Rsa: programmazione socio-sanitaria, gestione dei

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Rsa: programmazione socio-sanitaria, gestione dei
Rsa: programmazione socio-sanitaria, gestione dei costi e finanziamenti
A cura di Francesco Montemurro, Ires Lucia Morosini
Energiamedia, Padova, 20 gennaio 2017
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La spesa pubblica per LTC e la riorganizzazione dell’offerta in Europa
Secondo un recente studio la spesa pubblica complessiva per Long Term Care (LTC)
ammonta in Italia all’1,9% del PIL nel 2015 (di cui circa due terzi erogata a soggetti con più
di 65 anni) e crescerà fino al 3,2% nel 2060 (Mef – Dipartimento della Ragioneria dello
Stato, 2016).
A livello europeo le modalità di erogazione della LTC sono molto differenziate e in linea
generale dipendono dall’interazione tra i principali attori: Stato e autonomie locali,
mercato profit, non profit, famiglie e altri caregiver informali.
Riorganizzazione del sistema dell’offerta assistenziale: ripensamento dei sistemi di
finanziamento, ricerca di modelli di cura sostenibili; Austria, Francia, Germania, Olanda,
Portogallo, Spagna, ecc.
Le strategie adottate in Europa hanno privilegiato il potenziamento dei servizi sul territorio
e in particolare l’assistenza domiciliare integrata e nuove forme di residenzialità, tentando
una integrazione tra cure formali e informali.
Lo sviluppo di servizi di comunità
Strategie di “deinstitutionalisation”, definite come lo sviluppo di servizi di comunità
(community based services) alternativi ai ricoveri residenziali tradizionali e alle prestazioni
erogate in ambienti solo istituzionali.
Linee guida:
- dare priorità alle scelte degli utenti per migliorarne effettivamente la qualità della vita;
- sostenibilità finanzaria.
Mantenere o raggiungere bassi tassi di istituzionalizzazione attraverso la creazione di un
mix equilibrato di sistemi mirati di cure formali e informali, le cui speranze di successo si
basano sul coordinamento e l’integrazione delle differenti forme di assistenza.
Lo sviluppo di servizi di comunità/1
Le residenze tradizionali vengono in diversi casi sostituite da strutture (alloggi assistiti e con
servizi, nuclei di convivenza, centri multiservizi integrati) costituite da piccole unità di
convivenza anche per persone con malattie cognitive. In queste strutture l'assistenza e le
diverse forme di cura non impediscono alla persona non autosufficiente di mantenere
forme di gestione della propria vita privata commisurate alle condizioni cliniche.
Si stanno affermando anche i centri multiservizi, che erogano un'ampia gamma di
prestazioni: teleassistenza, promozione dell’autonomia personale, aiuto a domicilio,
catering, lavanderia, centro diurno, assistenza personale e, quando necessaria, assistenza
residenziale. In genere la famiglia partecipa al programma delle attività, nonostante
l’anziano sia in residenza, anche trascorrendo buona parte della propria giornata nel centro
(European
Centre
for
social
welfare
policy
and
research,
2015).
Le prospettive di successo delle Rsa
Il sistema integrato dei servizi
Le strutture residenziali di assistenza, i centri diurni e gli altri servizi
semiresidenziali svolgono una importante funzione di raccordo tra le cure
ospedaliere e i servizi presenti sul territorio con l’obiettivo di ridurre i ricoveri
ospedalieri impropri e di assicurare supporto e sollievo alle famiglie impegnate
nella cura a domicilio delle persone non autosufficienti.
Il collegamento delle Rsa con i servizi territoriali (il medico di medicina generale,
l’assistenza domiciliare integrata, i centri diurni; ecc.) dovrebbe essere
finalizzato alla ricerca di soluzioni assistenziali coerenti con le esigenze degli
anziani.
La situazione italiana. Basso tasso di istituzionalizzazione
In Italia l'attuale tasso di istituzionalizzazione degli anziani è molto più basso rispetto ad
altri paesi europei.
Forte concentrazione delle strutture residenziali al Nord-Ovest (circa un terzo del totale), al
Sud l’offerta è molto scarsa con l’eccezione della Sicilia
Il numero degli anziani ospiti delle strutture residenziali è diminuito nel 2009/2013 del
7,4% (elaborazione su dati Istat “Presidi residenziali socio-assistenziali e sociosanitari”, 2015). La riduzione della domanda riguarda soprattutto gli anziani più giovani.
Per gli ultra 85enni si conferma una domanda di residenzialità più rigida, -0,9%.
I modelli di strutture residenziali. Le aree di criticità: I centri di elevata capienza (100 e più
posti letto), dove gli spazi di vita – locali di soggiorno e per le relazioni sociali - sono spesso
periferici rispetto al baricentro dei servizi sanitari e le forme di assistenza sono in genere
uniformi e poco personalizzate, con insufficiente privacy per gli ospiti.
L’evoluzione della domanda sociale
Il numero degli anziani ospiti delle strutture residenziali è diminuito nel 2009/2013 del
7,4% (elaborazione su dati Istat “Presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari”,
2015). La riduzione della domanda riguarda soprattutto gli anziani più giovani. Per gli ultra
85enni si conferma una domanda di residenzialità più rigida, -0,9%.
In diversi casi, anziani in precarie condizioni di salute, bisognosi di adeguata assistenza per
svolgere le basilari funzioni di vita quotidiana, sono orientati a non ricorrere alle strutture
residenziali e a scegliere soluzioni alternative.
I modelli di strutture residenziali. Le aree di criticità: I centri di elevata capienza (100 e più
posti letto), dove gli spazi di vita – locali di soggiorno e per le relazioni sociali - sono spesso
periferici rispetto al baricentro dei servizi sanitari e le forme di assistenza sono in genere
uniformi e poco personalizzate, con insufficiente privacy per gli ospiti.
Secondo recenti stime ISTAT negli anni successivi al 2013 il numero degli ospiti delle
strutture residenziali è ripreso a crescere.
L’evoluzione della domanda sociale
Secondo alcuni studi, attualmente, il tasso medio di occupazione delle Rsa si aggira intorno
al 95% (La residenzialità per gli anziani:possibile coniugare sociale e business, a cura di Assoprevidenza e di
Itinerari previdenziali, 2016)
La recente crisi economica ha favorito la riduzione dei livelli medi di occupazione, oltre
ad una generale flessione della domanda di ingresso da parte di potenziali ospiti; i
tassi di occupazione registrati nel corso del 2015 sono più bassi nell’ordine
dell’1/1,5%, valore che si eleva al 2/3% nelle strutture di grandi dimensioni e con rette di
degenza elevata (> € 70 al giorno).
Cionostante, le strutture adibite a RSA sono risultate tra i protagonisti dell’evoluzione
del mercato di questi ultimi anni, e questo segmento è riuscito ad attirare l’interesse degli
operatori del settore e degli investitori istituzionali attratti dagli alti rendimenti e da una
condizione socio-economica particolarmente favorevole al consolidamento di tutte quelle
attività connesse all’assistenza per anziani.
Sfide
Il crescente peso dei costi amministrativi conseguenti il ricorso a modelli aziendali
complessi e l'appesantimento dell'apparato burocratico spingono in direzione di un elevato
livello di professionalizzazione e del raggiungimento di idonei requisiti dimensionali (in
termini di strutture e/o posti letto gestiti).
D’altra parte le Rsa sono chiamate a riorganizzarsi secondo modalità di residenzialità più
“leggere”, con il duplice obiettivo di mantenere e garantire un livello qualitativo di servizi
che risulti soddisfacente per l'utenza e di accrescere il livello di umanizzazione degli stessi.
Sfide
Punti di forza
Punti di debolezza
-Tasso di occupazione ancora vicino al 100%
- Diseconomie di scala nelle strutture di piccole dimensioni
- Attrazione di investitori istituzionali - accesso al credito
relativamente facile
- Ritardo del sistema regionale nell’azione di regolazione del
settore
- Presenza di numerose strutture interamente accreditate
presso Asl locale di riferimento
- Numerose strutture residenziali sono organizzate ancora in
modo tradizionale e non risultano aperte al territorio
- Norme sulle tariffe (ISEE) semplificate nel 2015.
- Difficoltà di riconversione
Opportunità
- Scarsa collaborazione tra le strutture (gestione degli
acquisti e dei servizi, economie di scala, ecc.)
Minacce
-Costante invecchiamento della popolazione residente e
crescente difficoltà delle famiglie (nuclei monofamiliari in
crescita, aumentata partecipazione delle donne al mercato
del lavoro, ecc.) a mantenere a domicilio le persone non
autosufficienti.
- Aumento nel medio-lungo periodo della domanda
potenziale
- Riorganizzazione delle Rsa in direzione di strutture
residenziali più leggere, con diversificazione di servizi
territoriali.
- L’evoluzione degli stili di vita e delle preferenze delle
persone non autosufficienti e delle loro famiglie, che premia
sempre di più le soluzioni di welfare community
- La crescita di fenomeni di povertà assoluta e relativa in
Italia.
- Sviluppo di competitor all’interno del bacino di utenza.
Prospettive
Profonda riorganizzazione e potenziamento degli interventi socio-sanitari:
- miglioramento della programmazione socio-sanitaria per la realizzazione di sistemi di
interventi integrati in grado di fronteggiare una domanda sociale crescente e variegata;
- miglioramento e semplificazione degli aspetti regolamentari, organizzativi e operativi alla
base del funzionamento della strutture esistenti.
Stimolare la diversificazione delle attività per fare delle Rsa un centro propulsore delle cure
a livello territoriale:- riabilitazione – centro diurno – assistenza temporanea
Affiancare le attività di riqualificazione delle strutture residenziali tradizionali con lo
sviluppo di forme di residenzialità leggera, nonché intraprendere con determinazione la
strada dell’umanizzazione dei servizi e del coinvolgimento delle persone malate nelle scelte
di cura che le riguardano.