalla traduzione effettuata dalla Milenkovich (1990) nel libro “Origine e sviluppo dell’agricoltura ecologica in Europa”[10] riporto due brani molto indicativi del pensiero di Howard. Sulla metodologia d’indagine: ”invece di spezzare l’oggetto della ricerca in parti tra loro separate e di fare ricerche nel campo dell’agricoltura con i metodi analitici delle scienze matematiche e chimiche, dovremmo impadronirci di una considerazione sintetica cercando di riconoscere il ciclo naturale e non cucire insieme cose che non hanno relazione l’una con l’altra”. Sulla fertilizzazione: ”La fertilità del suolo è uno stato che si origina dall’operare dei cicli naturali, cioè dal regolare svolgimento dei cicli, dall’accettazione e dall’applicazione del primo fondamento dell’agricoltura deve sempre esserci una perfetta compensazione tra i processi di crescita e quelli di morte. La conseguenza di uno stato di armonia è un terreno vivente, buoni raccolti di buona qualità e un patrimonio zootecnico sano. La chiave per ottenere un suolo fertile ed un’agricoltura fiorente è l’humus”. Haward, osservando i sistemi di coltivazione adottati in oriente, che avevano permesso di mantenere inalterata per millenni la fertilità del suolo, concluse che per poter intervenire correttamente occorreva imitare i processi che avvengono in natura, ove sono sempre presenti gli animali e non esistono monoculture; inoltre il suolo è sempre coperto di vegetazione e c’è sempre compensazione tra crescita e morte. In oriente si era mantenuta per millenni la fertilità naturale grazie alla restituzione al terreno di tutti i residui animali e vegetali in modo da favorire la formazione di humus. La ricerca sulla fertilità del suolo effettuato presso l’istituto da lui fondato in India, portò alla formulazione del processo di compostazione “Indore”: un procedimento di compostazione dei residui organici,con lo scopo di migliorare la fertilità del suolo, aumentare il contenuto in humus, migliorare la nutrizione delle piante che per Haward è importante che avvenga indirettamente tramite la microflora del terreno e la simbiosi con le micorrize piuttosto che con la somministrazione di concimi minerali. Alle micorrizie, che per svilupparsi necessitano di un buon contenuto di humus, Haward assegna un ruolo importante nell’influenzare uno sviluppo vigoroso delle piante e una maggiore resistenza alle malattie. Il metodo di compostazione Indore consisteva di diversi strati : il primo di residui vegetali, il secondo formato da residui di stallatico, ricoperto da uno strato di terra bagnata di liquame con ceneri per attivare il processo di decomposizione. Il cumulo ripetendo i vari strati doveva raggiungere un’altezza di un metro e mezzo. Andavano scavati nel cumulo tre solchi paralleli per favorire l’areazione, inoltre il cumulo va sempre tenuto inumidito e dopo tre giorni inizia lo sviluppo di microrganismi, quindi il cumulo va ribaltato e tenuto umido fino alla formazione del humus e solo allora file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (8 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica poteva essere portato in campo. Lo scopo di questo sistema di compostazione non è solo di arricchire il terreno di sostanze nutritive ma di arricchirlo di microrganismi. 5) Il Metodo organico biologico di Rusch-Muller [top] Hans Muller, in Svizzera, a cavallo tra le due guerre volse il suo interesse alle piccole aziende che le teorie economiche del tempo consideravano prossime all’estinzione, fondando dapprima il movimento contadino nazionale e in seguito rivolse maggiore attenzione ai problemi legati alla produzione per far sì che le piccole aziende non venissero estromesse dal mercato. Innanzitutto si pose il problema dell’ipofertilità del bestiame, arrivando alla conclusione che la responsabilità era da imputare alla concimazione minerale delle foraggere. Consigliò quindi di non effettuarla più ottenendo ottimi risultati. Il lavoro di Muller poggiava sulle ricerche del dottor Rusch. Dalle ricerche sull’attività dei microrganismi del suolo, Rusch arrivò ad elaborare l’ipotesi secondo la quale le sostanze nutritive non verrebbero assorbite dalla pianta solo sottoforma di ioni minerali, ma anche di macromolecole, e concluse che i mediatori di questo assorbimento fossero i microrganismi. Tra i vari microrganismi del terreno particolare importanza rivestivano i batteri dell’acido lattico che come alcune ricerche microbiologiche avevano evidenziato erano presenti sia nel suolo che nella pianta che nell’uomo. Quindi per Rusch per tutelare la fertilità del suolo andavano nutriti e stimolati i microrganismi e questo poteva essere fatto solo con la concimazione organica. Inoltre ricavò la convinzione che per misurare la fertilità del suolo non era sufficiente un’analisi quantitativa ma era necessaria un’analisi qualitativa. Il test utilizzato per valutare la fertilità del terreno, è suddiviso in due parti, una qualitativa che determina l’intensità dell’attività microbica ed una qualitativa che esamina il tipo di microrganismi presenti. La prima parte permette previsioni sulle rese, la seconda permette previsioni sulla qualità dei prodotti ottenuti. La qualità biologica del suolo è quindi direttamente correlata con il contenuto in batteri lattici. Da questo test derivarono alcune indicazioni pratiche per gli agricoltori, come l’utilizzo dei residui vegetali e animali senza precedente compostazione; i residui venivano portati in campo per fargli subire una compostazione sulla superficie del suolo. Questo sistema detto anche di compostazione superficiale si differenzia dalla maggior parte dei metodi biologici, e scaturisce dall’osservazione che se il letame è immagazzinato e compostato a temperature superiori ai 20° gradi, perde valore fertilizzante. Altre pratiche, che scaturiscono dalla base microbiologiche del metodo Rusch-Muller, riguardano le lavorazioni del terreno che devono essere superficiali per non alterarne il profilo, e l’utilizzo di “humus ferment” cioè di una coltura di batteri del suolo e sostanze file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (9 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica nutritive destinata a stimolare la vitalità del terreno e la radicazione delle piantine, inoltre viene utilizzato per la concia biologica del materiale di propagazione. 6) L’Azienda Biologica di Alfonso Draghetti [top] Il contributo dato da Alfonso Draghetti, esplicitato nel 1948 con la pubblicazione di “Principi di fisiologia dell’azienda agraria”, partono dalla necessità di ridefinire il compito delle scienze agrarie e dell’agronomo. Critico verso la metodologia imperante, che ha perso di vista l’organismo aziendale nel suo complesso, e della ricerca, che analizza gli elementi aziendali indipendentemente uno dall’altro rivolta soprattutto alla produzione economica, Draghetti individua la causa di ciò soprattutto nella scoperta dei concimi e del motore, che furono ritenuti il segnale della definitiva emancipazione della tradizionale agricoltura, nell’agricoltura industriale e del superamento delle leggi biologiche per una produzione libera e illimitata, attraverso mezzi di produzione artificiali. Questa concezione ha portato ad una azienda economica che preferisce usare mezzi di produzione artificiali, più onerosi, in sostituzione di quelli biologici e naturali in gran parte gratuiti. Draghetti ripercorrendo l’evoluzione dell’agricoltura individua tre tipologie di azienda agraria: - l’azienda agraria come “organizzazione di sfruttamento delle risorse naturali e gratuite” che traduce in prodotti mercantili la ricchezza naturale della terra. E’ l’azienda tipica delle prime fasi di colonizzazione di paesi ricchi di risorse naturali ma che come tale non dura nel tempo. - L’azienda come “organizzazione di trasformazione del lavoro intensivo e dei concimi chimici d’importazione” dove vengono trascurate le risorse chimiche del terreno. Per Draghetti questa è un’agricoltura poco informata delle leggi biologiche della fertilità, persegue un indirizzo mineralista, più o meno larvato, avvalendosi della fertilità naturale come acquisizione quasi soltanto spontanea”. Draghetti prosegue “Si devono indubbiamente riconoscere a questo tipo di azienda i grandissimi progressi dell’ultimo secolo, chiamato, appunto perché fondato sulle macchine e sui concimi minerali, secolo della meccanica e della chimica. Ma non meno grandi i difetti che le vanno riconosciuti, per la creazione di organismi esageratamente sensibili alle crisi di disponibilità dei concimi, delle macchine e dei carburanti, come l’ultima guerra ha dimostrato, con il rapido e fatale declino della produzione, nei paesi più caratteristici di questa agricoltura, al primo verificarsi di avvenimenti contrari. - L’azienda come “vero e proprio organismo biologicamente autoctono, che richiede soltanto la restituzione di quanto si esporta con la produzione mercantile”, e la via che deve seguire la restituzione non è quella diretta del terreno, ma quella indiretta della materia organica circolante (Draghetti, 1948)[11]. E’ questa l’azienda che Draghetti definisce biologica che “cessa di essere un meccanismo trasformatore di materie prime, con basso rendimento in prodotti mercantili, per assumere l’organizzazione perfetta di una vera entità simbiotica e vitale” (Draghetti, 1948). file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (10 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica Da questa concezione deriva che l’azienda agraria per Draghetti non va considerata esclusivamente come un terreno da coltivare a seconda delle indicazioni del mercato, ma va considerata come un “organismo da allevare o, eventualmente da sanare nel presupposto fondamentale di raggiungere la normalità, non di una o di poche ma di tutte le sue funzioni” (Draghetti, 1948)[12]. A tale scopo, lo strumento di analisi è la fisiologia agraria, che ci permette di studiare l’azienda agraria nel suo complesso organizzativo che include tutti i suoi elementi (terreno, piante animali, concimi microrganismi macchine, uomo) al contrario, studiati in genere in singole discipline separate come fattori singoli e indipendenti. Per Draghetti nella azienda agraria biologica la vera essenza dell’azienda è rappresentata dalla sostanza organica, sia come materia vivente e rigenerativa rappresentata dalle piante, sia come materia morta costitutiva rappresentata dall’apparato digestivo-nutritivo del terreno. Accanto a questi sistemi si colloca il sistema elaboratore dato dagli animali che trasformano la materia organica viva in materia organica morta. L’azienda al pari di un individuo è provvisto di un sistema produttivo e uno circolatorio. Il sistema circolatorio a sua volta è suddiviso in piccola circolazione rappresentata dalla sostanza organica che cade direttamente sul terreno sotto forma di foglie, rami ecc., e da una grande circolazione, determinata dall’apparato digerente degli animali, che apporta sostanza organica tramite le feci. Nell’azienda progredita di Draghetti, alla piccola circolazione è demandata soprattutto la funzione di nutrire i microrganismi mineralizzatori, mentre la grande circolazione riveste il ruolo di generatore di materia organica specificatamente umogena capace di restaurare innanzitutto il tessuto connettivo della fertilità del terreno. L’humus che deriva dalla piccola circolazione è in prevalenza humus nutritivo, l’humus che deriva dalla grande circolazione è un humus durevole che oltre ad assolvere la funzione nutritiva ha una decisa influenza sull’ambiente chimico-fisico del terreno. Per Draghetti, una corretta gestione dell’azienda agraria presuppone la conoscenza: - dell’organo della fertilità del terreno, che da una parte dovrà adempiere alla sua funzione di digestione delle riserve minerali insolubili del terreno fondamentale, assimilandole nella massa organica e microbica, dall’altra adempire alla sua funzione di nutrizione mediante la mineralizzazione della sostanza organica. - del sistema generatore della materia organica, ossia delle coltura agrarie non sotto l’aspetto economico ma sotto il più importante aspetto fisiologico (Draghetti, 1948)[13]. A seconda della funzione nella circolazione aziendale vengono distinte le: • colture umogene specifiche, quelle colture capaci di alimentare sia la piccola circolazione, con una quantità notevole di residui organici integri capaci di alimentare una microflora molto numerosa, sia la grande circolazione con la loro produzione foraggera che attraverso la trasformazione subita in stalla costituiscono la parte preponderante dell’humus nutritivo, grazie al loro alto contenuto di sostanze azotate e principi minerali nutritivi. Queste colture fondamentali per la fertilità aziendale devono avvicendarsi su tutti gli appezzamenti dell’azienda mentre il letame da loro derivato viene utilizzato seguendo le rotazioni colturali. file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (11 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica • colture umogene funzionali sono rappresentate da quelle colture i cui residui in presenza della stalla vengono trasformati in letame (es. cereali da granella). Le colture umogene funzionali hanno soprattutto il compito di arricchire la circolazione di materie cellulosiche e lignificate e sono responsabili della produzione di humus durevole. • colture umocarenti sono invece le colture il cui contributo alla circolazione della materia organica è minimo o nullo. Per Draghetti queste sono in genere le coltivazioni considerate miglioratrici così definite non in funzione della loro influenza fisiologica ma in funzione della fertilità residua che lasciano sul terreno grazie a grosse anticipazioni da loro ricevute con la pratica colturale e non interamente utilizzate (Draghetti,1948)[14]. L’alternanza dei primi due gruppi di colture, contribuiscono in maniera diversa alla circolazione della fertilità aziendale (produzione di humus durevole e di humus nutritivo) e diviene il presupposto indispensabile per ottenere una fertilità generale dell’azienda biologica. Il terzo gruppo di colture entra nelle rotazioni dell’azienda di Draghetti con il compito di regolare e moderare l’influenza dei due gruppi visti precedentemente. Un utilizzo corretto dell’avvicendamento e delle rotazioni colturali unite alla presenza dell’allevamento del bestiame e quindi della presenza della stalla sono gli elementi indispensabili per l’evoluzione dell’organismo aziendale dal tipo primitivo dominato dalla piccola circolazione al tipo progredito in cui sulla piccola circolazione predomina la grande circolazione. La mancanza della stalla, e quindi della grande circolazione, è per Draghetti un forma aziendale “aberrante” incapace di imprimere quella perennità propria delle aziende complete 7) Il metodo Lamaire-Boucher [top] Lamaire (1884-1972) si occupò all’inizio della qualità del grano e intraprese un’attività di selezione ritenendo che il grano prodotto in Francia, all’inizio del secolo, fosse un grano di mediocre qualità. Inoltre studiò l’applicazione della concimazione del magnesio al frumento. I suoi studi presto lo portarono a collaborare con il dottor Boucher, studioso dell’humus. Identificarono così in un alga oceanica il Lithotamnium calcareum, un potenziale fertilizzante da utilizzare in alternativa ai concimi chimici e ai pesticidi che in quegli anni si diffondevano e che per i due studiosi erano responsabili dell’alterazione dell’equilibrio delle piante coltivate nonché della diminuzione della fertilità del suolo e del scadimento della qualità dei prodotti. Questa scoperta portò i due ricercatori ad elaborare in seguito una serie di principi generali per un metodo di agricoltura biologica . Nacque così nel 1959 il metodo Lamaire-Boucher. L’equilibrio delle aziende coltivate con questo sistema si ottiene utilizzando concimi organici compostati a cui si aggiunge sempre il Camagol H: una farina ottenuta dalla macinazione del Lithotamnium calcareum che ha lo scopo di equilibrare il letame. favorire l’assorbimento dell’urea e lo file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (12 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica sviluppo della flora microbica. Al Lithothamnium calcareum, la cui composizione risulta ricca soprattutto in carbonato di calcio, carbonato di magnesio e di microelementi, viene inoltre riconosciuta la funzione di sostanza attivante di quel processo, ipotizzato da L. Kevran, in cui in particolari processi vitali si verificherebbero delle trasmutazioni da un elemento ad un altro. Il Camagol H, insieme altre sostanze naturali, viene anche utilizzato per la difesa delle piante. Il sistema di Lamaire-Boucher si caratterizza inoltre per l’utilizzo, in sostituzione dell’aratro nelle lavorazioni, di un coltivatore, denominato Actisol, che a differenza dell’aratura non inverte gli strati di terreno. La sua funzione di smuovere e arieggiare il terreno viene ottenuta con lavorazioni non superiori a 25 cm. 8) L’agricoltura organico-minerale di F. Garofalo [top] Nel 1969 nasce in Italia, l’Associazione Suolo e Salute, di cui l’ispiratore principale fu il professore Francesco Garofalo, docente di fitoiatria dell’Università di Torino. Prendendo spunto sia da alcune pratiche proposte da Draghetti, proponendo come concimazione la sostanza organica integrata con concimi minerali durante la maturazione delle composte, che dal metodo Lamaire-Boucher, utilizzando il Litothamnium come integratore, Garofalo arrivò alla definizione del metodo di agricoltura organico-minerale. Le pratiche del disciplinare di produzione, nel caso della concimazione, prevedevano in via preliminare un’analisi del terreno per verificare la quantità di sostanza organica, di anidride fosforica e ossido di potassio assimilabili, nonché la reazione del terreno (pH), come base per l’organizzazione produttiva aziendale. Il fondamento della concimazione è la sostanza organica ritenendo che la quantità di humus sia l’elemento indispensabile per una fertilità durevole. I metodi di controllo delle erbe infestanti si basano su rotazioni equilibrate, consociazioni colturali e pacciamatura con segatura, paglia, torba. Inoltre viene consigliato l’utilizzo di trifoglio repens, specie nelle colture arboree dove offre un effetto pacciamante e fertilizzante dovuto ai rizobi. La difesa delle colture dai parassiti vegetali ed animali si attua con sostanze o preparati di origine vegetale e di prodotti ammessi come il verderame e zolfo bagnabile. Sono esclusi i prodotti tossici e gli antiparassitari di sintesi come fosforganici e ditiocarbammati. La misura dell’acido ascorbico, prodotto dai microrganismi del terreno, all’interno dei tessuti vegetali (parenchima clorofilliano), nell’esocarpo e nell’endocarpo dei frutti, è il parametro utilizzato come indice di un terreno contenente microflora attiva, quindi di un suolo in salute. 9) L’agricoltura naturale di Masanubu Fukuoka [top] file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (13 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica M. Fukuoka, nasce nel 1913, in un piccolo villaggio agricolo dell’isola di Shikoku, nel sud del Giappone,e studia microbiologia come fitopatologo. All’età di venticinque anni, come lui stesso dice nell’introduzione del libro “La fattoria biologica”(Fukuoka, 1992)[15], si rende conto che gli uomini non erano più realmente umani e che la natura non era più realmente naturale. Questa consapevolezza lo porta a mettere in discussione tutto quanto ha studiato e con esso il sistema agricolo della società industriale. Secondo Fukuoka si è perso negli ultimi anni il vero ruolo dell’agricoltura che non può essere ricondotto al solo produrre cibo ma deve essere una attività volta soprattutto ad avvicinare l’uomo alla natura e quindi contribuire ad elevarlo spiritualmente. Fukuoka fa una critica molto articolata all’agricoltura industriale e alle basi scientifiche ed economiche che la sostengono. Critico verso le conoscenze scientifiche che ci danno l’illusione di conoscere la natura senza considerare che una conoscenza di singoli aspetti finisce per far perdere di vista il significato del tutto, portandoci ad azioni che servono solo a distruggere la natura. “Quel biosistema vivente e olistico che è la natura non può essere sezionato, scomposto in più parti. Una volta frazionato muore; o piuttosto, coloro che studiano un frammento di natura, studiano qualcosa che è morto… L’uomo commette un grave errore quando raccoglie dati e trae conclusioni frammentarie da una natura morta e smembrata e afferma di “conoscere”, “usare”, o “conquistare” la natura…L’uomo usa un metodo sbagliato per comprenderla… dobbiamo perciò renderci conto dell’insignificanza della conoscenza e della azione umana, e cominciare ad afferrare il loro senso di inutilità e di futilità” (Fukuoka, 1992). [16] L’agricoltura industriale secondo Fukuoka non è servita né a produrre più cibo né a rendere più stabile la vita degli agricoltori né a migliorare la qualità del cibo. In compenso ha sempre di più reso l’attività agricola forte consumatrice di energia, aumentato i costi di produzione distruggendo la fertilità naturale della terra, peggiorato la qualità degli alimenti. Gli economisti che sostengono la teoria della divisione internazionale del lavoro hanno stabilito sia cosa è giusto che si coltivi sia quale sia il giusto prezzo delle derrate alimentari. Il contadino è comunque espropriato di tutte le decisioni; non decide né cosa coltivare né il prezzo dei mezzi di produzione. a questo modo di agire la natura risponde con la propria morte. Su come viene deciso cosa produrre Fukuoka scrive: “...la produzione del raccolto nell’ambito dell’ecosistema non è un problema che può essere risolto da un bollettino amministrativo” (Fukuoka, 1992).[17] Fukuoka nella sua analisi distingue tre tipi di agricoltura. - Agricoltura naturale Mahayana (agricoltura naturale pura): E’ una agricoltura che si basa esclusivamente sulle forze e sulle risorse naturali. In questa agricoltura l’uomo mette se stesso al servizio della natura, ne diventa un tutt’uno. In termini olistici questa agricoltura è sempre superiore all’agricoltura scientifica e all’agricoltura naturale organica. L’agricoltura naturale pura e l’agricoltura scientifica non sono nemmeno file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (14 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica paragonabili in quanto una è un’agricoltura perfetta l’altra è un’agricoltura che si basa sulle conoscenze umane e quindi sempre assai limitate. - Agricoltura naturale Hinayana (agricoltura naturale organica) Questa agricoltura appartiene alla stesso mondo dell’agricoltura scientifica in quanto entrambe vengono verificate da un conoscenza analitica. “Le due fondamentalmente differiscono e sono diametralmente opposte nella percezione del pensiero e nella direzione della ricerca”. Mentre l’agricoltura naturale organica (Hinayia) cerca “di eliminare le conoscenze e l’azione umana per dedicarsi al maggior uso possibile delle sole forze della natura. L’agricoltura scientifica “usa i poteri della natura e aggiunge le conoscenze le azioni umane nello sforzo di creare un modo superiore di coltivare. Secondo Fukuoka l’agricoltura scientifica eccelle in condizioni innaturali create dall’uomo. In condizioni naturali l’agricoltura naturale organica Hinayana darà risultati altrettanto buoni se non superiori. - L’agricoltura scientifica pratica costantemente l’innaturale senza la minima preoccupazione. L’innaturalezza dell’agricoltura scientifica conduce direttamente all’incompletezza, e per questo che i suoi risultati sono sempre distorti o, tutt’al più, solo di utilità locale (Fukuoka, 1992)[18]. Il metodo di coltivazione naturale proposto da Fukuoka si basa su quattro principi fondamentali di seguito riportati. Non Arare in quanto la terra si lavora da sola grazie alle radici, all’attività dei microrganismi, dei lombrichi. La lavorazione della terra destruttura il terreno e, rendendo le particelle sempre più piccole, finisce per indurire il suolo e ottenere il risultato contrario allo scopo che ci si era prefissati che era quello di aumentare la porosità e con essa il contenuto di aria e di acqua. “Non c’è bisogno di arare o migliorare un terreno perché la natura sta lavorando per esso con i propri metodi da migliaia di anni. L’uomo ha legato le mani alla natura e ha preso le redini dell’aratro. Ma si tratta sempre di una mera imitazione della natura” (Fukuoka, 1992)[19]. Non fertilizzare Le piante dipendono dal terreno per crescere e se il terreno viene lasciato a se stesso è in grado di conservare la propria fertilità grazie ai cicli che in essa si compiono.Il terreno pullula di vita l’utilizzo dei fertilizzanti chimici interferisce con questo sistema. I fertilizzanti provocano una crescita accelerata dei raccolti ma nel contempo diminuiscono la resistenza delle piante rendendole incapaci di affrontare eventuali ostacoli che incontreranno nel loro sviluppo. Inoltre è ormai dimostrato che molto del concime chimico non viene utilizzato dalle piante. A questo proposito Fukuoka porta l’esempio della concimazione con solfato di ammonio nelle risaie giapponesi, in cui il 30% viene denitrificato ad opera dei microrganismi del terreno e disperso nell’atmosfera. Inoltre più del 70% dei fertilizzanti, come il solfato ammonico, il perfofato e il solfato di potassio, sono composti da acido solforico, che una volta in soluzione rendendo acidi i terreni, danneggiando e uccidendo i microrganismi del suolo. La concimazione, inoltre, che interessa solo un numero limitato di elementi ha reso carente il terreno di molti oligoelementi che sempre più spesso vengono individuati come responsabili della scarsità dei raccolti. “Aggiungere una quantità elevata di un fertilizzante rende un altro fertilizzante file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (15 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica inefficace. Quando gli scienziati si metteranno seriamente a studiare queste relazioni, allora potremmo essere certi di evitare errori terribili” (Fukuoka, 1992)[20]. Per poter coltivare senza l’ausilio di fertilizzanti con successo è necessario che i campi non vengano né arati né sarchiati. E’ importante osservare la natura per creare degli ambienti di coltivazione che il più possibile si avvicinino a questo sistema. Nel sistema proposto da Fukuoka la restituzione di quanto viene tolto con l’asportazione dei raccolti deve avvenire con avvicendamento delle colture, con lo spargimento sul terreno dei residui colturali e con i residui animali conseguenza dell’allevamento allo stato libero delle varie specie. Non sarchire né con le macchine né con i diserbanti. In natura non esistono erbacce. Queste piante svolgono un ruolo fondamentale nella fertilità del suolo e nell’equilibrio dell’ecostistema. Qualora la presenza di alcune pinte interferisca con il corretto svolgimento di alcune operazioni più che eliminare le erbe indesiderate si può, utilizzando le diverse proprietà delle piante, sostituirle con altri tipi di piante. In questa concezione il calendario delle semine è il miglior modo naturale di controllo delle erbe indesiderate: se il terreno è sempre coperto da vegetazione queste piante non hanno modo di svilupparsi. Non usare pesticidi. La natura, lasciata operare in libertà crea un saldo equilibrio in cui la presenza di insetti e malattie non assume mai proporzioni preoccupanti. Questo unito a coltivazioni sane e robuste consente di ridurre al minimo le perdite dei raccolti a causa di malattie e insetti. Fukuoka partendo da questi quattro principi propone tutta una serie di accorgimenti su come gestire una fattoria naturale. Citandone qui solo alcuni: La presenza di una fascia boschiva che dovrebbe essere utilizzata come fonte diretta o indiretta di fertilizzanti organici. L’importanza di una fascia frangivento, perché offre protezione contro i danni provocati dal vento, mantiene la fertilità del suolo, migliora l’ambiente. Gli alberi che vanno utilizzati a questo scopo sono in genere ad accrescimento rapido. Il ruolo centrale dell’associazione e della successione delle colture nello spazio e nel tempo, che porta, in una fattoria naturale, a che gli alberi da frutto, gli ortaggi, i cereali e le altre produzioni a incidere permanentemente sulla terra, conservando la fertilità del suolo. Per impiantare un frutteto non servono lavori di dissodamento e livellamento visto che hanno per lo più lo scopo di dare una configurazione ai campi tale da consentire la meccanizzazione delle operazioni di spargimento dei fertilizzanti e dei pesticidi. Nella coltivazione naturale l’unica importante operazione consiste nella raccolta dei frutti. Non andrebbe mai piantato un frutteto specializzato. Andrebbero piantati alberi decidui, insieme ad alberi sempreverdi e alberi da sovescio come l’acacia, che produce fertilizzante azotato o altre specie che servono ad arricchire il terreno di altri elementi. Inoltre il sottobosco deve sempre essere coperto da leguminose da sovescio o da altre erbe che arricchiscono il terreno. Si possono inoltre coltivare foraggere e all’interno del frutteto può trovare spazio un orto, inoltre si può consentire al bestiame e pollame di pascolare liberamente nel terreno. Non dovendo più effettuare operazioni meccaniche file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (16 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica la potatura non è più necessaria, ma per poter far ciò l’importante è far crescere naturalmente l’albero fin dall’inizio, perchè se la forma dell’albero viene alterata, allora diventerà indispensabile una potatura sempre più complessa. L’allevamento animale in una fattoria naturale ha la forma del libero pascolo. A differenza dei metodi precedenti, in Fukuoka non si rileva alcuna importanza attribuita al letame circa il mantenimento della fertilità del suolo. 10) La Permacoltura di Mollison e Holmegreen [top] Alla fine degli anni 70 due australiani, Bill Mollison e Dave Holmegreen, elaborano una metodologia molto vicina alle concezioni di Fukuoka. L’obiettivo di questo metodo è quello di instaurare un sistema di agricoltura permanete in cui siano ridotte al minimo le operazioni colturali di semina, lavorazioni e concimazioni. Ciò è possibile, solo dopo aver raggiunto un meccanismo di autoregolazione, quindi in ambienti scarsamente contaminati da metodi intensivi di produzione. Si tratta di un vero e proprio sistema coltivato per il quale occorre ricreare un sistema che sia vicino a quello naturale e che consenta uno sfruttamento ottimale delle sostanze nutritive, dell’acqua, del suolo e della luce del sole, motore energetico di tutti gli ecosistemi (Milenkovic, 1990)[21]. Come in un ecosistema naturale, occorre combinare tutti gli elementi del sistema tra di loro ed occorre diminuire al minimo l’impiego di lavoro esterno, ma soprattutto di energia esterna, per ottimizzare la resa di ognuna delle specie presenti ed, ovviamente, del sistema nel suo complesso. In tale lavoro, che è soprattutto di organizzazione e gestione, occorre tener presente la polifunzionalità degli elementi, che caratterizzano gli ambienti naturali, cioè che ogni elemento svolge più funzioni e ogni funzione è svolta da più elementi. Il ruolo dell’uomo è quello di far funzionare, ma soprattutto avviare, tutto il sistema scegliendo le specie animali e vegetali in base a criteri strettamente ecologici, basati sull’etologia, sulla fitosociologia e sulla bioclimatologia. Se le scelte sono corrette, si raggiunge dopo un certo periodo in cui l’uomo controlla le validità delle sue ipotesi e ha tempo di correggere eventuali errori di impostazione, la fase di climax del sistema, che è in grado di garantire una produttività di lunga durata, nella quale l’uomo è solo raccoglitore. L’uomo deve ricostruire un ambiente colonizzandolo inizialmente con idonee piante pioniere alle quali seguiranno in successione altre piante erbacee, arbusti e alberi d’alto fusto. Le piante dovranno essere sostituite, per quanto è possibile, con specie pluriennali autoriseminanti. Tutte le potenzialità di un territorio vengono sfruttate grazie all’introduzione di piante con esigenze diverse, coltivate in consociazione. Due specie con apparato radicale di forma ed estensione diversa possono convivere, scandagliando il terreno a profondità diversa; così alberi e cespugli di diversa altezza saranno in grado di captare maggiormente la quantità di luce presente nel sistema, file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (17 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica sprecandone il meno possibile e così via dicendo. In un tale sistema convivono fenomeni di concorrenza con fenomeni di simbiosi, che vanno conosciuti e approfonditi. Grazie all’eccezionale varietà di specie presenti è possibile eliminare il trasporto, la conservazione, la vendita dei prodotti poiché il territorio produce tutto ciò che occorre all’alimentazione con continuità. Il bilancio energetico della permacoltura prevede un elevato impiego di input energetici nella fase di avvio, che comprende le piantagioni, le semine , l’irrigazione, la pacciamatura e le concimazioni organiche. Nella fase successiva il sistema diventa autosufficiente anche da questo punto di vista, anzi la produzione di biomassa compensa velocemente gli input iniziali. Le produzioni agricole prevalenti devono essere noci, semi, radici di semplicissima conservazione con pochi costi di conservazione. La produzione vegetale non deve soddisfare solo i bisogni alimentari: è previsto di coltivare anche piante dalle quali si possano ottenere sapone, gomma, resine, combustibile ecc. Il sistema di permeacoltura è organizzato in zone simili a dischi concentrici. Nella zona esterna vi sono le abitazione e vi si svolgono le attività che richiedono maggior quantità di lavoro quali l’orticoltura, la moltiplicazione di materiale vegetale, il vivaio, la sperimentazione ecc., procedendo verso l’interno troviamo le coltivazioni erbacee intensive, con pochi alberi e molti cespugli di piccoli frutti. Le piante richiedono particolari cure e l’intervento dell’uomo è ancora ben visibile grazie alle siepi, alle terrazze, ai muretti, agli stagni, al materiale pacciamante. Vi sono presenze animali come anatre, polli oche. Procedendo ancora all’interno troviamo la presenza delle foraggere e del pascolo. Si trovano ancora siepi e frangivento. La zona non è irrigata ma esiste l’acqua per le necessità degli animali quali polli, conigli, oche e pecore. Ancora più internamente abbiamo la zona destinata alle colture arboree e a prati aperti intervallati dalla presenza di siepi. Questa è la zona dove vivono gli animali più grandi quali cavalli, bovini maiali asini accanto ad oche pecore e selvaggina. Nei periodi in cui il clima lo consente gli animali devono nutrirsi da soli. E’ in pratica un allevamento allo stato brado ed i prodotti di questa zona sono carne, legname e frutta. La zona più interna è in genere costituita dal bosco è può fornire legname e selvaggina. Per la difesa delle piante ci si affida alla capacità di autoregolazione del sistema. Le diverse specie vegetali, i diversi habitat e microclimi, la complessa varietà ambientale presente dovrebbero impedire alle malattie il diffondersi in modo tale da creare danni. Lo stesso dicasi per gli insetti nocivi, che dovrebbero essere controllati agevolmente dai loro predatori naturali. L’allevamento degli animali consiste nel fornire pascoli di specie diverse ed è consentito l’utilizzo di concentrati solamente se prodotti nell’ambito del sistema insieme al fieno ed agli altri insilati, nei periodi in cui non c’è vegetazione nei pascoli e per favorire la produzione di latte. 11) IFOAM [top] Negli anni 70 il movimento biologico si presentava suddiviso in tanti metodi applicativi. file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (18 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica Gli agricoltori non aderivano in genere ad uno dei movimenti brevemente descritti precedentemente, semplicemente applicavano nelle loro aziende i principi generali dell’agricoltura biologica comuni a tutti o quasi gli orientamenti. Molte associazioni che condividevano lo stesso atteggiamento critico nei confronti dell’agricoltura convenzionale ritenuta responsabile del degrado ambientale, dell’erosione, della diminuzione della fertilità del suolo, dello scadimento dei prodotti alimentari, decidono di fondare nel 1972, in Francia, l’IFOAM (International Federation of Organic Agricultural Movements) con lo scopo di fondo di produrre cibi sani e di elevata qualità, nel rispetto dell’ambiente e degli ecosistemi. I membri associati possono essere singole personalità: ricercatori, agronomi, operatori agricoli, esperti di economia, sociologia, ecologia e nutrizione, che hanno un ruolo consultivo, senza diritto di voto. Mentre i soci effettivi sono individuati nelle associazioni senza scopo di lucro che hanno come obbiettivo quello di sostenere e sviluppare sistemi di agricoltura compatibili con l’ambiente. L’assemblea generale dei soci ha cadenza biennale ed indica le linee di sviluppo della Federazione, che devono essere svolte da un Comitato Direttivo, eletto dall’assemblea. Le attività dell’IFOAM sono affidate a vari gruppi di lavoro. Ad esempio il gruppo “Agro Cole” si occupa della diffusione delle tecniche biologiche nei paesi in via di sviluppo e collabora con gli Enti di Sviluppo Agricolo nella progettazione ed esecuzione di programmi per incentivare le pratiche ecologiche in agricoltura. Il Comitato Tecnico ha il compito di aggiornare biennalmente la normativa relativa al disciplinare di produzione, cui si conformano le associazioni aderenti alla Federazione. In esso si definiscono gli standards di produzione che qualificano i prodotti biologici in commercio. Il comitato Scientifico promuove convegni su singoli temi. Infine, un comitato per i Rapporti con la CEE ha collaborato a lungo con gli addetti della Comunità per la formulazione della prima proposta di regolamento in materia di agricoltura biologica. 12) Regolamento Comunitario 2092/91 e successive modifiche [top] Il 24 giugno 1991 viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità il Regolamento del Consiglio n. 2092/91, relativo al metodo di produzione biologica di prodotti agricoli ed alla indicazione di tale metodo sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari. Questo Regolamento, al quale sono seguite in dieci anni numerose modifiche che il “Quadro normativo comunitario” a fine paragrafo illustra, chiarisce nei considerando le motivazioni che sono alla base della necessità della Comunità Europea di regolamentare il settore, mettendo in luce il substrato politico e culturale da cui il Regolamento stesso nasce. Le prime due considerazioni sottolineano che “i consumatori richiedono in misura sempre maggiore prodotti agricoli e derrate alimentari ottenuti con metodi biologici …e che questo fenomeno sta quindi creando un file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (19 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica nuovo mercato per i prodotti agricoli” (Regolamento (CEE) n°2092/91)[22]. Il secondo considerando rispecchia il dibattito sulla modifica della PAC, in pieno svolgimento in quegli anni, valutando “che tale metodo di produzione può svolgere una funzione nel quadro del riorientamento della politica agricola comune per quanto attiene alla realizzazione di un migliore equilibrio tra l'offerta e la domanda di prodotti agricoli, la tutela dell'ambiente e la conservazione dello spazio rurale,… in quanto questi prodotti sono venduti sul mercato ad un prezzo più elevato a fronte di una produzione che richiede un impiego meno intensivo della terra” (Regolamento (CEE) n°2092/91)[23]. Le considerazioni successive individuano la necessità di “un quadro normativo omogeneo in materia di produzione, etichettatura e controllo, per la tutela delle coltivazioni biologiche garantendo condizioni di leale concorrenza tra i produttori e i commercianti …e per assicurare la trasparenza a tutti i livelli della produzione e della preparazione, rendendo questi prodotti più credibili agli occhi dei consumatori” (Regolamento (CEE) n°2092/91)[24]. Ciò anche in considerazione che alcune legislazioni nazionali erano state già varate in alcuni Stati membri. Appare evidente che durante la stesura del Regolamento era precisa la consapevolezza che l’intera materia fosse in corso di definizione e, quindi, “che per l'attuazione delle disposizioni prospettate è necessario istituire procedimenti flessibili che consentano di adeguare, di integrare o di definire talune modalità tecniche o determinate misure alla luce dell'esperienza acquisita (Regolamento (CEE) n° 2092/91)[25]; Erano peraltro da determinare: ”i principi minimi che devono essere soddisfatti affinché i prodotti possano essere presentati con tali indicazioni, … le tecniche accettate nella Comunità al momento dell'adozione del presente regolamento, ... definire in modo preciso tali tecniche e stabilire le condizioni di impiego di taluni prodotti non chimici di sintesi, … le disposizioni più specifiche intese ad evitare la presenza di taluni residui di prodotti chimici di sintesi provenienti da fonti diverse dall'agricoltura (inquinamento ambientale) nei prodotti ottenuti con metodi biologici” (Regolamento (CEE) n°2092/91)[26]; Si trattava quindi di definire l’impalcatura di un sistema di controllo, di tutte le fasi della produzione e della commercializzazione, alla quale si sarebbero aggiunte le specifiche determinazioni tecniche. Per questo “tutti gli operatori che producono, preparano, importano o commercializzano prodotti recanti indicazioni sul metodo di produzione biologico devono essere assoggettati ad un regime di controllo regolare, conforme ai requisiti minimi comunitari e effettuato da istanze all'uopo designate e/o da organismi riconosciuti e controllati; che è opportuno che un'indicazione comunitaria di controllo possa figurare sull'etichetta dei prodotti sottoposti a questo regime di controllo” (Regolamento (CEE) n°2092/91)[27]. Come abbiamo accennato, dalla pubblicazione del regolamento 2092/91 ad oggi, sono state definite, con le successive modifiche e il regolamento attuativo (Reg.94/932/CE)i, la gran parte delle determinazioni tecniche necessarie all’applicazione della normativa, file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (20 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica nonché introdotti gli adeguamenti che nel corso del tempo si sono resi necessari. Le modifiche all’articolato sono state apportate sostanzialmente in due successive occasioni nel 1995, con il regolamento 1935, motivato dalla esigenza di prorogare le disposizioni in scadenza circa l’etichettatura dei prodotti in conversione e di inserire disposizioni per la gestione del regolamento, e nel 1999 con il regolamento 1804 che, completando le norme relative agli animali e prodotti animali, ha introdotto numerose disposizioni per aggiornare il regolamento in maniera organica. Mentre la maggior parte dei numerosi regolamenti di modifica hanno portato nuovi elementi negli allegati. Vediamo ora come è stato organizzato il regolamento 2092/91 affrontando articolo per articolo e indicando le modifiche che sono state introdotte successivamente. L’articolo 1 definisce il campo di applicazione, che è quello dei prodotti agricoli vegetali sia trasformati, sia non trasformati, qualora destinati a recare una indicazione relativa al metodo di produzione biologico. Già nel 1992 era prevista l’applicazione anche al settore zootecnico anche se non si conoscevano quali norme sarebbero state varate. Il regolamento 1804/99 definisce l’intera problematica e modifica sostanzialmente il regolamento originale proprio a partire dal campo di applicazione che viene meglio definito introducendo, oltre ai prodotti agricoli trasformati e non, i mangimi. Con la modifica suddetta l'impegno della Commissione di presenta entro il 1° luglio del 1992 una proposta riguardante la produzione biologica degli animali è sostituita da quella di presentare entro il 24 agosto 2001 una proposta sulla etichettatura dei mangimi. L'articolo 2 specifica le diciture da utilizzare nell'etichettatura e nella pubblicità, tenendo conto delle consuetudini in uso nei vari paesi membri: “Biologico” per Italia, Grecia, Francia, Olanda e Portogallo; “Organico” per Gran Bretagna e Irlanda; “Ecologico” per Germania, Danimarca, Spagna e Svezia. L’articolo 3 specifica l’applicazione del diritto comunitario esistente, alle produzioni biologiche. L'articolo 4 del regolamento originario elenca alcune definizioni. Questo elenco è modificato ed integrato dai regolamenti 1935/95 e 1804/99, che introducono tra l’altro definizioni sugli ingredienti, sui mangimi e sugli OGM. E’ proprio con il regolamento 1804/99 che viene introdotto il divieto, specificato in vari articoli ed allegati, di ogni utilizzo di organismi geneticamente modificati per i prodotti biologici. L'articolo 5, che già in origine si occupava in modo dettagliato ed approfondito dell'etichettatura e della pubblicità, è stato modificato prima dal regolamento 1935/95 e successivamente dal regolamento1804/99, per tenere conto dei reali sistemi di produzione. I prodotti non trasformati, hanno da sempre la possibilità di utilizzare indicazioni circa il metodo di produzione biologica se evidenziano che si tratta di un metodo di produzione agricolo, se nella produzione sono state rispettate le norme e se il produttore è assoggettato alle misure di controllo previste. Per quanto riguarda i prodotti trasformati si può inserire il riferimento al biologico nella descrizione del prodotto se almeno il 95% degli ingredienti di origine agricola file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (21 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica rispondono ai dettami del regolamento. E’ da notare che in origine era necessario che la totalità degli ingredienti fosse biologica. Altresì è possibile inserire il riferimento al biologico solo nell’elenco degli ingredienti se il prodotto finale contiene almeno il 70% degli ingredienti di origine biologica (in origine bastava il 50%). Affianco alla composizione sono stati inseriti altri vincoli quali il divieto di utilizzare prodotti diversi da quelli elencati nell’allegato VI, di utilizzare radiazioni ionizzanti, di impiegare OGM. Per i prodotti in conversione, per i quali è specificata l’etichettatura, è previsto il rispetto dei requisiti su descritti con l’unica eccezione del periodo di conversione che non deve essere comunque inferiore a dodici mesi. Gli articoli 6, 6 bis e 7 regolano le norme di produzione, che prevedono almeno il rispetto delle disposizioni specificate nell'allegato I e l’utilizzo soltanto dei prodotti elencati negli allegati I e II. Il Reg.1804/99 ha introdotto che possono essere utilizzate solamente le sementi e i materiali di moltiplicazione, nonché le piante per la produzione di vegetali, prodotti con il metodo biologico. Inoltre non possono essere utilizzati OGM o loro derivati se non nei medicinali veterinari. La modifica introdotta con questo regolamento prevede anche che le piante portaseme e le piante madri siano prodotte, o coltivate per due cicli se perenni, con il metodo biologico. A fronte di questa importante modifica introduce anche una deroga alla stessa sino al 31 dicembre 2003, fissandone le regole e le procedure, per far fronte alla eventuale carenza di materiale conforme. Il nuovo art.7 pone le condizioni per poter modificare gli allegati I e II. Gli articoli 8, 9 regolamentano il sistema di controllo. Gli operatori, sia che producano, che preparino o importino prodotti oggetto del regolamento devono notificare la loro attività, comunicando i dati elencati nell’allegato IV, in modo da essere inseriti nel sistema di controllo. Gli Stati membri designano una autorità di controllo, mentre il controllo degli operatori è effettuato da organismi privati riconosciuti. L’autorità di controllo è incaricata del riconoscimento e della sorveglianza degli organismi privati, secondo le norme di cui all’articolo 9. Sempre all’articolo 9 sono elencati i compiti degli organismi privati, i quali, prima di tutto, fanno sì che nelle aziende sotto il loro controllo si applichino le misure previste dall’Allegato III del regolamento. L’autorità di controllo e gli organismi di controllo, una volta accertata una irregolarità, fanno sopprimere le indicazioni relative all'agricoltura biologica sulla partita in questione o se del caso ritirano il diritto a commercializzare prodotti biologici per un tempo da convenirsi da parte dell'autorità competente del Paese membro. L' art. 10 tratta l’indicazione di conformità al regime di controllo, descritta all’allegato V, che viene menzionata sull’etichettatura. Sull'etichetta, inoltre, devono comparire il nome e l'eventuale marchio dell'organismo di controllo ed il nome e l'indirizzo del produttore o del preparatore, per facilitare l'accertamento della responsabilità per file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (22 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica eventuali frodi. I prodotti che sono assoggettati al sistema di controllo devono, tra l’altro, essere commercializzati in imballaggi sigillati e le indicazioni nell’etichettatura e nella pubblicità non possono suggerire una garanzia di qualità organolettica, nutritiva o sanitaria superiore. La commercializzazione in imballaggi sigillati, garanzia di insostituibilità del prodotto, è resa necessaria in tutte le fasi della catena produttiva e non solo nella vendita al consumatore finale. Il Reg. 1935, già nel 1992, attribuiva all’operatore la responsabilità del controllo degli imballaggi dei prodotti che acquistava per i suoi cicli produttivi. All’originario allegato V, contenente la dicitura da riportare in etichetta nelle varie lingue, il Reg.331/2000, ha aggiunto il Logo comunitario, fissandone la presentazione e l’utilizzazione. L'articolo 11 regola le importazioni, permettendole da quei Paesi Terzi che sono stati riconosciuti dotati di un sistema di produzione e di controllo equivalente a quello comunitario. A questo proposito la Commissione compila un elenco di tali Paesi terzi specificando, a norma del Reg, 94/92 i dati relativi al tipo di prodotti importabili, alle autorità di controllo e di rilascio della certificazione e, se del caso, gli stabilimenti di produzione. Inoltre, i prodotti provenienti da tali paesi devono essere accompagnati da un certificato di controllo che attesta tale equivalenza per la relativa partita. Con il Reg. 2083/92 viene inserita una deroga a queste disposizioni (prorogata al 31/12 /2005 dal Reg.1804/99), motivata dalle difficoltà per approntare tale sistema, la quale permette ad uno Stato membro di importare da un Paese, non inserito in elenco, se ottiene prove sufficienti circa la produzione con metodi equivalenti a quelli comunitari dei prodotti da importare. A questo riguardo è da notare che per avere i primi Paesi in elenco, è stato necessario approntare un lungo percorso che ha richiesto di definire per primo come effettuarlo (Reg.94/92/CE), di predisporre il modello per la certificazione (Reg.3457/92), spostare più volte la data di applicazione di questo regime (vedi Reg.3713/92 e successive modifiche sino al Reg.529/95), effettuare una lunga serie di contatti con i Paesi interessati e di controlli, anche in loco, per valutare le loro caratteristiche, sino ad arrivare con il Reg.522/96 all’inserimento in elenco dei primi Paesi (Argentina, Australia, Ungheria, Israele e Svizzera). E’ comunque da considerare che successivamente, anche per questi Paesi è stato necessario modificare più volte i dati dell’elenco. L'articolo 12 ribadisce la libera circolazione nella Comunità dei prodotti, che sotto regime di controllo CEE, sono conformi al regolamento. Il Reg. 1804/99 permette agli Stati membri l’applicazione di norme più rigorose per le proprie produzioni animali purchè non vietino la libera commercializzazione degli animali e prodotti animali conformi al regolamento. Gli articoli successivi trattano le disposizioni amministrative e di applicazione, specificando le materie (art.13) su cui può intervenire il comitato dei rappresentanti degli Stati membri, regolato dalle norme di comitatologia (art.14), gli obblighi di relazioni periodiche degli Stati membri alla Commissione (art.15), gli stanziamenti in file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (23 of 24)02/05/2005 9.19.42 cos'è l'agricoltura biologica bilancio (art.15bis), l’entrata in vigore e i termini di applicazione (art.16). NOTE: [1] Steiner R.; La scienza occulta nelle sue linee generali, Laterza, Bari 1932, pag.VI [2] Steiner R.; Impulsi scientifico – spirituali per il progresso dell’agricoltura, Ed. Antroposofica, Milano 1979, pag.11 [3] Steiner R.; Impulsi scientifico – spirituali.. Op. cit. pag 101 [4] Steiner R.; Impulsi scientifico – spirituali…, Op. cit. pag 192 [5] Steiner R.; Impulsi scientifico – spirituali…, Op. cit. pag 92 [6] Steiner R.; Impulsi scientifico – spirituali…, Op. cit. pag 59 [7] Steiner R.; Impulsi scientifico – spirituali…, Op. cit. pag 59 [8] Steiner R.; Impulsi scientifico – spirituali…, Op. cit. pag 57 [9] Steiner R.; Impulsi scientifico – spirituali…, Op. cit. pag 154 [10] Milenkovich L.; Origine e sviluppo dell’agricoltura ecologica in Europa, Clesav, Milano,1990, pag.45 [11] Draghetti A.; Principi di fisiologia dell’azienda agraria, Ist. Ed. Agricolo, Bologna 1948, pag. 3 [12] Draghetti A.; Principi di fisiologia…, Op. Cit., pag 9 [13] Draghetti A.; Principi di fisiologia…, Op. Cit., pag. 15 [14] Draghetti A.; Principi di fisiologia…, Op. Cit., pag. 247 [15] Fukuoka M.; La fattoria biologica, Edizioni Mediterranee, Roma1992 [16] Fukuoka M.; La fattoria biologica,… Op. Cit., pag. 19 [17] Fukuoka M.; La fattoria…, Op. Cit. pag 38 [18] Fukuoka M.; La fattoria…, Op. Cit. pag 107-110 [19] Fukuoka M.; La fattoria…, Op. Cit. pag 119 [20] Fukuoka M.; La fattoria…, Op. Cit. pag 123 [21] Milenkovic L., Origine e sviluppo dell’agricoltura ecologica in Europa, Clesav, Milano, 1990. [22] Consiglio UE. Regolamento (CEE) del Consiglio n°2092/91 del 24 giugno 1991. Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee n. L 198 del 22/07/1991 pag. 01- 15. [23] Consiglio UE. Regolamento (CEE) del Consiglio n°2092/91 del 24 giugno 1991. Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee n. L 198 del 22/07/1991 pag. 01- 15. [24] Consiglio UE. Regolamento (CEE) del Consiglio n°2092/91 del 24 giugno 1991. Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee n. L 198 del 22/07/1991 pag. 01- 15. [25] Consiglio UE. Regolamento (CEE) del Consiglio n°2092/91 del 24 giugno 1991. Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee n. L 198 del 22/07/1991 pag. 01- 15. [26] Consiglio UE. Regolamento (CEE) del Consiglio n°2092/91 del 24 giugno 1991. Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee n. L 198 del 22/07/1991 pag. 01- 15. [27] Consiglio UE. Regolamento (CEE) del Consiglio n°2092/91 del 24 giugno 1991. Gazzetta Ufficiale delle Comunità europee n. L 198 del 22/07/1991 pag. 01- 15. indietro || HOME || avanti file:///D|/SpazioVerde/work_archive/01-12-2004/LAVORI/biologico/files/01_AgrBio.htm (24 of 24)02/05/2005 9.19.42